Tessile: nuove richieste tecniche e normative del mercato globale

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1 Tessile: nuove richieste tecniche e normative del mercato globale REACH e non solo: come si pone il Regolamento CE 1906/2007 in confronto con le più famose etichette ecologiche volontarie, quali altri adempimenti per considerare un prodotto "sicuro" a livello ecotossicologico. Mercoledì 11 maggio 2011 Giuseppe Bartolini

2 Introduzione L approccio della filiera tessile rispetto ai problemi legati alle caratteristiche di sicurezza eco-tossicologica dei prodotti del sistema moda (abbigliamento - arredamento, calzatura, accessori) ha assunto, a partire dalla seconda metà degli anni 90, un aspetto di importanza sempre maggiore nelle procedure di controllo qualità dell industria tessile. Attualmente, nella produzione dei diversi articoli, il rispetto di requisiti eco-tossicologici, sia nel processo industriale che nei prodotti commercializzati, rappresenta una condizione fondamentale per una corretta commercializzazione dei materiali utilizzati. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 2

3 Introduzione Nell approccio alla certificazione eco-tossicologica dei prodotti le aziende manifatturiere, la distribuzione, ed il consumatore, sempre più spesso si devono districare tra: Norme e leggi cogenti Comportamenti volontari (marchi comunitari e privati) Capitolati ecologici privati e dichiarazioni di qualità 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 3

4 Norme e leggi cogenti A partire dagli anni 90 si è assistito al proliferare di leggi di singoli stati, soprattutto comunitari, che si sono prevalentemente rivolte alla regolamentazione dell uso di prodotti ritenuti pericolosi sia per l ambiente che per la salute dei consumatori. Le norme, spesso diverse da paese a paese hanno, in una prima fase, prevalentemente regolamentato l utilizzazione di sostanze pericolose per l uomo: es. coloranti (presenza di ammine cancerogene nelle molecole), formaldeide, pentaclorofenolo, metalli pesanti, pesticidi, ftalati etc.; contemporaneamente, si sono introdotte normative concernenti le sostanze pericolose per l ambiente (es. nonilfenoli etossilati, composti organostannici, etc). E evidente che i prodotti tessili prodotti o commercializzati nei paesi interessati dai suddetti dispositivi di legge dovranno obbligatoriamente essere conformi ai requisiti di legge presenti. In questo panorama si è, ovviamente, resa sempre più stringente l emanazione di Norme Comunitarie (direttive) tendenti ad omogeneizzare le disposizioni presenti nei diversi paesi costituenti il Mercato Unico Europeo. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 4

5 Direttive EU - situazione Le normative relative alle problematiche ecotossicologiche della filiera tessile, possono essere suddivise in due categorie: A) norme relative al l'immissione e USO di SOSTANZE E PREPARATI PERICOLOSI. Allo stato attuale, si tratta sostanzialmente dell applicazione del Regolamento CE n. 1907/2006 (REACH) B) norme relative alla SICUREZZA GENERALE DEI PRODOTTI e alla tutela del consumatore. Si tratta di norme che valgono in modo generale per tutti i prodotti immessi sul mercato che devono essere sicuri per il consumatore e utilizzatore finale. Tale normativa, pertanto, interessa anche i prodotti tessili, sebbene in maniera indiretta. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 5

6 Normativa EU sostanze pericolose Normativa Europea sulle sostanze pericolose La regolamentazione a livello europeo in materia di restrizioni di uso di talune sostanze e preparati pericolosi è nata con la Direttiva 76/769/CEE Questa direttiva, a partire dal 1 giugno 2009 è stata assorbita dal Regolamento (CE) n. 1907/2006 del 18 dicembre 2006 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) Allegato XVII - art /03/2006 Giuseppe Bartolini 6

7 Restrizioni d uso - art. 67 All. XVII Normativa EU Reg n. 1907/2006 Nell Allegato XVII sono riportate tutte le sostanze soggette a restrizione d uso (es. ammine aromatiche cancerogene da coloranti azoici, nonilfenoli etossilati, pentaclorofenolo, nichel negli accessori metallici, etc.). Queste sostanze devono essere gestite secondo le disposizioni del REACH. Informazioni relative a SOSTANZE «ALTAMENTE PROBLEMATICHE» - Art candidate list Informazioni su sostanze altamente problematiche (SVHC), elencate nella candidate list pubblicata sul sito ECHA, eventualmente presenti nella sostanza/preparato in concentrazione > 0,1% p/p (1000 mg/kg) 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 7

8 Articolo 33 Normativa EU Reg n. 1907/2006 Obbligo di comunicare informazioni sulle sostanze presenti negli articoli 1. Il fornitore di un articolo contenente una sostanza SVHC in concentrazioni superiori allo 0,1 % in peso/peso fornisce al destinatario dell'articolo informazioni, in possesso del fornitore, sufficienti a consentire la sicurezza d'uso dell'articolo e comprendenti, quanto meno, il nome della sostanza. 2. Su richiesta di un consumatore, il fornitore di un articolo contenente una sostanza SVHC in concentrazioni superiori allo 0,1 % in peso/peso fornisce al consumatore informazioni, in possesso del fornitore, sufficienti a consentire la sicurezza d'uso dell'articolo e comprendenti, quanto meno, il nome della sostanza. In questo caso le informazioni sono comunicate gratuitamente entro 45 giorni dal ricevimento della richiesta. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 8

9 Norme UE: Sicurezza prodotto Legislazione Europea sulla sicurezza generale del prodotto I produttori possano immettere sul mercato soltanto prodotti sicuri qualsiasi prodotto fornito nell ambito di un attività commerciale e destinato ai consumatori o che possa essere utilizzato dai consumatori non deve presentare alcun rischio oppure soltanto rischi ridotti compatibili con l utilizzazione del prodotto in condizioni normali e ragionevolmente prevedibili Direttiva 85/374/CEE: responsabilità per danno da prodotti difettosi Direttiva 2001/95/CE: relativa alla sicurezza generale dei prodotti 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 9

10 Leggi italiane: Sicurezza prodotto Legislazione ITALIANA sicurezza generale del prodotto Decreto Legislativo 6 settembre 2005, n "Codice del consumo, a norma dell'articolo 7 della legge 29 luglio 2003, n. 229 (Abroga il D.Lvo n. 172). Art. 1. (Finalità ed oggetto) Nel rispetto della Costituzione ed in conformità ai principi contenuti nei trattati istitutivi delle Comunità europee, nel trattato dell'unione europea, nella normativa comunitaria con particolare riguardo all'articolo 153 del Trattato istitutivo della Comunità economica europea, nonché nei trattati internazionali, il presente codice armonizza e riordina le normative concernenti i processi dì acquisto e consumo, al fine di assicurare un elevato livello di tutela dei consumatori e degli utenti. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 10

11 Marchi volontari: ECOLABEL Marchio Comunitario: ECOLABEL Il marchio di qualità ambientale Ecolabel ha come obiettivo quello di promuovere prodotti e servizi che durante l intero ciclo di vita presentino un ridotto impatto sull ambiente, orientando i consumatori verso scelte di consumo sostenibili. Si tratta di uno strumento volontario: nel momento in cui ne fanno richiesta, i produttori e i distributori possono garantire qualitativamente e distinguere i loro prodotti e servizi tramite l etichetta ecologica che i consumatori riconosceranno come segnale del rispetto dell ambiente. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 11

12 Marchi volontari: ECOLABEL Tra i gruppi di prodotti del sistema moda, etichettabili ECOLABEL sono compresi: Prodotti tessili Calzature Materassi I criteri per l assegnazione del marchio comunitario a tali prodotti sono stati stabiliti da Decisioni della Commissione: Prodotti tessili: 2009/567/CE del 9 luglio 2009 Calzature: 2009/563/CE del 9 luglio 2009 Materassi: 2009/598/CE del 9 luglio /03/2006 Giuseppe Bartolini 12

13 Marchi volontari: ECOLABEL L uso del marchio Ecolabel viene concesso, in Italia, dall Organismo Competente; Comitato Ecolabel-Ecoaudit Sezione Ecolabel Italia. La concessione dell etichetta passa attraverso la verifica della rispondenza ai criteri previsti, la delibera dell Organismo Competente, che viene notificata alla Commissione europea, e la stipula di un contratto sulle condizioni d uso. L etichetta è assegnata per una periodo di produzione determinato che non può comunque superare il periodo di validità di tre anni, salvo proroga. Gli oneri per il richiedente consistono nei costi per le analisi, che debbono essere eseguite presso laboratori abilitati, nel pagamento del diritto di istruttoria e, una volta concessa l etichetta, nel pagamento dei diritti d uso (0.15 % del fatturato) e dei costi per le verifiche. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 13

14 Le principali caratteristiche del marchio sono: Marchi volontari: ECOLABEL la non adozione non comporta l esclusione dal mercato (carattere volontario) ha lo scopo di promuovere un minore impatto ambientale; sono esclusi dall etichetta i prodotti alimentari, farmaceutici, bevande, sostanze pericolose o fabbricati con processi che possono nuocere all uomo o all ambiente. è attribuibile solo a beni di consumo destinati al consumatore finale e non a prodotti intermedi; esprime un giudizio positivo sull intero ciclo di vita del prodotto, con riferimento alla quantità di rifiuti, all inquinamento e al degrado del suolo, alla contaminazione dell atmosfera, ai rumori, al consumo di energia, al consumo di risorse naturali e agli effetti sugli ecosistemi; 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 14

15 Comportamenti volontari Marchi Nazionali Marchi Ecologici Nazionali In periodi precedenti, o contemporaneamente alla divulgazione dell Ecolabel comunitaria, numerosi paesi europei ed extraeuropei, hanno imboccato la strada dell istituzione nazionale, di marchi di qualità eco-tossicologica. Ricordando che soltanto un ristrettissimo numero di questi ha avuto una certa notorietà commerciale (Nordic White Swan, Blu Angel), si riportano di seguito, a titolo informativo, le caratteristiche e le peculiarità di alcuni dei marchi ecologici nazionali. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 15

16 Comportamenti volontari Marchi Nazionali Nordic White Swan : scandinavo creato nel E il solo marchio insieme a quello Europeo ad essere multinazionale. Un ente coordina i quattro consigli nazionali. Il marchio ha definito i criteri per 52 gruppi di prodotti e ha assegnato circa 600 licenze. Blauer Engel: tedesco creato nel Tre membri istituzionali sono coinvolti nel sistema operativo di assegnazione del marchio: le autorità federali ambientali, l Istituto Tedesco per Applicazione della Qualità e dell Etichettatura e il Giurì per l etichetta. Lo schema tedesco ha definito i criteri per circa 140 categorie di prodotti e rilasciato licenze a ca 4000 prodotti. Da notare la buona espansione geografica conosciuta dal marchio: più del 15% delle imprese a cui sono state rilasciate le licenze e il 16 % circa dei prodotti etichettati non sono tedeschi. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 16

17 Comp. volontari Marchi di Prodotto Altri marchi si applicano soltanto a gruppi di prodotti omogenei: Germania: moquette - tappeti (Marchio GUT) Australia: tappeti 100% lana Ungheria: lenzuola e altri tessuti per letti in lana e lino Giappone: abiti non sottoposti a candeggi, tessuti da fibre riciclate, tessuti domestici da PET riciclato Nuova Zelanda: tappeti 100% lana e 80% lana Paesi Bassi : calzature, asciugamani Taiwan : asciugamani non sottoposti a candeggi, prodotti da tessili rigenerati. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 17

18 Il fenomeno OEKO TEX Verso fine degli anni 80 l Istituto di ricerca tessile austriaco OTI preparò uno schema di prove da eseguire sui prodotti tessili, relativamente alle sostanze tossiche che possono contenere: tale schema era noto con il nome di OTN 100. Nel 1992, basandosi su questa esperienza ed unendola a quella dell Oko -Check, sviluppato in Germania, l istituto austriaco e quello tedesco si sono uniti a costituire l International Association for Research and Testing in the Field of Textile Ecology, il cui primo obiettivo è stata l elaborazione dell Oeko-Tex Standard 100 ( Si tratta di uno standard volto finalizzato alla sicurezza dell utilizzatore; restringe l uso di sostanze potenzialmente pericolose che potrebbero essere contenute nel prodotto finale e quindi venire a contatto con il consumatore. Lo standard riporta anche riferimenti analitici da applicare per la determinazione dei parametri e specifica inoltre i limiti di accettabilità basandosi su criteri sperimentali e di bibliografia scientifica. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 18

19 Il fenomeno OEKO TEX All inizio del 1993 altri Istituti di ricerca in campo tessile si sono uniti all Associazione Internazionale come membri. Tutti i membri testano le sostanze pericolose elencate nello standard utilizzando le stesse metodiche analitiche e gli stessi valori limite e certificando i prodotti con l utilizzo del marchio registrato Confidence in Textiles. Tested for Harmful Substances according Oeko-Tex Standard 100. Nel 1995 compare la prima versione di Oeko-Tex standard 1000, con la quale sono fissati i presupposti per una produzione favorevole all ambiente: sono infatti elaborati una serie di parametri che etichettano i luoghi di produzione e così pure le tecnologie e le so stanze chimiche utilizzate. Nel 1999, infine, viene data per la prima volta ad un prodotto tessile l etichetta Oeko-Tex standard 100 plus : tale etichetta indica che il manufatto è conforme alle specifiche di Oeko-Standard 100 e che viene prodotto in siti produttivi conformi all Oeko-Standard /03/2006 Giuseppe Bartolini 19

20 ECOLABEL Vs OEKO - TEX Sul mercato internazionale ha una preponderante penetrazione commerciale il marchio Oeko-Tex rispetto al comunitario ECOLABEL MOTIVI Diverso approccio delle due etichette: ECOLABEL si basa su una ecologia di processo - Oeko-Tex è volto verso una ecologia di prodotto. ECOLABEL tende a promuovere una riduzione dell impatto ambientale della produzione tessile - Oeko-Tex invece a ridurre l impatto del prodotto finale sulla salute del consumatore [suddivide i manufatti tessili in 4 classi, a seconda che siano rivolti ai bambini al di sotto dei 2 anni (classe I), che entrano a contatto diretto con la pelle o meno (classe II e III) e che siano utilizzati come materiale decorativo (classe IV)], senza entrare praticamente nel merito dell impatto ambientale delle lavorazioni 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 20

21 ECOLABEL Vs OEKO - TEX Diversa tipologia dei marchi: Ecolabel si rivolge ad una vasta gamma di prodotti (frigoriferi, carta, vernici, ecc...) - Oeko-Tex è, per definizione, un marchio strettamente tessile. Applicabilità facilitata nei controlli sul prodotto: appare evidente che la semplice esecuzione di prove analitiche sul prodotto finito (Oeko-Tex) è ovviamente meno onerosa e più semplice dell istruzione di una fascicolo di Buone Pratiche Ambientali, come è richiesto per ECOLABEL. Vantaggio visibile per il consumatore finale: miglior appeal del prodotto che non contiene sostanze nocive, soprattutto se destinato ai bambini, oppure a rimanere a contatto con la pelle, paragonato al prodotto che privilegia il rispetto ambientale del ciclo produttivo. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 21

22 Capitolati eco-tossicologici privati I COMPORTAMENTI DELLA GDO E DEI MARCHI I principali gruppi della grande distribuzione, ed i grandi marchi del sistema moda, al fine di rendere i propri prodotti immessi nei diversi mercati, sempre aderenti alle specifiche legislative emesse dai vari paesi, ed anche allo scopo di qualificare il proprio prodotto sia da un punto di vista ambientale che di sicurezza per il consumatore, hanno introdotto nei propri capitolati tecnici una corposa sezione riguardante il rispetto, da parte del fornitore, di numerosi parametri eco-tossicologici. Con il termine anglosassone Restricted Substances List RSL, si intende definire quell insieme di parametri che vengono richiamati nei documenti che costituiscono i CAPITOLATI ECO-TOSSICOLOGICI AZIENDALI. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 22

23 Capitolati eco-tossicologici privati Il proliferare dei capitolati privati ha generato una notevole confusione in quanto, ad esempio, uno stesso parametro può essere presente in diversi capitolati ma il metodo analitico o, peggio, i limiti di accettabilità presenti nei diversi capitolati, possono risultare tra loro differenti. Oltre a ciò non vengono generalmente differenziati i parametri che sottostanno a requisiti normativi obbligatori e cogenti, rispetto a quelli indicati dal gruppo in maniera volontaria La continua proliferazione di normative di singoli stati in merito alla sicurezza chimica dei prodotti della filiera moda obbliga i gruppi della filiera moda che operano a livello «globale» a continui adeguamenti dei propri capitolati, con evidenti impatti nei relativi processi produttivi. Esempio di questo sono le «rielaborazioni» dei capitolati dei principali marchi del sistema moda, impostati nel rispetto delle nuove norme di sicurezza dei prodotti, continuamente emesse dal sempre più importante mercato della Repubblica Popolare Cinese. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 23

24 LA GESTIONE DELLE INFORMAZIONI Restricted Substances List - RSL Considerati i diversi approcci normativi, cogenti e volontari, che regolamentano il «rischio chimico» degli articoli della filiera moda a livello nazionale, comunitario, ed internazionale, appare evidente la difficoltà degli addetti (autorità preposte al controllo, aziende produttrici, GDO, etc.), nel reperire i contenuti tecnici e «giuridici» relativi alla sicurezza dei prodotti del sistema moda. Varie iniziative sono a disposizione; tra le più interessanti: Rapporto tecnico UNI/TR 11359:2010 «Gestione della sicurezza dei prodotti tessili, di abbigliamento, arredamento, calzaturiero, in pelle e accessori» Il rapporto tecnico considera i principali aspetti per la sicurezza e per la salute umana - da tenere presenti in sede di progettazione dei prodotti - relativamente ai prodotti tessili, di abbigliamento, arredamento, calzaturieri, in pelle ed ai loro accessori. Descrive le sostanze chimiche critiche potenzialmente presenti ed i rischi relativi; considera il rischio fisico-meccanico 13/03/2006 ed il rischio fuoco. Giuseppe Bartolini 24

25 Restricted Substances List - RSL Particolarmente interessante risulta la pubblicazione di una RSL da parte della American Apparel and Footwear Association AAFA, che tende a fornire una informazione omogenea ed aggiornata dei principali parametri ecotossicologici alle aziende del settore tessile abbigliamento e calzatura. Studi comparativi «privati» delle diverse normative e legislazioni internazionali relativi a specifici parametri e/o a specifiche tipologie di prodotto (es. prodotti per bambino). 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 25

26 Sistema RAPEX Sistema RAPEX (Direttiva 2001/95/CE): sistema comunitario d'informazione rapida (European Rapid Alert System) che permette agli Stati membri e alla Commissione Europea di scambiare informazioni sugli effetti e sulle azioni adottate in relazione a prodotti che presentano un rischio grave per la salute e la sicurezza dei consumatori. La Commissione europea diffonde le informazioni ricevute ai punti di contatto nazionali degli altri Stati membri e pubblica su Internet riepiloghi settimanali dei prodotti segnalati pericolosi e dei provvedimenti adottati per eliminare i rischi. I punti di contatto nazionali si assicurano in tutti gli Stati membri che le autorità competenti controllino se il prodotto pericoloso notificato è presente sul territorio nazionale. Se così è, le autorità intervengono per eliminare i rischi disponendo che il prodotto sia ritirato dal commercio o richiamato se è già arrivato ai consumatori oppure lanciando avvertimenti. ( 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 26

27 Sistema RAPEX 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 27

28 Scenario di riferimento Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) Nell ambito degli strumenti volontari di politica ambientale finalizzati all etichettatura dei prodotti, attualmente si distinguono, secondo la classificazione ISO, tre categorie di etichette ecologiche: 1 TIPO. Etichette ecologiche sottoposte a certificazione esterna, quali, ad esempio, il marchio europeo di qualità ecologica ECOLABEL 2 TIPO. Etichette ecologiche che riportano autodichiarazioni 3 TIPO. Etichette ecologiche che riportano dichiarazioni basate su parametri stabiliti e sottoposte a un controllo indipendente, quali le EPD 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 28

29 Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) Tra gli strumenti volontari di gestione, la Dichiarazione Ambientale di Prodotto si configura come uno strumento innovativo, capace di valutare tutte le caratteristiche e gli impatti ambientali di un prodotto/servizio e di comunicarli in modo credibile all esterno. La Dichiarazione Ambientale di Prodotto è un documento che permette di comunicare informazioni oggettive, confrontabili e credibili relative alla prestazione ambientale di prodotti e servizi. Tali informazioni hanno carattere esclusivamente informativo: la dichiarazione non contiene criteri di valutazione, preferibilità o livelli minimi che la prestazione ambientale debba rispettare. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 29

30 Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) Caratteristiche chiave della EPD sono: La EPD deve essere sviluppata utilizzando la Valutazione del Ciclo di Vita (LCA) come metodologia per l identificazione e la quantificazione degli impatti ambientali. L applicazione della LCA deve essere in accordo con quanto previsto dalle norme della serie ISO 14040, in modo da garantire l oggettività delle informazioni contenute nella dichiarazione. La EPD è applicabile a tutti i prodotti o servizi indipendentemente dal loro uso o posizionamento nella catena produttiva, classificati in gruppi ben definiti. La classificazione in gruppi permette di effettuare confronti tra prodotti o servizi funzionalmente equivalenti. La EPD viene verificata e convalidata da un organismo accreditato indipendente che garantisce la credibilità e veridicità delle informazioni contenute nello studio LCA e nella dichiarazione. 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 30

31 Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) L EPD può pertanto costituire un valido strumento di comunicazione delle prestazioni ambientali di un prodotto/servizio, complementare e sinergico ai Sistemi di Gestione Ambientale e in grado di valorizzare le strategie di comunicazione e di visibilità dell azienda verso intermediari molteplici (intermediari commerciali, fornitori, consumatori professionali, consumatori ultimi, comuni cittadini, enti e associazioni). 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 31

32 Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 32

33 Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 33

34 Dichiarazioni Ambientali di Prodotto (EPD) 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 34

35 I.T.I.S. "T. Buzzi" Giuseppe Bartolini Laboratorio di Analisi, Prove e Ricerche Industriali - ITIS T. Buzzi PRATO - V.le della Repubblica,9 Tel + 39 (0) fax + 39 (0) : www. buzzilab.it 13/03/2006 Giuseppe Bartolini 35

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