LA MIGRAZIONE DEGLI UCCELLI IN PIEMONTE:

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1 Assessorato Agricoltura, Tutela della fauna e della flora LA MIGRAZIONE DEGLI UCCELLI IN PIEMONTE: STATO ATTUALE DELLE CONOSCENZE ED INDIVIDUAZIONE DELLE PRINCIPALI DIRETTRICI DI VOLO GENNAIO 2007 a cura di: ROBERTO TOFFOLI, GIOVANNI BOANO, MARA CALVINI, FRANCO CARPEGNA, SERGIO FASANO

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3 INDICE INTRODUZIONE Pg 3 MATERIALI E METODI Pg 4 INDAGINE BIBLIOGRAFICA SULLA MIGRAZIONE VISIVA DEI RAPACI, COLOMBACCIO E PASSERIFORMI Pg 4 RILEVAMENTI NEL 2006 IN AREE SCOPERTE Pg 5 MIGRAZIONE DEI CARADRIFORMI Pg 6 RICATTURA DI UCCELLI INANELLATI Pg 6 GLI UCCELLI DI COMPARSA ACCIDENTALE IN PIEMONTE Pg 8 RISULTATI Pg 11 INDIVIDUAZIONE DELLE DIRETTRICI MIGRATORIE IN PIEMONTE MEDIANTE I DATI DI INANELLAMENTO DEGLI UCCELLI A SCOPO SCIENTIFICO Pg 11 MONITORAGGIO 2006 Pg 140 MIGRAZIONE VISIVA DEI RAPACI DIURNI IN PIEMONTE Pg 156 MIGRAZIONE VISIVA DEL COLOMBACCIO E DEI PASSERIFORMI IN PIEMONTE Pg 168 PROGETTO ALPI Pg 176 MIGRAZIONE DEI CARADRIFORMI Pg 192 GLI UCCELLI ACCIDENTALI IN PIEMONTE E VALLE D AOSTA AGGIORNAMENTO 2005 Pg 195 CONCLUSIONI Pg 234 INDIVIDUAZIONE DELLE DIRETTRICI DI VOLO Pg 234 CONFRONTO TRA DIRETTRICI DI VOLO E AREE PROTETTE Pg 240 PROPOSTE FINALIZZATE AD INCREMENTARE LE INFORMAZIONI SULLA MIGRAZIONE DEGLI UCCELLI IN PIEMONTE Pg 245 BIBLIOGRAFIA Pg 248 2

4 INTRODUZIONE La migrazione può essere definita un movimento che implica un cambiamento di habitat, ricorrente periodicamente ed in direzione alternata. Tale definizione sebbene non sufficientemente ampia per descrivere una più vasta serie di movimenti (dispersione, nomadismo, movimenti locali), può essere ritenuta valida nel caso della migrazione di molte specie di uccelli (ciconiformi, accipitriformi, caradriformi, molti passeriformi) in risposta ai periodici cambiamenti della disponibilità di cibo. Su 285 specie di rapaci diurni, ad esempio, 133 (46,7%) sono migratori (Kerlinger, 1989). La maggior parte delle specie di accipitriformi e falconiformi si riproduce nell emisfero boreale e tanto più la popolazione nidificante è lontana dall equatore, tanto più essa tende a migrare (Kerlinger, 1989). Gli uccelli paleartici e neartici si dirigono verso sud in autunno, per trascorrere l inverno, mentre in primavera tornano ad occupare i loro territori riproduttivi estivi. Durante il periodo invernale, la scarsa disponibilità di prede può essere causata dal fatto che esse stesse migrano, vanno in letargo o, pur rimanendo attive, diventano meno visibili sotto la neve. Il motivo che spinge gli uccelli a lasciare i territori di svernamento in primavera, intraprendendo un viaggio energeticamente dispendioso che molti individui non riescono a portare a termine, è di più difficile comprensione. Molte di queste aree, infatti, sembrano adatte a sostenerli anche durante il periodo riproduttivo. Tuttavia, se gli uccelli non migrassero, nelle aree settentrionali una grande quantità di cibo rimarrebbe inutilizzata. Conseguentemente è logico ritenere che ogni individuo migrante verso nord in aree con cibo largamente disponibile in un periodo di tempo relativamente breve, ha maggiori probabilità di allevare giovani non dovendo competere con specie residenti nel suo areale di svernamento. Gli spostamenti migratori devono essere quindi considerati un prodotto della selezione naturale che assicura una maggiore efficienza riproduttiva (Neweton, 1979). La conoscenza dei movimenti degli uccelli migratori è rilevante sia per la comprensione dell eco-biologia delle specie, sia in risposta alle molteplici esigenze di tipo applicativo e gestionale. Ad esempio, per le specie d interesse venatorio i piani di prelievo devono considerare l andamento spazio-temporale delle popolazioni, mentre per le specie d interesse conservazionistico un appropriata conoscenza dei tempi e delle rotte di spostamento è cruciale per definire programmi di tutela ed indirizzare l attività gestionale nei siti e nei periodi più appropriati. La presente indagine ha lo scopo di descrivere ed analizzare le informazioni disponibili sugli spostamenti e migrazione degli uccelli nella Regione Piemonte, raccolte con tecniche diverse, ed in particolare prevede: la definizione dell origine, fenologia, destinazione e rotte delle popolazioni di uccelli che migrano in Piemonte; l individuazione dei fattori critici e/o azioni per la conservazione e la gestione delle diverse specie e popolazioni di uccelli che transitano attraverso la Regione; l individuazione delle carenze nelle attuali conoscenze con spunti per la pianificazione di progetti ed analisi di approfondimento a livello di specie, gruppi e aree. 3

5 MATERIALI E METODI Allo scopo di delineare le principali direttrici di volo e di valutare l importanza dei flussi migratori degli uccelli in Piemonte, sono stati sviluppati i seguenti temi: indagine bibliografica sulla migrazione visiva dei rapaci; indagine bibliografica sulla migrazione visiva del colombaccio e passeriformi; monitoraggio in aree prive d informazioni nella primavera e autunno 2006; studio della migrazione dei caradriformi; ricattura di uccelli inanellati; analisi delle osservazioni degli uccelli di comparsa accidentale in Piemonte. INDAGINE BIBLIOGRAFICA SULLA MIGRAZIONE VISIVA DEI RAPACI, COLOMBACCIO E PASSERIFORMI Lo studio della migrazione visiva in Piemonte, in particolare per quanto riguarda il settore alpino, è iniziata a partire dalla fine degli anni ottanta del secolo scorso con osservazioni standardizzate su alcuni valichi o valli interessati da particolari concentrazioni di uccelli durante i movimenti migratori (Reteuna, 1994; Toffoli e Bellone 1996; Giraudo e Toffoli, 2003). A partire dalla seconda metà degli anni novanta il Parco Naturale Alpi Marittime ha dato avvio al Progetto MIGRANS sullo studio della migrazione visiva attraverso le Alpi Marittime. Scopo della ricerca è quello di valutare la direzione di volo e l importanza dei flussi migratori dei rapaci diurni e cicogne durante la migrazione post riproduttiva. Il Progetto MIGRANS prevede, inoltre, un coordinamento dei diversi siti di studio della migrazione visiva (autunnale e primaverile) in Piemonte e più in generale in Italia, con la pubblicazione di un periodico semestrale: INFOMIGRANS (Parco Naturale Alpi Marittime, 1998; 1999, 2000; 2001; 2002; 2003; 2004; 2005;2006). Per quanto riguarda i passeriformi e il colombaccio, osservazioni più o meno standardizzate sono state effettuate su alcuni valichi delle Alpi piemontesi durante la migrazione autunnale senza, tuttavia, uno specifico progetto di ricerca (Cattaneo, 1994; Bordignon, 2002 e 2005) ad esclusione del colombaccio (Toffoli, 1995). Per la definizione delle informazioni disponibili sulla migrazione in Piemonte sono stati analizzati i dati bibliografici relativi al passaggio dei rapaci, cicogne, colombaccio e passeriformi (Toffoli, 1990; Cattaneo, 1994; Reteuna, 1994; Toffoli, 1995 Toffoli e Bellone 1996; Parco Naturale Alpi Marittime, 1998; 1999, 2000; 2001; 2002; 2003; 2004; 2005;2006; Giraudo e Toffoli 2003; Bordignon, 2002 e 2005). Queste sono state integrate, allo scopo di meglio definire le direttrici di volo e l importanza dei flussi, con dati derivanti da alcuni siti posti in territorio ligure, ma prossimi o confinanti con il Piemonte (Realini, 2002; Spanò et al., 1989; Spano et al., 1996; Toffoli, 1994;). Per ogni sito individuato è stata elaborata una tabella con indicazioni sul numero di individui osservati in migrazione, per ogni specie censita, durante gli anni per i quali erano disponibili dati. Nel caso dei rapaci, quando possibile, sono state valutate 4

6 le direzione di volo principali, espresse in percentuale di migratori per ogni direzione di allontanamento individuata, e indici orari di migrazione (IM) allo scopo di confrontare l importanza dei flussi migratori: IM=n.individui/n.ore di osservazione. Le direzioni di volo sono state restituite graficamente mediante grafici a radar con indicazione dei principali punti cardinali. Per quanto riguarda i passeriformi non è stato possibile valutare la direzione di volo e calcolare degli indici orari di migrazione a causa della disomogenità dei dati raccolti, in questo caso è stata valutata la percentuale delle diverse specie su totale censito. Ogni sito è stato georeferenziato e mappato, indicando il numero totale degli individui in migrazione, l indice orario per le principali specie di rapaci e la percentuale di colombacci e fringuelli rispetto al totale osservato. Ad integrazione delle informazioni bibliografiche sulla migrazione visiva, sono stati raccolti ed analizzati dati relativi all attività di inanellamento, in particolare per le stazioni di Baroli di Baldissero (CN), Torrente Stura a Cherasco (CN), Prati del Vallone (CN), Torrente Scrivia (AL), Isolino (VB) ed i siti afferenti al Progetto Alpi (Macchio et al., 2002; Negra et al, 1997; 1998; 1999; 2000; 2001; 2002; 2003; 2004; 2005). Anche per questi siti si è proceduto alla loro georeferenzazione e mappaggio prendendo in considerazione il numero totale degli individui inanellati e l indice di cattura (IC) inteso come: IC = n di catture/(n di giornate x mq di rete / 100) L indice di cattura è stato calcolato solo per le stazioni del Progetto Alpi in quanto disponibili in bibliografia tutti i dati necessari per il calcolo. RILEVAMENTI NEL 2006 IN AREE SCOPERTE I dati bibliografici e la loro distribuzione geografica hanno evidenziato aree della Regione in cui le informazioni disponibili sui movimenti migratori sono scarsi o del tutto inesistenti. Queste sono relative alle province d Alessandria, del Verbano-Cusio- Ossola e, in parte, della provincia di Cuneo al confine con la Liguria. Durante il 2006 sono state realizzate delle giornate di osservazione della migrazione visiva in alcune di queste aree allo scopo di individuare concentrazioni di migratori e valutare direzione di volo degli stessi. Il monitoraggio ha interessato diverse località lungo i principali assi fluviali a ridosso dei rilievi alpini (province di Cuneo e Verbania) ed appennici (provincia di Alessandria) tra aprile-maggio (migrazione pre riproduttiva) e fine agosto-inizio settembre e ottobre (migrazione post riproduttiva). Durante la migrazione pre riproduttiva si è prestata particolare attenzione al passaggio di rapaci (falco pecchiaiolo, nibbio bruno e falco di palude), rondoni e irundinidi. In autunno le osservazioni hanno interessato i rapaci (falco pecchiaiolo e nibbio bruno) tra la fine agosto e l inizio settembre, colombaccio e passeriformi (alaudidi, motacillidi, turdidi e fringillidi) nel mese di ottobre. Nelle aree individuate sono stati individuati dei punti fissi dove gli osservatori hanno seguito, in alcuni casi in contemporanea, l evolversi giornaliero della migrazione, raccogliendo dati sulla dimensione dei gruppi, direzione di volo (provenienza e svanimento), variazioni orarie dell intensità del passo ed influenza 5

7 delle condizioni meteorologiche. Le osservazioni sono state condotte dalle ore 9:00 alle 17:00, compatibilmente con le condizione meteorologiche e di visibilità. Per ogni punto è stata elaborata una tabella dove sono indicate le specie e il totale degli individui osservati, calcolando un indice orario di migrazione: IM=n.individui/n.ore di osservazione Tali indice ha permesso di valutare l importanza del passaggio nei diversi siti indagati e di confrontarlo con quanto noto in bibliografia per le altre aree monitorate in Piemonte. Ad integrazione dei dati raccolti nelle aree scoperte, tra il 17 luglio e il 17 agosto 2006 sono state effettuate delle giornate di conteggio del nibbio bruno nell area torinese, in relazione anche l importanza di questo settore del Piemonte per la concentrazione dei migratori in primavera e in autunno. Tali conteggi hanno interessato le discariche di Torino e Druento, il Parco Regionale della Mandria, la collina di Superga e primi rilievi alpini nell area di Piossasco. In questo caso sono stati conteggiati gli individui in alimentazione (discariche di Torino e Druento), in dormitorio serale (La Mandria) e in migrazione attiva, valutando la direzione di volo (collina di Superga e Monte San Giorgio). MIGRAZIONE DEI CARADRIFORMI La migrazione dei caradriformi in Piemonte non è mai stata studiata in dettaglio ad esclusione delle risaie vercellesi (Serra et al., 1992), dove sono stati effettuati conteggi regolari seppur non in maniera standardizzata. Allo scopo di delineare la migrazione di questo gruppo di uccelli, sono stati analizzati di dati bibliografici disponibili relativi alle risaie vercellesi e il Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi (Serra et al., 1992; Vaschetti, 2000), integrandoli con osservazioni inedite (F. Carpegna e M. Della Toffola). Per le località prese in considerazione è stata elaborata una tabella con i totali massimi registrati per anno e, per le sole risaie vercellesi, grafici fenologici relativi alla migrazione primaverile. Le informazioni raccolte, pur non permettendo di delineare in maniera precisa, come per i rapaci e i passeriformi, le rotte di migrazione seguite, ma evidenziano l importanza di alcune aree di stopover per questi uccelli durante la migrazione pre riproduttiva. RICATTURA DI UCCELLI INANELLATI Nel presente studio, finalizzato alla definizione delle direttrici migratorie che interessano il Piemonte, sono stati considerati tutti i dati bibliografici noti al momento dell elaborazione che siano relativi a ricatture riguardanti la Regione. Il dato di ricattura può derivare da catture effettuate da altri inanellatori, lettura di anelli da parte di birdwatchers, attività venatoria, ritrovamento di individui debilitati o morti; tali dati hanno sempre costituito un momento importante per l attività di inanellamento, in quanto permettono di definire le rotte migratorie e le aree di sosta, fornendo così indicazioni sulla fenologia spaziale e temporale della migrazione. Di seguito, a meno di differenti indicazioni, verranno indicate semplicemente come ricatture tutte le segnalazioni di uccelli: 6

8 - inanellati e segnalati in Piemonte ( ricatture interne ); - inanellati in Piemonte e segnalati nel resto d Europa, Africa e Medio Oriente ( ricatture esterne ); - inanellati nel resto d Europa, Africa e Medio Oriente e segnalati in Piemonte ( ricatture esterne ). Durante l elaborazione i dati di ricattura sono stati raggruppati secondo criteri amministrativi, tassonomici (seguendo l ordine sistematico e la nomenclatura delle specie proposti da Brichetti & Massa 1997) e fenologici, distinguendo in quest ultimo caso quattro finestre temporali (Macchio et al. 2002): svernamento: 1 novembre - 20 febbraio; migrazione primaverile: 21 febbraio 20 maggio; nidificazione: 21 maggio 31 luglio; migrazione autunnale: 1 agosto 31 ottobre. Le singole segnalazioni georeferenziate realizzando mappe distributive delle località di inanellamento e ricattura che, per semplificare la lettura, sono generalmente rappresentate entrambe con un pallino rosso. Nelle singole mappe vengono evidenziati i confini amministrativi degli Stati rappresentati e della Regione Piemonte. La direzione della località di ricattura rispetto alla stazione di inanellamento viene raffigurata mediante grafici radar riportanti il numero di segnalazioni per punto cardinale. La fenologia temporale dei taxa trattati è rappresentata mediante istogrammi relativi al numero di ricatture ed al numero di specie per mese e fase fenologica. Inoltre, al fine di riassumere la fenologia spaziale e temporale degli uccelli inanellati in Piemonte, i dati relativi alle ricatture sono stati integrati con una mappa distributiva delle stazioni di inanellamento presso le quali sia stato catturato almeno un individuo del taxa in esame (in cui i siti sono contrassegnati da pallini rossi di dimensioni proporzionali ad altrettanti intervalli numerici) ed un istogramma raffigurante l andamento per decade delle catture nel corso dell anno. In quest ultimo grafico l anno solare è stato suddiviso in 36 decadi di giorni ciascuna a seconda dei mesi ( 8-9 giorni nel caso della terza decade di febbraio); le barre indicano il numero di individui inanellati (graduazione sulle ordinate di sinistra) e la linea spezzata rappresenta un indice di abbondanza (graduazione sulle ordinate di destra) calcolato dividendo il numero di catture effettuate nella decade per la somma di tutte le giornate di attività svolte nella stessa decade in tutte le stazioni regionali (entrambi desunti da Fasano et al. 2005). Se non diversamente specificato i dati relativi alle ricatture sono tratti dai resoconti annuali dell attività di inanellamento redatti dai collaboratori del Museo Civico Craveri di Storia Naturale di Bra e del GR.I.P. integrati da quanto pubblicato in Bendini (1981), Biddau e Cattaneo (2004), Spina e Bendini (1983) e Bendini e Spina (1990). Lo status regionale delle specie deriva da quanto riportato in Boano e Pulcher (2003) mentre i numeri di uccelli inanellati sono relativi al periodo e tratti da Fasano et al. (2005) e GR.I.P. (2004, 2005, 2006). 7

9 GLI UCCELLI DI COMPARSA ACCIDENTALE IN PIEMONTE Questa parte aggiorna la precedente revisione degli uccelli di comparsa accidentale in Piemonte apparasa sulla Rivista Piemontese di Storia Naturale nel 1985 (Boano e Mingozzi, 1985). In primo luogo si è consultata la bibliografia pertinente, controllando scrupolosamente ogni citazione, quando possibile e rilevante anche con interveste dirette agli osservatori, esaminando ove possibile la documentazione fotografica; si è inoltre provveduto a esaminare per la prima volta collezioni precedentemente non visitate o riesaminare specifici esemplari in collezioni precedentemente visitate ed in particolare ci si è avvantaggiati dei progressi nella ricatalogazione della Collezione Ornitologica del Museo Zoologico dell Università di Torino, ora conservata nel Museo Regionale di Scienze Natutrali di Torino, ad opreta di C. Pulcher. Per ogni specie trattata sono indicati seguendo la Check-list italiana CISO-COI: numero d ordine, codice Euring, Nome scientifico, Autore e anno di descrizione, Nome italiano. Per le specie politipiche è indicata anche la sottospecie e relativo Autore. Per ogni segnalazione si riportano: anno, località (ove possibile il comune), provincia, citazione bibliografica ritenuta più completa o di facile accessibilità (dando la preferenza in ogni caso a fonti scritte rispetto a quelle in rete. La citazione Cat. Mus./Coll. ecc. indica che si sono rilevati i dati dai rispettivi cataloghi senza esaminare direttamente gli esemplari, a differenza di quelli citati come Mus. o Coll.. Nella seconda riga si aggiungono ulteriori informazioni ed in particolare dettagli relativi a numero di individui, sesso, data e località della segnalazione, collezione nel caso si tratti di esemplari conservati e la fonte primaria del dato. Una stessa segnalazione può infatti riguardare soggetti diversi presenti in uno stesso posto ad una stessa data oppure a date differenti se esistono elementi per ritenere che si trattsse dello/degli stesso/i individuo/i stazionante/i o svernante/i. Eccezionalmente si sono considerate singole segnalazioni anche osservazioni di individui notati in località diverse in date successive. Nel caso si tratti di segnalazioni già citate in BM 85 e qui riprese solo per venetuali correzioni, queste sono poste fra parentesi quadre. Sono considerate anche osservazioni inedite certe non pervenute per i resoconti GPSO (Gruppo Piemontese Studi Ornitologici) o altrimenti pubblicate per motivi diversi. Per quanto riguarda i menzionati Resoconti GPSO, l anno citato è quello di copertina del rispettivo volume della Rivista Piemontese di Storia Naturale in cui sono pubblicati, mentre in bibliografia è citato (tra parentesi) anche l anno effettiva di stampa del volume. Ove necessario alcune note di commento chiariscono dubbi o segnalano problemi di interpretazione dei dati. In effetti, per tutte le segnalazioni riportate si è cercato di evidenziare quando esse sono confermate da reperti museologici (fatto che vale soprattutto per quelle storiche) oppure documentate da fotografie (indicando, quando possibile, dove si possano visionare le immagini) o dalla conferma di più osservatori. Le segnalazini di specie particolarmente rare o di più problematica distinzione, effetuate da singoli osservatori e l identificazione della maggior parte delle sottospecie, possono invece essere insufficienti a eliminare qualsiasi dubbio, fatto che, quando mi è parso necessario, ho sottolineato senza esitazioni, cercando al contempo 8

10 di elencare anche i casi dubbi e non ripresi in precedenti lavori di sintesi al fine di fornire un quadro il più completo possibile. Tutti i dati, compresi quelli relativi a quelli pubblicati da Boano e Mingozzi (1985), sono stati georeferenziati e successivamente cartografati, suddividendoli in categorie fenologiche: svernamento: 1 dicembre - 28 febbraio; migrazione primaverile: 1 marzo 31 maggio; nidificazione: 1 giugno 31 agosto; migrazione autunnale: 1 settembre 30 novembre La frase conclusiva riassume il numero complessivo di segnalazioni rispetto a BP03 e riporta i codici AERC (Tab. 1) relativi alla regione. Tabella 1. Codifica Status AERC ripresa dalla Lista CISO-COI. Categorie AERC (lettera o numeri) A = specie di origine apparentemente selvatica, osservata almeno una volta a partire dal B = specie di origine apparentemente selvatica, osservata almeno una volta tra il 1800 ed il C = specie introdotta dall'uomo o sfuggita dalla cattività, che ha formato almeno una popolazione nidificante in grado di autosostenersi; la cat. C vale anche per individui giunti spontaneamente da popolazioni aventi le medesime caratteristiche, insediate al di fuori dell'italia. D = specie di origine selvatica possibile ma non certa, oppure specie che, per qualche motivo, non può essere inserita in una delle altre categorie (non comprende: casi di incertezza tra C ed E, tutti attribuiti ad E; casi di determinazione erronea successivamente corretti). E = specie introdotta o sfuggita alla cattività, priva dei requisiti previsti per la cat. C. In un numero molto limitato di casi è ammissibile l'utilizzo contemporaneo di due lettere. La "lista italiana" ufficiale non comprende le specie inserite nelle categorie D ed E, che tuttavia vengono mantenute ed aggiornate dalla COI stessa e sono qui presentate separatamente. Status generale (prima cifra) 1 = regolare: specie constatata in almeno 9 degli ultimi 10 anni. 2 = irregolare: specie constatata più di 10 volte e in almeno 6 anni dopo il 1950, ma in meno di 9 degli ultimi 10 anni. 3 = accidentale: specie constatata 1-10 volte o in 1-5 anni dopo il = storica: specie constatata almeno una volta, ma non dopo il Status riproduttivo (seconda cifra) 1 = regolare: specie che ha nidificato in almeno 9 degli ultimi 10 anni. 2 = irregolare: specie che ha nidificato in 1-8 anni degli ultimi 10, ma in più di 3 siti o anni; anche specie che non ha nidificato negli ultimi 10 anni, ma ha nidificato in più di 3 siti o anni nel periodo precedente (mai però regolarmente). 3 = accidentale: specie che ha nidificato solo in 1-3 siti o anni. 4 = storica: specie che ha nidificato regolarmente in un certo periodo, ma mai negli ultimi 10 anni. 0 = specie per la quale mancano prove certe di nidificazione. 9

11 Altre abbreviazioni Es. esemplare/specimen (nel senso di esemplare conservato in collezione) Ind. = individuo (soggetto osservato vivente o comunque non conservato) MCCI = Museo Civico di Storia Naturale di Carmagnola MZUT = Museo Zoologico dell Università di Torino (collezioni ora conservate nel Museo Regionale delle Scienze Naturali di Torino) Ad. = adulto Juv. = giovane Imm. = immaturo GPSO = Gruppo Piemontese Studi Ornitologici Obs. = observavit NB: fra parentesi quadre gli esemplari già citati per esteso in BM85, qui riconsiderati per correzioni o aggiunte di dettagli 10

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