Abbazia di San Clemente a Casauria. Le vicende storiche e l architettura della chiesa

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1 Abbazia di San Clemente a Casauria Le vicende storiche e l architettura della chiesa La chiesa di San Clemente a Casauria è uno degli esempi più belli delle abbazie cistercensi abruzzesi; la sua vicenda costruttiva è costellata da numerose interruzioni e rifacimenti, anche a causa degli eventi sismici che hanno interessato la zona, e non è possibile ricostruirne con precisione le diverse fasi costruttive. Una preziosa testimonianza è costituita dal Chronicon Casauriense, oltre che dall apparato scultoreo e decorativo dell abbazia stessa. La chiesa fu voluta dall imperatore Ludovico II nell 871, come ex voto o, più verosimilmente, quale baluardo del potere imperiale nei pressi del fiume Pescara allo sbocco delle gole di Popoli. La fabbrica originaria subì ingenti danni durante le invasioni saracene del 916, tanto da costringere i monaci prima a fuggire e poi a rimetter mano alla propria sede. I lavori ripresero nel 1176 per volontà dell abate Leonate che ridiede splendore al complesso e alla chiesa, prefigurando l impianto a croce latina che tutt oggi è possibile ammirare: fu realizzata la facciata principale, con i tre portali, il portico e, presumibilmente, anche il soprastante oratorio, l abside ed il transetto. Il progetto di Leonate, morto nel 1882, rimarrà in parte incompiuto, come si rileva dalle diverse altezze della navata centrale e dalla mancata costruzione delle volte a crociera del transetto. Fig.1 L abbazia di S.Clemente in una mappa del 1743 Fig.2 La chiesa in un disegno di Carelli Gonzalvo Da allora le informazioni storiche sono alquanto frammentarie, il monastero deve aver attraversato lunghi periodi di decadenza, nei quali fu trasformato in magazzino, stalla, ripostiglio. Ha subito alcune manomissioni nel corso del XIX sec., quando vennero intrapresi una serie di lavori di riparazione dei tetti, operate a più riprese per arrestare il degrado della chiesa. E allora che furono presumibilmente rimossi gli affreschi dell abside, del presbiterio e della sagrestia; furono sostituite alcune colonne della navata centrale o inglobate da nuovi piloni realizzati in tufo e reintegrati i due pilastri centrali del portico, come si legge in una relazione del 1879 di Gennaro della Monica, membro della commissione conservatrice dei monumenti e delle opere d arte della provincia di Teramo, e negli scritti di Antonio de Nino, Ispettore onorario alle Antichità e agli Scavi. Il prolungato decadimento dell abbazia si arresta solo sul finire del XIX sec., quando, nel 1894, la chiesa viene dichiarata monumento nazionale, e tale atto segna l avvio di una serie di iniziative, sfociate poi nei restauri di Pier Luigi Calore, tra 1887 ed il 1892, e poi di Ignazio Carlo Gavini tra il 1919 ed il Dalle piante redatte dal Calore si deduce la conformazione della chiesa alla fine dell 800, che differisce dall impianto attuale nella zona del transetto, articolato a quel tempo con due grandi cappelle ai lati dell altare, le quali erano separate

2 attraverso un muro dalle retrostanti sacrestie. In una planimetria del Sacconi si rileva, inoltre, la presenza di un setto murario a sinistra dell ingresso, che probabilmente individuava una ulteriore piccola cappella. Fig.3-4 Vedute interne della chiesa prima degli interventi di restauro I primi interventi del Calore riportano in luce la cripta, realizzano la cornice di coronamento ed il pavimento del portico, il selciato esterno; viene intrapreso inoltre il restauro delle decorazioni in pietra del portico e dell ambone, liberato attraverso la demolizione della parte alta della scaletta in pietra attraverso cui vi si accedeva. Del Calore è la sistemazione del giardino, che separa il complesso monastico dalla strada e ripropone nel disegno, l idea dell antica isola, tra i due rami del fiume Pescara, su cui sorgeva l originario monastero. Il successivo intervento di restauro del Gavini, realizzato in più riprese a partire dal 1919, porta la chiesa ad assumere la sua conformazione attuale: viene liberata la zona del presbiterio e riconquistato lo spazio a croce latina proprio dell originario progetto di Leonate, attraverso la demolizione dalle tramezzature aggiunte, che occultavano i pilastri a fascio posti ai lati dell abside. La funzione statica di collegamento tra le navate e il transetto viene affidata, una volta demoliti i muri, a tre travi in cemento armato, uno dei primi esempi dell uso del cemento armato nel restauro dei monumenti. Vengono poi eseguiti una serie di opere di rinforzo strutturale: per contrastare la spinta del grande arco che separa in due la navata centrale, sono realizzate due arcate corrispondenti nelle navate laterali, viene ripristinata la loggia sulla controfacciata e riaperte le finestre sul transetto. Fig.5-6 Vedute interne della chiesa dopo i restauri del Gavini

3 L architettura della chiesa è caratterizzata da un elegante portico di facciata, corredato da un apparato scultoreo zoomorfo con motivi di decorazione a bastone spezzato; la sua costruzione risale al periodo dell abate Leonate ad opera di maestranze provenienti dalla Puglia e dalla Borgogna. Il portico è costituito da tre arcate, di cui quella centrale a tutto sesto e quelle laterali a sesto acuto, sostenute da pilastri rettangolari con addossate colonne di diverso diametro. Antistanti alle due colonne che inquadrano l arco centrale erano due leoni, dei quali si conserva solo quello di destra, mentre quello di sinistra venne tolto nel corso di un restauro ottocentesco. I capitelli delle colonne centrali, opera di due diversi artisti, raffigurano i dodici apostoli. Fig.7 La facciata principale dell abbazia La facciata originale presentava probabilmente un rosone come testimoniato nel Chronicon Casauriense, nonché raffigurato nelle due lunette dell architrave del portale e dell' architrave del ciborio. Le tre campate del portico sono coperte da volte a crociera costolonate che sostengono il soprastante oratorio dedicato a S.Michele Arcangelo, la cui posizione sopra il portico, assai rara in Italia, denuncia l influenza borgognona. Fig.8 L interno del portico Fig.9 Il portale di accesso principale in bronzo Il ricco apparato scultoreo e decorativo è stato progressivamente rimaneggiato anche a seguito dei terremoti del 1349 e del 1456; a interventi quattrocenteschi successivi ai sismi sono anche da ricondursi le differenze, nella parte superiore

4 dell edificio, tra le quattro finestre bifore, delle quali due sono architravate e due a sesto acuto. Alla sinistra del portico rimangono i resti di una costruzione in tufo voltata a botte. Sia nel Chronicon Casauriense che negli architravi del ciborio e del portale d ingresso è possibile vedere alla sinistra della chiesa un campanile fatto edificare fra il 1146 e il 1152, alto circa sei metri e mezzo e forse crollato durante il terremoto del Fig.10 Esterno: prospetto posteriore L accesso è segnato da tre portali, di cui quello centrale, maggiore dei due laterali, è costituito da tre arcate che vanno rastremandosi verso l interno e sormontato da archi a ferro di cavallo: vi è rappresentato S.Clemente assiso in trono, con la mano destra in atto di benedire mentre con l altra tiene il pastorale; alla sua sinistra Leonate che consegna il modello della chiesa che va ricostruendo, con il rosone e quattro arcate di ingresso, previste forse nel progetto iniziale in luogo delle tre poi eseguite. Nell architrave è raffigurata la leggenda di fondazione dell Abbazia. Fig.11 Planimetria del complesso abbaziale

5 Le porte, in bronzo, furono fatte collocare nel 1191 dall abate Gioele, successore di Leonate: erano costituite da 72 formelle decorate, parte delle quali sono state trafugate e reintegrate, nel 1933, in legno. Sulla lunetta del portale sinistro è raffigurato S. Michele Arcangelo, che atterra con la lancia il drago:il culto di S. Michele si diffonde con il dominio dei Longobardi, prima in territorio pugliese poi, attraverso i contatti avuti tramite la pastorizia transumante, anche in Abruzzo. Sulla lunetta del portale destro una Madonna con Bambino, mostra evidenti reminiscenze bizantine e presenta ancora tracce della policromia originaria. L impianto planimetrico, a croce latina, è diviso in tre navate scandite da una doppia fila di sette pilastri diversi tra loro per forma, sezione e ornamentazione; è conclusa da un abside semicircolare. La copertura è sostenuta da capriate nella navate principale e semicapriate nelle laterali; nella zona del transetto, ai lati del presbiterio, forse mai coperta da crociere, sono le travi in c.a. del Gavini che sostengono la copertura. Fig.12 Sezione longitudinale Alla cripta si accede attraverso scale poste al termine delle navate laterali; essa accoglieva in origine tre altari, dei quali ne resta oggi uno soltanto. La cripta è articolata da nove navatelle longitudinali e due trasversali, le cui campate sono coperte a crociera; le colonne ed i capitelli sono realizzati con materiali di spoglio provenienti da resti romani, tra i quali spiccano per bellezza i capitelli corinzi della parte absidale e la colonna miliare. Fig.13 Interno: l abside

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