Bionomia degli ambiti marini e salmastri del Parco del Timavo e della Cernizza e del SIC IT Foce del Timavo.

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2 Bionomia degli ambiti marini e salmastri del Parco del Timavo e della Cernizza e del SIC IT Foce del Timavo. Premessa Laneus Euganei lupus excipit ora Timavi aequoreo dulces cum sale pastus aquas. Così Marziale negli Epigrammi inizia ad enumerare una delle tredici specie di Pesci, Molluschi e Crostacei fra gli xenia, cioè i doni per gli ospiti: La spigola lanosa vive alla foce del Timavo Euganeo e si nutre di acque dolci e salate. Il significato di lanoso viene spiegato da Plinio. Nel IX libro della sua Storia Naturale egli dice che tra i lupi (Spigole, Branzini), i migliori sono quelli lanosi, così chiamati per le loro carni candide e soffici, qualità messa in relazione alla loro tendenza a vivere nelle acque miste, presso la foce dei fiumi. L attenzione che i romani ponevano nei confronti delle foci del Timavo non era perciò rivolta soltanto al mito del fiume o all importanza delle sue bocche quale scalo portuale. Nonostante fosse così vicina al limes ed al lisertum (terre di nessuno, da cui Lisert), la zona era conosciuta anche per le sue qualità alieutiche, aspetto esaltato oggi dalla presenza del Villaggio del Pescatore con le sue attività di pesca e maricoltura. Da molto tempo e ancora oggi, la zona costituisce perciò un insieme di espressioni naturali e culturali difficilmente scindibili. Il progetto di parco e l iscrizione di parte della zona tra i Siti di Interesse Comunitario (SIC) dovranno quindi tener presente questa complessità, particolarmente pronunciata nelle sedi perimetrali, al contatto tra terra e acqua, individuando la gamma di gradi di libertà entro cui mantenere l evoluzione naturale del sistema e tarando gli interventi antropici in conseguenza di tale scelta. 1 La spiaggia della baia degli Adrosauri, quelle della penisola che la chiude e quelle di isole, penisole, velme e casse di colmata prospicienti. 1.1 Bionomia bentonica della spiaggia della baia degli Adrosauri e della penisola che la delimita (Fig. 1). A circa cento metri a Sud della cava di pietra del Villaggio del Pescatore di Duino Aurisina, in direzione SE, si apre una piccola insenatura, compresa tra la costa calcarea ed un promontorio in parte naturale ed in parte derivato dalla massicciata posta a protezione dei fondali in cui si immerge l acquedotto sottomarino che serve la città di Trieste. La piccola baia, lunga circa 200 m, è larga circa 120 m all imboccatura e si restringe verso NW, presentando la maggior penetrazione sul lato del promontorio, dove termina in una piccola spiaggia a lieve declivio. Sul lato opposto, la costa a falesia presenta alcune piccole nicchie semicircolari con bocche di 5-10 metri di apertura. Altre piccole nicchie si aprono sulla stessa costa, all altezza dell imboccatura, a N di una piccola punta. Sulla congiungente questa punta e l estremità del promontorio che chiude la baia la profondità è di circa 1,5 m e diminuisce gradualmente verso l interno con una pendenza dello 0,7% circa. A 500 m a S e a 500 m a SE dall estremità del promontorio la profondità è di circa 5 m; anche dall'imboccatura della baia verso il largo la pendenza della 1

3 spiaggia sommersa rimane perciò sugli stessi valori. In tal modo i bassi fondali circostanti la piccola insenatura e il suo promontorio fungono da ostacolo al propagarsi di sollecitazioni idrodinamiche provenienti dai settori meridionali. Verso SW peraltro tutta la Baia di Panzano è comunque protetta da Punta Sdobba, l apparato deltizio dell Isonzo che si protende verso ESE. Le condizioni di notevole calma idrodinamica della zona nel suo complesso sono state da sempre sfruttate in termini di rifugio per piccole imbarcazioni da pesca ed in seguito anche da diporto. In particolare, la parte più interna della baia degli Adrosauri conserva ancora numerosi segni del suo impiego quale cala per piccole imbarcazioni da pesca a fondo piatto (batele e batane). Su tutta la costa rocciosa di NE sono infatti presenti anelli e maniglie metalliche, cementati nelle crepe calcaree e, semisommersi nel fango, giacciono ancora alcuni corpi morti per l ancoraggio di gavitelli di ormeggio. Lungo il perimetro di questa insenatura sono poi presenti alcune piccole gettate di cemento, verosimilmente apprestate per rendere più agevole il passaggio dei pescatori lungo l accidentato percorso per arrivare alle loro imbarcazioni. Tale uso del sito cessava presumibilmente a 50/70 metri dalla linea di riva più interna della baietta, in corrispondenza ad uno sperone di roccia; a Sud di esso, poco al di sotto del livello del mare, alcune polle carsiche si rendono evidenti, oltre che per la corrente che innescano, anche per la liscivazione determinata a carico dei sedimenti fini della baia, scavando un piccolo greto, parallelo alla costa; esso è reso evidente dal colore biancastro di ciottoli calcarei e gusci di conchiglie, rispetto al grigio scuro delle sabbie e dei fanghi circostanti. La fattura e lo stato dei manufatti prima descritti permettono di far coincidere la dismissione dell uso della cava con il suo rapido processo di interrimento, innescato con ogni probabilità dalla costruzione della struttura di varo dell acquedotto sottomarino. Le condizioni di attenuata energia ambientale della zona si ripercuotono peraltro in via diretta sulla distribuzione dei sedimenti e delle biocenosi bentoniche. A tale riguardo, a N del promontorio di Duino e fino all imboccatura del canale del Villaggio del Pescatore, fino a 3-4 metri di profondità, i fondali sono costituiti complessivamente da peliti molto sabbiose (sedimenti con tenori di sabbia compresi tra 70% e 30%) in cui la componente sabbiosa può essere più o meno abbondante a seconda della maggiore o minore azione di liscivaggio compiuta dal moto ondoso e/o dalle correnti di marea. Nel caso specifico della piccola insenatura in esame la componente fine del sedimento diventa sempre più cospicua man mano che si procede dall imboccatura verso l interno conferendo ai fondali più confinati la consistenza delle piane di marea dalle porzioni lagunari intermedie (in cui un uomo a piedi può sprofondare fino al ginocchio). L analisi della batimetria e quindi delle condizioni di dispersione dei sedimenti lungo la costa del promontorio che chiude la baietta mette peraltro in evidenza condizioni di idrodinamismo accentuato fino al gomito formato dalla costa al passaggio dal complessivo orientamento per dell ultimo tratto del canale del Villaggio del Pescatore all orientamento della costa esterna della penisola. Le condizioni di calma in cui quest ultima viene così a trovarsi consentono, a ridosso di essa, la costituzione di un deposito sabbioso fangoso di forma semilunare che emerge per metri di aggetto in condizioni di bassa marea sizigiale (50 cm). Il materiale trasportato dalla corrente, proveniente soprattutto dal canale portuale e dalla velma antistante, che non riesce a depositarsi su questa spiaggia, viene deviato in frecce litorali successive verso l imboccatura della baia, tendendo così a costituire una piccola laguna. Il materiale sedimentario che supera le barre così costituite, si deposita lungo la costa interna del promontorio (trattenuto anche grazie ad un accumulo di pietre che si flette leggermente verso NE) fino all asse della baia in un banco che emerge nelle stesse condizioni di marea già 2

4 considerate. La baia sta così evolvendo verso una formazione lagunare in fase terminale a vita breve o brevissima. Ne sono testimonianza specie come Cerastoderma glaucum ed Abra ovata, presenti in abbondanza nella parte più interna del sito, mentre all imboccatura si trovano specie più marine. Sulle parti più superficiali della spiaggia e sulla spiaggia emersa del cul de sac terminale della baia le condizioni di calma permettono peraltro il deposito di detriti vegetali, costituiti da tronchi e rami d albero, alghe e fanerogame marine. Questi relitti vegetali provengono dagli apporti dell Isonzo e del Timavo, nonché da tutta la zona antistante l'insenatura, ricca di prati di Cymodocea nodosa e Zostera marina, nelle zone a ricambio relativamente maggiore e Zosterella noltii, in zone più superficiali e riparate. La spiaggia è altresì ricettacolo di innumerevoli bottiglie, sacchetti ed altri recipienti di plastica. Zostera marina, rarissima nel Mediterraneo, trova peraltro qui una delle sue sedi d elezione in riferimento alla sua preferenza per zone di abbondanti apporti di acque dolci. Sulla costa del promontorio che si affaccia verso il largo (SW) il battente d acqua è maggiore e i sedimenti sono più ricchi di sabbia rispetto a quelli della sua costa interna. Vi si trovano infatti Solen marginatus e rade Ensis minor, pertinenti alla biocenosi delle Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC). Tale differenza è strettamente dipendente dall azione delle onde e delle correnti di marea che vi si esercitano. La baia e le sue rive sono ascrivibili complessivamente ai piani sopra-, meso- ed infralitorale superiore. I fondali antistanti, fino a 4-5 m di profondità, limite di scomparsa delle Fanerogame marine nella zona, si collocano completamente nel piano infralitorale, ma, data la loro elevata componente di fanghi, ospitano alcune specie pertinenti al piano circalitorale sottostante, occupato in prevalenza dalla biocenosi dei Fanghi Terrigeni Costieri (FTC). A ciascuno dei tre piani nominati appartengono sia biocenosi di substrato duro che biocenosi di substrato mobile Piano sopralitorale Substrati solidi. Questi substrati, costantemente emersi e bagnati soltanto dagli spruzzi del mare e dall areosol marino, sono rappresentati su tutto il perimetro della baia e della penisola che la racchiude, ma soltanto quelli della costa calcarea di NE sono di origine naturale. Gli altri substrati duri, parte dei quali sotto forma di muri di contenimento in calcestruzzo, derivano dalla struttura di varo del tubo dell acquedotto sottomarino che mette capo presso il Molo zero del Porto Vecchio di Trieste. Poiché l estensione al di sopra del livello del mare di questo piano e la consistenza dei suoi popolamenti dipendono dall intensità del moto ondoso della zona, è ovvio che nell ambito considerato la sua ampiezza sarà piuttosto ridotta ed i suoi popolamenti piuttosto poveri, soprattutto sui substrati artificiali, meno fessurati rispetto alla roccia carsica in posto. La maggior capacità di conservare l umidità di questi substrati, grazie alle anfrattuosità, amplia perciò le loro opportunità biotiche. Quali che siano le caratteristiche del substrato duro e la sua esposizione, il popolamento è comunque rappresentato essenzialmente da tre specie animali: un 3

5 crostaceo cirripede, un crostaceo isopode ed un piccolo gasteropode. Il cirripede è Chtamalus depressus, organismo sessile del gruppo volgarmente conosciuto come denti de can. Come si è detto e come accade per gli altri componenti della biocenosi della Roccia Sopralitorale (RS), a cui la specie appartiene, gli individui sono più abbondanti nelle fessure dove l umidità si conserva più a lungo. Anche i giovani dell isopode detritivoro Ligia italica hanno esigenze simili, mentre gli adulti, più resistenti, sono capaci di allontanarsi per ampi tratti dal loro biotopo. Il gasteropode Littorina neritoides ha comportamento ancora più strettamente igrofilo, essendo troficamente vincolato alla patina di Cianoficee epilitiche delle anfrattuosità delle rocce. Il vegetale superiore più comune nel piano sopralitorale è Chrytmum maritimum, il cosiddetto finocchio di mare. Substrati mobili. Per l ambito considerato, tali substrati sono rappresentati essenzialmente dall accumulo di relitti presente nel cul de sac terminale della baia. A seconda del grado di umidità che questi relitti sono capaci di garantire, vi si possono instaurare due biocenosi, quella dei Relitti ad Essicazione Rapida (RER) e quella dei Relitti ad Essicazione Lenta (REL). Nel sito in esame, la distribuzione delle due biocenosi avviene verosimilmente in relazione alla distanza dal mare, con la prima più spostata verso terra, nello spessore dell accumulo costituito soprattutto da rami e pezzi di legno e l altra più prossima al mare dove la stessa matrice si arricchisce di alghe e foglie di Fanerogame marine. La prima biocenosi è caratterizzata soprattutto dall Anfipode Talitrus saltator e dall Isopode Tylos europaeus di abitudini prevalentemente notturne, nonché da coleotteri del genere Bledius. La seconda esprime capacità biotiche maggiori con diverse specie di Anfipodi del genere Orchestia, Isopodi come Tylos sardous e Halophiloscia couchii, ma soprattutto con piccoli Gasteropodi come Truncatella subcylindrica, Alexia spp. e Ovatella bidentata. Nel fango, spesso coperto da un leggero strato di Cianoficee, tra le radici di diverse specie di Chenopodiacee, si trovano le tane di Halophiloscia, di Bledius, altri Insetti (Dermatteri, Ditteri), Aracnidi, Miriapodi e Chilopodi. E possibile che le caratteristiche ruderali dei relitti accumulati sulle spiagge determinino una più o meno ampia semplificazione del quadro faunistico delineato. E molto probabile tuttavia che fisionomie più complete delle unità di popolamento considerate possano essere rilevate sulle isole o penisole circostanti, ai corrispondenti livelli batimetrici, su relitti rappresentati soprattutto da ammassi di Alghe e di fanerogame, materiali tipici dei biotopi considerati in altre zone dell Adriatico e del Mediterraneo Piano mesolitorale. Da zona a zona, sia all interno che all esterno della baia, i popolamenti bentonici di questo piano possono occupare sia substrati interamente solidi, sia substrati interamente mobili, sia ancora substrati solidi che nell ambito della stessa stazione sono sostituiti da substrati mobili. Accade cioè che in una stessa stazione, all interno dello spazio verticale pertinente al piano, si passa più o meno bruscamente dal substrato solido della riva al substrato mobile della baia. La stessa cosa accade quando dalle sabbie fangose della baia emerge qualche masso calcareo o arenaceo. Come per il piano precedente, anche le possibilità biotiche di quello in esame, sono più o meno ampiamente limitate dalla complessiva calma idrodinamica del sito e dalla scarsa anfrattuosità delle rocce pertinenti alle strutture artificiali esistenti. I popolamenti mediolitorali tipici dei 4

6 substrati solidi si troveranno perciò prevalentemente verso l imboccatura della baia ed al suo esterno. I popolamenti di substrato mobile delle parti esterne della baia, ma soprattutto quelli delle parti interne saranno espressione ancora più accentuata delle condizioni edafiche generali del sito: limitata influenza del moto ondoso, corrispondente stagnazione e condizioni di ipossia o anossia dei fondali (colorazione grigio scura o nera dei sedimenti), limitato idrodinamismo di fondo, apporti di acque dolci (oppure eccessiva evaporazione in limitate pozze di substrato mobile), Come quasi tutti i popolamenti del Golfo di Trieste, pertinenti alla parte superiore del piano, anche quelli del sito considerato sono ascrivibili ad una facies impoverita della biocenosi della Roccia Mediolitorale Superiore (RMS) e sono rappresentati essenzialmente da Chthamalus stellatus verso i livelli più elevati e da Chthamalus stellatus ed Enteromorpha compressa verso il basso. Viste le condizioni di moda calma, questi organismi sono presenti in una cintura piuttosto limitata. Dato il forte apporto di acque dolci e di nutrienti che caratterizzano la zona, la fascia verdeggiante ad Enteromorpha si presenta piuttosto rigogliosa e spesso arricchita, verso il livello del mare, da qualche altra specie pertinente al gruppo delle Ulvales. Al limite tra questa fascia e quella pertinente alla Biocenosi della Roccia Mediolitorale Inferiore (RMI), si trovano radi esemplari di Patella coerulea il cui terreno di pascolo si configura spesso come un tratto di roccia nuda, ricavato tra i nicchi di Chthamalus, l inizio della fascia a Mytilus, rappresentata da individui di piccola taglia, una leggera moquette di Catenella repens ed i talli nereggianti di Fucus virsoides, più fitti in condizioni di relativa calma e di vicini apporti di acque carsiche. Tra i talli di Fucus ed Enteromorpha è presente Perinereis cultrifera, vicariata da Nereis diversicolor in acque salmastre. Nelle anfrattuosità della roccia si trova il Chitonide Middendorffia caprearum; nei nicchi vuoti di Chthamalus il piccolo bivalve rossastro Lasaea rubra. Dove la roccia si immerge in piccoli tratti ciottolosi, la biocenosi RMI si continua con quella del Detritico Mediolitorale (DM); dove la roccia mediolitorale superiore si immerge in substrati fangosi o sabbioso fangosi si formano piccoli tratti della biocenosi delle Sabbie Fangose delle Lagune e degli Estuari (SFLE) caratterizzata soprattutto da Salicornia sp. o altre piante alofile tra cui scavano le loro tane i policheti già nominati e Nephthys hombergii. In condizioni di deciso apporto di acque dolci compare Spartina maritima. La sua capacità di trattenere sedimenti e relitti organici alla base dei fusti prelude alla evoluzione di questi tratti barenosi verso i livelli superiori, pertinenti al piano sopralitorale ed a condizioni nettamente continentali. E questa la situazione di tutto il mediolitorale della parte più interna della baia degli Adrosauri, mentre le formazioni a Spartina e Salicornia sembrano mantenersi meglio sui substrati mobili esterni a quello qui trattato, dove altri elementi alofili, quali Euphorbia peplis sembrano testimoniare una maggior giovinezza delle formazioni di questo tipo, peraltro molto più estese Piano infralitorale All interno della baia il piano infralitorale è rappresentato esclusivamente dal suo orizzonte più superficiale, sia lungo la sponda pertinente al ciglione carsico, sia nelle poche altre parti non emergenti in bassa marea. Fuori dalla baia esso comprende i fondali posti sotto la batimetrica di 0,5 e perciò anche quelli che orlano la struttura di varo dell acquedotto sottomarino. I substrati duri che gli possono essere attribuiti sono rappresentati soprattutto dalle banchine, adibite ad acquacoltura, da cui prende origine questa struttura, nonché alcuni massi della sua estremità Sud-Est. 5

7 Questi biotopi sono probabilmente occupati da qualche facies estremamente impoverita della biocenosi delle Alghe Fotofile (AF) che nel Golfo di Trieste si esprime mediamente attraverso l associazione Cystoseiretum barbatae. Le specie caratterizzanti tali facies appartengono essenzialmente al gruppo delle Ulvales, esprimenti contemporaneamente affinità galenofile e nitrofile, collegate queste ultime anche alla presenza dello scarico fognario del Villaggio del Pescatore. E certo che, ai limiti settentrionali del SIC, presso lo scarico fognario del Villaggio si sviluppa la biocenosi ad Invertebrati di Acque Molto Inquinate (IAMI), caratterizzata, oltre che da specie vegetali nitrofile, soprattutto da suspension feeders come Idrozoi, Briozoi, Policheti, Tunicati, Bivalvi o detritus feeders come Gasteropodi e Policheti. Al primo gruppo appartengono ad esempio Tubularia mesembryanthemum (Idrozoo), Bugula neritina (Briozoo), Hydroides norvegica (Polichete), Ciona intestinalis (Tunicato) e Parvicardium exiguum (Bivalve); al secondo Amyclina corniculum (Gasteropode) e Capitella capitata, Nereis caudata, Scolelepis fuliginosa, Carazzia antennata (Policheti). Delle sei unità di popolamento pertinenti ai substrati mobili infralitorali più superficiali, attorno alla penisola e nella baietta, ne sono rappresentati essenzialmente tre: le Sabbie Fini Superficiali (SFS), le Sabbie Fangose di Moda Calma (SFMC) e la biocenosi Lagunare Euriterma ed Eurialina (LEE). Come si è già visto, le specie caratteristiche di quest ultima, in particolare Cerastoderma glaucum e Abra ovata sono presenti soprattutto nella parte più interna della baia, ma si sovrappongono anche ad elementi della SFMC, come Tapes decussatus, Tapes aureus ed Upogebia pusilla, crostaceo decapode ricercato come esca dai pescatori e della SFS, come Cyclope neritea e Tellina tenuis, unità di popolamento più estese sia all interno che all esterno della baia e attorno alla penisola che la contermina. 1.2 Bionomia bentonica delle isole, penisole, casse di colmata e velme per la parte francamente marina ricompresa nel SIC (Fig. 2). Riguardo a questi siti, c è subito da dire che, mentre in superficie l effetto delle acque dolci del Timavo e del Locavaz configurano ambienti dulciacquicoli o salmastri, in profondità al contrario l azione del mare si fa sentire nettamente lungo gran parte del Locavaz, nel Canale Est-Ovest, in cui scarica la centrale Enel e lungo la stessa asta terminale del Timavo. Si assiste cioè ad una stratificazione dei popolamenti: in superficie popolamenti (soprattutto vegetali) di acqua dolce in cui permangono gli elementi marini più tolleranti; in profondità popolamenti decisamente marini. Anche in questi ultimi si assisterà tuttavia ad una selezione, non dovuta però ad eventuali fenomeni di dislocazione del cuneo salino, ma riferibile al confinamento che caratterizza i fondali man mano che si procede verso le parti più interne del sistema, dove il tempo intercorrente tra due ricambi si fa sempre più lungo. Nonostante queste semplificazioni, anche nelle zone più interne ed alle maggiori profondità (6/8 m del canale Est-Ovest), accanto a specie di indole lagunare come Cerastoderma glaucum o frequenti negli ambienti lagunari come Hinia reticulata, Nucula nucleus,nereis caudata, ed altre, si ritroveranno specie come Pitar rudis, Amphiura chiajei o Nereis longissima, strettamente legate ad ambienti marini circalitorali. Quantunque la presenza di queste specie interessi soltanto la prima parte del ciclo termico ascendente e siano poi cancellate dalle stagnazioni estive, la loro presenza indica che le parti profonde del sistema di canali già indicato sono controllate esclusivamente da condizioni marine e confinamento più o meno accentuato a seconda delle stagioni e dei siti. 6

8 1.2.1 Piano sopralitorale I substrati solidi di questo piano, per il settore considerato, si riducono essenzialmente ai massi frangiflutti della cassa di colmata ed a sporadici massi calcarei o arenacei posti a difesa di manufatti destinati alla nautica da diporto delle isole o penisole vicine. I sistemi di palafitte di fondamento dei numerosi piccoli pontili, non introducono, per questo piano, variabili degne di nota e le sue caratteristiche faunistiche e floristiche si possono accomunare a quelle già indicate per la baia degli Adrosauri e la penisola che la chiude. Nella porzione di territorio considerata i substrati mobili pertinenti al piano sono più estesi e favoriscono perciò condizioni biotiche molto più diversificate, soprattutto per ciò che concerne la componente vegetale alofila, ma anche per quella animale delle biocenosi RER e REL. Per i substrati solidi, come già notato, la scarsa fessurazione delle rocce limita la loro possibilità biotiche rispetto a quelle della roccia carsica in porto Piano mesolitorale Anche per questa porzione di territorio, il piano mesolitorale può svilupparsi tanto su substrati duri di origine antropica quanto sui substrati mobili, anch essi risultato, per quanto più remoto, di bonifiche e di riassetti idraulici della zona. In diverse stazioni dove a cavallo del livello del mare i subsrati duri si immergono in substrati mobili, nello stesso spazio verticale pertinente al piano, alla Biocenosi della Roccia Mediolitorale Superiore (RMS) fanno seguito la biocenosi del Detritico Mediolitorale (DM) a Gammarus sp. e Sphaeroma serratum delle sabbie Mediolitorali (SM) ad Ophelia bicornis e Nerine cirratulus, nonché la biocenosi SFLE a cui si è già accennato, fatto salvo anche in questo piano, come nel precedente, un maggior peso delle piante alofile come Juncus, Salicornia e Spartina, vegetali della cui funzione nella sopraelevazione del substrato si è già parlato Piano infralitorale Nel sito considerato, le unità infralitorali sono completamente pertinenti ai substrati mobili. Il forte apporto di materiali pelitici inibisce peraltro la presenza di una biocenosi delle Sabbie Fini Superficiali (SFS) allo stato puro e ne favorisce la coesistenza con la più adatta SFMC, che nelle stazioni di maggior calma si estende al di là dei limiti batimetrici che le sono propri (-2 m circa) embricandosi ampiamente con la biocenosi dei Fanghi Terrigeni Costieri (FTC), del piano circalitorale. Per queste ragioni è presumibilmente molto ridotta la presenza della biocenosi delle Sabbie Fini Ben Calibrate (SFBC), tipica delle coste basse alluvionali, ma molto estesa in tutto il Mediterraneo perché insediata anche alla bocca di più o meno ampie cale che si aprono dove il culmine della costa rocciosa si abbassa al livello del mare. La decisa affinità delle sue specie caratteristiche come Ensis minor (Capa de deo), Cardium tuberculatum, Chamelea gallina ed altre per sabbie povere di elementi fini ne limita qui l estensione dei biotopi sia in senso orizzontale che in senso verticale. Ensis minor è infatti presente solo sui banchi più superficiali dove correnti e moto ondoso limitano la deposizione di peliti. E più abbondante invece Solen marginatus (Capa de fero) che tollera una maggior componente fangosa. La specie viene direttamente pescata nella zona, soprattutto come esca. Come si è già detto in premessa, i fondali infralitorali della zona sono ricchi di fanerogame marine, Zosterella noltii in superficie e Zostera marina e Cymodocea nodosa più in profondità. Il sito è peraltro zona di elezione di Zostera marina, rara nel resto del Mediterraneo e favorita invece dalla dissalazione delle acque nell ambito di tutto il sistema estuariale dell Alto Adriatico, lagune comprese. 7

9 Quanto riportato finora è frutto di estrapolazioni, rese possibili da precedenti indagini in zone vicine oppure di indagini e sopralluoghi speditivi effettuati ad hoc. Una mappatura bionomica di maggior dettaglio potrebbe essere acquisita soltanto con indagini mirate ed estese anche al di sotto dei livelli di bassa marea, dove il rilevamento a vista deve esser sostituito dalla raccolta di un adeguato numero di campioni. 2 Proposte di intervento sulla baia degli Adrosauri, sulla penisola che la contermina e sul tratto terminale del porto canale del Villaggio del Pescatore; evoluzione naturale e scelte di regolazione. Come illustrato in precedenza, la Baia degli Adrosauri e la penisola che la contermina sono siti di formazione recente, caratterizzati da rapida evoluzione, che nel giro di alcuni anni porterà la baia intera ad una successione edafica del tipo: SFS SVMC LEE Passaggio dall Infralitorale al Mediolitorale SFLE Passaggio dal Medio al Sopralitorale REL RER Continentalizzazione Barena Continente In assenza di interventi, questo processo porterà alla continentalizzazione di tutta l insenatura ed alla formazione di una spiaggia continua dal gomito (da 155 a 135 ), presente alla radice della penisola, fino al promontorio calcareo che fronteggia la sua estremità in direzione 105 circa. Sono una testimonianza inequivocabile di questa evoluzione la progressiva emersione ed ampliamento del banco sabbioso fangoso che si addossa alla costa interna della penisola e l ampliamento verso SE del banco sabbioso che si appoggia alla sua costa esterna, sostenuto da una quasi didascalica progressione di piccole frecce litorali che, in partenza da esso, tendono a chiudersi verso la costa carsica all imboccatura della baietta. In breve tempo l arco sabbioso così formato, occupato da sabbie sopralitorali e mediolitorali, verrebbe così a costituire una spiaggia naturale le cui parti sommerse dovrebbero evolvere verso i termini SFS fino a 1-1,5 m di profondità ed SFBC, più giù, le tipiche formazioni che forniscono i fondali balneabili su tutte le coste sabbiose del Friuli. Gli interventi di rettifica e banchinamento, previsti a partire dal canale del Villaggio del Pescatore fino al gomito della penisola, incanalando meglio le correnti di riflusso che vi appaiono dominanti (fatti salvi eventuali interventi correttivi) dovrebbero smussare il banco che 8

10 si addossa alla riva esterna della penisola, incrementando con questo materiale i processi di occlusione della baia e la formazione della spiaggia già descritta. Con tali previsioni, le scelte di regolazione delineabili sono essenzialmente: Effettuata la rettifica ed il banchinamento della sponda di NE del Canale del Villaggio del Pescatore, permettere che i processi descritti portino in breve tempo alla costituzione di un arco di spiaggia continuo dalla radice della penisola allo sperone carsico che chiude la baia di NE. Tale evoluzione porterebbe comunque ad una soluzione in linea con il progetto di valorizzazione turistico culturale del sito, ma presumibilmente in tempi piuttosto lunghi. In una decina di anni infatti, passando attraverso le fasi di impaludamento già illustrate, la baia passerebbe dal dominio marittimo a quello continentale. Nel frattempo il sito, divenuto sede di acque a ricambio ancor più rallentato, andrebbe incontro a proliferazioni algali, fenomeni di anossia, produzione di idrogeno solforato, sfarfallamenti di chironomidi, ecc fenomeni che, per quanto non graditi o addirittura pericolosi, sono normali per gli ambienti lagunari. Il progressivo addolcimento delle acque potrebbe costituire motivo di insediamento di Anofelidi e Culicidi, fatti già registrati in diversi biotopi della Provincia di Venezia, censiti alla fine degli anni Ottanta, inizio Novanta. I processi di accumulo di materiali alloctoni sia di provenienza naturale che di provenienza antropica costringerebbero comunque ad una continua opera di bonifica e di pulizia Tale processo naturale potrebbe essere drasticamente anticipato, intererrando artificialmente la baia ed allestendo quasi completamente ex novo la spiaggia compresa tra la penisola e lo spessore carsico, secondo le forme più probabili, salvo poi affidarne l assestamento ai fattori naturali agenti in zona. Una soluzione intermedia potrebbe consistere: a) nell anticipare parzialmente i processi naturali in atto interrando con materiali adeguati i 70/80 m più interni della baia e riprofilando la costa corrispondente tra l estremità di SE del muro di calcestruzzo ed uno dagli sperori carsici più interni; b) nell asportare per un opportuno spessore i fanghi putridi che occupano attualmente la gran parte della baia (c è da rilevare a tale proposito che non necessariamente questi fanghi devono essere maneggiati in modo particolare), sostituendoli con sabbie fini pulite e riprofilando i fondali in modo da non creare soglie tra il canale d ingresso al Villaggio del Pescatore e la baia; c) nel favorire il ripascimento della costa esterna con sabbie pulite, della punta e di una piccola parte della costa interna della penisola, modellando così una piccola spiaggia, quale parte di quella che si formerebbe naturalmente; d) nel favorire il ricambio del bacino così circoscritto con tagli a sezione variabile in corrispondenza ai loro sbocchi, concepiti in modo da innescare i circuiti più convenienti nella parte della baia così risanata e resa utile alla balneazione. In tal modo nella parte più interna della baia, seppur per estensioni più ridotte, potrebbero essere mantenute tutte le formazioni lagunari mediolitorali (SFLE) a Salicornia e Spartina, quelle infralitorali (LEE) e le formazioni paralagunari come SFMC o SFS, più comuni in posizione intermedia o di bocca. Negli ambienti di spiaggia adibita a balneazione le unità sopralitorali RER e REL, che si formano durante le mareggiate invernali, vengono generalmente rimosse all inizio della stagione turistica. Nella soluzione prospettata potrebbero eventualmente disporre di spazi molto esigui, ma comunque rappresentativi. Tutte le biocenosi citate sono comunque presenti in estensioni ben maggiori lungo le spiagge a lieve pendenza della zona estuariale in questione, a cominciare da quella pertinente alla penisola a ferro di cavallo che chiude verso SW il porto- 9

11 canale del Villaggio del Pescatore. Il mantenimento dello stato stazionario prospettato richiederebbe comunque continue azioni di pulizia, di dragaggio e di manutenzione delle spiaggette apprestate, pena la ripresa dei rapidi processi di continentalizzazione di tutta la baia, secondo le linee già illustrate. Appare superfluo ricordare che gli scenari prospettati si basano sulle ipotesi bionomiche illustrate nella prima parte di questo documento, ipotesi che devono essere verificate, oltre che attraverso rilievi speditivi, come quelli già effettuati, anche attraverso un adeguato numero di campioni di benthos da raccogliere in stazioni già esplorate dai sedimentologi o in nuove stazioni da concordare e saggiare possibilmente in modo coordinato. Prof. Giuliano Orel 10

12 Fig. 1 Fig. 2 11

Scritto da Administrator Martedì 02 Giugno :13 - Ultimo aggiornamento Martedì 02 Giugno :54

Scritto da Administrator Martedì 02 Giugno :13 - Ultimo aggiornamento Martedì 02 Giugno :54 Il termine biocenosi include quegli organismi che, oltre a dipendere dalle caratteristiche fisiche del luogo in cui vivono, sono strettamente legati gli uni agli altri da vari tipi di rapporti reciproci

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