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1 BIOCARBURANTI BIOCARBURANTI una risposta alle preoccupazioni dei cittadini da parte degli agricoltori europei e delle loro cooperative

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3 Che cosa sono i biocarburanti? I biocarburanti rientrano in due categorie principali: il bioetanolo e il biodiesel. Il bioetanolo sostituisce la benzina fossile ed è ricavato da colture ricche di zuccheri e di amidi, come il frumento, l orzo, il granoturco, la canna da zucchero e la barbabietola da zucchero. Il biodiesel è un sostituto del diesel ed è prodotto a partire da piante oleaginose, quali la colza, la soia, il girasole nonché da grassi animali e oli vegetali riciclati. Inoltre, gli scienziati stanno effettuando delle ricerche per lo sviluppo di biocarburanti evoluti, i quali consentiranno di convertire in carburante liquido la cellulosa e la lignina contenute in tutte le piante e nei rifiuti organici. Tuttavia, servono maggiori ricerche e passeranno ancora degli anni prima che i biocarburanti evoluti siano immessi sul mercato. I biocarburanti possono essere miscelati con i combustibili già utilizzati nei trasporti senza dover modificare le infrastrutture attualmente operanti, in questo modo essi diventano un rimedio pratico e subito disponibile per affrontare il problema dell aumento delle emissioni nel settore dei trasporti, I biocarburanti possono contribuire veramente alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra? Sì. A differenza dei giacimenti di petrolio del pianeta, i biocarburanti da biomassa sono rapidamente rinnovati ad ogni raccolto. La fotosintesi aiuta la pianta a catturare l energia solare e ad assorbire l anidride carbonica dall atmosfera, producendo biomassa che può essere convertita in biocarburanti. Se miscelati con i carburanti tradizionali, i biocarburanti contribuiscono a ridurre le emissioni di gas a effetto serra di origine fossile prodotte dai motori. Il risparmio di CO 2 dipende dalle materie prime utilizzate e da come sono prodotti i biocarburanti. Quelli prodotti correttamente permettono dei risparmi di emissioni significativi rispetto ai carburanti fossili tradizionali. L UE 1 si è impegnata a introdurre delle norme volte a garantire che sul suo territorio siano utilizzati soltanto quei biocarburanti che sono veramente efficaci nel ridurre le emissioni di CO 2. Le emissioni di CO 2 risparmiate utilizzando i biocarburanti dovranno corrispondere ad almeno il 35% delle emissioni che sarebbero prodotte utilizzando combustibili fossili. Generalmente, il biodiesel prodotto a partire da colza europea consente un risparmio di gas a effetto serra del 44% rispetto ai combustibili fossili. Il dato generale per l etanolo ottenuto da barbabietole da zucchero europee è del 48%. Con lo sviluppo di questa industria, i progressi nelle tecnologie attualmente disponibili e in quelle future permetteranno ulteriori risparmi. La politica dell UE che consiste a fissare, come obiettivo vincolante, un 10% di biocarburanti entro il 2020 è appropriata? Sì, i biocarburanti sono uno strumento importante nella lotta contro il cambiamento climatico. Congiuntamente ad altre politiche, quali l incentivazione di autoveicoli meno inquinanti o l organizzazione logistica dei trasporti, un maggiore utilizzo di biocarburanti è uno dei rimedi utili per porre sotto controllo l aumento dannoso delle emissioni di CO 2 nei trasporti. Il settore dei trasporti scarica gas a effetto serra nell aria che respiriamo 365 giorni all anno. I trasporti sono già responsabili di oltre un quinto delle emissioni di gas a effetto serra che contribuiscono al cambiamento climatico nell Unione europea. E in questo settore le emissioni stanno aumentando più rapidamente che in qualunque altro settore. Complessivamente, fra il 1990 e il 2005, le emissioni di gas a effetto serra nei trasporti terrestri sono aumentate del 27%. 2 1 COM(2008)19 def. 2 Relazione dell Agenzia europea dell ambiente, Climate for a Transport Change, 1/2008.

4 Gli obiettivi volontari 3 sono serviti ben poco a stimolare l utilizzo dei biocarburanti. Allo stesso modo, non è possibile applicare il sistema di scambio 4 di quote diemissioni di gas aeffetto serra alsettore deitrasporti, poiché esso è composto da una miriade di singoli utilizzatori. È per questo che si rende necessario un obiettivo obbligatorio. Un obiettivo vincolante minimo del 10% di biocarburanti nei trasporti entro il 2020 contribuirà anche ad affrontare i futuri problemi di approvvigionamento energetico. La dipendenza del settore dei trasporti dell UE dalle importazioni di petrolio si colloca al 98%! La penuria continuerà a essere un vero pericolo per ragioni politiche ed economiche. Dei prezzi del petrolio superiori a 120 $ al barile non sono nulla di buono per l inflazione, per l alimentazione umana e animale e per i costi energetici! Si rende pertanto necessaria una diversificazione delle nostre fonti di combustibile. Quello di una maggiore sicurezza energetica è un obiettivo vitale della politica energetica comunitaria, e i biocarburanti rispondono in parte a tale esigenza. I biocarburanti possono essere miscelati con i combustibili per i trasporti già esistenti senza dover modificare le infrastrutture attualmente operanti, in questo modo essi diventano un rimedio pratico e subito disponibile per affrontare il problema dell aumento delle emissioni nel settore dei trasporti. Un miscuglio di approcci diversi fra i vari Stati membri non darebbe alcun risultato, poiché si avrebbero degli Stati membri che ridurrebbero le proprie emissioni di gas a effetto serra nel settore dei trasporti, mentre altri non farebbero nulla. Degli obiettivi vincolanti forniscono delle certezze agli investitori. Dei segnali legislativi a lungo termine sotto forma di obiettivi danno ai governi e alle aziende private sufficiente stabilità e sicurezza nei loro piani d investimento. Soltanto se agiranno come un fronte unito, gli Stati membri dell UE potranno ispirare fiducia agli investitori, abbattere sufficientemente i costi di produzione e costruire un mercato interno dei biocarburanti che funzioni correttamente. Soltanto con una buona base di produzione interna, l UE potrà mantenere il proprio avanzamento nello sviluppo tecnologico, il quale a sua volta accelererà lo sviluppo di biocarburanti di prima e di seconda generazione più efficienti. La crescente domanda di biocarburanti sta portando a dei prezzi più elevati per le derrate alimentari? I biocarburanti sono diventati il capro espiatorio dei recenti aumenti dei prezzi delle materie prime agricole, i quali sono invero dovuti ad altre cause: la crescente domanda alimentare e l insufficienza dei raccolti. Ad esempio, in Europa la produzione di bioetanolo non è responsabile del forte aumento del prezzo del frumento: attualmente, meno dell 1% dei cereali prodotti nell UE è utilizzato per il bioetanolo, e la produzione totale di semi oleosi dell Unione (una parte della quale è utilizzata per il biodiesel) rappresenta soltanto il 2% della domanda mondiale di semi oleosi. La domanda di biodiesel interna all UE non contribuisce all incremento del prezzo dell olio di palm a, dato che la produzione di biodiesel assorbe meno del 4% dell olio di palma complessivamente utilizzato. A livello mondiale, le due principali materie prime per la produzione di bioetanolo sono la canna da zucchero e il granoturco. Malgrado siano utilizzate maggiori quantità di canna da zucchero brasiliana per la produzione di etanolo, i prezzi mondiali dello zucchero sono diminuiti del 32% nel 2007 rispetto al Nel 2008 vi è stato un rialzo dei prezzi, ma si ritiene che ciò sia dovuto in gran parte al flusso di fondi di speculazione nelle derrate alimentari. Anche l incremento dei prezzi del granoturco non può essere semplicemente ricondotto a un aumento della domanda di bioetanolo negli USA. 3 Direttiva (CE) n. 2003/30. 4 L obiettivo del sistema UE di scambio delle quote di emissione (sistema ETS, da Emission Trading Scheme) è aiutare gli Stati membri dell UE a rispettare gli impegni assunti per limitare o ridurre le emissioni di gas serra in maniera economicamente efficace. Per il momento, per ciascun periodo di scambio previsto dal sistema gli Stati membri devono preparare i piani nazionali di assegnazione (PNA) nei quali determinano il rispettivo livello totale di emissioni nell ambito del sistema ETS e il numero di quote di emissione che assegnano ad ogni impianto situato nel loro territorio. Alla fine di ogni anno gli impianti devono restituire un numero di quote equivalente alle emissioni che hanno prodotto. Le imprese che emettono meno emissioni rispetto alle quote ricevute possono vendere le quote in più, mentre quelle che hanno difficoltà a mantenersi entro i limiti delle quote ottenute possono decidere se intervenire per ridurre le proprie emissioni oppure acquistare sul mercato le quote in più di cui hanno bisogno.

5 Deve essere tenuta in considerazione la crescente domandamondialedicarnelegataairedditiinrapido aumento in Cina e in India, la quale sta spingendo verso l alto la domanda di mangimi per animali. La realtà è che il cibo è più economico che mai. Negli ultimi venti anni, i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del20%inmenorispettoaiprezzidialtribenidic onsumo. Pertanto, i recenti rialzi dei prezzi dei prodotti alimentari in un certo modo non fanno altro che colmare tale divario. Se negli ultimi 100 anni i prezzi alla produzione nell UE fossero aumentati allo stesso tasso del costo generale della vita, i prezzi dei cereali e dei semi oleosi sarebbero, in media, quattro volte superiori rispetto ai livelli attuali. Ciò spiega anche perché una famiglia media nell UE27 spendeva, nel 2006, meno del 13% del proprio budget per l acquisto di prodotti alimentari rispetto al 21% del 1988 nell UE12. 5 Se aumenta la domanda di un prodotto di base, ad esempio per via dell utilizzo dei biocarburanti, anche i prezzi tenderanno ad alzarsi, a meno che non aumenti anche l offerta, ad esempio incrementando la produttività o ricoltivando dei terreni precedentemente messi a riposo nei quali la produzione attualmente non è redditizia. In molti dei nuovi Stati membri, vi sono vaste distese di terre arabili tenute a maggese. I modelli di previsione della Commissione europea suggeriscono che, anche se raggiungeremo il nostro obiettivo del 10% entro il 2020, i prezzi dei cereali aumenteranno soltanto del 36%, mentre quelli della colza dell 810%. Inoltre, non va dimenticato che il prezzo del prodotto all uscita dall azienda rappresenta soltanto il 4% circa del prezzo di vendita in negozio (ad esempio per il pane). 6 Il costo della manodopera ammonta al 30%. Altri costi, quali quelli di trasformazione, di imballaggio, di distribuzione e di vendita al dettaglio determinano il 66% del prezzo del prodotto finale, e pertanto incidono molto più delle materie prime sul prezzo pagato dai consumatori. I biocarburanti, come miglioreranno la sicurezza alimentare nell UE? L agricoltura europea può produrre biocarburanti senza mettere a rischio la sicurezza di approvvigionamento alimentare. Secondo lo scenario prefigurato dalla Commissione europea, l impatto sull uso dei terreni nell UE27 sarebbe modesto. Circa il 15% dei terreni coltivati a seminativi sarebbe utilizzato per la produzione di bioenergie, vale a dire 17,5 milioni di ettari nel In realtà, soltanto una parte dei semi oleosi, dei cereali e delle barbabietole da zucchero utilizzati per produrre biocarburanti è trasformata in energia. Una parte considerevole resta nel settore alimentare sotto forma di mangimi animali ricchi di proteine e utilizzati per la produzione di carne e di prodotti lattierocaseari. Nel caso del biodiesel, il 55% dei semi oleosi finisce nei panelli per l alimentazione animale. Nel caso del bioetanolo, i mangimi ottenuti da borlande e solubili essiccati di distilleria (o DDGS, da Distilled Dried Grain and Soluble) rappresentano un terzo dei quantitativi di cereali utilizzati. Sono i mangimi ricchi di proteine e di alta qualità che permetteranno all UE di ridurre la sua forte dipendenza dalle importazioni di mangimi. L UE attualmente importa, da Stati Uniti, Argentina e Brasile, l 80% delle proteine di cui ha bisogno per l alimentazione animale sotto forma di glutine di mais, grani e panelli di soia, vale a dire 35 milioni di tonnellate equivalenti di panelli di soia per un costo di circa 9 miliardi di euro. Di conseguenza, la produzione di biocarburanti contribuirà a ridurre le superfici necessarie alla coltivazione di piante destinate principalmente all alimentazione degli animali, nonché a ridurre il prezzo dei mangimi. Le stime dell UE relative ai 17,5 milioni di ettari utilizzati nel 2020 per la produzione di biocarburanti liquidi nell UE dovrebbero essere riviste al ribasso. Se si considerano i prodotti secondari che restano nel settore dell alimentazione animale, risulta che entro il 2020 per i biocarburanti liquidi saranno utilizzati circa 8 milioni di ettari, corrispondenti più o meno alla totalità delle superfici ritirate dalla produzione fra il 1992 e il Non bisogna dimenticare che gli agricoltori sono i primi a subire le conseguenze del cambiamento climatico. Se le emissioni di gas a effetto serra non saranno ridotte, ad esempio attraverso il ricorso ai biocarburanti, potrebbe essere messa a rischio la capacità di produrre derrate alimentari in tutto il pianeta. 5 Fonte: Eurostat. 6 Fonte: IKEE (Campagna d informazione sulle energie rinnovabili).

6 La produzione di biocarburanti sarà dannosa per i paesi in via di sviluppo? Aggraverà la povertà e la fame nel mondo? La fame nel mondo non è dovuta alla penuria di cibo, mabensìallapovertà,allamancanzadipoteredi acquisto e a delle politiche agricole e sociali inadeguate (ad esempio nei settori delle infrastrutture, delle sementi, dell istruzione, del finanziamento, ecc.). Negli ultimi 30 anni, gli agricoltori europei sono stati accusati di sovrapproduzione e di aver smaltito le loro eccedenze grazie alle sovvenzioni all esportazione, facendo abbassare in questo modo i prezzi riscossi dagli agricoltori nei paesi in via di sviluppo, causandone la povertà. Tale critica ora è stata completamente rivoltata. Ora l UE è accusata di spingere i prezzi al rialzo. I consumatori che vivono nelle zone urbane preferirebbero avere sempre dei prezzi alimentari più bassi. Tuttavia, il 70% dei poveri del mondo vivono nelle zone rurali, e la maggior parte di loro sono agricoltori. 7 Sono ormai venti anni, o anche più, che gli agricoltori subiscono un declino dei prezzi mondiali in termini reali. L incremento dei prezzi dei prodotti di base de termina anche l aumento del reddito degli agricoltori dei paesi poveri. A sua volta, ciò permetterà di ricoltivare delle terre prima non redditizie e consentirà agli agricoltori di acquistare dei fattori di produzione più che mai necessari e di investire in macchinari, impianti di stoccaggio e infrastrutture. Ciò farà in modo che i paesi più poveri diventino più autosufficienti dal punto di vista alimentare e che, in certi casi, diversifichino le loro attività producendo per soddisfare il fabbisogno energetico locale. Che cosa dobbiamo fare per garantire che i biocarburanti abbiano un impatto positivo? Grazie alla legislazione vigente sul piano comunitario e nazionale e alla politica agricola comune, lo sviluppo di biocarburanti in Europa non avrà un impatto negativo sull ambiente. Un argomento ricorrente è che vi è il rischio che la produzione di biocarburanti provochi dei danni ambientali in altre parti del mondo, attraverso la distruzione delle foreste pluviali e di altri habitat naturali per far posto a colture come la palma da olio e la canna da zucchero da esportare nell UE. Per produrre biocarburanti vi sono metodi giusti e vi sono metodi sbagliati. Abbattere le foreste e distruggere gli habitat per coltivare piante per la produzione di derrate alimentari, cosmetici o biocarburanti è totalmente inaccettabile. Nell UE, noi non vogliamo dei biocarburanti prodotti in questo modo, e l industria e i governi degli Stati membri faranno tutto il possibile per assicurare che tali biocarburanti non siano utilizzati qui da noi. Ciò sarà garantito attraverso l introduzione di criteri di sostenibilità, che stanno segnando la via in materia di produzione responsabile. Nell UE, le legislazioni nazionali in materia di ambiente e la politica agricola comune garantiscono già la sostenibilità di tutta la produzione agricola comunitaria. Tutti gli agricoltori dell UE che infrangono le norme ambientali sono doppiamente sanzionati: innanzi ai tribunali nazionali e attraverso la riduzione dei pagamenti di sostegno. Ne risulta che i biocarburanti prodotti nell UE offrono la maggiore garanzia di sostenibilità. Tuttavia, dobbiamo anche assicurarci che la produzione di biocarburanti che importiamo non abbia causato danni ambientali. Il modo migliore per fare questo consiste nell assicurare che i criteri di sostenibilità si applichino non solo ai biocarburanti prodotti in Europa, ma anche a quelli importati. Le autorità dell UE 8 hanno già riconosciuto l importanza di ciò e stanno elaborando delle norme rigorose che dovranno essere applicate il prima possibile. 7 Fonte: IFAD (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo). 8 COM(2008)19 def.

7 Dovremmo astenerci dall investire nella tecnologia attualmente disponibile per attendere la cosiddetta prossima generazione di biocarburanti? No. L uso di biocarburanti di prima generazione è pienamen te giustificato, poiché essi sono già efficaci nel ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Inoltre, dato che si tratta di un evolu zione continua, lo sviluppo della prima generazione è necessario per la seconda generazione. Il vantaggio di investire sin da subito risiede nel fatto che è più facile ripartire da impianti già esistenti piuttosto che partire da zero, e inoltre gli investimenti fatti ora determinano un costante miglioramento dell efficienza. Se prodotti correttamente, i biocarburanti di seconda generazione recheranno dei benefici, tuttavia la maggior parte degli esperti afferma che serviranno ancora degli anni prima che tale produzione possa essere commercializzata. Pertanto, per il momento i biocarburanti di prima generazione offrono l unica vera alternativa rinnovabile ai combustibili fossili utilizzati nei trasporti, i quali sono responsabili di un quinto delle emissioni di gas a effetto serra nell UE. I biocarburanti dovrebbero essere abbandonati alle forze di mercato? Innanzitutto occorre sottolineare che tutte le forme di energia sono sovvenzionate dai governi. Se prendiamo l esempio dell UE, secondo l Agenzia europea de ll ambiente, i sussidi totali per l energia nucleare, per il petrolio e per il carbone ammontano, nell UE, a 33 miliardi di euro rispetto ai 5 miliardi di euro l anno per le fonti rinnovabili. Ma la principale giustificazione per un intervento sul mercato è il fallimento del mercato stesso, e il cambiamento climatico è il più grande fallimento del mercato che si sia mai verificato. Nel prezzo dell energia o dei carburanti non si tiene conto delle emissioni di CO 2 e del loro impatto sulle generazioni future. Finché non vi sarà un vero e proprio mercato del carbonio le sovvenzioni saranno pienamente giustificate. È per questo motivo che i governi di tutto il mondo stanno applicando degli incentivi sotto forma di sussidi diretti o indiretti: ad esempio degli incentivi per i consumatori per l acquisto di autoveicoli meno inquinanti (Brasile) o dei sussidi diretti per i produttori (USA). Allo stesso modo, alla fine degli anni 70 e all inizio degli anni 80, in Brasile il piano Proalcol ha permesso un forte sviluppo del settore dell etanolo grazie a importanti misure e sussidi pubblici. Con l aumento dei prezzi del petrolio connesso all impoverimento delle risorse di combustibile fossile e con l incremento dell efficienza della pr oduzione di biocarburanti, col tempo il costo dei biocarburanti europei scenderà sicuramente fino a poter competere con la benzina e il diesel convenzionali, come già avviene in Brasile.

8 La voce degli agricoltori europei e delle loro cooperative

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