ATTI DELLA XLI RIUNIONE SCIENTIFICA
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- Alfonsina Salvatori
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1 ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA ATTI DELLA XLI RIUNIONE SCIENTIFICA DAI CICLOPI AGLI ECISTI SOCIETÀ E TERRITORIO NELLA SICILIA PREISTORICA E PROTOSTORICA San Cipirello (PA), novembre 2006 FIRENZE 2012
2 ENTI PROMOTORI Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria Assessorato Regionale dei Beni Culturali Ambientali e P.I. Comune di San Cipirello Unione de Comuni Monreale Jetas Centro Siciliano di Preistoria e Protostoria Archeoclub di Corleone COMITATO D ONORE A. Buttitta, N. Bonacasa, E. De Miro, S. Lagona, V. La Rosa, G. Rizza, E. Tortorici, M. Tosi, V. Tusa, G. Voza CON IL SOSTEGNO DI Soprintendenza BB CC AA Agrigento Soprintendenza BB CC AA Caltanissetta Soprintendenza BB CC AA Catania Soprintendenza BB CC AA Enna Soprintendenza BB CC AA Messina Soprintendenza BB CC AA Palermo Soprintendenza BB CC AA Ragusa Soprintendenza BB CC AA Siracusa Soprintendenza BB CC AA Trapani Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico L. Pigorini Museo Archeologico Regionale, Agrigento Museo Archeologico Regionale A. Salinas, Palermo Museo Archeologico Regionale P. Orsi, Siracusa Museo Agostino Pepoli, Trapani Museo Archeologico Regionale della Villa del Casale di Piazza Armerina Museo Archeologico Regionale di Camarina Museo Archeologico Regionale di Gela Museo Archeologico Regionale Eoliano L. Bernabò Brea Museo della Ceramica di Caltagirone Museo di storia naturale e del carretto di Palazzo d Aumale, Terrasini Parco Archeologico Regionale di Agrigento COMITATO SCIENTIFICO Paleolitico e Mesolitico: M.R. Iovino, F. Martini Neolitico: V. Tinè, S. Tusa Eneolitico: A. Cazzella, D. Cocchi Genik, L. Maniscalco Età del Bronzo: N. Bruno, M. Cavalier, M.C. Martinelli, F. Nicoletti, E. Procelli, S. Tusa Età del Ferro: R.M. Albanese Procelli Interazioni Sicilia - Mediterraneo: A.M. Bietti Sestieri, M. Marazzi Coordinamento: S. Tusa SEGRETERIA ORGANIZZATIVA C. Buccellato, A. Scuderi, A. Vintaloro, E. Viola REDAZIONE DEGLI ATTI Enrico Procelli In copertina: Vaso della cultura di Serrafarlicchio Istituo Italiano di Preistoria e Protostoria, 2012 Via S. Egidio, Firenze tel. 055/ fax 055/ iipp@iipp.it
3 FABIO MARTINI * - DOMENICO LO VETRO * - ANDRÉ CARLO COLONESE * - CRISTINA CILLI ** - ORNELLA DE CURTIS *** - ZELIA DI GIUSEPPE * - ROSSELLA GIGLIO **** - ELISA LOCATELLI *** - BENEDETTO SALA *** - SEBASTIANO TUSA **** Primi risultati sulle nuove ricerche stratigrafiche a Grotta d Oriente (Favignana, TP). Scavi 2005 IL SITO E LE RICERCHE (D. Lo Vetro, F. Martini) La grotta, quasi a picco sul mare sul versante orientale della Montagna Grossa (40 m slm), è composta da due ambienti, un ampia ed alta galleria (Ambiente B, a destra entrando) che si estende per alcune decine di metri in profondità, con un potente cono detritico di età storica che sigilla il deposito archeologico, e, a sinistra, un basso e piccolo cunicolo (ambiente A), a profilo grosso modo rettangolare. La prima segnalazione del sito si deve a Giovanni Mannino (Mannino 1972, 2002; Mannino et alii 2002) che, dopo un primo sopralluogo del 1969, nel 1972 aprì un piccolo sondaggio all interno dell ambiente A 1. Le nuove indagini, effettuate nell am- **** Dipartimento di Scienze dell Antichità G. Pasquali, Paletnologia, Università degli Studi di Firenze; Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria P. Graziosi, Via S. Egidio 21, Firenze; tel ; fmartini@unifi.it. **** Dipartimento di Anatomia, Farmacologia e Medicina Legale, Università degli Studi di Torino, c.so M. d Azeglio 52, Torino; cristina.cilli@unito.it. **** Dipartimento di Biologia ed Evoluzione Sezione di Paleobiologia, Preistoria e Antropologia, Università degli Studi di Ferrara, Corso Ercole d Este, 32, Ferrara; benedetto.sala@unife.it. **** Soprintendenza del Mare, Assessorato per i Beni Culturali Ambientali e Pubblica Istruzione Regione Siciliana, Palazzetto Mirto, Via Lungarini, 9, Palermo; s.tusa@regione.sicilia.it Furono allora rilevate evidenze di epoca medievale e preistorica. Di particolare interesse è stata la scoperta di due sepolture ad inumazione, denominate Oriente A e Oriente B, riferibili rispettivamente alla fine del Paleolitico e al Mesolitico. Per l attribuzione cronologica delle due sepolture scoperte del Mannino si rimanda a LoVetro e Martini 2006 e al contributo di Martini et alii in questo volume sulla nuova sepoltura emersa con lo scavo del 2005.
4 320 F. MARTINI et alii bito del progetto POR Sicilia hanno permesso di appurare con più precisione la sequenza della frequentazione umana della caverna anche in vista di una fruizione pubblica della grotta nell ambito di un percorso attrezzato comprendente altre grotte di Favignana. Sono stati messi in luce diversi impianti insediativi all interno di un deposito di quasi m 2 di spessore, così articolati dall alto: - fase di frequentazione in epoca storica, con scarsi resti fittili, ampiamente rimaneggiata da escavazioni moderne (strati 1-2); - fase di frequentazione di epoca protostorica, con scarso materiale (età del Bronzo?) (strato 4 e probabilmente strato 3); - fase di frequentazione riferibile al passaggio Mesolitico- Neolitico (strato 5) - fase di frequentazione riferibile al Mesolitico (strato 6); - fase di frequentazione del Paleolitico superiore finale (Epigravettiano) (strato 7). Alla base della sequenza un deposito sabbioso giallastro (strato 8), sterile di evidenze antropiche, sopporta la serie stratigrafica. In questa comunicazione presentiamo i dati relativi al agli strati 7, 6 e 5. Lo strato 7, epigravettiano, comprende cinque orizzonti interni (da 7A a 7E) corrispondenti a paleosuperfici talora strutturate. Il tetto dello strato 7, corrispondente all orizzonte 7A, è apparso eroso (superficie di erosione modellata e tracce di fenomeni di stillicidio, indicative di un intervallo nella sedimentazione) e sulla superficie di erosione si è impostata la frequentazione del più antico orizzonte del soprastante strato 6 mesolitico; ciò ha portato ad una commistione di materiali, di carboni e probabilmente anche di resti faunistici, come dimostra anche la datazione di tale orizzonte 7A pari a 8.754±75 ( a.c.) 3 che è coerente con i materiali mesolitici e con le tre datazioni ottenute per lo strato 6 che vanno da a circa BP. Tale orizzonte 7A, quindi, interfaccia tra due fasi di frequentazione, è risultato non integro, i sottostanti orizzonti sono invece incontaminati. È stata ottenuta una misura radiometrica solo per il livello basale 7E pari a ± 80 ( a.c.). Particolare inte- 1 2 L indagine archeologica è stata realizzata dalla cattedra di Paletnologia del Dipartimento di Scienze dell Antichità G. Pasquali dell Università degli Studi di Firenze, di concerto con il Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria, su incarico dell Assessorato regionale per il BB. CC. AA. e P.I., Area Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Trapani. Ci è gradito ringraziare il prof. Sebastiano Tusa per averci coinvolto nel progetto e la dott.ssa Rossella Giglio, responsabile del procedimento al momento delle ricerche. 13 Quando non espressamente indicato tutte le date menzionate nel testo sono state calibrate con deviazione a 2s utilizzando il software OxCal ver basato sui dati atmosferici di Reimer et alii 2004.
5 PRIMI RISULTATI SULLE NUOVE RICERCHE STRATIGRAFICHE A GROTTA D ORIENTE 321 resse ha rivestito la scoperta della fossa funeraria con inumato relativa al livello 7D di cui si tratta in una specifica comunicazione (Martini, Lo Vetro, Borrini et alii in questo volume, Lo Vetro e Martini 2006). Lo strato 6 comprende quattro paleosuperfici di abitazione (da 6A a 6D), con alcune strutture evidenti (punti di combustione, una struttura di combustione infossata a morfologia bilobata con fondo a pietrame e terreno cineritico, fossette ad imboccatura subcircolare). Per questo strato sono state ottenute le seguenti datazioni radiometriche tutte rientranti in un arco cronologico molto ristretto: 6B: 8619± 65 ( a.c.); 6C: 8608±65 ( a.c.); 6D: 8699±60 ( a.c.). Lo strato 5 è separato dal sottostante strato 6 da una superficie di erosione con vaschette di stillicidio, situazione indicativa di un intervallo di sedimentazione. I dati radiometrici indicherebbero tra i due strati uno iato di 1600 anni circa. Lo strato 5 comprende tre distinti orizzonti di frequentazione della grotta (5A, 5B, 5C) corrispondenti a paleosuperfici con alcune strutture evidenti (punti di combustione, un piano a pietrame rado, una larga fossa che attraversava tutta la sequenza sino allo strato 7). L unica datazione per lo strato 5 si riferisce all orizzonte 5A: 7.040±55 BP ( a.c.). ECONOMIA E AMBIENTE (A.C. Colonese, C. Cilli, O. De Curtis, Z. Di Giuseppe, E. Locatelli, B. Sala) Le evidenze faunistiche di Grotta d Oriente rilevano un economia di sussistenza che si manifesta nella caccia agli erbivori di grossa taglia e nell incremento durante l Olocene dello sfruttamento delle risorse marine come molluschi e pesci. Tra i macromammiferi, appartenenti allo stadio di Castello (Kotsakis 1979), Cervus elaphus appare dominante lungo tutta la serie stratigrafica, accompagnato, a seconda delle fasi culturali, da Sus scrofa, Bos primigenius, Equus hydruntinus e Vulpes vulpes. Si rileva un modesto incremento di Sus scrofa nei livelli mesolitici (strato 6), che potrebbe essere messo in relazione ad un aumento dell umidità. Come osservato in altri contesti siciliani, Equus hydruntinus è presente esclusivamente nei livelli riferibili all Epigravettiano. Un elemento degno di rilievo è il rinvenimento di reperti di Ovis vel Capra nello strato 5, indicativi della presenza di animali domestici in questa fase. La raccolta di molluschi marini mesolitorali e la pesca 4, sono attestate 14 Lo studio dell ittiofauna è attualmente in corso.
6 322 F. MARTINI et alii in tutti gli orizzonti ma la loro affermazione si registra a partire dall occupazione mesolitica. È probabile che la distanza dal mare, durante il Tardoglaciale, limitasse il trasporto nella grotta dei molluschi e pesci che presumibilmente venivano consumati in abitati prossimi alla costa. In tutte le fasi culturali l attività di raccolta appare indirizzata prevalentemente ai molluschi delle rocce mesolitorali superiori e inferiori (per esempio Osilinus turbinatus e Patella caerulea) senza soluzione di continuità (Colonese in questo volume). Tuttavia si nota un inversione tassonomica tra lo strato 6 e 5. La specie Osilinus turbinatus prevale fino all orizzonte mesolitico 6B, quando viene sostituita da Patella caerulea nell intero strato 5, relativo al passaggio Mesolito-Neolitico. Tale inversione potrebbe essere dovuta ad un cambiamento nell ambiente con ripercussioni nella nicchia ecologica, anche se non si escludono preferenze tassonomiche di carattere culturale come segnalato da Compagnoni (1991) per Grotta dell Uzzo. Nei livelli epigravettiani e mesolitici sono stati rinvenuti abbondanti gusci di Potamides conicus, una specie non edule di ambiente lagunare. I gusci si presentano spesso fluitati, frammentati e senza tracce di intervento antropico. La sua presenza nel deposito, così come di altre specie non eduli di piccole dimensioni (Colonese in questo volume), potrebbe essere imputata all introduzione nella grotta, da parte dell uomo, di piante marine, che potevano essere utilizzate come giacigli, combustibile per i focolari o per la produzione di manufatti (es. corde, reti e ceste) (Vellanoweth 2003). Dal punto di vista ambientale, l abbondante presenza di Potamides conicus indica l esistenza di ambienti lagunari in prossimità della grotta durante l occupazione epigravettiana mesolitica. I molluschi acquidulcicoli (Lymnaeidae), rinvenuti esclusivamente negli orizzonti epigravettiani, suggeriscono inoltre la presenza di corsi d acqua continentale. Questi ambienti, non più rappresentati dalle faune a partire dall orizzonte 6B, scompaiono presumibilmente a causa della risalita del livello del mare (Agnesi et alii 1993; Lambeck et alii 2004). I risultati isotopici ( 18 O/ 16 O) dei gusci di alcuni esemplari di Eobania vermiculata (Gastropoda, Pulmonata) (Colonese in questo volume) indicano un clima poco più arido rispetto all attuale durante l Epigravettiano (orizz. 7E), con un aumento dell umidità in epoca mesolitica (orizz. 6A). Questo dato è confermato dallo studio dei micromammiferi che evidenzia un ambiente arido e aperto negli orizzonti epigravettiani, dominato da Microtus (Terricola) sp. Le associazioni dei livelli mesolitici appaiono invece caratterizzate dalla progressiva diminuzione di Microtus (Terricola) sp., a favore di Crocidura sp. e di Apodemus (Sylvaemus) sp., che indicherebbe un aumento dell umidità e della temperatura e, quindi, della copertura vegetale. La presenza di Arvicola terrestris nei livelli mesolitici è coe-
7 PRIMI RISULTATI SULLE NUOVE RICERCHE STRATIGRAFICHE A GROTTA D ORIENTE 323 rente con i dati forniti dalle faune continentali siciliane e dimostra che durante l Olocene antico Favignana era collegata alla Sicilia, in accordo con i dati disponibili sull evoluzione della linea di costa (Lambeck et alii 2004). I risultati ottenuti dall integrazione dei dati faunistici della serie stratigrafica di Grotta d Oriente trova conferma nel quadro paleoclimatico e paleoambientale del Tardoglaciale e dell Olocene antico in Sicilia (Frisia et alii 2006). L evoluzione dell economia di sussistenza pare riflettere la formazione di differenti ecosistemi costieri, dal marino al lagunare, correlabili alla risalita glacio-eustatica del livello del mare, nonché la distribuzione e disponibilità delle faune presenti nel territorio prossimo alla grotta tra il Tardoglaciale e l Olocene antico. Lo sfruttamento delle risorse animali per confezionare utensili e ornamenti è testimoniato da alcuni manufatti rinvenuti lungo tutta la sequenza preistorica. Questi reperti sono ricavati in particolare da conchiglie di molluschi marini, utilizzate come oggetti ornamentali (per lo più pendenti). Oltre agli ornamenti su conchiglia sono stati rinvenuti una decina di manufatti in osso e palco di cervide. Per un analisi di questi reperti si rimanda al contributo di Cilli et alii in questo volume. LE INDUSTRIE LITICHE (D. Lo Vetro, F. Martini) Strato 7 Escludendo l orizzonte più recente 7A, lo strato 7 ha restituito 70 manufatti ritoccati (73 tipi primari), molti non ritoccati, alcuni scarti di lavorazione e un nucleo. L insieme ritoccato (fig. 1) mostra caratteri sia quantitativi sia stilistici che si possono così riassumere: sviluppo degli Erti differenziati che superano il Substrato (52,1% contro 32,9%); percentuale dei grattatoi inferiore a 10%; all interno degli AD sviluppo di troncature e dorsi; presenza di troncature microlitiche quasi ipermicrolitiche, normali ed oblique; tra i dorsi prevalenza di punte a dorso che comprendono forme anche di taglia considerevole ed a convessità molto accentuata; dorsi troncati, anche massicci che bene si inseriscono nella fisionomia complessiva dei dorsi robusti; buona presenza di geometrici, soprattutto triangoli di taglia ipermicrolitica e microlitica, oltre a rari segmenti di cerchio e segmenti trapezoidali. Per quanto riguarda la tipometria si osserva una forte incidenza di ipermicroliti (25,0%) e microliti (17,2%) e un alto indice di laminarità complessivo (65, 6%). A Oriente il microlitismo appare un carattere originale in quanto non viene rilevato in altri coevi insiemi litici attendibili
8 324 F. MARTINI et alii Fig. 1 - Grotta d Oriente, industria litica dello strato 7: 1) bulino; 2) grattatoio frontale lungo; 3) grattatoio frontale lungo opposto a bulino gemino; 4, 5) troncature; 7, 8) punte a dorso; 9) punta a dorso e troncatura; 6, 10-15) geometrici; 16) raschiatoio lungo (dis. L. Baglioni).
9 PRIMI RISULTATI SULLE NUOVE RICERCHE STRATIGRAFICHE A GROTTA D ORIENTE 325 come cronologia e metodologia di scavo 5. I dati preliminari sullo sfruttamento delle materie prime indicano l utilizzo di selci locali di ottima qualità sia sotto forma di ciottoli sia di noduli e probabilmente liste. Lo studio tecnologico (in corso) ha evidenziato l attuazione di uno schema laminare abbastanza standardizzato e poco elaborato osservato in altri contesti coevi siciliani come Grotta delle Uccerie (Martini, Lo Vetro Casciarri et alii in questo volume), Grotta dell Acqua Fitusa (Caramia 2005). Questo schema è realizzato mediante lo sfruttamento prevalente di nuclei ad uno o due piani di percussione preparati e non preparati per la produzione di lame (anche larghe), destinate a confezionare grattatoi e raschiatoi, e lamelle più o meno regolari per la realizzazione di strumenti a dorso. Oriente strato 7 sembra rappresentare una tendenza tecno-tipologica che caratterizza il secondo stadio della sequenza epigravettiana finale (Martini et alii 2007; Lo Vetro e Martini, relazione generale sul Paleolitico in questo volume), insieme a Grotta Giovanna e forse anche l industria del livello inferiore di San Teodoro. Strato 6 L industria litica dello strato 6 (fig. 2 in alto) è scarsa ed ammonta a soli 53 manufatti ritoccati (55 tipi primari), 3 nuclei, uniti ad alcuni residui di lavorazione e a manufatti non ritoccati 6. Su questo insieme in situ baseremo le nostre osservazioni tipologiche, dando alle percentuali riportate un mero valore di indicazione di massima, non attendibile. La materia prima utilizzata è la selce rappresentata da vari litotipi di buona qualità di provenienza locale. È importante segnalare la presenza di due elementi in ossidiana non ritoccati, raccolti uno sul piano di frequentazione dell orizzonte basale 6D, l altro all interno di una struttura di combustione di 6B che ha intaccato i livelli sottostanti del medesimo strato 7. L assetto strutturale è dominato dal Substrato (47,3%) seguito dagli Erti differenziati (38,2%). Le altre famiglie hanno un peso decisamente 15 Alcuni indizi permettono di ipotizzare che nella sequenza dello strato 7 possa esserci una scansione evolutiva che non possiamo documentare strutturalmente: tali indizi riguardano la presenza di un unica punta a dorso di grande taglia nell orizzonte basale, modello assente negli orizzonti più recenti, la presenza di geometrici ipermicrolitici negli orizzonti più recenti e loro assenza in quelli inferiori. 16 Altri 19 pezzi ritoccati e altri prodotti di scheggiatura provengono da aree disturbate. 17 Questi due pezzi sono da considerarsi relativi allo strato mesolitico in discorso, mentre altri 4 elementi in ossidiana provengono da un terreno non compatto lungo parete, prudentemente isolato in fase di scavo, dal quale è emerso anche un frammento osseo di fauna domestica.
10 326 F. MARTINI et alii poco importante: scagliati 9,1%, bulini 5,5%, i grattatoi sono assenti. All interno del Substrato prevalgono i denticolati (14,5%) seguiti da lame ritoccate e raschiatoi (paritari a 10,9%) e dalle schegge a ritocco erto (9,1%). Tra i denticolati emerge il tipo D2 caratterizzato da elementi a ritocco poco invadente e denticolazione non marcata, realizzati sia su scheggia sia su lama larga di medie dimensioni. I raschiatoi corti e lunghi sono soprattutto a lavorazione periferica. Le lame sono generalmente a profilo irregolare, slanciate e relativamente strette e di dimensioni talora considerevoli (lunghezza massima > mm 62). Gli Erti differenziati comprendono in maggioranza troncature (25,5%) seguite da strumenti a dorso (9,1%), geometrici (3,6%) e becchi (3,6%). Le troncature, in maggioranza marginali, sono di dimensioni generalmente ipermicrolitiche, ma anche microlitiche e piccole, talvolta su lamella piatta, poco allungata e irregolare. I due becchi (un Bc1 e un Bc2) sono differenziati tra loro per le dimensioni (ipermicro e micro) e per la maggiore (Bc2) o minore (Bc1) accentuazione dell apice. Le armature (12,7%) comprendono punte a dorso (7,3%) e geometrici (un Gm3 e un Gm8, pari a 3,6%) 8. Le punte a dorso sono rappresentate da una PD2 di medie dimensioni, che costituisce una eccezione nello stile di queste armature in rapporto alle dimensioni medesime e alla morfologia molto convessa, caratteri canonici del locale Epigravettiano 9. Le tre PD4 sono ipermicrolitiche, con lunghezze comprese tra mm 6 e 8; si tratta di tre dorsi bilaterali totali, a lavorazione accurata. Uno, poco slanciato (Ia 2,0) e con le dimensioni più ridotte, è una bipunta con morfologia vagamente losangica ed estremità apicali evidenziate; il secondo esemplare è una bipunta stretta e allungata a dorso bilaterale convesso; il terzo si ricollega al precedente per la morfologia generale ma è monopunta 10. Il triangolo scaleno è ipermicrolitico e a due lati ritoccati, a morfologia appena irregolare con un dorso convesso e l altro rettilineo; si tratta di un manufatto largo realizzato su lama. Il rom- 18 Il Gm8 proviene dalla base dello strato 6 e potrebbe essere riferibile alla frequentazione epigravettiana dello strato 7A. 19 Lo strumento è ricomposto da due frammenti raccolti nell orizzonte 6a e 6c, in una zona priva di tane ma nello stesso settore di scavo dove si aprivano fossette in fase con lo strato 6 ma che hanno intaccato lo strato 7 epigravettiano; non si può quindi escludere che, nonostante la sicurezza della giacitura in rapporto allo scavo, i due frammenti non giacessero nello strato 6 a seguito dell escavazione di una delle fossette e, di conseguenza, la PD2 potrebbe essere un elemento intrusivo non in posto. 10 Tra il materiale non considerato nella struttura dello strato 6 figura anche una PD4 bilaterale, recuperata nel terreno poco compatto lungo parete dell orizzonte 6D; è una bipunta di dimensioni ipermicrolitiche (mm 15), slanciata, a dorso bilaterale convesso con ritocco complementare apicale (fig. 2, n. 4). Nella fisionomia generale a nostro parere questo manufatto potrebbe rientrare nei canoni stilistici mesolitici.
11 PRIMI RISULTATI SULLE NUOVE RICERCHE STRATIGRAFICHE A GROTTA D ORIENTE 327 boide è di piccole dimensioni (mm 38) ed è stato raccolto nell interfaccia tra la base dello strato 6 (orizzonte 6D) e il tetto dello strato 7 epigravettiano. Al pari della PD2 sopra detta questo strumento presenta caratteri tecno-tipologici e tipometrici francamente epigravettiani in quanto, tra l altro, è ottenuto da una porzione di lama larga a lati paralleli secondo un modello tecnologico ben documentato nell Epigravettiano locale. Poiché il tetto dello strato 7 (orizzonte 7A) è risultato in parte inquinato dalla frequentazione più antica dello strato 6 (orizzonte 6D), come diremo tra poco, a nostro parere anche questo pezzo va considerato come un elemento intrusivo non in posto 11. L assetto dimensionale, ricavabile da 46 elementi, è caratterizzato da moduli ipermicrolitici (32,6%) e microlitici (30,4%), con una moderata presenza di elementi piccoli (23,9%) e di elementi di medie dimensioni (13,0%). La laminarità complessiva non è elevata (42,9%). I supporti sono per lo più molto piatti e piatti. Per una discussione sulle evidenze relative al Mesolitico dello strato 6 di Grotta d Oriente si rimanda alla relazione generale di Lo Vetro e Martini in questo volume. Strato 5 L industria litica dello strato 5 (fig. 2 in basso) ammonta a 48 pezzi ritoccati (49 tipi primari), due nuclei, alcuni residui di lavorazione e una cinquantina di pezzi non ritoccati 12. I nuclei sono solo due, uno poco elaborato ad un piano di percussione, l altro, poliedrico polidirezionale, è da intendersi come il residuo finale di dimensioni molto ridotte di un nucleo molto sfruttato. La materia prima utilizzata è quasi esclusivamente la selce di provenienza locale presente con diverse varietà di buona qualità; di grande interesse è la presenza di sette manufatti in ossidiana, tutti rinvenuti sui piani di frequentazione in giacitura primaria. L insieme è caratterizzato dallo sviluppo del Substrato (57,1%), che supera gli Erti differenziati (32,7%), appena presenti sono bulini, grattatoi e scagliati. All interno del Substrato predominano le lame ritoccate (16,3%) seguite, da raschiatoi corti e denticolati (14,3% entrambi i gruppi). I ritocchi dei raschiatoi sono soprattutto periferici, quelli profondi 11 Va ricordata la presenza di un Gm3 ipermicrolitico (fig. 2, n. 12), rinvenuto nel riempimento di una tana che si apriva alla base dello strato 6 ed entrava nello strato 7, di fisionomia complessiva più probabilmente mesolitica; questo strumento è stato escluso dal computo strutturale, viste le condizioni di giacitura. 12 Alle percentuali riportate degli strumenti in posto diamo un mero valore di indicazione di massima ma non attendibile statisticamente.
12 328 F. MARTINI et alii Fig. 2 - Grotta d Oriente, industria litica dello strato 6 (in alto) e dello strato 5 (in basso): 1, 15) bulini; 2, 3, 17-19) troncature; 4-6, 8, 20) punte a dorso (8a ingrandimento del n. 8); 7, 25) microbulini; 9, 21) frammenti di dorso; 10) raschiatoio lungo inframarginale; 11, 14, 26) raschiatoi denticolati; 12, 13, 22-24) geometrici; 16) grattatoio carenato (dis. L. Baglioni) (8a 2:1).
13 PRIMI RISULTATI SULLE NUOVE RICERCHE STRATIGRAFICHE A GROTTA D ORIENTE 329 sono sia parziali e poco invadenti sia più elaborati (bilaterali) e invadenti, con alcune tendenze alla denticolazione. I supporti delle lame sono prevalentemente slanciati e relativamente stretti di dimensioni talora considerevoli (lunghezza massima mm 77). Tra i denticolati emerge il tipo D2, che comprende sei elementi per lo più a ritocco invadente e denticolazione marcata, realizzati su supporti tendenzialmente slanciati o decisamente laminari. Gli Erti differenziati, comprendono in maggioranza troncature (20,4%) seguite da strumenti a dorso (6,1%), geometrici (4,1%) e un becco (2%). Le troncature (sia marginali sia profonde oblique) sono di dimensioni microlitiche e piccole, in un caso, una T1, su lamella stretta. Si segnala la presenza di due pezzi in ossidiana: un frammento di T2 o T3 su probabile lama e una T1 su microlamella. Il Bc1, su scheggia laminare, è poco accentuato. Tra gli strumenti a dorso l unica PD4 è ipermicrolitica, a ritocco bilaterale convesso accurato che rimanda ai modelli tecno-tipologici sauveterriani. Il pezzo di taglia maggiore, comunque di piccole dimensioni, è un frammento di dorso (forse una LD2) a ritocco unilaterale appena convesso. I geometrici sono rappresentati da due trapezi (Gm6 e Gm7), di dimensioni ipermicrolitiche e di buona fattura. Il Gm6, ricavato da porzione di lamella, ha le due troncature concave; il Gm7, ottenuto da frammento di lama, con piquant-triedre, ha una troncatura normale rettilinea e l altra obliqua molto concava parziale 13. I due bulini (B1 e B5) appaiono molto semplificati tecnologicamente; lo stesso vale per i due pezzi scagliati (E1 e E3), a ritocco invadente ma poco elaborato. In associazione con uno scagliato compare l unico grattatoio (G9) a fronte subrettilineo a ritocco semierto, su scheggia microlitica. Tra i residui di lavorazione si segnala la presenza di cinque microbulini (4 ipermicrolitici e uno microlitico) di cui uno in ossidiana. Le dimensioni dei ritoccati sono prevalentemente piccole (circa 42%), ben rappresentati sono i microliti (circa 33%) e anche gli ipermicroliti (circa 18%), appena presenti i pezzi di taglia media (circa 6%). L indice di laminarità ammonta a 54,1%. I materiali dello strato 5 pongono una serie di problemi di non facile soluzione che coinvolgono la presenza o meno in Sicilia di un complesso a trapezi senza ceramica 14 in un momento corrispondente più o meno al passaggio Mesolitico-Neolitico. Questa nuova evidenza sull isola di Favignana, si ricollega al problema del processo di neolitizzazione in Sicilia, 13 Tra i pezzi rinvenuti nella fossetta compare un Gm6 molto simile a quello appena descritto (fig. 2, n. 23). 14 Non è inopportuno ricordare che neppure le ricerche Mannino hanno prodotto per Grotta d Oriente elementi fittili di tipologia neolitica.
14 330 F. MARTINI et alii per un analisi esaustiva del problema si rimanda alla relazione generale di Lo Vetro e Martini sul Mesolitico in questo volume 15. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI AGNESI V., MACALUSO T., ORRÙ P., ULZEGA A. 1993, Paleogeografia dell Arcipelago delle Egadi (Sicilia) nel Pleistocene superiore-olocene, Il Naturalista siciliano, S. IV, XVII, 1-2, pp CARAMIA F. 2005, L industria litica epigravettiana di Grotta dell Acquafitusa (Agrigento): nuove acquisizioni tecno-tipologiche, in MARTINI F., a cura di, Askategi, Miscellanea in memoria di Georges Lapace, Rivista di Scienze Preistoriche, LV, supplemento 1, pp CILLI C., COLONESE A.C., GIACOBINI G., LO VETRO D., MARTINI F. in questo volume, Nuove evidenze di manufatti in materia dura animale del Paleolitico superiore e del Mesolitico di Grotta d Oriente (Favignana, Trapani). COLONESE A.C., in questo volume, Molluschi marini in depositi antropici: il caso di Grotta d Oriente (Favignana). COMPAGNONI B. 1991, La malacofauna del sito meso-neolitico della Grotta dell Uzzo (Trapani), RSP XLIII, pp FRISIA S., BORSATO A., MANGINI A., SPÖTL C., MADONIA G., SAURO U. 2006, Holocene climate variability in Sicily from a discontinuous stalagmite record and the Mesolithic to Neolithic transition, Quaternary Research, 66, pp KOTSAKIS T. 1979, Sulle Mammalofaune quaternarie siciliane, Bollettino del Servizio Geologico d Italia, Roma, 99, pp LAMBECK K., ANTONIOLI F., PURCELL A., SILENZI S. 2004, Sea-level change along the Italian coast for the past yr, Quaternary Science Reviews, 23, pp LO VETRO D., MARTINI F. 2006, La nuova sepoltura epigravettiana di Grotta d Oriente (Favignana, Trapani), in MARTINI F., a cura di, La cultura del morire nelle società preistoriche e protostoriche italiane. Studio interdisciplinare dei dati e loro trattamento informatico. Dal Paleolitico all età del Rame, Origines, Progetti, 3, pp MANNINO G. 1972, Grotta d Oriente, RSP XXVII, 2, pp MANNINO G. 2002, La Grotta d Oriente di Favignana (Egadi, Sicilia). Risultati di un sondaggio esplorativo, Quaderni del Museo Archeologico Regionale Antonio Salinas, 8, pp MARTINI F., LO VETRO D., BORRINI M., BRUNO S., MALLEGNI F. in questo volume, Una nuova sepoltura dalla Grotta di Oriente (Favignana, Trapani). Scavi Nei paragrafi a più nomi il contributo degli Autori è equivalente. * *
15 PRIMI RISULTATI SULLE NUOVE RICERCHE STRATIGRAFICHE A GROTTA D ORIENTE 331 MARTINI F., LO VETRO D., COLONESE A.C., DE CURTIS O., DI GIUSEPPE Z., LO- CATELLI E., SALA B. 2007, L Epigravettiano finale in Sicilia, in MARTINI F., a cura di, L Italia tra e anni fa. Cosmopolitismo e regionalità nel Tardoglaciale, Atti Tavola Rotonda, Firenze 2005, pp MARTINI F., LO VETRO D., CASCIARRI S., COLONESE A. C., DI GIUSEPPE Z., GI- GLIO R., TUSA S. in questo volume, Primi risultati della campagna di scavo 2005 a Grotta delle Uccerie (Favignana, Trapani). REIMER P.J., BAILLIE M.G.L., BARD E., BAYLISS A., BECK J.W., BERTRAND C.J.H., BLACKWELL P.G., BUCK C.E., BURR G.S., CUTLER K.B., DAMON P.E., EDWARDS R.L., FAIRBANKS R.G., FRIEDRICH M., GUILDERSON T.P., HOGG A.G., HUGHEN K.A., KROMER B., MCCORMAC G., MANNING S., BRONK RAM- SEY C., REIMER R.W., REMMELE S., SOUTHON J.R., STUIVER M., TALAMO S., TAYLOR F.W., VAN DER PLICHT J., WEYHENMEYER C.E. 2004, IntCal04 terrestrial radiocarbon age calibration, 0-26 cal kyr BP, Radiocarbon, 46 (3), pp VELLANOWETH R.L., LAMBRIGHT M.R., ERLANDSON J.M., RICK T.C. 2003, Early New World maritime technologies: sea grass cordage, shell beads, and a bone tool from Cave of the Chimneys, San Miguel Island, California, USA, Journal of Archaeological Science, 30, pp RIASSUNTO. - PRIMI RISULTATI SULLE NUOVE RICERCHE STRATIGRAFICHE A GROTTA D ORIENTE (FAVIGNANA, TP). SCAVI Vengono riportati i risultati preliminari degli studi interdisciplinari relativi alle fasi di frequentazione della grotta durante l Epigravettiano finale e il Mesolitico, sino alle soglie del Neolitico. Le indagini naturalistiche permettono una ricostruzione climaticatica e ambientale e una definizione dei regimi economici. Lo studio delle produzioni litiche permette di inquadrare i complessi nell ambito degli assetti culturali siciliani tra e anni da oggi (cronologia non calibrata). RÉSUMÉ. - PRÉMIERS RESULTATS DES NOUVELLES RECHERCHES STRATIGRAPHI- QUES Á GROTTA D ORIENTE (FAVIGNANA, TP). SCAVI On donne les résultats préliminaires des études interdisciplinaires sur les phases de fréquentation de la grotte pendant l Epigravettien final et le Mésolithique, jusqu au seuil du Néolithique. Les recherches naturalistes permettent une reconstruction du climat et du milieu ainsi qu une définition des régimes économiques. L étude des produits liqthiques consent de les situer dans le domaine des complexes culturels siciliens entre les années et d aujourd hui (chronologie non calibrée).
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