COMUNE DI GUALTIERI. Benvenuti a GUALTIERI ITINERARIO STORICO ARTISTICO NATURALISTICO

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1 COMUNE DI GUALTIERI Benvenuti a GUALTIERI ITINERARIO STORICO ARTISTICO NATURALISTICO

2 GUALTIERI Gualtieri, una piccola capitale emiliana situata nella bassa reggiana addossata all argine maestro del Po, è un paese ricco di testimonianze storiche e un capolavoro dell urbanistica e dell architettura del tardo cinquecento. Il nome di Gualtieri appare per la prima volta durante la dominazione longobarda come "Castrum Vultureno" poi "Castrum Walterii", ossia residenza fortificata del longobardo Gualtiero vissuto nel VII secolo. Dal sec. IX fu dei vescovi parmensi, della loro diocesi e dal 1029 Gualtieri figura ufficialmente tra le proprietà del Vescovo di Parma Ugo. Dopo il 1116 Gualtieri divenne libero Comune. Nei secoli XIV e XV si vedranno alternarsi nel possesso del luogo diversi Signori fino alla pace di Lodi che aggregherà Gualtieri e Brescello alle terre parmensi degli Sforza. Nel 1476, in cambio di altre terre, gli Sforza cedettero Gualtieri agli Este, cui appartenne ininterrottamente fino al 1860, escluso il periodo napoleonico. Dal 1560 al 1635 fu marchesato della famiglia Bentivoglio nelle persone di Cornelio e dei figli Ippolito e Enzo, che realizzarono la città nuova di Gualtieri, secondo schemi di un raffinato tardo manierismo e sotto uno stretto controllo delle leggi prospettiche, creando una gigantesca scena teatrale al fine di magnificare il potere del marchese in forma spettacolare. Sul lungo asse di simmetria, orientato da ovest a est, che attraversa il paese, si sistemano le principali architetture che dialogano con raffinati rapporti spaziali e volumetrici, di cui la figura geometrica del quadrato ne rappresenta il modulo generatore. Nel 1635 Enzo Bentivoglio permutò Gualtieri con Scandiano con il duca d Este, che ne ebbero il possesso fino all Unità d Italia. Nel 1951 Gualtieri fu sommersa dalla grande alluvione, che raggiunse in piazza i 3,25 metri. Piazza Bentivoglio Realizzata tra il 1580 e il 1610, Piazza Bentivoglio è il cuore di Gualtieri, su cui si affacciano il Palazzo Marchionale, la Torre Civica, la Casa della Comunità e la collegiata di Santa Maria della Neve. Lo spazio si presenta ambiguamente fungendo sia come piazza, sia come cortile d onore al Palazzo. La piazza é un perfetto quadrato di 96 metri di lato, scandita per tre lati da 72 campate, con le fronti spezzate dagli ingressi delle tre vie principali. Dietro i tre fronti uniformi si trovano abitazioni private e edifici amministrativi divisi su due piani, di cui il piano terra è circondato da portici con 68 ampie arcate e dal grande volto della torre civica con un ricercato gioco di zone d ombre e di luce, mentre il primo piano è ritmato da specchiature finestrate tenute insieme da una lunga cornice marcapiano davanzale e un lungo cornicione. L alternanza di piramidi e edicole, che coronano il complesso, rende verticalmente dinamica la rigida struttura delle facciate. La pavimentazione originaria della piazza, più bassa di circa cm. 90 e coperta da mattoni a spina di pesce posati a coltello, è visibile in uno scavo nel giardino antistante la torre civica. Simile pavimentazione in cotto è visibile anche in alcuni aree sotto i portici. Probabilmente il progetto ha più di un ideatore, ma è documentato l intervento dell architetto e ingegnere idraulico ducale Gian Battista Aleotti detto l Argenta, il quale collaborò molto spesso con i Bentivoglio nel loro palazzo di Ferrara, nella progettazione di teatri e nell organizzazione di feste. L ideazione di questo spazio si basa su elementi tardo manieristi, ma la composizione anticipa quei modi che saranno propri dell epoca barocca. All interno della piazza è la scultura Volo negato (1998) di Vasco Montecchi.

3 La Torre Civica Situata nel lato ovest della piazza, la Torre civica fu portata a compimento fra il 1599 e il Su pianta quadrangolare, si alza con l elegantissima forma a cannocchiale. Nella seconda metà del 700 la Torre fu rinforzata nelle fondamenta dall Architetto locale Giovanni Battista Fattori. Per chi proviene da Brescello, la Torre funge da ingresso alla piazza, mentre per chi è già in piazza, la stessa inquadra la strada principale (via Vittorio Emanuele II) accentuando la fuga prospettica delle case allineate. La torre è costituita da tre dadi e un prisma ottagonale che rispettano, nelle decorazioni, gli ordini classici. Il primo dado d ordine dorico gigante inquadra il grande arco sulla strada, nel secondo con lesene ioniche accoppiate si trova l antico orologio, nel terzo, con doppie lesene d ordine corinzio, incompleto, si trova una profilatura arcata, un tempo aperta, il quarto prisma, in cui sono sistemate le campane per uso civico, è un lucernario a base ottagonale con otto arcatelle e sormontato da un pinnacolo cilindrico che termina con una cupoletta e una bandierina segnavento. Sul lato sud della torre si trova un orologio solare, che serviva per mettere a punto il congegno di quello meccanico. Palazzo Bentivoglio Come fondale orientale della piazza si erge nella sua imponenza Palazzo Bentivoglio. Fu eretto da Ippolito, che vi inglobò la Casa Vecchia del padre Cornelio, su progetto di Gian Battista Aleotti detto l Argenta, tra il 1594 e il Ora del palazzo resta solo la fronte principale, mentre in origine l edificio era costituito da quattro facciate in cotto lunghe circa 90 metri, chiuse agli angoli da quattro torri, di cui ne restano solo due. Nel 1750 gli Este vendettero il Palazzo al Comune di Gualtieri, il quale ne demolì tre lati per ricavarne materiale per rinforzare le difese nell alveo del Po e chiudere una chiavica sistemata sull argine dietro al palazzo. Nel 1765 il Po ruppe l argine maestro proprio in quel punto provocando una disastrosa alluvione. Sul fronte principale del palazzo si trovano i maggiori ambienti di rappresentanza, di cui all esterno si eleva la mole del salone dei Giganti, che occupa tutto il volume centrale a doppia altezza. Un vigoroso cornicione divide in due parti la facciata cercando di equilibrare la materica e possente massa del palazzo con la raffinata scansione del resto della piazza. I tre archi di facciata sono frutto di un intervento dei primi anni del sec. XX. Originariamente l ingresso era uno solo, posto al centro, da cui si accedeva a un androne, a un portico che circondava il cortile e infine allo scalone sistemato a nord. Dopo l acquisto da parte del comune di Gualtieri dal 1751 in poi, gli ambienti del Palazzo furono adibiti a vari usi: magazzino e ammasso per il grano, scuole elementari, ospedale per i militari della 1 guerra mondiale, abitazioni per poveri, laboratori artigianali, teatro civico, ecc., suddividendo i vari ambienti con superfetazioni, eliminate a metà degli anni settanta, quando il Palazzo fu oggetto di un vasto restauro, a cura dell arch. G. P. Cuppini.

4 La cappella gentilizia Terminata entro il 1605 e dipinta entro il 1610, data in cui fu consacrata. La bella decorazione plastica copre tutta la cappella, in stile corinzio, con angeli su festoni di frutta e girali d acanto in altorilievo. Sui pilastri e sulla controporta d ingresso si trovano gli stemmi dei Bentivoglio: una sega rossa in campo d oro. Nelle lunette del soffitto, con volta a padiglione, sono affrescate otto scene della vita della Madonna, che trovano compimento nell ottagono centrale con la scena dell Incoronazione. Non si conoscono gli autori della decorazione pittorica, ma si deduce l influsso della scuola ferrarese tardo-manieristica, della più moderna scuola bolognese e del cromatismo veneto, forse di ispirazione mantovana. È probabile un intervento dello Schedoni nella scena centrale. Nel 1649 la volta fu danneggiata da una palla di cannone spagnolo. Sala dell Eneide Dipinta tra il 1609 e il 1610, è l attuale sala d ingresso al primo piano e la prima delle sale dedicate alla storia di Roma. Il fregio, raccordato al perduto soffitto, già distrutto nel 1649, da una finta cornice a modiglioni e scandito da mensole con figure di putti, è composto da sedici scene in monocromo viola e giallo, tratte dal VII al XII libro dall Eneide. Delle sedici scene originarie del fregio due sono andate perdute a causa dell apertura delle finestre e quattro presentano solo deboli tracce di pittura. In queste scene, che si riferiscono al mito di Enea, gli dei olimpici sono ancora in contatto con gli uomini, mentre nelle altre sale la loro presenza si manifesta solo con prodigi. Alcune scene e alcuni putti sono da riferirsi allo stile di Sisto Rosa (Badalocchio), della scuola di Annibale Carracci. Sala di Giove La sala prende il nome dal soggetto del dipinto centrale del soffitto, dove Giove bambino è affidato alla ninfa Melissa, secondo la IV ecloga delle Georgiche di Virgilio. Anche in questa stanza, dipinta tra il 1609 e il 1610, la decorazione si sviluppa su di un fregio suddiviso in dodici scene in monocromo grigio, giallo e verde, tratte dai primi libri dell opera di Tito Livio De Urbe Condita, in cui si racconta il mito della fondazione di Roma i cui protagonisti sono Romolo e Remo e le Sabine. Ogni scena è separata da finti mensoloni con coppie di cariatidi, festoni e mascheroni in monocromo grigio. Le scene non si susseguono secondo l ordine del testo, ma probabilmente sono in relazione con le figure del soffitto. Un cornicione ligneo a dentelli raccorda il fregio al soffitto, suddiviso in cassettoni ottagonali, quadrati e trapezoidali, le cui cornici sono decorate a girali d acanto e maschere. Gli ottagoni sono un allegoria del potere signorile proveniente direttamente da Dio, il cui ordine coinvolge la natura, l anima e l esistenza stessa del mondo (Platone, La Repubblica, Virgilio, Georgiche ). Il repertorio iconografico negli sfondati trapezoidali in monocromo rosso, rappresenta le Storie di Ercole, che fanno da raccordo e da commento allegorico agli ottagoni e alle scene del fregio. Con molta probabilità lavorò Sisto Badalocchio. In questa sala è allestito il Museo Antonio Ligabue.

5 Sala di Icaro Dipinta tra il 1609 e il 1610, il fregio di questa Sala continua la storia della fondazione di Roma con dodici scene sempre tratte da Tito Livio, relative ai regni di Tullio Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. I riquadri, in monocromo viola e giallo alternati, sono separati da mensole con festoni e coppie di putti appoggiati a imprese allegoriche. Del soffitto sono superstiti, a parte i putti angolari, solo tre cassettoni esagonali, molto danneggiati, di cui in uno si riconosce la Caduta di Icaro, da cui il nome della sala e in un altro Cimone e Pero. In questa Sala è allestita l esposizione permanente della Donazione Umberto Tirelli. Il Salone dei Giganti E la sala più rappresentativa del palazzo. Un tempo vi si accedeva dalla grande porta sul lato orientale, ora murata. L interno fu affrescato tra il , con 28 scene tratte dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, inserite in una grande quadratura architettonica. Il ciclo di affreschi è suddiviso in quattro registri. In alto un lungo fregio ospita 22 allegorie in monocromo, alternate a panoplie, che alludono alle virtù, alla magnificenza, alle arti e alla cultura del marchese Enzo Bentivoglio. Il fregio è sormontato da un finto cornicione a dentelli, che a sua volta fingeva di reggere il soffitto a cassettoni, ora scomparso. Nel secondo registro una serie di 26 telamoni seminudi policromi, che sorreggono il fregio, cadenzano alcune scene della Gerusalemme Liberata incorniciate da finti stucchi e dipinte in monocromo verde, amaranto, viola e giallo. Nel terzo registro sono illustrati altri episodi del poema, in parte visibili nei sovrapporta, anticipati da putti in finto stucco che reggono gli stemmi dei Bentivoglio e in parte nascosti da quattro grandi quadri in tromp l oeil, che a loro volta avrebbero dovuto rappresentare i Fasti della famiglia Bentivoglio. Nel quarto registro, a livello del pavimento, sono affrescate sei finte porte e da sotto i quadri emergevano otto plinti con statue di imperatori romani, di cui se ne conservano solo sei. Il salone fu affrescato, adiuvato da un equipe di pittori, da Pier Francesco Battistelli, di origine ferrarese e in gioventù col-

6 laboratore del Guercino. La struttura decorativa risente della maniera della bolognese scuola dei Carracci e di Guercino. Mentre i due quadri dei Fasti, furono realizzati nel 1628 da Giovanni Mannozzi da San Giovanni, pittore aretino e operante a Roma. Sala dei Falegnami Al piano terra del palazzo si trova la Sala dei Falegnami, così chiamata per la presenza in passato di un laboratorio di falegnameria, ora adibita a spazio espositivo e sala conferenze. Della ricca decorazione di questa sala resta superstite la Buona Fama, dipinta nel soffitto da Sisto Badalocchio. il Teatro Nell ala nord del palazzo, dal 1775, dove era sistemato il quartiere del Chirurgo, fu innalzato il primo teatro pubblico di Gualtieri, il Teatro Principe, gestito da dilettanti del luogo. Il progetto fu redatto da Gian Battista Fattori in stile barocco, con due ordini di palchi. Nel 1905 fu fondata la Società Teatrale e, demolendo il vecchio teatro settecentesco, si eresse il nuovo Teatro Sociale ampliato in larghezza e in altezza. I vecchi palchetti di legno furono sostituiti da quelli attuali in ghisa in tre ordini. Nel 1912 si ampliò anche il palco demolendo parte del vecchio scalone secentesco. Dal 2009 il Teatro Sociale è gestito da un gruppo di giovani che aprono una stagione estiva. La Collegiata di S. Maria della Neve Già prevista nei progetti di Cornelio Bentivoglio, come cappella gentilizia, la chiesa iniziale era a pianta ottagonale. La facciata fu progettata da Giovan Battista Aleotti nel 1599 e realizzata nel Su richiesta di Ippolito, la chiesa divenne collegiata nel 1608, ed effettiva nel 1613, con dedicazione a Santa Maria della Neve, spostando la parrocchia dalla vecchia chiesa di S. Andrea nella nuova piazza. In seguito a ciò, la chiesa fu ricostruita a pianta longitudinale secondo le direttive della controriforma. La facciata prospiciente la piazza si inserisce perfettamente nella scansione modulare occupando lo spazio di quattro fornici di portico. La facciata, che si sviluppa su un unico piano, è delimitata da due coppie di lesene d ordine dorico gigante, che sostengono una trabeazione dorica con frontone triangolare; il fornice d ingresso è evidenziato da un altra struttura dorica con frontone spezzato che incastona una finestra a cornice dorica. Sotto il portico si sviluppa una facciata più semplice senza interruzioni e con tre ingressi. Il frontone è sovrastato da cinque grandi guglie piramidali aggiunte in seguito per un problema statico. Il timpano è ornato da un bassorilievo con la Madonna della Neve di Carlo Pisi all inizio del sec. XX. A causa dell alluvione del 1765, che portò gravi danni statici, la chiesa fu ricostruita dal 1770 al 1780 da Gian Battista Fattori e decorata da stucchi da Arcangelo Scotes. L interno si presenta ad aula unica, coperta

7 con volte a botte con tre cappelle per parte e si conclude nell altare rialzato, con coro nell abside semicilindrica. Nella cappella della famiglia Bentivoglio si trova sull altare la Annunciazione di Carlo Bononi (1610) pittore ferrarese della scuola dei Carracci. Da vedere anche i dipinti S. Andrea, San Rocco, S. Sebastiano e i SS. Primo e Feliciano del pittore purista Carlo Zatti (1844) sull altare della Comunità, S. Alberto di Gualtieri e S. Giovanni Nepomuceno di Clemente Ruta (1742), la Crocifissione di Camillo Ricci (1620 circa) sistemato nella cappella Torelli-Malaspina. Nella balconata sull ingresso si trova l'organo costruito Agostino Traeri giunto a Gualtieri nel 1784 e restaurato nel 1787 da Andrea Montesani. Uscendo dalla piazza passando sotto l arco della Torre civica si imbocca Via Vittorio Emanuele II, che giunge a Piazza Felice Cavallotti (già Piazza Nuova). Lungo questo asse si trovano altre emergenze monumentali. Villa Torello Malaspina Guarienti (detta La Palazzina) La Villa sorge al termine di un viale ortogonale alla strada principale. Nell area in cui si trova la villa sono stati rinvenuti consistenti reperti di epoca romana. Il nucleo originario è probabilmente i- dentificabile con l antico castello del vescovo di Parma, ricordato in un documento del Passò ai Torello nel XVI secolo. La villa si presentava allora a pianta rettangolare e a due piani, circondata da un fossato con ponte levatoio. Nel 1835 passò ai Malaspina e in seguito ai Guarienti, attuali proprietari. Nel 1840 fu ristrutturata in puro stile neoclassico ad opera dell architetto Pietro Marchelli, trasformando la pianta in forma di L. La facciata sud, che si affaccia su un giardino naturalistico, è caratterizzata da un corpo centrale asimmetrico leggermente sporgente, coronato da un timpano triangolare, che sormonta una finestra a lunetta o termale, e un loggiato aggettante su colonne doriche senza plinto. Il giardino, progettato secondo i canoni romantici, rappresenta uno degli esempi più interessanti di giardino pittoresco all inglese nel reggiano. Chiesa dell Immacolata Concezione Perfettamente in asse con l ingresso della Villa Torello, esisteva già nel 1547, come sede della Confraternita dell Immacolata Concezione, cui la chiesa fu dedicata. Nella costruzione della Nuova Gualtieri agli inizi del XVII secolo, la chiesa fu ricostruita per opera dell ing. Vacca, aiuto dell Aleotti. Rispetto all allineamento delle facciate lungo la via, quella della Immacolata è l unica che rientra formando un piccolo sagrato. La perfetta assialità con Villa Torello evidenzia una relazione visiva tra i due edifici e l ortogonalità degli assi, formando un incrocio, relaziona gli stessi con la struttura urbana fondata sul quadrato. Era denominata anche Casa dello Scolaro, in relazione all edificio a destra che ospitava le scuole rette dalla Confraternita. L oratorio è costituito da un unica aula rettangolare, mentre l abside fu aggiunta nel La navata è coperta da un soffitto piano a doghe di legno pregevolmente dipinto in stile rococò. Al centro di una sfarzosa decorazione at-

8 torno ad un ardito sfondato architettonico, contornato da balaustre mistilinee e colonne ioniche, si apre un cielo che accoglie l Assunzione della Vergine sorretta da angeli. L attuale aspetto interno della chiesa deriva probabilmente dai lavori compiuti nel 1791 con l ampliamento delle cappelle laterali. Ospedale Felice Carri L ospedale, oggi casa protetta per anziani, è intitolato al benefattore Felice Carri, che ne progettò l istituzione nel Sorse in un area già destinata a Convento dell ordine Francescano Minore Osservante, detto degli Zoccolanti, fondato nel 1612 da Ippolito, ma l insediamento avvenne nel 1616, dopo il trasferimento della chiesa parrocchiale nella nuova piazza, e al compimento della prima ala del convento, oggi occupata dalla casa protetta. Il convento da principio contava soltanto otto frati, il che non impedì nel 1713 di realizzare un grande intervento di restauro della Chiesa conventuale. Il convento fu soppresso per ordine del duca Francesco III nel 1786, trasferendo i frati a quello di San Nicolò di Carpi. Chiesa e Convento passarono così dall Opera Pia Generale Modenese alla Confraternita della Concezione, il cui priore era il gualtierese colonnello Felice Carri, che scorporò il convento dalla chiesa, acquistandolo e convertendolo a proprie spese in ospedale e ospizio per poveri. In questo convento visse i suoi ultimi anni il musicista Ludovico Grossi, sepolto nel 1627 nell attigua chiesa. Nel 1965, in una stanza al primo piano, morì, dopo avervi passato gli ultimi anni in malattia, quello che è forse oggi il più famoso cittadino gualtierese, l artista Antonio Ligabue. Piazza Felice Cavallotti (già Piazza Nuova) Proseguendo per via Vittorio Emanuele II si arriva nella lunga e triangolare Piazza Felice Cavallotti, scandita da strette case a schiera d impianto tardo medioevale e quattrocentesco. Questo era il primitivo nucleo abitato di Gualtieri, le cui casette allineate coronavano un antica chiesa gotica, sostituita dall attuale. Chiesa di Sant Andrea Già esistente nel IX sec. come semplice cappella, nel XII divenne chiesa parrocchiale, servendo anche per le adunanze della comunità gualtierese. Qui, nel 1547, sorse la Confraternita della Concezione, quasi immediatamente trasferita nel nuovo oratorio. In questa chiesa, nel 1566, Cornelio Bentivoglio ricevette in dono dai gualtieresi le loro terre affinché li bonificasse. In seguito nel 1571 il marchese fece erigere il campanile e restaurò il complesso. Quando Ippolito Bentivoglio fece trasferire la parrocchia S, Andrea divenne la chiesa del convento. Versando in cattive condizioni i frati francescani, con l aiuto del Duca Rinaldo d Este, la ricostruirono completamente tra il 1713 e il 1738, probabilmente su progetto dell architetto ducale Giovan Maria Ferraroni. La nuova chiesa è di un raffinato barocco a pianta centrale, coperta da una cupola sostenuta da pilastri in stile corinzio, con un ampio coro. Nella pianta ottago-

9 nale si inseriscono quattro cappelle angolari evidenziando una X, forma della croce di S. Andrea. Le due cantorie ai lati del coro (che si trova nella cappella maggiore) sono probabilmente successive. Nel 1765 furono rifatti il presbiterio, il coro, molto profondo, l altare maggiore e la balaustra in stucco, opera dei plastificatori Casalgrandi. Dopo la soppressione del convento, nel 1795 fu data a uso civile, e con l unità d Italia divenne di proprietà comunale. Durante la prima guerra mondiale fu trasformata in ospedale militare e nel 1919 fu riconsacrata e fu rifatta la pavimentazione. L esterno presenta una facciata semplice non finita con frontone mistilineo. Quasi tutte le opere custodite all interno risalgono al XVIII secolo, eccetto la statua della Madonna di Loreto (del XVI) e una tela Gian Battista Bolognini raffigurante San Gaetano da Tiene e S, Andrea Avellino in adorazione della Croce (metà XVII), proveniente dalla chiesa dei Gesuiti di Guastalla. Il Pozzo di Piazza Nuova In seguito dell alluvione del 1765 il Duca di Modena impose la chiusura di tutti i pozzi privati per evitare infiltrazioni capillari di acqua sorgiva del Po nell abitato e per copertura igienica. Per sopperire alle necessità degli abitanti del quartiere, il Comune fece erigere, al centro della piazza, un pozzo pubblico, completato intorno al 1776, e realizzato su progetto di Giovan Battista Fattori in forma di elegante tempietto rinascimentale. Il piccolo portico che circonda il pozzo è ottagonale, mentre coppie di colonne doriche sostengono un cornicione ionico. Al pozzo vero e proprio si accede da quattro aperture che si aprono nel pilastro ottagonale che termina con un leggero cornicione e un armoniosa cuspide. Dopo a- ver subito una parziale demolizione intorno agli anni 50 che ne lasciò in piedi solamente il tronco centrale, è stato recentemente recuperato alla sua forma originaria. LE FRAZIONI Pieve di Gualtieri Santuario SS.ma Annunziata Questa frazione di Gualtieri prende il nome dalla presenza di un antica chiesa plebana esistente già nel sec. IV. In epoca longobarda e carolingia divenne uno dei principali centri di diffusione del cristianesimo nella bassa reggiana, dipendendo direttamente dal vescovo di Parma. La prima notizia certa risale al L edificio originario, posto più a nord-ovest oltre l argine maestro, subì frequenti piene del Po, che ne compromisero gravemente la stabilità. Nel 1649 durante la demolizione di due pilastri di una casa colonica, si salvò miracolosamente l immagine della Madonna col bambino dipinta in una nicchia. Fra il 1653 e il 1670, si decise di costruire una nuova chiesa in luogo più sicuro. Succedutesi vari miracoli fu elevata a santuario. La pianta è a navata unica e coperta con volta a botte, ha sei cappelle laterali ed è conclusa con

10 un abside quadrata. La facciata è suddivisa in due ordini sovrapposti, dorico e ionico, separati da un cornicione, raccordati da due semplici volute e completata alla sommità da un timpano che racchiude un orologio (inserito nel 1914) su cui poggiano tre acroteri piramidali. Al centro del secondo ordine, una finestra a serliana, simmetrica a un altra posta nell abside, illumina l interno. La navata e le cappelle sono totalmente decorate da stucchi in altorilievo con angeli, putti, cariatidi, girali, colonne, capitelli, volute e Dio padre, alcuni policromi, con un unitarietà di disegno pregevole, eseguiti da Martino Ferraboschi tra il 1660 e il Importate per la policromia è l ancona della cappella della Beata Vergine delle Grazie. Gli stalli del coro in noce risalgono al Sono presenti opere di Marcantonio Mainardi detto il Chiaveghino, Crocifissione con S: Rocco e la Vergine, del 1672 e di Girolamo Massarini Madonna del Rosario del Nell abside è un grande quadro con L Annunciazione del XVIII sec. in stile barocchetto, di un pittore parmense per ora anonimo. Tra il 1914 e il 1915, la volta fu ridipinta con decorazioni in tempera a secco. Il fonte battesimale in marmo rosso (1670) in origine era un acquasantiera usata fino al XIX sec. In questa pieve si amministrava il battesimo per immersione in una vasca oggi scomparsa. Pregevoli anche l elegante cantoria lignea nella parte superiore della controfacciata (1879) e l organo (1884) edificato da Eugenio Bonazzi di Modena. La chiesa era circondata dal cimitero delimitato da mura, che furono abbattute nel XIX sec. e sostituite dalle attuali colonnette di marmo provenienti dalla piazza di Gualtieri. Il campanile, alto 29 metri e di forme molto semplici, possiede due orologi solari al fine di regolare l orologio meccanico. La Bonifica Bentivoglio Molti avvenimenti caratterizzarono il sorgere delle prime opere di bonifica a Gualtieri. Un primo progetto di bonifica fu delineato già agli inizi nel 1548 da Pellegrino De Micheli, fattore di Cesare Gonzaga di Guastalla, che fu ripreso e attuato in seguito da Cornelio Bentivoglio il quale, grazie a potenti appoggi personali e a grandi capacità diplomatiche, riuscì a coinvolgere i duchi di Ferrara, di Mantova, di Parma, di Guastalla di, Novellara, di Correggio e le comunità confinanti. Il nuovo progetto fu redatto dall ingegnere e architetto ducale Gian Battista Aleotti, coadiuvato da altri tecnici, realizzando a una delle più raffinate opere idrauliche italiane. Gli interventi principali, per regolare la precaria situazione idrica delle zone paludose circondate da fiumi pensili e sottoposte a frequenti alluvioni, furono l incanalamento del Crostoso fino al Po, la costruzione di una Botte (1576) per far sottopassare il Crostolo alle acque di Brescello, Castelnuovo di Sotto e Gualtieri e, attraverso il Cavo Botte, dirigerle verso il Guastallese e farle sfociare nel fiume Secchia, oltre alla sistemazione dell argine destro dell Enza fino al Po. Questi lavori furono la causa dell investitura a Marchese di Gualtieri di Cornelio Bentivoglio. Lo stesso Cornelio collaudò complessivamente la bonifica nel 1585, la quale fu portata a termine dal figlio Ippolito divenuto marchese alla morte del padre nel Effetto quasi immediato delle opere di bonifica fu l aumento della redditività del suolo, che perdurò fino ai primi del 700. Ippolito completò l impresa costruendo in località Camporaniero una nuova Parrocchiale dedica-

11 ta a S. Vittoria, come segno tangibile della redenzione di questo territorio. Le opere di bonifica proseguirono per tutto il XX secolo per affrontare il problema della subsidenza del territorio e l esigenza di approvvigionare acqua irrigua in relazione alle nuove tecniche produttive agricole. Poco lontano dalle famose Botti Bentivoglio, fra il 1920 e il 1923 fu realizzato l impianto i- drovoro del Torrione, che con tre gruppi di pompe si riusciva a scaricare l acqua sovrabbondante nel Costolo. Tuttora nel sito detto il Torrione, nodo idraulico nevralgico della bassa pianura di ponente, a metà strada tra Gualtieri e S. Vittoria, è possibile vedere questa macchina dell acqua, dove ancora si conservano molti manufatti dai lavori cinquecenteschi a oggi. Dall argine del Crostolo si ha una suggestiva visione del complesso sistema idrico della bassa pianura. Dal 1930 s iniziarono complessi lavori di scavo e riordino di cavi impiegando migliaia di braccianti, conosciuti come gli scariolanti. Il primo Consorzio della Bonifica Bentivoglio fu istituito nel 1878 e riunendo i comuni della bassa, in seguito ebbe diversi ampliamenti fino gestire la provincia occidentale di Reggio Emilia. Dal 2010 il Consorzio è confluito nel Consorzio di Bonifica dell Emilia Centrale. La parrocchiale di Santa Vittoria Sorge prospiciente a Palazzo Greppi. Fu riedificata com è ora insieme al campanile nel 1683, sulle rovine della primitiva costruzione iniziata nel 1586, quando divenne parrocchia, per volontà di Cornelio e poi di Ippolito Bentivoglio a conclusione delle opere di bonifica sul territorio. La chiesa è dedicata a Santa Vittoria, martirizzata nel 253 e omonima della moglie di Ippolito. La facciata è divisa in due ordini sovrapposti dorico e ionico, coronati da un frontone curvo. Il sobrio interno è a navata unica con sei altari laterali. Entrando, a destra si trova la cappella dedicata alla santa, con altare di marmo. Fino al periodo napoleonico, era presente una pala dello Schedoni, di cui se ne sono perse le tracce. Le reliquie di S. Vittoria furono donate del Cardinale Vicario di Roma all Arcidiacono di Guastalla nel Il campanile, staccato dalla chiesa, fu ricostruito nel 1722 dopo l abbattimento del preesistente, reso pericolante dall alluvione del La sagrestia data al 1720 e il coro al In seguito ad altre alluvioni e soprattutto al terremoto del 1832, la chiesa fu nuovamente modificata. L alluvione del 1951 causò il crollo della navata e la perdita di molti arredi. Nel 1621 si erige a ridosso del Crostolo il mulino. Palazzo Greppi Fronteggia la chiesa di Santa Vittoria il grande palazzo edificato tra il 1770 e il 1775 (il giardino e i fabbricati annessi furono ultimati nel 1783) dal Conte Antonio Greppi di Milano, capo fermiere dello stato milanese. Greppi aveva acquistato da Francesco III d Este una tenuta agricola di notevoli dimensioni, che la riorganizzò e la rese efficiente secondo i criteri fisiocratici del tempo, affidando il progetto complessivo all ingegnere ducale Lodovico Bolognini con l intento principale di realizzare una risaia. La posizione centrale e la mole che il Palazzo occupa rispetto all abitato hanno condizionato lo sviluppo dell intera frazione di S. Vittoria, atte-

12 stando una situazione di possesso signorile, assoggettando formalmente anche la chiesa. La costruzione della fabbrica, frutto d interventi a volte disomogenei, fu improntata a un principio strettamente economico (motto del Greppi fu: bello che nulla costa ). Progettista del disegno originario fu Marliani, dilettante di architettura ma esperto di risaie. Il progetto, in seguito a pesanti critiche, fu poi ripreso dal Piermarini, dal Tarabusi e dal Bolognini. In un semplice stile neoclassico, la facciata principale, lunga 144 metri, è suddivisa in tre corpi con frontoni, di cui il centrale costituiva l abitazione estiva del Greppi conte dal 1778, mentre i corpi laterali avevano la funzione di casa del fattore, degli operai specializzati, di alcuni salariati e di luogo di ammasso e di lavorazione di alcuni prodotti. Il modello architettonico rimanda alle grandi ville venete; ma l originalità di Palazzo Greppi è costituita dall accostamento delle funzioni produttive legate alla tenuta con le caratteristiche della residenza signorile, il che lo avvicina al modello delle corti chiuse delle cascine lombarde e piemontesi. La facciata si è resa ancor più severa dopo la demolizione (1832) dello scalone esterno e della terrazza pensile e la perdita del colore rosso e delle decorazioni. La distruzione del giardino all italiana (opera del bolognese Pagani) avvenne nel XX secolo. A sud, le tre parti dell edificio sono ben definite e distinte. Il corpo centrale, con gli appartamenti nobili contiene la sala di rappresentanza a doppia altezza circondata dal ballatoio con ringhiera di ferro battuto e decorata in stile neoclassico alla fine del sec. XVIII da Giovanni Morini. Nel salone si conserva un camino di marmo, del Bolognini, in puro neoclassico. L ala di ponente ha un doppio loggiato sul quale si aprono ampie stanze forse utilizzate come deposito delle scorte agricole o la lavorazione della seta. L ala di levante ha un porticato al piano terra, con locali erano adibiti a cantine e depositi, mentre al primo piano si trovavano gli alloggi per il fattore e i familiari. Nel 1911 fu acquistato, e ne fu sede, dalla Cooperativa Agricola, che diventò la più grande cooperativa d Italia, rappresentando un importante momento storico economico-politico-sociale del territorio. Nel 1974 l Amministrazione Comunale acquistò Palazzo Greppi e recuperò l edificio, adibendolo in parte ad abitazioni, e in parte a servizi collettivi. Ponte Portine Realizzato nel 1769, sostituì quello in legno sul torrente Crostolo, progettato alla fine del XVI sec. durante le bonifiche Bentivoglio. Costruito in mattoni cotti, a tre fornici. Il nome deriva dalle paratoie che venivano calate nel corso del torrente al fine di tenere alto il livello dell acqua per deviarla in un canale a uso del molino, sito nelle vicinanze. Il ponte costituiva una posizione strategica: un tempo vi passava l antica via Domorum de Boscho e consentiva il transito dalla pianura a Reggio Emilia e alla collina.

13 GOLENA La golena di Gualtieri offre a momenti rilevanti dal punto di vista naturalistico nelle diverse stagioni dell anno. Il territorio racchiuso tra l argine maestro e l alveo del Po è molto complesso e diversificato, comprende sia aspetti naturalistici, che antropologici. Fino a non molto tempo fa il Po e la sua golena erano molto frequentati; in questi boschi lavoravano e vivevano diverse persone (pescatori, molinari del Po, agricoltori, traghettatori, lavandaie, braccianti nelle cave, ecc.), inoltre tra questi boschi visse anche il famoso pittore e scultore Antonio Ligabue in alcuni dei momenti più drammatici della sua vita. La Golena di Gualtieri si distingue in golena chiusa e golena aperta, separate da un argine detto golenale di circa 1 m. più basso del Maestro. La parte chiusa stretta tra i due argini è caratterizzata da coltivazioni agricole, su cui esistono alcune case coloniche e un borgo settecentesco, un tempo abitato dai Sabiaroli. In questa zona è situata un area naturalistica protetta ricavata in una vecchia cava di argilla detta I Caldarèn. La parte aperta, verso il fiume è occupata da grandi estensioni di boschi di pioppo spesso interrotti da macchie costituite da essenze autoctone, laghi formati in cave abbandonate, bugni e lanche in cui vivono e si riproducono diverse specie faunistiche e vegetali. Percorrendo la pista ciclabile che unisce Gualtieri a Boretto e a Guastalla, si posso ammirare emozionanti luoghi naturali, come l Isola degli Internati, il Lago azzurro, i Caldarèn, la via Alzaia, la cava del Piattello e dalla golena si gusta il bellissimo profilo delle torri e del palazzo di Gualtieri che spuntano dall argine maestro: un affascinante paesaggio dove dialogano natura e architettura. Il lungo Viale Po fiancheggiato da pioppi cipressini, collega direttamente il centro di Gualtieri alla riva destra del Po. Da segnalare: - Scuola Elementare di Getulio Artoni, in stile razionalista del 1936, in via Dante Alighieri. - Oratorio Fattori, fine sec. XVIII in via Fattori. - Tomba di Antonio Ligabue, con maschera funeraria di Andrea Mozzali (Cimitero comunale) - Tomba di Giovanna Iris Daffini (Cimitero comunale) - Borgo Il Livello, sorto nel sec. XVIII come abitazione dei lavoratori della sabbia. Vasco Montecchi, Volo negato, 1998 Scuole Elementari, scala interna

14 MUSEI Palazzo Bentivoglio é sede di due importanti musei: il Museo Antonio Ligabue e la Donazione Umberto Tirelli. Il MUSEO ANTONIO LIGABUE, istituito nel 1988, si trova nella Sala di Giove. Raccoglie materiale bibliografico e iconografico, due dipinti permanenti (un autoritratto, un gorilla), fotografie, incisioni, stampe, sculture, e una saletta audiovisivi, dove si proiettano i filmati originali sull artista realizzati da Raffaele Andreassi nel 1960 e Antonio Laccabue (vero cognome) nacque a Zurigo nel 1899, da Elisabetta Costa e Bonfiglio. All età di un anno fu dato in affido alla famiglia Gobel. Ebbe un infanzia emotivamente molto sofferta, passando da scuole speciali e ricoveri in ospedali. Nel 1919 fu mandato Gualtieri, paese del padre, dove crebbe la sua sofferenza, che esprimeva con azioni autolesionistiche e con la pittura. Visse molti anni nella golena del Po, dove fu scoperta e aiutato dallo scultore Marino Mazzacurati. Nei suoi dipinti e nelle sculture raffigurò soprattutto animali e autoritratti come espressione della continua ricerca dell Io, in un dialogo stretto tra sé e la natura. Fu ricoverato tre volte all Ospedale psichiatrico di Reggio Emilia. Una grande mostra alla Barcaccia a Roma lo lanciò a livello nazionale, ma fu un successo troncato presto da un colpo apoplettico. Morì a Gualtieri il 27 maggio Sulla tomba fu posta dall amico Andrea Mozzali la sua maschera funebre in bronzo. La DONAZIONE UMBERTO TIRELLI é situata nella Sala di Icaro. Umberto Tirelli nacque a Gualtieri nel 1928, lavorò per la sartoria Finzi, fornitrice di costumi della Scala di Milano, per la SAFA, infine fondò a Roma la Sartoria Tirelli, che ha servito registi come Visconti, Truffaut, Strehler, De Filippo, Fellini, Bertolucci, Angelopulos, Pasolini, Valli, Zeffirelli e Maria Callas. Molti suoi costumi sono conservati a Palazzo Pitti e al Louvre. Alla sua morte lasciò al Comune più di 50 opere di artisti famosi e due suoi costumi. In esposizione permanente: Balthus, Guttuso, Clerici, Mazzacurati, un costume cinematografico disegnato da Pietro Tosi per il film Ludwing di Visconti, indossato da Romy Schneider e un altro teatrale disegnato da Pier Luigi Pizzi per Enrico IV, indossato da Romolo Valli.

15 Stemma dei Bentivoglio APERTURA AL PUBBLICO DI PALAZZO BENTIVOGLIO (SALE E MUSEI) Tutti i Sabati, le Domeniche e i Giorni Festivi: Apertura: dalla 1 Domenica di Marzo alla 2 Domenica di Luglio. Chiusura estiva: dal 2 lunedì di Luglio al 2 sabato di Settembre. Riapertura: dalla 2 Domenica di Settembre fino alla 2 Domenica di Dicembre. Chiusura invernale: dal 2 Lunedì di Dicembre al 1 Sabato di Marzo Orari: mattino /pomeriggio Costo biglietto: 2,50 (con visita guidata). (per gruppi di almeno 10 persone. 2,00 - gratuito fino a 14 anni e per gli studenti) E possibile prenotare visite dal lunedì al venerdì (se si tratta di gruppi di almeno 10 persone), telefonando all Ufficio Cultura del Comune p.vergnani.comune.gualtieri.re.it APERTURA CHIESE S. Maria della Neve: / S. Andrea: su appuntamento Immacolata Concezione: su appuntamento SS.ma Annunziata di Pieve Saliceto: / S. Vittoria:

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