Editoriale 2. La Parola 4 È il Signore! Severino Pagani. La tradizione 11 Profeti della gioia François card. Marty. La Preghiera 23 Salmo 117

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1 KAIRÓS È il Signore! Anno VI n. 5 Aprile 2004 Sommario Editoriale 2 La Parola 4 È il Signore! Severino Pagani La tradizione 11 Profeti della gioia François card. Marty La Preghiera 23 Salmo 117 Krónos Lettera a nostra figlia 26 Patrizia e Roberto Di Domenico Se cerchi un libro 29 Appuntamenti del mese 30

2 EDITORIALE Kairós - Editoriale So che cercate Gesù Fratelli non abbiate paura. So che cercate Gesù, il crocifisso: Non è qui, è risorto. Andate a dire il Vangelo. Vi precede in Galilea. Là lo vedrete. Fratello che ami, sorella che speri: non avere paura perchè la tua fede non è stata vana. Sei stato amato dal Signore ed egli ti ha raccolto dal tuo smarrimento e dalla tua paura. Se nel tuo cuore ci fosse ancora una qualche confusione, ora sappiamo che la luce ha vinto le tenebre. Non sarai mai da solo. Ogni giorno, passo dopo passo, supererai le tue incertezze, riconoscerai le tue fragilità, confiderai in colui che ti ha chiamato: resterai fedele alla tua vocazione. So che cerchi Gesù, l amore del tuo amore, il centro della tua vita, il confidente dei tuoi segreti, il motivo della tua speranza, il senso della tua pace. So che cerchi Gesù, la promessa per il futuro. So che cerchi Gesù, il crocifisso. Incominci a comprendere che la ricerca è un cammino di croce. Che la sequela è un dono sincero, che la fedeltà è il difficile distacco da sè stessi, il morire di ogni orgoglio, l umiliazione di fronte al peccato, la morte di ogni umana pretesa. So che cerchi Gesù, il crocifisso. Non è qui, è risorto. È incredibile. È vero. La morte è stata feconda. Il silenzio di Dio è finito. La Parola spiega, il Vangelo salva. La Chiesa custodisce questo straordinario mistero. Fratello, sorella: Cristo è risorto. Credi a questo Vangelo. Chiedi il dono della fede. Ama la tua vocazione. Gesù è risorto. Può veramente bastare al tuo corpo e al tuo cuore, non ti lascerà da solo, mai, in nessun momento della vita. Ti rimarrà sempre fedele. 2

3 Kairós - Editoriale Racconterai semplicemente il Vangelo. Tra la tua gente, nelle comunità, dove lavori, dove incontri le persone, dirai che il Signore è vivo, che ci precede sempre. Ci ha preceduto fin dall inizio, fin dalla Galilea del tuo primo assenso; dirai che ti ha accompagnato, che un giorno ha fissato lo sguardo su di te e ti ha convinto. Dirai a tutti di aver visto il Signore: nella preghiera, nello spezzare del pane, nel lasciare la casa, il padre e la madre, moglie e campi. Ti crederanno, perchè il Signore è vivo e precede sempre i suoi discepoli. Di anno in anno, di Pasqua in Pasqua, ti mostrerà i prodigi della sua grazia. IL popolo di Dio chiede misericordia, pace e speranza: è confuso, è smarrito, è superficiale, ma è sempre popolo di Dio. La gente soffre, ti aspetta, vuole sapere dove può trovare il Signore. Fratello, o sorella, che soffri, non fermarti di fronte alle piccole morti che ti vengono chieste ogni giorno e che passano, e sono feconde. Ringrazia il Signore: prega per le persone che ami e per quelle che non ami abbastanza. Gesù è vivo e sarà sempre con te. Ti precede il Galilea. Là, dove si compirà la tua storia, tu lo vedrai davvero. La Parabola 3

4 LA PAROLA Kairós La Parola Don Severino Pagani È IL SIGNORE! DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. 3 Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. 4 Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. 9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso or ora». 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore. 13 Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. 14 Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. 4

5 Kairós La Parola 15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi». 20 Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». 21 Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?». 22 Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi». 23 Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?». 24 Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. 25 Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. (Gv 21, 1-25) I fatti a cui si fa riferimento erano quelli dell esistenza storica di Gesù. Questi discepoli erano smarriti perché il Gesù di cui si aspettavano un avvenire di potenza e di gloria sembrava essere finito poveramente su una croce, in questi fatti c è spazio per un senso di sconfitta, c è la voglia di tornare a casa di lasciare perdere e insieme c è questo annuncio di speranza, è risorto davvero. 5

6 Kairós La Parola Gesù si concede in questa nuova epifania ai discepoli. IL mare di Tiberariade è il luogo originario da cui provenivano i discepoli, il luogo della propria terra del proprio lavoro abbandonato per seguire Gesù. Anche noi dopo questi anni di cammino possiamo invocare questa nuova manifestazione di Gesù.. si trovavano insieme L elemento comunitario diventa il luogo preferito per la manifestazione del Signore, Gesù si manifesta a delle persone che nonostante le stanchezze, le delusioni non hanno sciolto la loro comunità ma continuano a rimanere insieme. L elemento della rivelazione del Signore, nella vita trova un luogo favorevole nel costituirsi di una comunità, questa è l intuizione spirituale che sostiene anche noi e ci fa dire che dobbiamo continuare a stare insieme. Disse loro Simon Pietro io vado a pescare : Pietro ha sempre questo primato di una parola, di una iniziativa; sembra un primato un po triste, ritorna a fare il proprio mestiere di pescatore, appare come un desiderio di tornare ad una misura più usuale, più quotidiana, probabilmente ha ancora bisogno di tempo per misurare la vicenda della Pasqua: è capitato tutto troppo in fretta, Lui lo ha rinnegato tre volte. Questo uomo che era stato sollecitato ad andare al sepolcro ora ritorna a pescare Anche noi ritorniamo, dopo l entusiasmo, alla vita quotidiana e ci chiediamo che sviluppo ha questa esperienza del discepolato? ma in quella notte non presero nulla ecco una ulteriore oscurità, il ritorno al quotidiano a ciò che è usuale è anche privo di ogni minima gratificazione. Quando quasi era l alba Gesù si presentò sulla riva dopo questa oscurità c è un alba nuova, una risurrezione nuova. ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù, Signore concedi anche a noi, dopo qualche momento di delusione, di stanchezza, di amarezza in cui confidando un po troppo in noi stessi ci accorgiamo che non prendiamo nulla, di credere che Tu ci può dare 6

7 Kairós La Parola un alba nuova, una stagione nuova anche se, come è capitato ai discepoli, non ci accorgiamo di te. Gesù è vicino in modi diversi in ogni famiglia il rischio è quello di non accorgersi. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7 Anche noi aspettiamo in questa pasqua un nuovo invito del Signore a gettare le reti dalla parte giusta. Questa nostra esperienza spirituale può essere il luogo in cui Dio si rivela e se, seguendo le indicazioni di Gesù, sapremo gettare le reti dalla parte giusta, potrà essere di aiuto a tanti fratelli che si sentono soli a vivere la fede e desiderano un momento di comunione, di preghiera domestica, uno stimolo a seguire Gesù in maniera più radicale. Dobbiamo ritrovare questa parte nuova che il Signore suggerisce per gettare la rete. Quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro E il Signore! Questa è la confidenza più bella che un marito può fare ad una moglie: Dopo aver fatto un cammino insieme, trovarsi di fronte a questa esperienza del rinnovo delle promesse è bello potersi dire reciprocamente E il Signore! E stato lui che ha condotto la vita che ci ha fatto fare questi passi. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. 8 Quando c è questa rivelazione da parte del Signore scatta un entusiasmo nuovo, una nuova capacità di iniziativa e di slancio Simon Pietro si gettò in mare. Pietro affronta qualche rischio va immediatamente verso Gesù ha ritrovato l essenza della sua ragione di vita. Pietro morirà per Gesù è stato capace di mettersi in gioco. L iniziativa di Pietro qui è sostenuta dalla certezza della fede. 7

8 Kairós La Parola Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso or ora». 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore. Viene messo in luce un simbolismo: i centocinquantatre pesci rappresentano le prime comunità cristiane, nonostante ci fossero divisioni, scoraggiamenti e stanchezze la rete non si spezzò. Qualcuno ha voluto vedere nella rete che non si spezza la Chiesa che esce dal primo secolo. E Gesù disse loro venite a mangiare anche qui i padri hanno voluto vedere il realismo della testimonianza della risurrezione, altri ancora hanno visto il realismo dell Eucarestia Il secondo brano interessa direttamente la figura di Pietro. Quando ebbero mangiato Gesù chiesi Simone di Giovanni mi vuoi bene più di costoro e Pietro risposte Signore tu lo sai che ti voglio bene Dopo questo amore scambiato tra Gesù e il discepolo viene data in dono la missione apostolica pasci le mie pecorelle, cioè occupati della fede dei tuoi fratelli. In verità ti dico quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo Il tempo della giovinezza è il tempo dei desideri, il tempo dei sogni. E il tempo in cui ci si sente molto creativi, si può scegliere i luoghi della propria carità, viene poi una seconda fase in cui ci si vive molto l obbedienza alla moglie al marito, al lavoro, ad uno standard di vita molto complesso. In questa seconda fase dell esistenza è la vita stessa che ci dice dove dobbiamo servire. Quando eravamo più giovani ci siamo scelti, ora si rimane fedeli. Man mano che si va avanti nella vita ci sono nuove forme di amore e di consolazione. 8

9 Kairós La Parola Quando sarai vecchio tenderai le tue mani (l autore del testo sapeva già che Pietro sarebbe morto in croce a Roma) Questo gli disse per indicare con quale morte avrebbe glorificato Dio Questo dice Gesù a ciascuno di noi per indicarci quali sono i nostri sacrifici. Per Giovanni è chiaro che, come la croce di Gesù è il luogo più ampio per la glorificazione di Dio, così il morire nell amore e nella carità diventa, per il discepolo, il luogo in cui glorifica Dio è trova la conferma della sua vocazione. detto questo disse seguimi, vai avanti a seguirmi E un esplicito invito a continuare nella sequela di Gesù che viene rivolto a ciascuno di noi e alla nostra comunità in un contesto culturale molto difficile, in un mondo che cambia vorticosamente. Anche a noi viene chiesta una seconda vocazione, anche se la fede spesso non è un cammino così semplice e lineare, a volte siamo presi dal dubbio, dalla tentazione di pensare che per nulla vale la pena. Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». 21 Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: «Signore, e lui?». «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi» Questo brano è un brano costruito nella comunità di Giovanni (il discepolo che Gesù amava). Questa ultima parte del vangelo di Giovanni indica un confronto inadeguato all interno della comunità primitiva, probabilmente c era in corso una polemica tra coloro che erano dalla parte di Pietro e quelli che sostenevano Giovanni. In ogni comunità ci sono questi confronti ma la risposta di Gesù è una profonda lezione di natura ecclesiologica che taglia alla base ogni confronto. L importante è che ognuno guardi alla sua fede, al suo rapporto con Gesù nella sequela personale, perché l amore di Gesù è la vocazione è sempre singolare, il confronto nella comunità cristiana ha valore solo se diventa uno stimolo ed un esempio per crescere nella sequela di Gesù mettendo da parte ogni forma di invidia o di rivalità. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. 9

10 Kairós La Parola Tra questi molte cose non scritte compiute da Gesù possiamo metterci anche noi con il nostro cammino di fede e di esperienza comunitaria. Tutto questo viene da Gesù è lui che ci ha fatto incontrare, ci ha messo nel cuore il desiderio di Lui, ci ha donato entusiasmo, energie spirituale, ardore per la carità. Abbiamo camminato come su ali di aquila, gustando la fecondità che il Signore ci ha donato. Ci raccogliamo quindi, in questa Pasqua attorno ad un senso di riconoscenza al Signore che egli ci ha permesso di tenere vivo, la fede in Lui. La memoria della sua fedeltà ancora una volta di raccoglie attorno a Lui il giorno di Pasqua che diventa l occasione sempre nuova per rinnovare anche la nostra fedeltà e raccogliere nella grazia della Risurrezione una speranza nuova per non lasciare cadere questo dono della grazia di Dio che è stato un dono di rivelazione. 10

11 Kairós La Preghiera LA PREGHIERA SALMO 117 BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE Gesù è la pietra che, scartata da voi costruttori, è diventata testata d angolo. ( At 4, 11 ) Questo salmo, inno liturgico per la festa delle Capanne, è un canto di vittoria e di ringraziamento. Evoca una processione che entra trionfalmente nel tempio e si avvicina all altare. I sacerdoti invitano a partecipare alla gioia e all esultanza del giorno del Signore e benedicono la folla. Con questo canto il popolo ricordava le meraviglie che la misericordia di Dio aveva compiuto in suo favore. La liturgia cristiana recita questo salmo nel giorno di Pasqua, giorno in cui si celebra la vittoria sui nemici e sulla morte, la resurrezione di Cristo che, rifiutato e crocifisso, è diventato la pietra angolare dell edificio di Dio. Cristo risorto guida la processione dell umanità per rendere grazie al Padre e per rendere tutti partecipi della sua gioia e della sua vittoria. Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia. Dica Israele che egli è buono: eterna è la sua misericordia. Lo dica la casa di Aronne: eterna è la sua misericordia. Lo dica chi teme Dio: eterna è la sua misericordia. 23

12 Kairós La Preghiera Nell angoscia ho gridato al Signore, mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo. Il Signore è con me, non ho timore; che cosa può farmi l uomo? Il Signore è con me, è mio aiuto, sfiderò i miei nemici. E meglio rifugiarsi nel Signore Che confidare nell uomo. E meglio rifugiarsi nel Signore Che confidare nei potenti. Tutti i popoli mi hanno circondato, ma nel nome del Signore li ho sconfitti. Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, ma nel nome del Signore li ho sconfitti. Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra le spine, ma nel nome del Signore li ho sconfitti. Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato mio aiuto. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. Grida di giubilo e di vittoria, nelle tende dei giusti: la destra del Signore ha fatto meraviglie, la destra del Signore si è alzata, la destra del Signore ha fatto meraviglie. Non morirò, resterò in vita E annunzierò le opere del Signore. Il Signore mi ha provato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte. 24

13 Kairós La Preghiera Apritemi le porte della giustizia: entrerò a rendere grazie al Signore. E questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti. Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito, perché sei stato la mia salvezza. La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d angolo; ecco l opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso. Dona, Signore, la tua salvezza, dona, Signore, la tua vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore. Dio, il Signore, è nostra luce. Ordinate il corteo con rami frondosi fino ai lati dell altare. Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto. Celebrate il Signore, perché è buono: perché eterna è la sua misericordia. Preghiamo Signore Gesù, che con la tua risurrezione ci hai aperto le porte della vita eterna e ci hai liberato dalla tristezza, ricolmaci della tua gioia e ravviva in noi l attesa del tuo regno. Amen. 25

14 LA TRADIZIONE Kairós La Tradizione PROFETI DELLA GIOIA GESÚ È VIVENTE Per tutta la terra il popolo di Dio canta l'alleluia di Pasqua. Folla immensa in piazza san Pietro; uomo dolorante in una camera d'ammalato; testimoni del Cristo in prigione. Comunità religiosa nella clausura di un Carmelo. Su tutti i volti la luce e l'allegrezza. Nel cuore dell'universo tanto agitato, con le nostre voci spesso coperte dai rumori delle macchine o dai gridi di guerra, noi abbiamo risposto all'invito. Perché questa celebrazione? Per festeggiare la vita eterna, lodare l'amore più forte dell'odio, cantare la speranza: «Oggi, dice Dio, io faccio nuove tutte le cose». Sì, fratelli, pacificamente e nella gioia trionfale che ci anima noi confessiamo che a partire dal nostro battesimo noi siamo dei viventi. Siamo liberati; siamo risuscitati. Siamo della famiglia di Dio. Per questo, ricchi delle nostre diversità, noi viviamo da fratelli; impegniamo la nostra esistenza sul comandamento evangelico: amare, combattere perché l'uomo sia uomo in modo migliore; comprometterci perché la felicità non sia un sogno; rendere credibile la riconciliazione fraterna. Sì, il nostro desiderio è la pace nella verità. LA VITTORIA DELLO SCHIAVO Qual è dunque la fonte di questo desiderio? Dove troviamo la forza per uscire da noi e dal nostro ambito per cantare insieme e servire? Perché l'ambizione del Regno? La risposta è senza ambiguità, benché essa appaia a qualcuno come una provocazione del passato. La nostra ragion d'essere, la nostra identità si fissa in tre parole: Gesù è vivente. «Il maestro è risorto». Dio lo ha glorificato nel più alto dei cieli. Egli è l'uomo nuovo. Conoscete il fatto; vecchio di 2000 anni, esso rappresenta ancor oggi un qualcosa di sensazionale. 11

15 Kairós La Tradizione Gesù faceva il bene; diceva il vero. Non proponeva la rivoluzione; eppure il suo insegnamento turbava l'ordine pubblico. Poiché egli esigeva ciò che sta al di là della legge: la conversione del cuore. «Io farò del vostro cuore di pietra un cuore di carne...». Ognuno pesava la gravità di questo vangelo d'amore. La situazione appariva pericolosa; allora lo arrestano, lo giudicano: viene condannato per aver bestemmiato; come uno schiavo porta il legno della croce. Così, definitivamente attaccato alla nostra terra, egli è presentato al volto del mondo; e muore dopo parecchie ore di tortura. É sepolto, quasi di nascosto: domani è la festa di Gerusalemme. Ecco il semplice episodio di un'occupazione romana spesso agitata. Un'esecuzione rapida, uno dei fatti di cronaca per Ponzio Pilato. Il capro espiatorio. Qualche settimana più tardi, il giorno di Pentecoste gli apostoli - quegli stessi uomini che al tempo dell'arresto e del processo avevano abbandonato colui che chiamavano il Messia - annunciano a tutti coloro che vogliono intenderli: «Ascoltate queste parole, Gesù di Nazareth, l'uomo che Dio ha accreditato presso di voi con miracoli, prodigi e segni... quest'uomo Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai tormenti della morte; Dio lo ha fatto Signore e Messia, il Gesù che voi avete crocifisso». I discepoli sono trasformati. Ci si raggruppa attorno a loro; vengono interrogati, richieste di chiarimenti; tutti vogliono sapere. Allora essi rendono testimonianza. Il giorno di Pasqua hanno visto il Signore risorto. Hanno vissuto lunghi giorni con lui. Hanno capito ciò che avevano appreso. Hanno constatato che la tomba era vuota. Hanno accolto la vittoria del Messia che, a causa del peccato del mondo, si era fatto schiavo di tutti per salvare tutti. LA ROTTURA DA CUI SCATURISCE LA VITA Dopo la risurrezione il Cristo si mostra identico e diverso. É il medesimo ed è altro. É sicuramente lui, ma è già nell'altro Regno. Vicino a noi eppure inaccessibile. In quel momento unico della storia si è realizzata la saldatura tra tempo ed eternità. In quel momento la razza umana ha trovato la sua strada; si è proiettata nella luce eterna. Il nostro mondo ha compiuto la rivoluzione più totale e tutte le altre mutazioni e convulsioni che scuotono la nostra dimora terrena non saranno più che fenomeni di crescita, non ci sarà più un'altra nascita. La risurrezione del Cristo è la rottura, da cui sgorga la vita fino all'eternità. Sì fratelli, noi affermiamo questa mattina che il Cristo è l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, l'inizio e la fine. Egli è Dio. 12

16 Kairós La Tradizione Noi accogliamo il messaggio e ne viviamo senza paura, coscienti della sua follia, ma certi della sua verità. Esso è proposto alla gente d'oggi non con la forza o l'astuzia, ma con la testimonianza dell'amore. Mi è capitato di averne di nuovo una coscienza più viva apprendendo la partenza per il carmelo di Limoges di una giovane ballerina dell'opera. Per chi non ha fede un tale gesto è pazzesco; diventa insopportabile in quanto spezza in sé una quiete dolorosa e fa sorgere l'oscuro desiderio dell'assoluto. Questa morte al mondo diventa sorgente di vita e solleva lo sguardo fino all'infinito del cielo. Per scoprirvi il volto glorioso del Signore risorto. Oggi il Cristo è vivente e noi ne siamo testimoni. Oggi il Cristo è vivente ed è il nostro liberatore. Oggi il Cristo è vivente e viene. NELLA VERITÁ DEL RISORTO LA VERITÁ DELL UOMO Per questo, se la gioia ci anima, noi siamo anche posseduti da un sentimento di rispetto, da una volontà di fedeltà e dall'angoscia della missione. In primo luogo rispetto del Cristo. Egli è Figlio di Dio, il solo Salvatore. Tutti gli altri messianismi di questo mondo sono soggetti a colui che ha dato la sua vita per la salvezza degli uomini. Se ci si può rallegrare che Gesù occupi oggi un posto importante nella mente e nel cuore di molti, e particolarmente dei giovani, noi dobbiamo però difendere, con fedeltà, la sua vera personalità. Non lasciamo degradare Nostro Signore; testimoniamo della sua divinità; soffriamo ogni volta che per gioco grossolano o per perversione intellettuale, a meno che non sia per ignoranza, si umilia il suo volto come al tempo della passione. Certo, noi sappiamo che «il Cristo vivente» è segno di contraddizione e se viene deriso, se ci si burla di lui, non dobbiamo esserne sconvolti. Piuttosto feriti, come il figlio quando il vicino insulta il padre. E poi rispetto della persona umana. Non solo in base ai principi universalmente ammessi, ma perché nella luce dello Spirito noi sappiamo che ogni uomo ha una vocazione divina, che il suo autentico statuto è quello di «fratello di Gesù». Nella verità del Risorto noi percepiamo la verità dell'uomo, e questo ci basta. Ancor oggi molti abitanti di questa terra sono inquieti, sradicati, troppo spesso lasciati ai margini della via; ingiustamente spogliati, quando non sono assetati ed affamati. Troppi uomini chinano il capo, impotenti di fronte alle armi o alla volontà di potere. Troppi sono ridotti al silenzio, senza avere nemmeno la possibilità di praticare la loro religione. 13

17 Kairós La Tradizione È importante che noi, che siamo liberati dal Cristo risorto, diventiamo servi della libertà degli altri. Festeggiamo il Cristo. E che il nostro grido di gioia diventi un appello, un annuncio, una luce che brilla nella notte. Come per i primi testimoni: il Cristo li ha ridestati alla fede, gettati nell'esistenza, inviati in missione. I discepoli di Emmaus, senza attendere la fine del pasto, ripartono verso Gerusalemme, ansiosi di trovare gli apostoli e di sentirsi dire: «Andate, ditelo al mondo intero, non temete nulla, io sono con voi sino alla fine dei tempi». E la chiesa riecheggia di generazione in generazione il vangelo. E noi questa mattina, rileggendo il messaggio, annunciamo a nostra volta: Colui che fu inchiodato sulla croce è vivente, risorto, esaltato. Amen! Alleluia! HANNO VISTO ED HANNO CREDUTO Sono dei testimoni. Alcuni rifiutano la loro testimonianza; nessuno può cancellare la storia dell'evento che essi hanno vissuto. I loro nomi sono Pietro, Giovanni, i discepoli di Emmaus, Giacomo, Tommaso, Maria di Magdala... Per essi fu un'evidenza di fede. Per noi è un atto di fede: Gesù è vivente; è risorto. Dio abita il suo popolo. Per l'eternità. L'evento risale a quasi venti secoli fa. Il primo giorno della settimana Gesù si manifesta ai suoi amici: egli è vivente per sempre, risorto, esaltato da Dio che è suo Padre. Nella debolezza del suppliziato Dio ha manifestato la sua potenza. Tutte le forme di morte sono vinte. I muti ritrovano il gusto di dire. Gli apostoli si mettono a parlare; si mettono a rivivere, loro che avevano perso la speranza. Sono pronti a consacrare la loro esistenza ed a rischiare la loro vita perché il mondo intero conosca la novella. La luce non è più nascosta dalle tenebre, la fiamma non è più sepolta sotto la cenere. Si apre la via, scaturisce, esplode. Vi annuncio la vittoria di Gesù; lo ripeto: egli è vivente. Egli ci fa vivere e rivivere. Dio non capitola davanti alle forze del male. Egli libera dalle tombe. Chiama alla luce; dona la vita; vuole la libertà. Il venerdì precedente Gesù lottava. Solo. Fu inchiodato sul legno. Di fronte al mondo. Esposto. Gli uomini si battevano contro Dio e pensavano di avere la meglio; avevano alleato i loro interessi contro di lui. Tutto concorreva ad eliminare Gesù. Questi metodi e questi processi li conosciamo ancor oggi. Più perversa di ieri la tortura è il grande scandalo del nostro tempo. I provocatori ed i profeti devono 14

18 Kairós La Tradizione essere soppressi. Per questo fu messo in croce Gesù di Nazareth. Fu crocifisso come un agitatore. Fu rifiutato, abbandonato. Ma «Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome al di sopra di ogni nome» (Fil 2,9). BEATI COLORO CHE CREDONO SENZA VEDERE Fratelli e sorelle, accogliete con me il messaggio di Pasqua. Non è un messaggio ambiguo. La proposta non è dubbia. Il vangelo è certezza. É anche invito alla rottura del passaggio. «Vieni e seguimi, dice Gesù. Chi vuol essere mio discepolo prenda la croce...». In nome del Cristo io non vi propongo un cristianesimo facile. Noi non siamo dei consumatori di religione. Occorre avanzare. Occorre cambiare. Con i discepoli di Gesù, e come loro, noi crediamo nella risurrezione. Come Pietro ed i suoi successori noi crediamo in Gesù, il Cristo, risorto tra i morti. Voi conoscete la vita di Gesù. Siete stati affascinati dalle sue parole e dai suoi gesti. Siete rimasti stupefatti perché egli sapeva vincere la malattia, l'egoismo e la morte. Cristiani, noi siamo attaccati ai suoi passi. Una sua parola ed eccoci altri. Egli ci cambia il cuore, perdona in noi l'imperdonabile. Pasqua ci dice stamattina che Gesù, il Cristo, non è vissuto per nulla. è giunto fino in fondo alla sua vocazione. Si è dato agli altri, per amore. Fino in fondo... ed è per questo che ha vinto la morte, e il male, e il peccato. La risurrezione di Gesù ci insegna l'essenziale sull'avventura umana. Ci si salva rischiando la vita. Per amore. Quando l'uomo vive la sua libertà come dono di Dio, quando la sua vita è consacrata ai suoi fratelli, allora egli entra in comunione con il Dio della vita, allora diventa veramente una creatura nuova. Ed a questo noi siamo invitati questa mattina: alle beatitudini evangeliche. Si trova la felicità amando, senza calcoli. Gratuitamente. «Beati i perseguitati per la giustizia, di loro è il regno dei cieli. Beati sarete voi quando vi oltraggeranno, vi perseguiteranno e quando si dirà ingiustamente contro di voi ogni sorta di male. Siate nella gioia e nell'allegrezza...» (Mt 5,10-11). Ecco la via. É una via di croce, è una via di libertà. lo ne sono testimone ogni giorno. Conosco uomini e donne che erano murati nella loro solitudine; agli occhi degli altri sembravano come morti. E li ho visti risuscitati. La loro prigione si è aperta, la pietra tombale è stata sollevata. Si sono ridestati. Sono trasformati; si mobilitano. Parlano e si dicono la riconciliazione e la fraternità. Tutte le divisioni ed i rancori, le sofferenze ed i dispiaceri... scompaiono sotto il sole di Pasqua. 15

19 Kairós La Tradizione Straordinaria potenza dello Spirito di Dio. Noi crediamo infatti che lo Spirito santo è più potente e tenace di tutte le nostre miserie. Oggi egli ci abita, ci trascina sulle orme di Gesù al di là della nostra stessa morte. La risurrezione del crocifisso di Gerusalemme ci apre una breccia, ci traccia un avvenire. Noi vivremo eternamente; vivremo presso Dio; vivremo l'amore. Colui che già da ora ci fa rivivere saprà sicuramente ridare vita ai nostri corpi mortali, per la potenza del suo Spirito. Noi crediamo nella risurrezione dei morti, crediamo che per il nostro battesimo partecipiamo già alla vita eterna. Questa è la nostra fede. Questa la nostra speranza. Questa la nostra gioia prorompente. Voi tutti che mi ascoltate, lasciatevi invadere da questa luce: Cristo è risorto!. L ORA IN CUI IL SIGNORE RITORNA La chiesa scoppia di gioia in questo mattino di Pasqua. Noi formuliamo il voto fervente che l'inno alla vittoria del Cristo risuoni ai quattro angoli del mondo come un canto di pace, come un canto di vita. In un mondo che dubita di sé e di Dio noi abbiamo l'imperiosa missione di celebrare la speranza. Non possiamo tener nascosto ciò che Dio ha rivelato tramite suo Figlio Gesù. Dobbiamo dire in tutti i modi che la morte è vinta; dobbiamo annunciare all'uomo disperato che la sua dimora terrena non è una prigione, che la porta non è più chiusa a chiave: può uscire all'aria libera! Colui che è stato inchiodato sulla croce e chiuso nella tomba è infatti uscito vivo dalla tragica lotta con il peccato. Sì, il Cristo e passato al di là della morte e vive. Noi ne siamo testimoni. Questa testimonianza non è il racconto solitario di un esploratore sconosciuto. È collettiva. É tutta la chiesa che smania di raccontare la scoperta fatta il mattino di Pasqua dalla prima cellula ecclesiale. E tutta la vita della chiesa universale rimane sospesa all'esperienza degli apostoli che, come dice Pietro, «hanno mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti». Tutto dipende da queste poche ore di dialogo concreto tra colui che era al di là e coloro che continuavano a percorrere il cammino terreno. La risurrezione del Cristo e il cuore della nostra fede. È la nostra fede. LA VERITÁ CI OLTREPASSA 16

20 Kairós La Tradizione Eppure essa è discussa, a volte contestata. Negli sconvolgimenti sociali, politici e culturali che la nostra generazione deve affrontare non stupisce che alcuni si interroghino sulla risurrezione di Gesù. É del resto compito proprio degli intellettuali cristiani applicare la loro intelligenza al fine di meglio comprendere ciò che è avvenuto a Gerusalemme, tre giorni dopo il Golgota. Non dobbiamo temere le loro ricerche. Ma come comunità credente - e se voi lo permettete, per ciò che mi riguarda, come responsabile davanti a Dio di questa comunità - noi esigiamo che questi studi siano scientificamente seri (non sempre lo sono). Che non vengano mai sostenute tesi che non siano state mille volte valutate, controllate, verificate; ciò richiede un dialogo esigente con coloro che hanno l'incarico del ministero pastorale. Si tratta, insieme, di essere gli umili servitori di una verità che ci oltrepassa e che si rivolge al popolo. Che è dunque avvenuto a Gerusalemme il mattino della prima Pasqua cristiana? Un evento unico: degli uomini avevano seguito Gesù di Nazareth. Con i loro occhi d'uomini, ma a motivo della loro fede, essi hanno incontrato il Cristo vivente. Dopo la sua morte gli hanno parlato; sono stati colpiti dalla sua presenza reale; hanno finalmente compreso le Scritture. Sono diventati gli apostoli vigorosi di una parola liberatrice. Gesù, infatti, si è manifestato alla comunità disorientata; l'ha risvegliata; l'ha battezzata nella sua morte e risurrezione. Gli apostoli hanno conquistato una certezza oggettiva destinata a non essere più scossa per il futuro. Per parecchi di loro la morte fu un martirio, il segno della verità di quell'esperienza iniziale che aveva sconvolto la loro vita... e la vita del mondo. É infatti la storia dell'umanità ad essere segnata per sempre dall'esistenza della comunità cristiana primitiva celebrante la risurrezione del Signore. Essa la celebra con il vigore della sua fede e la potenza della sua gioia. Ed ogni uomo può misurare le conseguenze di questo fatto storico. La più meravigliosa delle conseguenze, la più bella, è la nostra assemblea. Questa mattina essa si sente legata alle innumerevoli assemblee liturgiche che costituiscono l'immenso reticolato del popolo di Dio. Essa canta, con i suoi fratelli ortodossi e protestanti, il Risorto. Ringrazia Dio per l'obbedíenza del suo Figlio: Egli si è fatto schiavo ed è diventato l'agnello pasquale; si è offerto in sacrificio a causa dei nostri peccati; è la Pasqua. Fratelli, è grazie alla sua fedeltà alla testimonianza degli apostoli ed alla sua capacità di conversione che la chiesa annuncia, in una stessa celebrazione, la risurrezione di Dio e la risurrezione degli uomini. 17

21 Kairós La Tradizione LA LUCE DI EMMAUS Ma per poter sciogliere questo canto di vittoria, per entrare nel Regno, la chiesa non ha altra via di quella seguita dai due discepoli di Emmaus, secondo quanto ci racconta san Luca nel suo vangelo. Il giorno successivo alla Pasqua ebraica i due discepoli di Gesù lasciano Gerusalemme, ritornano nel loro villaggio, decidono di riprendere il lavoro. Vogliono dimenticare. Strada facendo condividono la loro amarezza. Confessano il loro smarrimento; eppure non hanno cessato di credere alle promesse di Gesù. Ma per essi non c è più una «buona novella». L'evangelista ci racconta che uno straniero si avvicina e si mette a camminare con loro. Chiede loro perché abbiano l'aria triste. I due compagni, sorpresi, rispondono: «Tu sei proprio il solo a non essere al corrente!». E raccontano: la fiducia che avevano riposto in Gesù... poi il disordine, l'arresto all'alba, la parvenza di processo, gli urli della folla. Infine la croce e la tomba. Lo straniero si stupisce; ricorda loro l'insegnamento degli antichi; svela loro le Scritture: «Non era necessario che il Cristo sopportasse quelle sofferenze per compiere la sua missione?». Lo sapevano certo, ma non capiscono: il Cristo è morto e nulla è poi accaduto. Hanno sentito dire che gli amici di Gesù avevano trovato la tomba vuota. Ma lui non l'hanno visto! Arrivando al villaggio di Emmaus, e approssimandosi la notte, essi ospitano a cena lo straniero che è diventato un amico. A tavola costui prende il pane, dice la benedizione; lo distribuisce in un gesto fraterno. Questo gesto, il Gesto, apre loro gli occhi: Lo riconoscono. È Gesù vivente. Qui la chiesa - tutti noi - entra nell'intimità del mistero di Dio. É infatti grazie all'esperienza della fede che essa può riconoscere colui che è morto ma che la potenza dell'amore ha fatto rivivere. É un'esperienza che tutta la chiesa fa da secoli. Ad ogni generazione essa deve rinascere come i discepoli di Emmaus, poiché ad ogni generazione essa è scossa, derisa, sconcertata; la sua tentazione è di secolarizzarsi, di convertirsi ad una società filantropica, di ridursi a non essere che una setta, di limitarsi a progetti sociali o caritativi. È proprio l'ora in cui il Signore ritorna... Egli si stupisce e scuote il torpore generato dalla paura dell'indomani. Riprende le Scritture. Dà senso alla parola evangelica. Ricorda la lunga storia delle promesse di Dio. Spiega la fede di Abramo. Fa rivivere venti secoli di tradizione cristiana. E la nostra storia ridiventa sacra. Ma la ricerca intellettuale, se illumina il giudizio, non è il luogo dell'incontro. É dall'atto di spezzare il pane che la chiesa riconosce la 18

22 Kairós La Tradizione presenza reale del Cristo risorto. É attraverso la comune esperienza fraterna della celebrazione eucaristica che l'invisibile è reso visibile. É l'amore che rivela Dio. Fratelli, noi stiamo per celebrare il sacrificio del Cristo morto e risuscitato; ci comunicheremo nello Spirito per diventare suoi figli; ci impegneremo affinché la risurrezione si espanda, oggi, nell'amore fraterno L EVENTO GESÚ CRISTO Voglio parlarvi in primo luogo di Gesù Cristo: Egli è infatti l'evento. È colui che è entrato nel cuore della nostra storia dividendola in due, una volta per tutte. È colui che continua a venire, giorno dopo giorno, nel cuore delle nostre storie. È colui grazie al quale ogni istante della nostra vita, personale e collettiva, può avere un senso ed un peso. RITORNARE A GESÚ DI NAZARETH Gesù. Il nome è talmente utilizzato che potrebbe apparirci banale. É consumato, come un rosario, dalla preghiera dei secoli. Alcune volte è confiscato da coloro che vogliono mettere al sicuro, dietro a lui, le loro ideologie ed i loro interessi. Gesù! Fu il primo grido del paralitico sul ciglio della strada. É la preghiera litanica dei nostri fratelli d'oriente: «Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!». Non permettiamo mai che il nome di quest'uomo, il nome del nostro Dio sia solo un fenomeno culturale, il titolo di una rivista, un manifesto cinematografico. Siamo minacciati da un duplice pericolo. Il primo. Alcuni si sforzano oggi di risituare Gesù nella traina della storia occidentale. Rimetterlo al suo posto! Si cerca di dargli lo statuto di filosofo. Sarebbe un pensatore tra altri, meno geniale di Socrate, meno efficace di Marx. Nessuno nega l'importanza culturale del suo vangelo, il suo insegnamento sarebbe la testimonianza interessante di un tempo ormai trascorso. In breve, sarebbe una lettera morta, testimone senza voce di un grande profeta. C'è un secondo pericolo: questo nasce dalla paura di certi cristiani. Per salvaguardare l'integrità della fede essi si attaccano alle definizioni dogmatíche: divengono dei ripetitori di formule. Difendono la lettera senza lasciarsi animare dallo Spirito. Che fare? Ritrovarci come chiesa per imparare insieme ad essere dei discepoli. Solo la chiesa, come comunità credente, può dar vita alle Scritture. Solo la chiesa, che vive di Gesù, può professare il vangelo. 19

23 Kairós La Tradizione Io vi invito immediatamente a riprendere la via dei primi apostoli. «In quel tempo». «In quel tempo», come dicevano una volta le traduzioni dei vangeli. Noi accettiamo dunque di estraniarci per ritornare in quel tempo ed in quel paese. Accettiamo di convertirci per ritornare a quell'uomo, Gesù di Nazareth, per ascoltare seriamente, onestamente, la testimonianza di coloro che l'hanno conosciuto. Noi abbiamo troppe immagini nella testa e non ci è facile oggi, nel 1975, riconoscerci i discepoli di quel rabbino ebreo, che 19 secoli fa annunciava, all'altra estremità del Mediterraneo, la venuta del Regno di Dio. Eppure è in gioco la verità stessa dell'incarnazione. «Il regno dei cieli è paragonabile ad un re che celebrava le nozze del figlio». Gesù, figlio di Dio, ha realmente sposato l'umanità. Ha fatto propria la nostra condizione. Non ha finto di essere uomo. Non ha sorvolato la nostra storia. É stato segnato dal suo tempo. Ha condiviso le gioie e le miserie dei suoi contemporanei. Ha vissuto le speranze del popolo ebreo. Ne ha condiviso la mentalità. Non parla un altra lingua di quella che gli insegnò sua madre. In essa trovò le parole per la sua preghiera. «CHI DITE CHE IO SIA?» É lui, è Gesù che dobbiamo seguire, come fecero i primi discepoli. Egli ci insegnerà a riconoscerlo. «Venite e vedete». É lui che ci invita. Forse il nostro cammino ha incrociato il suo. Dalla nostra infanzia, per molti di noi, c'è stata l'occasione di sentir parlare di lui. Su di lui, di lui abbiamo appreso molte cose. Gli abbiamo accordato la nostra fede. Ma siamo andati fino all'estremo, non delle nostre idee su di lui, ma della sua stessa verità? Questa sera egli ci pone, come ha fatto con i discepoli, la questione compromettente: «e voi, chi dite che io sia?». Come noi i discepoli sono stati sconvolti da quest'uomo; ma si sono rifiutati di fermarsi lungo il cammino. Ed hanno proceduto, seguendo una domanda dopo l'altra: «Chi è dunque quest'uomo che il mare ed il vento gli obbediscono?». «Perché mangia con gli esattori delle imposte e con i peccatori?». «Da dove gli viene questa sapienza?». «Chi può perdonare i peccati se non Dio?». Passo passo i discepoli hanno seguito il suo itinerario; giorno dopo giorno si sono nutriti delle sue parole; si sono stupiti di ogni suo minimo gesto; sono stati turbati dai suoi miracoli. Senza capire sempre, lo hanno come imparato a memoria, col cuore. Hanno anche imparato la sua preghiera: 20

24 Kairós La Tradizione «Abba, Padre, sia santificato il tuo nome, sia fatta la tua volontà». Hanno decifrato in lui, abbagliati, la parola che il Padre ci rivolge: «Questi è il mio Figlio prediletto. Ascoltatelo». Essi furono forse tentati di fermarsi alla manifestazione delle palme. Ci piacerebbe tanto mostrarci legati ad un Messia efficace, il cui successo fosse evidente per tutti. Ad un capo, capace di assumersi il nostro destino politico, dispensandoci così dall'assumerci le nostre responsabilità. Ora, con gli apostoli, noi scopriamo chi egli è solo attraverso la via della croce. Solo quando gli hanno strappato tutto egli è per noi il volto dei Padre, il volto di Dio. É nelle sue ultime parole che noi riceviamo, con i carnefici, il perdono dei Padre. É col Figlio ridotto al silenzio, che il Padre ci dona la sua Parola. Ed è una parola d'amore. Che ci salva dalla disperazione e dalla morte. Da venti secoli la chiesa è ai piedi della croce: essa vi scopre il volto inconcepibile del suo Dio. Ha perso le illusioni, un po' semplicistiche, dei discepoli di Emmaus; ha provato il vuoto della tomba e la gioia di una presenza, totalmente altra. Illuminata dallo Spirito del Risorto essa ha fatto proprio l'esclamazione di Tommaso: «Mio Signore e mio Dio». Fino a questo dobbiamo arrivare: riconoscere in Gesù Bambino di Nazareth, nel profeta galileo, nel condannato a morte di Gerusalemme, il Figlio di Dio, colui che il Padre ha inviato per incarnare tra noi la sua tenerezza, la sua misericordia, il suo sguardo, la sua presenza. Ecco, fratelli e sorelle, l'evento di questo giorno. Non è una vecchia storia; è una buona novella. E questo vangelo lo, teniamo tra le mani come una spada. LA RICERCA DELLA VERITÁ Io sono un servo del Cristo. La mia missione di vescovo consiste dunque nell invitarvi in suo nome. Come i servi della parabola che trasmettevano l'invito lungo tutte le vie, io vorrei trasmettervi questa sera la partecipazione di nozze del Cristo nella sua chiesa. Rialzate la testa. Riprendete fiducia. Venite e vedete... soprattutto se non ve ne considerate degni. Non siate come quegli invitati tanto abili nel trovare scuse per evitare di uscire di casa. Accettate di essere fuorviati dalla verità di Gesù Cristo; questa verità noi non l'inventiamo; essa ci invita incessantemente ad uscire da noi stessi e dalla limitatezza delle nostre 21

25 Kairós La Tradizione speranze. Noi crediamo in Cristo Gesù, per questo siamo cercatori di Dio. Nessuno può conoscerlo se non esce da se stesso per camminare dietro al Cristo. Certi uomini d'oggi parlano a volte di Gesù con simpatia, senza riconoscersi suoi discepoli. È certamente una buona cosa: il progetto di Gesù fu di essere «il più vicino ai più lontani»; il suo destino fu di essere,donato, condiviso. Eppure noi dovremo invitare instancabilmente quegli uomini e quelle donne a prendere il largo, ad entrare fino alla sala del banchetto, ad avanzare fino all'estremità della tavola dove il Maestro li attende. proprio loro, gli ultimi arrivati dei quali è scritto: «che saranno i primi». Sì, nessuno può accedere alla piena verità di Gesù, il Cristo, senza venirsi a nutrire della sua parola e del suo pane, senza diventare la sua chiesa. Così dunque l'evento di questo tempo è la chiesa. Una chiesa sconvolta. Una chiesa vivente. Una chiesa radicata in una fede solida nel Cristo Signore. Senza la nostra assemblea credente, senza quelle immense folle o quei piccoli gruppo che si riuniscono in nome di Gesù Cristo, il vangelo diventerebbe lettera morta. Gesù perderebbe la vita. Ma noi siamo presenti. Compiendo la speranza del profeta Isaia: «Ecco il nostro Dio, in lui noi speravamo, ed egli ci ha salvati; egli è il Signore; in lui speravamo; esultiamo, rallegriamoci: poiché egli ci ha salvati!». [Profeti della gioia François card. Marty Queriniana ] 22

26 Kairós - Krónos KRÓNOS Lettera a nostra figlia una esperienza adottiva Caro Amore, sono passati ormai alcuni anni da quando un giorno freddo di inverno ti incontrammo. Avevi poco più di due anni ma la tua capacità espressiva ci sorprese: era forse la prima volta che vedevamo una bambina della tua età parlare con tale proprietà di linguaggio ed un vocabolario così ampio. Il nostro incontro non lo dimenticheremo mai: in quel vestitino che ancora conserviamo ci guardasti un po impaurita, attraverso le gambe dell educatrice che si era presa cura di te. Ma fu un vero e proprio colpo di fulmine: ci guardammo, sorridemmo e di lì a poco eravamo nella sala giochi, stesi per terra a fare le costruzioni mentre già ci chiamavi mamma e papà. Qualcuno ti aveva preparata al nostro incontro e tu lo avevi atteso con trepidazione: ma ora che eravamo lì con te, per stare con te e donarti tutta la nostra attenzione, la tristezza di una grande e quasi incolmabile solitudine era improvvisamente scomparsa. Tante volte ti abbiamo raccontato come siamo giunti a te. L adozione è un cammino bellissimo ed entusiasmante, ma anche pieno di momenti difficili e sconfortanti, accompagnato da ansie e ripensamenti ma sempre confortato da una grande gioia: quella di essere stati testimoni della nascita di un amore. E un percorso che somiglia ad una lunga passeggiata in montagna: si inizia con la voglia di raggiungere la meta al più presto. Ma quando il sentiero si fa un po più irto, ecco che inizia la fatica, la difficoltà, la stanchezza e magari anche la tentazione di tornare indietro, il pensiero che forse quella strada non era per noi. E così tra soste e riprese, iniziamo a liberarci degli abiti con cui all inizio ci coprivamo infreddoliti dalla brezza mattutina. E un modo per portarci allo scoperto, che allenta le nostre difese e ci fa confrontare con i nostri limiti fisici e la nostra capacità di resistere. Da un certo punto in poi ci 26

27 Kairós - Krónos accorgiamo di aver superato la metà del percorso e cominciamo ad intravedere l arrivo. Ancora molti sforzi saranno necessari ma ora ci pesano un po meno: ci siamo abituati alla fatica e sappiamo che, una volta raggiunta la meta, forse dovremo raggiungerne un altra, e poi un altra ancora ma avremo la fortuna di scoprire sempre scorci nuovi, vedute entusiasmanti e ricche di emozione. Arrivare alla consapevolezza che, forse, l attesa di una nascita naturale non potrà mai concretizzarsi è molto doloroso ma, come spesso accade, è proprio dai momenti difficili della nostra vita che nasce il bisogno di superarli ed andare avanti. Questo è il punto di partenza per iniziare un viaggio interiore che porta a conoscersi in profondità, aiutati da operatori dei servizi sociali e del Tribunale dei Minori. Qualcuno che conosce bene la situazione di bambini in cerca di un papà ed una mamma fa di tutto perché la nascita di una nuova famiglia si concretizzi. Questo percorso richiede tanta disponibilità e pazienza da parte degli aspiranti genitori e da parte degli operatori che avranno la necessità di avvicinare e conoscere la realtà interiore e personale dei loro interlocutori per poterla rinvigorire, in caso di necessità. Il Giudice che ci ha fatti incontrare era una signora dalla faccia simpatica, una donna molto in gamba che aveva preso a cuore la tua storia e stava cercando di trovare il più presto possibile una casa per il tuo futuro. Pochi giorni dopo il nostro incontro eravamo già insieme, a casa nostra. Poco per volta hai iniziato a scoprire la tua nuova realtà, con grande curiosità ed entusiasmo ma, allo stesso tempo, con le paure e le ansie che i grandi cambiamenti comportano, sicuramente amplificati per una bimba affacciatasi alle difficoltà della vita così presto. Iniziò quindi un lungo processo di conoscenza: la tua iniziale disponibilità tradiva un grande bisogno di affetto e di coccole, la voglia infinita di poter chiamare mamma e papà. Tuttavia, poco per volta, ti rendevi conto che in fondo, per te, eravamo due perfetti estranei: chi ci aveva portato nella tua vita? E come? Per quale ragione? Ti volevamo bene davvero? Conoscerci per arrivare a guadagnare la tua fiducia non è stata cosa facile ma certamente bellissima. Tanta dedizione e pazienza ma anche molta buona volontà da parte tua sono state necessarie. In certe occasioni era il tuo corpicino a manifestare le paure ed i fantasmi nascosti nel tuo cuore, mandandoci chiari segnali di difficoltà e di tensione, per te impossibili da esprimere verbalmente. 27

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