Coppa, samba e tarantella. Il viaggio Le comunità: Brasile e Spagna parlano il dialetto partenopeo

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1 6 giugno anno XIV n. 9 Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell Università Suor Orsola Benincasa di Napoli Coppa, samba e tarantella Trentadue squadre, sessantaquattro partite, 3 miliardi di persone collegate, dodici stadi. E una città con il cuore diviso a metà. Tra Napoli e la Nazionale Italiana l amore non è mai sbocciato. Nemmeno per i mondiali di calcio. Gli strascichi della questione meridionale si riverberano sul calcio e impediscono la piena partecipazione all unico, vero, momento di unità di questo Paese. C è una data a segnare la storia: 3 luglio 1990, l estate di notti magiche e della semifinale contro l Argentina. «Penso che il pubblico appoggerà gli azzurri. Ma non capisco né condivido quello che sta succedendo. Dopo tanto razzismo, solo adesso si affrettano a ricordare che Napoli fa parte dell Italia. Per 364 giorni l anno li attaccano in tanti modi. E adesso si chiede loro aiuto, si scopre che sono anche loro italiani, che l unica cosa importante è che vinca l Italia per una questione d orgoglio nazionale. E incredibile, assurdo, offensivo. Ho sentito anche che Maradona passa ma la coppa del mondo resta. Si, forse resterà, ma a disposizione degli altri». Diego Armando Maradona sapeva portare acqua al proprio mulino attraverso verità scomode per gli altri, ma non per lui. Così riuscì a far schierare gli spettatori del San Paolo dalla sua parte. Caso unico di una Nazionale che si trova con il pubblico contro nonostante il ruolo di Paese organizzatore. Non è stato sempre così. Dopo la vittoria in Spagna nell 82, per la città, sfilarono - fuori stagione - i carri di Piedigrotta e chi era in piazza del Plebiscito il 9 luglio 2006 racconta di una notte di festa seconda solo a quella del primo scudetto partenopeo. E, statene certi, sulle bancarelle del centro storico faranno anche questa volta capolino trombette, cappellini, tricolori e magliette taroccate di Balotelli. E allora dov è l anomalia? Non esiste aspetto di Napoli che non ne rifletta le mille contraddizioni. Nemmeno il calcio, sintesi di un contesto umano che non ha eguali. Abbiamo cercato di leggere, da diverse angolazioni, l evento principale del prossimo mese e mezzo. Poiché il napoletano vive di e nel pallone. Fa economia sui generi di prima necessità, ma acquista l ultimo modello di televisore hd perché la partita va guardata come si deve; si nega un pezzo di pane in più, ma non la bolletta della domenica; ha la fortuna di avere uno stadio in pieno centro, ma deve conviverne con la fatiscenza; è paesano dell ultimo capitano che ha alzato la coppa più importante, ma fischia comunque l Inno di Mameli. Si potrebbe obiettare che tra l azzurro della maglia del Napoli e quello dell Italia, il passo è breve. Ma, evidentemente, è un dettaglio cromatico che qui, più di altrove, fa tutta la differenza del mondo; anzi, di un Mondiale. Claudio Pellecchia Il viaggio Le comunità: Brasile e Spagna parlano il dialetto partenopeo pagine 2-3 L inchiesta Gente comune, giovani e ultras: Napoli tiferà Italia? pagine 6-7

2 SPECIALE La storia di Lello, paisà che dagli States continua a seguire la sua Italia «Ricordo la finale a Pasadena» Michele, detto Lello, è un signore italiano; sedici mondiali di vita, settanta in anni; pochi capelli bianchi e la faccia scavata dal lavoro. È partito cinquant anni fa da Napoli e se ne è andato a Los Angeles. Il 17 luglio del 1994 Lello si trova a Pasadena, una cittadina della California. Quel giorno però, quel piccolo centro è la capitale del mondo: si gioca la finale dei mondiali di calcio. Michele è allo stadio Rose Bowl, un imponente impianto da 103 mila posti. In campo di fronte ci sono la sua Italia e il Brasile. A Pasadena quel giorno c è una temperatura di 40 gradi. Lello vive il match con totale coinvolgimento. Non sente il caldo, non gli dà fastidio l umidità. Per lui ci sono solo ventidue uomini pronti a scrivere la storia. La partita è bloccata. L Italia difende spesso con dieci uomini e il Brasile fatica a piegare la resistenza azzurra. L unica emozione dei tempi regolamentari è un tiro sporco di Mauro Silva. La palla scivola dalle mani del portiere italiano Pagliuca, sembra avviarsi verso la porta, ma finisce sul palo. Pagliuca lo bacia. Si va ai calci di rigore.«non dimenticherò mai quel giorno e quelle emozioni. Solo il calcio può farti provare certe sensazioni». Ai tiri dagli undici metri le cose non si mettono bene per la nazionale italiana. Franco Baresi, il capitano, e Daniele Massaro sbagliano. Sul dischetto si presenta Roberto Baggio. Se sbaglia gli azzurri hanno perso. Il numero dieci sistema il pallone e prende la rincorsa. Parte, il codino oscilla a destra e sinistra sulle sue spalle. Tutti i 103mila spettatori tacciono. Tira alto sopra la traversa e il Brasile è campione del mondo per la quarta volta. «È stato un momento incredibile, dopo il rigore sbagliato credevo di svenire. Ci guardavamo in faccia tra italiani. Eravamo increduli, Baggio non poteva sbagliare». Vent anni dopo quella memorabile partita, Lello ci spiega che il rapporto con il calcio, in America, è cambiato molto: «Fino a qualche anno fa a Los Angeles era molto difficile vedere una partita di Serie A o degli altri campionati europei. Ci si affidava a mother rai che la domenica trasmetteva una sola gara, spesso scelta a caso, oppure bisognava andare in uno dei pub inglesi nella downtown dove il satellite riusciva a catturare il segnale di qualche match». Oggi negli Usa il calcio è seguito come non mai. Non è ancora allo stesso livello di basket, baseball e football, ma i grandi giornali dedicano sempre maggior spazio ai campionati del mondo, con articoli di colore e raffinate analisi tecniche. Nel 2007 la Fox ha lanciato due nuovi canali, uno in inglese e l altro in spagnolo, dedicati completamente al calcio. Anche i numeri del movimento calcistico stanno diventando importanti: 1690 società, 300 mila tra calciatori e calciatrici e 100mila arbitri. L impulso più forte allo sviluppo del soccer è stato dato quasi certamente dal costante flusso di migranti ispanici che ogni giorno entrano negli USA. Inoltre, le famiglie della classe media americana, iscrivono sempre più spesso i loro figli e in particolare le bambine, alle scuole di calcio. I consulenti politici hanno anche individuato una nuova categoria sociale, quella delle soccer mom, ovvero le mamme che portano i figli a giocare a calcio, considerata addirittura una categoria importante per vincere le elezioni. «Molti americani ha concluso Lello credono che la loro nazionale, nei prossimi mondiali, abbia ottime possibilità. Quando me lo dicono, mi faccio una grossa risata e rispondo che non supereranno neanche i gironi» Francesco Ungaro clicca mi piace sulla nostra pagina Facebook Inchiostro Seguici sul nostro canale Suor Orsola InchiostrOnline INCHIOSTRO N. 9 PAGINA 2

3 Partenopei d adozione, tifosi in trasferta: parlano i padroni di casa e i campioni Napoli, il Mondiale delle favorite A una settimana dall inizio dei Mondiali di Calcio, i brasiliani che vivono a Napoli attendono l evento con impazienza. Alcuni di loro si riuniranno in bar e ristoranti: Corcovado Club Napoli e Yes Brazil i locali più gettonati. Altri seguiranno le partite da casa. Molti non accenderanno neanche la tv. Quello che si respira, infatti, non è solo un clima di festa. La dottoressa Luiza Maria de Castro Prado, corresponsabile della segreteria del Consolato Onorario del Brasile a Napoli, esprime lo stato d animo dei tanti brasiliani che si recano al Consolato. «Nonostante le preoccupazioni per gli ultimi avvenimenti di carattere sociale, i brasiliani sono ottimisti ed entusiasti. È caratteristico del popolo brasiliano affrontare le difficoltà con ottimismo dice la Castro- Per scaramanzia forse sarebbe meglio non fare pronostici. I sondaggi vedono il Brasile vincitore, ma io sarei molto prudente nel fare tale affermazione. Se sfortunatamente dovessimo essere eliminati, allora tiferemmo Italia». Il musicista Robertinho Bastos, invece, vive l attesa dei mondiali con ansia. Voce e percussionista della band Brigada Internazionale ed insegnante di percussioni in due scuole di musica, Bastos è sempre stato amante del calcio. «Sono in Italia dai mondiali del 90, ma il mio cuore sarà sempre brasiliano - dice l artista originario di Duque de Caxias, vicino Rio de Janeiro -. Brasile, Spagna e Argentina sono le squadre favorite. I giocatori più forti sono Messi e Cristiano Ronaldo. L Italia può arrivare ai quarti di finale perché ha una grande difesa e un giocatore di altissimo livello come Balotelli». Robertinho è anche direttore artistico del locale Yes Brazil di Posillipo, dove probabilmente guarderà le partite. «Seguirò i mondiali di calcio con i miei amici, ma sarà difficile organizzarsi perché le partite sono trasmesse a orari improponibili per via del fuso orario Il Brasile è come un reparto maternità Ogni giorno nasce un fuoriclasse e molti di noi il giorno dopo devono lavorare. Ma se il Brasile vincerà la Coppa del Mondo festeggeremo fino alla mattina dopo e nessuno di noi andrà a lavoro, festeggeremo un Carnevale di Rio fuori stagione e fuori città» scherza Bastos. Per il musicista, il calcio è un importante momento di aggregazione, anche se coinvolge soprattutto gli uomini. Nel suo ultimo album c è tutta l atmosfera brasiliana della festa, la stessa che dovrebbe circondare un evento calcistico di stampo mondiale. «In Brasile sono molte le cose che non vanno, a partire dalla Sanità, e le spese che sono state fatte per mettere a norma gli stadi e le città in occasione dei mondiali sono positive solo per il turismo, non per il popolo. Ma tutti questi problemi andavano sollevati prima, non ora. Il mondiale è un avvenimento che non faceva tappa in Brasile dal 1950, e proprio per questo deve essere vissuto come una festa». Ma il popolo brasiliano è ancora diviso in due. In Brasile ci sono cose molto più importanti del calcio, come la sanità e l istruzione. L economia brasiliana è in forte crescita, ma c è ancora tanta povertà. Si spende tanto per migliorare gli stadi e poi ci sono bambini ai lati della strada che sniffano colla per non sentire la fame. Così Angola Carcarà, musicista e maestro di capoeira, una danza brasiliana, si esprime sui mondiali di calcio. «Quando ero in Brasile amavo di più il calcio: ho giocato anche due anni in serie B. Vivo in Italia da 15 anni e non ho mai ripreso a giocare. Ho praticato molti sport, ma la mia passione è la capoeira. Angola dice di non essere completamente impazzito per il calcio», ma se avrà la possibilità vedrà le partite. «Il Brasile è una bella squadra, anche senza Kakà. Lui è un bravo calciatore, ma il Brasile è come il reparto matertnità di un ospedale: nasce ogni giorno un fuoriclasse. Il più forte è ancora l argentino Lionel Messi, ma in Italia abbiamo un grande calciatore che si chiama Mario Balotelli. Mi dispiace perché criticano molto questo ragazzo senza sapere che lui dona buona parte del suo stipendio in beneficenza». Per il maestro Carcarà il calcio andrebbe vissuto in questo modo e non come un grande business. «Se dovessero vincere il Brasile o l Italia festeggerò come ho sempre festeggiato, a casa mia, con la mia famiglia. Mi piace vedere le partite da solo, non mi piace urlare o fare un tifo indiavolato - aggiunge - Il mio cuore è combattuto, ma preferisco che vinca l Italia perché è un Paese che sta soffrendo molto». Mariana Cavallone Come vivranno e dove s incontreranno gli spagnoli di Napoli in vista dei prossimi Mondiali? In città cresce l attesa ma sembra che, tra gli iberici che popolano le strade partenopee, non vi sia un organizzazione comune. Gli studenti Erasmus si ritroveranno nelle vie della movida napoletana, tra i gazebo di via San Biagio dei Librai e i pub di Piazza Bellini. Al momento non sono previste organizzazioni particolari. Leila e Oscar, Erasmus di 22 e 24 anni, decideranno all ultimo momento dove andare a seguire le partite delle furie rosse, se fuori o in casa di qualche amico: «Nel mio piccolo paese in Extremadura - racconta Leila - la partita si vede nei bar. Non ci sono maxischermi ma c è grande frenesia». Il ricordo dell ultima Coppa del mondo, vinta dalla Spagna in Sudafrica, è ancora vivo nei loro occhi: «Ero in piazza a Salamanca, la mia città, con un massa enorme di gente e dopo ci siamo buttati nella fontana; è stata una grande festa, tutte le persone avevano dipinti i colori della Spagna sul volto». Tra le strade della riviera di Chiaia, Carlos Peňa, chef di León, città sulle montagne a nord della penisola iberica, ha aperto un ristorante. «Noi non vogliamo mettere una tv nel locale, sarebbe una contraddizione con la filosofia e la tradizione culinaria del mio Paese. Guarderò le partite della Spagna al computer, di là in cucina». La comunità spagnola di Napoli è ristretta, poco più di un centinaio di persone, esclusi gli studenti. Comprende il mondo delle istituzioni, la Nato e l Istituto Cervantes. Poi c è la gente come Carlos, che si sposta da un Paese all altro del Continente non per lavoro ma per amore. «Gli spagnoli qui non sono tanti, non c è una comunità forte. Napoli non è una città così cosmopolita. Le persone non vengono da altri Stati per un lavoro preciso. Ho sempre fatto il cuoco: è quello che amo fare. In Spagna guadagnerei di più». Carlos ha girato l Europa, stando sempre dietro ai fornelli ma il calore del Sud e la relazione con Marina, conosciuta a Barcellona, l hanno portato all ombra del Vesuvio. «Napoli è spettacolare, piena di storia, contraddittoria e complessa, vive di estremi. Qui c è la storia del mondo». Carlos racconta le difficoltà iniziali avute al suo arrivo in una Dopo aver vinto tutto nutriamo dubbi sulla Roja Napoli in piena emergenza rifiuti e con alcuni luoghi comuni da sfatare sulla cucina spagnola. Il suo punto di vista sulla città è lucido e entusiasta: «Sto spesso ore e ore a guardare il golfo dal mio terrazzo di Corso Vittorio Emanuele. Quel balcone mi ha aiutato a incontrarmi con questa città. Mi stanno accogliendo bene. All inizio alcune persone ci guardavano con sospetto ma poi sono diventatati tutti clienti abituali del ristorante». Tra le tante antenne dei palazzi dei Quartieri spagnoli, un altro membro della comunità Erasmus spagnola guarderà il Mondiale. Ignacio Perz, 21 anni da Siviglia, scrive su un giornale online di calcio e mentre la Spagna batteva l Olanda nella finale di quattro anni fa, lui percorreva il cammino di Santiago. «Le altre partite le ho visto da casa, a Siviglia». Il ricordo più bello rimane però il primo Europeo: «C era grande eccitazione, prima di allora non avevamo vinto quasi nulla. La Spagna non superava mai i quarti di finale. Nel 2008 siamo passati dalla disillusione alla gioia. Adesso dopo aver vinto tutto, non c è più quel forte interesse che c era prima. Non siamo convinti del valore della squadra di quest anno ma speriamo possa fare bene». L anno scorso nella finale di Confederation Cup il Brasile ha giocato meglio e battuto la Spagna. «Quello è stato un forte segnale per la nazionale, quest anno il Barcellona, che è la colonna vertebrale della squadra, non ha reso come sempre. Tutti i giocatori blaugrana, che vestono la maglia della roja, non sembrano trovarsi in un grande stato di forma» dice Ignacio. Un altro sivigliano che seguirà le sorti della Spagna è Diego Melina, ricercatore scientifico per l Istituto Tigem, da sette anni in città. «La prima volta che arrivai a Napoli ebbi un impatto forte, è una città labirintica, piena di vicoli e di salite. Ma alla fine il carattere della gente è simile a quello degli spagnoli». Diego dirige un laboratorio di ricerca su patologie rare dovute a difetti genetici. «Spero di riuscire a conciliare i miei turni in laboratorio con gli orari brasiliani». Una laurea in biologia e una storia personale, che si è legata al nostro Paese: «Venni a Napoli per la prima volta nel 1997 e proprio nelle ultime tre settimane ho conosciuto quella che sarebbe poi diventata mia moglie». Daniele Gargagliano SCRIVERE IL SETTORE PAGINA 3

4 Non più solo la vecchia tripla : per Brasile la bolletta cambia volto Una coppa, mille scommesse Non solo sponsor milionari e calciatori con ingaggi da capogiro: il mondiale brasiliano alimenta un vorticoso giro d affari anche per quanto riguarda le scommesse. Brasile si appresta a superare Sudafrica 2010 nella classifica degli eventi sportivi più scommessi di sempre. La conferma arriva da Francesco Leopaldi, che lavora in un agenzia specializzata di Napoli: «Per quello che si è visto finora, più della metà dei nostri clienti ha già cominciato a scommettere sul mondiale. Un entusiasmo incredibile, probabilmente legato al fatto che la competizione si giochi in Brasile, che per gli appassionati è e resta la vera patria del calcio». Se poi si considerano il boom del fenomeno-scommesse e la sempre maggiore diffusione di centri specializzati su tutto il territorio campano e nazionale, il gioco è fatto. Ma su cosa puntano gli scommettitori? «In questo momento - dice Leopaldi - le tipologie di giocate si riferiscono soprattutto agli antepost: vincitore finale, squadre che supereranno la fase a gironi, capocannoniere e numero di gol realizzati fino alla fine del torneo». Nei negozi di elettronica e negli ipermercati nazionali è guerra all offerta più stracciata ed esclusiva, in occasione dei Mondiali di calcio. Da Trony a Mediaworld, da Sony a Euronics, da Unieuro a Expert fioccano promozioni attraenti che rispondono a logiche simili a quelle degli anni passati: il cliente scommette sulla squadra che vincerà i Mondiali ottenendo buoni acquisto e sconti sui prodotti. Tuttavia la crisi economica pare aver contagiato anche il settore dell elettronica al punto da frenare un business così tanto atteso dai marchi nazionali. «È diventata una gara a chi guadagna di meno - commenta un commerciante di elettronica e telefonia-. Una giungla di offerte e promozioni che confonde soprattutto l utente finale, il quale non sa dove andare a comprare il prodotto e non si fida più dei prezzi». Rispetto ai Mondiali del 2006 e a quelli del 2010, infatti, in molti lamentano un calo di vendite che riguarda sia i grandi brand che i piccoli e medi negozi di elettronica. «Gli incentivi all acquisto non mancano ma le persone vanno molto caute prima di acquistare un bene secondario» commenta un addetto della Tufano Euronics. La stessa constatazione giunge dal direttore dell Unieuro a Napoli il quale, dati alla mano delle vendite effettuate in occasione dei precedenti mondiali, rimpiange introiti maggiori del 35-40%. «Una differenza abissale, considerando che lavoriamo con percentuali di margine che tendono ad abbassarsi sempre di più», commenta. Eppure le promozioni sono molto più gustose rispetto a quelle degli anni passati e includono molti più servizi: dalla consulenza finanziaria all installazione e montaggio fino alla consegna a domicilio. La partita si gioca sul sottocosto viaggio nel Mondiale delle offerte Con la campagna promozionale raddoppio Mondiale, valida dal 22 maggio al 15 giugno, Trony offre uno sconto del 50% a coloro che acquisteranno un televisore e un altro prodotto come uno smartphone o un tablet android. Buone opportunità anche per chi preferisse acquistare, nello stesso periodo, un LG G2 Mini, scontato a metà prezzo se abbinato ad un TV LG Led da 32 pollici. Mediaworld rilancia la sfida e con la promozione E tu quanto ci credi? propone una formula di sconto che seguirà tutti i risultati conseguiti dall Italia ai prossimi Mondiali di calcio. Se il cliente deciderà di scommettere sulla vittoria degli azzurri entro il 29 maggio otterrà un buono variabile: del 15% se la Nazionale passerà il primo girone; del 30% se conseguirà gli ottavi; del 50% se passerà i quarti; del 100% se arriverà in finale e del 200% se otterrà il titolo di Campione del mondo. Mediaworld offre la possibilità di decidere il momento in cui uscire dal gioco o tentare il raddoppio. Le offerte saranno riservate anche agli scettici: chi sceglierà di non credere nella vittoria dell Italia ai Mondiali potrà ottenere comunque un buono acquisto, pari al 10% del prezzo pagato, su tutti i prodotti acquistati entro e non oltre la data di scadenza della promozione. Per differenziare l offerta Sony invece punta sulla PS4: dal 2 maggio al 13 luglio coloro che acquisteranno una TV potranno partecipare all estrazione di 1000 console. Altri brand come Panasonic e Philips, invece, hanno investito i loro budget per supportare le iniziative delle catene che hanno presentato l iniziativa. Diverso il discorso per i punti vendita Unieuro che hanno optato per un sottocosto automatico del 20-25% sui televisori e sui grandi elettrodomestici. «I negozi di elettronica oggi attuano una concorrenza spesso sleale soprattutto considerando che questo è un settore che vende prodotti non di prima necessità- commenta il direttore dell Unieuro di Corso Umberto a Napoli - Siamo costretti a re-inventarci di continuo, a offrire sempre più servizi che abbraccino tutta la trafila del lavoro senza però avere in cambio un incremento dei guadagni». Delusi anche i piccoli rivenditori di elettronica che, pur avendo notevolmente abbassato i prezzi di ogni singolo prodotto rispetto a quelli dei brand nazionali, non possono contare sull affidabilità del marchio. «Non si vendono i prodotti di fascia alta- constata un commerciante - la tendenza è spendere il minimo indispensabile e acquistare solo se strettamente necessario». Lucia Francesca Trisolini Ciò che conta, comunque, è lo straordinario interesse che il mondiale brasiliano sta già suscitando negli scommettitori di tutto il pianeta. Un attenzione più forte anche di quella suscitata dal torneo sudafricano di quattro anni fa, che pure ha fatto segnare record senza precedenti. Nel 2010, infatti, i bookmaker si sono scatenati puntando praticamente su tutto: dal possesso palla alla squadra più prolifica, passando per la nazionale che avrebbe collezionato il maggior numero di cartellini gialli o rossi. Soltanto sulla finale tra Olanda e Spagna si è concentrato un giro di scommesse da 60 milioni di euro. Poi, all indomani dell ultima partita, è stato registrato il record assoluto di puntate e di giocatori, con incassi pari a un miliardo e 200mila euro. Dati confermati dal bookmaker William Hill, secondo il quale nemmeno la rapida eliminazione dell Inghilterra è riuscita a scalfire l interesse degli scommettitori inglesi per il torneo sudafricano. Dopo il ko della nazionale britannica, all epoca allenata da Fabio Capello, i giocatori hanno mostrato la tendenza ad «adottare» una seconda squadra pur di non rinunciare al brivido dell azzardo. Non fu da meno l Italia, dove è stato calcolato un giro d affari superiore ai 300 milioni di euro. Nel caso della nazionale di Marcello Lippi, però, l eliminazione nella fase a gironi ha fatto calare il numero delle giocate, che nei primi dieci giorni del mondiale avevano addirittura superato il totale registrato in Germania nel Ad accrescere l euforia sono state anche le «capacità divinatorie» del polpo Paul, capace di indovinare la vincente di ogni partita, e il boom delle high stakes, cioè le scommesse da capogiro: un giocatore Mondiali giro d affari complessivo delle scommesse (record assoluto) TOTALE DELLE SCOMMESSE IN ITALIA QUOTE SULLA VINCITRICE brasile argentina germania spagna FRANCIA BELGIO INGHILTERRA ITALIA IMPORTO DELLE SCOMMESSE per la finale SPAGNA - OLANDA Mondiali 3,70 5,00 5,90 6,50 18,00 18,00 20,00 20,00 * DATI confermati da william hill * QUOTE DI PADDY POWER AGGIORNATE AL 4 GIUGNO non ha esitato a puntare 500mila euro sulla vittoria della Germania sulla Spagna in semifinale. Oggi a pochi giorni dall inizio del mondiale brasiliano, i favori del pronostico sono tutti per la squadra di casa. Il portale Paddy Power quota la vittoria finale del Brasile a 3,70. Seguono Argentina e Germania, il successo finale delle quali è quotato rispettivamente 5 e 5,90. Meno probabile, secondo i bookmaker, il trionfo dell Italia: la quinta coppa del mondo per la nazionale di Prandelli è data addirittura a 20, al pari dell Inghilterra di sir Roy Hodgson. Non è un caso, quindi, che i bookmaker diano per vincente il gruppo A, di cui fa parte il Brasile. Seguono i gruppi G, in cui spiccano Germania e Portogallo, e F, dove l Argentina sembra avvantaggiata rispetto alla Nigeria. In controtendenza le quotazioni relative alla confederazione di appartenenza della compagine vincente: la vittoria di una squadra dell Uefa, quindi europea, è giudicata più probabile rispetto al successo di una nazionale sudamericana iscritta alla Conmebol. Segno che, per gli scommettitori, un successo di Spagna, Italia o Germania è sempre dietro l angolo. Con buona pace dei fenomeni brasiliani e argentini. Ciriaco M. Viggiano INCHIOSTRO N. 9 PAGINA 4

5 Ancora poche bancarelle del falso a Napoli. Si aspetta l esordio azzurro Va in crisi il tricolore pezzotto Mondiale in sordina quest anno per Napoli. Il campionato di serie A si è concluso da poco e il terzo posto in classifica della squadra azzurra non spegne l entusiasmo dei tifosi, che parteggiano per la squadra partenopea 365 giorni all anno. La fede calcistica dei napoletani è di gran lunga più intensa di quella sentita per la Nazionale, anche in vista dei prossimi Mondiali in Brasile. Percorrendo le vie principali del commercio si contano poche bancarelle che offrono ai turisti e ai cittadini merchandising sportivo dedicato alla rassegna iridata. Un commerciante della Duchesca dice: «E ancora troppo presto, per ora in giro ci sono solo pochi articoli, la maggior parte della merce la compreremo a ridosso dell inizio del Mondiale». In via Toledo solo tre bancarelle vendono merce sportiva. Tutti in fila, gli stand dell ex via Roma occupano gli angoli tra Via Concezione a Montecalvario e Vico Giardinetto. Tra questi, un ambulante offre tra gli articoli in vendita una bandiera del Brasile. La situazione non cambia se dal centro storico si passa in zona Duchesca. Da via Alessandro Poerio si entra nella Napoli multietnica, decine di magazzini gestiti da cinesi e cingalesi, ristoranti orientali e africani, qualche ambulante che spingendosi fuori il perimetro della stazione vende accendini e calzini. Prima di arrivare a Porta Capuana, in un negozio zeppo di merce è intensa la presenza di articoli di colore azzurro. Non è abbigliamento dedicato alla Nazionale, ma alla squadra partenopea. Percorrendo la strada che da via Poerio arriva a Porta Capuana si incontra piazza Enrico De Nicola. Nello spazio dell isola di cemento che separa via Poerio da via Carbonara lavorano due donne e un uomo, probabilmente commercianti conosciuti nella zona, viste le frequenti visite che ricevono per una chiacchiera o una sigaretta. Seduti su seggiole di plastica aspettano i loro acquirenti, magari interessati alle poche bandiere a disposizione. I commercianti improvvisati di piazza De Nicola sono un eccezione tra i pochi ad aver iniziato la vendita di merchandising sportivo per il Mondiale. Venti metri più avanti rispetto a loro si apre sulla destra via Carriera Grande, che per i primi dieci/venti metri è attraversata, tra un balcone e l altro dei lati, da una fila di bandiere dell Italia, ma non in vendita. Né al mercato dell usato di Porta Capuana, né in quello di piazza Mancini si trovano bancarelle dedicate all evento calcistico più importante. Solo merce falsa targata SSC Napoli, sulle magliette, sui cappellini, sugli accendini e sugli asciugamani per il mare. E un approccio insolito quello che si riscontra a Napoli a meno di due settimane dal Mondiale: è strano che i commercianti abusivi napoletani non abbiano ancora investito nel contraffatto sportivo. Soprattutto perché la Campania si piazza al secondo posto, dopo il Lazio, per numero di sequestri di merce contraffatta. Il dato si riferisce al periodo , e fa parte dell indagine svolta dall Agenzia delle Dogane e della Guardia di Finanza presentata lo scorso ottobre al ministero dello Sviluppo Economico. Il corpo dei finanzieri, in prima linea nella battaglia al contraffatto, ha sventato nella provincia di Torino, circa un mese fa, una fabbrica adibita alla produzione di merce falsa, ma per contrastare la diffusione del contraffatto sportivo in previsione del Mondiale sembra non abbia organizzato nulla di specifico. Un addetto stampa della Guardia di Finanza risponde: «I controlli saranno effettuati come sempre, perché sono continui. Se avessimo in ballo un operazione non lo potremmo dire». Il Corpo speciale di Polizia non è solo nelle operazioni di informazione, prevenzione e contrasto alla contraffazione, il Sistema Informativo Anti Contraffazione nasce come progetto cofinanziato dalla Commissione Europea e affidato dal ministero dell Interno alla Guardia di Finanza. Anche in Parlamento, nel corso dell attuale legislatura lavora una Commissione di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale. In Italia è difficile reperire dati attendibili sul fenomeno del falso, al contrario è semplice consultare percentuali sull attività di contrasto, e sull aspetto antropologico alla base dell approccio, soprattutto dei giovani, nei confronti del falso. In questo senso è interessante l ultimo studio Mise-Censis sulla contraffazione: il 66,5% dei ragazzi compra il falso perché è un fatto socialmente accettabile e perché lo fanno tutti. Non solo a Napoli, ma a livello nazionale, comprare merce contraffatta viene considerato un illecito di lieve entità. Non stupisce l indifferenza della Municipale che alle spalle del mercato di Piazza Mancini parla con i commercianti mentre a pochi metri i contrabbandieri di sigarette fanno affari; e non stupisce che la Fifa abbia chiesto all Italia un forte inasprimento delle pene per chi produce e commercia prodotti, copie di quelli ufficiali, in vista del Mondiale. Rita Murgese L azienda dell hinterland è il produttore ufficiale dei tagliandi della manifestazione Ad Arzano i biglietti per l Amazzonia Cinque milioni di biglietti realizzati con un microchip al loro interno, tra la scorsa Confederation Cup e i prossimi mondiali di calcio. La sicurezza elettronica per evitare la contraffazione dei tagliandi, in vista dell evento calcistico dell anno, passa da Arzano e porta il nome della Gep s.p.a. Questa Cesare Paciello, direttore generale Gep realtà è stata creata con solo capitale italiano. È nata nel 1999 all interno della società Ifil. Il gruppo Agnelli ha poi deciso di riportare le azioni della Gep sotto il controllo della Arjowiggins Security. Questa scelta è rientrata nella volontà di creare una forte sinergia tra la sicurezza fisica della carta creata da Arjowiggins e quella elettronica sviluppata nella cittadina partenopea. L azienda crea sistemi operativi per microcontrollori Contactless. In questo modo si realizzano Smart Card e passaporti elettronici. Il meccanismo è stato applicato, successivamente, anche al mondo dei trasporti pubblici e della bigliettazione elettronica. I sistemi di personalizzazione, ispezione e criptazione dei dati per microcontrollori ne fanno un centro di eccellenza nel mondo dei dispositivi elettronici per la sicurezza. Il direttore generale della Gep, Cesare Paciello, spiega nel dettaglio come vengono prodotti questi biglietti anticontraffazione: «Arjowiggins è il produttore ufficiale dei biglietti per FIFA Confederation Cup 2013 e FIFA World Cup. Gep è il centro di R&D del gruppo Arjowiggins che si occupa dei dispositivi contactless. I biglietti vengono realizzati con la loro carta di sicurezza e i nostri chip, per garantire la non duplicabilità dei tagliandi». La collaborazione con le autorità brasiliane dura già da prima della spedizione mondiale. Il Brasile si è infatti avvalso del loro metodo per realizzare i passaporti locali: «Gep ha sviluppato il sistema operativo attualmente utilizzato dal Governo brasiliano per i passaporti elettronici. Arjowiggins integra i prodotti e le soluzioni della nostra azienda con la loro carta, vendendo all amministrazione locale i booklet completi». Così, una società campana che fa dell innovazione tecnologica applicata alla sicurezza il suo cavallo di battaglia, si trova a operare in una zona dove il tasso di contraffazione raggiunge livelli altissimi. Questo non sembra impressionare più di tanto il direttore generale: «Viviamo in un mondo fatto di professionalità e di grandi conoscenze tecniche. Cerchiamo di mettere in risalto le capacità locali, tentando di offrire opportunità a ingegneri giovani e brillanti che si affacciano al mercato del lavoro con speranza e passione. Premiamo l eccellenza così come ci piacerebbe l Italia facesse con le aziende del nostro Paese». Vincenzo Nappo Sopra, il team della società GEP che resterà in Italia Sotto, la squadra partita alla volta del Brasile PAGINA 5

6 SPECIALE Napoli tif Dai Quartieri al Centro Storico: quando il calcio è legato alla condizione sociale Il Mondiale che divide la città Quando si parla di Nazionale a Napoli, anche tra amici si fredo) sono la causa degli insulti che riceviamo». «Parli rischia di litigare: «Veniamo umiliati e emarginati dal re- così perché sei juventino!», la replica. Luciano, macellaio sto d Italia. Per questo è difficile non solo sentirsi italiani, di 56 anni, fa eco al pensiero di Fabio: «I fischi all inno ma tifare per la Nazionale». Questo il pensiero di Giusy, nel 1990 furono una vergogna per Napoli. Sono italiano universitaria di 22 anni, mentre passeggia per Corso e fiero di esserlo. Il Napoli ha calciatori in tante nazionali Vittorio Emanuele con Laura e Maria Rosa, anche loro che parteciperanno ai Mondiali. Dobbiamo tifare per tutto studentesse. La prima è d accordo con Giusy. Anche lei il mondo?». Vincenzo e Daniele, trentenni proprietari di si sente discriminata in quanto napoletana. Maria Rosa, un negozio di videogame chiariscono la loro posizione: invece, pensa che tutti i partenopei sosterranno gli azzur- «Non ci piace l Italia, perché gli italiani non vogliono bene ri impegnati in Brasile: «Nessun napoletano odia l Italia. ai napoletani afferma Vincenzo -. La politica abbandona L età della pietra è superata!», Napoli. Tiferemo Argentina o ribatte. Queste ragazze, nel Uruguay». Daniele precisa: loro piccolo, rappresentano i «Non ce l abbiamo con nespareri contrastanti di un intero suno. Il nostro atteggiamenpopolo. to è la conseguenza di ciò Constatare se Napoli tiferà Itache subiamo». lia ai Mondiali è un problema Chi non tifa Italia sostiene dalla soluzione non scontata. l Argentina. Cristian, 20 anni, In molti ricorderanno i Mondiali non ha un lavoro. Non era di Italia 90, quando in occaancora nato nel 1990 e non sione della semifinale che veha visto Maradona indossare deva gli azzurri contro l Argenla maglia del Napoli. Ma solo tina di Maradona, quasi metà a pensare all Argentina «mi stadio San Paolo fischiò l inno viene la pelle d oca». È l udi Mameli e fece il tifo per la nico ad avere una posizione squadra guidata dal Pibe de non radicale: «Non tifo Italia, Oro. Quanto è cambiata oggi però non posso negare che la situazione? mi farebbe piacere se vinè quasi impossibile, nel centro cesse i Mondiali. Non potrei storico, trovare persone che andare in piazza a festeggianon siano dalla parte dell Italia. re con coloro che per tutto Bonifacio, tassista di 48 anni, l anno fanno cori vergognoappare sorpreso dalla domansi negli stadi». Scusi, ma ci da: «Tiferò Italia, non vedo persono napoletani che fanno ché non dovrei». È convinto cori contro i loro concittache Napoli sia cambiata rispetto al 90: «In quella semi- dini? «Quelli che tifano le altre squadre sono i peggiori finale molti parteggiarono per l Argentina per proteggere perché dicono che chi ci insulta ha ragione». Nei Quartieri Maradona che era odiato dai tifosi del Nord». Sono del non mancano i supporter della nostra Nazionale come suo stesso parere un po tutti gli intervistati. Sembra pro- Mariano Di Giovanni, uno dei ragazzi Socialmente Periprio che Napoli sia tornata alla normalità. Il sondaggio colosi, il quale, tricolore tatuato sul braccio, che afferma: sembra non avere senso. «Perché non dovrei tifare Italia? Nella mia carta d identità Ma nei Quartieri Spagnoli c è qualche anti italiano. c è scritto cittadino italiano. Questo basta e avanza per Edoardo, pizzaiolo di 47 anni, ci aveva avvertiti: «Nelle capire chi sono. Ammetto che ci sia razzismo nei nostri zone più disagiate esistono ancora persone che non tife- confronti. Quelli che ripudiano l Italia si comportano allo ranno l Italia». Aveva ragione. Alfredo, disoccupato di 48 stesso modo di chi li insulta. Tifo Napoli e amo l Italia». anni, è seduto sul suo motoperché Napoli è così divirino. Parole dure: «A me l Itasa? Questione territoriale? Chi non sosterrà Prandelli e i suoi lia fa schifo! Gli italiani ci inassolutamente no. Pur con sarà dalla parte dell Argentina sultano tutto l anno. Io farò il un forte spirito campanitifo per l Argentina in onore di lista, tutti gli intervistati si Diego. Noi napoletani siamo sentono italiani. Forse si molto più simili ai sudamericani che agli italiani». Quindi sostiene l Italia in relazione alla fede per le squadre di non si sente italiano? «Sì, ma non sosterrò la squadra club? Ni. Gli anti tifano tutti per il Napoli. Questo non di quelli che ci insultano tutto l anno». Arriva Fabio, car- si traduce automaticamente nell odio per l Italia. Rosario, tolaio quarantaquattrenne, che esprime il suo punto di artigiano di 39 anni, dice: «Io vivo per il Napoli. Questo vista: «Bisogna tifare Italia, quelli come te (rivolto a Al- non vuol dire che nel mio cuore non ci sia spazio per la Sociologo a dati fatti Nazionale». Le ragioni sono da ricercare nella politica e nel razzismo. Raffaele, vetraio di 36 anni, è il più chiaro: «In occasione dei Mondiali del 90 molti si schierarono contro l Italia per un solo motivo, Maradona. Oggi si fischia la classe politica. In occasione della finale di Coppa Italia l inno è stato fischiato anche dai tifosi della Fiorentina. Inoltre c è chi non si abbasserà mai a tifare per giocatori della Juventus». Nei Quartieri Spagnoli il tifo è diviso. Nel resto della città è quasi impossibile trovare chi non sosterrà gli azzurri di Prandelli. Napoli tiferà Italia. Lorenzo Ena I ragazzi del Serra grid Dini: «Io tiferò per la Selecciòn come nel 1990» Vittorio Dini è un sociologo napoletano. Già docente di Storia della filosofia e Scienza della politica presso l Università di Salerno, fa parte del consiglio scientifico della rivista parigina Cités. Ha, inoltre, pubblicato saggi sul pensiero filosofico e politico della prima modernità, sulla cultura del lavoro, sullo sport e sulla realtà meridionale. INCHIOSTRO N. 9 Un occhio alle ultime interrogazioni o agli esami, un altro ai Mondiali: gli studenti napoletani vivranno così i mesi di giugno e luglio. Tra i banchi dell Istituto di Istruzione Superiore Antonio Serra, pur con qualche eccezione, si tifa Italia. Non si tratta di una versione di comodo: i giovanissimi hanno le facce pulite di chi ama il calcio per quello che è, un gioco. Non gli interessano le polemiche fuori dal campo. «Ci sono già troppe divisioni nella vita di tutti i giorni, siamo italiani e dobbiamo sostenere gli azzurri», affermano convinte Valentina e Simona. Gli fa eco Rita, secondo cui non ha nessun senso remare contro. Le ragazze fanno fronte quasi compatto, i pareri maschili sono più critici e variegati. Andrea e Salvatore tiferanno Italia senza riserve, perché «ci sentiamo italiani a tutti gli effetti». Alessandro D., Cristiano e Dario dicono Italia ma si aspettano soprattutto bel calcio: «I Mondiali sono una competizione che si esaurisce nel giro di poche partite, l occasione giusta per vedere finalmente squadre che giocano a viso aperto e non speculano sul risultato. Se vincerà l Italia, saremo contenti, altrimenti sarà comunque uno spettacolo unico nel suo genere». Qualcuno non perde occasione per rimarcare le propr squadre di club. E tiferà Italia «anche molti giocatori del Juve»; Enrico lo st do «Purtroppo!». La discussione su L Istituto Superiore Sta tire convocati tiene le ultime interrog dro S. spiega perc «Prandelli è un all erente, spiacente fare per lui». Il tec essere partcolarm «Se non fa giocare to a tifare per il B Giulia. Lo scetticismo su Molti napoletani non tiferanno l Italia ai mondiali. Perché? «Ai prossimi mondiali tiferò Argentina, quindi sono tra gli italiani che non tiferanno Italia. D altronde, anche ai mondiali del 90 tifai Argentina. Come molti altri per la presenza di Maradona. I napoletani sono solitamente molto legati a squadre sudamericane, come l Argentina. Quest anno ci sarà Higuain, che credo abbia molte caratteristiche in comune con Maradona e molti napoletani tiferanno Argentina solo per lui. C è un forte problema identitario alla base del fatto che molti non tiferanno per la propria squadra nazionale. Nel corso dell ultimo decennio, in generale, si sta perdendo il valore delle varie identità nazionali. Ciò si ripercuote inevitabilmente sul tifo. Probabilmente ai mondiali si tiferà come durante il PAGINA 6

7 a Italia? La critica allo Stato e la questione meridionale secondo le curve partenopee L ultrà: «Non ci sentiamo italiani» Ventiquattro anni, e il tassametro corre. Tre luglio 1990, la notte di Italia-Argentina, quella in cui Napoli si divise. Un po di qua e un po di là, dopo le parole sibilline di Maradona. «Trovo di cattivo gusto chiedere ai napoletani di essere italiani per una sera, dopo che per 364 giorni all anno vengono trattati da terroni», disse El Pibe de Oro. Una parte della città imitò Garibaldi, rispose Obbedisco e presentò al San Paolo un contingente di aficionados bardati come il più accanito sostenitore di Rosario. Un altra parte decise invece di non seguire il vangelo secondo Diego Armando, sostenendo la squadra di Vicini. ano «Forza azzurri!» tale Antonio Serra ie simpatie per le manuele dice che perché ci sono la mia squadra, la uzzica esclamanlla scelta dei venbanco anche tra azioni. Alessanhé tiferà contro: enatore poco coma non posso tinico non sembra ente apprezzato: Insigne, mi metrasile!», minaccia lle reali possibilità dell Italia è piuttosto diffuso, ma chi tifa ci crede a prescindere: «Sarà dura già passare il nostro girone di qualificazione, ma la Nazionale, in tornei come questi, ha sempre venduto cara la pelle», sostiene Nicola. La più agguerrita, paradossalmente, è una professoressa. La vicepreside Gabriella Salvadori si dice pronta «a fare un tifo sfegatato e ad addobbare casa». Non mancano gli esterofili. Maria tiferà per l Argentina, «il paese di Maradona», così come Antonio. Melany annuncia: «Tiferò per la Spagna, è una squadra nettamente migliore dell Italia», mentre Paolo simpatizzerà per il Belgio e dice senza mezze misure che dell Italia non gli importa nulla. Probabilmente non seguirà nemmeno le partite. E una delle poche voci fuori dal coro, comunque. Anche chi afferma di non essere un grande appassionato di calcio fatica a non farsi contagiare e alla fine ammette che sosterrà gli azzurri. Svieta, di origini ucraine, è divisa tra la sua patria d origine e quella adottiva. Finché non le fanno notare che la nazionale del suo paese non si è qualificata, eliminata dalla Francia nello spareggio di novembre: «Ah, no? Ok, allora forza Italia!». Nicola Lo Conte Da quel momento in poi, il rapporto tra Napoli e la Nazionale italiana ha assunto i contorni classici delle storie d amore dei film, quelle contrastate, tormentate, che non si sa mai come vanno a finire. Anche perché poi è nato l universo dei gruppi organizzati, delle curve ultras, della coerenza & mentalità e dei non omologati. Il tifo che ha fatto propria anche la questione meridionale. Secondo D., ultras ventottenne della curva B dello Stadio San Paolo, «gran parte del movimento ultras napoletano segue ideali meridionalisti, di identificazione con la terra da cui proveniamo. Noi non ci sentiamo italiani, ma napoletani. Siamo partenopei». In un amen, entrano nelle curve quasi due secoli di lotte, incomprensioni, dichiarazioni al veleno e continui rimandi a una storia, quella dell Unità d Italia, che viene letta in modi differenti a seconda della latitudine. Così, la Nazionale finisce per non appassionare, e per non essere amata, né seguita. In una parola: non rappresenta. «Oltretutto, spiega ancora D. - siamo contro i poteri forti e punitivi dello Stato, contro la Capitale e contro istituzioni marce che non ci tutelano e non fanno niente per evitare dileggi e discriminazioni contro la nostra comunità e il nostro popolo. Fischiamo l inno, non ci riconosciamo nel tricolore. Come potremmo tifare per questa Nazionale che non sentiamo nostra?». Quando chiediamo le percentuali sugli ultras che guarderanno i Mondiali, D. ci fornisce dati significativi: «Facendo una stima veloce sugli ideali dei diversi gruppi allo stadio, credo che su cento ultra siano in settanta a non seguire la nazionale con uno spirito di tifo, di aperto sostegno. Non parliamo però di un comandamento da seguire alla lettera: l ultras curve del nostro Paese. Napoli, però, è territorio franco. Altrove, la visione e gli ideali che affratellano e insieme dividono i gruppi ultras delle squadre di club non riducono l interesse verso la Nazionale. Per i figli di Partenope, invece, la situazione cambia. Non parliamo solo di calcio. Si tratta di storia, di una vera e propria questione sociale ancora lontana dalla soluzione, Ne è convinto anche il presidente del Movimento Neoborbonico di San Gregorio Armeno, Salvatore Lana: «Questa Nazionale è figlia di un unità mai pienamente verificatasi, raccontata in maniera distorta nei libri di scuola e che nella realtà ha sempre portato alla vessazione del Sud e a favorire il Settentrione. Da neoborbonici, appoggiamo questo atteggiamento di disamore verso l Italia, e al tempo stesso siamo orgogliosi di vedere la nostra simbologia in alcune bandiere nelle curve del San Paolo. Stuzzicato sul legame tra il movimento Ultras e quello neoborbonico, D. smentisce in parte le affermazioni di Salvatore Lanza: «Personalmente, non ricordo bandiere o striscioni con gli emblemi del Regno delle Due Sicilie, ma se ci sono state è per puro e semplice sentimento di appartenenza. Noi ultras non facciamo politica, cerchiamo solo di mantenere viva una voce che rifiuti l omologazione e tuteli il nostro diritto di manifestazione, espressione del pensiero e associazione. Noi siamo contro questa politica di repressione e difendiamo la nostra terra, ma non siamo schierati. Non abbiamo colore. Siamo solo azzurri. Azzurro Napoli, non Naziona- napoletano può tranquillamente guardare le par- sfugge a D., che conclude Settanta su cento dei nostri le. Il dettaglio cromatico non tite dell Italia, seguirle e non guarderanno la Nazionale così: «Che poi le magliette discuterne. Certo, manca dell Italia sono blu, non ho il trasporto tipico delle mai capito come facciano a partite del Napoli». definire quel colore come azzurro. Quello del Napoli, invece, è l azzurro vero. il colore del cielo e del mare. Della I motivi sono quelli già raccontati, e vanno dalla questione squisitamente politica fino ai cardini di quella mentalità ultras che ormai caratterizza la maggioranza delle Alfonso nostra terra, di cui andiamo giustamente fieri». Fasano campionato; l essere nato in un posto non significa automaticamente tifare per quella squadra. A Napoli, così come a Firenze, la situazione è un po diversa. C è un legame fortissimo alla squadra, infatti è impossibile solo pensare di costituire un altra società calcistica. Gli scudetti qui sono festa cittadina, non solo di chi segue il calcio» Ha parlato di crisi identitaria. In che senso può influenzare il tifo? «Con la crisi economica e con un centro destra politico a lungo alleato con la Lega Nord, i rapporti tra Nord e Sud sono peggiorati. Le tifoserie organizzate napoletane da tempo fischiano l inno nazionale italiano, avvenne già due anni fa durante la partita di Coppa Italia ed è successo lo scorso 3 maggio all Olimpico di Roma quando ci sono stati gli scontri tra tifosi. Da tempo c è anche una marcata contrapposizione tra nord e sud, contrapposizione storicamente accertata e che nel calcio si è manifestata già ai tempi di Maradona con slogan come Giulietta è una zoccola. Le tifoserie organizzate napoletane sono le più convinte sostenitrici del non tifo per l Italia, come mai? Le tifoserie organizzate, che io scioglierei subito, non rappresentano i tifosi in genere. D altro canto se loro non tifano l Italia ai prossimi mondiali non cambia molto. Tutt al più non compreranno le bandierine. Molti tifosi non organizzati magari dicono di non tifare l Italia, poi se questa dovesse passare i quarti diventeranno i primi sostenitori, le tifoserie organizzate no, i componenti di queste ultime sono arrabbiati per il Daspo al loro capo ultras e quindi sono intransigenti. Queste tifoserie sono moto cambiate negli anni. Innanzitutto hanno rotto con la società sportiva Napoli Calcio. Spesso la curva A, che è quella più difficile, ha spesso contestato De Laurentis. E cambiata la loro modalità proprio di fare il tifo. Prima, nonostante la violenza esercitata, c era un legame maggiore alla squadra; oggi questo attaccamento si configura come rapporto amico/nemico; si va a fare il tifo non per il Napoli ma contro l altra squadra. Gran parte del tifo organizzato la partita non la vede neanche. Gianmarco Altieri PAGINA 7

8 Eugenio Bennato e il pallone: Napoli, l Italia, Spagna 82 e la notte di Berlino «Io tiferò per il bel calcio» «Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Sono molto deluso da questo atteggiamento. Vi posso assicurare che è molto, molto più importante». Con queste parole Bill Shankly, calciatore e allenatore britannico, spiegò la propria concezione del calcio. Forse non era l unico a pensarla così, dato che ogni settimana milioni di persone interrompono qualsiasi attività per seguire la propria squadra del cuore. L evento calcistico che accomuna più di ogni altro i tifosi è il campionato mondiale di calcio. Ogni Paese può fare il tifo per la squadra che lo rappresenta. Non mancano le eccezioni. Più volte i napoletani sono stati indecisi se sostenere o meno la propria nazionale, ma di certo la febbre dei mondiali colpisce anche loro. Nessuno ne è immune, neanche un musicista come Eugenio Bennato. Per quale squadra tiferà a questi mondiali? «Tiferò soprattutto per il calcio, ma anche per l Italia. A differenza dei campionati, dove prevale una logica commerciale e la rappresentanza della città è poco presente, nei mondiali c è un valore aggiunto poiché ogni squadra è formata da calciatori provenienti dal Paese che rappresentano». Ha mai acquistato biglietti per andare allo stadio a vedere le partite? «Si, mi è successo. Ma, anche se non vado spesso allo stadio, il mio lavoro mi dà la possibilità di vivere sul luogo le reazioni della gente quando la propria squadra vince. Per esempio l anno scorso ero in Brasile durante la finalissima della Confederations Cup. Assistere ai festeggiamenti dei brasiliani per la vittoria sulla Spagna è stato emozionante». Come definirebbe il rapporto che i napoletani hanno con la squadra italiana? Perché secondo lei hanno fischiato l inno in alcune occasioni? Eugenio Bennato, cantautore «I napoletani hanno un rapporto molto particolare con la nazionale. Questo non ha impedito alla città di festeggiare l Italia quando ha vinto i mondiali nel Sono in pochi a fischiare l inno, ma sono percepiti come molti poiché i loro fischi attirano l attenzione in un momento di silenzio come quello in cui si canta l inno». Come spiega ciò che accadde nei mondiali del 90 quando il San Paolo si schierò con Maradona invece che con l Italia? «C erano pochissime probabilità che Maradona giocasse a Napoli una partita contro l Italia. Eppure è successo. I napoletani hanno sempre visto questo argentino come un personaggio magico, vicino al carattere e all estro partenopeo. In quell occasione la città non ha tradito il proprio idolo». Come ha vissuto quell episodio? «L evento di rivedere Maradona al San Paolo è stato così forte e importante da prevalere sul semplice tifo. Credo che in quei mondiali non ci fosse una nazionale così entusiasmante a differenza di quella del 1982 rappresentata da Paolo Rossi o quella del 2006 capitanata da Fabio Cannavaro». È affezionato a un mondiale in particolare? «Ricordo quando nel 1982 l Italia sconfisse il Brasile 3 a 2. Ero in Unione Sovietica e mi ritrovai a festeggiare per le strade fuori dall albergo assieme con altri italiani. I russi ci guardavano con un misto di simpatia e di stupore. Dopo quella partita l Italia si scontrò con la Polonia, prima di arrivare a giocare la finale con la Germania Ovest. Quella fu la prima vittoria tutta italiana che vidi. Mio padre mi raccontava dell Italia che aveva vinto i campionati nel 34 e nel 38, ma per me era solo un sogno. Quell anno il mio sogno si realizzò». In questi mondiali fin dove potrà arrivare l Italia? «Credo che la nazionale possa aspirare alla finale». Germana Squillace Enzo De Paola Intervista a un tifoso vip «Nel 70 si fece la storia» Enzo De Paola, imprenditore Il calcio piace a tutti. Anche ai vip. La Napoli che anima le pagine cittadine di cronaca bianca si incollerà ai teleschermi per seguire i Mondiali in Brasile. Parola di Enzo De Paola. Amico e compagno di poltroncina allo stadio del presidente Aurelio De Laurentiis, l imprenditore napoletano è un habitué delle feste e degli incontri artistici in città e a Capri. Secondo il presidente dell Accademia Europea di Musica e di Arti dello Spettacolo, l incontro che merita un posto speciale nei cuori degli italiani è Italia-Germania del «Ha fatto la storia. Trattenne tutti gli italiani con il fiato sospeso afferma. Fu molto sofferta, restammo fino all ultimo a fare il tifo e quando l Italia vinse 4 a 3 fu una cosa meravigliosa, una partita memorabile». Anche il giornalista e cronista radiofonico, Nando Martellini commentò: «Che meravigliosa partita, ascoltatori italiani. Non ringrazieremo mai abbastanza i giocatori per le emozioni che ci offrono. Vi posso annunciare che l Italia, dopo due ore di sofferenze, è nella finale di Coppa Rimet». Per De Paola i mondiali sono un occasione per stare insieme con gli amici a tifare «chiaramente Italia». Secondo l imprenditore partenopeo, però, la concorrenza sarà spietata perché la rosa di giocatori da cui attingere è molto limitata e probabilmente «non siamo all altezza degli altri club». Da agosto 2013 sono stati messi in vendita i biglietti per le partite, ma non tutti possono recarsi sul posto, e suo malgrado, anche De Paola, visti gli impegni quotidiani. «La speranza è che anche quest anno la squadra degli azzurri arrivi in finale, ma probabilmente le squadre sudamericane saranno le protagoniste» afferma. Ogni mondiale ha la sua storia, come quello del 90. I tifosi napoletani quell anno nella partita Italia Argentina decisero di schierarsi con Maradona e non con gli Azzurri. «Il legame che Maradona aveva e ha ancora con la città Partenopea è forte, tanto da spingere i tifosi a sostenerlo», spiega De Paola. Chissà se per i mondiali i napoletani si schiereranno con l Italia o con l Argentina di Higuain? Roberta Campassi La kermesse Grande passo avanti in per tv: la cittàcanale 8 grazie alla collaborazione di tutti tra Insigne e gli altri azzurri Il conto alla rovescia sta per terminare: fra pochi giorni avrà inizio il Mondiale in Brasile. Nei 32 Paesi qualificati alla fase finale saranno 62 le emittenti in chiaro e a pagamento che trasmetteranno la manifestazione. In Italia Sky avrà l esclusiva di tutte le 64 partite con un palinsesto giornaliero che prevede diverse trasmissioni di approfondimento. Ben più modesto l impegno della Rai, che trasmetterà solo 25 gare: oltre ai match della Nazionale italiana e ad altri 13 incontri dei gironi, sarà comunque possibile seguire tutta la fase conclusiva della rassegna a partire dagli ottavi di finale. Ampio spazio sarà dedicato a programmi di contorno quali Dribbling Mondiale, Diario Mondiali, Notti Mondiali e Mondiale Replay. Raisport 1 dedicherà l intero palinsesto alla manifestazione: si comincerà con la Rassegna Stampa e il Tg Sport. Seguirà Talk Mondiali, con all interno interviste e servizi dai ritiri, e Diretta Azzurra, interamente dedicato alla Nazionale italiana. Nonostante ciò il disimpegno della tv pubblica è evidente. La situazione è resa più critica dalla prossima mobilitazione dei giornalisti Rai per il taglio di 150 milioni deciso dal governo, che potrebbe comportare la chiusura di numerose sedi regionali. Una decisione che sta suscitando numerose polemiche, con Carlo Verna, vicedirettore del Tgr Campania che commenta: «La riforma della Rai è una cosa giusta e allo stesso tempo necessaria. Tuttavia non può essere realizzata togliendo 150 milioni all azienda». A detta del giornalista «tagliare le redazioni regionali non si può fare finché non saranno accorpate le regioni. Ciò non sarebbe editorialmente possibile». Per quanto riguarda le reti locali campane, il palinsesto non sembra prevedere novità. Il direttore di Canale 21 Gianni Ambrosino ha escluso trasmissioni appositamente dedicate ai Mondiali, così come Enzo Coppola per Canale 9. Non esclude speciali Gianluca Vigliotti di Canale 34, per il quale «ci saranno novità a breve». Su Radio Punto Zero, dal 9 giugno, ripartirà Napoli Magazine con uno spazio sulla Coppa e i commenti di giornalisti e corrispondenti. Su Canale 8, in A tutto campo, Paolo Del Genio, nel presentare la stagione del Napoli, darà visibilità ai giocatori azzurri convocati dalle rispettive nazionali. Con un occhio di riguardo, ovviamente, per l idolo di casa Lorenzo Insigne. Gianluca Esposito INCHIOSTRO N. 49 PAGINA 8

9 Giuseppe Pacileo, coscienza sportiva del Mattino, tra aneddoti e amarcord «Vi racconto i miei Mondiali» Giuseppe Pacileo Classe 1932, Giuseppe Pacileo è una memoria storica del calcio italiano. Antico cronista sportivo del Mattino e accanito giocatore di scopone con Gianni Brera, Mario Soldati e Gino Palombo, ha sempre lavorato con la macchina per scrivere anche nell era digitale, perché i computer «si mangiavano i pezzi». I tifosi napoletani lo ricordano per il 3,5 in pagella a Maradona. Ironico e raffinato, ha raccontato il calcio come una grande festa. Poi dal 1990 ha smesso di seguire assiduamente il calcio «perché non mi piace più il nuovo modo di giocare, fatto tutto di titik e titok». Il suo racconto parte dalle due affermazioni consecutive dell Italia nelle edizioni del 1934 e L allora Commissario Tecnico della Nazionale Vittorio Pozzo non era fascista, ma coltivava il mito della patria: Prima di ogni partita ricorda - entrava negli spogliatoi e invitava i Vittorio Pozzo ricordava ai suoi i caduti in guerra sul Carso giocatori a combattere nel nome dell Italia e ricordava i morti sul Carso della Prima Guerra Mondiale. Dopo l interruzione a causa della guerra, i Mondiali tornarono a disputarsi nel 1950 in Brasile. La squadra italiana, dopo la tragedia di Superga, decise di partire in nave, imbarcandosi a Napoli, con una buona scorta di palloni per allenarsi sul ponte durante il viaggio. Fu il Mondiale del Maracanazo, la grande tragedia collettiva della sconfitta dei favoritissimi padroni di casa contro l Uruguay. Allora un Pacileo diciottenne seguiva le partite attraverso la radiocronaca di Niccolò Carosio: «Era un grande inventore di frottole perché era tifoso: faceva la cronaca dicendo nomi a caso, tanto nessuno vedeva ciò che accadeva. La sua sfortuna fu l avvento della televisione. Aveva inventato espressioni geniali, come il quasi rete quando l Italia sfiorava il gol. Amava bere. Dall Irlanda fece una telecronaca completamente ubriaco e concluse la diretta dicendo e adesso andiamo a farci un bel whiskaccio. Fu licenziato nel 1970 quando insultò in diretta un guardialinee con epiteti razzisti». Con i ricordi voliamo in Messico nel Fu l anno della leggendaria semifinale tra Italia e Germania Ovest e della staffetta tra Mazzola e Rivera. Pacileo svela i retroscena: «Una mattina all alba Bufacchi dell ANSA, Visioli del Corriere d Informazione e io stavamo intervistando Gianni Rivera. Disse che il CT della nazionale era un pirla. Lo ripeté più volte finché Visioli gli disse Gianni, se lo ripeti ancora lo scriviamo. Qui nacque il caso Rivera, bravo nel ruolo di regista avanzato, ma insufficiente in marcatura. Allora Gino Palumbo fece una campagna di stampa per far giocare un tempo a Mazzola e uno a Rivera. Un dualismo che sarebbe continuato ancora a lungo». La polemica spaccò lo spogliatoio tanto che, al termine di Italia - Germania, Domenghini sbatté contro il muro Valcareggi per aver fatto giocare Rivera durante il secondo tempo: Se fai giocare ancora quello lì ti spacco la faccia, urlò. Valcareggi spaventato riferì l episodio al presidente della Federcalcio, Artemio Franchi, che gli rispose serafico: E lei un lo faccia giohare» Quattro anni dopo nella Germania dell Ovest, Pacileo racconta che gli italiani provarono a corrompere la Polonia, per accedere alla seconda fase: «I polacchi dissero che potevano fare qualcosa solo se non giocavano Riva e Rivera». I due non giocarono ma la partita comunque finì con la sconfitta italiana. Di ben altro tenore i ricordi del 1982, l anno del vittorioso Mundial spagnolo. La finale fu giocata contro la Germania che perse nuovamente contro l Italia: «Da allora i tedeschi hanno un complesso nei nostri confronti». Nel 1986 il mondiale doveva essere giocato in Brasile, ma le condizioni economiche non lo consentirono, «un po come sta succedendo oggi. I brasiliani poveri stanno protestando. Dicono: con i soldi che usate per i mondiali fateci mangiare. Come dargli torto?». Quell anno, comunque, si giocò in Messico: «Si disse che le mogli dei giocatori dovevano venire al seguito della squadra. Lontano da loro gli atleti di notte andavano a donne e arrivavano alla partita fuori uso». Di quell edizione si ricorda la vittoria dell Argentina trascinata da Maradona. Contro l Inghilterra l asso argentino diede spettacolo: «Maradona in quel mondiale fece cose incredibili tra cui il goal con la mano che fu convalidato. Luigi Necco, dopo quella partita andò negli spogliatoi e coniò la famosa espressione la testa di Maradona e la mano di Dio. Fu una rivincita dopo la guerra delle Falkland». Maradona protagonista anche nel 1990, nel Mondiale italiano che Pacileo ha seguito in televisione a causa di un malore. Ironia della sorte la semifinale tra Italia e Argentina si giocò proprio a Napoli, con i tifosi napoletani che applaudirono più il pibe de oro che i connazionali. I sudamericani vinsero ai rigori e andarono a giocarsi la finale a Roma, dove il loro inno fu fischiato. Racconta Pacileo: Il labiale di Maradona fu eloquente: hijos de puta. Reazione istintiva, dettata dalla passione. La L espressione la mano di Dio fu coniata da Luigi Necco stessa che si prova parlando di calcio con questo cronista vecchio stampo. Come scrisse in un suo articolo: Basta, il calcio è bello quando ci rende felici. Godiamoci il trionfo, domani parleremo ancora di tattica e di tecnica. Per la prossima impresa, che è lì davanti, a portata di piede. Rossella Grasso Carmando, Wilson, Acampora: tre napoletani rivelano le loro esperienze iridate «Quando Dirceu mi chiese di aiutarlo» Lo sapete chi è l unico napoletano, oltre a Cannavaro, ad avere alzato la Coppa del Mondo? Salvatore Carmando, di nascita salernitano ma napoletano acquisito, lo storico massaggiatore partenopeo che ha potuto baciare quella Coppa nel lontano 1986 in Messico, quando era con l Argentina, voluto da Maradona. «Una gioia incontenibile - ricorda -. Al ritorno in Argentina mi hanno accolto come un eroe, ancora oggi c è gente che mi vede e mi ringrazia». Proprio quell Argentina che ha infranto i sogni dell Italia nei Mondiali del 1990, dove Carmando ha partecipato come massaggiatore dell Italia. Ricorda la semifinale maledetta persa a Napoli ai rigori con tutte le polemiche che ha suscitato la decisione di giocare al San Paolo, patria del Pibe Maradona. «Se l Italia avesse giocato tutte le partite a Roma avrebbe vinto il Mondiale - continua. L incontro non si doveva giocare a Il famoso bacio tra Maradona e Carmando Napoli. L Italia era la squadra più forte». E poi il Mondiale del 1994 di nuovo al seguito dell Argentina, culminato con la squalifica per doping di Maradona: «Il rammarico più grande della mia vita». Carmando preferisce ricordare invece il momento più emozionante della sua carriera: «Un giorno il brasiliano ex Napoli Dirceu venne da me per chiedere un miracolo calcistico: farlo recuperare in tempo record da una rottura del crociato. Voleva a tutti i costi giocare il suo quarto Mondiale di fila, quello del È stato impossibile». Il napoletano che il Mondiale lo ha invece giocato, uscendo al turno di qualificazione nel 1974, è Giuseppe Pino Wilson. Americano di nascita ma partenopeo a tutti gli effetti con la mamma del Vomero. «La nostra rosa del 1974 era fortissima, con fior di giocatori - spiega -. Eravamo tra i favoriti alla vigilia. Venivamo da due anni e mezzo senza sconfitte, battevamo tutti». Nel calcio non bisogna mai abbassare la guardia: «Il nostro grande handicap è stato quello di aver sottovalutato la Polonia nella partita decisiva del girone. Siamo scesi in campo molli». Quel 2-1 contro i polacchi ha lasciato il segno nell ex difensore: «La sconfitta con la Polonia era nell aria. Nella prima gara contro Haiti il tecnico Valcareggi sostituì Chinaglia nel secondo tempo e Giorgio reagì male mandandolo a quel paese. Io mi schierai con lui, ma da lì in poi il gruppo si spaccò». Massaggiatori, calciatori e anche giornalisti napoletani che hanno partecipato ai Mondiali. È il caso della storica firma Romolo Acampora, al seguito della Nazionale nel 1966 e nel «Nel 1966 il tecnico Fabbri fece lo sbaglio di affidarsi alla vecchia guardia - racconta - Lo sconosciuto Pak Doo-Ik segnò il gol beffa e a lui venne dedicato il coro: Un coreano venuto da lontano fece più piccolo il nano, riferito alla statura di Fabbri. Nel 1982 invece capii che l Italia avrebbe vinto il Mondiale dalle facce dei tedeschi dopo la vittoria sulla Francia. Erano cotti. Diciamo che quell anno ci andò tutto bene, anche gli arbitraggi. Il fatto di essere ben rappresentati in campo internazionale da Artemio Franchi non era un caso». Roberto Panetta PAGINA 9

10 Due realtà diverse, gli stessi problemi nei cantieri dei teatri del pallone Napoli e Brasile, ultimo stadio Da due anni il contenzioso tra Aurelio De Laurentiis e Luigi de Magistris non ha ancora portato a un accordo. Se solo il 31 aprile un imbufalito De Laurentiis minacciava ancora di trasferire il campo nel Casertano, nelle ultime settimane pare che un intesa sia stata trovata, in seguito al pagamento da parte della Società Calcio Napoli di 6 milioni di debiti al Comune. Secondo indiscrezioni, nella convezione sarà previsto che la società assuma l impegno di presentare un piano di ristrutturazione del San Paolo. Il 7 aprile il sindaco ha dichiarato a radio Kiss Kiss che il Napoli giocherà a Napoli. Se avvenisse il contrario, sarebbe contro l ordine naturale delle cose. «Abbiamo trasmesso al Napoli la documentazione necessaria affinché ci possa versare le somme dovute ha detto -. Si arriverà alla proroga della convenzione e avremo il sostegno del Coni. Vorrei un progetto degno del Calcio Napoli e della città». Con il bonifico la società del produttore cinematografico ha saldato quanto dovuto al Comune. Poi dopo un fitto rincorrersi di annunci, de Magistris lunedì ha dichiarato: Si sta per chiudere questo accordo determinante che abbiamo formalizzato con una delibera. Un altro tassello per il rilancio del connubio Comune-Società Calcio Napoli. L ultimo incontro tra l amministratore di Coni servizi, Alberto Maglietta e il sindaco di Napoli è stato dunque positivo. Il braccio operativo del Coni, ente partecipato al 100% dal ministro dell Economia, sarà l advisor di Palazzo San Giacomo per ottenere il rinnovo della convenzione con la società calcistica per l utilizzo dello stadio. Il suo ruolo sarà prezioso come mediatore tra l amministrazione comunale e il club di De Laurentiis e permetterà di procedere oltre il nuovo documento per la gestione dell impianto, ovvero la convenzione-ponte prospettata in aprile, e di focalizzare l attenzione sulla ristrutturazione del San Paolo. Si tratta di due passaggi importanti, senza trascurare il terzo punto: il versamento di 3,3 milioni dal Comune di Napoli per i lavori effettuati in questi anni a Fuorigrotta. Alberto Miglietta sottolinea : «Il rapporto di collaborazione con il Comune è cominciato quando è stata chiesta la nostra consulenza per la concessione di dodici piscine al Calcio Napoli. Abbiamo un importante know-how che mettiamo a disposizione non solo di enti sportivi, ma anche di amministratori locali e infatti è imminente una convenzione con l Anci, l associazione nazionale dei comuni italiani. Per quanto riguarda il San Paolo, affiancheremo il Comune come advisor e nei prossimi giorni i nostri tecnici saranno a Napoli per studiare nei dettagli la situazione. I tempi non saranno lunghissimi, anzi a breve termine stabiliremo un cronoprogramma». A molte migliaia di chilometri dal San Paolo, per i mondiali in Brasile, la situazione procede anch essa a rilento. In risposta ai moltissimi osservatori stranieri che lo sommergono di quesiti sullo stato dei lavori, Sepp Blatter ripete spesso che a ogni Lo Stadio Maracanà in costruzione mondiale sbucano sempre fuori gli stessi spauracchi e invita gli appassionati dello sport più amato del mondo a godersi in pace la vigilia di un evento che incanterà ancor più del diorama di Rio. «A Italia 90, ad un solo giorno dalla partita inaugurale, ancora dovevano essere fissati i seggiolini in molti stadi. In Brasile è invece tutto pronto, tutti gl impianti sono già stati inaugurati e ci sarà anche l importante novità del time-out per far rifiatare i giocatori se le condizioni lo imporranno», ha dichiarato il presidente della Fifa. Tuttavia, secondo molta stampa carioca, il time-out se lo sta concedendo l apparato organizzativo del mundial. A San Paolo, Curitiba e Cuiabà è una lotta contro il tempo. E a causa di queste lacune l evento costerà molto più delle spese preventivate. Nelle prime settimane di aprile il budget iniziale di 25,5 miliardi di reals era già salito a 31. Il triplo rispetto a quanto speso dalla Germania e dal Sudafrica. La maggior parte delle spese è stato il settore pubblico. Il costo della ristrutturazione del Maracanà di Rio de Janeiro è schizzato a 400 milioni di euro; a Brasilia le cifre richieste per il rinnovo dello stadio Mané Garrincha sono lievitate del 130%; a San Paolo gli operai stanno soltanto ora posizionando gli ultimi seggiolini. Tuttavia mancano i grandi schermi e i box del settore distinti sono ancora in via di realizzazione; e così all Arena Baixada di Curitiba. Un inchiesta pubblicata dal quotidiano Folha de S.Paulo ha mostrato che delle 167 opere preventivate 68 sono pronte, 11 sono state abbandonate e 88 saranno completate al termine della manifestazione. Un altro problema quello dell ordine pubblico. Dall inizio dell anno sono morti almeno una decina d operai. Tre nella sola Arena Corinthians, nella quale si esibiva l ex calciatore, filosofo del futbol, Socrates. Il 9 maggio, il ministero del Lavoro e dell occupazione del Mato Grosso ha bloccato i lavori di manutenzione e di intervento sulle linee ad alta tensione a causa della morte di un operaio. A detenere il record di tragedie sul lavoro è l Arena Amazonia di Manaus, sede della gara d esordio della Nazionale Italiana. Nonostante le dichiarazioni della presidente Dilma Rousseff sulla buona riuscita dell evento, e nonostante il ministero dello Sport brasiliano abbia dichiarato che il mundial produrrà un giro d affari di almeno 22 miliardi di euro, l agenzia di rating Moody s e le società di consulenza Capital Economics stimano che gl investimenti in infrastrutture, trasporti pubblici e aeroporti incideranno per lo 0,5% del Prodotto interno lordo. Non è difficile nelle città brasiliane vedere conducenti in sciopero che abbandonano l autobus o indigeni che scagliano frecce contro la polizia. In maggio il consenso popolare nei confronti dell evento è sceso al 51%. E il conto alla rovescia per il fischio d inizio è minacciato da proteste e rimostranze d ogni tipo. Diego De Carlo Gli impianti del Mondiale Stadio Mario Filho Maracanà Rio de Janeiro posti Stadio Mineirao Belo Horizonte posti Arena Pantanal Cuiaba posti Stadio Castelao Fortaleza posti Stadio Das Dunas Natal posti Arena Pernambuco Recife posti Arena Fonte Nova Salvador de Bahia posti Stadio Nacional Manè Garrincha Brasilia posti Arena da Baixada Curitiba posti Stadio Beira-Rio Porto Alegre: posti Arena de Sao Paulo San Paolo posti Arena Amazonia Manaus posti La fotostoria dello Stadio San Paolo: in costruzione all alba degli anni Sessanta, terminato, il giorno dello Scudetto e dopo la ristrutturazione per Italia 90 INCHIOSTRO N. 9 PAGINA 10

11 Padroni di casa e spagnoli favoriti sulla strada per la finale al Maracanà Un grande sogno per 32 squadre Le migliori Nazionali del mondo, otto gironi nella prima fase e un solo obiettivo: alzare al cielo la Coppa del Mondo. Il conto alla rovescia è partito: da Rio de Janeiro a Recife, da Porto Alegre a Manaus, passando per Curitiba e Fortaleza, tutti sono a caccia della Spagna, vincitrice in Sudafrica nel 2010 e detentrice degli ultimi due titoli europei. L Arena di San Paolo sarà il teatro della gara inaugurale tra Brasile e Croazia: fischio d inizio previsto per le ore 17:00 locali (le 22:00 in Italia) di giovedì 12 giugno. I verdeoro padroni di casa hanno il favore del pronostico per due motivi: un nutrito pubblico dalla propria parte e una squadra fondata su talenti emergenti e campioni affermati. Un mix che dovrebbe spedire il team carioca agli ottavi di finale senza particolari affanni, pur essendo inserito in un girone A che ha mille insidie: mentre Messico e Camerun si candidano al ruolo di mine vaganti, chi può rappresentare il vero grattacapo è la Croazia, con Modric e Mandzukic pronti a onorare il ruolo di stelle guida e il gioiellino interista Kovacic intenzionato a esplodere anche in Nazionale. Il gruppo B si annuncia come il più appassionante, equilibrato e dal tasso tecnico più elevato: la qualificazione sarà un discorso a tre tra i campioni in carica della Spagna, l Olanda e il Cile, con l Australia designata come squadra cuscinetto del raggruppamento. La Roja si affiderà ai suoi calciatori di maggior talento - Iniesta e Xavi su tutti - che dominano la scena internazionale da almeno sei anni; gli Orange e i sudamericani potranno disporre di una rosa che oscilla tra i grandi nomi del calcio mondiale e le giovani promesse dei principali campionati europei: la sorpresa è dietro l angolo. Discorso simile al raggruppamento B quello che riguarda il gruppo D, che vede l Italia di Prandelli impegnata contro Inghilterra e Uruguay: tre squadre detentrici di sette titoli mondiali complessivi, un evento mai accaduto nella storia della competizione. Gli azzurri esordiranno proprio contro gli inglesi della nostra vecchia conoscenza Hodgson, per poi affrontare i Ticos e la Celeste. Costa Rica a parte, sarà una lotta all ultimo gol tra Balotelli, Cavani e Rooney: presente, passato e (perché no?) futuro della nostra serie A che si incroceranno in 270 minuti. Klose vs Cristiano Ronaldo sarà il leit motiv del gruppo G: il primo a caccia del record assoluto di marcature nella kermesse internazionale attualmente è a quota 14 in tre Mondiali, a pari merito con il connazionale Gerd Muller e a meno uno dal brasiliano Ronaldo il secondo vuole sfruttare l onda lunga derivante dalla conquista del Pallone d Oro e dal successo in finale di Champions League di Lisbona contro i Colchoneros dell Atletico Madrid. Compito piuttosto agevole per Francia (girone E con Svizzera, Ecuador e Honduras), Argentina (impegnata contro Bosnia, Nigeria e Iran) e Belgio (atteso da Russia, Algeria e Corea del Sud), mentre domina l incertezza nel raggruppamento C, in cui sono inserite la Colombia di Cuadrado e Jackson Martinez accreditata come una delle rivelazioni del torneo la Grecia, la Costa d Avorio e il Giappone. Gianmarco Della Ragione Le partite della Nazionale Italiana 14 Giugno ore 24.00: Inghilterra Italia 20 Giugno ore 18.00: Italia - Costa Rica 24 Giugno ore 18.00: Italia - Uruguay Le partite da non perdere 12 Giugno ore 22.00: Brasile-Croazia 13 Giugno ore 21.00: Spagna - Olanda 15 Giugno ore 24.00: Argentina - Bosnia 16 Giugno ore 18.00: Germania - Portogallo 17 Giugno ore 21.00: Brasile - Messico 18 Giugno ore 21.00: Spagna - Cile 19 Giugno ore 18.00: Colombia - Costa d Avorio 19 Giugno ore 21.00: Uruguay - Inghilterra 20 Giugno ore Svizzera - Francia 22 Giugno ore 18.00: Belgio - Russia 23 Giugno ore 18.00: Olanda - Cile 23 Giugno ore 18.00: Australia - Spagna 23 Giugno ore 22.00: Camerun - Brasile 23 Giugno ore 22.00: Croazia - Messico 25 Giugno ore 18.00: Nigeria - Argentina 26 Giugno ore 18.00: Portogallo - Ghana 26 Giugno ore 18.00: Stati Uniti - Germania Inchiostro Anno XIV numero 9 6 giugno Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell Università degli Studi Suor Orsola Benincasa Direttore editoriale Lucio d Alessandro Direttore responsabile Pierluigi Camilli Coordinamento scientifico Arturo Lando Coordinamento redazionale Alfredo d Agnese Carla Mannelli Alessandra Origo Guido Pocobelli Ragosta Caporedattore Claudio Pellecchia Capi servizio Gianmarco Della Ragione Alfonso Fasano In redazione Gianmarco Altieri Roberta Campassi Mariana Cavallone Diego De Carlo Lorenzo Ena Gianluca Esposito Daniele Gargagliano Rossella Grasso Nicola Lo Conte Rita Murgese Vincenzo Nappo Roberto Panetta Germana Squillace Lucia Francesca Trisolini Francesco Ungaro Ciriaco M. Viggiano Grafica Biagio Di Stefano Spedizioni Enrico Cacace tel Editore Università degli Studi Suor Orsola Benincasa Napoli - via Suor Orsola 10 Partita Iva Redazione Napoli -via Suor Orsola 10 tel /226/234 fax Registrazione Tribunale di Napoli n del 2/5/2001 Stampa Imago sas di Elisabetta Prozzillo Napoli via del Marzano 6 Partita Iva PAGINA 11

12 Chi vince Argentina La sorpresa: il flop del Brasile La stella:dani Alves Chi vince Germania Cosi l Italia:Ottavi di finale La sorpresa: Svizzera La stella:cristiano Ronaldo Cosi l Italia:finale La sorpresa:bosnia La stella:daniele De Rossi o Francia La sorpresa:croazia La stella:gonzalo Higuain Chi vince Spagna Cosi l Italia: Finale La sorpresa: Portogallo La stella:lionel Messi Gianmarco Altieri Roberta Campassi Mariana Cavallone Roberta Cordisco Lisa D Ignazio Chi vince Argentina La stella:lionel Messi Cosi l Italia: Ottavi di finale La sorpresa: USA La stella:cristiano Ronaldo Cosi l Italia: Semifinale La sorpresa:bosnia La stella:gonzalo Higuain Chi vince Germania La stella:miroslav Klose Cosi l Italia: Ottavi di finale La sorpresa: il flop della Spagna La stella:lionel Messi Diego De Carlo Elisabetta de Luca Lara De Luna Gianmarco Della Ragione Anna Dichiarante o Argentina La stella:claudio Marchisio Chi vince Argentina Cosi l Italia: Fuori ai gironi o Colombia La stella:lionel Messi La stella:neymar o Germania La sorpresa: Bosnia La stella:juan Cuadrado o Argentina Cosi l Italia: Semifinale La stella:neymar Diletta Aurora Della Rocca Lorenzo Ena Gianluca Esposito Alfonso Fasano Daniele Gargagliano Cosi l Italia: Fuori ai gironi La sorpresa: Costa Rica La stella:neymar Chi vince Argentina Cosi l Italia: Ottavi di finale La sorpresa: Uruguay La stella:lionel Messi o Germania La sorpresa: Bosnia La stella:neymar Chi vince Germania La stella:dries Mertens Chi vince Argentina La sorpresa: Bosnia La stella:daniele De Rossi Simone Giannatiempo Barbara Gigante Rossella Grasso Nicola Lo Conte Paola Marano Chi vince Spagna La sorpresa: Uruguay La stella:martin Caceres Chi vince Germania La sorpresa:belgio La stella:dries Mertens Chi vince Spagna Cosi l Italia: Fuori ai gironi La stella:romelu Lukaku Cosi l Italia: Semifinale La sorpresa: Cile La stella:luis Suarez Chi vince Spagna La sorpresa: Francia La stella:cristiano Ronaldo Rita Murgese Vincenzo Nappo Roberto Panetta Claudio Pellecchia Germana Squillace Chi vince Italia Cosi l Italia: Campione La sorpresa: Colombia La stella:cristiano Ronaldo Cosi l Italia: Finale La sorpresa: USA La stella:neymar La sorpresa: Costa d Avorio La stella:neymar Chi vince Argentina Cosi l Italia: Semifinale La sorpresa: USA La stella:cristiano Ronaldo Chi vince Argentina La stella:dries Mertens Lucia Francesca Trisolini Valentina Trifiletti Mister B Francesco Ungaro Ciriaco M. Viggiano I èpronostici della Scuola di Giornalismo INCHIOSTRO N. 9 PAGINA 12

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