dal Podestà e dalle forze nazifasciste in ritirata.
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- Adolfo Ruggiero
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1 4 dicembre Anniversario della Liberazione di Ravenna intervento della Presidente del Consiglio comunale di Ravenna, Livia Molducci Buongiorno e Benvenuti a tutti, Autorita, rappresentanti delle Istituzioni, signori invitati e cittadini, Oggi ci incontriamo per celebrare assieme la giornata in cui 69 anni fa la città di Ravenna venne liberata dall oppressione nazifascista, e lo facciamo qui nella sala preconsiliare nella quale quel giorno entrarono i componenti del Comitato di Liberazione di Ravenna, riprendendosi il luogo del governo della città, abbandonata dal Podestà e dalle forze nazifasciste in ritirata. Ricordare la Liberazione di Ravenna avvenuta il 4 dicembre 1944 è importante perchè significa festeggiare la libertà riconquistata e rinnovare il ringraziamento a tutti coloro che si adoperarono e lottarono per restituire pace e libertà alla nostra città, a coloro che si ribellarono all oppressione nazifascista per amore della dignità del nostro popolo, a tutti coloro che hanno perso la vita per un mondo e un avvenire migliore per tutti noi. Sulla liberazione di Ravenna già molto è stato detto e scritto. Ma la ricerca storica, indagando quelle ore, quei giorni, che pure sono stati oggetto di ampie analisi, riesce a portare contributi ancora nuovi, ancora importanti. E allora è importante incontrarsi qui, oggi, per riflettere sui momenti che hanno vissuto 69 anni fa le donne e gli uomini di Ravenna, ricordando anche i giorni che hanno 1
2 preceduto la liberazione per tentare di capire cosa rappresentò quella giornata per i ravennati. Oggi proviamo a farlo partendo dall inizio del periodo del conflitto armato tra italiani, quando, all indomani dell armistizio dell 8 settembre 1943, cominciarono ad organizzarsi i primi nuclei di resistenza clandestina al nazifascismo e le prime uccisioni e rappresaglie da parte dei fascisti repubblichini intenti a sopprimere i primi focolai di resistenza. Mi sembra doveroso ricordare a tutti noi che la storia della Liberazione di Ravenna parte da più lontano, e precisamente dai sentimenti antifascisti dei ravennati, covati e repressi, durante il ventennio fascista, ma ha nel giorno dell 8 settembre 43 la sua data d inizio riconosciuta. La decisione del Re e di Badoglio di rompere l alleanza con la Germania e firmare l armistizio con le forze Alleate, determinò una situazione drammatica e l inizio di una guerra interna e fratricida fra gli italiani che aderirono alla Resistenza e gli italiani che aderirono alla Repubblica Sociale Italiana, alleati dei tedeschi. E in questo contesto che inizia anche a Ravenna l organizzazione della Resistenza:, si avviano le prime azioni partigiane di recupero armi, di disarmo di alcuni presidi militari, di disturbo all azione dei nazisti, e si verificano le prime uccisioni per mano dei repubblichini fascisti, che vengono incaricati dai tedeschi di dare la caccia a quelli che chiamavano sprezzantemente banditen. 2
3 Fra questi ravennati che iniziarono ad organizzarsi per opporsi al nazifascismo c era un nostro concittadino Giuseppe Ferranti, detto Pino, che oggi vogliamo ricordare a 70 anni dalla sua morte. Lo ricordiamo perché Pino Ferranti è la prima vittima antifascista di quei giorni di inizio della guerra fratricida che vedrà contrapporsi partigiani e fascisti repubblichini. Era il 30 ottobre 1943, quando Pino Ferranti, mentre tornava a casa prima dello scoccare del coprifuoco, perse, a soli ventun anni, la sua giovane vita a causa di un aggressione fascista non lontano da qui, in Piazza Andrea Costa. Grazie al filmato che vedremo, realizzato da un giovane ravennate, Piergiorgio Rosetti, in collaborazione con Iader Miserocchi e alle testimonianze di Aristide Galli e Milla Ferranti raccolte da Alessandro Luparini dell Istituto Storico della Resistenza e dell età contemporanea di Ravenna, riportiamo alla memoria della sua città il ricordo di Pino Ferranti, e della sua tragica fine. E vicenda sconosciuta per molti ravennati, ma che crediamo meriti di essere ricordata, non solo perché Ferranti risulta essere il primo caduto della lotta di Liberazione di Ravenna, ma anche perché la sua storia è esemplare per comprendere cosa fu la guerra fratricida che si consumò anche nella nostra città, e dentro le famiglie di quell epoca. Pino Ferranti, fu ucciso da una pattuglia di repubblichini di cui faceva parte anche un suo cugino, che lo riconobbe ma non fece nulla per evitare la sua tragica morte. 3
4 Al suo funerale parteciparono moltissimi ravennati ed anche alcuni fascisti, che però furono allontanati dalla manifesta ostilità dei partecipanti. L uccisione di Pino Ferranti fu la prima dimostrazione in città della cattiveria e dell efferatezza con la quale venne poi svolta la caccia ai dissidenti i c.d. banditi, e che nel corso dell anno successivo si intensificò con numerose altre uccisioni e persecuzioni fino a raggiungere livelli massimi di ferocia con l eccidio del Ponte degli Allocchi e quello di Madonna dell Albero. Tempi e momenti difficilissimi che hanno vissuto i ravennati di allora, ma dal sacrificio di quanti furono assassinati e quanti combatterono faticosamente per la liberazione è nata la pace e la democrazia nel nostro paese. Oggi è dunque una giornata di ricordo, ma deve essere anche l occasione per riflettere e per ribadire che il 4 dicembre 1944 Ravenna non fu liberata solo dall occupazione tedesca e da un regime politico totalitario, ma anche e soprattutto dai valori e dalle idee che quel regime propugnava, basati sulla violenza e sopraffazione dei dissidenti e dei più deboli. E grazie a questa liberazione che abbiamo potuto abbracciare altri valori: quelli di una società pluralista, dei diritti individuali e collettivi, dei doveri di solidarietà e di cittadinanza attiva. Quelli del ripudio della guerra e della ricerca della pace tra i popoli. Sono gli stessi valori che troviamo scolpiti nella nostra Costituzione che continua a rappresentare l espressione più alta della cultura antifascista: sono i nostri 4
5 valori, i valori della nostra democrazia. Questi valori sono beni preziosi che non possono essere considerati come acquisiti una volta per tutte, perché vanno continuamente difesi, praticati e rinvigoriti con impegno costante e quotidiano. Ecco perché, in conclusione, vi propongo di andare col pensiero dove ci portano le parole di Piero Calamandrei, che in un discorso sulle origini della nostra Costituzione, disse: Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate li, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione. Ecco, io credo che noi, oggi, dobbiamo davvero rinnovare il nostro impegno quotidiano con questo richiamo a quei valori ideali - che sono quelli della nostra bella Costituzione- e con la forza dimostrata dalle donne e dagli uomini di Ravenna che hanno vissuto quei giorni di prove difficili. Non dimentichiamolo. Non dimentichiamoli. 5
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