Evidenze di tre eventi sismici con dislocazione superficiale cosismica nell area epicentrale del terremoto di Brescia del 25/12/1222

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1 Evidenze di tre eventi sismici con dislocazione superficiale cosismica nell area epicentrale del terremoto di Brescia del 25/12/1222 A. Berlusconi 1, F. Livio 1, A.M. Michetti 1, G. Sileo 1, A. Zerboni 2, L. Trombino 2 1: Università degli Studi dell Insubria, Como 2: Dipartimento di Scienze della Terra A. Desio, Università degli Studi di Milano L attività neotettonica nel settore sudalpino lombardo risulta ancora relativamente poco studiata o poco approfondita. Grazie ad una revisione sistematica dei dati di letteratura, ad una campagna di rilevamento sul campo e ad analisi geomorfologiche, unite all interpretazione dei dati di sottosuolo, sono state individuate e cartografate una serie di thrust e backthrust che interessano la sequenza plio-quaternaria dell Avanfossa Padana generando pieghe per propagazione di faglia (Sileo et al, 2007). Tali strutture, che dimostrano lo stile compressivo della tettonica quaternaria anche ad W del Sistema delle Giudicarie, possiedono andamento grossomodo E-O, e lunghezze nell ordine dei km. L attività sismica di quest area, inoltre, è sottolineata da fonti storiche, come ad esempio per il sisma del Natale 1222, Io = IX MCS, con epicentro a sud di Brescia, ma anche per gli eventi del 26 Novembre 1396, Io = VIII MCS, Monza; Maggio 1802, Io = VIII MCS, Soncino; 30 Ottobre 1901, Io = VIII MCS, Salò; e 24 Novembre 2004, Ml 5.4, Io = VIII MCS, Salò. Fig.1: I colli di Castenedolo e Capriano del Colle sono l espressione morfologica superficiale di anticlinali generate da sistemi di thrust e backthrust. (CB = Castenedolo Backthrust, CT = Castenedolo Thrust, CCB = Capriano del Colle Backthrust e CCT = Capriano del Colle Thrust). (Da Livio et al,2008; modificata)

2 Espressione morfologica di tali strutture è la presenza di alcuni rilievi isolati nella Pianura Padana (Desio, 1965), tra i quali i colli di Castenedolo e Ciliverghe, e il Monte Netto di Capriano del Colle, a S di Brescia (Fig. 1). In particolare, lavori di cava sulla sommità del Monte Netto di Capriano del Colle hanno rivelato la presenza di due anticlinali decametriche impostate su una sequenza fluviale e fluvioglaciale, con fenomeni sia di fagliazione superficiale cosismica, che di liquefazione; queste strutture coinvolgono anche una serie di successive coltri loessiche, intervallate da paleosuoli con differente grado di sviluppo pedogenetico, depostesi durante il Tardo Pleistocene durante la crescita delle anclinali,. La paleoliquefazione è localizzata al nucleo della piega e coinvolge sabbie e ghiaie. Un fronte di cava di circa 200 metri di lunghezza e 8 di altezza (Fig. 2), orientato N- S, mostra come l anticlinale più a N sia asimmetrica (vergenza meridionale) e venga interessata da moment bending faults che creano un graben gravitativo dovuto a collasso improvviso. Il graben interessa, oltre che la sequenza fluvioglaciale, anche la sequenza loessica che, con architettura di tipo growth strata si pone in onlap sopra le anticlinali stesse. Impostati sulla sequenza loessica policiclica, vi sono orizzonti pedostratigrafici con diversi gradi di pedogenesi, datati in via preliminare dal Pleistocene Medio al Pleistocene Superiore-Olocene, anche sulla base dei manufatti paleolitici, già segnalati anche nelle aree limitrofe (Cremaschi 1975). Analoghe strutture pedosedimentarie sono state descritte sulle colline di Castenedolo e Ciliverghe (Baroni e Cremaschi 1986), a poca distanza dal Monte Netto di Capriano del Colle. Le analisi pedo-stratigrafiche, geomorfologiche e morfotettoniche di dettaglio, in corso in tutta l area del Monte Netto, mostrano come le strutture tettoniche secondarie, quali le pieghe anticlinali decametriche e la fagliazione superficiale, vadano a controllare la superficie topografica del Colle.

3 Fig. 2: Capriano del Colle, Cava Danesi. Un fronte di cava di diverse centinaia di metri mostra una sequenza fluvioglaciale e loessica progressivamente interessata da pieghe anticlinali decametriche, cresciute per ripetuti movimenti cosismici durente il Pleistocene Superiore e l Olocene. L analisi dettagliata della sequenza stratigrafica all interno ed all esterno del graben, costituito da due faglie dirette con immersione rispettivamente N6 e N160, ha evidenziato la presenza di almeno quattro sequenze paleosuolo-parent material (definite Ia, Ib, II e III in Figg. 3 e 4) dislocate con un rigetto complessivo di circa 2 metri lungo la faglia sintetica del graben. Partendo dal basso, la sequenza Ia, mostra il massimo grado di sviluppo pedogenetico con un paleosuolo fortemente rubefatto; la presenza di corpi pedogenetici simili esterni al graben lascia supporre che il paleosuolo si sia sviluppato precedentemente agli eventi di dislocazione, nelle prime fasi di sollevamento della collina. La sequenza successiva, Ib, presenta un suolo meno arrossato e ha un andamento meno regolare, è caratteristica del graben e del lato S dell affioramento. La sequenza II, presenta un suolo bruno, viene interessata anch essa da fagliazione e si assottiglia verso Nord, dove copre un paleosuolo molto sviluppato la cui origine è forse legata a più fasi pedogenetiche, identificabili in via preliminare come la somma di quelle che hanno plasmato i paleosuoli di Ia e Ib. Infine, la sequenza III è il risultato dell ultima fase di deposizione eolica, che ha livellato il profilo della collina del Monte Netto; il suolo che si riconosce è il meno evoluto dell intera pedo-sequenza e si è formato tra la fine del Pleistocene e l Olocene. La Fig. 3 fornisce un andamento qualitativo dei limiti delle sequenze loess-paleosuolo identificate in affioramento, e dislocate dalle due faglie dirette che costituiscono il graben.

4 Fig. 3: Capriano del Colle, Cava Danesi. La sequenza fluvioglaciale (SFG) coperta dalle coltri loessiche viene interessata da moment bending faults. Gli orizzonti pedostratigrafici sono interessati anch essi dal graben. Più in dettaglio, la Fig. 4 mostra invece il succedersi nel tempo dei tre eventi sismici riconosciuti. Nella fase A, il centro del colle è già in avanzato stadio di sollevamento, la deposizione eolica ha iniziato a drappeggiare la superficie di loess, ed un primo suolo si è sviluppato sul substrato esistente, evolvendosi progressivamente in un lungo lasso di tempo anche a spese di successivi apporti di loess. Nella fase A l anticlinale cresce progressivamente con una deformazione di tipo duttile. Successivamente ad un nuovo apporto eolico si sviluppa il secondo paleosuolo (Ib); durante la sua deposizione avviene, il primo evento sismico discriminabile nella sezione di Monte Netto, che coincide con l inizio della deformazione fragile della cresta dell anticlinale. Il paleoterremoto infatti determina un raddrizzamento ulteriore del fianco meridionale dell anticlinale, fino al punto di creare un collasso sulla sua cresta, e quindi un graben sulla superficie topografica (fase B). Successivamente il vuoto creato dal graben viene colmato con nuovi sedimenti, sia legati al cuneo colluviale delle scarpate cosismiche, sia ancora per effetto della deposizione eolica (fase C). Il paleoseuolo Ib formato a N del graben viene digerito dalla ulteriore pedogenesi ed oggi non è distinguibile dal paleosuolo Ia. Altri due eventi di fagliazione cosismica avvengono durante la formazione dei paleosuoli II e III.

5 Fig. 4: Evoluzione tettonica e sedimentaria del gravity graben. Le sequenze paleosuolo-parent material interessate da dislocazione superficiale cosismica sono indicate con Ia, Ib, II, III. Lo stile della fagliazione superficiale identificata a Monte Netto unitamente ai fenomeni di liquefazione, benchè chiaramente riferibile a una deformazione secondaria (moment bendig faults distensive sulla cresta di un anticlinale) è tipicamente associabile a forti terremoti locali. Si vedano a tal proposito gli effetti sul terreno dei terremoti di Spitak, in Armenia, di El Asnam, Algeria, o ancora di New Madrid, USA, tutti legati a fagliazione compressiva. Effetti simili sull ambiente corrispondono a terremoti di intensità ESI del IX grado o superiore (Michetti et al, 2007), e tale intensità macrosismica è quindi in accordo col catalogo sismico, in quanto il Monte Netto ricade nell area epicentrale ad esempio del terremoto del Natale 1222 (IX MCS, Magri e Molin, 1986; Guidoboni, 1986; Serva, 1990; Guidoboni, 2002). I dati sinora raccolti dimostrano che le strutture anticlinali secondarie di Monte Netto rappresentano l effetto integrale sul paesaggio e sulla stratigrafia di forti rilasci di energia sismica ripetuti durante il Pleistocene Medio, Superiore e l Olocene, e come tali sono interpretabili come evidenze cumulative di paleosismicità (Serva et al., 1988). Pertanto, le strutture descritte indicano la possibilità di generare nel dominio Sudalpino lombardo terremoti di magnitudo tra 6.0 e 6.5, cosa che si trova però in disaccordo con alcuni modelli tettonici noti in letteratura (e.g. Doglioni, 1993; Fantoni et al., 2004) e con le stime di pericolosità dell area (e.g. Albarello, 2000; Meletti et al., 2008). Il potenziale sismico in questo settore della Pianura Padana, quindi, risulta essere ad oggi fortemente sottostimato, in una delle aree più densamente popolate ed industrializzate della Penisola.

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