Movimento 5 Stelle Gruppo Assembleare Regione Emilia-Romagna RISOLUZIONE. Premesso che. il Corpo di Polizia Penitenziaria, posto alle dipendenze del

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1 ^OVÌMENT(^ Regione Emilia-Romagna Assemblea legislativa Fascicolo: AL/2017/2656 del 19/01/2017 OGGETTO 3906 Movimento 5 Stelle Gruppo Assembleare Regione Emilia-Romagna Bologna, 19 gennaio 2017 Alla Presidente fìn^pttn wvauc I Iu Oy Q Q nuo R ^ella dell'assemblea Regione Emilia-Romagna legislativa cons. Simonetta Saliera RISOLUZIONE Premesso che il Corpo di Polizia Penitenziaria, posto alle dipendenze del Ministero della Giustizia, Dipartimento dell'amministrazione Penitenziaria, garantisce la sicurezza e le condizioni di legalità all'interno degli istituti penitenziari, collabora alle attività di reinserimento sociale delle persone condannate, per l'attuazione del fine costituzionale della pena, sancito nell'art. 27 della Costituzione; i doverosi e delicati compiti che gli agenti di Polizia Penitenziaria devono espletare, vanno al di là di quelli che comunemente la società ritiene debbano svolgere. Questi compiti spaziano da una dovuta autorevole durezza, che possa permettere l'ordine e la sicurezza all'interno degli istituti di pena, ad un'altrettanta dovuta sensibilità, che possa permettere la partecipazione degli agenti alle attività d'osservazione e di trattamento rieducativo dei detenuti e degli internati; Movimento 5 Stelle Gruppo Assembleare Regione Emilia-Romagna Viale Aldo Moro Bologna

2 il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria spesso opera in strutture fatiscenti e insalubri, sovraffollate, in situazioni estreme con carenze di personale, con turni massacranti ; queste le condizioni in cui sono costretti a lavorare gli agenti del corpo di polizia penitenziaria nella maggior parte delle carceri italiane, condizioni spesso sottovalutate, ma che influiscono profondamente sul benessere organizzativo del lavoro e, di anno in anno, contribuiscono all'aumento dei livelli di stress correlato e ai conseguenti casi della sindrome di bum out; tali condizioni facilitano l'accentuarsi di tensioni e conflittualità all'interno degli istituti, tra detenuti e poliziotti, da cui deriva l'incremento dei casi di aggressione alla polizia penitenziaria; la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'italia al risarcimento di alcuni detenuti per il tempo trascorso in condizioni detentive che hanno violato i diritti umani dei ricorrenti, ha costretto il legislatore ad introdurre nuove norme e circolari atte a migliorare le condizioni di detenzione dei reclusi in tutte le carceri del paese; l'amministrazione penitenziaria per allinearsi agli assunti della suddetta sentenza ha da tempo avviato un percorso di miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti. I cambiamenti hanno introdotto innovazioni che riguardano il regime a celle parte, almeno 8 ore al giorno (escludendo i circuiti ad alta sicurezza, art. 41 bis ed elevata pericolosità), l'introduzione della sorveglianza dinamica ovvero il controllo della sicurezza da parte della Polizia penitenziaria passando da una modalità fisica ad un sistema di video-sorveglianza; rilevato che la Regione Emilia-Romagna con la Legge regionale 3/2008 ha normato e consolidato la sua azione nella tutela dei diritti

3 e della dignità delle persone ristrette nelle carceri dell'emilia-romagna attraverso l'assicurazione del rispetto dei diritti fondamentali delle persone detenute e favorendo il recupero ed il reinserimento nella società delle persone sottoposte alle misure limitative e privative della libertà personale ; la Regione ha accolto le novità normative introdotte dalla Stato e dalle disposizioni emanate dalla Amministrazione penitenziaria volte a migliorare le condizioni di vita dei detenuti approvando un Protocollo operativo integrativo con il Ministero della Giustizia nel quale sono inserite operatività interistituzionali volte all'umanizzazione della pena e al reinserimento delle persone detenute; inoltre la Regione Emilia-Romagna ha reso operativo un protocollo per i detenuti stranieri, a favore dei quali sono previste misure specifiche che salvaguardano l'offerta di opportunità per l'apprendimento della lingua italiana e della mediazione culturale. In tale protocollo si promuovono anche programmi di rimpatrio assistito che facilitino l'accesso a tali opportunità da parte di cittadini stranieri che ne abbiano i requisiti necessari; considerato che le innovazioni introdotte nel sistema a seguito della suddetta sentenza sembrerebbe che abbiano migliorato in parte la condizione delle persone detenute, ma abbia contestualmente aumentato le criticità per il personale della Polizia penitenziaria che denunciano un incremento di rischi di aggressioni da parte di persone detenuti; presso alcuni Istituti penitenziari presenti sul territorio regionale si registrano criticità caratterizzate episodi insostenibili per il personale della Polizia penitenziaria. Ne è un esempio quanto succede presso la Casa circondariale S. Anna di Modena caratterizzata da una gestione amministrativa dei vertici molto discutibile, in cui il 3

4 suddetto personale di polizia penitenziaria denunciano la scarsa sicurezza dell'intero istituto e l'incolumità fisica a rischio giornaliero. I continui episodi di autolesionismo da parte dei detenuti, ai quali devono far fronte quotidianamente i lavoratori di polizia penitenziaria, stanno determinando una situazione non più sostenibile con evidenti e rilevanti situazioni di stress e pericolo per gli agenti; lo sconforto e il senso di abbandono dei lavoratori e delle lavoratrici del corpo di polizia penitenziaria sono i sentimenti prevalenti che esplodono in tutta la loro drammaticità quando iniziano il turno di servizio in particolare presso la Casa circondariale S. Anna, al punto tale che tutte le Organizzazioni Sindacali Rappresentative dei lavoratori del S. Anna hanno sottoscritto una nota unitaria in cui fanno emergere le criticità in essere; altro esempio da cui si evince lo stato di criticità in essere sul territorio regionale è rappresentato da quanto succede nel carcere di Piacenza, in cui le criticità si manifestano giornalmente, lo scorso anno un agente della Polizia Penitenziaria è stato aggredito da un detenuto della sezione A, quella destinata ai reclusi più violenti (16 in totale) e dove dovrebbero prestare servizio almeno due agenti per ogni turno. L'agente ha dovuto fare ricorso alle cure ospedaliere e gli è stata certificata una prognosi di venti giorni. A denunciare il fatto è stato il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria attraverso il suo segretario regionale Francesco Campobasso e da altre sigle sindacali. Evidenziato che la Commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista coordinata dal professor Lorenzo Vidino, esperto di terrorismo islamico e violenza politica, ha messo in guardia il governo sui fenomeni di radicalizzazione del terrorismo che si sviluppano nelle carceri. I dati aggiornati al 30 dicembre riferiscono di 172 detenuti "monitorati", perché accusati direttamente di reati connessi al terrorismo internazionale o ritenuti di

5 interesse per "atteggiamenti che rilevano forme di proselitismo, radicalizzazione e/o reclutamento". Poi ce ne sono 64 "attenzionati" per via di "atteggiamenti che fanno presupporre la loro vicinanza alle ideologie jihadiste". Infine, sul gradino più basso della presunta pericolosità, si contano 137 "segnalati": soggetti sui quali dalle prigioni sono arrivate informazioni generiche sui quali sono in corso approfondimenti. L'Assemblea Legislativa dell'emilia-romagna impegna la Giunta regionale e l'assessore competente a sollecitare il Parlamento e il Governo ad atti urgenti finalizzati alla tutela degli agenti di Polizia Penitenziaria operanti nelle carceri regionali in particolari di quegli istituti in cui sono presenti maggiori criticità per risolvere i problemi di sicurezza, di carenza di personale e ambientali. La consigliera Giulia Gibertoni fhuìù) ( 1 r" Oli!

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