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1 Aprile 2011 NOTIZIARIO UNIVERSITÀ LAVORO Indice Notiziario Marzo 2012 La Voce.info I mini cambiamenti nelle professioni La Voce.info La roulette russa dell articolo 18 Lavoro e Diritti Proroga incentivi per le assunzioni di disoccupati, il testo in gazzetta La Repubblica Giovani, 2 milioni non studiano e non lavorano Il Sole 24 Ore Un miliardo per i giovani Il Sole 24 Ore Stipendio più pesante con il diploma La Repubblica - Giovani, lavoro e governo Monti

2 06 Marzo 2012 I MINI CAMBIAMENTI NELLE PROFESSIONI di Michele Pellizzari I provvedimenti sui servizi professionali erano piuttosto deboli nel testo originale del decreto "cresci Italia" e non cambiano molto dopo il passaggio al Senato. Resta l'abolizione delle tariffe minime, ma gli ordini sembrano aver già trovato un grimaldello per aggirarla. Cancellato invece l'obbligo di fornire un preventivo al cliente. Il concorso notarile è previsto con cadenza annuale, ma senza indicazione del numero di posti da mettere a bando. Per rendere il sistema più concorrenziale, bisogna però cambiare gli ordini. E gli esami di abilitazione alla professione. I provvedimenti in materia di servizi professionali erano piuttosto deboli, già nel testo originale del decreto cresci Italia. Cosa ne rimane dopo il passaggio in Senato? Quasi tutto, con qualche concessione ai professionisti. COSA RESTA E COSA CAMBIA Rimane l'abolizione delle tariffe, forse l'elemento più importante dell'intero provvedimento. Non si tratta di una novità assoluta perché già le famose lenzuolate di Bersani nel 2006 andavano in questa direzione. Tuttavia, proprio l'esperienza del 2006 ci insegna che, in assenza di cambiamenti più incisivi e strutturali sulle forme di autoregolamentazione, gli ordini professionali possono facilmente neutralizzare l'abolizione dei minimi, considerando l'abbassamento dei prezzi al di sotto del minimo una pratica lesiva del "decoro" della professione. Nel settembre 2006, il Consiglio nazionale forense pubblicò un documento interpretativo del decreto Bersani in cui si diceva che nel caso in cui l avvocato concluda patti che prevedano un compenso inferiore al minimo tariffario, pur essendo il patto legittimo civilisticamente, esso può risultare in contrasto con gli articoli 5 e 43 c. II del codice deontologico in quanto il compenso irrisorio, non adeguato, al di sotto della soglia ritenuta minima, lede la dignità dell avvocato e si discosta dall art. 36 Cost.. Vedremo come gli ordini professionali modificheranno i propri codici deontologici per adeguarsi alle nuove norme. Intanto gli ordini sembrano aver già trovato un grimaldello per aggirare l'abolizione delle tariffe. All'articolo 9 comma 2 del provvedimento si stabilisce che nel caso di liquidazione di un organo giurisdizionale, il compenso del professionista è determinato con riferimento a parametri stabiliti con decreto dal ministro vigilante. 1 Che altro sono questi parametri se non dei "tariffari"? - si è chiesta in una intervista al Sole-24Ore Marina Calderone, presidente dei Consulenti del lavoro e del Cup - I parametri per un giudice devono essere inequivocabili, semplici da capire e applicare. Non potranno che essere dei riferimenti che ricalcano le attuali tariffe. 2 Più chiaro di così. Viene cancellata la norma che imponeva al professionista di fornire obbligatoriamente un preventivo al cliente. Al suo posto appare un comma molto confuso in cui si dice che il compenso professionale è pattuito [...] al momento del conferimento dell'incarico [...] e che [...] la misura del compenso è preventivamente resa nota al cliente con un preventivo di massima [...]. A noi sembra una norma scritta apposta per non generare alcun cambiamento Nessun discount per le prestazioni, Il Sole-24Ore, 21 gennaio 2012.

3 Confermata poi la cancellazione dell'obbligo di retribuire i praticanti, introdotto soltanto l'estate scorsa da Giulio Tremonti. La norma contenuta nella legge n. 148 del 2011, con cui si stabiliva che al tirocinante dovrà essere corrisposto un equo compenso di natura indennitaria, commisurato al suo concreto apporto, viene cancellata. Il testo licenziato dal Senato prevede invece che i praticanti percepiranno soltanto un rimborso spese forfettariamente concordato dopo i primi sei mesi di tirocinio. Un modo semplice per mantenere alte le barriere all'ingresso. Piccola concessione ai farmacisti con l'abbassamento da a abitanti della soglia per la determinazione del numero di autorizzazioni. Nei giorni scorsi le organizzazioni di categoria avevano sostenuto, attraverso una simpatica campagna pubblicitaria, che l'aumento delle autorizzazioni avrebbe messo in mutande il servizio farmaceutico. Facciamo solo notare che aumentare le licenze non significa obbligare l'apertura di nuove farmacie. Delle due l'una: o i farmacisti pensano che non ci sia spazio di mercato per 5mila nuovi punti vendita, e allora stiano certi che se ne apriranno di meno, oppure temono che tutte le autorizzazioni saranno utilizzate, a significare che i loro negozi fanno profitti più che sufficienti. Infine, concessione non tanto piccola ai notai. Nella versione originale del decreto, oltre all'aumento delle sedi notarili, si prevedeva che a partire dal 2015 i concorsi annuali mettessero a bando tutti i posti disponibili. Infatti, i concorsi notarili hanno sempre messo a bando un numero di posti largamente inferiore al totale delle sedi vacanti, col risultato che ancora oggi mancano oltre mille notai. Nella nuova versione del decreto si prevede soltanto che il concorso notarile si svolga con cadenza annuale senza indicazione del numero di posti da mettere a bando. LE COSE DA FARE Ma che cosa si sarebbe dovuto fare per rendere il sistema più concorrenziale ed efficiente senza rinunciare al ruolo di tutela del consumatore che gli ordini dovrebbero svolgere? A nostro parere due interventi sarebbero auspicabili. In primo luogo, rinunciare una volta per tutte al principio di autoregolamentazione e prevedere che i consigli degli ordini siano composti non solo di professionisti ma anche di rappresentanti delle istituzioni (per esempio, l'autorità per la concorrenza) dei consumatori (privati e imprese), dei tirocinanti e potenzialmente anche degli studenti universitari delle materie collegate. Probabilmente, ordini siffatti sarebbero meno timidi nell'esercitare l'attività sanzionatoria e meno solerti nell'attività di tutela degli interessi della categoria. In secondo luogo, limitare al minimo il ruolo dei professionisti nella gestione degli esami di abilitazione, per esempio estendendo anche agli esami orali e ad altre professioni il principio dell'accoppiamento casuale delle sedi d'esame introdotto nel 2004 per gli avvocati dell'allora ministro Castelli.

4 03 Marzo 2012 LA ROULETTE RUSSA DELL'ARTICOLO 18 di Andrea Ichino e Paolo Pinotti La protezione di un diritto fondamentale della persona è affidata alla roulette russa che si attiva con l assegnazione casuale dei processi per cause di lavoro a giudici molto diversi tra loro per tempi e orientamento della decisione. È quanto emerge da una ricerca sulle cause tra lavoratori e datori di lavoro nei tre maggiori tribunali italiani: Milano, Roma e Torino. Gli esiti di ogni azione sono affidati, in ultima istanza, al caso. Monetizzare i diritti è considerato un segno di inciviltà da una parte dell opinione pubblica italiana, che in alternativa preferisce affidare la loro tutela ad un procedimento giudiziale. Ad esempio, per difendere il lavoratore da licenziamenti ingiusti si preferisce chiedere al giudice di valutare l esistenza di un giustificato motivo o di una giusta causa, invece di stabilire, come accade in altri paesi, un prezzo monetario, magari molto alto, che l azienda debba pagare al lavoratore per essere libera di sciogliere il rapporto di lavoro. I TRIBUNALI DI MILANO, ROMA E TORINO Ma, fanno bene i lavoratori ad affidare ai giudici la tutela dei loro diritti? Abbiamo selezionato i casi di licenziamento per giusta causa o per giustificato motivo oggettivo o soggettivo, iscritti a ruolo nei Tribunali di Milano, Roma e Torino negli anni Si tratta, rispettivamente, di 3419, 6444 e 1736 casi nelle tre città, affidati a 22, 56 e 14 giudici, con un carico medio per giudice di 155, 115 e 124 di questi casi. Abbiamo escluso i giudici (e i relativi casi) che in questi tre anni hanno ricevuto in assegnazione meno di 50 processi per licenziamento. Queste esclusioni ci consentono di confrontare tra loro solo giudici che abbiano trattato un campione statisticamente significativo di casi. 1 Per il 98 per cento di queste controversie osserviamo la storia completa, dall iscrizione a ruolo alla conclusione che normalmente coincide con il deposito della sentenza (in primo grado) o con la conciliazione. 2 Quindi possiamo calcolare la durata completa della quasi totalità di questi processi per licenziamento. La Tabella 1 mostra che la durata media è molto diversa nei tre tribunali: 266 giorni a Milano, 429 a Roma e 200 a Torino. Se le cause di licenziamento fossero simili nelle tre città, verrebbe naturale chiedersi per quale motivo i lavoratori di Roma (e i rispettivi datori di lavoro) debbano aspettare il doppio di quelli di Torino e oltre un terzo in più di quelli di Milano per conoscere la loro sorte. Però è possibile che i casi di Roma siano più complessi di quelli delle altre città e quindi richiedano più tempo per essere decisi. Il confronto corretto può solo essere fatto tra giudici di uno stesso tribunale, perché, all interno di ciascuna sede, i processi iscritti a ruolo sono assegnati a sorte tra i diversi magistrati. Quindi, per la legge dei grandi numeri, ogni giudice di uno stesso ufficio dovrebbe avere, mediamente, casi di pari complessità. Per questo motivo consideriamo solo giudici che abbiano ricevuto almeno 50 assegnazioni nel periodo considerato. E questo ci consente di verificare statisticamente che, in effetti, le caratteristiche osservabili dei processi assegnati ai diversi giudici sono mediamente simili. Ad esempio, lo sono le proporzioni di ricorsi per giusta causa o giustificato motivo. 1 Il numero totale di giudici che in qualche momento dei tre anni considerati hanno prestato servizio nelle Sezioni Lavoro dei tre tribunali è stato quindi superiore a quello indicato: di 6 unità a Milano, di 10 a Roma e di 1 a Torino. 2 In una minoranza di casi sono possibili anche altri esiti, come ad esempio la dichiarazione di incompetenza territoriale da parte del giudice. In questi casi la durata del processo viene calcolata dall iscrizione a ruolo alla data dell evento di chiusura del caso.

5 C È GIUDICE E GIUDICE Nella Figura 1, ogni barra verticale corrisponde ad un giudice e l altezza della barra misura la durata media dei processi per licenziamento a lui o lei assegnati casualmente. È evidente che, all interno di ciascun tribunale, i tempi medi di conclusione dei processi non sono simili per i diversi giudici, nonostante i casi loro assegnati abbiano complessità comparabili. La Tabella 1 indica, ad esempio, che a Roma il lavoratore e l impresa che per sorte vengano assegnati al giudice mediamente più veloce possono sperare di veder decisa la loro causa in 179 giorni. I giorni diventerebbero invece 693 se venissero assegnati al giudice più lento: un incremento di quasi 4 volte. Se, prudenzialmente, vogliamo escludere i giudici più lenti o più veloci del 10% dei loro colleghi, il lavoratore e l impresa fronteggerebbero, sempre a Roma, una forbice di durate che varia da 284 a 569 giorni: un incremento di oltre 2 volte tra la durata inferiore e quella maggiore. A Milano e Torino le differenze tra giudici veloci e lenti non sono meno sorprendenti: escludendo gli outliers, si passa da 193 a 333 giorni nel capoluogo lombardo e da 97 a 318 in quello piemontese. Anche in questi tribunali, quindi, le durate dei processi possono, rispettivamente, quasi raddoppiare o più che triplicare a seconda del giudice a cui il caso viene per sorte assegnato. COME UNA LOTTERIA Per l impresa, la lotteria generata da questa forbice di durate è particolarmente costosa perché qualora il giudice decidesse in favore del lavoratore, il datore di lavoro dovrebbe versare a lui o lei non solo la retribuzione non pagata nelle more del giudizio e i relativi contributi sociali. Dovrebbe anche pagare all Inps una multa sostanziosa per gli omessi contributi sociali, multa che aumenterebbe o diminuirebbe a seconda di quanto tempo impiega il giudice a decidere. Però la domanda che ci siamo posti è se convenga ai lavoratori affidarsi ai giudici per tutelare i loro diritti e, da questo punto di vista, i costi per le imprese legati ai tempi di decisione possono apparire poco rilevanti. Sebbene sia difficile pensare che questi tempi siano irrilevanti per un lavoratore, essendo in gioco la possibilità di rimanere senza stipendio per 693 giorni invece che 179, come ad esempio accade a Roma, è probabile che ciò che conta maggiormente per i lavoratori sia la probabilità che il loro ricorso contro il licenziamento sia accolto. Ma anche in questo caso, dai dati emerge che l accertamento giudiziale del giustificato motivo è una roulette russa. La Figura 2 descrive la probabilità dei diversi esiti di un processo per licenziamento nei tribunali di Milano e Roma (il dato non è disponibile per Torino). Per ogni giudice, fatto 100 il numero totale dei processi a lui o lei assegnati, le quattro parti della barra verticale misurano le proporzioni di sentenze favorevoli al ricorrente (ossia il lavoratore nella stragrande maggioranza dei casi), 3 di sentenze favorevoli al convenuto (il datore di lavoro), di conciliazioni e di altri esiti. L INCERTEZZA DELL ESITO A Milano, ad esempio, l ultimo giudice sulla destra della tabella è favorevole al lavoratore circa 4 volte più frequentemente che il primo giudice sulla sinistra. Quest ultimo infatti decide il 7 per cento dei casi a favore del lavoratore, mentre il suo collega all estremo opposto decide a favore del lavoratore il 27 per cento dei processi. L incertezza di esito a seconda del giudice assegnato è ancora maggiore per l impresa che può passare da un giudice a lei favorevole solo nel 2 per cento dei casi fino ad un giudice che invece le da ragione nel 20 per cento dei casi, con un incremento di ben 10 volte della probabilità di vittoria. A Roma, è la probabilità di vittoria del lavoratore che può aumentare di 10 volte a seconda del giudice: dal 4 per cento del primo giudice a sinistra nella Figura 3, al 40% dell ultimo giudice sulla destra. La forbice per le imprese è invece più contenuta, ma sempre considerevole, passando dal 4 per cento al 19 per cento di probabilità di vittoria. È interessante notare che mentre a Milano nessun giudice emette sentenze favorevoli alle imprese più frequentemente di quelle favorevoli al lavoratore, a Roma i lavoratori non possono certamente contare su una totalità di giudici a loro favorevoli. Purtroppo non abbiamo dati sufficienti per valutare quale delle due parti possa considerare la conciliazione come una quasi-vittoria. Ma, in ogni caso, anche la probabilità di questo esito varia molto tra i giudici nonostante il loro portafoglio di casi sia simile. A Milano si passa infatti da giudici che inducono le parti ad 3 Per il Tribunale di Roma, ad esempio, possiamo verificare che il ricorrente è persona fisica nel 97.2% dei casi

6 una transazione nel 49 per cento dei casi, fino a giudici per cui questo esito si verifica nel 76 per cento delle controversie, mentre a Roma la differenza tra le percentuali corrispondenti è ancora più ampia, passando dal 27 per cento al 69 per cento. Sotto l ipotesi che la frazione di sentenze favorevoli al lavoratore emesse da un giudice sia proporzionale al grado in cui le conciliazioni indotte dallo stesso giudice siano favorevoli al lavoratore, possiamo concludere che, anche tenendo conto dell elevato numero di conciliazioni, la lotteria derivante dall assegnazione casuale dei processi ai magistrati di un tribunale implica probabilità di vittoria molto differenti a seconda della sorte. QUEL CHE I SINDACATI NON SANNO Se a tutto questo si aggiungono i risultati di uno studio del 2003 di Michele Polo, Enrico Rettore e Andrea Ichino, secondo cui giudici diversi decidono diversamente casi molto simili a seconda della regione in cui il rapporto di lavoro ha luogo e in funzione del tasso di disoccupazione locale, viene naturale chiedersi se davvero affidarsi alla magistratura sia un buon modo per tutelarsi dal punto di vista dei lavoratori, data l alea che questo affidamento implica. Forse i lavoratori e i sindacati pensano che sia meglio così solo perché non hanno mai visto questi numeri. Ma la nostra impressione è che questo stato di cose serva solo ad arricchire gli avvocati e costringa i giudici ad occuparsi di controversie che potrebbero benissimo essere risolte in altro modo: ad esempio stabilendo un prezzo adeguato per la possibilità di licenziare, quando ovviamente il motivo non sia discriminatorio e il lavoratore non abbia commesso colpa grave. In ogni caso, se davvero la disciplina attuale dei licenziamenti fosse posta a protezione di un diritto fondamentale della persona, come può ammettersi che questa protezione sia affidata alla roulette russa che si attiva con l assegnazione casuale dei processi a giudici così diversi tra loro per tempi e orientamento della decisione. 4 4 Are judges biased by labor market conditions European Economic Review, 2003http:// In particolare, i giudici decidono in modo più favorevole al lavoratore quando il tasso di disoccupazione è alto e viceversa. Lo studio è basato sui dati di una grande banca italiana con sedi sparse sull intero territorio nazionale e analizza non solo i casi che arrivano in giudizio ma la totalità delle controversie tra questa azienda e i suoi lavoratori, così come identificate dalle lettere con cui l azienda ha contestato ai lavoratori le loro mancanze. Lo studio mostra anche che i casi che arrivano a sentenza non sono necessariamente rappresentativi dei casi potenziali, proprio per via dell orientamento atteso dei giudici. Se le aziende si attendono giudici maggiormente orientati a favore dei lavoratori, licenziano solo in casi estremi che possono essere vinti in giudizio.

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9 06 Marzo 2012 Proroga incentivi per le assunzioni di disoccupati, il testo in gazzetta Di Massima Si Paolo E stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nr. 52 dello scorso 2 marzo, il decreto del 31 ottobre 2011, del Ministero del lavoro, di concerto con quello dell economia e delle finanze, con il quale, sono prorogati per il 2011, i benefici per le assunzioni previsti dalla L. nr. 191/2009, (legge finanziaria 2010). Vediamo quali sono. Indennità di disoccupazione E prorogato, per l anno 2011, l intervento a carattere sperimentale previsto dall art 2 comma 131, finanziaria 2010, secondo il quale, nel periodo necessario per il godimento dell indennità di disoccupazione ordinaria non agricola (cinquantadue settimane lavorative nell ultimo biennio), vanno computati anche i periodi di lavoro come collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, per un massimo di tredici settimane e per i quali i versamenti sono stati effettuati alla gestione separata dell INPS. Il limite di spesa per tale proroga è pari alla spesa sostenuta dall Inps nell anno 2010 per il medesimo intervento, ossia, ,00. Incentivi per l assunzione dei disoccupati E prorogato, per l anno 2011, l intervento a carattere sperimentale di cui all articolo 2, comma 132, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, nel limite della spesa sostenuta dall Inps nell anno 2010 per il medesimo intervento, pari ad E riconosciuta la contribuzione figurativa integrativa, fino alla data del diritto al pensionamento di vecchiaia, ai beneficiari di qualsiasi trattamento di sostegno al reddito non connesso a sospensioni dal lavoro, (quindi, disoccupato e non cassaintegrato) ai sensi della legislazione vigente in materia di ammortizzatori sociali, che abbiano almeno trentacinque anni di anzianita contributiva e che accettino un offerta di lavoro che preveda l inquadramento in un livello retributivo inferiore di almeno il 20 per cento a quello corrispondente alle mansioni di provenienza. Per il riconoscimento del beneficio di cui al comma precedente si applicano le modalità definite nel decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell economia e delle finanze, del 30 luglio Incentivi per l assunzione degli over 50 Prorogati anche gli incentivi, per chi assume i soggetti beneficiari dello status di disoccupazione e che hanno più di cinquanta anni. L incentivo consiste, in pratica, nell abbattimento dei contributi a proprio carico: il datore di lavoro paga il 10% del contributo a proprio carico. Il beneficio e riconosciuto, per l anno 2011, nel limite della spesa sostenuta dall Inps nell anno 2010 per il medesimo intervento, pari ad Incentivi per assunzione lavoratori in mobilità Prorogati gli incentivi previsti dall articolo 2, comma 134, secondo periodo Legge finanziaria 2010, consistente nel prolungamento della riduzione contributiva a favore dei datori di lavoro che assumono lavoratori in mobilità o che beneficiano dell indennità di disoccupazione non agricola con requisiti normali, che abbiano maturato almeno trentacinque anni di anzianita contributiva. Per il riconoscimento del beneficio si applicano le modalià definite nel titolo II del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell economia e delle finanze, n del 26 luglio 2010, i cui termini indicati sono prorogati al 31 dicembre Il beneficio e riconosciuto, per l anno 2011, nel limite della spesa sostenuta dall Inps nell anno 2010 per il medesimo intervento, pari ad

10 Incentivi per l assunzione di disoccupati e disoccupati edili E prorogato, per l anno 2011, l inventivo, consistente nella concessione, a favore dei datori di lavoro che assumono a tempo pieno ed indeterminato i lavoratori destinatari dell indennità di disoccupazione non agricola con requisiti normali o dell indennità speciale di disoccupazione edile, di un incentivo pari all indennità riconosciuta al lavoratore e non ancora erogata. Per il riconoscimento del beneficio si applicano le modalità definite nel decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell economia e delle finanze, n del 26 luglio 2010, i cui termini sono prorogati al 31 dicembre Il beneficio è riconosciuto, per l anno 2011, nel limite della spesa sostenuta dall Inps nell anno 2010 per il medesimo intervento, pari ad

11 CRISI Visco: "Lavorare di più e più a lungo" Giovani, 2 milioni non studiano e non lavorano Il monito del governatore di Bankitalia: l'occupazione va aumentata e per farlo è necessario anche "contrastare le rendite di posizione e gli interessi particolari". Mercato del lavoro va riformato senza resistenze al cambiamento. Donne, grande risorsa per la crescita Lo leggo dopo ROMA - Il nostro "è un paese anziano" e per mantenere il livello di vita raggiunto è necessario lavorare di più e più a lungo. Il richiamo arriva dal governatore della Banca d'italia, Ignazio Visco, in apertura di un convegno a palazzo Koch sul ruolo delle donne. "Il mantenimento del livello di vita raggiunto nel nostro Paese - ha detto Visco - richiede che si innalzi l'intensità del capitale umano e riprenda a crescere la produttività totale dei fattori. Non può non richiedere che si lavori di più, in più e più a lungo". "Non si tratta di uno slogan - ha aggiunto il governatore - ma di un percorso inevitabile, da affrontare con determinazione, anche se con la gradualità necessaria". Il governatore, poi, ha parlato dei tanti ostacoli che bisogna rimuovere perché l'italia cresca e delle riforme necessarie per far funzionare il mercato del lavoro. Italia, Paese 'anziano'. "L'Italia ha molti divari da recuperare - ha detto Visco-, deve affrontare e rimuovere ostacoli importanti per assicurare una crescita con quelle caratteristiche. È innanzitutto un paese 'anziano'. Questo rende la sfida della crescita economica non solo più difficile, ma anche decisiva". Il nostro Paese, sottolinea il governatore, "è oggi impegnato in un grande sforzo sul piano della stabilità finanziaria, ad esso non può non accompagnarsi quello altrettanto essenziale sul fronte delle riforme strutturali". Giovani e donne. "Oltre 2 milioni di giovani oggi nel nostro Paese, non studiano, non lavorano e non partecipano a un'attività formativa: di questi 1,2 milioni sono donne, e le donne sono la maggioranza sia tra coloro che pur disponibili a lavorare non cercano attivamente un'attività di impiego, perché ritengono di non avere sufficienti probabilità di trovarlo, sia tra coloro che sono attivamente alla ricerca di un'occupazione". Visco ha soprattutto sottolineato che è necessario recuperare 'divari' rispetto alla partecipazione del mercato lavoro femminile e alla mancata valorizzazione di queste competenze "e trasformare una grave debolezza in una straordinaria opportunità. È un obiettivo - ha aggiunto - che non possiamo non porci. Dalla strategia di Lisbona a oggi è una delle aree da cui ci dobbiamo aspettare un contributo potenzialemnte rilevante per la crescita economica e civile". Costrastare interessi particolari. L'occupazione va aumentata e per farlo è necessario contrastare le rendite di posizione e gli interessi particolari, è il giudizio del governatore di Bankitalia, secondo cui "i fattori alla base di una partecipazione al mercato del lavoro così strutturalmente bassa sono oggetto di molte analisi, spesso condivise. Bisogna operare per rimuoverli, anche se in qualche caso significa contrastare rendite di posizione o interessi particolari. Bisogna avere la consapevolezza però - ha concluso Visco - che ne va del nostro futuro". Mercato del lavoro. Il mercato del lavoro va riformato per farlo funzionare meglio, e bisogna evitare resistenze al cambiamento, ha detto ancora il governatore: "Un migliore funzionamento del mercato del lavoro - ha sottolineato - con la capacità di accompagnare e non con la volontà di resistere al cambiamento, va di pari passo con mutamenti profondi nella struttura produttiva, dalla dimensione delle imprese manifatturiere alla concorrenza e all'efficienza dei servizi". 07 marzo 2012 RIPRODUZIONE RISERVATA

12 5 marzo 2012 Un miliardo per i giovani. Da Erasmus all'imprenditoria le azioni per ridurre la disoccupazione Uso più efficiente dei fondi, schemi innovativi per favorire il passaggio tra scuola e lavoro, aiuti alla mobilità tra uno Stato e l'altro. L'Unione europea scende in campo per contrastare la disoccupazione giovanile, "male" che affligge oltre 5 milioni di ragazzi tra i 15 e i 24 anni, cui si sommano 7,5 milioni di Neet, che non studiano né lavorano. In aggiunta all'invito rivolto agli Stati di spendere i fondi strutturali residui - oltre 82 miliardi, di cui 8 in Italia - per sostenere l'occupazione giovanile e le Pmi, le direttrici tracciate da Bruxelles puntano a ridurre la dispersione scolastica, sostenere tirocini e contratti di apprendistato, attraverso programmi collaudati come Erasmus (anche per imprenditori, si veda l'articolo a lato) e Leonardo da Vinci. Quest'ultimo, in particolare, con un budget di 25 milioni destinato all'italia per il 2012, promuove stage in imprese o istituti di formazione per studenti e disoccupati. Per ridurre gli abbandoni scolastici la Ue riserva 4 milioni ai giovani che hanno lasciato prima del diploma per aiutarli a riprendere gli studi o un percorso professionale che offra competenze spendibili sul mercato. La richiesta di Bruxelles ai Paesi è di mettere a punto meccanismi per assicurare che i giovani, entro 4 mesi dalla fine del percorso scolastico, abbiano un lavoro, proseguano gli studi o si iscrivano a un altro corso di formazione. Insomma, se l'obiettivo (ambizioso) venisse tradotto in realtà, si sfoltirebbe in modo deciso l'esercito del Neet. Da parte sua la Commissione sta disegnando un quadro per tirocini di alta qualità in modo da rendere più trasparenti le informazioni sulle opportunità disponibili a livello europeo, sulle condizioni di accesso e sugli obiettivi perseguiti. Sui tirocini, del resto, c'è lo stanziamento più ricco: 1,3 miliardi del Fondo sociale europeo per supportare la creazione di almeno 370mila stage nel corso di quest'anno. E almeno 5mila giovani potranno beneficiare dell'iniziativa «Il tuo primo posto di lavoro Eures», pensata per aiutarli a trovare un'occupazione in un altro Paese della Ue attraverso consulenza, aiuto nella ricerca di un posto di lavoro e sostegno finanziario, che passa attraverso l'utilizzo del portale Eures che veicola, secondo la Ue, circa 100mila posti di lavoro l'anno. L'obiettivo finale del piano è dare slancio alla mobilità internazionale, finora frenata dai ritardi nell'implementazione del Quadro europeo delle qualifiche (Eqf), che da quest'anno avrebbe dovuto assicurare il riconoscimento automatico dei titoli di studio nei diversi sistemi scolastici: solo 10 Paesi sono in regola con il ruolino di marcia (Belgio, Danimarca, Estonia, Francia, Irlanda, Lettonia, Olanda, Malta, Portogallo e Regno Unito). «In Italia - spiegano dall'isfol, l'agenzia che offre assistenza tecnica al ministero del Lavoro e al Miur per l'attuazione dell'eqf - la mappatura dei titoli del sistema educativo e formativo, che rappresenta il primo step dell'intero processo, è in fase di definizione e di consultazione istituzionale con le Regioni». Dal rapporto che dovrebbe essere presentato alla Commissione europea entro fine anno ne emergerà un quadro in cui ciascuno dei titoli rilasciati in Italia conterrà l'indicazione di uno degli 8 livelli previsti dalla Ue. Copyright Il Sole 24 Ore - Tutti i diritti riservati

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14 Fonte: Giovani, lavoro e governo Monti Ecco i punti che li riguardano Le nuove generazioni sono diventate loro malgrado il simbolo di un'italia in crisi. Il premier ne parla spesso e le indica come una delle bussole principali per orientare le azioni di politica economica e di politica sociale. Ecco, nel magma in mutazione dei provvedimenti presi dal governo e di quelli che dovrebbero arrivare, gli interventi che incideranno sui loro rapporti con il mercato dell'occupazione di FEDERICO PACE Qualche stimolo all'imprenditorialità, norme per l'accesso alle professioni, riordino dei contratti d'entrata, deduzioni al reddito d'impresa, nuovi ammortizzatori sociali e flessibilità in uscita. Sono alcuni dei primi strumenti su cui il governo Monti vuole puntare per dare maggiori opportunità alle nuove generazioni già da troppo tempo simbolo, loro malgrado, di un'italia perennemente in crisi. Quasi sempre quello che giova ai giovani, giova al Paese. Quasi sempre ciò che restringe le possibilità dei giovani, restringe le possibilità per il futuro del Paese. A dirlo davanti alle telecamere accese, era stato lo stesso Mario Monti. Era il 14 novembre del 2011 e il Professore aveva appena concluso la prima giornata di consultazioni da presidente del consiglio incaricato. Il destino dell'italia, ammetteva il premier, proprio allora che stava nel punto più acuto della crisi del nostro Paese, è indissolubilmente legato a quello dei giovani e per questo li indicava come una delle bussole principali per orientare le azioni di politica economica e di politica sociale. Da quel giorno di novembre a oggi sono passati più di cento giorni. Le condizioni dei giovani, disincantati e preoccupati, sono ancora le stesse. Il tasso di disoccupazione degli under 24 è sempre intorno al 30 per cento e anche i fratelli maggiori fanno molta difficoltà a trovare qualcosa di dignitoso. Tutti hanno fretta, soprattutto i ragazzi che per troppo tempo si sono ritrovati a dovere ascoltare appellativi incongrui e suggerimenti, invece di vedersi offerte opportunità e scelte. Ecco una lista di punti estratti dal magma in mutazione dei primi provvedimenti presi dal governo e di quelli che dovrebbero arrivare dal tavolo in corso tra il ministro Elsa Fornero e le parti sociali. Imprese under 35. Si parte da uno stimolo all'imprenditorialità. Nel decreto sulle liberalizzazioni è stata introdotta la società semplificata a responsabilità limitata. Solo un euro di capitale per costituirla e un minor numero di controlli e verifiche. Prima, la più piccola società richiedeva un capitale di decine di migliaia di euro e spese molto elevate, soprattutto dal notaio. Secondo le nuove norme, quando uno dei soci supera i 35 anni è però costretto a dimettersi. Negli emendamenti introdotti è stato reintrodotto il passaggio dal notaio, seppure senza alcuna spesa. In Italia, secondo i dati di Unioncamere di fine febbraio, la quota di aziende di under 35 nel 2011 era solo dell'11,4 per cento. Meno di quanto fossero nel E il rallentamento si è sentito soprattutto nella seconda parte dell'anno. L'accesso alle professioni. Sempre con il decreto sulle liberalizzazioni sono state introdotte alcune norme con l'obiettivo di rendere meno rigido il sentiero verso le carriere professionali. La durata del tirocinio, tranne per le professioni sanitarie, non potrà essere superiore a diciotto mesi e per i primi sei mesi, potrà essere svolto nell'ultima parte degli studi. Tra gli emendamenti è stata introdotta la modifica che prevede che al tirocinante sia "riconosciuto un rimborso spese forfettariamente concordato dopo i primi sei mesi di tirocinio". Quindi, primi sei mesi gratuiti e poi un anno con rimborso spese. Nel decreto c'è anche la norma che prevede le procedure per l'assegnazione di 550 posti di notaio e due concorsi entro la fine del 2013 e del 2014 per nominarne fino a un massimo di 500 nuovi l'anno. Nella commissione industria del Senato è stato introdotto un emendamento del Pd che stabilisce tempi certi per la definizione e la conclusione dei concorsi. Il lavoro somministrato. Venerdì 24 febbraio è stato varato il decreto legislativo sul lavoro interinale. Gli interinali vengono equiparati, per il periodo di durata della missione, ai dipendenti. Un'equiparazione che per molti era già in vigore. La novità principale va rintracciata ad ogni modo nella cancellazione della causale ( picchi di lavoro e stagionalità ) di questa tipologia contrattuale nel caso in cui si tratti di giovani, disoccupati, lavoratori in mobilità, over 50 e stranieri e in tutti quei casi in cui c'è un accordo anche a livello locale con le parti sociali. Non ci sarà più bisogno di giustificazione per assumerli con questa tipologia contrattuale. Per il

15 governo e per Cisl e Uil, è un modo per dare una chance in più per chi ne ha bisogno. Per Cgil, il decreto rischia di incrementare di fatto il lavoro già molto parcellizzato. Deduzioni al reddito d'impresa. Nella manovra finanziaria di fine 2011 sono stati introdotti degli aiuti fiscali alle imprese che assumono giovani e donne. A partire dal 2012 le imprese potranno dedurre dal reddito di impresa, per ogni lavoratore di età inferiore a 35 anni assunto a tempo indeterminato, euro l'anno che diventano nelle aree svantaggiate. Apprendistato. Per il ministro Elsa Fornero è il contratto di lavoro che potrebbe diventare il percorso di ingresso privilegiato dei giovani nelle imprese. E' un contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato alla formazione e è stato di recente riordinato dal precedente governo con un Testo Unito entrato in vigore il 25 ottobre E' il contratto, in termini di aliquote da pagare, più vantaggioso per le imprese e prevede l'apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale, l'apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere e l'apprendistato di alta formazione e ricerca. Nelle indicazioni del ministro va però potenziata, rispetto alla forma attuale, la componente formativa. Al tavolo con le parti sociali si discute anche della durata possibile. Contratti d'entrata e premi stabilità. Il ministro Fornero ha detto che la complessa tipologia dei contratti in entrata va razionalizzata e ha sottolineato che si deve «evitare che si passi da un contratto a tempo determinato all'altro restando sempre determinati». Si direbbero le premesse per una battaglia contro le false collaborazioni e le partite Iva coatte. Il quadro del ministro prevederebbe un aggravio di contributi a tempo determinato. I sindacati sono d'accordo, ma le imprese no. Tra gli altri strumenti sul tavolo ci sarebbe anche un premio di stabilità per quelle aziende che trasformano i contratti precari in stabili. Nuovi ammortizzatori sociali. Il ministro Fornero ha fatto capire di volere ridisegnare il quadro degli strumenti in campo. La revisione entrerebbe in vigore con gradualità. L'anno di applicazione, probabilmente, sarà il Due gli elementi fondamentali: la cassa integrazione e l'indennità di disoccupazione. In particolare quest'ultima, della durata di 8-12 mesi, verrebbe estesa anche ai lavoratori flessibili attraverso il finanziamento che deriverebbe dalla maggiorazione dei contributi per i contratti dei precari. Articolo 18. Si tratta della flessibilità in uscita e è il punto più doloroso. E' l'elemento che suscita più critiche e su cui sarà molto difficile venga trovato un accordo. Sarà l'ultimo argomento trattato sul tavolo tra ministro e parti sociali. In questo momento l'articolo 18 prevede il reintegro del lavoratore nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa. Tra le ipotesi, c'è quella di una norma che sospenda l'articolo 18 per chi proviene da contatti precari in cambio di un risarcimento economico che cresca con l'anzianità di lavoro. La tutela dell'articolo 18 rimarrebbe per tutti quelli che hanno già un contratto da dipendente in essere.

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