Rassegna Stampa. Venerdì 03 Ottobre 2014

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1 Rassegna Stampa 03 Ottobre 2014

2 Sommario Testata Data Pag. Titolo p. 1. Fondi pensione Sole 24 Ore (Il) 47 Previdenza - Ragionieri, allarme sulle pensioni future (Prioschi Matteo) Italia Oggi 1 In pensione con (Marino Ignazio) 2 2. Previdenza Corriere della Sera 26 Rizzo - Il peccato originale del commissario Inps (Rizzo Sergio) Sole 24 Ore (Il) 1 La lunga crisi - Jobs act, centristi in trincea (Tucci Claudio) Sole 24 Ore (Il) 10 Cuneo fiscale - Taglio dei contributi, non delle prestazioni (Colombo Davide) Sole 24 Ore (Il) 10 Liquidazioni - Tfr, garanzia pubblica sulle somme anticipate (Mobili Marco) Sole 24 Ore (Il) 11 Il confronto - Su salari e rappresentanza la sfida tra Renzi e i sindacati (Pogliotti) Sole 24 Ore (Il) 15 Risorse umane - Le aziende puntano sui benefit (Uccello Serena) Sole 24 Ore (Il) 30 Welfare - Nel nuovo Isee caccia ai finti poveri 10 Sole 24 Ore (Il) 47 Commercianti - Niente indennizzo con la «vecchiaia» (Rossi Arturo) Sole 24 Ore (Il) 47 Previdenza - Estinti i contenziosi con l'inps «ante 2011» (Prioschi Matteo) Italia Oggi 1 Un bonus a chi assume giovani (Cirioli Daniele) 13 Italia Oggi 29 Alla cassa per i contributi della colf (Comegna Leonardo)

3 Estratto da pag. 47 Previdenza/1. Audizione della Cassa Ragionieri, allarme sulle pensioni future Maggiore controllo e frazionamento del rischio per gli investimenti mobiliari della Cassa di previdenza dei ragionieri. L'anticipazione è stata fornita ieri dal presidente dell'ente, Luigi Pagliuca, nel corso di un'audizione presso la commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali. Il consiglio di amministrazione ha deciso all'unanimità che non ci saranno più investimenti mobiliari ad affidamento diretto. In futuro si utilizzeranno dei bandi di gara pubblici a evidenza europea e la gestione patrimoniale prevedere il frazionamento del rischio tra più gestori. Inoltre la Cassa avrà un centro di controllo interno per effettuare un monitoraggio costante sugli investimenti. Il nuovo modello individuato dall'ente di previdenza è ora all'esame dei ministeri vigilanti. Nell'audizione i vertici della Cassa hanno inoltre evidenziato le conseguenze determi nate dalla recente sentenza della Cassazione (17892/2014) che obbliga a un'applicazione rigida del principio del pro rata. I giudici hanno «dato maggior peso ai diritti acquisiti che a quelli sostenibili», introducendo un freno alla riduzione delle prestazioni calcolate con il metodo retributivo utilizzato in passato. Oggi - ha precisato Pagliuca - i ragionieri versano un contributo del 15% con tendenza a crescere e, se e quando andremo in pensione, lo faremo con un assegno di 800 euro. I colleghi che hanno destinato, con il sistema retributivo, circa P8%, l'altro anno hanno chiuso l'attività con almeno euro mensili». Un simile rapporto tra contributi e assegni era sostenibile in passato quando c'erano quattro lavoratori attivi ogni pensionato, «oggi che gli attivi sono 2 e il pensionato è uno o bisogna dimezzare le pensioni o raddoppiare i contributi». M.Pri. RIPRODUZIONE RISERVATA Fondi pensione Pag. 1

4 Estratto da pag. 1 Pierluigi Magnaschi Per ohi è già in pensione assegni di euro. Per i giovani contributi doppi e assegni da 800 euro Ragionieri, future pensioni da fame I ragionieri, che oggi versano il 15% dei contributi sul proprio reddito, andranno in pensione con circa 800 euro al mese Calcoli alla mano, è questo lo scenario che il presidente dell'istituto pensionistico di categoria (Cnpr) ha prospettato ieri in audizione presso la Bicamerale di controllo degli enti gestori contrapponendolo a quello degli iscritti che hanno smesso di lavorare qualche anno fa con un assegno di almeno a restituire le chiavi dell'ente allo Stato, euro al mese ottenuto versando 1*8% di continua dunque la sua battaglia portando contributi Un trattamento tanto generoso, all'interno del Parlamento la questione dei frutto del calcolo retributive della diritti acquisiti che potrebbe avere una pensione, che la Cassa ha abbandonato nel sorta di effetto tsunami sui conti della 2004 e che successivamente ha sottoposto Cassa Marino a pag 30 a vari interventi di manutenzione per mettere l'ente al riparo dal default II presidente Luigi Pagliuca, dopo essersi detto pronto RAGIONIERI/Le proiezioni della Cnpr in audizione presso la Bicamerale In pensione con Mentre chi ci andrà in futuro prenderà 800 DI IGNAZIO MARINO (ragionieri, che oggi versano il 15% dei contributi sul proprio reddito, andranno in pensione in futuro con circa 800 euro al mese. Mentre chi in pensione c'è già, dopo aver versato l'8% di contributi, incassa un assegno di almeno euro. Calcoli alla mano, è questo l'attuale scenario che il presidente dell'istituto pensionistico di categoria (Cnpr) ha descritto ieri in audizione presso la Bicamerale di controllo degli enti gestori, mettendo in evidenza la difficoltà di ridimensionare la generosità del passato, dopo aver abbandonato (nel 2004) il calcolo retributivo, con provvedimenti finalizzati a mettere l'ente al riparo da un possibile default. «Eppure», ha spiega il presidente Luigi Pagliuca, «la Cassazione, con una recente sentenza (n /2014), ha dato maggior peso ai diritti acquisiti, che a quelli sostenibili, ponendo un freno alla riduzione delle prestazioni calcolate con il più generoso metodo retributivo. Quando infatti si calcolava l'assegno col meccanismo retributivo (sulla media della rivalutazione dei redditi), era facile», ha aggiunto «poter mantenere con quattro lavoratori attivi il singolo pensionato. Oggi che i lavoratori attivi sono due per lo stesso pensionato o si dimezza la siti che potrebbe avere una sorta di effetto tsunami sui conti della Cassa. L'ente ha stimato, infatti, che se tutte le delibere adottate fino al 2012 dovessero essere ritenute illegittime il costo delle pensioni arretrate per la Cnpr aumenterebbe fino a 422 mln di euro e le uscite annuali s'incrementerebbero fino a 83 mln di Luigi Pagliucaeuro l'anno. Ma l'effetto pensione o si raddoppiano i del pronunciamento della contributi» Dunque, Luigi Pagliuca, dopo la provocazione lanciata su ItaliaOggi dicendosi pronto a restituire le chiavi dell'ente allo stato (si veda ItaliaOggi del 12/9/2014), continua la sua battaglia portando all'interno del Parlamento la questione dei diritti acqui-suprema corte, ha chiuso Pagliuca, «non crea problemi solo al nostro istituto, che ha una crescita ridotta di iscrizioni, ma a breve riguarderà l'intero sistema previdenziale privato. Siamo il laboratorio di quel che potrebbe succedere a livello nazionale, se non si cambia orientamento». Fondi pensione Pag. 2

5 Estratto da pag. 26 ron e un anierin oie esperio att nat i\ a Nomine ron e un anierin oie esperio att nat i\ a eon eni si garantivano ai ron e un anierin oie esp pagale coni rio att nat EL PECCATO ORIGINALE DEL COMMISSARIO INPS di Sergio Rizzo iziano Treu è una delle massime autorità in materia previdenziale e di mercato del lavoro. È stato ministro, appunto del Lavoro, tanto nel governo di Lamberto Dini al tempo della riforma delle pensioni quanto in quello di Romano Prodi al tempo del pacchetto di norme, battezzato con il suo nome, che contribuì a una forte crescita dell'occupazione. Parlamentare del centrosinistra per 17 anni, nel 2013 ha lasciato il Senato ed è stato subito nominato consigliere dell'inutilissimo Cnel. Prima di ricevere dal governo di Matteo Renzi l'incarico di commissario dell'inps. Decisione piuttosto contrastante con i propositi di rottamazione più volte espressi dal premier anche rispetto a certi metodi di selezione della classe dirigente. Quelli per cui i posti di vertice di enti e società pubbliche venivano in passato utilizzati per sistemare politici rimasti senza seggio. Spesso indipendentemente dalie attitudini. Non è questo il caso: la competenza e lo spessore di Treu, come abbiamo già spiegato, sono fuori discussione. Ma che Renzi abbia dovuto fare ricorso a un signore di 75 anni, pur espertissimo, per un ruolo Ferruccio de Bortoli operativo (e sottolineiamo operativo) come quello di commissario dell'inps non può non farci riflettere. Perché delle due l'una. O il panorama dei nostri manager è così scarso di alternative meno anagraficamente mature, e allora c'è seriamente da preoccuparsi, oppure in quella scelta hanno pesato anche altre considerazioni oltre a quelle strettamente tecniche. L'autorevolezza e l'onestà, non c'è dubbio: a Treu non difettano. Ma la sua lunga storia professionale e accademica è stata pure costantemente caratterizzata, come egli stesso precisa nel curriculum pubblicato nel sito Internet ufficiale del Cnel, da «una stretta collaborazione con il sindacato, in particolare la Cisl». Un dettaglio importante. Perché sta a significare che a dispetto delle bellicose dichiarazioni di Renzi nei confronti dei privilegi e del potere del sindacato, non risulta intaccata l'influenza che hanno sempre esercitato sull'istituto di previdenza le organizzazioni sindacali. Cisl compresa, ovviamente. Dei 48 dirigenti generali dell'istituto una trentina almeno sono iscritti al sindacato cattolico o ne sono diretta emanazione. A partire dall'attuale direttore generale Mauro Nori, ex rugbista, già braccio destro del presiden te del consiglio di indirizzo e vigilanza, l'ex segretario confederale cislino Aldo Smolizza. Si potrà dire che nella storia dell'inps non è comunque una novità, se si pensa che alla presidenza dell'istituto, in passato, era arrivato addirittura un segretario confederale della Cgil nella persona di Giacinto Militello. E che pure il predecessore di Treu, Antonio Mastrapasqua, ha avuto l'investitura con l'esplicito gradimento della Cisl. Ma l'affinità fra l'attuale commissario e il sindacato lo espone inevitabilmente a polemiche quale quella innescata dalla trasmissione televisiva Le Iene, che ha ricordato come Treu sia stato l'autore di una norma attuativa della riforma Dini con la quale si sono garantite ai sindacalisti distaccati pensioni paga te prevalentemente con i contributi figurativi: dunque in gran parte a carico della collettività. Di questo meccanismo, al pari della famosa legge Mosca che sulla base di semplici dichiarazioni ha consentito a politici e sindacalisti la ricostruzione di formidabili carriere previdenziali, ne hanno beneficiato in migliaia. Non senza abusi oggi ancor più intollerabili, hanno ammesso perfino gli stessi vertici dei sindacati. Quale migliore occasione, allora, per mettere mano a una revisione radicale di regole inique e anacronistiche? Sappiamo che per farlo serve una legge. Ma sappiamo pure che il commissario dell'inps ha il peso per chiederla e ottenerla. RIPRODUZIONE RISERVATA Previdenza Pag. 3

6 Estratto da pag. 1 La lunga crisi LA RIFORMA DEL LAVORO Martedì in Aula Al Senato presentati 669 emendamenti Ichino (Se): tempi rapidi per i decreti delegati Primo giro di boa Renzi vuole il via libera alla legge prima del vertice Ue sul lavoro dell'8 ottobre Jobs act, centristi in trincea Ned, Se e Udc: «No a modifiche della delega» - II governo valuta la fiducia Claudio Tucci ROMA II testo Ancora ieri Giuliano Poletti e il suo del Jobs act uscito dalla sottosegretario Teresa Bellanova commissione Lavoro del Senato, hanno avuto una giornata fitti di incontri e telefonate per «da un punto di vista normativo», consente già di cercare una possibile mediazione, ed conciliare, nei decreti delegati, le evitare la "conta" in Senato, dove il diverse posizioni espresse dai ddl (relatore Maurizio Sacconi) partiti di maggioranza. Per il riprenderà l'esame martedì 7. Sul ministro Giuliano Poletti il nodo, tappeto ci sono 669 emendamenti e 42 ordini del giorno e il premier Renzi ha ora, è tutto «politico», con una insistito per arrivare il giorno parte minontaria del Pd che successivo (F8 ottobre) al vertice Ue preme sull'esecutivo per sul la presentare un emendamento che recepisca il documento votato dalla dirczione dem (e voro con un primo via libera al specifichi, in particolare, che il Jobs act. Per questo non è escluso reintegro rimane pure per i che il governo, alla fine, possa ricorrere alla questione di fiducia licenziamenti disciplinari, nei (il ministro Marianna Madia ha casi gravi). Di diverso avviso è detto di non temere «l'intera area moderata del assolutamente i franchi tiratori» governo (Ned, Se, Svp, Pi e Udc all'interno del proprio partito). - circa 60 senatori complessivi) Inoltre, da quanto si apprende, che ieri, congiuntamente, hanno l'esecutivo, in via informale, chiesto che la formulazione del sarebbe stato tranquillizzato da ddl delega «resti quella votata in autorevoli costituzionalisti circa il sede referente» e sui rischio di una eccessiva genericità licenziamenti hanno insistito della delega (che non sarebbe da affinchè si arrivi a «regole ostacolo, a detta dei professori semplici e chiare, non interpellati, a una successiva decretazione delegata più dettagliata). C'è poi da scongiurare POLETTI «II nodo è politico. A un ulteriore rischio di "voto livello normativo i I testo uscito dalla segreto" su alcuni emendamenti Commissione consente già di (di Sel, soprattutto). Il testo del conciliare le diverse posizioni nella Jobs act potrebbe quindi rimanere maggioranza» quello uscito dalla commissione Lavoro. «Un articolato che rappresenta già un ottimo punto di mediazione tra i partiti che sostengono il governo - ha sottolineato la capogruppo dem in commissione Lavoro del Senato, Annamaria suscettibili di forzature m sede interpretativa, che garantiscano la certezza della possibilità e Parente -. Certo bisogna trovare le del costo dello scioglimento modalità più opportune per valorizzare le istanze parlamentari del rapporto» (di lavoro). I La minoranza Pd La minoranza Pd preme l'esecutivo per presentare un emendamento che recepisca il documentovotatodalla dirczione dem (e specifichi, in particolare, che il reintegro rimane non solo per i licenziamenti discriminatori ma anche perquelli disciplinari) I centristi L'area centrista della maggioranza (circa 60 senatori) chiede invece che la formulazione della delega resti quella votata in sede referente e sui licenziamenti che si arrivi al più prestoa regole chiaree semplici, non suscettibili di forzature in sede interpretativa, che garantiscano la certezza della possibilità e del costo delloscioglimentodel rapporto di lavoro e il documento approvato lunedì dalla dirczione Pd». Da un punto di vista tecnico le posizioni all'interno della compagine governativa «sono assolutamente conciliabili - ha detto il giuslavorista di Se, Pietro Ichino-. Quello che conta è fare presto e procedere rapidamente alla stesura del codice del semplificato».in sede delegata bisognerà però specificare meglio alcune questioni. In particolare sui licenziamenti. Oltre ai Previdenza Pag. 4

7 Estratto da pag. 1 disciplinari, il reintegro dovrebbe essere definitivamente tolto anche su quelli individuali per motivi economici. Ma pure sui licenziamenti collettivi: la procedura prevista dalle legge 223 del 1991 infatti già prevede un coinvolgimento dei sindacati. In caso di declaratoria di illegittimità quindi è sufficiente stabilire un mero inden nizzo monetario. RIPRODUZIONERISERVATA Previdenza Pag. 5

8 Estratto da pag. 10 Cuneo fiscale. Gli oneri sociali a carico dei datori di lavoro sono arrivati al 25,6%. Ancora da definire le modalità tecniche dell'intervento Taglio dei contributi, non delle prestazioni Davide Colombo ROMA Un taglio alla quota di contributi sociali pagati dai datori di lavoro per incentivare i futuri contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti del Jobs act. O in subordine, ma sempre con l'obiettivo di incentivare i nuovi contratti, una riduzione modulare del costo del lavoro nella formazione della base imponibile Irap. È su queste due ipotesi che stanno ragionando i tecnici dell'economia e quelli del premier, Matteo Renzi. L'alleggerimento del cuneo fiscale, che verrebbe coperto con le minori spese strutturali definite nella legge di Stabilità, potrebbe valere tra i 2 e i 3 miliardi e andrebbe a sommarsi al taglio dei contributi Inail per i miliardo scattata quest'anno e che salirà a milioni nel 2015 per diventare strutturale a 1.2OO milioni nel Quest'ultima misura, varata dal precedente Governo, ha interessato circa tre milioni di imprese che hanno beneficiato di un calo dello 0,15% del costo del lavoro. Sui contributi Inail, a quanto pare, non ci saranno nuovi interventi quest'anno, anche perché sul taglio appena fatto e che ha determinato una riduzione del 14,17% dei premi pagati, è prevista una verifica di sostenibilità strutturale dal parte dell'istituto nel 2016 «alla luce delle risultanze economico-finanziarie e attuariali», come recitava la norma dell'ultima stabilità. Una verifica che dovrà tener conto che calo contributivo registrato quest'anno per effetto della crisi e pari a circa 500 milioni di euro, al taglio introdotto sui premi appunto, e ai 120 milioni di oneri dovuti per prestazioni sociali (come l'adeguamento sul danno biolo OBIETTIVO ASSUNZIONI Le misure avrebbero l'obiettivo di incentivare i futuri contratti a tempo indeterminato con tutele crescenti gico). L'Istituto guidato da Massimo De Felice, tra l'altro, da quest'anno ha dovuto garantire minori spese di funzionamento per 150 milioni (pari al 40% circa del budget) e non è detto che i nuovi tagli da spending allo studio non lo tocchino di nuovo. Tornando al nuovo intervento di riduzione del cuneo fiscale, tutto sul lato delle imprese, viene confermato che non sarebbe in nessun modo bilanciato con un taglio delle prestazioni sociali. Non sono ancora definite le modalità tecniche dell'intervento, naturalmente. E resta in campo la terza alternativa indicata nella Nota di aggiornamento al Def pubblicata mercoledì sul sito del Mef, dove si parla di un nuovo intervento sull'aliquota Irap, analoga evidentemente al taglio del 10% fatto con il primo decreto del Governo Renzi (il numero 66) per un importo di 2,6 miliardi. In quest'ultimo caso, evidentemente, verrebbe meno l'esclusività del taglio per i datori che si impegnassero a fare nuove assunzioni con i contratti a tempo indeterminato. La riduzione del 10% già varata vale infatti per tutti i settori economici ed è stata accompagnata con appositi aliquote intermedie utilizzate nel calcolo degli acconti. Nel 2O11, secondo l'ultima rilevazione Istat sul carico tributario e contributivo (comunicato del 29 maggio scorso) la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore, il famoso cuneo fiscale, è stato pari, in media, al 46,3%: i contributi sociali dei datori di lavoro sono arrivati al 25,6% mentre il restante 20,8% era a carico dei lavoratori sotto forma di imposte e contributi. Le imposte sul reddito da lavoro autonomo, se si include anche la stima dell'irap, rappresentano invece il 14,9% del reddito lordo, mentre i contributi sociali il 15,5 per cento. RIPRODUZIONE RISERVATA 2~3 miliardi II costo Tanto potrebbe valere l'alleggerimentodelcuneo fiscale allo studio che verrebbe coperto con le minori spese definite nella legge di Stabilità 2,6 miliardi L'intervento sulle aliquote L'importo del taglio del 10% dell'irap nel primo decreto del governo Renzi. La nota di aggiornamento al Def parla di un nuovo intervento sulle aliquote 1,2 miliardi II taglio dei contributi Inail La riduzione strutturale nel 2016 dopo quella di un miliardoscattata quest'anno che salirà a 1,1 miliardi nel 2015 Previdenza Pag. 6

9 Estratto da pag. 10 Liquidazioni. Il versamento in busta paga divide imprenditori e sindacati Tfr, garanzia pubblica sulle somme anticipate ROMA Non solo un accordo quadro tra istituti finanziari e imprese per un'apertura di credito ma anche la concreta possibilità di fornire alle banche una garanzia pubblica sulle somme anticipate dai datori di lavoro per liquidare il Tfr direttamente in busta paga. È quanto ha precisato ieri il consigliere economico di Palazzo Ghigi e deputato Pd, Yoram Gutgeld, intervenendo alla trasmissione televisiva Omnibus su Lay. Il consigliere ha chiarito che senza una garanzia pubblica l'operazione del trattamento di fine rapporto liquidato direttamente nei cedolini dei dipendenti privati non si farà. Non solo. Anche sui tempi Gutgeld è stato categorico: l'operazione Tfr «oe dentro la legge di stabilità» oppure salta. Sulla possibilità, poi, che la liquidità necessaria alle imprese per pagare il Tfr mese dopo mese ai dipendenti possa essere finanziata con i prestiti Tltro della Bce va registrato l'intervento del Governatore della Banca d'italia, Ignazio Visco (si veda anche a pag. 2): «Le banche sono libere» di decidere in che maniera impiegarli, a patto che siano destinati alle Pmi. Arriva il sostegno all'esecutivo di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat Chrysler: «L'obiettivo è giusto, le cose vanno riequilibrate, PIrap non può reggere, è il più grave disincentivo per gli investimenti delle imprese nel brevemedio periodo. Bisogna però appoggiare il governo. La dirczione giusta è dare più liquidità al sistema e soldi ai dipendenti». E questo anche se l'anticipo del Tfr in busta paga ha conseguenze significative sui bilanci di un'azienda: «Capisco l'obiettivo di Renzi - ha aggiunto Marchionne - di creare le condizioni a sostegno della domanda, che èbuono, ma credo che avrà un impatto negativo su Fiat». Decisamente contrario il patron di Tod's, Diego Della Valle. «Stiamo dicendo agli italiani: se volete stare meglio anticipatevi GUTGELD II consigliere economico di Palazzo Ghigi: «Questa operazione o si fa nella legge di stabilità oppure è desti nata a saltare» LE POSIZIONI Delia Valle: «È un'ipotesi che mi preoccupa molto» Marchionne: «Ci costa, ma va nella dirczione giusta» Camusso: così le pmi chiudono una parte del vostro Tfr. A me questa- ha detto ieri ospitedi Michele Santoro a Servizio Pubblico su Lay - non piace. Vengo da una famiglia di operai, il Tfr era una garanzia per la vecchiaia, ed un aiuto che i genitori davano ai figli. Farglielo spendere prima con il rischio che non avranno nulla domani, quando saranno anziani e indifesi, mi preoccupa molto». Nessun problema invece per Telecom. Dare ai lavoratori il trattamento di fine rapporto di rettamente in busta paga sarebbe comunque «un importante stimolo per i consumi», almeno secondo P Ad di Telecom Italia, Marco Patuano, precisando che per la stessa Telecom «l'impatto sui flussi di cassa sarebbe modesto». Non tutto il sistema delle imprese, dunque, appare contrario al Tfr in busta paga. Per Dino Piacentini, presidente di Aniem, l'associazione delle piccole e medie imprese edili manifatturiere che raggruppa circa Smila piccole e medie imprese aderenti al sistema Confimi Impresa, «dobbiamo mettere il Tfr in busta paga per intero, magari a titolo volontario e senza tassarlo come la retribuzione ordinaria, ma utilizzando una fiscalità ridotta». Divisi anche i sindacati. A fronte del sì all'operazione del leader della Fiom, Stefano Landini, che nel marzo scorso aveva rilanciato la proposta direttamente al presidente del Consiglio Matteo Renzi, c'è il no netto della Cgil. Per Susanna Camusso, «se si fa l'operazione del governo sul Tfr chiudono le piccole imprese». Camusso ha precisato ancora una volta che «sono soldi dei lavoratori e nessuno se ne appropri per dire che sono aumentate le retribuzioni. Ci sono molti problemi, tra cui c'è sempre più il sospetto che sia un'operazione per trovare risorse in maggiore fiscalità, invece che un'effettiva concreta restituzione ai lavoratori». No secco anche dalle associazioni dei consumatori che temono una nuova stangata fiscale sulle liquidazioni. M. Mo. RIPRODUZIONE RISERVATA Previdenza Pag. 7

10 Estratto da pag. 11 II confronto. Cgil, Cisl e Uil la prossima settimana a Palazzo Chigi Su salari e rappresentanza la sfida tra Renzi e i sindacati Giorgio Foglietti ROMA R;nzi sfida Cgil, Cisl e Uil iprendo il confronto sulla egge sulla rappresentanza, il potenziamento della contrattazione di secondo livello e il salario minimo. Temi che dividono il fonte sindacale, considerando che la legge sulla rappresentanza è sollecitata da anni dalla Cgil e avversata da Cisl e Uil. Mentre la contrattazione aziendale è uno storico cavallo di battaglia della Cisl. La convocazione alla sala verde di Palazzo Chigi - attesa per la prossima settimana - era chiesta da tempo dai sindacati che tuttavia sono piuttosto scettici sulla reale volontà del premier di avviare quel confronto che finora è mancato. Iniziamo dalla legge sulla rappresentanza fortemente auspicata dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Nonostante le differenze, su un fatto concordano Cgil, Cisl e Uil: il contenuto della legge deve essere il Testo unico sulla rappresentanza siglato con Confindustria il io gennaio. Nel calcolare la rappresentatività di ciascun sindacato in base al mix tra iscritti e voti ottenuti alle elezioni delle Rsu, il Testo unico individua la soglia minima del 5% necessaria per poter partecipare ai negoziati. Stabilisce anche il percorso di validazione dei contratti nazionali - devono essere firmati da sindacati che hanno il 50%+! della rappresentanza, previa consultazione certificata dei lavoratori a maggioranza semplice - e sono esigibili per tutto U personale, vincolando le organizzazioni firmata rie dell'intesa Da notare che il Testo unico è stato fortemente avversato dalla Fiom di Maurizio Landini che pure è un acceso sostenitore della legge sulla rappresentanza. La Cisl teme, invece, che il Parlamento possa mettere le mani su una materia che va lasciata alle parti sociali, con il rischio che ogni forza politica ci metta del suo e finisca per stravolgere l'impianto concordato da Confindustria e sindacati. Questo tema è strettamente connesso al potenziamento della contrattazione decentrata, principio contenuto nell'accordo interconfederale tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil del 28 giugno 2O11 (recepito poi nel Testo unico sulla rappresentanza): prevede la validità erga omnes dei contratti aziendali per le parti economiche e normative che vincolano tutte le associazioni sindacali firmatarie dell'accordo operanti all'interno dell'azienda, se approvati dalla maggioranza dei componenti delle Rsu, prevedendo clausole di tregua. L'accordo del 28 giugno consente ai contratti aziendali di definire intese modificative delle regolamentazioni contenute nei contratti nazionali. La Cisl da tempo sostiene la necessità di rafforzare il peso della contrattazione aziendale, aumentando la quota di salario legata all'andamento della produttività, attraverso lo strumento degli sgravi fiscali. Si tratta di capire se Renzi intenda spingersi più in là rafforzando il principio della derogabilità da parte della contrattazione decentrata, secondo il modello tedesco. A Palazzo Chigi si ragio na anche, come suggerito dal documento di Confindustria dello scorso maggio, sulla possibilità di consentire alle imprese che hanno la contrattazione aziendale di negoziare solo incrementi retributivi effettivamente collegati ai risultati aziendali, senza riconoscere gli aumenti fissati dai contratti nazionali. Quanto al salario minimo, la regolamentazione per legge è bocciata da Cgil, Cisl e Uil che difendono lo strumento della contrattazione. «La tutela del reddito è affidata a 400 contratti collettivi nazionali - ricordano in Cisl - che coprono oltre il 90% del lavoro subordinato». Cisl e Uil aprono ad eventuali sperimentazioni per il lavoro autonomo e parasubordinato - laddove è più difficile fare la contrattazione, specie nelle aziende in cui manca il sindacato - del salario medio contrattuale, purché sia stabilito dalle parti sociali e non dalla legge. Anche perché, fanno notare dalla Cgil, «il salario minimo sganciato dalla contrattazione rischia di essere più basso, come insegnano le esperienze degli altri Paesi». Non si conosce quale sia l'idea di Renzi sul tema. Nella delega al Jobs act, l'emendamento voluto dal governo fa riferimento al compenso orario minimo, da applicare al lavoro subordinato e alle collaborazioni coordinate e continuative in settori non regolati dai contratti sottoscritti dalle parti sociali più rappresentative. Anche in questo caso è necessario prima consultare sindacati e imprese più rappresentative. RIPRODUZIONERISERVATA Previdenza Pag. 8

11 Estratto da pag. 15 Lavoro RISORSE UMANE Le aziende puntano sui benefit cresce la quota di chi offre incentivi Serena Uccello pagina 19 Risorse umane. Otto imprese su dieci sono pronte a introdurre nuove formule nei prossimi due anni Le aziende puntano sui benefit Dal 2012 è salita dal 5% al 17% la quota di chi offre incentivi flessibili Serena Uccello MILANO Dalle coperture assicurative al servizio di lavanderia e stireria, sono sempre di più le aziende che lasciano ai dipendenti la possibilità di scegliersi i benefit. Sarà colpa della crisi che ha ridotto se non addirittura falciato gli incrementi salariali, ma l'assegnazione dei benefit si conferma sempre di più come una leva retributiva importante, un meccanismo di valorizzazione delle risorse umane e della carriere su cui sempre più aziende contano. Al punto che oggi un'impresa su due ha introdotto la possibilità per i dipendenti di scegliersi il mix dibenefit, trasformando quindi ciò che una volta era considerato un semplice obbligo contrattuale in uno strumento per rispondere ai bisogni dei propri dipendenti (71%) e accrescere il senso di appartenenza e partecipazione alla propria azienda (53 per cento). A certificare questo trend è uno studio ("Emea Employee Choice Survey in Benefits" 2014) realizzato da Mercer Marsh Benefits su un campione di ben 636 aziende in 17 paesi dall'area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa). La survey mostra un au IL RECUPERO L'Italia al quarto posto tra i paesi dell'area Emea per numero di società che permettono di personalizzare i piani mento anche nella percentuale di aziende che dichiarano di offrire un vero e proprio piano di flexible benefit: pur restando ancor distante dal 27% delle media Emea, infatti il nostro paese passa dal 5% nel 2012 al 17 per cento. Inoltre, tra chi ancora non ha introdotto flessibilità nella scelta dei benefit, ben l'88% delle aziende dichiara che ne sta valutando l'inserimento nei prossimi due anni. Si tratta di un trend positivo per i benefit flessibili e volontari, che allinea l'italia agli altri paesi dell'area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa): l'italia si trova al quarto posto con il 56% di aziende che consentono la personalizzazione dei benefit, dopo la Spagna, al primo posto con l'84%, Regno Unito (74%) e Polonia (67%). Fra le motivazioni che spingono le aziende italia ne a puntare sui programmi di benefit, oltre alla necessità di rispondere a una crescente "domanda" della popolazione aziendale e migliorare l'engagement, compare la ricerca di strumenti retributivi più efficienti e innovativi (53 per cento). A frenare invece l'adozione di piani dibenefit flessibili è soprattutto l'ansia che si traducano in un aumento dei costi (86%), nonostante il 67% delle aziende che ha già implementato questi programmi dichiari che l'introduzione dei flexible benefit ha portato a una riduzione del costo totale dell'offerta aziendale e l'8% che non avuto impatti. Segue con il 78% la complessità amministrativa, e con il 66% le barriere fiscali e legali. 1139% delle aziende che in Italia hanno inserito forme di flessibilità o volontarietà nei benefit, l'ha fatto dopo aver effettuato indagini sui proprio dipendenti: una percentuale decisamente superiore alla media del campione a livello Emea (30%). Del resto nel 75% dei casi in Italia, i piani di flexible benefit si rivolgono non solo al management ma a tutti dipendenti. RIPRODUZIONE RISERVATA 53 Accrescere il senso di appartenenza all'azienda STRUMENTI FLESSIBILI Perché adottarli? (Dati in %) Rispondere ai bisogni dei dipendente Il trend STRUMENTI FLESSIBILI Perché adottarli? (Dati in %) Rispondere ai bisogni dei dipendente Accrescere il senso di appartenenza all'azienda 53 FORME DI PERSONALIZZAZIONE Quota di aziende che le adottano STRUMENTI FLESSIBILI Perché adottarli? (Dati in %) Rispond STRATEGIE OPPOSTE Dati in % Aziende che non adottano benefit 86^ 78, do TemeTeme aumentocomplessità dei costiamministrativa re ai bisogni dei dipendente Accrescere il senso di appartenenza all'azienda 53 FORME DI PERSONALIZZAZIONE Quota di aziende c Aziende che adottano benefit e le adottano STRUMENTI FLE Dichiara riduzione dei costi SIBILI Perché adottarli? (Da Dichiara di offrire strumenti retributivi innovativi i in %) Rispond STRATEGIE OPPOSTE Dati in % Aziende I Fonte- Mercer Marsh Benefits che non adottano benefit 86^ Previdenza Pag. 9

12 Estratto da pag. 30 Nel nuovo Isee caccia ai fìnti poveri WELFARE Per il nostro sistema del welfare è arrivato l'atteso change-over. Dal 1 gennaio prossimo, come ha annunciato ieri Giuliano Poletti, verrà emesso il nuovo Isee, l'indicatore della situazione economica equivalente con cui si certifica la cosiddetta "prova dei mezzi" per l'accesso a prestazioni che spaziano dalla non autosufficienza alla disabilità, dal diritto allo studio universitario fino alle misure di contrasto alla povertà. Il vecchio Isee, nato nel 1998 e oggi in tasca a un terzo della popolazione italiana, va finalmente in soffitta con tutte le sue manchevolezze nella misurazione effettiva dei redditi. Con il nuovo strumento si terrà conto delle componenti patrimoniali e finanziarie che concorrono alla formazione del reddito dei futuri dichiaranti, e anche delle somme «fiscalmente esenti» di cui già beneficiano. Il passaggio arriva in un contesto molto peggiorato negli anni della grande crisi: con la povertà assoluta salita l'anno scorso dall'8 al 9,9% (sei milioni di individui) e mentre il Governo sta gestendo la prima sperimentazione della Nuova social card nelle 12 principali città italiane. Con il debutto dell'isee questa sperimentazione sarà allargata alle 8 regioni del Sud: bene dunque che la "prova dei mezzi" sia verificata con attenzione per evitare che questa spesa sociale finisca in tasche sbagliate. A questo fine dovrebbe venire in aiuto la banca dati delle prestazioni sociali agevolate, ovvero la prima sezione del Casellario dell'assistenza Inps che servirà per garantire i controlli sulle dichiarazioni mendaci. Un progetto previsto dalla legge 328 del 2000 e che finalmente arriva in porto. Previdenza Pag. 10

13 Estratto da pag. 47 Commercianti. In caso di cessazione dell'attività se ci sono i requisiti per la pensione Niente indennizzo con la «vecchiaia» Arturo Rossi L'indennizzo per la cessazione dell'attività commerciale non può essere concesso ai soggetti che, al momento della domanda, abbiano le nuove età pensionabili previste dalla legge 214/11 per il trattamento di vecchiaia. Lo ha precisato l'inps con messaggio 7384/14. L'indennizzo è stato introdotto dal decreto legislativo 207/1996 e poi prorogato e modificato più volte fino all'ultimo intervento apportato dalla legge di Stabilità 2014 (la 147/2013). L'indennizzo non può essere concesso neanche ai soggetti già titolari di pensione di vecchiaia nella Gestione commercianti o in possesso dei requisiti, anche previgenti la legge 214/11, per il conseguimento della pensione di vecchiaia nella gestione stessa, dato che il richiedente ha già raggiunto il tipo di tutela previdenziale al cui conseguimento è finalizzato l'indennizzo. La prestazione può invece essere concessa ai soggetti che siano già titolari o abbiano maturato i requisiti per la pensione di anzianità o per quella anticipata nella gestione commercianti. Nel primo caso il trattamento sarà erogato fino al mese di compimento delle età pensionabili previste dalla legge 214/11, che per l'anno in corso sono di 64 anni e 9 mesi di età per le donne e di 66 anni e 3 mesi per gli uomini. Se il diritto alla pensione anticipata viene perfezionato in corso di godimento dell'indennizzo, con l'utilizzo dei contributi figurativi maturati durante la percezione dello stesso, il beneficiario potrà accedere alla prestazione pensionistica e continuare a usufruire dell'indennizzo fino al mese di compimento dell'età pensionabile. L'Inps evidenzia che il periodo di godimento dell'indennizzo, successivo alla liquidazione del trattamento pensionistico di anzianità/anti cipata, non darà luogo all'accredito di ulteriore contribuzione nell'ambito della gestione dei contributi e delle prestazioni previdenziali dei commercianti. Per quanto riguarda la compatibilita con l'assegno sociale, l'indennizzo può essere concesso anche al titolare di tale prestazione. Tuttavia il diritto all'assegno è soggetto al fatto che il beneficiario non possegga redditi propri, salvo alcune esclusioni tra cui non compaiono gli indennizzi, o possegga redditi di importo inferiore a quello annualmente determinato dell'assegno sociale. Ne deriva che per il 2014 la percezione dell'indennizzo comporta nella maggior parte dei casi la revoca dell'assegno se si supera il limite reddituale annuale di euro. RIPRODUZIONE RISERVATA Previdenza Pag. 11

14 Estratto da pag. 47 Previdenza/2. Se fino a 500 euro Estinti i contenziosi con l'inps «ante 2011» A distanza di oltre tre anni dal provvedimento normativo che l'ha previsto, l'inps chiuderà i contenziosi pendenti in primo grado alla data del 31 dicembre 2O1O e di valore non superiore a 500 euro. Il decreto legge 98/11, al fine di ridurre il contenzioso in atto, aveva stabilito che sarebbero stati estinti di diritto, con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente (quindi a discapito dell'inps), i processi in materia previdenziale pendenti nel primo grado di giudizio al 31 dicembre 2O1O, per i quali a tale data non era intervenuta sentenza e il cui valore complessivo non fosse superiore a 500 euro. La previsione normativa è stata oggetto di ricorso alla Corte costituzionale che a giugno, con l'ordinanza 158/2014, ha ritenuto infondata la questione di incostituzionalità. Con il messaggio 7383/14 l'inps, prendendo atto della decisione ha dato indicazione alle strutture territoriali di «eseguire tempestivamente i decreti di estinzione emessi dai giudici di primo grado». Erano oltre lóomila le liti pendenti a fine 2010 oggetto del decreto legge 98/2011, di cui quasi ^ornila riguardavano la retribuzione agricola effettiva e Limila la disoccupazione agricola. M.Pri. RIPRODUZIONE RISERVATA Previdenza Pag. 12

15 Estratto da pag. 1 Lavoro - Ecco il bonus per chi assume giovani (fino a 6 mila euro per assunzioni di almeno sei mesi) Cirioli a pag 29 Pierluigi Magnaschi Le regole (operative da oggi e fino al 30 giugno 2017) in un decreto del ministero del lavoro Un bonus a chi assume giovani Fino a 6 mila euro per le assunzioni di almeno sei mesi DI DANIELE GIRIGLI Via libera al bonus sulle assunzioni di giovani iscritti al piano Garanzia Giovani. A partire da oggi fino al 30 giugno 2017 assumere un disoccupato d'età compresa tra 16 e 29 anni, a tempo indeterminato o determinato (almeno 6 mesi), da diritto a un incentivo d'importo variabile da a euro, recuperabile a conguaglio con i contributi dovuti all'inps. Il bonus viene riconosciuto a domanda da presentarsi sempre all'inps, secondo istruzioni che l'istituto deve fornire entro 30 giorni. È quanto stabilisce il decreto direttoriale 8 agosto 2014 pubblicato ieri sul sito web del ministero del lavoro e che fissa anche le risorse a livello regionale, entro cui l'incentivo può essere concesso. Garanzia Giovani. Il bonus, in realtà, è già operativo dall'anno scorso, disciplinato dal di n. 76/2013. Lo stesso è poi entrato a far parte degli incentivi all'assunzione previsti dal piano Ue di Garanzia Giovani, mediante una ulteriore disponibilità di risorse previste dalle regioni attraverso specifici atti di convenzione con il ministero del lavoro. Complessivamente il limite di spesa per il nuovo bonus è di euro ,66. A chi spetta e per chi. Il bonus è attribuito ai datori di lavoro che, senza esservi tenuti, assumono giovani rientranti nel piano Garanzia Giovani. Le assunzioni incentivabili sono quelle effettuate a partire da oggi fino al 30 giugno 2017 di giovani d'età da 16 a 29 anni (che abbiano assolto al diritto dovere d'istruzione e formazione se minorenni), non occupati (disoccupati o inoccupati ai sensi del digs n. 181/2000) né inseriti in percorsi di studio o formazione. Condizione di riconoscimento del bonus è la partecipazione del giovane alla Garanzia Giovani, che vuoi dire essere Tipologia assunzioni Quanto vale il bonus Tipologia assunzioni A tempo indeterminato A termine (6-11 mesi) A termine (12 mesi o più) Tipologia assunzioni A tempo indeterminato A termine (6-11 mesi) A t Classe di profilazione del giovane BassaMedia Alta Molto alta === === euro euro ====== euro euro euro euro euro euro rmine (12 mesi o più) Tipologia assunzioni A tempo indeterminato A termine (6-11 mesi) A t Classe di profilazione del giovane BassaMedia Alta Molto alta === === euro Classe di profilazione del giovane BassaMedia Alta Molto alta === === euro euro ====== euro euro euro euro euro euro A tempo indeterminato A termine (6-11 mesi) A termine (12 mesi o più) Tipologia assunzioni Quanto vale il bonus euro ====== euro euro euro euro euro euro rmine (12 mesi o più) Tipologia assunzioni A tempo indeterminato A termine (6-11 mesi) A t Classe di profilazione del giovane BassaMedia Alta Molto alta === === euro Classe di profilazio iscritto e in carico presso una struttura di collocamento (se manca, andrà prima fatta quest'iscrizione). D bonus: quando e quanto. Il bonus spetta in caso di assunzione (quindi contratto subordinato) a tempo indeterminato o a termine, purché di durata non inferiore a sei mesi, anche se a scopo di somministrazione, fatta eccezione per le regioni Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Puglia, in cui spetta solo per le assunzioni a tempo indeterminato (anche a scopo di somministrazione). Il bonus, inoltre, spetta pure per i soci di cooperativa e anche in caso di part-time, purché con orario non inferiore al 60% di quello normale di lavoro. Non spetta per l'apprendistato, per il lavoro domestico, per quello accessorio e a chiamata; inoltre non è cumulabile con altri incentivi all'assunzione di natura economica o contributiva. L'importo del bonus è indicato in tabella e dipende dal «profilo» del giovane assunto: più è alto (il che significa maggiore «lontananza» dal mercato del lavoro) più è pesante l'incentivo. Nel caso di part-time l'importo di bonus è ridotto in proporzione alla riduzione d'orario di lavoro (e deriva dal prodotto tra l'importo pieno del bonus, indicato in tabella, e la percentuale di part-time attuato, come detto non inferiore al 60%). La domanda e la fruizione. Il bonus è riconosciuto a domanda da presentarsi all'inps, in via telematica, sulla base delle istruzioni che l'istituto dovrà fornire entro un mese. L'incentivo spettante sulle assunzioni a tempo indeterminato e su quelle a termine di durata non inferiore a 12 mesi può essere fruito in 12 quote mensili dello stesso importo; quello spettate sulle assunzioni a termine di durata inferiore (da sei a 11 mesi) in sei quote mensili dello stesso importo. In ogni caso, la fruizione è possibile tramite conguaglio sulle denunce contributive Inps. Previdenza Pag. 13

16 Estratto da pag. 29 Pierluigi Magnaschi * II contributo Cuaf (Cassa unica assegni familiari) non è dovuto solo nel caso di rapporto fra coniugi (ammesso soltanto se il datore di lavoro coniuge è titolare di indennità di accompagnamento) e tra parenti o affini entro il terzo grado conviventi. N.B. Le cifre in parentesi costituiscono la quota a carico del lavoratore Contributo orariocontributo orariocontributo orario con Cuafsenza Cuaf *tempo determinato 1,39 (0,35)1,40 (0,35)1,50 (0,35) 1,57 (0,39)1,58 (0,39)1,69 (0,39) 1,91 (0,48)1,92 (0,48)2,06 (0,48) 1,01 (0,25)1,02 (0,25)1,09 (0,25) Retribuzione oraria effettiva Fino a 7,86 euro da 7,86 a 9,57 euro oltre 9,57 euro + di 24 ore settimanali Cosa chiede l'inps nel 2014 Alla cassa per i contributi della colf Cosa chiede l'inps nel 2014 Retribuzione oraria effettiva Fino a 7,86 euro da 7,86 a 9,57 euro oltre 9,57 euro + di 24 ore settimanali Contributo orariocontributo orariocontributo orario con Cuafsenza Cuaf *tempo determinato 1,39 (0,35)1,40 (0,35)1,50 (0,35) 1,57 (0,39)1,58 (0,39)1,69 (0,39) 1,91 (0,48)1,92 (0,48)2,06 (0,48) 1,01 (0,25)1,02 (0,25)1,09 (0,25) * II contributo Cuaf (Cassa unica assegni familiari) non è dovuto solo nel caso di rapporto fra coniugi (ammesso soltanto se il datore di lavoro coniuge è titolare di indennità di accompagnamento) e tra parenti o affini entro il terzo grado conviventi. N.B. Le cifre in parentesi costituiscono la quota a carico del lavoratore Pochi giorni a disposizione delle famiglie per versare i contributi della colf. Entro il 10 ottobre occorre infatti pagare il trimestre luglio-settembre. La scadenza non presenta novità per quanto riguarda le quote orarie, rispetto a quelle già pagate a luglio. L'appuntamento richiede invece una particolare attenzione relativamente al corretto versamento dei contributi per il periodo delle ferie, che normalmente interessano i mesi di luglio e agosto. Durante le ferie la domestica ha diritto a un trattamento economico pari a 1/26 della paga di fatto mensile, per ogni giornata. Di conseguenza, il datore di lavoro è tenuto al pagamento della normale contribuzione previdenziale alla fine del trimestre nel quale esse insistono, come se la colf avesse continuato a lavorare. Per ottenere il numero delle ore da attribuire per ogni giorno di ferie, sulle quali versare i contributi, è sufficiente rilevare le ore effettuate nel mese precedente e dividere per 26. Prendiamo il caso della colf retribuita con 9 euro l'ora che presta attività per 18 ore settimanali (3 ore al giorno dal lunedì al sabato), la quale ha usufruito di 12 giorni di ferie durante il mese di agosto. Per ottenere il numero Cosa chiede l'inps nel 2014 Retribuzione oraria effettiva Fino a 7,86 euro da 7,86 a 9,57 euro oltre 9,57 euro + di 24 ore settimanali Contributo orariocontributo orariocontributo orario con Cuafsenza Cuaf *tempo determinato 1,39 (0,35)1,40 (0,35)1,50 (0,35) 1,57 (0,39)1,58 (0,39)1,69 (0,39) 1,91 (0,48) 1,92 (0,48)2,06 (0,48) 1,01 (0,25)1,02 (0,25)1,09 (0,25) * II contributo Cuaf (Cassa unica assegni familiari) non è dovuto solo nel caso di rapporto fra coniugi (ammesso soltanto se il datore di lavoro coniuge è titolare di indennità di accompagnamento) e tra parenti o affini entro il terzo grado conviventi. N.B. Le cifre in parentesi costituiscono la quota a carico del lavoratore Pochi giorni a disposizione delle famiglie per versare i contributi della colf. Entro il 10 ottobre occorre infatti pagare il trimestre luglio-settembre. La scadenza non presenta novità per quanto riguarda le quote orarie, rispetto a quelle già pagate a luglio. L'appuntamento richiede invece una particolare attenzione relativamente al corretto versamento dei contributi per il periodo delle ferie, che normalmente interessano i mesi di luglio e agosto. Durante le ferie la domestica ha diritto a un tratta delle ore su cui versare il contributo Inps per le ferie, si procede come segue: 78 ore lavorate in luglio (risultato di 18 ore per 4,33 settimane nel mese) diviso 26 per 12 (giorni di ferie di agosto) = 36.Vediamo ora il conteggio della contribuzione da pagare entro il 10 ottobre, secondo lo schema che segue: luglio, ore lavorate 78; agosto, ore lavorate 18, solo la prima settimana cui sono seguite 2 settimane di assenza per ferie e 2 settimane di non-lavoro perché la famiglia era in vacanza; settembre, ore lavorate 78. Totale ore lavorate nel trimestre luglio-settembre ( ) = 174, cui vanno aggiunte le 36 ore di ferie. Pertanto le ore «retribuite» nel trimestre sono in realtà 210. Il contributo Inps ammonta dunque a 325,50 euro, ossia 210 x 1,57 euro (contributo orario per salario compreso tra 7,86 e 9,57 euro). La contribuzione può essere versata presso gli uffici postali e i tabaccai che espongono il logo servizi Inps; gli sportelli bancari di Unicredit; telefonando al numero verde gratuito , utilizzando la carta di credito; con bollettino Mav. Leonardo Comegna ento economico pari a 1/26 della paga di fatto mensile, per ogni giornata. Di conseguenza, il datore di lavoro è tenuto al pagamento della normale contribuzione previdenziale alla fine del trimestre nel quale esse insistono, come se la colf avesse continuato a lavorare. Per ottenere il numero delle ore da attribuire per ogni giorno di ferie, sulle quali versare i contributi, è sufficiente rilevare le ore effettuate nel mese precedente e dividere per 26. Prendiamo il caso della colf retribuita con 9 euro l'ora che presta attività per 18 ore settimanali (3 ore al giorno dal lunedì al sabato), la quale ha usufruito di 12 giorni di ferie durante il mese di agosto. Per ottenere il numero Cosa chiede l'inps nel 2014 Retribuzione oraria effettiva Fino a 7,86 euro da 7,86 a 9,57 euro oltre 9,57 euro + di 24 ore settimanali Contributo orariocontributo orariocontributo orario con Cuafsenza Cuaf *tempo determinato 1,39 (0,35)1,40 (0,35)1,50 (0,35) 1,57 (0,39)1,58 (0,39)1,69 (0,39) 1,91 (0,48)1,92 (0,48)2,06 (0,48) 1,01 (0,25)1,02 (0,25)1,09 (0,25) * II contributo Cuaf (Cassa unica assegni Previdenza Pag. 14

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