Le città contro l effetto serra

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1 Intervento Le città contro l effetto serra A cura di Silvia Zamboni - Giornalista 9

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3 Introduzione IL RUOLO DELLE AMMI ISTRAZIO I LOCALI Nei centri urbani si svolgono gran parte delle attività all origine delle emissioni di anidride carbonica (CO2), il principale gas ad effetto serra prodotto dalla combustione di fossili. TRASPORTI. Stando ai più recenti dati della Commissione Europea, il settore dei trasporti urbani ha una grande responsabilità nell alimentare l effetto serra, il noto fenomeno di surriscaldamento del pianeta all origine dei cambiamenti climatici. Gli uffici di Bruxelles ci dicono che oggi l 80% degli europei vive in un area urbana, e che i trasporti urbani producono da soli il 40% delle emissioni di anidride carbonica generate dal trasporto stradale. Per promuovere politiche di mobilità che ne riducano l impatto, a settembre dell anno scorso la Commissione Europea ha approvato il libro verde intitolato Verso una nuova cultura della mobilità urbana, a cui seguirà l approvazione del piano di azione - l Action Plan che diventerà vincolante per i paesi membri della Unione Europea. Il Libro Verde sulla mobilità urbana ci dice anche che la congestione del traffico produce danni economici, non solo ambientali: esattamente costa l 1% del Pil dell Unione Europea, il che equivale a una perdita di 100 miliardi di euro l anno per l economia europea. E poi c è il capitolo degli incidenti mortali: nell Unione Europea uno su tre si verifica in città, e le vittime sono in prevalenza pedoni e ciclisti. Tra le opzioni alternative all uso individuale dell auto che suggerisce il Libro Verde ci sono, tra le altre, la promozione degli spostamenti a piedi e in bicicletta il car sharing e car pooling, ossia l uso condiviso dell automobile la sosta a pagamento in città il pedaggio per entrare nei centri urbani, come la congestion charge di Londra, il ticket ambientale per entrare nel centro di Milano. el settore terziario e residenziale la produzione di CO2 è legata prevalentemente alle attività di riscaldamento, raffrescamento estivo, illuminazione. Nelle città si concentra la produzione dei rifiuti urbani che incidono sulla nostra impronta ecologica urbana non solo per il biogas climalterante sprigionato dalle discariche, ma anche per il dispendio di risorse. Negli usi energetici finali a carico delle città va compresa anche l illuminazione pubblica. Un ulteriore settore che vede le città giocare un ruolo strategico è quello degli acquisti delle pubbliche amministrazioni. La percentuale di PIL attribuita a questo settore nell Europa dei Quindici era valutata nelle stime più contenute intorno al 13%. Un altro terreno su cui l azione degli enti locali può essere strategica è quello culturale ed educativo, che consiste nel diffondere la cultura e le informazioni che promuovono stili di vita e scelte ecosostenibili. Possibilmente dando il buon esempio in casa propria, ovvero nelle scelte della P.A. per esempio con una coerente politica di acquisti verdi. Fondamentale, poi, sarebbe la sburocratizzazione delle pratiche autorizzative e amministrative legate all adozione delle fonti di energia rinnovabili e all installazione di impianti, che spesso scoraggiano i cittadini. Utilissimo infine lo strumento degli Sportelli Energia. 11

4 IL COSTO DEL RISCALDAME TO GLOBALE Il 16 febbraio 2005 con firma della Federazione Russa è entrato in vigore il Protocollo di Kyoto. L Italia, che in base agli impegni assunti sottoscrivendo il Protocollo, deve ridurre - nel quadriennio del 6,5% rispetto a livelli di emissione del 1990 le emissioni di CO2, sta in realtà allontanandosi dall obiettivo. I ritardi accumulati avranno un effetto non solo di leso onore nazionale, ma di pesante deficit economico-finanziario: rischiamo infatti di pagare molto caro questo ritardo, come ci informa.il sito di Kyoto Club: a far data all 8 ottobre, alle ore 22, con il carbonio quotato a 22,50 euro la tonnellata, il costo per il ritardo accumulato dall Italia si aggirava intorno a mila euro. Il Rapporto della Commissione Stern il gruppo di esperti guidato da Sir Nicholas Stern, già direttore della Banca Mondiale, insediato dall allora premier britannico Tony Blair, di cui Stern era consulente economico - uscito nel novembre 2006 ha analizzato l impatto socioeconomico del riscaldamento globale del pianeta e dei conseguenti cambiamenti climatici, prevedendo il rischio di una crisi economica a fine secolo che potrebbe superare per gravità quella del 29; il Rapporto parla del rischio di oltre un miliardo di profughi ambientali in fuga dalle loro terre diventate inabitabili a causa degli sconvolgimenti ambientali. I costi economici del surriscaldamento del pianeta sono l altra faccia, quella economica, dell effetto-serra. Come suggerisce il Rapporto Stern, non invertire la tendenza verso l aumento della temperatura terrestre può avere pesanti ripercussioni sul sistema economico mondiale, per cui oggi i destini dell economia appaiono sempre più legati, e non contrapposti, a quelli dell ecologia. Oggi occorre ribaltare l idea che l ecologia costi. E vero semmai il contrario, ossia che i danni economici verranno dal proseguire secondo il cosiddetto business as usual anzichè mettere in campo interventi che contrastino l incremento delle emissioni dei gas climalteranti, ovvero che riducano drasticamente l uso dei combustibili fossili e lo spreco di risorse naturali aldisopra della capacità del pianeta di autorigenerarle. 12

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