Il Quarto Rapporto di Valutazione (AR4)
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- Agnese Blasi
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1 I principali risultati del WGII e WGIII del rapporto IPCC-AR4 e loro uso nel processo UNFCCC Sergio Castellari Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) Centro Euro-Mediterraneo per I Cambiamenti Climatici (CMCC) castellari@bo.ingv.it Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) L ultimo rapporto di Valutazione dell IPCC: Il Quarto Rapporto di Valutazione (AR4) 1
2 Il Quarto Rapporto di Valutazione (AR4) dell IPCC 2 febbraio 2007 (Parigi): WG1-AR4 (basi( fisiche) 6 aprile 2007 (Bruxelles): WG2-AR4 (impatti( impatti, adattamento e vulnerabilità) 4 maggio 2007 (Bangkok): WG3-AR4 (mitigazione( mitigazione) 17 novembre 2007 (Valencia): Rapporto di Sintesi AR4-IPCC (2007) 800 Autori (CONTRIBUTING AUTHORS) 450 Autori responsabili di capitoli (LEAD AUTHORS) 2500 revisori (SCIENTIFIC EXPERT REVIEWERS) 6 anni di lavoro 2
3 Il riscaldamento climatico Il riscaldamento globale è INEQUIVOCABILE AUMENTO: (WG1-AR4, 2007) DIMINUZIONE: (dal 1970) 1) Temperature superficiali globali 1) ghiaccio marino Artico 2) Temperature della troposfera 2) ghiacciai 3) Temperature globali degli oceani 3) temperature fredde 4) Livello globale dei mari 5) Vapor acqueo 6) Intensità delle piogge 7) La precipitazione negli extra-tropici tropici 8) Intensità degli uragani 9) Siccità 10) Estremi di alta temperatura 11) Onde di calore 3
4 FORZANTE RADIATIVO [ ] STIME E RANGE GLOBALI; ESTENSIONE GEOGRAFICA; LIVELLO VALUTATO DI COMPRENSIONE SCIENTIFICA (LSU) SPM-WG1-AR4-IPCC (2007) No Forzante radiativo delle eruzioni vulcaniche: Forzante episodico! Irradianza solare Attività umane ( ) W/m ( ) W/m 2 Le proiezioni del clima futuro? 4
5 Le proiezioni Riscaldamento della temperatura globale superficiale media ( globale C) fino al XXIII secolo IPCC-AR4: esperimenti coordinati di 16 Gruppi di Modellisti Climatici da 11 Nazioni e con 23 modelli globali Le line solide sono le medie globali di più modelli del riscaldamento delle superficie (rispetto al periodo ) per gli scenari A2, A1B e B1, mostrati come la continuazione delle simulazioni del XX secolo. Le aree ombreggiate indicato l intervallo di più o meno una deviazione standard delle medie annuali di ogni modello. Proiezioni dell innalzamento del livello globale del mare: SCENARIO: B1 A1T B2 A1B A2 A1FI Innalzamento del Livello del Mare (al rispetto al ) 1999) m m m m m m 5
6 Impatti dei cambiamenti climatici Impatti potenziali dei cambiamenti Salute Incidenti causati da maltempo Epidemie Malattie respiratorie Cambiamenti Climatici Temperatura Precipitazioni Aumento del livello del mare Agricoltura Raccolti Irrigazione Foreste Composizione vegetazionale Estensione geografica Salute e produttività Risorse Idriche Disponibilità Qualità Competizione Aree Costiere Erosione Inondazioni Costi addizionali di protezione delle comunità costiere Specie e Aree Naturali Perdita di habitat naturali e specie 6
7 I sistemi/settori più vulnerabili: barriere coralline, ghiaccio marino tundra Foreste boreali, Aree montagnose Area MEDITERRANEA Zone costiere Mangrovie Risorse idriche alle medie-latitudini e tropicali Agricoltura alle basse-latitudini Salute umana Le regioni che sono e saranno più colpite: Artico Africa Sub-Sahariana Piccole isole mega-delta in Asia 7
8 Le aree a rischio Ghiacciai non-polari e corsi d acqua connessi Ecosistemi con barriere di migrazione es. Ecosistemi montani Barriere Coralline (1% delle aree oceaniche, 30% delle specie marine) Mangrovie es. Sundarbans (Bangladesh) ultimo habitat della Tigre Reale del Bengala Gli impatti ora: 8
9 A global assessment of data since 1970 has shown it is likely that anthropogenic warming has had a discernible influence on many physical and biological systems : Significant changes in data series of physical systems and biological systems together with surface air temperature changes Proiezioni di RISCHI dovuti ad IMPATTI CRITICI su ECOSISTEMI per differenti livelli di aumento di T media globale rispetto ai valori pre-industriali (1750) 4.5 > 40% degli ecosistemi globali trasformati Mortalità globale delle barriere coralline 20-30% delle specie globali a rischio di estinzione Rischio che la biosfera terrestre diventi una sorgente netta di C > 15% degli ecosistemi globali trasformati Perdita di 20-80% della foresta e biodiversità dell Amazzonia 40-50% di perdita di piante in Sud Africa e Namibia % di specie a rischio di estinzione Perdita di 8% di habitat di freshwater fish in N AMERICA Aumento di beaching di barriere coralline Aumento di danni ad ecosistemi polari
10 Impacts on Health: Direction and magnitude of change of selected health impacts of climate change. NEGATIVE IMPACTS POSITIVE IMPACTS VERY HIGH CONFIDENCE HIGH CONFIDENCE MEDIUM CONFIDENCE Europa: Heat wave (Estate 2003) Europa Heat Wave 2003: quando i "sinks" sinks" " diventano "sources"" di anidride carbonica I boschi, le foreste e suoli europei, invece di funzionare come "sinks" (assorbitori dell'anidride carbonica atmosferica), hanno funzionato come sources cioè come sorgenti di emissione, emettendo complessivamente 1 miliardo e 850 milioni di tonnelllate di anidride carbonica, un fatto che non ha precedenti in Europa in questo ultimo secolo. 10
11 Number of deaths in Paris in summer 2003 Gli impatti futuri: 11
12 Magnitudes of possible future impacts have been estimated: 1) more systematically, 2) for more sectors and regions, 3) for a range of possible increases in global average temperature. SECTORS: Key Impacts increasing global mean T WATER ECOSYSTEMS FOOD COASTS HEALTH Variazione di T annuale media globale rispetto a
13 REGIONS: Key Impacts increasing global mean T AFRICA ASIA AUSTRALIA & NEW ZEALAND EUROPA LATIN AMERICA NORTH AMERICA POLAR REGIONS SMALL ISLANDS Il grave problema dell ACQUA ACQUA!!! 1/3 della popolazione del mondo ha scarsità di acqua Le proiezioni dei cambiamenti climatici proiettano un ulteriore riduzione di risorse idriche nelle zone aride e semiaride. Le popolazioni che soffrono problemi di rifornimento idrico potrebbero raddoppiare nei prossimi 30 anni. 13
14 ACQUA: Mappa di futuri impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche: ENSEMBLE MEAN CHANGE OF ANNUAL RUNOFF IN PERCENT, BETWEEN THE PRESENT ( ) AND FOR A1B SCENARIO. In Europa: 14
15 Ecosistemi in Europa: Gli impatti più grandi: Artico zone umide dell Europa Centrale e Meridionale MEDITERRANEO Impatti sulle Alpi: Il riscaldamento nell area Alpina è stato più alto del riscaldamento globale almeno negli ultimi 50 anni!!! Diminuzione della frazione di precipitazioni nevose. Anticipo stagionale -dovuto alla modificazione della copertura nevosa. Stagioni secche prolungate, a causa di un anticipo della stagione di scioglimento. 15
16 Possibili forti impatti e a grande scala: In Europa - 20% - 30% delle piante e degli animali sono ad ALTO RISCHIO DI ESTINZIONE se T 1.5 C C Anche i sistemi umani sono sensibili ai cambiamenti climatici, ed alcuni sono particolarmente vulnerabili. 16
17 Sistemi Umani Sistemi sensibili Risorse idriche Agricoltura, foreste, pesca Settlements Industria, energia Vulnerabilità Approvvigionamenti Reddito e vita media Salute Infrastrutture Le proiezioni dei cambiamenti riguardanti gli estremi climatici potrebbero avere impatti notevoli 17
18 Maggiore probabilità di eventi estremi!!! Changed Climate Frequency / Probability of Occurrence (e.g. years) Current Climate Coping Range Probability of high extremes X X cc Values of Climatic Attribute (X) Eventi Meteorologici Estremi Proiezioni per il XXI secolo Massime più alte; più giorni caldi Aumento della mortalità nelle zone all anno e più ondate calde su urbane (soggetti anziani) tutte le terre emerse Danni ai raccolti (VIRTUALMENTE CERTO) Problemi agli allevamenti Minime più alte; meno giorni freddi e gelate sulle terre emerse (VIRTUALMENTE CERTO) Precipitazioni più intense su alcune regioni (MOLTO PROBABILE) Aumento dell inaridimento estivo alle medie latitudini, rischio di siccità (PROBABILE) Aumento dell intensit intensità media (non non della frequenza) dei cicloni tropicali (PROBABILE) Impatti possibili: Estensione della durata e frequenza delle epidemie Perdita di alcuni raccolti Smottamenti, frane, danni alle proprietà e aumento dei costi assicurativi Riduzione della produttività delle praterie, più incendi, diminuzione della resa idrica Danni a vari sistemi ecologici e socio-economici 18
19 Adattamento ai cambiamenti climatici Cosa vuol dire adattamento? Un aggiustamento negli aspetti ecologici, sociali o economici del Sistema Terra, in risposta ad un effettivo o previsto cambiamento climatico, o dei suoi effetti ed impatti. ridurre la vulnerabilità limitare i danni 19
20 La vulnerabilità ai Cambiamenti Climatici dipende da: Esposizione ai Rischi e Capacità di Adattamento al Rischio Interferenza umana CAMBIAMENTI CLIMATICI MITIGAZIONE IMPATTI Effetti degli impatti iniziali ADATTAMENTO Residui (Impatti netti) dangerous? vulnerable? VULNERABILITA VULNERABILITA ADATTAMENTO PIANIFICATO Risposte delle politiche 20
21 Sistemi Naturali Sistemi Umani Tipi di adattamento Public Private Preventivo diversificazione del raccolto assicurazioni design delle case Reattivo cambi in ecosistema (composizione, sito) la migrazione <-> zone umide sviluppo dei raccolti prestiti, cambi attività ricostruzione, rilocazione early-warning disaster relief regolamentazioni edilizie incentivi per rilocazione infrastrutture Adaptation - Main Findings: 1) climate change: variabilities and extremes. 2) Adaptation needs to be integrated with existing management and development processes. 3) Adaptive capacity varies considerably among countries and socio-economic groups. 4) Development activities modify adaptive capacity, yet they tend to omit climate change risks. 5) Vulnerability depends also on development paths. 6) Sustainable development can reduce vulnerability. 7) Mitigation can reduce, delay or avoid impacts. 8) A portfolio of adaptation and mitigation measures can diminish the risks associated with climate change. 21
22 L adattamento sarà necessario per evitare IMPATTI INEVITABILI!!! Research Needs for Adaptation Policy Adaptation Processes decision making conditions that stimulate or constrain role of non-climate factors Evaluation of Adaptation Options not only economic criteria include roles of stakeholders Focus on Adaptive Capacity to reduce vulnerabilities relate to existing management processes incorporate in development initiatives 22
23 Emissioni globali dei gas serra Le emissioni globali dei gas serra sono cresciute dal periodo pre-industriale, con un incremento del 70% tra il 1970 e il Dal 1970 al 2004, le emissioni globali di CO 2, CH 4, N 2 O, HFCs, PFCs e SF 6, pesate in base al loro potenziale di riscaldamento globale (GWP, Global Warming Potential) sono aumentate del 70% (del 24% tra il 1990 e il 2004), da 28.7 a 49 Gigatonnellate di anidride carbonica equivalente (GtCO 2 -eq). 23
24 Global anthropogenic greenhousegas emissions in 2004 GHG emissions by sector in
25 GHG emissions by sector in 1990 and 2004 Effetto sulle emissioni globali nel periodo : diminuzione dell intensità energica globale (33%); crescita del reddito pro-capite globale (77%); crescita della popolazione globale (69%). La tendenza nel lungo termine di diminuzione dell intensit intensità di carbonio nella produzione di energia si è invertita dopo il
26 L importanza del principio di equità: Distribuzione regionale delle emissioni pro-capite di GHG Annex I Popolation 19.7% Non - Annex I Popolation 80.3% Nel 2004, i Paesi dell Allegato I della Convenzione sul clima, con una popolazione pari al 20% di quella mondiale, hanno prodotto il 57% del PIL mondiale (espresso in termini di parità di potere di acquisto) e il 46% delle emissioni globali di gas-serra Distribuzione regionale delle emissioni di GHG pro-capite per il 2004 (tutti i gas del Protocollo di Kyoto,, inclusi quelli dall uso del suolo) per US$ di GDP ppp, rispetto al GDP ppp di diversi raggruppamenti di nazioni. 26
27 Con le attuali politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici e le relative pratiche di sviluppo sostenibile, le emissioni globali di GHG continueranno a crescere durante i prossimi decenni. Emissioni globali di GHG per il 2000 e proiezioni delle emissioni per il 2030 e il 2100 da scenari IPCC SRES e dalla letteratura post-sres. 27
28 Comcentrazione di CO 2, temperatura e livello del mare possono continuare ad aumentare dopo la riduzione delle emissioni Per esempio,, per stabilizzare a 550 ppm, le emissioni devono iniziare a diminuire presto ed i PVS devono contribuire a queste riduzioni: Business as usual (A2) Source IPPC 28
29 Mitigazione nel breve e medio termine (fino al 2030) Esiste un sostanziale potenziale economico per la mitigazione delle emissioni globali di GHG nei prossimi decenni. Studi mostrano che misure di mitigazione a costi netti negativi (cioè i benefici acquisiti sono uguali o superiori ai costi sociali, escludendo i benefici di possibili impatti dei cambiamenti climatici evitati) possono ridurre le emissioni globali di circa 6 Gt CO 2 -eq/anno nel Nessun settore o tecnologia può risolvere il problema della mitigazione. E necessario un MIX ENERGETICO. Nel 2030 la stima dei costi macro-economici per la mitigazione, verso la stabilizzazione fra 445 e 710 ppm di CO2-eq, è compresa tra una diminuzione di un 3% del PIL globale e un piccolo incremento. Mitigazione nel breve e medio termine (fino al 2030): CO-BENEFICI Co-benefici: l abbattimento dell inquinamento dell aria, la fornitura di servizi energetici moderni alle aree rurali e l aumento dell occupazione. I co-benefici per la salute a breve termine, derivanti dalla riduzione dell inquinamento dell aria possono essere sostanziali e possono compensare una parte sostanziale dei costi di mitigazione. 29
30 Mitigazione nel breve e medio termine (fino al 2030) per settori: TRASPORTI: molte opzioni per la mitigazione, ma anche molte barriere. EDILIZIA URBANA: opzioni di efficienza energetica per gli edifici nuovi e per quelli esistenti -> riduzioni considerevoli delle emissioni di CO con un beneficio economico netto. INDUSTRIA: potenziale economico nelle industrie ad alta intensità energetica. AGRICOLTURA: potenziale contributo significativo a basso costo. FORESTE: potenziale riduzione considerevole. RIFIUTI: contributo minimo alle emissioni globali di GHG (<5%), ma il settore dei rifiuti può contribuire positivamente alla mitigazione dei GHG a basso costo Mitigazione nel lungo termine (dopo il 2030): Per stabilizzare le concentrazioni atm di GHG le emissioni dovrebbero raggiungere un picco e poi diminuire. Gli sforzi di mitigazione nei prossimi 2 o 3 decenni saranno essenziali. Il range dei livelli di stabilizzazione valutato può essere raggiunto con varie tecnologie, alcune già disponibili e alcune che saranno disponibili tra qualche decennio. Però devono essere attivati degli INCENTIVI appropriati. Il contributo delle diverse tecnologie alla riduzione delle emissioni varierà nel tempo, fra le regioni e a seconda del livello di stabilizzazione. L efficienza energetica gioca un ruolo fondamentale in molti scenari per la maggior parte delle regioni e delle scale temporali. 30
31 Aumento della T globale media di equilibrio rispetto al livello pre-industriale (1750) secondo i vari livelli di stabilizzazione: Livello di stabilizzazione di concentrazione di gas-serra [ppm CO 2 -eq Più basso sarà il livello di stabilizzazione delle concedntrazioni di GHG e maggiorni saranno i BENEFICI (DANNI EVITATI). Per livelli di stabilizzazione bassi, gli scenari pongono maggiore enfasi sull utilizzo di fonti energetiche a basso contenuto di carbonio, come le energie rinnovabili e l energia nucleare, e l utilizzo della cattura e confinamento della CO 2. In questi scenari è necessario avere un accelerazione nella riduzione dell intensità di carbonio. Bisogna anche includere possibili opzioni di mitigazione legate all uso del suolo ed alla silvicoltura (foreste). Per raggiungere gli obiettivi di stabilizzazione e ridurre i costi, sarebbero necessari investimenti nelle tecnologie a bassa emissione di GHG e una loro vasta applicazione in tutto il mondo, ed anche miglioramenti tecnologici attraverso iniziative pubbliche e private di ricerca e sviluppo. 31
32 Nel 2050 la media globale dei costi macro-economici per la mitigazione multi-gas verso una stabilizzazione tra 710 e 445 ppm CO2-eq è tra un 1% di guadagno e un 5.5% di diminuzione del PIL globale. La scelta decisionale politica verso un appropriato livello di mitigazione globale nel tempo -> un processo di gestione del rischio che include la mitigazione e l adattamento, prendendo in considerazione i danni dei cambiamenti climatici reali ed evitati, i co-benefici, la sostenibilità, l equità, e l esposizione al rischio. Integrare le politiche climatiche in più ampie politiche di sviluppo rende più semplice l implementazione ed il superamento delle barriere. Rendere lo sviluppo più sostenibile cambiando i percorsi di sviluppo. Scienza e politiche 32
33 I paesi in via di sviluppo sono più vulnerabili ad un cambiamento del clima Un cambiamento del clima potrebbe colpire in maniera sproporzionata i paesi e le popolazioni più povere del mondo, inasprendo le iniquità nelle condizioni di salute e nell accesso alle risorse (alimentari, idriche, etc.). Perché sono più vulnerabili?: a) Gli impatti sono più acuti Sono più prossime ai margini di tolleranza per i cambiamenti delle temperature e delle precipitazioni (più soggette a siccità e inondazioni) Struttura economica Una percentuale alta della loro economia è costituita da settori sensibili, es. agricoltura Vulnerabilità costiera 49 sui 50 paesi con I costi di protezione costiera più alti del 0.5% del PIL sono paesi meno sviluppati Scarsa nutrizione e infrastrutture sanitarie e quindi più probabile la perdita di vite umane b) Minore capacità di adattamento Disponibilità di tecnologia Conoscenza ed educazione Capacità delle istituzioni Capacità finanziaria 33
34 Regime internazionale sul clima: cronologia 1886: - scoperta del fenomeno (Arrhenius) 1988: WMO e UNEP istituisce IPCC 1990: primo IPCC report (FAR): attività umana ed influenza negativa 1990: inizio negoziazioni accordo internazionale 1992: UNFCCC 1995: secondo IPCC report (SAR) : dimensione socioeconomica cc 1997: Protocollo di Kyoto 2001: terzo IPCC report (TAR) 16 febbraio 2005: entrata in vigore protocollo di Kyoto 2007: quarto IPCC report (AR4), Accordo di BALI (COP13) UN Framework Convention on Climate Change 1) Earth Summit (Rio de Janeiro, giugno 1992): United Nations Framework Convention on ClimateChange(UNFCCC). 2) UNFCCC adottata a New York il 9 maggio ) UNFCCC è iniziata il 21 marzo 1994 (90 giorni dopo la 50 0 ratifica). 4) Istituzione regime internazionale sul clima 5) Natura giuridica: trattato internazionale (UN) 34
35 UNFCCC: Obiettivo (art.2) Obiettivo ultimo: stabilizzare le concentrazioni di gas ad effetto serra nell atmosfera a un livello tale che sia esclusa qualsiasi pericolosa interferenza delle attività umane sul sistema climatico. Tale livello deve essere raggiunto entro un periodo di tempo sufficiente per permettere agli ecosistemi di adattarsi naturalmente a cambiamenti di clima e per garantire che la produzione alimentare non sia minacciata e lo sviluppo economico possa continuare ad un ritmo sostenibile Equità UNFCCC: principi (art.3) Responsabilità comuni ma differenziate Riconoscimento dei bisogni e delle circostanze speciali dei paesi in via di sviluppo Principio di precauzione Promozione dello sviluppo e della crescita di tipo sostenibile 35
36 UNFCCC: Parti 1) Parti allegato I (41 paesi): Paesi industrializzati : Membri OCSE nel paesi con economie in transizione (EITs) + CE + Turchia 2) Parti allegato II (24 paesi): Parti allegato I senza EITs 3) Parti non-allegato I: Parti non incluse nell allegato I: paesi in via di sviluppo come Least Developed Countries, (LDC) most vulnerable countries, oil-exporting countries, ecc.. UNFCCC: struttura istituzionale 1) Conferenza delle parti (COP): 11 COPs COP/MOP1 organo supremo della convenzione esamina regolarmente attuazione convenzione adotta decisioni necessarie per promuovere attuazione convenzione Due organi sussidiari permanenti necessari per attuazione convenzione: a) SBSTA: fornisce informazioni e consulenza su questioni scientifiche e tecniche b) SBI: assiste COP esame e revisione effettiva attuazione UNFCCC 2) Segretariato (Bonn) 3) Meccanismo finanziario (GEF) amministrati da un consiglio e sottoposti a supervisione COP 36
37 Un altro Organo sussidiario dell UNFCCC: 4) Dialogue on long-term cooperative action to address climate change by enhancing implementation of the Convention (Dialogue) Stabilito alla COP11 (Montreal, 2005) (Decisione 1/CP11) obiettivo: Dialogo nell ambito della Convenzione, aperto a tutte le sue Parti, per scambiare esperienze ed analizzare approcci strategici per azioni di cooperazione nel lungo termine nella lotta ai cambiamenti climatici, richiedendo ai co-facilitatori del Dialogo di fare rapporto sul lavoro svolto alla COP13. Un altro Organo sussidiario del Protocollo di Kyoto: 5) Ad Hoc Working Group on Further Committments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol (AWG) Istituito alla CMP1 (Montreal, 2005) Obiettivo: considerare gli impegni futuri dei Paesi Annex I UNFCCC: Obiettivi di riduzione delle emissioni La Convenzione non introduce obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni per tutte le Parti, ma soltanto l impegno generico per le Parti elencate nell Allegato I (cioè, Paesi industrializzati e Paesi con economia in transizione) di riportare, individualmente o insieme, le emissioni antropogeniche di anidride carbonica e degli altri gas-serra serra non controllati dal Protocollo di Montreal ai livelli del
38 UNFCCC: impegni di tutte le parti (Art. 4.1) 1) Inventari nazionali delle emissioni gas serra 2) Programmi nazionali, misure intese a: mitigare i cambiamenti climatici facilitare un adeguato adattamento ai camb climatici 3) Trasferimento delle tecnologie 4) Gestione sostenibile e conservazione biodiversità 5) Cooperazione, adattamento, ricerca, educazione 6) Communicazione delle informazioni UNFCCC: impegni differenziati 1) Paesi allegato I (paesi( industrializzati): a) impegni volontari riduzione emissioni singolarmente o congiuntamente nel 2000 ai livelli del 1990 (art.4.2) b) adozione politiche e misure e informazioni al riguardo 2) Paesi allegato II: assistenza tecnica e finanziaria ai paesi in via di sviluppo per interventi di mitigazione ed adattamento (art.4.3,4,5) 3) Paesi non-allegato I (paesi( in via di sviluppo): a) informazioni (inventari nazionali e comunicazioni nazionali) b) status particolare per alcune parti (Art ) 38
39 UNFCCC: procedura decisionale Consenso: decisioni COP e organi COP può adottare sussidiari (no consenso su regole procedurali) COP può adottare decisions necessary to promote effective implementation della UNFCCC (formalmente non vincolanti) COP può adottare protocolli aggiuntivi consenso (ratifica necessaria) emendamenti alla UNFCCC con un voto a maggioranza di 3/4 (sottoposto a successiva approvazione delle parti) UNFCCC and Kyoto: the funds 1) ASpecial Climate Change Fund Fund to finance projects relating to capacity-building, adaptation, technology transfer, Climate change mitigation and economic diversification for Countries highly dependent on income from fossil fuels. It is complementary to other funding mechanisms. 2) A Least Developed Countries Fund Fund to support a special work programme to assist LDCs. An Adaptation Fund 3) An Fund, managed by the GEF and funded also by additional contributions from Annex I Parties, to finance practical adaptation projects and programmes in developing countries, and also support capacity-building activities. Parties to the Protocol have to report yearly on their contributions to the fund and the COP/MOP review these reports. 39
40 Adaptation in UNFCCC, Kyoto UNFCCC, Art. 2 Dangerous depends on ability of ecosystems, food production and economic development to adapt UNFCCC, Art. 4.1 facilitate adequate adaptation co-operate in preparing for adaptation... UNFCCC, Art. 4.4, 4.8 assist developing country Parties that are particularly vulnerable to the adverse effects of climate change in meeting costs of adaptation... Kyoto, Art. 10 Formulate, implement measures to facilitate adequate adaptation... L ultima COP: COP13 MOP3 Bali (Indonesia) Dicembre
41 Bali (Indonesia), 3-15 dicembre 2007: SBSTA27 SBI27 COP13 CMP3 AWG4AWG4 (Ad Hoc Working Group on Further Commitments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol). Le due vie per la lotta al cambiamento climatico La posizione UE La posizione UE (dentro il PK) Forte motivazione, ruolo predominante misure domestiche, rigore, rigidità La posizione USA (fuori del PK) Incerta motivazione, ruolo predominante attività all estero, volontarietà, flessibilità La posizione paesi in via di sviluppo Altre priorità, scarsità fondi, know-how 41
42 Il negoziato sugli impegni per il post-2012 UNFCCC, art. 7.2(a) La COP dovrà esaminare periodicamente gli obblighi delle Parti e l assetto istituzionale della Convenzione... PK, art. 3.9 La COP/MOP dovrà avviare la considerazione degli impegni per i periodi successivi per le Parti dell Allegato I al più tardi entro sette anni prima della fine del primo periodo di impegno. (2005) PK, art. 9 La COP/MOP dovrà periodicamente riesaminare questo Protocollo e prendere le azioni appropriate. Il primo riesame dovrà avere luogo alla COP/MOP2. Proiezione delle emissioni di gas-serra serra in diverse regioni del mondo miliardi di tonnellate di CO 2 equivalente Fonte: Criqui, P., Kitous, A., Berk, M., den Elzen, M., Eickhout, B., Lucas, P., van Vuuren, D., Kouvaritakis N. e Vanregemorter (2003) Greenhouse Gas Reduction Pathways in the UNFCCC Process up to 2025, studio commissionato dalla Commissione Europea: p
43 Il ruolo della Cina e dell India rispetto all aumento aumento delle emissioni globali di CO 2 Emissioni di CO 2 cumulate dal settore energetico Stati Uniti Unione Europea Giappone Cina India miliardi 200 di tonnellate Secondo lo scenario di riferimento del World Energy Outlook 2007 dell AIE, il 60% circa dell aumento globale delle emissioni tra il 2005 e il 2030 proverrà dalla Cina e dall India L obiettivo negoziale dell UE Limitare l incremento di temperatura a non più di 2 C rispetto al livello pre-industriale;, a questo fine: le concentrazioni di CO 2 equivalente dovranno essere stabilizzate ben al di sotto di550 ppmv; le emissioni globali dovranno cominciare a scendere entro due decenni, per arrivare entro il 2050 a livelli del 15-50% inferiori a quelli del 1990; le emissioni dei Paesi industrializzati dovranno ridursi del 15-30% entro il 2020, e del 60-80% entro il
44 Le altre principali posizioni negoziali Stati Uniti: nessuna partecipazione a protocolli o altri accordi internazionali che introducano obblighi di riduzione per i Paesi industrializzati, senza la partecipazione dei principali Paesi in via di sviluppo, India, OPEC: nessun nuovo impegno per i Paesi in via di sviluppo Cina, Sudafrica: nessun impegno di riduzione delle emissioni per i paesi in via di sviluppo senza un rafforzamento del trasferimento di tecnologia Paesi meno sviluppati, AOSIS: i Paesi industrializzati devono mantenere i propri impegni per il supporto ai programmi di adattamento dei Paesi più poveri e vulnerabili COP13 (Bali( Bali,, 2007) Che cosa c èc nella roadmap di Bali? Principali risultati della Conferenza di Bali: 1) Si è deciso di dare avvio alle negoziazioni su un futuro accordo, 2) Si è concordata l agenda di queste negoziazioni, 3) Si è stabilito il termine delle negoziazioni stesse in modo tale da assicurare la continuità rispetto all attuale Protocollo. 4) Il negoziato relativo a questi temi si concluderà nel 2009, in modo che il nuovo accordo possa entrare in vigore alla fine della prima fase del Protocollo di Kyoto. 44
45 Piano di Azione di Bali? Il Piano di Azione di Bali avvia un azione collettiva per la riduzione delle emissioni globali sul lungo periodo, che si basa sul principio delle responsabilità comuni, ma differenziate e prevede: obiettivi quantificati di limitazione e riduzione delle emissioni per i Paesi industrializzati, basati sui principi della comparabilità degli sforzi e del rispetto delle circostanze nazionali (si applica anche ai Paesi industrializzati, come gli USA, che non hanno ratificato il Protocollo di Kyoto); azioni di mitigazione da parte dei Paesi in via di sviluppo, nel contesto dello sviluppo sostenibile e attraverso un adeguato supporto finanziario e tecnologico; interventi diretti e incentivi per combattere la deforestazione e il degrado delle foreste nei Paesi in via di sviluppo, e promuovere la conservazione delle foreste, il loro sviluppo sostenibile e l accrescimento degli stock di carbonio. Che cosa non c è nel Piano di Azione di Bali (1): Il Piano di Azione di Bali non contiene, come aveva invece richiesto l Unione Europea, una indicazione quantitativa delle riduzioni delle emissioni richieste per i Paesi industrializzati: come gruppo, i Paesi industrializzati dovrebbero ridurre le proprie emissioni in modo significativo entro il 2020 (10-40% al di sotto dei livelli del 1990) e a livelli ancora più bassi entro il 2050 (40-95% al di sotto dei livelli del 1990) al fine di raggiungere livelli di stabilizzazione bassi o medi ( ppm CO 2 -eq) 45
46 Che cosa non c è nel Piano di Azione di Bali (2): invece contiene solo un riferimento alla loro urgenza e un richiamo a tre pagine del contributo del Gruppo III al Quarto Rapporto di Valutazione dell IPCC: Riconoscendo che significativi tagli delle emissioni globali sono necessari al fine di arrivare all obiettivo finale della Convenzione e ponendo enfasi sull urgenza 1 di affrontare i cambiamenti climatici come indicato nel Rapporto AR4 dell IPCC 1 Contributo del Working Group III dell AR4 dell IPCC, Technical Summary, pagine 39 e 90, e Capitolo 13, pagina 776 Questo argomento centrale della Conferenza è stato sviluppato primariamente da: 1) Dialogo sulla cooperazione nel lungo termine per affrontare i cambiamenti climatici attraverso il miglioramento dell implementazione della Convenzione (Dialogo) 2) AWG, 3) Seconda revisione del Protocollo di Kyoto, conformemente al suo Articolo 9 (Second review of the Kyoto Protocol pursuant to its Article 9). 46
47 La Decisione della COP13 BALI ACTION PLAN : La Decisione Altri risultati di BALI: hanno deciso di lavorare ad un nuovo programma strategico per aumentare gli investimenti per lo sviluppo ed il trasferimento di tecnologie, hanno stabilito di intraprendere una serie di azioni per ridurre le emissioni da deforestazione e degrado delle foreste nei PVS lavorando anche sulle metodologie, hanno reso completamente operativo l Adaptation Fund. 47
48 Il grande autoinganno climatico dell umanit umanità Ma i cambiamenti climatici sono solo naturali! Quando saremo in grado di capirne tutti i meccanismi fisici, potremo fermarli Spetta agli altri ridurre le loro emissioni FINE 48
49 Negotiation issue Feedback from implementation Start of the work at SBI, SBSTA, or COP (Issue is put in agenda). Internal discussions: national positions Submission of views on the issue to SBI, SBSTA or COP Preparation of docs to support the negotiations Discussions in regional groups and bilaterally Preparation of a CONCLUSION / DECISION on the issue By Parties By Parties at national level By Parties, IGO, NGO By UNFCCC seg. By Parties members of groups By Parties with assistance of UNFCCC seg. Discussion and negotiations on the issue at SBI, SBSTA or COP Implementation of decision/ Conclusion on the issue (by Parties and UNFCCC sec. Agreement of Parties on the issue and adoption of a CONCLUSION / DECISION By Parties at SBI, SBSTA, COP Monitoring of implementation By Parties with assistance of UNFCCC seg. Issue resulting From implementation By Parties or UNFCCC seg. Problemi di adattamento in Italia: pianificazione e gestione delle risorse idriche, in relazione alla prospettiva futura di diminuzione complessiva delle risorse idriche, di incremento degli eventi meteorologici estremi (alluvioni e siccità), ecc.; pianificazione e gestione degli usi del territorio e delle risorse ambientali naturali, in relazione alla prospettiva di migrazione verso nord (verso più alte latitudini) e verso l alto (verso più alte quote) di tutti gli ecosistemi; pianificazione e gestione delle coste e delle risorse marine, in relazione alla prospettiva di innalzamento del livello del mare; programmazione dello sviluppo di alcuni settori economici particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici, quali: agricolo e agroalimentare,, insediamenti umani e infrastrutture nelle aree a maggior variazione di rischio idrogeologico, energetico, turistico. 49
50 Europa 2003: quando i "sinks" sinks" " diventano "sources"" di anidride carbonica (2): Nel numero 437 della rivista Nature, del 22 settembre 2005, sono stati pubblicati i risultati di una estesa attività di ricerca intrapresa da 18 università ed Enti di ricerca di 7 paesi tra cui l'italia (Università della Tuscia e CNR-Ibimet di Firenze), nell'ambito di un programma della UE che ruguarda il bilancio dei flussi di anidride carbonica nelle foreste. In questa ricerca sono stati utilizzati i dati sperimentali raccolti da un gran numero di postazioni di misura appartenenti ad una estesa rete sperimentale di monitoraggio europeo dei flussi di anidride carbonica dai suoli e dalle piante (foresta pluviale, boschi mediterranei, vegetazione tipica europea). Europa 2003: quando i "sinks" sinks" " diventano "sources"" di anidride carbonica (3): I dati sui flussi di anidride carbonica raccolti e che riguardavano, in particolare i mesi di luglio e di agosto del 2003, hanno messo in evidenza che i boschi e le foreste europee, nel bilancio tra assorbimenti ed emissioni, avevano emesso circa 500 milioni di tonnellate di carbonio, equivalenti ad un miliardo e 850 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Una emissione simile significa che tutta la biomassa e la materia organica che era stata accumulata nei quattro anni precedenti in Europa era stata immediatamente perduta nel giro di due mesi e letteralmente andata in fumo nell estate del 2003, ma non per colpa degli incendi. 50
51 UNFCCC: Un approccio differenziato per le Parti incluse e quelle non incluse nell Allegato I In accordo con il principio delle «responsabilità comuni ma differenziate» enunciato dalla Convenzione, il contenuto di queste comunicazioni nazionali e le scadenze per la loro trasmissione sono differenti per le Parti incluse e quelle non incluse nell Allegato I. Le Parti dell Allegato I devono fornire una descrizione dettagliata delle politiche e misure per la riduzione delle emissioni di gas-serra e una stima dei loro effetti. Le Parti non incluse nell Allegato I possono includere progetti da finanziare, insieme ad una stima dei costi delle azioni necessarie per l attuazione della Convenzione. La posizione degli USA: Negoziazione del PK (Kyoto, 1997, COP3) Firma del PK (Buenos Aires, 1998, COP4) Clinton MAI trasmesso PK al Senato Bush rifiuto di ratificare il PK (2001) Piano alternativo: Asia-Pacific partnership Kyoto 1997: il vice Presidente Al Gore aderisce per conto degli Stati Uniti 51
52 Stabilizzazione delle concentrazioni atmosferiche di GHG (IPCC-AR4 AR4-WGIII, 2007) 52
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