ANALISI. Nel «manuale» l elogio (spericolato) del nuovo partito e la critica alle primarie ANDREA FABOZZI PAGINA 2. Un bene comune

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1 CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 1,50 SPED.IN ABB. POST. - 45% ART.2 COMMA 20/ BL 662/96 - ROMA ISSN ANNO XLIII. N. 88. SABATO 13 APRILE 2013 OGGI CON ALIAS A EURO 2,50 QUIRINALE A BUON DIRITTO Norma Rangeri U n nome che potrebbe raccogliere il consenso della maggioranza dei grandi elettori, dal Pd ai 5 Stelle, e così rappresentare finalmente quella condivisione che tanto abbonda nelle parole quanto scarseggia nei significati che sottintende. E che, proprio per questo spirito gattopardesco delle liste dei papabili, pescati nella nomenklatura, è il petalo che ancora manca dal tavolo della trattativa dei partiti. Il nome è quello di Stefano Rodotà. Un assenza che certo non stupisce. Nella convulsa, seppure lentissima, marcia di avvicinamento alla prima votazione per il Quirinale, molte carte sono ancora coperte. E sarà difficile che se ne possa scoprire una diversa dal mazzo usurato in mano ai politici. La carta di un difensore, senza se e senza ma, della Costituzione, diun militante della migliore tradizione della sinistra libertaria e garantista, di uno studioso impegnato nella religione civile del pensiero laico, di un teorico della democrazia partecipativa e dei beni comuni. Stefano Rodotà è invece tra i piùcitati daisondaggi della rete e, da oggi, è anche il nome che i firmatari di una petizione recapitano ai grandi elettori del prossimo presidente della repubblica. A parte l unico difetto di non essere una donna, Rodotà sarebbe il primo, forte segnale dell arrivo a destinazione del messaggio di cambiamento espresso dal voto. Citando l articolo 50 della Carta, la petizione si riferisce a una «comune necessità» e chiama i parlamentari a raccogliere la richiesta di eleggere un presidente con un «altissimo profilo di etica pubblica», un capo dello stato che sia espressione «del popolo e dell accademia», un uomo delle istituzioni in cui possono convergere «sia chi si riconosce nel sistema dei partiti, che quelli che non ci riconoscono più». Una figura forte di collegamento tra la società e la politica, una personalità capace di ricostruire un legame robusto tra la democrazia rappresentativaequella diretta, trailpopulismo e i partiti. Un lavoro che Rodotà proseguirà al teatro Valle di Roma dove oggi si discute del diritto dei beni comuni. Contro i poteri forti, contro le diseguaglianze, per una nuova idea di cittadinanza. Come spiega nella riflessione raccolta nel suo ultimo libro, Il diritto di avere diritti. Un bel titolo e anche un ottimo viatico per il prossimo settennato. DEMOCRACK Barca e il suo manifesto «Ma non farò il leader» «Un partito palestra, forte e di sinistra». Il ministro Barca lancia la sua riflessione in rete. Ma chiarisce: «Bollinarmi come candidato segretarioè ilmodoperfidopernondiscutere delmerito». Così il Pd trova e perde in un solo giorno il suo leader anti-renzi. Gli uomini del sindaco di Firenze non si fidano comunque: «Vedremo come entrerà in partita». Fredda anche la sinistra che il ministro dovrebbe capitanare. Fra i bersaniani invece l accoglienza è buona: «Un documento onesto e in buona fede». In attesa che salti fuori il nome del capo dello stato. Da cui dipende il futuro dell Italia, del governo (e del Pd) DANIELA PREZIOSI PAGINA 2 ANALISI Nel «manuale» l elogio (spericolato) del nuovo partito e la critica alle primarie ANDREA FABOZZI PAGINA 2 Un bene comune Una petizione propone Stefano Rodotà al Quirinale. Il suo nome potrebbe raccogliere la maggioranza dei grandi elettori (Pd e 5Stelle) in nome di quella condivisione che tutti invocano. Ma Napolitano torna a invocare le larghe intese per il governo PAGINE 2,3 BIANI /FOTO STEFANO MONTESI La democrazia a partito minimo non ha funzionato da nessuna parte La riflessione del ministro Pd L ARTICOLO Alfio Mastropaolo a pagina 15 CRISI GLOBALE La finanza non recede Andrea Baranes «A lla ricerca di aiuto, le banche spostano i rischi negli angoli più oscuri» (dei mercati finanziari). È il titolo di un articolo apparso in questi giorni sul New York Times. Il buon senso vorrebbe che in un momento di difficoltà si diminuisse l esposizione al rischio. Al contrario, per non rinunciare a profitti potenzialmente elevati, diverse banche continuano a tenere in piedi operazioni estremamente avventate, poi rivendono e trasferiscono una parte dei rischi su soggetti a vocazione speculativa, quali gli hedge fund. Peccato che spesso anche fondi pensione e di investimento, ovvero lavoratori e piccoli risparmiatori, vadano poi a investirenegli stessi hedgefund, alimentando una catena di Sant Antonio del rischio globale. Come prima, peggio di prima. Ricordiamo come nel 2007 una crisi del settore immobiliare statunitense e dei mutui subprime in particolare, si è trasformata in pochi mesi in una catastrofe finanziaria mondiale. Anche chi non aveva nessuna garanzia i clienti subprime, appunto - otteneva un mutuo sul 100% del valore della casa che voleva acquistare perché le banche si disfacevano immediatamente del mutuo trasformandolo in uno strumento finanziario (tramite un operazione chiamata di cartolarizzazione), impacchettandolo nelle famigerate "salsicce finanziarie" e rivendendolo così mimetizzato sui mercati finanziari di tutto il mondo. CONTINUA PAGINA 14 VENEZUELA PAGINA 8 Maduro alla prova del voto: vinceremo anche senza Chàvez Domami si elegge il nuovo presidente dopo la morte di Chàvez. Maduro sfida la destra di Capriles contando sull eredità lasciata dal «leader maximo» TEATRO VALLE Una Costituente ricostituente Ugo Mattei O ggi riparte la Commissione Rodotà. Non è più, come nel 2007, un organo ministeriale e, rinominata Costituente per i beni comuni, si riunirà non piùin ViaArenulamapressoilTeatro Valle Occupato. Questo solo fatto ne dimostra la natura costituente, legittimata non già dal diritto vigente ma dal diritto legittimo, ossia da quella «forza viva del diritto» (per usare il titolo di un libro di Laura Nader) emersa intorno alla nozione di beni comuni. CONTINUA PAGINA 15 INTERVISTA AL TEOLOGO MATTHEW FOX La Chiesa nella morsa dei due papi ELEONORA MARTINI l PAGINA 6 TEATRO Berlinguer, in scena la Storia d Italia GIANFRANCO CAPITTA l PAGINA 12

2 pagina 2 il manifesto SABATO 13 APRILE 2013 UN BENE COMUNE Il ministro vuole un partito «palestra e di sinistra». Ironie dalla Democrack rete: «Catoblepismo, cos è?». Nasce l anti-renzi, ma anche no Daniela Preziosi S cusi, ma lei vuole fare il leader? «Bollinarmi come candidato segretario è il modo perfido per non discutere del merito», risponde il ministro Fabrizio Barca su twitter a quelli che lo interrogano. Inizia ma soprattutto finisce in un tweet la notizia di giornata sulle contorsioni del Pd. Che è il ponderoso documento (55 pagine, 7 capitoli e un addendum) che ieri il ministro della coesione territoriale ha messo in rete di buon mattino, il giorno dopoaver preso latessera alcircolo del Pd bene di Roma centro, quello de Giubbonari, già storica sezione Pci. Titolo: «Un partito nuovo per un buon governo», una «memoria politica dopo 16 mesi di governo». Annunciato, anche troppo, sul testo gravano grandi aspettative. Ma è lo stesso ministro a sfilarsi nel tour de force mediatico della giornata. Insomma, fumata nera: il Pd trova un dirigente volontario e prestigioso, ma non il leader «anti-renzi». È una bolla mediatica costruita su misura, fuori e dentro il partito. Anche dentro, stavolta, con buona pace delle eterne polemiche di Bersani con la grande stampa. Ieri infatti l Unità gli dedicava una prima di sapore prodiano «Barca: il partito che vorrei». Del resto da quella sinistra interna alla cui testa il ministro dovrebbe porsi, arrivano commenti favorevoli ma misurati. «Un testo interessante», dice il turco Matteo Orfini, «nel solco di una riflessione sull allargamento a sinistra del Pd che stiamo facendo in tanti». Punto. E del resto il primo a commentare, e a lungo l unico, è Massimo D Alema, all uscita di un incontro con Bersani al Nazareno. Con una di quelle frasi costruite in modo da tirarsi un interpretazione, naturalmente per poi smentirla: «Mi pare U na forte inclinazione pedagogica, comprese le ripetizioni classiche nella prosa chei dirigenticomunistihannoimparato da Togliatti, si può certo perdonare a uno che è praticamente nato mentre sua madre ascoltava un comizio della «maestra» Ada Gobetti lo racconta Luciano Barca nel primo volume delle sue eccezionali memorie. Fabrizio Barca cita suo padre nell introduzione al testo pubblicato ieri - «memoria politica» la chiama pagando subito tributo alla «vicinanza profonda con un protagonista della migliore politica». Poi si lancia in un operazione assai spericolata, nell anno di grazia 2013, ventesimo della «seconda Repubblica» e primo dello «tsunami» grillesco: l elogio del partito politico. Quello che Bersani ha tenuto sempre come nota di fondo nel suo messaggio, fermandosi però sulla soglia dell omaggio alla «ditta», lo fa adesso un «tecnico» del governo Monti. Che come tecnico Bersani non ha potuto candidare alle elezioni di febbraio ma che da tecnico si è iscritto due giorni fa al Pd. E comincia dalla demolizione dei «tecnocrati». La delega ai tecnocrati, scrive Barca, cioè a quelli che si suppone abbiano in tasca le soluzioni neutrali e tecniche ai problemi complessi della modernità, è un errore che accomuna il neoliberismo alla socialdemocrazia. La conoscenza necessaria, invece, «è dispersa fra una moltitudine di soggetti, privati e pubblici, ognuno dei quali possiede frammenti di ciò che è necessario sapere». Non solo, con un passaggio che riporta in auge il valore del conflitto, nella versione del conflittodei saperi (la radice, familiare, è ingraiana), Barca spiega che la conoscenza neppure esiste «quando Burrasca Pd E Barca va «Bollinarmi come segretario è un modo perfido per non discutere». Il ministro lancia il suo manifesto. Ma si sfila dalla corsa alla leadership. E il Pd resta freddo sorge un problema o un opportunità; essa scaturisce piuttosto come "innovazione" dal confronto e dal conflitto fra molteplici soggetti che possiedono conoscenze parziali». Il luogo dove tutto questo accade (deve accadere) è il partito. Che è dichiaratamente diverso dal partito «di lotta» e «di linea», ma viene così ad essere immaginato anche assaidistante dal gramsciano intellettuale collettivo, dove si concreta la volontà della classe. No, secondo Barca il partito è più un «circolo» di confronto (gli studi in Inghilterra?), il luogo dove «conoscenze parziali, molteplici e limitate» si incontrano; un partito è la definizione - che abbia colto bene il fatto che non si governa senza partiti forti ed è una visione che profondamente condivido». Un complimento, non c è che dire: ma senza impegno. Barca ragiona sulla forma partito, «un partito di sinistra», - «si chiama di centrosinistra per ipocrisia, l Italia è l unico paese al mondo dove non si può dire la parola sinistra» chiosa poi da Rainews24 -, forte, perché «ogni singola esperienza dei miei sedici mesi di lavoro, nel territorio e a Roma, suscita una secca conclusione politica: senza una nuova forma partito non si governa l Italia». Una riflessione dichiaratamente personale, senza la pretesa che bastino «alcuni anni di militanza giovanile e poi lavori di tecnico, amministratore pubblico e ministro e neppure - anche se conta più del resto - la vicinanza con un protagonista della migliore politica - mi riferisco a mio padre», Luciano, prestigioso dirigente del Pci recentemente scomparso, «per proporre in modo solitario il programma politico di un partito nuovo». In soldoni: Barca sta nel suo, propone solo un «confronto». Così lo accoglie Bersani, che non ha lettoin anticipo le 55 pagine, ma ieri ne ha apprezzato «la passione, la buonafede, la serietà», fanno sapere L ANALISI L elogio (spericolato) dell organizzazione La critica alla scorciatoia delle primarie Andrea Fabozzi Cosa unisce neliberismo e socialdemocrazia. E come il conflitto può dare nuova linfa alla nostra democrazia «palestra». In parallelo al fuoco sul partito, nel testo di Barca c è grande attenzione alla macchina pubblica. Lo stato, cui torna a riferirsi con l impronta dell alto funzionario che ha scalato con merito e dedizione l amministrazione pubblica. Per intendere la centralità che nelle sue tesi Barca affida alla (buona) amministrazione pubblica la traccia è nella citazione che più ha sollevato commenti (ironici), quel «catoblepsismo» che viene dal grande banchiere pubblico Raffaele Mattioli (i riferimenti sono tutti assi blasonati) che tirò fuori la mitica bestia per criticare il legame perverso tra banche e industrie nella crisi del Oggi, per Barca, la «fratellanza siamese» è tra i partiti e lo stato «arcaico». «Il peculiare tracollo dei partiti storici a inizio anni 90 scrive - ha trovato nella fragilità e arretratezza della macchina pubblica italiana le basi per una fratellanza siamese che non ha paragoni altrove». La rottura di questo circolo perverso, dove i partiti anche a causa del finanziamento pubblico sono diventati una cosa sola con lo stato («partitocrazia», dicono altri), lo scioglimento della «fratellanza» deve partire secondo Barca inevitabilmente dai partiti. Rinnovati, grazie al «confronto pubblico informato» che diventa la ragion d essere delle associazioni politiche. «Mobilitazione cognitiva» la definisce Barca, avvertendo che la dialettica dev essere rivolta anche agli esterni. E le primarie? Ma sì, vanno bene anche le primarie, «possono produrre buone sorprese». Anche se nei partiti che non si sono ancora rinnovati «tendono a dare legittimità al cesarismo». E questo a Bersani ancora non lo aveva detto nessuno. i suoi. Su Barca il segretario punta da tempo. Gli aveva proposto di diventare sindaco di Roma. «Una tentazione fortissima, ma ho fatto una valutazione e chissà se sbagliata: ho pensato che non fossi la persona adatta», racconta lui. Niente da fare, la «barca» per ora non prende il largo. Al momento l erede di Bersani, nelle intenzioni di molti dei suoi, è il giovane Roberto Speranza, neocapogruppo alla camera, che fin qui non si è distinto per grandi performance ma «crescerà», giurano in molti. I prossimo giorni sono decisivi: quando finalmente, eletto il nuovo presidente della Repubblica si capirà il destino dell attuale segretario Bersani, e quello dell attuale sfidante sindaco di Firenze, che di fare il segretario di partito non ha alcuna intenzione, come ha spiegato giovedì a D Alema, nell incontro-armistizio a Palazzo Vecchio. Ma non pr questo i renziani nascondono la diffidenza: «Barca è una persona importante - dice AngeloRughetti - potràdareuncontributo. Non ho capito in che modo entri nella partita, ma lo capiremo nei prossimi giorni». Renzi racconta di averlo incontrato da neoministro, gli ha chiesto soldi per Firenze: ricevendone un no e un trattamento «comefossi un ragazzino: praticamente mi alzai e me ne andai». Pittella/L EUROPARLAMENTARE: MESCOLIAMOCI IN UN PSE NUOVO «Da Fabrizio un buon contributo Ma serve più Europa anche nel Pd» I l manifesto con cui Fabrizio Barca propone un «Pd nuovo»? «Un contributo alla discussione che partirà al congresso. Propone un partito radicato nel territorio: con umiltà ricordo sono cose che io faccio da quando faccio politica. Fa piacere che stia a cuore a una persona che stimo». Se Barca non si candida a segretario Pd, Gianni Pittella (europarlamentare di lungo corso, 55 anni, vicepresidente del parlamento europeo) negli scorsi giorni ha invece annunciato che ci sarà. Una scelta fatta «senza chiedere permesso a nessuno» e «per lanciare spunti di dibattito sull Europa e sulla forma partito. Ma ne parleremo al momento opportuno. Ora ci sono le emergenze del paese». Al governo nazionale lei sostiene la proposta Bersani. Un governo di cambiamento con tre obiettivi: dare risposte alla crisi, cambiare la legge elettorale, ridurre i costi della politica. Su questa base si può fare un governo, soprattutto dopo aver eletto un capo dello Stato garante di tutto il paese. Una personalitàdel livellodi Napolitano, che ha saputo rappresentare le anime del paese con la saggezza. Torniamo a Bersani. Per Bindi rischia di dare le chiavi del governo a Berlusconi. Ma perché? Escludendo il governissimo, e non volendo tornare al voto, o si fa il governo di FABRIZIO BARCA/FOTO EIDON cambiamentooungoverno istituzionale. La prima ipotesi è incomparabilmente preferibile. Lei crede alla possibilità di scissione del Pd? La paura di una scomposizioneindue schegge - unache vaa fare la sinistra-sinistra con Sel e una che insegue gli orfani di Berlusconi - va evitata a qualsiasi costo. Il Pd è nato riconoscendo in sé varie culture, quella laica a quella socialista, quella ambientalista, quella più di sinistra. Siamo un partito di 8 milioni di voti e di 600mila iscritti. Fracassare è abdicare al nostro dovere. I dissensi al tentativo Bersani ormai sono molti. Non dobbiamo scandalizzarci delle espressioni forti. Le scissioni si fanno se si sostiene che ilpd nonè adeguato alle sfide di oggi. Ma ilpd è adeguato. Certo, va rinnovato non solo nell anagrafe, nel rapporto con i cittadini, nella capacità di essere una comunità di destino anziché un condominio. Un dato preoccupante del voto, sono i giovani che scelgono Grillo: dobbiamo essere il partito degli Erasmus. Avete un problema di collocazione politica. In Europa sedetecon i socialisti e democratici, ma il Pd non è nel Pse. Questa discussione va chiusa definitivamente. Con il Pse dobbiamo fare come nel parlamento europeo: un alleanza fra Pd e socialisti, aderendo al Pse e trasformandolo nel partito dei socialisti e dei democratici. Nei vertici del Pse c è apertura e interesse a un alleanza con noi. Non è un sacrificio eccessivo per gli ex popolari del Pd? Non ci sono altre famiglie di riferimento, ormai se ne sono convinti anche gli amici cattolici. Fra un anno si voterà per l Europa. Dobbiamo europeizzare il nostro dibattito, decidere il nostro candidato alla presidenza della commissione. E io penso che il migliore sia Martin Shulz, presidente del parlamento, il più autorevole e anche amico del Pd. Dobbiamo batterci per avere italiani nei vertici del parlamento. È in Europa che si decidono le sorti di tutti. E quest Europa così com è non ci sta bene. Cos è il Pd del dopo Bersani? Un congresso con molte candidature. La geografia politica a cui siamo abituati è superata. Chi ha idee e esperienza ha l obbligo di rimettersi in gioco, su proposte di rinnovamento. E ci sarà Renzi. Che si ispira a Blair. Che non è nel Pse. Renzi non si è mai candidato alla segreteria del Pd. Mi pare che voglia fare il premier. Ed ha le carte in regola per essere uno dei candidati, a patto che non faccia un operazione di melassa fra centro, destra, sinistra. Se poi dovesse invece candidarsi alla guida del Pd, sarebbe un arricchimento per tutti. d.p.

3 SABATO 13 APRILE 2013 il manifesto pagina 3 UN BENE COMUNE Telefonate, accordi e disaccordi. La rosa dei papabili si allarga e stringe. Colle Il Cavaliere attende le prossime mosse di Bersani, marcato stretto da Renzi 18 APRILE Da giovedì 18 in seduta comune a Montecitorio cominciano le votazioni per eleggere il nuovo presidente della repubblica. Pochi giorni ancora per definire le «rose». M5S Le «Quirinarie» cadono nella rete degli hacker Se c è un entità alla quale i ferventi grillini credono più che a Grillo e Casaleggio è internet. Nella loro santa trinità la rete ha il potere messianico dello spirito santo, capace di connettere direttamente il MoVimento all iperspazio permettendogli di sapere e decidere tutto, democraticamente e dal basso. In verità anche internet è infestato di diavoletti che ci mettono lo zampino, nel gergo degli inziaiti si chiamano «troll», «influencer», «hacker». E stato lo stesso Grillo a denunciarne l inquietante presenza sul suo blog. Questa volta però la delusione è stata cocente e la figuraccia inevitabile. Le «Quirinarie», le elezioni on line del candidato Cinque Stelle al Quirinale riservata agli iscritti, si sono dovute rifare. Il motivo l hanno spiegato lo stesso Grillo e il responsabile del gruppo al Senato, Roberto Messora. Il voto on line è stato disturbato da «anomalie» certificate anche dall ente garante di fama internazionale Dnv Business Assurances che nella fattispecie ha la funzione di ente terzo, una specie di Viminale virtuale per il controllo del voto on line. Dopo l annuncio il popolo della rete si è scatenato, tra sfottò, sospetti e proposte. E ieri il voto è stato ripetuto. Ma per l M5S è sempre meglio di oscure trattative tra i vertici dei partiti (g.sal). QUIRINALE/1 Viene presentata oggi alle camere riunite la petizione per la sua elezione Stefano Rodotà for president Firmatari Carlo Frecero e Ugo Mattei. Con loro Perino, Napoleoni, Gallino e molti altri per un nome che non può non piacere al M5S Giorgio Salvetti C he cosa hanno in comune il vicepresidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena e l'attivista No Tav Alberto Perino? L economista Loretta Napoleoni e il sociologo Luciano Gallino? Eancora, il teoricodella decrescita felice, Maurizio Pallante, e il filosofo Maurizio Ferraris? Come è scritto nel documento che verrà inviato oggi a deputati e senatori primi firmatari Carlo Freccero e UgoMattei si tratta di «portatori distorie, culture ed esperienze politiche e civili anche radicalmente diverse». Ma in questo momento c è un sogno e un urgenza che li riunisce tutti e che ha un nome e un cognome: Stefano Rodotà. Infatti in base all'articolo 50 della Costituzione - «tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità» - oggi chiederanno ufficialmente al Parlamento e ai rappresentanti delle regioni che sia lui il nuovo presidente della Repubblica, perché ne sono convinti è l'unico in grado di fare da «garante della normalità democratica». Sono queste le parole chiave di una petizione concisa ma molto precisa e articolata. Si parte da un analisi degli ultimi anni della vita politica italiana, a cominciare dai referendum vittoriosi del Fu quelloilculminediun processodidemocrazia partecipata, di presa di coscienza e di voglia di rimboccarsi le maniche per cambiarelecose inprimapersone, senza aspettare i partiti e i politici. Avrebbe dovuto e potuto dare risultati molto più tangibili e duraturi, non solo sul piano pratico delle politiche attuate dal paese, ma anche di un nuovo modo di fare politica e di organizzarsidal basso. Einvecequesto processoè stato fortemente rallentato dall «attacco speculativodell'estate 2011motivato dalla presunta insostenibilità del nostro debito pubblico», dalla celeberrima lettera della Bce a Berlusconi e dalla «soluzione tecnica» che ha prodotto riforme «del tutto distoniche rispetto alla volontà popolare espressa pochi mesi prima» e che ha introdotto il pareggio di bilancio nella Costituzione. Poi il voto con il porcellum che ha «confermato l'impossibilità di trovare una maggioranza politica» e l'ingorgo istituzionale che coincide con la fine del settennato di Napolitano. Come uscirne? Bisogna ritornare alla «normalità democratica» - si legge più volte nella petizione. «Serve un presidentedellarepubblicachesiaun coraggioso, rigoroso interprete della Costituzione e un esempio altissimo di etica pubblica, autorevolezza e disinteressata passione civile. Un presidente che sia parte del popolo, un uomo che non sia stato solamente chiuso per anni nel palazzo, nei luoghi del potere o nelle accademie». Ma soprattutto un presidente di cui «possano fidarsi tutti gli italiani, tanto quelli che si riconoscono nel sistema dei partiti che quelli, sempre più numerosi, che in questo sistema non si riconoscono più». E questo è il punto. Per i firmatari della petizione, Rodotà è l'unico in grado di tenere insieme labasepiù autenticadei partitie i grillini, i movimenti e il Movimento 5 Stelle, insomma tutti coloro che portarono alla vittoria di quei referendum ma che ora si trovano profondamente divisi e su fronti opposti. Per questo chiedono al parlamento (e al M5S) di eleggere un «uomo politico di lunga esperienza ma non di partito, giurista di fama internazionale, intellettuale coraggioso e saggio che da sempre rifugge il potere per condurre un esistenza sobria a contatto con il popolo. Teorico dei beni comunie diunrinnovamentocostituzionale dei bisogni». L'unico in grado in interpretare «la più onesta volontà di cambiamento e la sola figura in cui può riconoscersi davvero la maggioranza degli italiani che credono in un ordine costituzionale solidale ed inclusivo». Certo non è una donna, e soprattutto non troverà consenso a destra. Quanto ai grillini, invece, aspettiamo di sapere se nelle loro «quirinarie» ha raccolto qualche voto, sempre che gli hacker e i troll non ci abbiano messo lo zampino. Forse al dunque sarà più sicuro e sensato sostenere una buona petizione per la prima volta presentata alle camere in seduta comune e che in rete è sul sito CONSULTA Gallo: «Diritti alle coppie gay e ai carcerati» Una «raccomandazione» «a modificare la vigente legge elettorale» è arrivata anche dal presidente della Corte Costituzionale, Franco Gallo. Nella sua relazione letta ieri mattina a Palazzo della Consulta alla presenza delle più alte cariche dello Stato, Gallo ha anche ricordato il pronunciamento dei giudici dell Alta corte riguardo le coppie gay: «La Corte ha escluso l'illegittimità costituzionale delle norme che limitano l'applicazione dell'istituto matrimoniale alle unioni tra uomo e donna, ma nel contempo ha affermato che due persone dello stesso sesso hanno comunque il diritto fondamentale di ottenere il riconoscimento giuridico, con i connessi diritti e doveri, della loro stabile unione. Ha perciò affidato al Parlamento la regolamentazione della materia nei modi e nei limiti più opportuni». Tra le altre cose, Gallo ha infine annunciato che la Consulta potrebbe pronunciarsi entro luglio sull'ipotesi che sia incostituzionale la norma che non prevede la possibilità di sospensione della pena quando le condizioni delle carceri non rispettino la dignità umana». GOVERNO Legge elettorale mista con premio di governabilità e senato delle regioni. Rivedere la riforma Fornero Arrivano le ricette dei dieci saggi. Che non risolvono nulla ROMA S contati, i risultati dei «compiti a casa» svolti dalle due commissioni di «saggi» nominate da Giorgio Napolitano. Ricevendo ieri mattina le due relazioni conclusive che dovrebbero aiutare le forze politiche ad uscire dallo stallo, il capo dello Stato ha spiegato che faranno parte «delle mie consegne al nuovo presidente della Repubblica». Legge elettorale, superamento del bicameralismo paritario, rapporto tra Parlamento e Governo, e tra Stato e Regioni, statuto e finanziamento dei partiti, referendum, leggi di iniziativa popolare, amministrazionedellagiustiziaeconflitto diinteressi: sono tra i nodi irrisolti affrontati nella trentina di pagine della «relazione finale» stilata dal primo gruppo composto da Mario Mauro, Valerio Onida, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante. È invece un «agenda possibile» lunga 83 pagine, quella messa a punto dal secondo gruppo di lavoro composto da Filippo Bubbico, Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini, Enzo Moavero Milanesi, Giovanni Pitruzzella e Salvatore Rossi. Per «creare e sostenere il lavoro, rilanciare il ruolo dell Italia negli scambi internazionali, migliorare il sistema tributario, aprire alla concorrenza e tutelare meglio i consumatori», i "saggi" «in materia economico-sociale ed europea» hanno proposto di «ripensare l attuale sistema fiscale» «tendendo almenoadeliminare idisincentivi esistenti, di fatto, perle famiglie» che sonoconsiderate «il principale ammortizzatore sociale del Paese». Fondamentale, anche, affrontare «la grave questione dei cosiddetti esodati», rifinanziare le Cig, valutare l introduzione del reddito minimo di inserimento e «assicurare un adeguata dotazione del fondo di solidarietà» per finanziare la moratoria sui mutui, scaduta a fine marzo. Ma anche «proseguire e rafforzare la spending review» e mantenere l'impegno all'equilibrio di bilancio anche se va rivisto il patto di stabilità interno alla luce del nuovo articolo 81 della Costituzione. Per trovare risorse, vanno poi riaperti i negoziati bilaterali con la Svizzera sulla tassazione dei capitali in fuga. La prima commissione propone invece un «sistema elettorale misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario), con un alto sbarramento e un ragionevole premio di governabilità» invitando ad abolire le circoscrizioni estere (protesta il Pd). E, in caso di accettazione del modello formulato nella legge Mattarella, i quattro saggi propongono «l'abolizione dello scorporo». Ritorna l ipotesi di superare anche l attuale bicameralismo perfetto, con una sola Camera politica e un Senato rappresentativo delle autonomie regionali. I deputati vanno ridotti a 480 e i senatori a 120 e vanno previste forme «adeguate» di finanziamento pubblico ai partiti. Infine, i referendum vanno rispettati e va trovata una soluzione al problema delle carceri. QUIRINALE/2 Napolitano insiste sulle larghe intese Berlusconi teme Prodi Micaela Bongi A l nuovo presidente della repubblica quello in scadenza, Giorgio Napolitano, lascia il lavoro dei «saggi» e una considerazione tratta «dai due cicli di consultazioni da me svolti senza perdere nemmeno un giorno» (tanto per rispondere a chi, come Matteo Renzi, da giorni ripete «fate in fretta»): «Solo da scelte di collaborazione che spetta alle forze politiche compiere, segnandone i termini e i confini - scandisce il capo dello stato - può scaturire la formazione del nuovo governo di cui il paese ha urgente bisogno. La parola e le decisioni toccano alleforzepolitiche, estarà almiosuccessore trarne le conclusioni». Per quanto lo riguarda, insomma, Napolitano non farà altri tentativi. L attuale inquilino del Colle - che ancora godedi un residuotifo trasversale perché rimanga al suo posto con un nuovo mandato - non rinuncia però a un ultimo appello in favore delle larghe intese, e il lavoro dei «facilitatori» dovrebbe costituire una sorta di bozza programmaticaper ungovernodiscopo. Larghe intese, solide e durature, continua a ripetere Silvio Berlusconi, indicando questa come condizione per un accordo con Pier Luigi Bersani su un nome per il Colle anche targato Pd. Dal canto suo, Bersani continua invece a dire no a un governissimo. Il leader del Pdl e quello del Pd, dopo il loro incontro, negli ultimi giorni hanno mantenuto contatti telefonici in vista di un nuovo appuntamento faccia a faccia, non ancora fissato (potrebbetenersi martedì). Il Cavaliereintende tentare comunque l intesa sul Quirinale, sperando che sia proficua anche per la nascita del governo, e aspetta proposte appetibili. Ma in vista della manifestazione di oggi a Bari, dove è arrivato ieri sera, continua a tenere la guardia alta. Chiede appunto chesi faccia presto «un governo solido e duraturo» altrimenti meglio tornare alleurne, aggiungecon isuoi. Sulpiatto ci sono diversi nomi autorevoli, dicono poi viale dell Umilità a proposito delle rose in circolazione, che comprendono Anna Finocchiaro - data in pole position - come Franco Marini, Giuliano Amato, Luciano Violante (il Pdl continua a guardare con interesse anche a Massimo D Alema, e così fa anche Pier Ferdinando Casini). Mal ex presidente del consiglio, che deve fare i conti anche con una Lega decisa a giocare in autonomia la partita del Colle (ieri Roberto Maroni ha bocciato seccamente il nome di Amato), continua sempre a temereil materializzarsidelsuo incubopeggiore: Romano Prodi, sostenuto anche dal Movimento5Stelle. Vocidi palazzo parlano addirittura di una sorta di intesa a distanza tra Bersani e Beppe Grillo per una convergenza, al quarto scrutinio, sul nome di Prodi. Arduo immaginare che ci sia davvero un qualche accordo, ma dai 5 stelle si è levata più di una voce favorevole a aprire un confronto con i democratici nel caso in cui le prime votazioni andassero a vuoto e si arrivasse alla quarta, quando per eleggere il presidente della repubblica basta la maggioranza assoluta dei grandi elettori, Il segretario del Pd Bersani - che, preoccupato per la tenuta del partito, ieri mattina ha incontrato a lungo D Alema - continua invece a essere marcato stretto da Matteo Renzi: «Spero che il gruppo del Pd faccia una valutazione seria, sarebbe assurdo immaginare un accordicchio alla meno, sulla base delle esigenze immediate», lancia frecciate il sindaco di Firenze a proposito dell elezione del nuovo presidente della repubblica. Il «rottamatore» intervienealla presentazionedel libro di Paolo Franchi su Giorgio Napolitano, e insiste: «Non si barattano sette anni per le prossime sette settimane», serve «una cornice di riferimento seria», perché «il Quirinale è la casa degli italiani».

4 pagina 4 il manifesto SABATO 13 APRILE 2013 POLITICA REDDITO MINIMO Lunedì il comitato promotore della legge popolare incontrerà la presidente della Camera Boldrini E dal Pd spunta una proposta confusa Costerà due miliardi all anno fino al 2015, penalizzati i precari con reddito Isee non superiore ai euro Roberto Ciccarelli Lunedì 15, a mezzogiorno, una delegazione della campagna che ha raccolto 50 mila firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sul reddito minimo incontrerà la presidente della Camera Laura Boldrini. Visto lo stallo del parlamento, e la mancanza delle commissioni, i delegati delle oltre 170 tra associazioni, movimenti e partiti (Sel, Rifondazione e Verdi) chiederanno alla presidente di farsicaricodell'avvio dell'iter legislativo, indicando da subito una commissionedi lavoroad hoc che studi e approvi la proposta. All'incontro saranno presenti, tra gli altri, Il Basic Income Network-Italia, l'associazione Tilt, Antigonee San Precario di Milano, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e quello di Rieti Simone Petrangeli, l'associazione dasud e il Leoncavallo. Questa iniziativa conclude una mobilitazione su twitter e facebooknatadopo la scoperta deltema del reddito da parte dell opinione mainstream. Per alcune settimanela proposta dilegge è stata oscurata dalla potenza mediatica di Grillo che ha occupato tutti gli spazi, confondendo le idee e parlando di «reddito di cittadinanza». Grillo in realtà pensa a un sussidio di disoccupazione limitato a tre anni. Nella sua proposta la cifra percepita dai disoccupati e gli inattivi oscilla tra gli 800 e i 1000 euro al mese, erogati ad una platea compresa tra i 18 e i 64 anni, all incirca 18 milioni di persone. Il finanziamento dovrebbe giungere dai fondi ottenuti dal taglio delle pensioni d oro e degli F35. Fino ad oggi i suoi esponenti parlamentari non hanno presentato una proposta più dettagliata. L unica fonte sono le parole del loro «megafono» secondo il quale il disoccupato dovrebbe perdere il diritto al sussidio nel caso di un rifiuto di una o più offerte di lavoro. Poco incline a ragionare al di là di uno schema concertativo e lavoristico, pensando che il Welfare oggi si limiti al sistema degli ammortizzatori sociali o all articolo 18 che protegge solo 4 lavoratori su 10, il Pd ha reagito in maniera disordinatae dilettantesca. Quando Bersani cercava un abboccamento con Grillo per formare un governo, il suo partitone ha formulato la proposta di un «reddito minimo di inserimento» (Rmi). Un autogol clamoroso perché l Rmi è pura archeologia di centrosinistra a guida prodiana. Un tentativo fallito perché la sperimentazione avviata dal decreto legislativo n. 237 del 18 giugno 1998 in 306 comuni fu parziale e di scarso successo, e non venne rifinanziata dal governo Berlusconi nel Non lo hanno capito i dieci «saggi» cheieri hannoconsegnato ilcompitinosulleriformea Napolitano. Anche loro chiedono l Rmi di Bersani e guardano con occhi dolci alla proposta di Monti sul «reddito di sussistenza». In Italia, il reddito è un sussidio di povertà, oppure non è. In più escludono la sua sostenibilità finanziaria in tempi di austerità. Falso, perché i soldi si possono ottenere tagliando la Tav in Val Susa e quei cacciabombardieri che cadono come mosche se colpiti da un fulmine. Dopo le pernacchie, e gli insulti di Grillo, ieri il Pd è tornato alla carica. Tredici «giovani» deputati, traiquali Danilo Leva e Marianna Riccardo Chiari FIRENZE Q uelli di Alba ne sono convinti: «Nello spazio nuovo che si è aperto dopo le GAZEBO DEL COMITATO PROMOTORE DELLA LEGGE SUL REDDITO /FOTO EMBLEMA. IN BASSO, LA FIRMA DI DON GALLO Madia (linciata giovedì a Servizio Pubblico da Massimo Cacciari, secondoilquale ilreddito minimo è una «colossale puttanata») hanno presentato un altra proposta. «A differenza dei 5 Stelle, la nostra propostasibasa suprevisionirealistiche, non sul fanatismo». Stavolta i deputati Pd si sono accorti della proposta di legge popolare. Madia sostiene di volere accompagnare lunedì la delegazione dalla Boldrini. E tuttavia anche quest ultimo tentativo non si allontana dalla proposta grillina che ragiona su unmodello di reddito vincolato al reddito percepito dal nucleo familiare (l Isee) e non dal singolo come invece si sforza di fare la proposta di legge popolare. Questa FIRENZE La via stretta tra il Pd e il Movimento 5 Stelle Dove eravamo rimasti? I professori di Alba tornano al teatro Puccini elezioni osserva Andrea Bagni c'è una domanda di cambiamento. Il Movimento 5 Stelle dà la sua peculiare risposta. Noi vorremmo darne una di altro tipo. Sintetizzando, per loro esiste il conflitto di casta. Per noi c'è sempre il conflitto di classe, con i connotati che ha assunto in questo secolo. C'è la domanda, e c'è lo spazio politico. Quello che è difficile è offrire una proposta all'altezza». Da questi presupposti riparte il cammino del gruppo fondato l'anno scorso da Marco Revelli, Massimo Torelli, Paul Ginsborg e altri, che oggi riunisce per l'intera giornata al Teatro Puccini intellettuali, studiosi, attivisti e sindacalisti di vaglia, compreso Maurizio Landini. «Un primo momento di riflessione dopo lo sconquasso del voto spiegano gli organizzatori nel documento che introduce la discussione - per coglierne le opportunità e riprendere il cammino per la costruzione di una nuova sinistra». Fra i relatori delle tre sessioni di lavoro, insieme a Revelli e Ginsborg ci sono Freccero, Rinaldini, Viale, Musacchio, Baranes e Rovelli. Impegnati ad analizzare cosa è accaduto con le elezioni; quali siano, o meglio restino, le prioritàperusciredalla crisi (democrazia, Europa, debito e lavoro); e quali e quanti passi dovranno essere fatti per arrivare alla nascita di quel "soggetto politico nuovo" che fin dall'inizio è stato l obiettivo di Alba. Due gli interrogativi. Il primo sull'effettiva esistenza di uno spazio politico fra Pd-Sel da una parte e il M5S dall'altra. Il netto insuccessodi RivoluzioneCivile, ideadel Pd rischia di discriminare la stragrande maggioranza dei «precari» con reddito Isee «non superiore» a 6880 euro all anno. In più accorcia la durata della «sperimentazione» da tre a due anni e mezzo, dal 2013 al E impone un concetto di «workfare» simile a quello di Grillo: se il disoccupato non accetta un lavoro, lo Stato gli nega il sussidio da 500 euro al mese. I beneficiati da questa legge rischiano di non essere più di 400 mila. Su entrambe le proposte incombe ilmodello della legge tedesca Hartz IV, dal nome del dirigente della Volkswagen che si cimentò in una riforma punitiva del Welfare con la socialdemocrazia di Schroeder. In questo caso, chi rifiuta un offerta di lavoro riceve una sanzione di 100 euro per tre mesi, un secondo rifiuto altri 100 euro, il terzo comporta la sospensione. Sotto i 25 anni basta un solo rtiufiuto per perdere il sussidio per tre mesi. Questa riforma ha prodotto in Germania un esercito di disoccupati ricattati dallo Stato. Proprio quello che invece vogliono evitare i promotori della proposta di legge popolare. Per loro il reddito deve essere percepito fino al miglioramento della condizione lavorativa della persona, compresi i migranti (presenza non contemplata da Grillo né dal Pd). Dev essere determinato secondo le linee europee della congruità, proporzionato sulle competenze professionali e il livello di studio, non ha limiti di tempo ed esclude il ricatto di accettare un lavoro di livello inferiore a quello precedente. Si tratta di 600 euro al mese, 7200 all anno, per 8 miliardi all anno, come indicato da San Precario che lo definisce «reddito di base incondizionato». Questa misura non è rivolta solo ai disoccupati, ma anche a chi lavora sottopagato, ad intermittenza o al nero. Il reddito non è un ammortizzatore, né un elemosina, ma una tutela universale per i lavoratori. a cui Alba non aveva aderito, non preoccupa: «Era un'esperienza figlia di vecchi schemi che eravamo stati fra i primi a criticare osserva sul punto Bagni al tempo stesso pensiamo che Pd e Sel siano in qualche modo figli di questa Europa. Di una lettura della crisi che continua a collocare l'italia nella dimensione del liberismo temperato». Quanto ai 5 Stelle, le differenze riguardano il modello di democrazia e di azione politica: «Per loro la società è diventata un unicum indistinto. Secondo noi invece nella società restano, e anzi si sono accentuate, le divisioni, i conflitti sempre più Tra i relatori Ginsborg, Freccero, Rinaldini, Viale, Musacchio, Baranes e Rovelli aspri». Il secondo punto di domanda si lega nel campo della sinistra. In contemporanea all'appuntamento di Alba, sempre a Firenze si svolge il "Forum nazionale per una nuova finanza pubblica e sociale", organizzato all'università (via Santa Reparata 65) da realtà come Attac e re:common, per una campagna di sensibilizzazione per la riconversione pubblica della Cassa depositi e prestiti. «Solo una casualità rispondono da Alba - coincidenti ma non contrapposti». A Bologna invece Rifondazione affronta in seminario (via Indipendenza 69) il tema del M5S con Roberto Biorcio e altri studiosi. Ma ha inviato una lettera ad Alba. Osservando che «la riflessione di Firenze affronta nodi non rinviabili per chiunque voglia dare una risposta di sinistra», e aprendo le porte a una ricerca comune. LE MOTIVAZIONI Caso Abu Omar, «il segreto di Stato compete al premier» ROMA S ulla base di quanto previsto dall attuale legislazione spetta al presidente del consiglio l apposizione, l opposizione e la conferma del segreto di stato. Un potere che deve essere esercitato sotto il controllo del parlamento ma che al premier è garantito anche dalle «norme costituzionali che ne definiscono le attribuzioni». E quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con cui il 26 marzo scorso la Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal governo Monti nei confronti della Corte di Cassazione e della Corte d appello di Milano per il caso Abu Omar, l ex imam di Milano rapito dalla Cia nel E nello spiegare il perché del via libera al ricorso, la Consulta riconosce anche come tutte le parti in causa siano poteri dello Stato. Per il momento quello espresso dai giudici costituzionali è solo un parere tecnico, limitato all accettazione o meno dell istanza presentata dal governo Monti il cui merito verrà discusso nei prossimi mesi. Ilgiudiziofinale, hagarantito ieri il presidente della Consulta Franco Gallo, non verrà condizionato dalla decisione presa nei giorni scorsi dal Quirinale di concedere la grazia a uno dei responsabili del sequestro dell ex imam, il colonnello della Nato Joseph Romano. «La grazia è un atto che rientra tra i poteri del presidente della Repubblica», ha ricordato Gallo. «Noi dobbiamo valutare se il segreto di Stato è stato rispettato o meno». Quello in discussione è il quarto conflitto sollevato da un esecutivo dal 2007 a oggi, mentre altri due sono stati sollevati dai magistrati. Ma in discussione non c è solo una questione tecnica. Alla Consulta il governo Monti chiede infatti di annullare la decisione concui, il 19settembre del2012, lacassazione annullò il proscioglimento degli 007 italiani coinvolti nel sequestro - l ex capo del Sismi Niccolò Pollari, il suo numero due Marco Mancini e altri tre agenti - ritenendo troppo estesa l applicazione del segreto di Stato e ordinando un nuovo processo di appello. Per l esecutivo con quella sentenza la Cassazione avrebbe leso un potere, quellodiapplicare omenoilsegreto di stato, che spetta invece all esecutivo. Allo stesso tempo il governo contesta alla Corte d appello di Milano la decisione di ammettere tra gliatti delnuovoprocedimentoalcuni verbali degli interrogatori resi dagli imputati durante le indagini preliminariedi nonaver consultato il governo sull'apposizione del segreto di stato. Nelfrattempo, proprio grazie alladecisionedella Cassazione, l appello bis si è concluso con la condanna di tutti gli imputati: 10 anni a Pollari, 9 a Mancini e 6 anni ciascuno ai tre agenti. Un eventuale decisione da parte della Corte costituzionale a favore delle motivazioni portate dal governo potrebbequindinon restaresenzaconseguenze, fino al punto di ipotizzare un possibile annullamento della sentenza di condanna dei vertici del Sismi. red. int.

5 SABATO 13 APRILE 2013 il manifesto pagina 5 UNA SCORIA ITALIANA Varianti al progetto e false certificazioni per la truffa della riqualificazione dell area Adriana Pollice NAPOLI U na struttura trasversale, che va dalla società di trasformazione urbana Bagnolifutura spa al dirigente del ministero dell Ambiente Gianfranco Mascazzini, passando per i dipartimenti che si occupano del settore di comune e provincia, all Arpac, fino alle società che in appalto (De Vizia Transfer) e in subappalto hanno certificato il falso. L ex area industriale di Coroglio è uno dei tanti disastri ambientali italiani. Com è stato possibile? Con le varianti al progetto di bonifica: attraverso questo strumento, ad esempio, si è potuto evitare di smaltire 800mila metri cubi di rifiuti, come si legge nel decreto di sequestro disposto giovedì dalla procura di Napoli. Con le false certificazioni, invece, si è autorizzato il mantenimento in sito dei rifiuti inquinati, riutilizzati per il consolidamento del costone ai piedi della collina di Posillipo, ma anche per lo strato superficiale di terreno. Bisognava fare in fretta per mettere i suoli sul mercato, obiettivo mai riuscito. Con grande cinismo, la variante al Piano di bonifica del 2008 ne aveva degradato l obiettivo da uso residenziale a commerciale per diversi lotti, persino di quella parte del Parco dello Sport nella quale ricadono le aree gioco per i bambini: aiuole e prato non vengono più risanate come prescritto per una zona residenziale. A cose fatte arrivano i dubbi, così il dirigente del servizio ambiente del comune di Napoli, Giuseppe Pulli, suggerisce nel 2010 di mettere le barriere, dopo la certificazione di avvenuta bonifica. Sabatino Santangelo (vicensindaco e presidente della Mauro Ravarino SALUGGIA (VERCELLI) G li allarmi vanno e vengono, pure l attenzione mediatica, chi rimane è, invece, il problema delle scorie di cui Saluggia non si libera. In questo paese della pianura vercellese sulla sponda della Dora Baltea, in una zona assolutamente inidonea, giace l 85% deirifiutiradioattivi italiani, anche i più pericolosi, quelli in forma liquida. Dalla scorsa estate la capogruppo d opposizione, Paola Olivero (Pd), chiede attenzione per una delle due vasche a cielo aperto Wp719. Cosa con- Bagnolifutura fino al 2006) invia una nota alla Stu: «Realizzare delle barriere non valicabili delle aree verdi in modo da evitare deltuttoilcontatto dermico con il suolo che, dall analisi di rischio a suo tempo effettuata, è l unico veicolo di possibile migrazione dei residui degli inquinanti una volta (??!!) presenti nell area». A rendere tutto possibile, secondo i pm, Mascazzini: per far apparire normale l attività di controllo e vigilanza del ministero, convoca frequentemente conferenze dei servizi e richiede pareri tecnici mai però verifiche tecniche sul sito. Nel 2008 arriva un accelerazione legata ai tempi VERCELLI In paese l 85% delle scorie Saluggia prigioniera dei rifiuti radioattivi tiene? Dovrebbe raccogliere le acque generalmente poco contaminate, «ma indagini confermate dal ministero dello Sviluppo Economico descrivono una radioattività anomala e la presenza del radionuclide Americio-241, non poco pericoloso». Qual è lo stato della vasca? «È satura, in funzione da 50 anni; si trova a pochi metri dai pozzi dell Acquedotto del Monferrato». Ora, nel corsodi un informativa inviata alla Prefettura, la Sogin (la società di Stato incaricata della bonifica ambientale dei siti nucleari) ha comunicato che «nel corso di lavori preparatori per la copertura delle vasche di stoccaggio dell impianto Eurex è stata riscontrata, alla profondità di circa 50 cm, unalimitata contaminazione del terreno circostante». La Sogin tranquillizza: «Nessuna conseguenza per ambiente e popolazione». Rassicurazione che non tranquillizzano: «Continuano a costruire il deposito D2 e si preparano a fare il D3, ma non riescono nemmeno a dirci le condizioni della vasca, si dimostrano inaffidabili. Sembra - accusa Olivero - che conti più il cemento che le procedure di sicurezza. Dovrebbero fermare i cantieri». Anche Gian Piero Godio, Legambiente, storico antinuclearista, lamenta una situazione fuoricontrollo: «Hanno attesoaintervenire nei confronti dei problemi della vasca, dove, tra l altro, non doveva esserci un elemento radioattivo come l Americio». Non è la prima volta che negli impianti di Saluggia si verifica una perdita, a metà del decennio scorso fu scoperto un rilascio di acqua contaminata dall intercapedine della piscina dell impianto Eurex. I parlamentari di Sel, Fabio Lavagno e Loredana De Petris, si sono rivolti al ministro dell Ambiente: «Intervenga nei confronti di Sogin affinchévengano resi pubblici i dati completi e certificati sulla situazione della vasca di stoccaggio Wp719 e avvii un urgente monitoraggio». Intanto, dovrebbero partire a breve i lavori del Cemex, l impianto di cementazione di soluzioni liquide radioattive. L unica buona notizia. L AREA SEQUSTRATA DELL EX ITALSIDER DI BAGNOLI/FOTO CONTROLUCE BAGNOLI Le colpe di Bagnolifutura e dei funzionari pubblici La banda delle finte bonifiche industriali per incassare i Por e allora vengono approvate le «Linee guida ai fini del rilascio della certificazione di avvenuta bonifica», un modo per velocizzare le procedure e arrivare alla certificazione di avvenuta bonifica da parte della provincia. Si decide anche l eliminazione dei controlli post bonifica (obbligatorio in base alla legge 10/98). Obbediente l Arpac si limita ad effettuare soltanto una verifica documentale altimetrica. La procura ha mandato campioni al laboratorio Chelab di Treviso, Theolab di Torino e Maxxam in Canada: è risultato l aumento dell inquinamento, prima a macchia di leopardo adesso spalmato su tutta l area, addirittura lo strato di terreno superficiale è ancora più inquinato dei terreni sottostanti. Ma che il suolo fosse contaminato lo sapevano anche i tecnici della provincia, soprattutto da composti organici (Idorcarburi policiclici aromatici e Pcb, entrambi cancerogeni), ma secondo l Analisi di Rischio prodotta dalla Bagnolifutura (effettuata dall Università di Milano) era tutto regolare, solo che i dati forniti all università arrivavano dalla Centro campano tecnologia e ambiente: 52% regione, 24% Arpac, 24% Bagnolifutura, la società consortile si è occupata dal 2004 di rilasciava certificati falsi, in contrasto con le procedure indicate dall Istituto superiore della sanità. Ad esempio, 780 analisi fatte nell arco di un anno hanno dato sempre valore zero rispetto alla misurazione delle fibre aerodisperse in relazione al cantiere ex Eternit. Fasulla pure la barriera idraulica di emungimento che avrebbe dovuto impedire alla colmata di continuare a inquinare, così gli Ipa e i Pcb finiscono in mare. Il professor Benedetto De Vivo, consulente della procura, nel 2011 aveva coordinato una ricerca per il dipartimento Scienze della terra della Federico II: nei sedimenti marini del livello superficiale, stante il valore di riferimento per la salute degli Ipa di 0,2 e dei Pcb di 4, a Bagnoli i primi erano , i secondi Elena Caruso A due settimane dalla manifestazione nazionale No Muos (il 30 marzo a Niscemi), i siciliani tornano a difendere il territorio da scelte politiche che considerano scellerate e si mobilitano per l'evento «OccupyIsland», in programma oggi dalle 11 alle 17, per difendere l'isola delle Correnti dall'invasione del turismo selvaggio. L'isola, situata nel comune di Portopalo di Capopassero (Siracusa), è una delle tante che sorgono in questa zona: tra le altre, c'è il più famoso «Isolotto Brancati», a Marzamemi, di proprietà della famiglia dello scrittore Vitaliano Brancati, autore de Il Bell'Antonio. L'Isola delle Correnti, invece, deve il suo nome alla posizione unica che la rende fulcro del gioco dei venti (ideale per chi pratica surf) e incrocio di mari, il Canale di Sicilia e il Mar Jonio. Insieme alla spiaggia adiacente, quest'isolotto di 10 mila metri quadrati è un vero paradiso naturale che attrae affezionati turisti da tutto il mondo. Punta estrema dell'europa, più a sud di Tunisi, questa «terra di mezzo» è un sito dichiarato di interesse comunitario, oggi minacciato dalla costruzione di uno stabilimento balneare di 1000 metri quadrati. A mobilitarsi contro questa decisione che rischia di compromettere «l'equilibrio dell'ecosistema delle dune», secondo quanto riportato in un documento di Legambiente Pachino consultabile sul sito legambiente. info stati gli stessi frequentatori di lungo corso di NAPOLI Bassolino attacca De Magistris NAPOLI «V anno bene le critiche costruttive, ma diciamo no a quella piccola fetta di popolazione, che però si fa sentire, che vuole la morte della città per metterci le mani sopra». Sullo sfondo il mare del Molosiglio, il sindaco di Napoli ieri era in uno dei circoli velici di Napoli per la presentazione alla stampa della tappa partenopea dell America s Cup ma lo stato d animo non è quello euforico adatto ai grandi eventi. Lo strascico di polemiche per la serrata dei commercianti, l inchiesta sulla bonifica di Bagnoli che riporta l area ovest all anno zero, persino lo sfondo scenografico delle regate, quest anno ferito dal crollo di palazzo Guevara di Bovino alla Riviera di Chiaia, raccontano di un momento di crisi grave. Del resto nelle stesse ore della presentazione, davanti la sede del comunestazionavanoi disoccupati, alcuni sono saliti sul tetto di Palazzo San Giacomo per poi scenderne senza conseguenze. Luigi De Magistris riprova con la mozione dei sentimenti: «L obiettivo dei cittadini dovrebbe essere quello di contribuire a una città migliore. Avere un atteggiamento disfattista nei confronti di un evento che Venezia ha fatto di tutto per strapparci, ci deve far riflettere su quanto noi napoletani dovremmo essere orgogliosi di sentirci napoletani». Ma di questi tempi è difficile fare breccia e incassa una replica brusca dall ex governatore Antonio Bassolino: «La crisi di Napoli diventa sempre più grave e perfino drammatica. Riesce De Magistris a cambiare il suo egocentrismo, il suo modo di essere e di fare, la sua visione della politica e dei rapporti con gli altri? Dice ancora una volta di voler fare nuovi assessori. Ma il problema principale è il modo di governare delsindaco». Sul tavoloci sonoduedifferenti ordini di problemi. Da un lato l agibilità dell amministrazione ridotta al lumicino se non arriva l anticipo del fondo salva-comuni. Questo significa che i progetti sull area est e ovest e su Scampia restano al palo, così come l impiantistica per il piano rifiuti senza inceneritore e gli investimenti sul trasporto pubblico, fermi nelle sabbie mobili del governo. Poi c è il tema degli equilibri politici: il fallimento di Rivoluzione civile e l implosione dell Idv lasciano il sindaco senza sponde, il dialogo con Pd e Sel per ora è in una fase di reciproco studio, l allargamento della giunta a tecnici d area avverrà se si troverà una piattaforma condivisa. a. po. Sicilia /OGGI MOBILITAZIONE SULLA SPIAGGIA DI PORTOPALO Una catena umana per salvare dal cemento l Isola delle correnti questaspiaggia dorata, cheda tuttaitalia e Europasi sonosi sonoorganizzatiin reteperdifenderel'isola, costituendosi nell' «Associazione Isola delle Correnti», che ha una fanpage su Facebook e un indirizzo OccupyIsland Sono già migliaia le adesioni alla campagna in difesa dell isolotto siciliano dove è in progetto la realizzazione di uno stabilimento balneare associazioneisoladellecorrenti@gmail.com. Turistipiù rispettosi, che di solito si accontentano di un semplice telo mare appoggiato sulla sabbia, o di una tenda, senza sdraio, ombrelloni, e chioschi bar. Già da settimane circola in rete una petizione online che ha raccolto più di 8 mila adesioni, tra cui quella del popolare cantautore siciliano Roy Paci. Dal mondo politico, il sostegno di Giancarlo Cancelleri deputatoregionalee capogruppo del Movimento 5 Stelle Sicilia, che in un intervento in aula ha chiesto chiarimenti sulla regolarità delle autorizzazioni dello stabilimento che sarebbero prive del Pudm (Piano utilizzo del demanio marittimo) e ha espresso preoccupazione per il rischio di una «devastazione ambientale». Massimo Malerba, tra gli organizzatori di «OccupyIsland», spiega così la scelta del nome: «Abbiamo voluto ricollegarcialmovimento internazionaleoccupya difesa dei beni comuni, che non devono essere privatizzati. Vogliamo formare simbolicamente una catena con cui occupare coi nostri corpi questi luoghi che vogliamo difendere». La «Catena umana per salvare l'isola delle Correnti» si svolgerà nei pressi del baracchino in legno già costruito e situato a pochi metri dall'acqua. ILVA Chiusura sì o no, Taranto si spacca sul referendum Gianmario Leone TARANTO I l giorno dopo l investitura, il nuovo ad dell Ilva Spa, Enrico Bondi, è sceso a Taranto per varcare i cancelli del più grande siderurgico d Europa. Ha visitato l area a caldo dove sorgono gli impianti inquinanti interessati dalle prescrizioni dell Autorizzazione integrata ambientale: altiforni, cokerie, agglomerato e parchi minerari. A presentarlo a quadri e dirigenti, è stato il presidente Ferrante. Parlando ai presenti, Bondi ha definito l Aia un punto di partenza, azzardando come l intento della proprietà sia quello di fare «ancora meglio». E ribadendo l impegno perla salvaguardia dell occupazione. Bondi ha definito l incarico affidatogli «un avventura nella quale credo molto». Concludendo con un vecchio slogan dell Ilva: «Dobbiamo impegnarci tutti a fare sempre meglio sul piano della qualità, della sicurezza e dell ambiente». E che si sia entrati in una nuova era, lo testimonia anche quanto dichiarato da Ferrante sull imminente separazione dell Ilva Spa dal gruppo Riva Fire: «A breve cambierà il logo dellostabilimentoe spariràla scritta Riva Fire». Intanto la procura ha rigettato l istanza presentata mercoledì dai legali Ilva, nella quale si chiedeva il dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati, presentata poche ore dopo il pronunciamento della Consulta che martedì ha sancito la costituzionalità della legge 231/2012, la cosiddetta «salva Ilva». Due i motivi della bocciatura: primo, la sentenza non è stata depositata perché finora la Corte ha emesso un semplice comunicato stampa. Secondo, l istanza va inoltrata alla gip Patrizia Todisco, in quanto era stata la giudice ad avere sospeso il giudiziosullavicenda inattesa della decisione della Consulta, oltre ad aver presentato ricorso sulla legittimità costituzionale della legge. Intanto, da Roma, arrivano le parole del presidente della Corte costituzionale, Franco Gallo, che nella conferenza stampa tenuta a Palazzo della Consulta, in merito alla pronuncia sulla legittimità delle norme varate da governo e Parlamento, ha dichiarato che «siamo convinti che l infondatezza completa era la risposta da dare alle questioni sollevate dai magistrati di Taranto. Nelle motivazioni vedrete come abbiamo affrontato la questione». Domani, invece, è il giorno del referendum consultivo sull Ilva. Promosso nel 2007 dal comitato Taranto Futura, passato dalle forche caudine del Tardi Lecce (dopo i ricorsi di Ilva, Confindustria, Cgil e Cisl), salvato dal Consiglio di Stato, osteggiato dal Comune (il sindaco ha protratto a lungo l iter burocratico), la consultazione referendaria arriva nel momento più caldo della vicenda Ilva, dividendo ancorauna volta la città. Dei 5quesiti originari, i tarantini nelle schede ne troveranno 2 (dichiararsi favorevoli o contrari alla chiusura della sola area a caldo o quella totale dello stabilimento). Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno confermato il no. I partiti si sono divisi tra chi invita a disertare le urne (Pd), chi lascia libertà di voto (Pdl), chi propone scheda bianca (Prc), chi propende solo per la chiusura dell area a caldo (Sel). Spaccatura anche nel mondo dell agricoltura (no da Coldiretti, sì da Confragricoltura), scetticismo e indecisione tra comitati cittadini e ambientalisti. Insomma, grande è la confusione sotto il cielo di Taranto.

6 pagina 6 il manifesto SABATO 13 APRILE 2013 VATICANO Eleonora Martini «C rollerà proprio come il muro di Berlino». La profezia di Matthew Fox sul Vaticano è stata formulata più di due anni fa sul suo «La guerra del Papa. Perché la crociata segreta di Ratzinger ha compromessola Chiesa», pubblicato negli Usa nel Oggi a Roma per presentare l edizione italiana pubblicata da Fazi editore (pp.406, 15 euro), è venuto a trovarci nella redazione del manifesto davanti alle dimissioni di Benedetto XVI si dice «non sorpreso» ma «felice di ciò». «Qualcuno in America ha detto che si è dimesso a causa del mio libro ma l umiltà mi spinge a non prendermi questa responsabilità». Cosa ha spinto Joseph Ratzinger alle dimissioni, secondo lei? Pensofossestanco. Ancheio sarei stanco se avessi passato parte della mia carriera a perseguitare i liberi pensatori all interno della Chiesa e a ristabilire di fatto l inquisizione, a distruggere e perseguitare i movimenti più vicini allo spiritodi Cristochesiano sortinegli ultimi 500 anni, quelli della Teologia della liberazione (Tdl) in Sudamerica. Ratzinger li ha perseguitati per sostituirli con movimenti fascisti e fondamentalisti come l Opus Dei, Comunione e liberazione, i Legionari di Cristo. Alla fine del mio libro cito una lista di 105 teologi ridotti al silenzio dall inquisizione di Ratzinger, persone che hanno perso il lavoro e ha Matthew Fox, il teologo americano autore del libro «La guerra del Papa» sulla «crociata segreta di Ratzinger» avuto la vita distrutta per aver fatto parte di quei movimenti di popolo. La Chiesa disegnata da Ratzinger è un sistema di obbedienza, con al suo interno solo yesmen privi di coscienza, di intelletto. Normale che i giovani si allontanino dalle chiese. Nel libro lei descrive la conversione di Ratzinger dopo il 68, quandoda sostenitore delconcilio Vaticano II ne divenne di fatto un oppositore. Dice che il percorso di Ratzinger verso la teologia è mosso dal desiderio di potere personale. Cosa lo ha convinto allora a rinunciare? Quanto hanno influenzato secondo lei gli scandali dello Ior, divatileaks o dei preti pedofili? Sono cose che hanno contribuitoalsuo esaurimento, sprigionando forze oscure all interno della curia. Penso a padre Marcial Maciel, il fondatore della Legione di Cristo uno degli ordini prediletti da Giovanni Paolo II e dal cardinale Ratzinger di cui oggi sappiamo, grazie a numerose inchieste, che ha abusato di 27 seminaristi, chehaavutoduemogli, eche Ratzinger lo ha coperto per almeno 10 anni. Un altro scandalo di cui si è parlato molto negli Usa riguarda un prete di Milwaukee che ha abusato 200 bambini di un istituto per sordi e su cui è stato fatto un documentario. Il protagonista di questo documentario è Ratzinger che sapeva e ha affossato tutto. Questo film è uscito poco prima delle dimissioni di Benedetto XVI e non è escluso che tra le due cose ci sia un legame. Si sa anche che Ratzinger ha commissionato tre cardinali per investigare sullo sfruttamento della prostituzione omosessuale all interno della curia. Lui, secondoquantopubblicato suigiornali americani circa un mese fa, si dimisesei ore dopo aver ricevuto il report dai cardinali. Ma quello che sorprende veramente è l ipocrisia di questi personaggi, come il cardinale scozzese a cui è statoimpedito divotare alconclave perché accusato da tre preti di molestie sessuali malgrado fosse veemente oppositore dei matrimoni gay. Dateologo, cipuò dire se Ratzinger ha fallito nel suo pontificato, che avrebbe dovuto riportare la Chiesa ai dogmi della dottrina? Ratzinger è stato nominato per riportare ordine all interno della Chiesa e fare piazza pulita delle diversità di pensiero, delle varie anime che si erano sviluppate dopo il Concilio II. Dove c è creatività c è anche caos; è però interessante L AUTORE Il «moderno Lutero» espulso da Ratzinger Mattew Fox definito dal New York Times «un moderno Lutero», è come scrive Bruce Chilton, docente del Bard College di New York, nella prefazione de «La guerra del Papa» pubblicato da Fazi Editore «da quarant anni il più grande profeta americano per quanto attiene alla Chiesa Cattolica Romana». Ex frate domenicano, fondatore dell'institute of Culture and Creation Spirituality in California, nel 1993 viene espulso dall'ordine domenicano per ordine dell'allora cardinal Joseph Ratzinger a seguito della pubblicazione di «In principio era la gioia» (Ed. Fazi, 2011), definito da Ratzinger «pericoloso e fuorviante». Fox, 73 anni, è uno dei più famosi e controversi teologi americani. Studioso di Meister Eckhart e Ildegarda di Bingen, scrittore e insegnante, collega la spiritualità alla coscienza ambientale e alla difesa degli oppressi. Autore di una trentina di libri, negli Stati Uniti i suoi libri hanno venduto più di di copie e sono stati tradotti in più di 40 lingue. L inquisitore e il salvatore nella Chiesa dei due papi notare che il caos sia spesso associato a una dimensione femminile. Benedetto XVI ha represso la creatività della Chiesa: questo è il vero scandalo. Da teologo posso dire che gli ultimi due papi sono un dono dello Spirito Santo per distruggere la Chiesa come la conosciamo e farne rinascere una nuova che abbia alla base la vita e i suoi valori fondamentali come la giustizia e l amore. Nel libro lei racconta che i nemici preferiti di Ratzinger sono Boff, Haring, Casaldalinga, e tutti gli esponenti della Tdl, definita dall allora cardinale tedesco come «un nuovo tipo di eresia». Quanto la curia nordamericana ha influenzato questa guerra contro la Tdl combattuta dagli ultimi due papi? Direi che più dei cardinali è stata la Cia stessa ad aver influenzato Giovanni Paolo II. Due mesi dopo l elezione di Reagan ci fu un incontro del Consiglio di sicurezza nazionale americano solo per discutere di come far fuori i movimenti della Tdl. Dopo una settimana di lavori conclusero che l unico modo era dividere la Chiesa cattolica e spingere lo stesso Vaticano a distruggere il movimento latinoamericano. Sappiamo che WilliamCasey, allora capo della Cia, andò 29 volte da Giovanni Paolo II con borse piene di denaro, ufficialmente per sostenere Solidarnósc ma chiedendo in cambio il contrasto alla Tdl. Invece negli Usa molti vescovi erano pacifisti e sostenevano la Tdl; per questo sono stati perseguitati dal Vaticano. Da allora le cose sono cambiate: gli ultimi due papi hanno sostituito i vertici della curia con cardinali di estrema destra e ora non c è più quasi nessun progressista né in Nord né in Sud America. Ad esempio, nelle diocesi più grandi degli Usa Los Angeles e San Francisco Ratzinger ha nominato due vescovi dell Opus Dei. Che è uno di quei movimenti religiosi neofascisti inseriti nel sistema finanziario americano, come i Legionari di Cristo, finanziati anche dallo stesso RATZINGER E BERGOGLIO MENTRE PREGANO INSIEME /FOTO REUTERS IN BASSO: MATTHEW FOX AL MANIFESTO /FOTO MARCO CINQUE William Casey e da sua moglie. È Francesco I il Papa che, come lei auspica, «distruggerà la Chiesa come la conosciamo» per rifondarla? Spero che sia all altezza del nome che ha scelto, in grado di incarnare i valori di giustizia ed ecologia propri di San Francesco. E spero che, come lui, Bergoglio sia consapevole dell importanza che ha l equilibrio tra i due sessi dentro la Chiesa. Spero che abbia il coraggio di introdurre le donne nella curia, ripulirla dalla corruzione e soprattutto che abbia il coraggio di eliminare l inquisizione. E per questo tutti, i media in particolare, dovrebbero stargli col fiato sul collo. Anche il cardinale Jorge Maria Bergoglio fu un oppositore della Teologia della liberazione? Lo è stato. Bisogna capire però che mentre in Brasile o in Cile molti vescovi si opposero alle dittature, l Argentina fu un eccezione: tranne alcuni, la maggior parte dei cardinali e dei vescovi non si oppose completamente e pubblicamente ai colonnelli. Di sicuro non lo fece Bergoglio. Ma quel che è passato si può perdonare. Bisogna capire se ora sarà capace di voltare pagina. Lei ci crede? Lo spero. Aspetto e vedremo. Ma riporre troppe speranze nel Papa è un grave errore: la Chiesa siamo noi, noi ci dobbiamo liberare Il Vaticano «crollerà come il muro di Berlino». E forse a salvare la Chiesa sarà Francesco I da schemi repressivi. Mi consola però sapere che in Argentina Bergoglio era molto legato alla comunità ebraica e ha difeso i pastori anglicani quando Ratzinger cercò di assimilarli all interno della Chiesa pretendendo in cambio posizioni omofobe e sessiste. Secondo una notizia diffusa dalla Reuters qualche giorno fa, Francesco I sta meditando di chiudere perfino lo Ior... San Francesco non potrebbe che approvare una scelta simile: che ci fa la Chiesa con una banca? Ma sono tre gli scandali maggiori su cui dovrebbe cimentarsi: quello finanziario, quello sessuale (per affrontare il quale dovrebbe rendere opzionale il celibato e aprire alle donne), e c è un problema di natura teologica. Infatti, con la repressione messa in atto oggi la Chiesa non ha più pensatori liberi. Perciò solo eliminando l inquisizione si può davvero voltare pagina. Ma Ratzinger non è morto e non si è ritirato in un monastero. Per il momento vive ancora a Roma. Prevede che la sua presenza influenzerà il nuovo pontificato? Una teoria molto in voga negli Stati uniti vuole che Ratzinger rimanga dentro le mura vaticane perché corre il serio rischio di essere arrestato. Arrestato? Da chi, perché? In molte sedi diverse nel mondo stanno cercando di incriminarlo per aver indotto molti vescovi e cardinali a non denunciare gli scandali di pedofilia, e questo in alcuni paesi è un crimine molto serio. Ovvio che avere due papi in Vaticano può creare una situazione pericolosa. Il pericolo maggiore è che se il nuovo Papa dovesse cominciare a fare della riforme serie i sostenitori dello status quo si potrebbero raccogliere attorno a Ratzinger e lui li potrebbe aiutare a coalizzarsi per resistere ai tentativi di riforme. Detto questo, Ratzinger è vecchio, stanco e non ha il potere del Papa. Bergoglio è un politico, un grande comunicatore e una personalità forte che sa muoversi molto bene, quindi se Francesco farà le riforme giuste Ratzinger si ritroverà inevitabilmente posto ai margini. Solo qualche giorno fa Bergoglio ha precisato che nella lotta alla pedofilia continuerà sulla stessa linea di Ratzinger. Se così fosse, seguendo il suo ragionamento, non ci sarebbe alcuna discontinuità con il metodo d'insabbiamento sugli scandali sessuali che lei ritiene sia stato adottato durante il papato di Benedetto XVI? Difficile rispondere, perché dipende da come si interpretano le osservazioni di Bergoglio. Ma anche in questo caso, le azioni contano più delle parole. La domanda è: affiderà la questione pedofilia a qualcuno che pone la vulnerabilità dei bambini al di sopra della «immagine della Chiesa istituzionale», peraltro già offuscata in modo irreparabile dagli scandali sessuali? Molto è cambiato negli ultimi tempi ma ancora non c è una politica punitiva nei confronti dei vescovi che ignorano la pedofilia o contribuiscono a nasconderla. La linea decisa da Benedetto XVI in nessun modo ha risolto il problema, sebbene avesse preso la giusta direzione alla fine del suo papato rispetto a quando è arrivato. Per capire quanto la sua opera sia stata totalmente mistificatoria ricordo che per anni ha coperto sia padre Maciel che il prete pedofilo di Milwaukee. Non solo: BenedettoXVI hadesignato comesegretario di Stato il cardinale Tarciso Bertone, che è stato molto vicino al fondatore messicano dei Legionari di Cristo. Tanto che quanto fu incaricato da Ratzinger di mettere su una commissione per studiare il caso Maciel, non ha prodotto nulla. E invece costrinse i partecipanti a mantenere il segreto. Per questo Ratzinger lo fece cardinale e poi segretario di Stato.

7 SABATO 13 APRILE 2013 il manifesto pagina 7 EUROPA Anna Maria Merlo PARIGI I ministri All origine, anche a Ljubljana, c è una crisi bancaria eredità degli anni folli, quando la Slovenia era considerata una piccola Svizzera dei Balcani. Unicredit e Intesa-San Paolo tremano UNA BANCA DI LJUBLJANA /FOTO REUTERS EUROGRUPPO Debito e deficit in crescita, spinti al rialzo dalla recessione in corso Slovenia sorvegliata speciale Portogallo /TROIKA: 7 ANNI PER RESTITUIRE IL DEBITO Il governo Coelho accelera sui tagli alla spesa pubblica delle finanze dell Unione europea, riuniti fino a oggi a Dublino (l Irlanda ha la presidenza semestrale) hanno Ciprocome menu principale, ma ormai tutti i pensieri vanno alla Slovenia, che rischia di essere il prossimo caso di grossa crisi. Il presidente dell Eurogruppo, l olandese Joroen Dijsselbloem, ha cercato di evitare polemiche, affermando all apertura dei lavori: «La Slovenia non è all ordine del giorno». Eppure, l euro rischia di essere di nuovo nella tempesta a causa della Slovenia, che ha aderito alla moneta unica nel Lo scenario che si profila in Slovenia è purtroppoquello ormai solito: debito e deficit in crescita, spinti al rialzo dalla recessione in corso. All origine, anche a Ljubljana c è una crisi bancaria, eredità degli anni folli, quando la Slovenia eraconsiderataunapiccola Svizzera dei Balcani. Le proporzioni non sono, per fortuna, quelle di Cipro: nell isola le banche pesavanoquasi ottovolteilpil, inslovenia è solo il 130%. Ma le due più grosse banche, come a Cipro, sono in piena tempesta e rischiano il crollo. Per l Italia in particolareè unabruttissima notizia, visto che le banche italiane (Intesa-San Paolo e Unicredit) hanno in Slovenia un esposizione per 7,6 miliardi, seconda solo all Austria (12,6 miliardi). I tassi di interesse sul debito estero stanno ormai sfiorando il 7% in Slovenia, che questa settimana è riuscita a collocare in buoni del tesoro solo la metà dei 100 milionidieuro previsti. LaSlovenia ha dal 20 marzo un nuovo governo di centro-sinistra. La premier, Alenka Bratusek, non si fa illusioni: da Bruxelles i consigli sono sempre gli stessi, tagli al welfare, privatizzazioni, riforma al ribasso per mercato del lavoro e pensioni. Una ricetta amara per un paese che ha visto raddoppiare la disoccupazione dal 5 al 10% in meno di 5 anni. A Dublino i ministri delle finanze sperano di poter chiudere il caso Cipro. È stato approvato il piano di aiuti di 10 miliardi, messo a punto il 25 marzo scorso. Adesso il testo verrà ratificato dai paesi della zona euro - in Germania sarà messo al voto al Bundestag la prossima settimana. Per ottenere la ratifica, in particolare a Berlino, è stato negato a Cipro un aumento dell aiuto. Saranno 10 miliardi (9 da Ue e Bce, 1 dall Fmi) e nulla di più. Il commissario agli affari economici, Olli Rehn, ha cercato di chiudere la polemica crescente affermando che «nulla è cambiato» e suggerendo ai giornalisti di «non addizionare pere e mele». Eppure Cipro aveva fattotrapelare, allavigiliadel Consiglio finanza, di aver bisogno di più soldi. Il costo del salvataggio di Cipro sarebbe passato da 17 miliardi a 23. Se non ci sarà un aumento di aiuti, il peso cadrà tuttosui cipriotie sugli intestatari dei conti bancari. Il prelievo sui conti al di sopra dei 100mila euro potrebbe arrivare al 60%, secondo l Fmi. La direttrice dell Fmi, ChristineLagarde, ha rifiutato qualche settimana fa la richiesta del presidente cipriota, Nicos Anastasiades, di mettere un tetto del 30% per i prelievi. Quindi, per Cipro la ricetta si aggrava: più privatizzazioni, più tasse, ec èpersino lavenditadelle riserve d oro. Il terremoto francese causato dalledimissionidel ministro delle finanze, Jérôme Cahuzac, accusatodiavere un contoall estero, ha portato in primo piano la questione fiscale. Ma di evasione i 27 parleranno al prossimo vertice dei capi di stato e di governo. Intanto, continuano le pressioni per far cedere l Austria: dopo l alleggerimento del segreto bancario, accettato dal Lussemburgo, Vienna è invitata a fare altrettanto. Ma la ministra delle finanze, Maria Fekter, non a torto ha ricordato ieri che c è ineuropa unpesce benpiùgrossodell Austria perquantoriguarda le pratiche da paradiso fiscale: la Gran Bretagna, con la City e le isolette della Manica con bandiera britannica. FRANCIA NOZZE E ADOZIONI OMOSEX IL SENATO APPROVA Il progetto di legge che apre alle nozze e all adozione da parte di coppie omosessuali è stato approvato definitivamente dal Senato francese. Il testo è stato adottato dai senatori con pochissime modifiche, per cui dovrà tornare ora all Assemblea nazionale per il via libera definitivo. La legge è stata votata da tutti i gruppi della sinistra in Senato, con cinque defezioni. Hanno compensato diversi senatori della destra e del centro che hanno votato in favore del testo. SPAGNA MADRID DEDICA UNA VIA A THATCHER, È POLEMICA L iniziativa della sindaca della capitale spagnola, Ana Botella, moglie dell ex premier conservatore José Maria Aznar, già si è attirata molte proteste. Botella ha annunciato sul suo blog la decisione, che sarà ratificata il prossimo 24 aprile dal Consiglio Comunale dove il Partito popolare ha la maggioranza assoluta, di commemorare in questo modo la Lady di ferro e la «fermezza delle sue convinzioni». Per i partiti di opposizione si tratta di una strumentalizzazione politica ricordando che Margaret Thatcher non ha avuto nessun legame con la Spagna né tanto meno con Madrid. GRAN BRETAGNA «LA STREGA È MORTA», LA HIT MANDA IN CRISI LA BBC Mentre Buckingham Palace esprime dubbi riguardo agli onori militari ai funerali di Margaret Thatcher che si svolgeranno, alla presenza della Regina Elisabetta, mercoledì a Londra, la Bbc si divisa sull opportunità di inserire all interno della sua classifica ufficiale, la famosa top 40 in programma su Radio 1, la canzone «Ding dong! La strega è morta», un innocente brano cantato nel 39 da Judy Garland nel film «Mago di Oz» ora al top degli ascolti dopo la scomparsa dell ex premier. Alla fine è stato raggiunto un accrodo: domenica il programma «Chart Show» di Radio1 spiegherà come mai la canzone ha scalato le classifiche e andrà poi in onda un breve clip, ma non il brano intero. Goffredo Adinolfi LISBONA A vete presente quelle giornate estive, quelle in cui fa un caldo soffocante, ad un certo punto si alza il vento, un vento forte che smuove polvere e foglie e tutto intornosi addensanoinuvoloni neri a preannunciare temporale e grandine? Ecco in Portogallo sono ormai mesi che si aspetta l arrivodella tempesta, ma al momento se ne vedono solo le avvisaglie, sempre più forti, sempre più inquietanti. È come se in questi mesi il governo si stesse giocando tutte le carte per evitare il disastro, perché in un paese dove tagliare 600 milioni di euro è un problema irrisolvibile, tagliare spese per 6 miliardi è un impresa titanica. La bocciatura da parte del Tribunale Costituzionale di parte della finanziaria ha mostrato quanto sia difficile raggiungere gli obiettivi di deficitimpostidalmemorandum dellatroikaall interno di un quadro definito da regole democratiche. Ilconsenso sociale, lafiducianelleistituzioni e nei partiti, tutto evapora di fronte all apocalisse che si sta vivendo da queste parti. Ma alla troika, alla Commissione Europea, al FondoMonetario e allabancacentralenonimporta niente della democrazia, della povertà e della fame, loro, in questa settimana, hanno espresso preoccupazione esclusivamente per quelche riguardail raggiungimento degliobiettivi di bilancio. Così, nonappena siè saputo chesierarepentinamente aperta una immane falla nei conti, il buono, il brutto e il cattivo, i tre lugubri economisti incaricati dalla troika di seguire il Portogallo, sono corsi a verificare cosa stesse succedendo, a fare pressioni su un governo che tentenna, che si mostra meno deciso di un tempo. L alunno buono ha deluso il suo professore e questa volta non sembra esserci perdono. La bonariatolleranza che i principali leaderavevano mostrato ha ormai lasciato il posto a un atteggiamento minaccioso, intimidatorio. Un esempio: fino a pochi mesi fa sembrava cheil Portogallofossenell imminenza di potere tornare a finanziarsi direttamente sui mercati. Adesso no, non più, ci vogliono troppi soldi per mantenere un debito che negli ultimi anni è quasi raddoppiato, ricorda il Fondo Monetario. Poi ci sono i bassi livelli di rating: come può un paese minimamente pensare di potere sostenere autonomamente il proprio debito se questo è considerato un investimento speculativo? Mentre in Europa si porta avanti una discussione delirante su come farsi ridare in dietro i soldi prestati, con progetti che analizzano vantaggi e svantaggi di varie opzioni, Mario Soares, antico presidente socialista, ora vecchio saggio che, detto per inciso, a suo tempo era stato un feroce sostenitore della richiesta di bailout, lancia una provocazione: noi il debito non lo possiamo più pagare e quindi dovremmo fare come ha fatto l Argentina, non pagarlo. Gli anatemi populisti di chi è comunque coresponsabile della attuale situazione di profondo degrado servono davvero a poco, anzi, forse sono più dannosi che altro. Che il malloppo debba essere restituito tra 7 anni, come ha stabilitoierilatroikaper Portogalloe Irlanda, importa davvero poco, perché ormai il paese è fallito. La tempesta è imminente certo ma non è ancoraarrivata, forseci vorranno un paiodisettimane, forse di più forse di meno, ma la segretezza checirconda tuttiipianidellariformadellostato è davvero inquietante, un segno che quel che sta per succedere sarà veramente pesante. Dopodueanni dicuradicuiricorrepiùo meno in questi giorni il macabro anniversario tutti gli indicatori economici, nessuno escluso, sono peggiorati. L unica misura che è stata adottata questa settimana per cercare di tamponare l emorragia è stato il congelamento dei bilanci dei ministeri: solo le spese autorizzate dal dittatore delle finanze, Vitor Gaspar, saranno concesse, tutto il resto rimarrà bloccato. Di fronte all ecatombepassoscoelho annaspa, forsetraumatizzato dagli eventi sembra sproloquiare. Tra le tante proposte una ha dell incredibile: tassare il sussidio di disoccupazione e quello di malattia. SPAGNA Pugno duro del governo, con l eventualità di arresti «Escraches», multe alla protesta degli sfratti Giuseppe Grosso MADRID C on una coerenza e una solerzia degne d altra causa, il governo ha ufficialmente dato il via al piano di repressione dei confronti degli escraches, le manifestazioni a domicilio convocate dalla Piattaforma delle vittime degli sfratti (Pah) sotto le case dei politici - tutti del Pp - che si rifiutano di appoggiare la legge d iniziativa popolare che potrebbe apportare provvidenziali modifiche alla soffocante legislazione iberica in materia di sfratti. Per adesso siamo alle multe, che seguono alla campagna di diffamazione delle scorse settimane; ma la nota del ministero degli Interni diramata qualche settimana fa alle forze di polizia (che hanno paradossalmente contestato le misure dissuasorie disposte dal governo), accennava persino all eventualità degli arresti. Segno che l esecutivo sopporta con crescente inquietudine questa forma diretta di protesta che sta catalizzando con inedita efficacia l attenzione dell opinione pubblica e dei media sul dramma spagnolo degli sfatti. Le prime cifre del piano governativo anti-escraches - rese note l altro ieri dal capo della polizia - fanno registrare multe dai 350 ai 6000 euro per 18 dei 300 partecipanti al presidio «non autorizzato» (questa la causa delle sanzioni) del 5 aprile scorso alla porta della vicepresidente del governo Soraya Sáenz de Santamaría. «Se le persone vengono trattate come cani, è normale che alla fine mordano», ha dichiarato uno dei multati: Mentre esplode la rabbia dei cittadini che hanno depositato soldi su un libretto di risparmio ormai vuoto «I politici -ha aggiunto - devono attenersi alle conseguenze delle loro azioni». Conseguenze che hanno premesse ben più tragiche, che possono essere riassunte da un solo clamoroso dato: nel 2012, calcolando solo le prime case, è stato effettuato uno sfratto ogni 15 minuti. Più di famiglie private della casa e, ciononostante, legate alle banche da un debito perpetuo che - questo è il vero tasto dolente della legislazione spagnola - non si estingue alla restituzione dell immobile ma, anzi, si pasce di interessi di mora spropositati. Le zone più afflitte da questa epidemia sociale sono la comunidad de Madrid, quella di Valencia e la Catalunya, proprio le regioni in cui è più radicata la presenza delle casse di risparmio (Caja Madrid, Bancaja e Catalunya Caixa) fallite e poi salvate con i soldi dello stato.danno che si aggiunge alla beffa, dunque, per i molti sfrattati che spesso vivono il trauma della perdita della casa parallelamente a quello della disoccupazione, dato che - come evidenziano le statistiche - c è una proporzionalità diretta tra l aumento del numero dei disoccupati e quello degli sfratti. Una coincidenza di fattori che rappresenta una bomba sociale che l Andalusia - quarta nella classifica degli sfratti e governata attualmente da un bicolore Socialisti-Izquierdaunida - sta cercando di disinnescare espropriando alle banche gli immobili in cui vivono famiglie che non possono far fronte alle spese del mutuo. Una decisione che sta facendo tremare i banchieri, ma che ha dato speranza a molte famiglie (in Spagna si contano nuclei familiari con tutti i componenti disoccupati) al limite della povertà e dell esclusione sociale. Un altro sintomo del precario stato di salute della nazione si chiama scandalo de las preferentes, ed è in un certo senso complementare a quello degli sfratti poiché, mentre l emergenza casa riguarda in media famiglie giovani, la vicenda de las preferentes si è abbattuta per lo più su persone anziane. Pensionati che hanno investito i risparmi di una vita in azioni preferenziali ad altissimo rischio pensando - in molti casi indotti dalla banche che hanno taciuto tutte le opportune avvertenze - di depositarli su un libretto di risparmio. La conclusione è tanto triste quanto scontata: il «libretto di risparmio» si è rivelato essere un buco nero nel quale migliaia di persone, senza sapere come, hanno perso una vita di lavoro. Le banche alzano le spalle mentre in parlamento si cerca un modo per risarcire l ennesimo collettivo germogliato da questa crisi, gli afectados por las preferentes. C erano anchelorol altroieriinparlamento per portare, come negli escraches, la loro indignazione sotto il naso dei politici. «Ladri!» gridavano. Li hanno cacciati fuori.

8 pagina 8 il manifesto SABATO 13 APRILE 2013 INTERNAZIONALE Ge.Co. CARACAS «G uardate, guardate, questa è una galleria d arte popolare. Il miracolo di Maduro: entro fine anno aumento del salario fino al 45%. Maradona firma palloni e li lancia Hugo Chávez è di aver trasformatounpopoloche vivevain miseria in un soggetto libero e creativo». Sulgrandepalco inpiazzabolivar, Nicolas Maduro pronuncia il discorso di fine campagna. Domani si elegge il presidente che sostituirà Chávez, morto il 5 marzo. L altro grande contendente è Henrique Capriles Radoski, leader della Mesa de la unidad democratica (Mud), di opposizione. A Maduro la gente offre quadri e disegni che lo dipingono attorniato da cocorite australiane: «Domenica saremo dieci milioni di pajariti e pajarite», dice ridendo Maduro. Durante la breve campagna elettorale, iniziata il 2 aprile, aveva detto che il leader scomparso gli era apparso in forma di pajarito chiquitito per consolarlo, e l opposizione si era scatenata. Lui aveva però rivendicato la propria spiritualità, iniziando ogni comizio col fischio dell uccello. L uomo è così. Il partito da cui proviene - la Lega socialista - ha fornito al movimento di Chávez i quadri di più solida formazione marxista, sovente di scuola cubana. Maduroè statoautistadiautobus, dirigente sindacale, presidente dell Assemblea, ministro degli Esteri e vicepresidente del Venezuela. Di famiglia ebraica, prima «ateo dichiarato poi cristiano», come moltissimi venezuelani è però anche seguace del guru indiano Sai Baba, morto nel Questo è d altronde un paese in cui ogni stato ha il suo santo di strada, oggetto di culto popolare. Sia Maduro che Capriles hanno cercato di servirsene nei comizi locali. Maduro ha condotto la campagna nel segno della continuità con il leader scomparso. Anche Capriles ha cercato di sfruttare la figura del suo grande avversario di prima per sminuire la statura di quello attuale. Nell ultimo comizio pronunciato nello stato Apure davanti a una gran folla di sostenitori, ha accusato Madurodi essere il «pupillodei cubani» e di aver «sprecato 70 miliardi per comprare sostegno politico all estero», in particolare consentendo all Argentina di mantenere un debito in contratti petroliferi «pari a 13 miliardi di dollari». Erede di una ricca famiglia di origini ebraiche, Capriles è stato il più giovane parlamentare, eletto nel partito socialcristiano Copei, nel 98. Sindaco del comune di Baruta per due mandati, ha poi fondato il partito di destra Primero Justicia, e ha vinto per due volte il governo del ricco stato Miranda: una prima nel 2008, quando ha battuto l attuale presidente dell Assemblea Diosdado Cabello, e una seconda il 16 dicembre scorso, quando ha superato con uno scarto minimo l attuale ministro degli Esteri, Elias Jaua. Il 7 ottobre, ha perso con Chávez, ottenendo il 45% dei consensi contro il 54. Un inchiesta di Datanalisis realizzata dall 1 al 5 aprile su un campione di persone in tutto il paese, gli attribuisce il 45,1% delle intenzioni di voto, contro il 54,8% di Maduro: uno scarto minore - secondo questa indagine - di quello registrato a marzo. Nel febbraio 2012, Capriles ha vinto le primarie dell opposizione come candidato alle presidenziali totalizzando voti, ossia il 64.2% dei votanti. Nello schieramento di opposizione, Primero Justicia è il primo partito (e il più estremo) della coalizione Mud, composta dalle due formazioni che hanno governato nella IV Repubblica - Accion Democratica (Ad), di centrosinistra, e Copei, di centrodestra - da qualche microscissione di estrema sinistra, i cui leader hanno litigato a suo tempo con Chávez (come una parte di Bandera Roja e Causa R) e da formazioni di estrema destra, come Juventud Activa Venezuela Unida (Javu): di marca Cia al pari del gruppo Otpor, comparso per la prima volta in Serbia nel Il tasso di litigiosità della Mud resta però elevato e non gli sarebbe facile formare una squadra di governo. Capriles ha accettato questa ultima candidatura dopo un viaggio in Colombia dall ex presidente Alvaro Uribe - che si è espresso a suo favore - e negli Stati uniti («gli hanno regalato un appartamento a New York che vale miliardi di dollari», dicono i suoi avversari). In questa campagna elettorale, ha anche perso pezzi Geraldina Colotti CARACAS N el NICOLAS MADURO TRA I SUOI SUPPORTER /FOTO REUTERS IN BASSO JESUS FARIA VENEZUELA AL VOTO Domani si elegge il presidente che sostituirà Hugo Chávez L ultimo appello a «10 milioni pajaritos» grande spazio davanti al ministero della Comunicazione, a Caracas, il deputato Jesus Faria, membro della direzione nazionale del Partito socialistaunitodelvenezuela (Psuv) statenendo una conferenza. Intorno, adulti e bambini dipingono un grande striscione, un gruppo musicale si prepara a suonare la canzoncina «Nicolas, Nicolas» che si burla dell «ossessione di Capriles» per il suo avversario chavista, di cui ripete il nome come un cagnolino da cruscotto, dice la canzone. Dopo aver dato ascolto alla filadi militanti che vogliono discutere o farsi fotografare con lui, Faria responsabile della scuola quadri del partito accetta di rispondere alle nostre domande. Il Psuv si è costituito nel 2007 per volontà del presidente Hugo Chávez, che ha messo insieme varie formazioni. Come si configura oggi e qual è il suo compito? All inizio abbiamo aperto la porta alla convergenza di diversi gruppi politici che avevano la loro specifica visione e formazione. Poi, al terminedi un lungo congresso, abbiamo approvato uno statuto e un programma su chiari principi socialisti, anticapitalisti, antimperialisti. Il nostrostatutoè basatosulsocialismoscientifico, riflette uno spirito bolscevico che si nutre di tutte le esperienza di lotta indipendentista, delle grandi figure latinoamericane, del JESUS FARIA Incontro con il deputato, membro della direzione del Partito socialista unito Vinceremo anche senza Chávez «Gli operai, le classi popolari, i militari progressisti stanno con noi. E il momento giusto per completare il processo verso il socialismo» bolivarismo, del cristianesimo originario. Non siamo un partito multiclassista animato da correnti distinte, o una macchina elettorale in stile borghese votata alla socialdemocrazia e senza struttura organica. La lotta di classe ne è il grande motore. La discussione tra partito di quadri e di massa, la ritengo però un falso problema. Non stiamo agendo in clandestinità, abbiamo milionidi iscritti e definiamo le lineedi un nuovo progetto di paese, siamo un grande partito rivoluzionario di massa che ha migliaiadiquadri. Pensiamo che peravanzare verso il socialismo occorra costruire una economia diretta e pianificata dal popolo cosciente. E su questo c è ancora molto da fare. Questo è uno dei principali compiti che abbiamo di fronte ora, organizzaree dirigere ilpoterepopolare, a partire dai consigli comunali, dalle comuni. Qual è il soggetto politico, il blocco sociale che anima il «proceso» bolivariano? Gli operai, i lavoratori, intesi come salariati, le classi popolari, i militari progressisti e rivoluzionari. Gli operai sono numerosi, ma sono divisi e non ancora abbastanza coscienti, non sono egemoni, non sono pronti a assumere la direzione diretta nella produzione e di questa rivoluzione. Il compito del partito è quello di unire e formare, non in senso scolastico, ma nella pratica, stimolare una visione che vada oltre il piano rivendicativo, che mostri orizzonti e sogni a partire dai grandi temi. Per troppi anni, i sindacati sono stati dominati dalle politiche riformiste e socialdemocratiche, ora la maggioranza dei sindacati sta con la rivoluzione, ma bisogna superare i particolarismi. Quello della direzione economica è un tema complesso in un paese ancora capitalista che non ha cacciato la borghesia. Voi definite quella attuale una fase di Capriles attacca l «amico dei cubani». E riceve il sostegno di ex presidenti di destra come Aznar del suo schieramento (soprattutto copeiani), che hanno dato appoggio a Maduro. Nelle due ultime campagne elettorali, Capriles ha cercato di presentarsi come un uomo della sinistra moderata, ammiratore dell ex presidente brasiliano Lula da Silva, che lo ha smentitoinviandounvideoin cuiappoggia Maduro. In questi giorni, ricorronoperò 11anni dal colpodistato contro Chávez, messo in atto dai vertici imprenditoriali, dalle gerarchie ecclesiastiche e da ufficiali golpisti nel Allora Capriles era sindaco di Baruta, i filmati lo mostrano mentre assalta l ambasciata cubana, che si trova nel suo municipio. Le inchieste lo indicano come complice nell aggressione all ex ministro degli Interni Rodríguez Chacín, lo accusano di essere implicato nell omicidio del giudice Danilo Anderson, che indagava sul golpe. Ieri ha ricevuto il sostegno di una coalizione di ex presidenti di destra, come lo spagnolo José Aznar, chesi è riunitain Argentina, e chele retisocialihannodenunciato come «cupola di golpisti». Il governo chavista ha annunciato di avercatturato paramilitaricolombiani, entrati nel paese per destabilizzare, e di aver sequestrato armi da guerra provenienti dagli Stati uniti nello stato Lara, governato dall opposizione. Ha anche mostrato documenti intercettati che accusano Primero Justicia di voler invalidare le elezioni (Capriles non ha firmato il documento di garanzia proposto dal Consiglio nazionale elettorale) e di aver contattato paramilitari salvadoregni nell ambasciata Usa. In Salvador è stata aperta una inchiesta. Lo scorso 5 aprile, l ex diplomatico statunitensewilliam Blumhaammesso che Chávez era nella lista dei capi di stato che la Cia ha tentatodieliminare, e hadefinito «raro» il cancro che ha ucciso l ex presidente. La tesi del «cancro inoculato» è presa seriamente, qui. Maduro vuole aprire un inchiesta. Ieri, abbiamo incontrato una donnachesvolge «supportoall intelligence bolivariana». Ci ha raccontato, con garanzia di anonimato, che circa due anni fa (il tumore del presidente è del giugno 2011) seguiva una trasmissione del presidente con una telecamera nascosta, e ha registrato «un laser violetto che passava ripetutamente sulla sua zona pelvica». Sul palco di Maduro, la gente getta bigliettiche vengono raccolti in un borsone. Ci si aspetta che il futuro presidente, come ha fatto il suo predecessore per 14 anni, tenga fede alle promesse e risponda. Maduro s impegna, annuncia le prime misure urgenti che intende adottare se vincerà domenica: prima di tutto, aumento del salario in tre fasi, fino al 45%, entro fine anno. La Costituzione - spiega - prevede una specie di scala mobile che consente alpresidentedi deciderel aumento per decreto. Anche le pensioni, parametrate sul salario minimo, verranno aumentate. Misure che vanno in senso opposto a quelle intraprese in Europa. Anche Caprilesha promesso un aumento salariale, e in un colpo solo. «Quel borghesuccio capriccioso non ha mai lavorato, non sa come si manda avanti una famiglia e men che meno un paese», ha ribattuto Maduro. Poi ha mostrato un grafico. Nella IV Repubblica - ha affermato - cresceva l inflazione, ma i salari rimanevano fermi, «nel 96, l unico momento in cui c è stato un aumento del 10%, hanno eliminato le coperture sociali. Quando Chávez ha vinto le elezioni non c era un soldo in cassa. Ora la povertà estrema è stata ridotta al 5-6%, stessa cifra per la disoccupazione». Al fianco di Maduro, Diego Maradona firma palloni e li lancia alla folla. Una telecamera telecomandata, come un piccolo ufo, si alzaneidintorni, ricevegli applausi dei presenti. Un gruppo di ragazzini dei barrios si arrampica sulla tribuna-stampa, apre una busta e libera nel cielo una piccola frotta di pajaritos. transizione al socialismo. Come pensate di procedere se vince Maduro, accelerando il percorso o mettendo l accento sulla «conciliazione nazionale» come vorrebbero le aree più moderate? La controrivoluzione fa il suo mestiere, ma se non avanza, il socialismo è perduto. Lo abbiamo capito dopo il golpe del Oraci troviamo difronte aunacongiuntura politica molto favorevole. Abbiamo un grande consenso, le classi popolari, che costituiscono la maggioranza nel paese, appoggiano e partecipano al proceso. Il 7 ottobre abbiamo vinto con largo margine, ottenendo in parlamento un ampia maggioranza, il 16 dicembre abbiamo conquistato 20 su 23 stati in cui si votava. Una risposta alle politiche sociali attuate in questi anni, che hanno creato lavoro, istruzione, cultura politica e danno sicurezza alla popolazione. Sul piano continentale, abbiamo dato impulso a forti relazioni solidali. A giugno il Venezuela assumerà per sei mesi la presidenza pro tempore di Unasur. Lagenialitàdelpresidente Chávez, manca, main14 annicihapreparatoa camminare da soli. Abbiamo presente gli errori e le deviazionicompiute dai partiti comunisti del secolo scorso, la perdita dei paesi socialisti e quella dei grandi partiti comunisti europei è una tragedia, ma anche per questo dobbiamo costruire una direzione avvertita, capace di dosare il pedale cercando di evitare grossi contraccolpi, ma anche di contendere gli spazi al nemico fino all ultimo respiro. Per contrastare l egemonia della rivoluzione, questa destra cerca di appropriarsi delle nostre bandiere, per fomentare disfattismo e confusione. Siamo convinti che domenica non vincerà, anche con tutto l appoggio degli Usa, ma se questo avvenisse, riconosceremmo i risultati.

9 SABATO 13 APRILE 2013 il manifesto pagina 9 INTERNAZIONALE LA VISITA DI BASHIR Per la risoluzione dei conflitti ancora in sospeso dopo la scissione Sud Sudan, prove di disgelo Rita Plantera CAPE TOWN S cuole e uffici chiusi, compresi quelli delle organizzazioni internazionali, e saracinesche abbassate per spingere la gente in strada lungo il percorso che dall areoporto conduce verso la residenza del presidente sud sudanese Salva Kiir. Tra intensificate misure di sicurezza - alcune strade sono state chiuse e l accesso ad alcune zone limitato già a partire dal pomeriggiodi giovedì - Jubasi èpreparataadaccogliere il corteo del presidente del Sudan Omar Hassan al- Bashir. Accompagnato da una delegazione governativa di circa 65 membri, tra cui il capo dell intelligence e i ministri della difesa, del petrolio, dell interno e degli affari esteri, il presidente del Sudan è atterrato ieri mattina presto in Sud Sudan per la sua prima visita ufficiale dopo la secessione votata dalla stragrande maggioranza dei sud sudanesi nel gennaio del Un accoglienza in grande stile estesa anche alle aree fuori dalla capitale tappezzate per l occasione con manifesti raffiguranti i due capi di stato. Secondo quanto riportato alla stampa dal ministro dell informazione sudanese Ahmed Bala Osman, l obiettivo della visita sarebbe quello «di abbattere il muro di diffidenza tra i due stati e dimostrare determinazione politica per l attuazione Ma il mancato accordo sul petrolio pesa sulla fine delle ostilità ancora latenti degli accordi» di recente raggiunti. Dichiarazioni a cui hanno fatto seguito quelle di Bashir durante il suo discorso ajuba cheavrebbe annunciato «l inizio di una cooperazione basata sulla normalizzazione delle relazioni tra i due stati» e la conferma da parte di Salva Kiir di un intesa sulla strada del dialogoin vista della risoluzione di tutti i conflitti ancora in sospeso. L incontro è avvenuto a tre giorni da un altro meeting fissato da ambo le parti e che si terràperaffrontare leproblematiche inerenti la questione dei gruppi ribelli, la regione contesa di Abyei e il referendum per deciderne le sorti. La visita di Bashir a Juba arriva a conclusione dei colloqui tenutisi ad Addis Abeba, dove lo scorso mese, sotto l egida della commissione di mediazione dell Unione Africana guidata dall ex presidente del Sud Africa Thabo Mbeki, è stato siglato l accordo e fissato un calendario per la ripresa dei flussi di petrolio dal Sud Sudan attraverso gli oleodotti sudanesi verso il Mar Rosso. Accordo a cui una precedente intesa nell ambito delle stesse trattative, tra i ministri della Difesa dei due Stati, aveva portato alla creazione di una buffer zone de facto demilitarizzata. Né basta. Agli inizi di questo mese infatti ulteriori segni di disgelo hanno contribuito alla distensionedel climapoliticogenerale. A seguito dell amnistia voluta da Bashir, i primi prigionieri politici hanno lasciato il carcere di Kober a Khartoum dove erano rinchiusi da gennaio. Decisione giunta dopo che la settimana precedente, il vice presidente sudanese Ali Osman Taha aveva invitato oltre a tutte le forze politiche e di opposizione anche i due leader dei gruppi ribelli attivi al confine con il Sud Sudan, Malik Agar e Abdelaziz al-hilu, a partecipare ai lavori per la stesura di una nuova Costituzione, dichiarando che il dialogo con i ribelli del Sudan People s Liberation Movement-North (Splm-North) avrebbe lo scopo di completare le «consultazioni popolari» in un processo atto a definire le relazioni tra i due Stati di confine del Sud Kordofan e del Blue Nile e il governo di Khartoum. Dopo una guerra civile durata decenni e che ha causato circa2milionidi mortiprimadell accordo di pace del 2005, il Sud Sudan si è staccato dal Sudan nel luglio del 2011 ereditando le ricchezze petrolifere della regione meridionale. La chiusura nel gennaio del 2012 dell output di greggio - circa barili al giorno - per un contenzioso legato all importo, calcolato in milioni di dollari, dei diritti di transito per il trasporto del greggio, attraverso territorio sudanese, richiesti dal Sudan al Sud Sudan, ha messo in ginocchio i bilanci dei governi di Khartoum e Juba. Invano gli investitori occidentali hanno sperato che la dipendenza di entrambi gli Stati dalle risorse petrolifere li avrebbe spinti ad allentare le tensioni e a trovare facilmente un accordo. Paradossalmente, il fatto che il Sud-Sudan, Paese privo di sbocchi sul mare, abbia bisogno delle infrastrutture del Sudan per esportare il greggio e che il Sudan invece rivendichi costosissimi diritti di transito per la circolazione di merci e AL-BASHIR RICEVUTO DAL PRESIDENTE DEL SUD SUDAN SALVA KIIR /FOTO REUTERS Simone Pieranni PECHINO I l per i flussi petroliferi come compenso per le perdite economiche subite a seguito della secessione, ha invece contribuito a rallentare il raggiungimento di un accordo. A partire dall indipendenza del Sud Sudan nel luglio del 2011, le relazioni tra i due Paesi sono rimaste ostili, con il Sudan che accusa il governo di Juba di sostenere i ribelli del Sudan People s Liberation Movement-North (Splm-North) e il Sud Sudan che accusa Bashir di aver inviato milizie nella regione contesa di Abyei resesi responsabili di saccheggi e di azioni contro i civili. Una diatriba che è costata perdite di miliardi di dollari in proventi petroliferi. Tra le attese generali di una risoluzione definitiva delle ostilitàancora latenti, afare daframework politico e umanitario il Darfur, con l allarme lanciato proprio ieri dalla portavoce dell agenzia Onu per i rifugiati, Melissa Fleming. Sarebbero infatti circa 50mila gli sfollati che dalla regione occidentale del Darfur si sono riversati nel vicino Ciad la scorsa settimana. Per crimini contro l umanità in Darfur Omar Hassan al-bashir è ricercato dalla corte penale internazionale. segretario di Stato americano John Kerry arriva oggi a Pechino, dopo la visita di ieri in Corea del Sud. Kerry è giunto nell area nel momentodigrande tensionedovuta allecostanti minacce provenienti dalla Corea del Nord nei giorni e nelle settimane precedenti e ha cercato di rassicurare i coreani del Sud sull alleanza con gli Stati Uniti, ha messo di fronte a Kim Jong un un futuro disastroso per sé e per il suo popolo in casodiconflittoe hainfineinvitato la Cina a intervenire in modo più determinato per placare gli istinti guerrafondai del suo storico alleato. Mentre dall «amica» Russia, per una volta concorde con Washington, è arrivato l okall offertadella Svizzeradi organizzare a Berna i negoziati a sei sulla situazione. Kerry in Corea del Sud ha specificato che sarebbe «un grave errore» da parte di Kim Jong scatenare una guerra nella penisola coreana e ha sottolineato che gli Stati Uniti insisteranno negli sforzi che vogliono Pyongyang senza nucleare. Rivolgendosiai giornalistidopoicolloqui con la presidente sudcoreana Park Geunhye e forte dei 28mila uomini del contingente militare degli Stati uniti (marines, Seals e forze speciali) in Corea del Sud, Kerry ha specificato che è compito della Cina «mostrare i denti nei confronti del suo alleato affinché abbandoni le sua ambizioni nucleari». Kerry ha poi precisato cheglistatiunitisarebberointenzionatia riprendere i colloqui per un impegno comune per la denuclearizzazione, ribadendo però che in caso di attacco Washington sarà pronta a difendere i suoi alleati nella regione. «Kim Jong un - ha concluso - habisogno dicapire, comeprobabilmente sa bene, quale sarebbe l esito di un eventuale STATI UNITI ULTIMO APPELLO PER WOUNDED KNEE Il sito della celebre massacro di Wounded Knee (o Chankpe Opi, che nella lingua dei Sioux Oglala vuol dire «ginocchio ferito»), dove, secondo Alce Nero, «finì il sogno di un popolo», sarà messo all asta se la poverissima tribù dei Sioux Oglala non troverà i 3,9 milioni di dollari richiesti per acquistarlo. Una cifra giudicata eccessiva dagli indiani dal momento che al catasto il teatro del sanguinoso scontro - dove il 29 dicembre 1890 l esercito degli Stati uniti uccise a colpi di cannone centocinquanta Sioux solo perché danzavano - è valutato appena settemila dollari. «La nostra battaglia per sopravvivere continua oggi, per preservare non solo la nostra cultura e la nostra lingua ma anche la nostra storia e la nostra terra», ha scritto sul «New York Times» il capo Joseph Brings Plenty, ex presidente della tribù Cheyenne River Sioux chiedendo un intervento federale per bloccare la vendita e conservare il terreno come monumento nazionale. Altrimenti il proprietario che ne detiene i diritti dal 1968, metterà la proprietà in vendita al migliore offerente. MALI ALLARME PROFUGHI IN MAURITANIA «Circa 70mila rifugiati maliani vivono in condizioni difficili, nel cuore del deserto della Mauritania e con scarsissime speranze di far rapidamente ritorno alle proprie case», è l allarme lanciato dall ong Medici Senza Frontiere che chiede «con urgenza» alle organizzazioni umanitarie di incrementare gli aiuti per i migliaia di profughi del campo di Mbera, situato in una remota zona della Mauritania, scappati dal Mali in seguito all attacco francese. AFGHANISTAN SCONTRO TRA TALEBANI E FORZE SICUREZZA Duri scontri fra talebani e forze di sicurezza afghane sono avvenuti nella provincia orientale di Kunar con numerosi morti da entrambe le parti fra cui almeno 13 soldati. Tutto è cominciato quando un commando di insorti ha attaccato un checkpoint militare nel distretto di Nari. Crisi coreana /TOUR IN ASIA DEL SEGRETARIO DI STATO USA John Kerry in visita a Seul rassicura l alleato: «Bisogna mostrare i denti» conflitto». Ilsegretario distato è statomoltochiaro suirischi che correrebbe la Corea del Nord se dovesseeffettuare unlancio, «unascelta con cuidimostrerebbedi ignorarevolutamente tutta lacomunitàinternazionale. Direi inanticipo - ha chiosato Kerry - che si tratta di un errore enorme per luie che sescegliessedi farlofinirà perisolareulteriormente il suo paese e il suo popolo, che francamente è alla disperata ricerca di cibo, non di missili». Kerry dopo la sosta di oggi a Pechino, domani si recherà in Giappone. E Tokyo, sotto minaccia di rappresaglie nucleari, già si è detta pronta a ad adottare ogni misura possibile per poter affrontare qualsiasi tipo di scenario. Nella giornata di ieri, priva dinuove provocazionidaparte di Pyongyang, ha invece fatto discutere un rapporto di un agenzia americana secondo il quale la Nord Corea avrebbe già preparato - testatoe fattofunzionare - unordigno nucleare pronto al lancio. Tanto specialisti americani - compresi il portavoce del Pentagono e Kerry durante la sua visita a Seul - quanto il ministero della difesa sudcoreano hanno smentito il rapporto, sostenendo che la Corea del Nord non sarebbe ancora in grado di sferrare un eventuale attacco nucleare. E mentre a Pyongyang la propaganda di regime parla di una Seul in preda al panico con le persone che fanno incetta di cibi per prepararsi allaguerra, Seul ritorna a chiedereun dialogo affinché si possa andare verso una soluzione della crisi. È stata proprio la presidente sudcoreana Park, in un discorso parlamentare, a dichiarare di aspettarsi negoziati a breve con la controparte coreana. Nel frattempo il segretario generale dell OnuBan Kimoonsiè dettodispostoa recarsia Pyongyangse la sua visitavenisse considerata utile alla risoluzione della crisi. GAZA Esecuzioni sommarie, Human Right Watch denuncia Hamas Michele Giorgio GAZA P unizioni per chi porta i capelli lunghi ma non per chi uccide a sangue freddo in pubblico. Sul governo di Hamas cade la dura accusa di Human Right Watch che giovedì ha denunciato il mancato svolgimentodelleindagini cheil movimento islamico aveva promesso dopo la brutaleesecuzione nelle stradedigaza City di sette presunti informatori di Israele, avvenuta lo scorso novembre. La denunciadi Hrw giungementre la polizia di Hamas si prepara a lanciare una campagna di arresti di sospetti collaborazionisti delle forze di occupazione, ai quali nei giorni scorsi era stata offerta la riabilitazione in cambio della resa. La denuncia di Hrw si riferisce ai giorni (14-21 novembre) della devastante offensiva aerea lanciata da Israele contro la Striscia di Gaza lo scorso anno. Di fronte all uccisione di leader e militanti del movimento e di decine e decine di civili (le vittime palestinesi furono almeno 170), le Brigate Ezzidin al Qassam, il braccio armato di Hamas, decisero di attuare unaduravendetta neiconfronti dialcune presunte spie. Sei uomini sorpresi, dissero i miliziani, mentre «con radiotrasmitenti passavano informazioni a Israele», furono sommariamente giustiziati davanti a centinaia dipersone. I lorocorpi, attaccatia degli scooter, furono poi trascinati per centinaia di metri. Un ragazzo di 13 anni raccontò che le vittime erano state «fucilate una per una». L accaduto provocò sdegno un po ovunque e l allora numero due di Hamas, MusaAbuMarzuq, dal Cairocondannò quell esecuzione sommaria, esortò la gente di Gaza a rispettare la legge e promise una indagine seria sull accaduto. Indagine di cui non si è saputo più nulla, da qui la denuncia di Hrw. «L impotenza o la mancanza di volontà di indagare sull uccisione di quelle sette persone, ci dice che Hamas si fa beffe della sua promessa di far rispettare la legge a Gaza», ha protestato Sarah Leah Whitson, responsabile per l area mediorientale. Hrw sostiene che Hamas non ha fatto nulla in questi mesi per arrestare i responsabili e processarli. Nei mesi scorsi il «Centro palestinese per i diritti umani» aveva denunciato che alcuni degli uccisi non erano stati sorpresi mentre trasmettevano informazioni a Israele bensì si trovavano da tempo in prigione. Hamas rispose con l annuncio di un indagine approfondita che però non sarebbe mai cominciata. Ben più rapida, ancora una volta, è stata la «giustizia sommaria» della polizia di Hamas nei confronti di alcuni giovani «colpevoli» di portare i capelli lunghi. «Il 4 aprile aspettavo un taxi alla fermata di Sajaya (Gaza City), quandounagente michiamaemiordina di salire a bordo di un veicolo della polizia. A bordo eravamo in dodici: nessuno di noi comprendeva le ragioni del fermo... Una volta giunti al commissariato di Sajaya ci hanno messi in fila, ci hanno schernito. Quando uno ha protestato, è stato colpito. Poi lo hanno rasato, quindi è toccato a me», ha raccontato un giovane palestinese rimasto anonimo per paura di ritorsioni. Prima di lasciarelastazione dipolizia, iltestimone è stato costretto a sottoscrivere un documento in cui si impegna: 1) a non farsi più crescere i capelli; 2) a non sfoggiare tagli «strani» ; 3) a non indossare mai pantaloni «a vita bassa». Anche in questo caso le proteste sono stateimmediate e i raid anti-capellonisonocessatimailsegnale lanciato è stato chiarissimo.

10 pagina 10 il manifesto SABATO 13 APRILE 2013 CULTURA SOCIETÀ DI CONTROLLO Niccolò Nisivoccia A dolfo Ceretti e Roberto Cornelli, criminologi e docenti presso l Università Bicocca di Milano, hanno scritto un libro importante: Oltre la paura. Cinque riflessioni su criminalità, società e politica (Feltrinelli, pp. 250, euro 18). Il loro sguardo sulle questioni affrontate è ampio, avvolgente e libero tanto da pregiudizi quanto da semplificazioni. Ed è un libro importante proprio per questo: Oltre la paura invita infatti a riconoscere che la realtà è complessa e non banalizzabile, come spesso invece risulta banalizzata nel discorso pubblico, distorta e strumentalizzata da malintese esigenze politiche o comunicative. Ceretti e Cornelli inducono, attraverso il loro ragionare, a diffidare delle strade abitualmente battute, a rifiutare risposte e soluzioniunivoche e semplificanti. Il male è, ma al tempo stesso non è, nelle cose, per parafrasare il verso di una poesia di Giovanni Raboni. Come anticipato dal sottotitolo del libro, le riflessioni dedicate da Ceretti e Cornelli al tema dei rapporti fra criminalità, società e politica sono cinque, a ciascuna delle quali è dedicato un capitolo. Ma in realtà i capitoli sono sei. I primi cinque potrebbero essere definiti di stampo ricognitivo: i problemi vengono individuati e scandagliati non solo alla luce di un vastissimo apparato letterario di riferimento (di cui dà conto la bibliografia finale) ma anche sulla base di dati e statistiche che rendono l approccio molto concreto. L ultimo capitolo invece ha un carattere propositivo. Timori da contaminazioni Il dato di partenza, alla cui dimostrazione è dedicata la prima riflessione, è duplice: da un lato, negli ultimi venti anni in tutti o quasi i Paesi europei, e in Italia ancor più nettamente, «si è registrata unasignificativa riduzione dei reati denunciati più gravi, come l omicidio, nonché di quelli dal forte impatto mediatico, come la rapina o il furto in abitazione»; eppure, da unaltrolato, criminalitàe sicurezza costituiscono «una delle maggiori preoccupazioni dei cittadini». «Lacomunità è assillata» dunque «da timori di contaminazioni e di invasioni» aldilà di quanto sarebbe giustificato, ma neppure è lecito liquidare questi timori come fossero «un abbaglio di massa». Ogni paura è legittima in quanto tale, e la domanda da porsi è allora quali siano le sue «fondamenta». La possibile risposta a questa domanda è oggetto della seconda e della terza riflessione, dedicate alle «violenze urbane» e all «odio razziale»: se è vero che chiunque è potenzialmente autore di gesti violenti (essendo ormai superato il mito secondo il quale la violenza apparterebbe perlopiù ai soggetti affetti da disturbi mentali o sarebbeaddiritturailfruttodi predisposizioni biologiche) e che il nostro agire dipende dalla collocazione di noi stessi nel contesto nel quale viviamo e dalle relazioni che rispetto a tale contesto instauriamo, è altrettanto vero che i luoghi che abitiamo sono spesso inadatti ad accogliere le vite di ciascuno in una dimensione relazionale. Ma la configurazione degli spazi urbaniè a suavolta ilfrutto dipolitiche di cittadinanza incapaci di includere le moltitudini di «individui atomizzati» e di «gruppi disomogenei» che si trovano ad abitarli: «Rom, stranieri, homeless, sofferentipsichici, malatidi Aids, omosessuali, donne abbandonate, adolescenti angosciati, ma anche coppie giovani in cerca di un abitazione o lavoratori precari sono tutti esempi concreti, assai diversi tra loro e non sovrapponibili per statuto, di quelle fragilità che coabitano ammassate e confuse, e che si trovano a fronteggiare sentimenti di rabbia, disperazione e impotenza ed episodi di violenza». Un sentiero di lettura dedicato alle politiche sulla criminalità a partire dal volume di Adolfo Ceretti e Roberto Cornelli «Oltre la paura» (Feltrinelli) Così si crea una precarietà dei legami sociali per effetto della quale sguardi e gesti degli altri possono diventare minacciosi di per sé, e per effetto della quale ogni situazione può diventare conflittuale e distruttiva, anche senza esserlo in sé; e così si possono spiegare episodi come quello del taxista ucciso a Milano nell ottobre 2010 da due ragazzi per aver investito accidentalmente il cane della fidanzata di una di loro, o come le sommosse nelle banlieus parigine nel 2005, alle quali il governo francese aveva reagito introducendo una sospensione dei diritti costituzionali che l allora ministro dell interno Sarkozy aveva giustificato qualemisuranecessaria perpotenziare la lotta a giovani di periferia definiti racaille (feccia). Il multiculturalismo amplifica poi la potenziale distruttività prodotta dai vuoti relazionali e dalle conseguenti carenze identitarie: l altro diverso da noi ci minaccia a maggior ragione, mette in pericolo le nostre terre che invade, arriva a suscitarci non solo odio ma perfinodisgusto, e perquesto vorremmo non solo respingerlo ma addirittura eliminarlo. Perché la contaminazione «richiede atti di purificazione che igienizzino il mondo dalla sporcizia». I fatti di Rosarno del 2010 ne sono un esempio; come lo sono del resto, dal lato istituzionale, le politiche nazionali e locali di gestione dell immigrazione, in generale, o dei campi rom in particolare (e si pensi ai campi rom di Milano). La verità è che il razzismo, «ormai entrato nelle maglie di alcune amministrazioni, attenua il suo carattere aggressivo e violento, ma diventa più pervasivo. Discrimination with a Smile, o anche Racism without Racists, come scrive Eduardo Bonilla-Silva. Si tratta di quei comportamenti adottati da pubblici ufficiali o da privati cittadini che, direttamente o indirettamente, comportano una distinzione, esclusione, restrizioneo preferenza basata sulla "razza", il colore, l ascendenza o l origine nazionale o etnica, le convinzioni e le pratiche religiose, e che hanno lo scopo o l effetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento, il godimento o l esercizio, SCAFFALI La nuova edizione di «Fatti e norme» «La saggistica sul legame tra paura e «res pubblica» ha una lunga fila di titoli. Si potrebbe partire dal classico «Leviatano» di Thomas Hobbes per passare poi agli scritti di Michel Foucault sulla società disciplinare o a quelli di Gilles Deleuze sulla società di controllo. La paura è quindi lo sfondo usato per legittimare tanto il monopolio della decisione politica, quanto politiche sociali che, pastoralmente, intervengono per avviare processi di integrazione differenziata di gruppi sociali ritenuti «pericolosi». A questo proposito va segnalata la nuova edizione di «Fatti e Norme» di Jürgen Habermas (Laterza). In questo ponderoso saggio, la paura, viene affrontata all interno di un modello di risoluzione dei conflitti che il filosofo tedesco ha elaborato. L obiettivo è la ricerca di un consenso attorno a una griglia di norme che devono regolare la sfera pubblica. Da qui la necessità di avviare «politiche deliberative» che vedano la partecipazione non solo delle istituzione, ma anche della società civile organizzata. La paura diventa oggetto di politiche deliberative tese a disinnescare i suoi effetti potenzialmente destabilizzanti. UN PARTICOLARE DAL «GUERNICA» DI PABLO PICASSO Vite spezzate dall insicurezza in condizioni di parità, dei diritti umanie delle libertàfondamentali in campo politico, economico, sociale e culturale e in ogni altro settore della vita pubblica». La paura ormai occupa quindi la quotidianità delle società contemporanee, erodendone la vita comunitaria: le strade appaiono insicure, piene di ombre. Siamo spaventati, angosciati. Le nostre esistenze si incrociano con quelle dipersonediverseda noi, che non vorremmo neppure vedere. Vorremmo ordine e pulizia, e per questo invochiamo dallo Stato «istanze di controllocoercitivo, che si ritienesiano lepiù efficaci perristabilire l ordine sociale, sia attraverso la costruzione di spazi difendibili sia attraverso l espulsione dei soggetti indesiderati». A queste politiche di controllo sociale sono dedicate, sotto profili diversi, la quarta e la quinta riflessione: la quarta, sotto il profilo delle forme di controllo degli spazi urbani, apparentemente fisiologiche; la quinta sotto il profilo, invece patologico per definizione, del contenimento della devianza e della criminalità. Crediamo allora di poterci difendere dai pericoli della vita quotidiana «attraverso nuove forme di architettura urbana, segreganti ed escludenti», ed è il caso delle gated communities, ben rappresentate nel film messicano La zona del 2007, o attraverso l attribuzione agli organi di governo locale di poteri speciali; e crediamo analogamente di poter neutralizzare (o meglio, «incapacitare») i delinquenti semplicemente incarcerandoli e buttando via la chiave, spogliando il carcere di qualunque finalità rieducatrice e risocializzante (al netto delle quali il carcere rimane un luogo in cui si può e si deve solo sorvegliare e punire, secondo la denuncia risalente a Michel Foucault). Non stupisce, da questo punto di vista, che il carcere stia diventando oggi anche una «moderna espressione dell istituzione asilare»: scomparsi gli ospedali psichiatrici, rimane infatti il carcere il luogo deputatoa sottrarre alla vista non solo i delinquenti ma anche i soggetti affetti da disturbi mentali, a loro volta disturbanti rispetto alle esigenze di ordine e pulizia. Ma «la psichiatrizzazione del carcere», una volta pensato quest ultimo in chiave di pura e semplice «incapacitazione», «finisce inevitabilmente col saldarsi con un processo di patologizzazione dei comportamenti antisociali, cosicché dopo la permanenza in un carcere che non cura vengono rilasciati soggetti multiproblematici in territori incapaci di declinare politiche di prevenzione e di salute mentale». E qui si vede, in ultima analisi, che il circolo è vizioso. Una giustizia riparativa Di fronte a tutto ciò, e per interrompere il circolo, Ceretti e Cornelli offrono, da parte loro, una nuova declinazione della paura: da sentimento di esclusione a pietra fondante della costruzione di nuovi percorsi fondati sulla fratellanza, sulla reciprocità, sul reciproco riconoscimento di ogni altro come uguale a sé, fuori da logiche tanto utilitaristiche quanto puramente caritatevoli. «Che cosa può ridare fiato», infatti, «a un progetto di fraternità aperto e inclusivo, se non, paradossalmente, proprio il riconoscimento di una paura che ci accomuna tutti di rimanere soli ad affrontare i pericoli per la sicurezza (ambientale, economica, sociale, individuale)?». Si tratta insomma di immaginare società decenti e civili, che contengano cioè regole tali da impedire l umiliazione dei singoli e della loro dignità (vuoi da parte delle istituzioni, vuoi da parte di altre persone); e per costruire società simili occorre non solo riconoscere diritti e lottare per mantenerli, ma anche e soprattutto costituire le condizioni necessarie perché ciascuno possa costruirsi vite dignitose, realizzandolepropriecapacitàe potenzialità. È dunque un progetto politico democratico quello che offrono Ceretti e Cornelli, carico di implicazioni pure in campo penale; e di questo progetto indicano infine anche due esempi di pratiche già realizzate. La prima, di tipo sociale, è rappresentata dal Sistema nazionale di orchestre giovanili e infantili di Josè Antonio Abreu, che in Venezuela produce dal 1975 integrazione sociale attraverso la musica. La seconda, di natura specificamente penale, è rappresentata da quella forma di giustizia riparativa che va sotto il nome di mediazione «reo vittima», consistente in una «procedura in cui vittima e autore del reato possono, se loconsentono liberamente, partecipare attivamente alla risoluzione dei problemi che sorgono dalla commissione del reato attraverso l aiuto di una parte terza imparziale, il mediatore». Oltre la paura ha tutti i connotati di una di quelle «grandi narrazioni», di cui a buona ragione Ceretti e Cornelli lamentano l assenza nel discorso pubblico e politico.

11 SABATO 13 APRILE 2013 il manifesto pagina 11 CULTURA oltre tutto FATOU KEÏTA La scrittrice ivoriana Fatou Keïta sarà a Roma per il Festad'Africa Festival. Incontrerà il pubblico presso la libreria Griot (oggi, ore 17,30). Verranno letti alcuni estratti dal libro «Le petit garçon bleu»: racconto per ragazzi scritto nel 1994, ha avuto numerosi riconoscimenti e premi. La letteratura per l'infanzia rappresenta il principale campo di interesse per l autrice che ha pubblicato, tra gli altri, «Sinabani, la petite dernière» (Nei, 1998), «Le Coq qui ne voulait plus chanter» ( 99), «Le retour de la voleuse de sourires (1999); «Kyatou ses (1999) e «Le Père Noël du Boubou» (2000): quest'ultimo titolo è stato tradotto anche in spagnolo e catalano. Recentemente, ha pubblicato «Un arbre versare Lollie», albo per bambini su l Aids. Del 2011 è «La Petite Pièce de Monnaie» (2011). Alessandra Criconia «L e Artisti di strada, laboratori creativi, strade sopraelevate dismesse e trasformate in orti e passeggiate strade sono per danzare»: con questo slogan si è aperto a San Paolo del Brasile la seconda edizione del Festival BaixoCentro, una manifestazione autopromossa e autofinanziata di occupazione civile delle strade e delle piazze dell area centrale della città con oltrecinquecento eventi di musica e teatro, danze, installazioni e laboratori creativi che il movimento BaixoCentro una rete di attivisti e di associazioni culturali indipendenti che operano nella zona del centro paulista ha messo in scena per portare fuori di casa i paulistani e offrire loro un esperienza di vita urbana meno cupa e meno opprimente di quanto sia nella quotidianità di tutti i giorni. Chi conosce San Paolo sa infatti che il centro città non è il luogo dei bistrot e dei café frequentato da intellettuali e bourgeois-bohèmes come a Parigi o nelle capitali europee; al contrario i quartieri del centro, Santa Cecília, Vila Buarque, Campos Elísios, Barra Funda, Luz, sono tra i più malridotti e disgraziati della città, luoghi del degrado e dell emarginazione, soffocati dal traffico e ipercontrollati da telecamere e guardia civil che dopo le nove di sera diventano territorio off limits. Eppure in questi barrios della «periferia in centro» pulsa l anima della città: dietro la fatiscenza e le polveri dell inquinamento si intravedono eleganti edifici in stile coloniale e modernista che lasciano trasparire una bellezza d altri tempi; ci si imbatte nelle pareti e nei muri rivestiti dai graffiti dei pixações, gli artisti funambolichenella nottesi arrampicanosulle facciate dei palazzi abbandonati per disegnare le loro meravigliose opere d arte; si attraversano piazze coloniali con enormi piante tropicali che seppur malandate danno l idea di trovarsi in giardini botanici pubblici. In questa «periferia in centro» si trova quella stratificazione urbana che per quanto non sia antica e di profondità, è pur sempre una stratificazione di memorie e identità che meriterebbero di essere riscoperte e valorizzate. Ma in una città relativamente giovane, cresciuta rapidamente e oltremisura, senza regole e senza cognizione della storia e dei tempi storici (qui tutto comincia a metà Cinquecento con l arrivo dei gesuiti), il patrimonio è un concetto astratto e la riqualificazione non è intesa come riabilitazione urbana ma come rimozione e sostituzione di quanto è scassato, non però nel nobile senso benjaminiano di uno sprigionamento di energie distruttive per costruire un mondo migliore sulle ceneri del vecchio. Nella dura realtà paulista è il mercato a dettare le regole e non meraviglia che la speculazione edilizia abbia messo gli occhi sui quartieri della città delle crepe per far fruttare i suoi interessi: diversi palazzi storici sono stati buttati giù o scarnificati per realizzare torri di uffici e appartamenti duplex o triplex che non solo sono parecchio bruttini, ma sono anche inaccessibili alle tasche dell abitante medio del centro di San Paolo che guadagna un terzo del costo di queste nuove case. Ma per accorgersi di tutto ciò e tentare di rimediare agli inganni delmercato c è molto dacambiare, prima di tutto la cultura dell abitare e la percezione dei luoghi. È con queste intenzioni che gli attivisti del movimento BaixoCentro hanno lanciato la sfida «occupy»: per ribaltare il punto di vista e promuovere «una utopia possibile, fatta per le persone e dalle persone» in contrasto con una condizione urbana vissuta come destino immodificabile. Per una decina di giorni il festival e i tanti eventi che quotidianamente sono in cartellone (basta visitare il sito per farsi un idea) costituiscono motivoper uscire di casa e camminare per le strade e le piazze di Cracolândia, senza la paura e l indifferenza che caratterizza la vita della megalopoli, scoprendo quanto è bello lo spazio pubblico. Luogo prescelto per dare inizio a PALAZZO DUCALE I giorni della «Storia in piazza» A Palazzo Ducale di Genova avrà luogo dal 18 al 21 aprile, la manifestazione «La Storia in Piazza» e in contemporanea, la preview della mostra «Geishe e samurai. Esotismo e fotografia nel Giappone dell Ottocento». Per la quarta edizione di «La Storia in Piazza» si è scelto di indagare l idea che l identità maschile e quella femminile siano in gran parte il risultato di costruzioni culturali, a cui corrispondono di volta in volta ruoli e stereotipi diversi, mutevoli nel tempo. Per alcuni giorni storici, filosofi, antropologi, letterati e alcuni dei protagonisti della rivoluzione sessuale degli ultimi quarant anni cercheranno di esaminare i rapporti tra i sessi e la costruzione delle identità sessuali in un ampio arco temporale e geografico. Fra i relatori, Germaine Greer, David Sassoon, Luce Irigaray, Tamara Pitch. Parleranno di storia della famiglia e del diritto, ma anche di storia della società e della politica: da come è cambiato il matrimonio nelle varie epoche alle lotte per l emancipazione femminile, dal controllo delle nascite al sessismo, dai movimenti sociali del Novecento alle nuove icone create dai mass media. Il fascino della geisha e del samurai invece è il tema della rassegna - dal 18 aprile al 25 agosto - sempre a Palazzo Ducale. Centoventicinque le stampe originali realizzate dai fotografi giapponesi ed europei, agli albori della storia di quest arte, fra il 1860 e i primissimi anni del Novecento. L'esposizione è realizzata in collaborazione con il Museo delle culture di Lugano che conserva un archivio composto da oltre cinquemila fotografie all albumina colorate a mano, per metà circa contenute all'interno di oltre 90 coevi album-souvenir racchiusi da coperte decorate da maestri dell'arte giapponese della lacca. METROPOLI Il festival BaixoCentro di san Paolo in Brasile si riapropria del Minhocão con un parco Una utopia urbanistica lancia l onda «Occupy» SCAFFALE «Crepe nella realtà», tre racconti fantascientifici di Mario Gazzola Quegli zombie da reality show UNA STRADA «DISEGNATA» DURANTE IL FESTIVAL Alberto Giovanni Biuso I l futuro che compare nella narrativa di Mario Gazzola è sempre tanto indeterminato quanto vicino a noi sino all inquietudine. Lo è anche in Crepe nella realtà. 3 racconti ai confini dell (umana)mente (Alea ebooks, Milano 2012, pp. 59). Nel primo racconto Arianna è una sorta di Molly Bloom che narra a se stessa quanto le accade. Eventi dislocati in spazi e tempi incompatibili, il cui unico elemento di continuità è una formula, G25, che si ripete ossessiva in «rizomi di visione» pronti a trasformare realtà, memorie, paure, donne, desideri, automobili in un flusso incomprensibile. In questo fluire senza ordine e senza senso, Arianna sente «il lamento di tutte le creature morenti» e nel suo delirio senza stop parla anche di «crisi dei valori». Quei valori che ritornano continuamente in Voto segreto, un racconto costruito sull andata/ritorno spaziotemporale di una qualunque signora giovane, intelligente e progressista da un seggio elettorale nel quale si apre - letteralmente - una crepa che trasforma un evento banale nell incubo accelerato che la conduce dentro le nefaste conseguenze individuali e sociali del voto. Conseguenze talmente angoscianti che, tornata a ritroso nella cabina elettorale, la signora decide di votare per il partito più conservatore, autoritario, razzista. «Decide»? Nella realtà pensata da Gazzola il libero arbitrio è un illusione ormai sprofondata nella potenza del virtuale, della Rete, della connessione senza fine. Lo si vede in maniera plastica e funesta nel primo - il più lungo e più efficace - dei tre racconti: Situation Tragedy. Gli umani abitano nelle insulae: enormi agglomerati di stanze, corridoi, scale, dalle quali nessuno esce. Fuori, infatti, c è il niente, una nebbia fitta e totale. Walter e Angela sono una coppia che noi definiremmo vecchia - MARIKO MORI «LINK OF THE MOON» ultraottentenni - ma che le tecnologie ibridative fanno apparire ancora come accettabilmente giovane. Loro e tutti gli altri condominivivono in unperenne reality show. Ciascuno degli abitanti, infatti, può scegliere su quale appartamento sintonizzare i propri televisori. Il destino di ciascuno - il successo o il fallimento, l esistere ancora o il diventare comparse nei reality altrui - dipende dall audience che si riesce a raccogliere. Una vita siffatta non può che essere ansiogena, angosciante, violenta, orribile, finta. Sono questi, esattamente, i caratteri del racconto. «Non c è effetto questa rivoluzione copernicana è il Minhocão, la sopraelevata Costa e Silva che i paulistani preferiscono chiamare con il nome del tarlo della foresta amazzonica invece che con quello di uno dei generali della dittatura, il quale costituisce il boulevard e l asse principale del festival. Lungo 3 chilometri e mezzo e sollevato di 3 metri e mezzo rispetto alla quota della città, il Minhocão è il simbolo dell autoritarismo e della crudeltà urbana: la sopraelevata fu concepita e costruita negli anni della dittatura militare dagli allora sindaci della città José Vicente Faria Lima e Paulo Maluf per dare una soluzione ai problemi di traffico e di circolazione che a San Paolo erano divenuti insostenibili già negli anni sessanta, senza però tenere in alcun conto il contesto delle case circostanti: è così che il Minhocão ha tagliato in due il quartiere di Santa Cecilia passando a soli 5 metri dalle finestre dei fabbricati posti ai due lati! Come spessoaccade però, il tempo hamodificato la percezione del Grande Verme e oggi il contestato mostro urbano è diventato un «oggetto amico», grazie anche al divieto di transito notturno e alla chiusura del fine settimana che hanno permesso agli abitanti di riappropriarsene. Ogni venerdì sera una volta chiuso al traffico automobilistico, il Minhocão comincia la sua seconda vita: escono allo scoperto gli artisti di strada, i pixações i venditori ambulanti di acqua gelata e cocco e per tutto il weekend il viadotto diventa una piazza e un balcone urbano accessibile e aperto a chiunque. A partire dagli usi informali del mostro, il movimento BaixaCentro ha pensato insieme a dei collettivi di artisti e architetti di lanciare la proposta del Parco Minhocão, un parco urbano dei divertimenti di cui è stato presentato un «estratto» durante il festival: secchiate di colore gettate sull asfalto, strati di erba artificiale, vecchi pneumatici dei camion adattati a sedute, teli appesi alle travi e piscine gonfiabili sono serviti ad allestire uno spazio comune dove per tutta la durata del festival è possibile recarsi per fare un picnic, nuotare, giocare a calcio, vedere un film, dondolare appesi alle travi in cemento o anche semplicemente per incontrarsi. Sulla falsa riga di quanto è già avvenuto a New York con la High Line e a Parigi con la Promenade Plantée dove vecchie strade ferrate e sopraelevate dismesse sono state trasformate in passeggiate, giardini, orti urbani e piste ciclabili invece di essere abbattute, il movimento BaixaCentro ha voluto lanciare un opa a favore della riabilitazione del Minhocão per restituire alla cittadinanza un diritto alla città e mostrare che la rigenerazione urbana non è un imposizione dall alto, ma un processo condiviso fatto insieme alle persone e agli abitanti. Nella testa dei suoi ideatori, il Parco Minhocão dovrebbe infatti essere un laboratorio delle idee e della creatività da costruirsi interamente con materiali e oggetti riciclatie inmodocollettivo insiemeai cittadini e soprattutto insieme agli studenti e ai bambini delle scuole della zona per riprendersi, civilmente, un luogo e uno spazio che gli interessi economici e speculativi, ancora una volta in maniera autoritaria, vorrebbero destinare alla demolizione. Il Minhocão diventerebbe così, il primo caso di parco Dieci giorni di iniziative per modificare una situazione urbana vissuta come destino e creare spazi pubblici urbano a «chilometro zero», autocostruito e autogestito, riproducibile in altri contesti e in altre situazioni urbane senza diritti di copyright. Ecco perché la vera novità del progetto Parco Minhocão (per ora solo una proposta) è il suo manuale di istruzioni, un volumetto illustrato da rendere disponibile su internet per spiegare i criteri e i metodi di assemblaggio del parco e delle sue costruzioni (pensiline, gazebi, chioschi, pavimentazioni, giochi, panchine, aree di sosta, installazioni espositive) e consentire ad altri nel mondo di copiarlo e costruirlo. Perfortuna, ilfestival nonsi limita alla stimolante proposta di un parco urbano auto da sé; la straordinaria partecipazione della gente agli eventi del festival dimostrano che il cambiamento è possibile e che una umanizzazione dell urbanistica è un utopia realizzabile. Basta mettere in atto le strategie e gli strumenti giusti. amplificazione, i notiziari non ti riprendonose litighicontuamoglie. Se ti rapiscono il figlio piccolo, se dai fuoco al vicino pakistano o violenti tua nipote, è diverso. Ti raccontano, ti discutono, t interpretano». Quando Walter e Angela cominciano a nutrire dei dubbi su tutto questo, sulla fine reale che fanno coloro che non riescono più ad attirare spettatoriperilproprio reality, èl inizio della loro decadenza, è l introdursi in una «litania del nulla» tanto virtuale quanto sanguinosa. Unnulla interrottodatelegiornali che danno lacerti di notizie sempre uguali e da una martellante, istupidente, mortale pubblicità. Walter una volta era stato un brillante presentatore televisivo e del proprio pubblico diceva: «I nostri zombi si bevono di tutto, purché sia potabile senza sforzo». Questo non è il futuro. Questo è l oggi. Quando scopre con orrore che il «suo pubblico» è davveroformato daossa incartapecorite e con le orbite vuote, l assistente di studio gli dice: «La televisione mica si fa per i vivi, no?» (Ivi). No, la televisione non si fa per i vivi. Si fa per coloro che non riescono più a pensare da sé, a orientarsi con la propria coscienza in quella «architettura di Escher» che tra corridoi di palinsestielabirinti scintillantirende solitaria e insensata l esistenza del mutante televisivo.

12 pagina 12 il manifesto SABATO 13 APRILE 2013 A teatro VISIONI Eugenio Allegri, sul palco la Storia d Italia tra Moro e il compromesso storico; «Da Krapp a Senza parole», prontuario beckettiano; «Duetto», trasmigrazioni danzate Berlinguer ti voglio bene Gianfranco Capitta SASSARI P eccato davvero che lo spettacolo abbia appena concluso, per questa stagione, la sua tournée, sarebbe tornato utile per il pubblico averlo come punto di sponda per qualche personale considerazione, durante la tracimazione in corso del politichese ad usum mediorum dalle tv, dai giornali e dai palazzi nobili delle istituzioni. Lo spettacolodel Teatro dell Archivoltoè dedicato infattifin dal titolo a Berlinguer. I pensieri lunghi, inusuale proposizione sulle scene di un personaggio, delle sue idee e delle sue parole, che risuonano oggi ancora forti, capaci di uscire dalla stretta sfera politica e scuotere le coscienze, anche di chinon siastatoschieratoconlui lungo i quarant anni della sua vita pubblica. Fino a quella che fu la sua ultima elaborazione, che non a caso proprio in questi giorni è stata rilanciata dal presidente Napolitano, il «governo delle larghe intese», che il segretario del partito comunista chiamava «compromesso storico», dopo che Moro aveva G. Cap. ROMA G lauco GLAUCO MAURI E ROBERTO STURNO Doppia prova d attore tra lampi di Beckett Lo spettacolo traccia un ritratto molto personale, fuori dalle gabbie critiche del drammaturgo Mauri è uno dei massimi esponenti della tradizione attoriale italiana. Ed è altrettanto vero che fu il primo, parecchi decenni fa, a scavare nei testi di Beckett che allora appena apparivano tradotti da noi grazie a Fruttero e Lucentini. Ora Mauri, da sempre inquieto ricercatore di nuova linfa drammaturgica per il palcoscenico, arriva a cucire insieme suggestioni e testi diversi del grande irlandese, facendone il percorso di una serata da attraversare con Roberto Sturno, suo abituale compagno di scena. Da Krapp a Senza parole (ancora fino a domenica al Piccolo Eliseo) diventa quindi non solo omaggio e silloge, ma quasi un prontuario beckettiano, utile per introdurre allo scrittore le nuove generazioni che non lo studiano a scuola come fosse ancora troppo moderno, e il ritratto globale e affettuoso di una scrittura che pur ha cambiato il teatro, almeno da cinquant anni. E non solo nel linguaggio, ma anche nel pensiero e nel racconto dell umanità, colta mentre discende verso le proprie discariche coscienziali, eppur materiali e concretissime. Con uso intelligente e divertito di sipario e scritte, lo spettacolo scorre scanditoda Il prologo, seguito poida Respiro, Improvviso dell Ohio, Atto senza parole, L ultimo nastro di Krapp. Un vero viaggio, attraverso testi di spirito e datazione diversi, che nell insieme è un ritratto veritiero e attendibile della grandezza dello scrittore. Con citazioni classiche quanto doverose, come i bidoni in cui i due attori sono immersi all inizio, e che subito evocano Finale di Partita ma anche Aspettando Godot e magari Giorni Felici. Rimescolando anzi i lampi di Beckett, con appena qualche didascalia d indirizzo, il ritratto si fa più completo e complesso, senza i confini immediati della conclusione di un titolo, ma piuttosto liberando la sua scrittura dalle gabbie definitorie che fin dall inizio rassicuravano la critica rispetto alla sua «stranezza»: da quella originaria di «teatro dell assurdo» alla pretesa «disperazione» da catastrofe postatomica. Beckett è tutto questo ma anche molto altro, e Mauri ne dà una sua personale e affascinante versione. Così dopo pezzi di vera bravura d attore (anche da parte di Sturno che ci guida in un denso Atto senza parole), l attore e regista fa scorrere L ultimo nastro di Krapp. È una versione molto personale, indossata e vissuta come una propria veste da parte di Mauri, che costruisce soddisfazioni e intemperanze, rimpianti e evocazioni come una vera «serata d onore». Pinter, pochi mesi prima di morire, usò quel testo come apparizione testamentaria, tragica ed assoluta, densa di non-detti su cui le parole e le sue classiche pause acquisivano uno spessore inquietante e definitivo. Mauri, che pure si misura con la sua voce di tanti anni fa, ne fa una personale conquista di un mondo, nei suoi incubi e nel sapore dolce delle banane golosamente ingurgitate. Più che una biografia del segretario del Pci, lo spettacolo dell Archivolto diviene racconto degli anni 60 e 70, e di una pratica politica lontana anni luce dall oggi elaborato la geometria poco euclidea delle «convergenze parallele». Berlinguer costituisce il filo d acciaio della narrazione che Eugenio Allegriconduceda solo (testoe regiasono di Giorgio Gallione), in abito grigio, in un palco spoglio che si anima solo grazie alle belle immagini montate in video da Francesco Frongia. Il racconto comincia proprio nel 1944, e proprio a Sassari, doveilgiovanissimo rampollo di borghesia agraria capeggia i moti del pane, in una città martoriata oltre che dalla coda violenta del fascismo, dalle bombe inglesi. È il suo debutto nella politica, che lo porterà rapidamente ai vertici nazionali dei giovani comunisti, e quindialleesperienzeinternazionali che gli faranno conoscere grandezze ed orrori di Mosca e di Stalin. Per la cui morte piange nel 53, salvo poi entrare in crisi nel 56 sentendo quanto viene riferito al ventesimo congresso. Attingendo ai suoi scritti pubblici e privati, lo spettacolo illustra la sua maturazione austera e il suo sviluppato senso critico, come quando affermerà un famoso «odio gli indifferenti». Ma non si creda che si tratti «solo» dellasua biografia, che semmaiun limite dello spettacolo è proprio l enormità dell arco temporale percorso: non solo quei quarant anni di Berlinguer, ma quasi una storia d Italia vera e propria. Con tutte le sue implicazioni internazionali per di più. E in quel contesto ogni tanto lo zoom narrativo fa luce su Enrico Berlinguer: la storia di quel periodo, si sa, è molto densa, in particolare in quei decenni sessanta e settanta che parevano ribaltare l universomondoe finironoperstabilire nuovi e più ferrei rapporti di classe. Dal palcoscenico ogni tanto giunge un brivido, ma le sferzate vere sono I treni per Reggio Calabria di Giovanna Marini sull odissea sindacale verso il sud dei boia chi molla, e la malinconia degli Inti Illimani che accompagna la morte di Allende per mano del golpe di Pinochet. Il 72 e il 73 risultano così gli anni più risolti nella drammaturgia del nostro paese, anche se via via non mancano immagini e parole di altre presenze illustri, da Italo Calvino allo stesso Allende, da Saramago a Gramsci a Pasolini. C è quasi pudore a raccontare i drammi consumatisi nelle scatole sovietiche delle Botteghe Oscure (la radiazione del manifesto è appena sfumata), e il non detto sugli scontri anche aspri che vi si consumarono, porta il pudore sull orlo dell agiografia. Resta il piacere il ripercorrere temi che ormai paiono lontanissimi, cometutto il dibattitosull eurocomunismo ad esempio, che parve allora capitale e decisivo per l Europa futura, inghiottito oggi dalla caduta dei Muri, e non solo. Ma certo sul confronto con Moro, e la vicenda del massacro di questi, restano ancora molte vaghezze politiche, che forse necessariamente sulla scena restano ombre teatrali, da cui emergono al massimo l umanità morotea e la rigida dirittura morale di Berlinguer.Poi, c è solo quasi la tragedia del suo malore sulla piazza di Padova, la morte, i funerali. Si potrebbe pensare a un sequel, incentrandolo magari, sempre a partire da Berlinguer, su parole chiave come austerità,ocultura, a cui si appellò tra gli ultimi. Sono solo osservazioni, che nulla tolgono al valore dello spettacolo, e che nascono anche dall avervi assistito in un luogo privilegiato, la sua Sassari. Nel nuovissimo teatro comunale, gigantesco, quasi fuori scala rispetto ai teatri che si costruiscono oggi (e forse con qualche sospetto difettuccio di acustica e planimetria) la sala non era esaurita, ma agguerrita e desiderosa di partecipare. Tutti (a parte i giovanissimi) parlavano molto informati del loro Berlinguer, della famiglia borghese imparentata con i Segni e i Cossiga, ma soprattutto del ricordo e della «nostalgia» che ha lasciato in molti di loro, con la sua idea e la sua pratica della politica. Una bella esperienza, davvero lontana anni luce dal pollaio a cristalli liquidi che oggi ci appitona. Opera/IL CAPOLAVORO DI SAINT-SAENS TORNA A ROMA Se a Dalila piace il bondage, rosso corallo, poco sensuale Andrea Penna P uò sembrare sorprendente, ma Samsonet Dalila disaint Saensera assente dai cartelloni dall Opera di Roma da esattamente cinquant anni, e anche per questo l occasione di una nuova produzione nella capitale non andava mancata. La scelta del collettivo della Fura dels Baus, con la costola destra Carlus Padrissa, con Zamira Pasceri e Jaume Grau, a occuparsi della regia (AlexOllèinvece ha appena firmato a Lione un magnifico «doublebill» Dallapiccola-Schoenberg) sembrava stimolante sulla carta, ma lo spettacolo è riuscito a mantenere le promesse soltanto in parte. Le grandi scene corali del primo atto erano risolte con effetti di movimento e luci di notevole impatto, ma il baccanale finale cadeva per totale assenza del clima di sensualità decadente intrinseco alla musica, che dovrebbe essere percepito indipendentemente dall ambientazione o chiave di lettura scelta. Invece i lunghi rituali sadici di «bondage» e «dog training», con sacrificio umano finale, risultavano macchinosi e prolissi mentre era più centrata l idea di tramutare i giganteschi fiori danzanti della seduzione di Dalila nelle colonne del tempio. Suggestivolo spandersi di rossi ramages-sinapsi dal sanguigno disegno di corallo, che facevano da sfondo alla scena dellaseduzione delsecondo atto, macolpiva anche l infelice tenuta «beefcake» di Sansone, una specie di massiccio turista rasta in pantaloncini da bagno ( Chu Uroz La regia della Fura dels Baus, alterna sorprese a soluzioni prolisse, con un Sansone che somiglia a un turista rasta. Dirige l orchestra Charles Dutoit firmava i costumi ). Nel complesso i diversi piani visivi dello spettacolo, con proiezioni, movimentiscenicidi coroe mimisovrappostie intrecciati alle azioni dei protagonisti, garantivano un immediata sorpresa e efficacia visiva, ma a lungo andare apparivano disomogenei e ingeneravano un effetto di distrazione. Charles Dutoit, frequentatore sporadico delle scene operistiche, ha offerto una letturadi tagliomolto solenne, manon ha sacrificato la ricchezza di colori della partitura, così difficile da rendere per la sua natura doppia di oratorio e opera drammatica, e per il raffinato incrocio tra grandeur operistica francese e rilettura della tradizione oratoriale settecentesca. I tempi ampi del direttore non preoccupano Olga Borodina, che, tolto qualche eccesso nei gravi e la solitadizione francese «personale» (poisson e poison hanno significati molto diversi!), è una Dalila di prim ordine, praticamente senza confronti oggi. Ben in parte il Sacerdote di Dagon di Elichin Azizov e l Abimelech di Mikhail Korobeinikov, come gli altri ruoli di fianco, mentre la vocalità insolitamente chiara di Aleksandrs Antonenko supera i molti ostacoli della partitura con musicalità e dizione ottime, tratteggiando un Samson meno macho, ma proprio per questo perfettamente plausibile, specie nel terzo atto. Positiva la prova dell orchestra, assai più alterno il coro. Teatro non esaurito ma buon successo, nonostante qualche vivace contestazione allo spettacolo a fine serata. Sabato ultima recita.

13 SABATO 13 APRILE 2013 il manifesto pagina 13 VISIONI FOREST WHITAKER È il protagonista insieme a Orlando Bloom di «Zulu», il film del regista francese Jérôme Salle che chiuderà il 26 maggio il Festival di Cannes. Lo hanno annunciato ieri gli organizzatori che sveleranno la selezione completa il 18 aprile. «Zulu, tratto dal romanzo di Caryl Férey, si ambientata a Cape Town, nel Sudafrica di razzismo e violenza dell apartheid. Due poliziotti (Bloom e Whitaker) vengono coinvolti in un inchiesta mozzafiato. Nell 88, Whitaker aveva vinto a Cannes il premio alla migliore interpretazione maschile per «Bird», capolavoro di Eastwood. Le 66o Festival di Cannes si aprirà il 15 maggio con la proiezione di «The Great Gatsby», megaproduzione firmata Baz Luhrmann, star Leonardo DiCaprio. Presidente della giuria del 2013 è Steven Spielberg, mentre la madrina della cerimonia di apertura e di chiusura sarà l attrice francese Audrey Tautou («Il favoloso mondo di Amélie», «Coco avant Chanel - L amore prima del mito»). EUGENIO ALLEGRI IN «BERLINGUER. I PENSIERI LUNGHI»/FOTO DI BEPI CAROLI «DUETTO»/FOTO DI MARCO CASELLI NIRMAL INCONTRI Il regista al Festival europeo di Lecce Aki Kaurismaki, lezioni di cinema e di comunismo FRANCIA Il direttore dello stabile ricorre contro Filippetti Il direttore del Centre dramatique national (Centro di drammaturgia nazionale) di Montpellier, Jean-Marie Besset, ha dichiarato di voler ricorrere al Consiglio di Stato per contestare il mancato rinnovo della sua nomina, una decisione che, a suo avviso «non è motivata e soprattutto non rispetta le procedure». Il ministro della cultura francese, Aurélie Filippetti, nella lettera inviata a Besset, ha sottolineato il bilancio aritistico «modesto» e l assenza di un ruolo da protagonista del teatro nella vita culturale della città. «Si tratta di una punizione, sono vittima di un regolamento di conti tra Aurélie Filippetti e il suo predecessore» ha replicato Besset, nominato dal precedente ministro del governo Sarkozy, Frédéric Mitterrand. Una decisione che aveva suscitato accese proteste di gran parte del mondo del teatro pubblico. S cordatevi Philippe Leroy e la placida ricostruzione storica del genio toscano diretta nel 1971 da Renato Castellani. Il nuovo anzi il giovane - qui vi si narrano le gesta intorno ai 25 anni - Leonardo da Vinci non si limita a progettare, costruire, dipingere e sorprendere il mondo, ma sfida a duello, cospira e non disdegna le grazie di madonna Lucrezia. E non potrebbe essere altrimenti, perché Da Vinci's Demons (ieri la prima puntata in America, in Italia dal 22 aprile su Fox alle perotto settimane), è una produzione griffata Starz, il canale americano specializzato in feuilleton e peplum (Spartacus èillo- ro fiore all'occhiello), meglio se rimpolpati con un plot fitto di intrighi, sangue e sesso. Leonardo giovane è Tom Riley (Monroe e Lost in Austen), bicipiti scolpiti, petto glabro Francesca Pedroni BOTTICINO (BS) R idare La cosa si fa serial visibilità alla memoria in un confronto vitale sulla creatività, con artisti che hanno segnato trent anni Leonardo Da Vinci, tutto cappa e spada Stefano Crippa DANZA «RIC.CI», frammenti di anni 80 al presente Corpi da sciamani in bella evidenza nella bottega del Verrocchio, che scalpita per entrare nella corte dei Medici. Da Vinci's Demons si muove tra una Firenze livida e cupa, il Vaticano con a capo il corrotto Papa Sisto IV (James Faulkner), e la corte di Milano dove quasi subito il Duca Sforza viene assassinato. É lo scontro epico fra bene e male, ragione e sovrannaturale dove, magari con qualche licenza storica di troppo gli aspetti della complessa personalità di Leonardo - la nascita illegittima, la solitudine, la misantropia, la bisessualità che timidamente fa capolino nel primo episodio, il rapporto edipico con la misteriosa madre - vengono squadernati nei 60 minuti del pilot. Se il nuovo Leonardo sembra spesso un supereroe, non sorprendetevi. Perché dietro la serie c'è David S. Goyer, ovvero lo sceneggiatore della trilogia di Batman Il cavaliere oscuro e dell'imminente Superman- Men of steel, che mette subito le mani avanti: «Diciamo che abbiamo giocato, non lo chiamerei una serie storica. Piuttosto una storia di fantasia...». Girata in Galles, con l'aiuto di molto computer grafica, potrebbe avere nell'ipotesi di più stagioni televisive altre location di ripresa fra queste la Turchia. stefanocrippa@ilmanifesto.it fa la nascita della coreografia d autore italiana e alcuni dei migliori nostri danzatori di ultima generazione. È RIC.CI, ovvero «Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni 80», lungimirante progetto in formidabile crescita, ideato e curato dal critico Marinella Guatterini. Ne parlammo un anno fa in occasione del debutto al Comunale di Ferrara della rinascita di Calore, un pezzo di ribollente energia giovanile firmato nel 1982 da Enzo Cosimi. Ci eravamo persi nel 2011 il debutto a Torinodanza del primo titolo del progetto, Duetto, anno di nascita 1989, coreografia firmata in tandem da Virgilio Sieni e Alessandro Certini, che ne erano anche gli interpreti, sottotitolo L importanza della trasmigrazione degli ultimi sciamani, un lavoro abitato da una foga guerriera e rituale, da consumarsi goccia dopo goccia nella relazione piena di fuoco della coppia. Lo vedemmo tanti anni fa al Verdi di Milano con i due danzatori/autori originari, lo abbiamo rivisto adesso con i saettanti Riccardo Olivier (coinvolto anche in Calore) e Mattia Agatiello, entrambi danzatori di una delle più interessanti giovani compagnie italiane che operano sul contemporaneo, la milanese Fattoria Vittadini. A presentarlo è la Fondazione Teatro Grande di Brescia, tra i coproduttori di RIC. CI, che ha sostenuto al teatro Centro Lucia di Botticino (nei pressi di Brescia) «Grande al Cubo» - prima edizione della nuova e seguitissima rassegna della danza italiana nella quale con Duetto sono andati in scena Caloree l ultimonatodiric.ci, LaBoule de neige, autore Fabrizio Monteverde. Creato nel 1985, La Boule de neige, a Botticino dopo il debutto a Urbino con il circuito AMAT, è un quartetto dalla meravigliosa ambiguità sentimentale intessuta in una danza dal respiro rapinoso. Lo ballano oggi Da Monteverde a Cosimi, il progetto ritrova gli autori protagonisti della coreografia italiana. Un passaggio di memoria a nuovi interpreti quattro giovanissimi danzatori del Balletto di Toscana Junior, compagnia, formata da ragazzi di graffiante preparazione tecnica e percettiva, diretta dalla tenace Cristina Bozzolini. La boule de neige si ispira a Les Enfants Terribles di Cocteau, protagonisti due ragazzi e due ragazze dalle relazioni inquiete, consumate in una stanza tra due letti. Problemi di droga per il personaggio principale, che ai tempi era danzato dallo stesso Monteverde, interpretato oggi con consapevolezza stupefacente da Mirko De Campi, anni 17: insieme ai suoi altrettanto bravi compagni, Claudia Manto, LucaCesa, Alessandra Berti, ci porta dentro un contesto di crisid identità, displeen e di rivalse, gelosie e passioni. Monteverde ha ricostruito il pezzo iniettando nel lavoro un energia più danzata di un tempo, perché il bello di RIC.CI è anche capire cosa succede quando un coreografo rimonta un lavoro nato trent anni prima, cosa mette di quel se stesso di allora e del se stesso di oggi e cosa significa l incontro con danzatori che, nel caso della rinata Boule, sono degli adolescenti. Per consegnare a chi legge il senso del progetto, rubiamo le parole dal sottotitolo messo da Sieni e Certini al loro Duetto: «La trasmigrazione degli ultimi sciamani», perché di trasmigrazione di parla, di un passaggio da menti e corpi di autori che negli anni si sono trasformati a corpi e menti di danzatori di oggi che rileggono, reinterpretano, fanno loro un segno, una visione. In Duetto le parti di Sieni e Certini rinascono con Olivier e Agatiello, ma anche si invertono a metà dello spettacolo: perché questi meravigliosi nuovi guerrieri contemporanei, che danzano in abiti dorati tra archi e pietre e canoe scese dall alto, fanno loro il tempo passato che riesplode in una nuova attualità. È per il pubblico sperimentare un flusso di sensazioni personale tra passato e presente in cui ogni spettatore ha un esperienza diversa legata alla propria età, all esserci o non esserci stato in quei famosi anni Ottanta. Di imminente debutto è la quarta tappa del progetto: Terramara di Abbondanza e Bertoni, al Toniolo di Mestre l 11 maggio. Per gli altri titoli, Boule e Calore sono a Fabbrica Europa tra il 30 aprile e il 4 maggio, insieme a Duetto, a Ravenna Festival dal 6 all 8 giugno. Calore è anche in maggio al teatro La Soffitta di Bologna il 7 e 8 e il 10 al Rossini di Pesaro. Silvana Silvestri LECCE I ncontro con Aki Kaurismaki a cura del sindacato nazionale critici cinematografici (Sncci) al Festival del cinema europeo di Lecce (8-13 aprile) che quest anno gli ha dedicato la personale, con sale affollatissime di fans. Diverte in modo paradossale ilpubblicocon lesuebattute e qualche inaspettata performance, ma affrontanel convegno temi teorici con grande serietà, introdotto da MassimoCausochehacuratola personale e da Bruno Torri che mette in evidenza la complessa denuncia del capitalismo dei suoi film (e del resto: «conosco il manifesto, ci dice, sono sempre stato comunista»). «Fin dalla nascita ho odiato la violenza in tutte le sue forme, specialmente quella economica. Nei miei film ho messo in scena la violenza in modo che non sia divertente da guardare, che non sia ingiustificata, perché viviamo in un mondo dove i conflitti che non riusciamo a risolvere li risolviamo con la violenza. Le donne si preoccupano di far crescere il grano per mettere qualcosa in tavola e gli uomini danno una mano, se riescono a uscire dal bar. L uomo è un aggeggio divertente, ma il mondo girerebbe meglio senza di lui che ogni tantoinciampa in qualcheguerra. La memoria dell uomo è molto corta e Napoleone è considerato una specie di eroe che ha ucciso cinque milioni di persone per mettersi una medaglia alcollo. E qui si entra al cuore del problema, vedere qual è la differenza tra Napoleone e Putin». Ladignità, lamoralitàdeisuoi personaggi anche di fronte a situazioni senza via d uscita (Miracolo a Le Havre) è l elemento che lo avvicina di più al pubblico: «Vivere senza morale è impossibile, dice. Come è impossibile vivere senza humour». Una «La tecnologia non è importante. Io sono un figlio della luce, il digitale è senza magia» sensazione nata fin dai tempi in cui si sentiva «come una foglia caduta nel bosco nel tardo autunno». Il film più importante che abbia mai visto, è Au hasard Balthazar di Bresson un autore a cui lo avvicinano tanti elementi: «È quasi impossibile guardarlo perché non dà nessuna speranza all umanità, ma come si fa a non amare l uomo, così buffo e strano? E da qui possiamo passare allo strato inferiore dell umanità, alla sorgente di tutte le disgrazie che Bresson ha messo in scena inquesto film». La sua posizione è realista, (non pessimista, sottolinea): «Se ci fossimo dati da fare alla fine degli anni 70 il mondo sarebbe diverso. Ascoltiamo Pasolini e smettiamo di consumare. Quindi cominciamo da oggi a fare la rivoluzione». E aggiunge nel suo andamento paradossalema nontroppo: «e la controrivoluzione da domani». Non è neanche a favore del cinema digitale: «La tecnologia non ha grande importanza. Perme che sono figlio dellaluce ilcinema è il punto a metà strada tra l obiettivo e lo sguardo dell attore, tutto il resto non ha significato, non miimportacomeè vestito. Oggiilregista se ne sta a centinaia di metri dall attore, sotto una tenda. Il film digitale si basa sull elettricità, quindi sullo schermo non c è vita fotochimica che è una parte importante nella magia del cinema dove i personaggi sembrano vivi. Nel digitale sembrano morti». «Preferisco riprendere un angolo vuotoche unapiazza piena»: potrebbe essere un altro paradigma del suo cinema che sintetizza precisamente così: «Un uomo e una donna contro una parete con ombre. Si leva l uomo o la donna e resta ombra e luce. Poisi togliel uomo oladonnae resta la luce, poi si toglie la luce e resta l ombra, poisitogliela luceed èquasi perfetto. Come Roma città aperta».

14 pagina 14 il manifesto SABATO 13 APRILE 2013 sbilanciamoci.info Def, l austera ricetta per i conti pubblici del governo prorogato Roberto Romano I l governo Monti ha presentato il DocumentodiEconomia efinanza: le politiche non cambiano, le previsionisui conti pubblici sono pococredibili, la recessione viene sottovalutata. Nel Programma nazionale di riforma (Pnr) allegato al Def sono indicate le principali iniziative che dovrebberoqualificare l azione dellapubblicaamministrazione. Tra queste, ilpareggio di bilancio con efficacia a partire dal 2014, con l istituzione di un organismo indipendente di controllo e verifica e la dismissione del patrimonio pubblico. Nella Spending review il contenimento della spesa viene ottenuto principalmente con la riduzione in termini reali delle retribuzioni dei dipendenti pubblici e il blocco del turnover. Le misure per i servizi pubblici sono centrate sulla razionalizzazionedellaspesasanitariae lavalutazionedelsistema scolasticoeuniversitario. Un peso rilevante è assegnato alla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, insiemeall accordo sulla produttività e la riforma previdenziale. Ci sono poi i fondi strutturali europei, le politicheperlaconcorrenza, la riformafiscale e la lotta all evasione ( ). Secondo il Def, il graduale miglioramento della situazione dei mercati finanziari non si è ancora pienamente trasmesso all economia reale. In realtà, le misure adottate nel 2011 e nel 2012 non solo hanno travalicato le iniziali previsioni dal lato del contenimento della spesa pubblica, ma hanno concorso all effetto demoltiplicatore del Pil, con una caduta del Pil cumulato ( ) del 3,7%, unitamenteaduna cadutadegli investimenti, in particolare di quelli in macchinari, del 10,6%. L effetto a valle, cioè i consumidellefamiglie, è stato quello di una caduta verticale dellaspesadellefamiglie del 7% nelperiodo Inoltre, la decrescita del Pil per il 2013 avrebbe potuto essere superiorese non si fosse provveduto, via decreto legge, al pagamento di parte del credito delle imprese verso le PA ( ). L effetto macroeconomico è una maggiore crescita del Pil per il 2013 pari a 0,5% (8 miliardi dieuro), facendodiminuirela contrazione del Pil dal meno 1,8% al meno 1,3% ( ). L indebitamento netto passa dal 3,9% del 2011, al 2,9% del 2013, in ragione della spesa destinata al pagamento dei debiti della PA. Per il 2014 si prevede un indebitamento netto dell 1,8%, sempre che le risorse ottenutedal fisco con l Imusperimentale non siano modificate ( ). Diversamente dall indebitamento netto, il rapporto debito/pil continua a crescere, nonostante la spesa per interessi sia stabile in rapporto al Pil (5,6% per il 2013 e 5,8% per il 2014). Le stime sono pari al 130,4% del Pil per il 2013, al 129% per il 2014 e al 125% per il Un effetto del tutto ovvio: se il denominatore diminuisce conla velocità di questi ultimi anni, il rapporto è destinate a crescere, indipendentemente dalla misure di contenimento dellaspesa pubblica adottate. Non si deve dimenticare che dal 2008 al 2013 il Pil dell Italia si è contratto di quasi 10 punti percentuali. EMILIA ROMAGNA Sabato 13 aprile, ore MISTICA DELLA FEMMINILITÀ Carolina Topini presenta «Betty Friedan e La mistica della femminilità». L appassionante profilo biografico e il fecondo contributo teorico della femminista statunitense Libreria delle Donne di Bologna via S.Felice 16/A, Bologna Sabato 13 aprile, ore 17 CANZONE D AUTORE Nell ambito della serie d incontri «Canzone d autore. Pagine di storia locale», Vittorio Venturi parla del suo libro «Brutta cosa la guerra» (Ibiskos, 2011), presentazione a cura di Fabrizia Fiumi. Biblioteca comunale Luigi Dal Pane, piazzale Poggi 6, Castel Bolognese (Ra) LAZIO Venerdì 12 aprile CORPO VOCE «Corpo Voce. Seminario Teatrale» condotto da Rossella Or. Sette giorni full-immersion dal 6 al 12 maggio. Si tratta di un seminario ebdomadario che fa riferimento ad un evento avvenuto nel 1979 presso l Università di Ginevra: «Sul corpo e sulla voce, diretto da Rossella Or, studi di equilibrio e di respiro secondo alcuni esercizi di Tao. Note di tono e studi per una ricerca del gesto». Iscrizioni aperte (max 10 posti), entro il 30 aprile. Segreteria Formazione Villa Giada, via Montebello, 17/a, Roma (orario: lunedì e mercoledì , martedì e giovedì ) LOMBARDIA Sabato 13 aprile, ore ATENE AL CENTRO «Atene nel cuore di Milano» è il titolo dell incontro a cui prenderanno parte Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera e gli attori del Teatro Nazionale di Grecia, in scena in questi giorni al Teatro Strehler con Odyssey di Bob Wilson. Interviene Sergio Escobar, direttore del Piccolo. Piccolo Teatro, Chiostro Nina Vinchi, via Rovello 2, Milano MARCHE Sabato 13 aprile SERRA SAN QUIRICO Scuolabus gialli da ogni parte d Italia a Serra San Quirico, dal 13 aprile al 4 maggio prossimi, in occasione della 31esima Rassegna Nazionale di Teatro della Scuola. A bordo, presidi ed insegnanti «eroi» e migliaia di ragazzini dai 5 ai 18 anni, con la voglia di raccontare una scuola che - nonostante la crisi educativa ed economica di questi anni c è, resiste, e vuole dire al sua. Oltre 40 gli spettacoli proposti dai 41 gruppi partecipanti, di cui 1 scuola dell infanzia, 8 scuole primarie, 9 scuole medie, 14 istituti superiori, 1 scuola francese, 8 gruppi di T.O.S. (Teatro Oltre la Scuola) composti da ragazzi che al termine della loro esperienza di teatro a scuola hanno deciso di continuare a dedicarsi al teatro. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito internet dell Associazione Teatro Giovani VENETO Lunedì 15 aprile, ore 11 NAZIFASCISMO Lunedì prossimo presso la Sala stampa del municipio di Verona il Circolo Pink presenterà «A memoria d'arte 5. Gli itinerari della Resistenza. Collettiva d'arte negli spazi veronesi» - Art/Contest in Verona l'arte contamina le piazze. Sarà presente la curatrice, Marika Santoni. Circolo Pink gay, lesbiche, bisex, trans, etero Verona, via Scrimiari 7, Verona COMMUNITY Obama e i giovani israeliani Nobili parole quelle che il presidente Obama ha rivolto ai giovani israeliani, nel suo recente viaggio in Israele. Li ha esortati affinché si mettano nei panni dei palestinesi e si sforzino di «guardare il mondo con i loro occhi». Il popolo palestinese, ha aggiunto, «ha il diritto all autodeterminazione e anche la giustizia deve essere riconosciuta». Bene. Ma perché non ci si mette lui, per primo, nei panni dei palestinesi? Se lo facesse, allora non potrebbe più sopportare l occupazione israeliana dei Territori Palestinesi che dura da 46 anni, in spregio alla risoluzione 242 dell Onu; il muro dell apartheid che li recinge come carcerati, e per di più costruito non sulla Linea Verde, ma in gran parte sul territorio palestinesi, illegale e illegittimo secondo la sentenza della Corte Internazionale dell Aia; l ingiustizia nella distribuzione dell acqua per cui gli israeliani usufruiscono di acqua cinque volte di più dei palestinesi; le colonie, tutte illegali e illegittime: secondo gli ultimi dati del rapporto pubblicato dal Centro di Ricerca Applicata di Gerusalemme (Aru) il 24 marzo 2013, negli ultimi vent anni l area annessa dalle colonie israeliane è aumentata del 182% (dai 69 km² del 1990 ai km² del 2012); la crescita della popolazione israeliana residente nelle colonie è passata dai del 1990 ai del 2012 (gli insediamenti sono causa di «una serie di violazioni dei diritti umani dei palestinesi, tra cui il diritto a essere liberi dalla discriminazione e quello a un adeguato standard di vita», secondo quanto da tempo denuncia Amnesty International); le detenzioni amministrative e le torture dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane; i checkpoint che umiliano quotidianamente i palestinesi nella loro stessa terra e rende amara la loro vita; l appropriazione totale di Gerusalemme; la chiusura per terra, per mare e per cielo di Gaza come se i suoi abitanti fossero tutti appestati. Alle belle parole, simili a quelle pronunciate al Cairo nel 2009, quali fatti sono seguiti da parte di Obama? Nessuno! Ai palestinesi le belle parole (e un po di elemosina, ma diritti niente); agli israeliani i fatti concreti: l appoggio continuo, politico, economico, diplomatico di Israele, da parte degli americani; sempre e comunque. Luigi Fioravanti Morti dimenticate L altro ieri altri 5 morti sul lavoro nell'indifferenza generale. A parte qualche agenzia di stampa e qualche edizione locale, i media nazionale non hanno detto praticamente nulla dei 5 lavoratori morti. Sarà il caso di parlarne? Il dramma delle morti sul lavoro dovrebbe essere nell'agenda di ogni partito politico, di ogni movimento politico, invece le priorità sono sempre altre! Cosa si sta facendo per fermare questa mattanza quotidiana? A me sembra nulla! Che poi non fa solo morti, rovina famiglie e rende tanti giovani orfani e soli. Il lavoro non può essere una fabbrica di vedove e morti, deve essere un luogo di vita. Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico Firenze I colli di Roma Mentre politici e politicanti cercano di trattenere la loro corsa a rotta di Colle, c è un Italia fratturata col braccio al Collo. In una preoccupante quadriglia, mescolanza confusa di un combattimento tra cavalieri e una danza figurata, onorevoli e poco onorevoli nel caravanserraglio ci stanno prendendo per il Colle. Questa politica è un Collo di bottiglia, un impedimento che ostacola il processo di sviluppo, anche culturale, del nostro Paese. Ma non è un imprevisto, qualcosa che è capitato tra Capo (dello Stato) e Colle: i prodromi di questa strategia sono evidenti da anni. Siamo Paese con l acqua al Collo e continua a piovere. E ora, a forza di turarsi il naso, ci è venuta la «Quirinite». Che fare? Piegare il Colle, sottometterci? In fondo la sovranità è sparita da un pezzo e sono sempre i soliti (sospetti) personaggi a regnare. Col novo signore rimane l antico; L un popolo e l altro sul collo vi sta. Roberta Corradini Trento Povero pubblico impiego Non si può continuare a sostenere che i problemi del debito pubblico si risolvono tagliando le già esigue retribuzioni dei dipendenti pubblici e gli assegni dei pensionati. I politici si devono rendere conto del pericolo nel perseverare su una politica economica recessiva, che non ridistribuisce i redditi, ma crea un divario sempre maggiore tra chi ha tanto e chi ha sempre meno. Le famiglie si stanno impoverendo e questa massa di nuovi poveri rappresenta oramai un problema sociale difficilmente gestibile poiché queste famiglie sono le stesse che si fanno carico di sostituire le istituzioni nell erogazione dei servizi di protezione sociale: assistenza familiare, disoccupazione giovanile ecc... Continuando di questo passo i tre milioni e mezzo di lavoratori pubblici entreranno nelle statistiche come nuovi poveri. Mario Pulimanti Roma Tutti gli appuntamenti: eventiweb@ilmanifesto.it VERITÀ NASCOSTE «In treatment», una serie televisiva che ha come soggetto la seduta psicoanalitica, sta creando reazioni opposte tra gli analisti italiani. Alcuni apprezzano la rappresentazione dello spazio analitico come luogo contenitivo e stabile di un intenso scambio emotivo; altri criticano l uso di un divano da salotto al posto del lettino (con svolgimento visa-vis della terapia) e la mancanza di attenzione ai sogni e all inconscio che spostano la visuale al "qui e ora" della situazione terapeutica e alla contrattazione diretta tra l analista e il paziente. La critica è fondata ma una messa in scena del lavoro analitico che ha esigenze "drammatiche" (chiarezza e coerenza dei le lettere INVIATE I VOSTRI COMMENTI SU: lettere@ilmanifesto.it DALLA PRIMA Andrea Baranes Ancorapeggio, nei diversipassaggi i mutui venivano trasferiti nel sistema bancario ombra, un sottoboscodisocietàregistrate neipeggiori paradisi fiscali del pianeta, che operano come banche senza dovere però sottostare alle regole e ai controlli previsti per il sistema bancario. Quandoalcunimutuatarihanno iniziatoa nonpagarepiù le rate, nessuno sapeva piùdovefossero finiti questimutui subprime. L intero castello di carte è crollato. In breve tempo è esplosa una crisi finanziaria e ancora prima una crisi di fiducia sui mercati mondiali. Una crisi che ha causato la peggiore recessione degli ultimi decenni ed è costata decine di migliaia di miliardi agli Stati che sono dovuti intervenire per salvare il sistema finanziario che l aveva provocata. Dal G20 ai diversi capi di Stato e di governo, la posizione però era chiara: mai più una simile follia, ora e subito regole ferree per impedire altri disastri. Parole durissime e che non lasciavano spazio a dubbi. Parole. Perché nei fatti stiamo ancora aspettando. A distanza di sei anni dall esplosione della bolla dei mutui subprime la pratica delle cartolarizzazioni è immutata, iparadisifiscaligodono diottimasalute, il sistemabancarioombraprospera, più opaco che mai. In questa fase diincertezza, le banche addiritturaintensificano simili attività. In questo modo si possono moltiplicare i profitti privati finché le cose vanno bene, socializzando le perdite quando il giocattolo si rompe. Un altro vantaggio è che tali operazioni permetterebbero di superare i paletti che potrebbero essere messi con le regole pensate per diminuire il rischio bancario, oggi in discussione negli Usa e in Europa. La finanza si è già inventata degli stratagemmi per eludere delle regole che non esistono ancora, mentre non si approva nemmeno su una misura di buon sensocome una tassasulle transazionifinanziarie. Le banche possono "giocare" L analisi vista dall esterno Sarantis Thanopulos caratteri e delle dinamiche emotive, profili psicologici ben delineati, ritmi narrativi ben cadenzati, suspense) non può essere fatta secondo una prospettiva psicoanalitica pura. L inconscio è un funzionamento mentale che non si dà a vedere neanche nei sogni. Si manifesta in modo indiretto nei luoghi della sua compenetrazione con il pensiero conscio, dove è vivo il conflitto tra la significazione soggettiva del desiderio e le condizioni oggettive della sua soddisfazione. Il lavoro analitico è una complessa conversione del conflitto in processo di trasformazione che libera potenzialità rimosse di sé tagliate fuori dal rapporto con la vita. Una vera seduta analitica è noiosa per un vasto pubblico di spettatori: i suoi tempi morti, lo scambio emotivo che è intenso per chi ci sta dentro ma non per un osservatore, i suoi silenzi (il sentire senza parlare), il girare a vuoto del discorso (il parlare per non sentire), le approssimazioni e le apparenti incoerenze di una con i loro bilanci, spostando le attività più rischiose nel sistema bancario ombra, mentre la Troika impone un ferreo controllo sui bilanci pubblici. Le grandi banchecontinuano alavorare con levefinanziarie di 50 a 1 o anche superiori - attivi che sono il 5000 per cento del patrimonio - ma Se uno Stato europeo supera il 60% dirapportotradebito e Pildeve rientrare a tappe forzate dall eccesso di debitoopagare pesanti sanzioni. E via discorrendo. Nonè nemmenopiùquestionediregole. È una questione politica e culturale. La più gigantesca operazione di marketing della storia, che sentiamo ogni giorno quando ci ripetono che la crisi è legataall eccessiva spesa pubblica e chedobbiamo ora accettare piani di austerità e misure lacrime e sangue. Non è vero. È un gigantesco casinò che ha preso il posto della finanza, e che bisogna chiudere una volta per tutte. Il motivo è riassunto in uno degli slogan di Occupy Wall Street: questa non è una recessione. È una truffa. comunicazione che cerca di trovare la propria strada, non sono uno spettacolo godibile. L analisi può diventare spettacolo solo se si tiene conto di un punto di vista prossimo alle fantasie e alle aspettative di chi ne potrebbe usufruire. Ciò che va allora in scena è l immaginario collettivo della cura psichica legato all emergenza di emozioni difficili da riconoscere e gestire che cercano un luogo sufficientemente accogliente e affettivo per essere dispiegate. I pazienti che arrivano all analisi la vedono, il più delle volte, con occhi vicini alla visuale di "In treatment", secondo aspettative confuse e disorientate le quali ignorano cos è una seduta analitica (anche quando coesistono con la sua cognizione). Queste aspettative l analista deve accoglierle nel dispositivo del suo lavoro (che fa dialogare il tempo pressante della realtà oggettiva con l inattualità dell esperienza soggettiva) sapendo che se per il paziente che è dentro la seduta il lettino (che sospende il contatto visivo) è una condizione di emancipazione del proprio vissuto da una percezione del mondo prigioniera dei fatti, per il paziente che guarda da fuori il divano da salotto è più plausibile e familiare.

15 SABATO 13 APRILE 2013 il manifesto pagina 15 COMMUNITY TEATRO VALLE La legge dei beni comuni della commissione Rodotà Barca controcorrente, riabilita il Partito Alfio Mastropaolo Il modello della democrazia a partito minimo non ha funzionato da nessuna parte. Oggi bisogna pensare a una forza plurale che faccia massa attorno a un patrimonio di valori condivisi È ormai da un pezzo che a sinistra il tema del partito politico è oggetto di qualche ripensamento. Dopo la poco esaltante stagione dei non partiti, ovvero dei partiti che si vergognavano di riconoscersi tali, la questione è stata apertamentesollevatanon moltotempo fa dalle parti del Pd, pur senza sortire, finora, effetti di gran rilievo. Adesso, che la stagione dei non partiti sembra aver raggiunto il suo culmine, col successo del Movimento 5 Stelle, sempre in area Pd ci riprova Fabrizio Barca, in un documento assai elaborato, che ripropone la questione, sollevandone al contempo sullo sfondo una ancor più ampia. Se vogliamo vivere in un regime democratico, dobbiamo ragionare con molta cura sulle sue complesse istituzioni, dicui ipartiti sono untassello essenziale. Tanto significa, a parere di chi scrive, che dobbiamo dismettere taluni stereotipi approssimativi e frettolosi che hanno per un quarto di secolo ispirato nel nostro paese sia la manipolazione delle istituzioni democratiche, sia il discredito cui sono stati sottoposi i partiti. I partiti, detto nella forma più semplice, sono macchine per conquistare il potere. Non c è niente di male in tutto questo. Del potere si può fare pessimo uso, ma lo si può utilizzare anche per cause nobilissime. Per chi sta a sinistra è stato una risorsa preziosa per ridurre le disuguaglianze e le ingiustizie. Nei regimi democratici la forma più ovvia per conquistare il potere sta nel vincere le elezioni. Se non che, quantunque ultimamente i partiti si siano esclusivamente concentrati su tale obbiettivo, la storia dei partiti mostra come il potere lo si possa conseguire anche in altri modi. Un partito radicato socialmente - si pensi all esperienza della socialdemocrazia tedesca o a quella del partito comunista italiano - può esercitare parecchio potere anche dall opposizione. La dismissione del radicamento sociale dei partiti, dell apparato, della rete dei militanti e degli iscritti, che è avvenuta in pressoché tutti i partiti europei, conviene dunque leggerla proprio in questa luce. Che essa non sia stata per caso l effetto di una manovra politica consapevolmente finalizzata a sgombrare il terreno di un concorrente per il potere temibile come pochi? Il mondo è cambiato, dirà qualcuno, pure tra i ranghi dei partiti di sinistra. La società postfordista è incompatibile col modello del partito radicato. L homo democraticus odierno ha di meglio da fare che dedicarsi alla militanza. E le solidarietà che una volta suscitava la fabbrica sono evaporate da un pezzo. Nonsolo, maipartiti sonomacchine oligarchiche e autoreferenziali, incompatibili con la democrazia. Sono ragionamenti non privi di fondamento. Quanto all ultimo, possiamo tuttavia pretendere dai partiti più di quanto pretendiamo da qualsiasi organizzazione complessa, per sua naturaa lungoandare tendentealla sclerosi? Probabilmente no. È tuttavia probabile invece che si potessero escogitare rimedi diversi dal ridurre i partiti ad agenzie di marketing elettorale, che simulano la partecipazione democratica ricorrendo alle primarie. Le quali, ricordiamolo, furono una soluzione escogitata oltre oceano a fine 800 con risultati di rado brillanti. L esperienza americana è che l esito delle primarie è consegnato o alle disponibilità finanziarie dei concorrenti, o a qualche erratica ondata plebiscitaria. Nel frattempo, i partiti americani si sono ridotti a ectoplasmi. In realtà, la fine del modello di partito, che potremmo definire associativo-militante, ha comportato un altro effetto di gran momento. Quello di rimuovere il maggiore contrappeso che aveva per qualche tempo bilanciato i potentati economici. Nell esperienza italiana, pur tra molti inconvenienti, ci riusciva pure la Dc. Rotto quell argine, i potentati economici non hanno troppo faticato a sottomettere pure lo Stato. Né dimentichiamo che i partiti svolgevano del pari una fondamentale funzione di rappresentanza. Coagulavanolarghi segmenti di società e ne diventavano i portavoce. Che il cambiamento sociale tra gli anni 60 e 70 avesse logorato quel modello di partiti, e di democrazia, è fuor di dubbio. Ma a cancellarlo è stata in primo luogo la non innocente ubriacatura per la democrazia decidente, maggioritarie e bipolare. La democrazia non aveva più bisogno di dar voce agli interessi, di rappresentare valori eterogenei. Non servivano insomma partiti solidi e stabili. Bastava ficcare tutto quanto in due grandi contenitori e puntare sui benefici effetti della concorrenza e dell alternanza. Gli interessi e i valori si sarebbero manifestati in altro modo: tramite le lobbies o la società civile. O tramite la pubblica opinione veicolata dai media. Checché se ne dica, il modello della democrazia a partito minimo non funziona molto bene da nessuna parte. Dappertutto si pongono problemi seri di selezione del personale politico, di rappresentanza, specie dei ceti popolari, di consenso verso le istituzioni democratiche, di sottomissione della politica ai poteri forti dell economia. È proprio certo allora che il partito politico sia tecnologicamente così obsoleto come pretendono i suoi non disinteressai critici? Che nelle democrazie del XXI secolo vi sia spazio unicamente per partiti minimi, in outsourcing, in franchising, virtuali e via di seguito? Secondo Marco Revelli, che ci ha scritto sopra un saggio assai penetrante, il tempo dei partiti è finito, quali essi siano. Fabrizio Barca ripropone invece il modello del partito radicato. Se non altro, conviene provarci. Non senza tuttavia riadattarlo al mondo d oggi. Bisogna studiare la questione. Perché non riproporre, ad esempio, il modello del partito indiretto inventato dai laburisti inglesi? In un mondo differenziato e pluralistico, perché non pensare a un partito plurale, a una rete di associazioni, nazionali e locali, sindacati, cooperative, circoli, riviste, giornali, che discutano, collaborino, facciano massa critica attorno a un patrimonio di valori condivisi? DALLA PRIMA Ugo Mattei Quandonell aprile del 2008, al tramonto del governo Prodi, consegnammo presso l Accademia dei Lincei nelle mani del "ministro di maggio" Scotti (succeduto a Mastella che aveva istituito la Commissione) il Disegno di Legge Delega che tentava una definizione giuridicamente solida di «beni comuni», non avremmo mai potuto immaginare l evolversi della situazione economica e l importanza che il nostro lavoro politico avrebbe assunto nell offrire una via d uscita dalla follia neoliberale. Quella definizione, in gran parte ancora da riempire di senso - «Beni le cui utilità sono funzionali all esercizio di diritti fondamentali della persona e che vanno gestite anche nell interesse delle generazioni future» - è divenuta infatti il collante di tutte le più importanti lotte volte ad invertire la rotta rispetto a ricette neoliberali che, insieme al patrimonio pubblico, stanno svendendo la stessa dignità e sovranità del popolo italiano. È stata proprio l indignazione per l ipocrisia di un Parlamento di nominati che nel novembre del 2009 al Senato incardinava il disegno di Legge Delega della Commissione Rodotà - mentre nello stesso giorno alla Camera votava la fiducia al De- il manifesto DIR. RESPONSABILE Norma Rangeri CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Benedetto Vecchi (presidente), Matteo Bartocci, Norma Rangeri, Silvana Silvestri, Luana Sanguigni il nuovo manifesto società coop editrice REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE, Roma via A. Bargoni 8 FAX , TEL REDAZIONE redazione@ilmanifesto.it AMMINISTRAZIONE amministrazione@ilmanifesto.it SITO WEB: TELEFONI INTERNI SEGRETERIA 576, ECONOMIA 580 AMMINISTRAZIONE ARCHIVIO POLITICA MONDO CULTURE 540 TALPALIBRI VISIONI SOCIETÀ 590 LE MONDE DIPLOM LETTERE 578 iscritto al n del registro stampa del tribunale di Roma autorizzazione a giornale murale registro tribunale di Roma n ilmanifesto fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge n.250 ABBONAMENTI POSTALI PER L ITALIA annuo 260 semestrale 135 versamento con bonifico bancario presso Banca Etica intestato a il nuovo manifesto società coop editrice via A. Bargoni 8, Roma Da oggi al Teatro Valle Occupato la costituente per i beni comuni. Per dare forma giuridica a un intelligenza collettiva creto Ronchi-Fitto che imponeva la privatizzazione di acqua e servizi pubblici - a produrre i referendum sull acqua bene comune (a redigere i quesiti fu proprio l Ufficio di presidenza della Commissione ora riconvocata al Valle nonché due dei suoi componenti, i colleghi Lucarelli e Nivarra). Ed è stata la vera e propria deflagrazione politica e culturale della nozione di beni comuni adottata dalla Commissione a "ridurre ad unità" esperienze fra loro diverse, ma accomunate dallo stesso anelito di contrasto alle riforme neo-liberali, dal Teatro Valle Occupato (con la fondazione Teatro Valle Bene Comune) alla Val Susa (No Tav bene Comune) alla complessa esperienza di ABC Napoli e dell Assessorato ai Beni Comuni, fino alle innumerevoli altre esperienze che in tutto il Paese hanno imbastito in nome dei beni comuni una rete politicamente sofisticatissima, realizzatasi in atteggiamento critico nei confronti di un modello di rappresentanza parlamentare largamente incostituzionale (è di ieri il monito del Presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo). Anche sul piano tecnico-giuridico la definizione di beni comuni della Legge Delega ha acquisito rilevanza giurisprudenziale al massimo livello (Corte di Cassazione e Corte Costituzionale) e la dottrina giuridica più avveduta da anni ne discute. Al di là di quanto già fatto, c è moltissimo lavoro da svolgere a livello sia politico che giuridico per costruire le basi di un alternativa di sistema seria, uscendo dalla crisi tramite il ripensamento di un settore pubblicoautorevole, trasparente e partecipato, capace di difendere davvero i beni comuni proprio perché esso stesso un bene comune. Questo grande progetto deve saper raccogliere l intelligenza collettiva prodotta dal paese in questi anni di lotte esacerbate dalla crisi e metterla in bella copia giuridica. Al Valle inizia un cammino di produzione legislativa, inedito ed itinerante, che consolida un alleanza forte e costruttiva fra i movimenti sociali più creativi e significativi e una parte importante e militante dell accademia. Questo cammino è consapevole che l Italia deibenicomuni, capace dirisorgere edi diventare buonapraticaa livello globale, non può sorgere soltanto dalla triste prudenza dei riti di un Parlamento soffocato dalla forma e ancora largamente composto da nominati. La rinascita costituente dei beni comuni deve necessariamente produrre un sollevamento dal basso, che diviene costituente se capace di produrre norme legittime, che sapranno imporsi nei prossimi mesi con la forza della ragione e non con la brutale ragione della forza. Noi che in comune al Teatro Valle troviamo triste la prudenza in una crisi in cui non c è più tempo, abbiamo deciso di fare come se il Parlamento fosse stato in grado in questi cinque anni di far passare la Legge Delega della Commissione Rodotà. Se ciò fosse stato fatto, tanti disastri economici sarebbero stati evitati (in primis tutte le nuove privatizzazioni a prezzo di realizzo) e l Italia sarebbe un luogo ben più democratico perché si sarebbe aperto un dibattito serio, all indomani dei referendum, circa il miglior modo di percorrere la via indicata dal popolo sovrano. Ma così non è stato ed è per questo che ci siamo autoconvocati, in uno scenario politico drammaticamente mutato, per produrre in comune l articolato normativo indispensabileperdifendere ibeni comuni e creare le basi giuridiche per un Italia dei beni comuni. Se le istituzioni della democrazia rappresentativa vorranno ascoltare il popolo sovrano i nostri lavori sono a loro disposizione. Decideremo su quali temi lavorarenellacostruzione diquestoarticolato dei beni comuni. Io proporrò di normare i seguenti: il territorio con la grande questione della rendita fondiaria, degli spazi abbandonati e del ripudio delle opere faraoniche inutili e dannose; la cultura, non solo gli spazi di condivisione e di creatività che ha nella rete dei teatri occupati la sua epifania più importante ma anche beni culturali, televisione, informazione, scuola, università; i servizi pubblici, acqua, trasporti, rifiuti e la questione del loro finanziamento pubblico; e infine la rete internet, per renderla davvero bene comune, un mezzo e non un fine in sé, una declinazione avanzata del concetto di accesso. IBAN: IT 30 P COPIE ARRETRATE 06/ arretrati@redscoop.it STAMPA litosud Srl via Carlo Pesenti 130, Roma - litosud Srl via Aldo Moro 4, Pessano con Bornago (MI) CONCESSIONARIA ESCLUSIVA PUBBLICITÀ poster pubblicità srl poster@poster-pr.it SEDE LEGALE, DIR. GEN. via A. 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16 pagina 16 il manifesto SABATO 13 APRILE 2013 storie Il grande scrittore argentino Ernesto Sabato nei ricordi di un suo vicino di casa, oggi a sua volta scrittore. Infastidito dai ragazzini che giocavano a pallone sotto la sua finestra, l autore di «Sopra eroi e tombe» un giorno uscì di casa impugnando una calibro 32. Uno di loro gli si fece avanti a petto in fuori: «Mi spari se ne ha il coraggio». E il grande scrittore argentino - narratore del «sottosuolo» e impegnato contro la dittatura - abbassò la pistola e se ne andò L ULTIMA DONERNESTO el pistolero Adrián N. Bravi H o vissuto fino ai quattro anni in una casa accanto al fiume, nei bajos de San Fernando, a Buenos Aires. La casa era piccola e puntualmente, ogni volta che il fiume si ingrossava, si inondava assieme a tutto il quartiere. Un giorno, dopo l ennesima crecida (era così che i miei chiamavano l inondazione) ci siamo trasferiti a Santos Lugares, un altro quartiere di Buenos Aires, dove non c era rischio di dover restare per ore sopra i tavoli ad aspettare che l acqua tornasse al posto suo. Era la fine degli anni Sessanta. La nuova casa si trovava vicino alla ferrovia. D altro lato della strada c era l abitazione del grande scrittore Ernesto Sabato, conosciuto nel quartiere come don Ernesto. In quel periodo credo che nessuno nella mia famiglia sapesse chi fosse Sabato, ma dopo un po spuntarono dentro casa due libri suoi, gli unici due romanzi che aveva pubblicato allora, entrambi scritti nella casa del mio nuovo quartiere: El tunel (1948) e Sobre héroes y tumbas (1963). Li leggeva soprattutto mia madre, con i piedi dentro la piscina smontabile che d estate era in cortile (adesso che ci penso, ricordare mia madre leggere Sobre héroes y tumbas con i piedi a mollo, tenendo presente le cose terribili che si raccontano, mi fa un po ridere, ma penso sia un buon modo per esorcizzare gli incubi che si descrivono in quel libro). Sabato era andato a vivere nel 1945 in quel quartiere appena fuori Buenos Aires. Loavevadefinito nelsuoterzoe ultimo romanzo del 1974, Abaddón el exterminador, «un quartiere operaio, di gente chealmassimo puòabbellirelecasecon statuette comprate dal mercato». La casa di Sabato era grande, con un giardino davanti senza inferriata, dove si poteva entrare scavalcando un piccolo muro. Quello era il mio posto preferito per giocare a nascondino. La casa vera e propria si trovava in fondo, e io rare volte arrivavo fin laggiù. Aveva la facciata ricoperta d edera, una cascata verde molto fitta che sembrava venire giù dal tetto. Il giardino invece era pieno d alberi, piante incolte e strati di foglie cadute e accumulate nel tempo. Mi ricordo una grossa araucaria, un gelso, un gomero (in Italia conosciuto con il nome di fico del caucciù, un albero bello per arrampicarcisi da bambini) e un paio di cipressi. Una buona parte della mia infanzia l ho trascorsa a giocare e a litigare con gli amici tra quegli alberi, che io ricordo rigogliosi, quasi fantastici. Non credo che don Ernesto sapesse di questo nostro passatempo. Ricordo che nei primi anni Settanta, quando andava alla stazione a prendere il treno passando davanti casa mia e io ero seduto sulla soglia di casa, mi salutava toccandomi la testa. Una volta però mi aveva chiamato per nome, col diminutivo: «Hola Adriancito». Hola don Ernesto, avevo risposto io. Forse si ricordava il mio nome perché il giorno prima ero stato, per la prima e unica volta, a casa sua. Avevo accompagnatoilfiglio delcalzolaio, mio amico, a consegnargli delle scarpe. Mi ricordo una stanza con tanti libri, un tavolo e una grossa finestra col giardino davanti. Sabato aveva preso le scarpe e mi aveva chiesto come mi chiamavo. In quello stesso periodo suo figlio Mario aveva girato nel quartiere alcune scene del suo primo film, Yque patatíny que patatán (premiato anche al Festival del Cinema di Venezia). Era un film sui bambinie miricordo cheun giorno aveva riunito alcuni ragazzi per girare delle scene e Sabato ci guardava interessato e parlava col figlio, forse gli suggeriva qualche inquadratura. Ma il ricordo più intenso che ho di don Ernesto, e che oggi, dopo quarant anni, mi rivela l aspetto più umano di quest uomo, si riferisce a un sabato pomeriggio d estate. Era all incirca il 1972 o il 1973 (periodo, presumo, in cui lavorava a Abaddón el exterminador, pubblicato nel 1974, di recente è uscita unanuova e ottima traduzione in italiano di Raul Schenardi, L angelo dell abisso, edizioni Sur). Davanti a casa sua quel sabato pomeriggio c era un gruppo di ragazzi che giocava a pallone. Io ero insieme al mio amico Gustavo, seduti su un gradino del club Defensores desantoslugares, difronte acasa disabato. Noi li guardavamo senza giocare perché, essendo troppo piccoli, non ci consentivano di unirci a loro. Mi ricordo che facevano molto chiasso e buttavano il pallone dappertutto. All improvviso, Sabato è uscito da casa sua con una pistola in mano, poteva essere una calibro 32 vista la dimensione (la stessa, penso ora, che aveva usato Alejandra per uccidere suo padre, si ricordi la Noticia preliminar a Sobre héroes y tumbas). Poi ha cominciato a minacciare i ragazzi agitandola davanti a sé. Diceva cheavrebbe sparato se nonla smettevano di urlare. Allora uno dei ragazzi, con ungesto burbero, dadescamisado peronista, si è tolto la maglietta che indossava ed è andato incontro a Sabato con le bracciaapertementre ripeteva: «Mispari, se ha il coraggio; mi spari». Per evitare il peggio Sabato ha abbassato la pistolaed è tornatoindietrosenzaaggiungere altro. I ragazzi hanno smesso di LO SCRITTORE ARGENTINO ERNESTO SABATO. A FIANCO, IL NUOVO NUMERO DI REPORTAGE. IL REPORTAGE/ANTICIPAZIONE L articolo che pubblichiamo in questa pagina è un anticipazione della rivista trimestrale Il Reportage, da oggi disponibile in tutte le librerie, per abbonamento o scaricandola dal sito L autore, Adrian N. Bravi, è uno scrittore argentino trapiantato in Italia dalla fine degli anni 80 (tre suoi romanzi sono stati pubblicati dalla casa editrice Nottetempo). Su questo numero della rivista, una passeggiata laica in Vaticano di Maria Teresa Lemme, un reportage dagli opg di Montelupo e Aversa ad opera di Graziano Graziani, la «iuta dei femminielli» al santuario di Montevergine raccontata da Angelo Mastrandrea, «La guerra infinita» nel Nord Kivu di Daniele Bellocchio. Inoltre, Maria Camilla Brunetti e Beppe Sebaste raccontano l India «tra fede, rivolte e paure», e Maria Teresa Carbone intervista Nanni Balestrini nel quarantennale del Gruppo 63. giocare e poi se ne sono andati. Sono quarant anni che penso a quel gesto e ogni volta mi sembra di vedere tutta la sua umanità e la sua disperazione. Perché non era uscito per chiedere semplicemente a quei ragazzi chiassosi di andare a giocare altrove, senza ricorrere ai metodi drastici? Claudio Magris, riferendosi a Sabato, ricorda in un articolo una frase di Ibsen che Sabato amava riprendere: «Vivere significa lottare con i propri demoni». Credo che don Ernesto lo facesse quotidianamente. Dopo d allora, giocare a nascondino nel giardino davanti a casa sua non era più un gioco, ma una sfida. Sabato era un uomo talmente umano che riusciva a essere "duale" senza contraddirsi. Come ha scritto Massimo Rizzante: «Sabato sa bene che la vera patria dell uomo è quella "regione chiamata anima" in cui si mescolano senza soluzione di continuità "le idee" e "il sangue"». I suoi personaggi sono indimenticabili proprio per questo, perché sannoesprimeretenerezza, fragilità eallo stesso tempo la più spietata follia (chi legge Sobre héroes y tumbas non dimenticherà mai Alejandra e la sua storia). Bisogna ricordare però che quest uomocosìiracondo, che hasaputoraccontare il «sottosuolo» e la demenza come pochi, è stato capace di sacrificare il suo talento di narratore per dedicarsi pienamente, subito dopo la dittatura, ai diritti umani. Èstatopresidente dellaconadep (Commissione nazionale sulla sparizione di persone), creata per ricostruire le vicende di migliaia di desaparecidos della dittatura militare del Queste ricerche, pubblicate sotto il titolo Nunca más. Informe de la Comisión nacional sobre la desaparición de personas, nel 1984, sono state fondamentali per aprire il processo contro i militari. Nel 1998 Sabato pubblica un libro emozionante, fatto di memorie e riflessioni, dal titolo Antes del fin (tradotto in Italia prima da Einaudi poi anche questo da Sur nella traduzione di Raul Schenardi col titolo Prima della fine), in cui Sabato racconta la differenza tra quello che ha scritto nei suoi saggi e quello che ha scritto nei suoi romanzi: «Non devono aspettarsi di trovare in questolibrolemieveritàpiù raccapriccianti: quelle le troveranno solo nei miei romanzi, in quei sinistri balli in maschera che, proprio per questo, dicono o rivelano verità che non avrebbero il coraggio di confessare a volto scoperto». È attraverso il velo della finzione, «quei sinistri balli in maschera», che Sabato è riuscito a dare voce alle sue spietate verità. Nel 1975, l anno prima della dittatura, dopo che mio padre era stato licenziato dalla Fiat (lavorava nello stabilimento di Caseros, quartiere confinante a quellodi Santo Lugares) ed era stato minacciato più di una volta da alcuni attivisti dalla Triple A (Alleanza anticomunista argentina, un organizzazione paramilitare al servizio del potere, con lo scopo di combattereglioppositori echepoi daràilvia alle repressioni future), ci siamo trasferiti in un altro quartiere di Buenos Aires. OgnitantotornavoaSantos Lugares, soprattutto per vedere il giardino della casa di Ernesto Sabato, specie dopo che avevo iniziato a leggere i suoi libri. In ogni pagina che leggevo cercavo il Sabatodeimieiricordi, siaquello chemiavevasalutato conun «Hola Adriancito«, sia quello che era uscito di casa brandendo la pistola. Anni dopo, trasferitomi in Italia, stavo sfogliando alcuni testi all Università di Macerata quando mi sono imbattuto in una pubblicazione il cui titolo recitava: Laurea honoris causa in Lettere a Ernesto Sabato (31 ottobre 1985). Senza saperlo stavo inseguendo le sue tracce. Qualche mese prima della sua morte, nel 2011, sono andato a Santos Lugares. Davanti al giardino, a ridosso del marciapiede, c era un inferriata abbastanza alta che sbarrava il passaggio. Gli alberi c erano, non molti come ricordavo, ma c erano e c erano anche le foglie sparse per terra. Cercavo di mettere insieme il ricordo con il giardino che vedevo adesso. Era tutto diverso, come se il giardino d allora e il giardino d adesso appartenessero a tempi differenti che nulla avevano a che fare l uno con l altro. Dentro la casa, con la facciata ancora ricoperta d edera, c era uno scrittore ormai novantanovenne, chelottava contro iltempo e cheforse, dalla finestra della sua stanza, guardava anche lui la scomparsa di quel giardino. Ero insiemea mio figlio, cheaveva la stessa età che avevo io quando mi nascondevo tra quegli alberi. Come tante altre volte sono stato tentato di suonare il campanello, ma non l ho fatto. Don Ernesto è morto qualche mese dopo, lo stesso giorno del mio compleanno.

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