1. Duomo di Modena, XI-XII sec.
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- Ida Brunetti
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1 Lanfranco dirige i lavori di sterro e Lanfranco dirige «artifices» e «operarii». Modena, Archivio Capitolare, ms II,, f. v.. Duomo di Modena, XI-XII sec. La cattedrale modenese di Santa Maria Assunta e San Geminiano, meglio nota come Duomo di Modena, fu edificata all inizio del XII secolo sopra il sepolcro di san Geminiano, patrono della città; in quel sito, a partire dal V secolo, erano state erette già due chiese. Le reliquie del santo sono oggi conservate nella cripta del duomo, in una semplice urna del IV secolo. Il Duomo di Modena è un capolavoro dell architetto lombardo (forse comasco) Lanfranco, uno dei pochissimi artisti di epoca medievale di cui ci è giunto il nome. A quell epoca, infatti, le maestranze lavoravano nell anonimato. Lanfranco, tuttavia, seppe compiere una grande impresa: progettare e costruire questa chiesa in soli sette anni (dal 099 al 0). Per questo la città di Modena gli espresse la sua riconoscenza, celebrandolo in un famoso documento come mirabile artifex, mirificus aedificator e, in una lapide murata nell abside, come ingenio clarus, doctus et aptus, ossia celebre per il suo ingegno, dotto e sapiente. 04, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
2 . Duomo di Modena, XI-XII sec. Accanto a Lanfranco lavorò lo scultore Wiligelmo, ricordato da un altra lapide, che si trova sulla facciata della chiesa. Quest altro artista si occupò della decorazione scultorea. Si ipotizza, però, che Wiligelmo sia pure intervenuto con il ruolo di secondo architetto, iniziando i lavori dalla facciata mentre Lanfranco dirigeva il cantiere della parte absidale. Che ci sia stato un doppio sviluppo, in direzione opposta, dei lavori di costruzione è più che plausibile, considerando i tempi strettissimi di realizzazione. Inoltre, si riscontrano sui fianchi della chiesa, sul punto d incontro dei due nuclei edificati in contemporanea, alcune incongruenze, frutto di un evidente errore di calcolo. Questo, tuttavia, non è sufficiente a confermare un ruolo attivo di Wiligelmo. A partire dal 7, a Lanfranco e Wiligelmo subentrarono nuove maestranze provenienti dal nord della Lombardia, chiamate per completare la cattedrale e la torre campanaria. 04, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
3 C C C. Duomo di Modena. Pianta m D Il Duomo di Modena è simile alla Basilica di Sant Ambrogio per l impianto planimetrico; infatti, condivide con il modello milanese la sua impostazione tipicamente basilicale. La lunghezza totale esterna della chiesa è di,9 m; quella interna di, m. L edificio, orientato sull asse est-ovest, presenta una semplice pianta a tre navate, priva di transetto, con pilastri cruciformi () alternati a grosse colonne () e conclusa da absidi. La navata centrale (A) è scandita da quattro campate quasi quadrate; le navate laterali (B), invece, si dividono in otto campate. A ciascuna navata corrisponde un abside (C). Il presbiterio (D), cioè l area in cui è collocato l altare principale, è sopraelevato, per la presenza della cripta che fuoriesce in parte dal sottosuolo. Non è diviso in navate e la sua copertura risulta leggermente più alta rispetto a quella della navata centrale. Pur non sporgendo dal perimetro della chiesa, la zona presbiteriale, percepibile dall esterno per la sua differente altezza (e per il tetto delle navate, lì diversamente articolato), è stata insomma concepita come una sorta di transetto. L interesse che Lanfranco nutriva per l architettura classica è testimoniato da alcune sue scelte progettuali. Egli, difatti, impostò il rapporto di proporzione fra lunghezza e larghezza delle navate tenendo conto di quanto suggerito da Vitruvio (il famoso architetto romano del I secolo a.c.) nel suo trattato De Architectura. Con ciò, Lanfranco dimostrò di possedere una cultura erudita e una sensibilità professionale decisamente spiccata. B A B 04, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
4 4. Duomo di Modena. Interno, le navate 4 L interno del Duomo di Modena, tutto in laterizio, appare nella sua essenzialità magnifico e austero. Grandi archi a tutto sesto (), poggianti su pilastri compositi () alternati a colonne (), separano le tre navate. Nella zona del triforio, si affaccia sulla navata centrale un finto matroneo con arcate divise in trifore (4). È possibile che Lanfranco avesse inizialmente previsto di realizzare, a questo livello, una galleria praticabile, mettendo in opera un solaio ligneo sopra le navate laterali, e che poi, per qualche motivo, abbia rinunciato a tale soluzione. Il cleristorio è aperto da piccole finestre (5) dalle quali filtra una debole luce. Sul fondo della navata principale, tre ampie arcate trasversali () indicano che la bella cripta ad oratorium, con colonnine e capitelli decorati, luogo di sepoltura di Geminiano, sbuca dal sottosuolo, rendendosi visibile ai fedeli. La tomba del santo diventa sostegno per il livello soprelevato del presbiterio, luogo sacro per eccellenza della chiesa, il quale si offre, in tal modo, come autorevole palcoscenico , GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
5 5. Duomo di Modena. Interno, la copertura La navata centrale, in principio, era coperta da un soffitto a travature lignee, sostenuto da grandi archi trasversali () dal profilo acuto, ancora oggi visibili. Fra il 47 e il 455 si procedette a sostituire questo tetto con una serie di quattro volte a crociera (), sicuri che la struttura di Lanfranco avrebbe saputo sostenere il peso della nuova copertura e soprattutto ne avrebbe contrastato la sollecitazione di spinta. D altro canto, la presenza di pilastri e colonne alternati, già prevista dal progetto originario dell architetto, è di per sé legato alla costruzione di un sistema di copertura voltato. Infatti, di solito, le volte della navata centrale poggiano sui pilastri, mentre quelle delle navate laterali vengono sostenute dalle colonne. La scelta di Lanfranco di coprire un sistema di sostegno complesso con un semplice tetto di legno fu guidata o da necessità economiche o da criteri puramente estetici (analoghe soluzioni furono adottate sia in Normandia sia in Lombardia). 5 04, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
6 . Duomo di Modena. Esterno L esterno del Duomo di Modena presenta un ricco rivestimento in pietra, realizzato in buon a parte con materiale di spoglio proveniente da resti di epoca romana, scoperti nelle vicinanze. Ciò spiega la presenza di figure e iscrizioni antiche in alcune lastre che ricoprono sia le pareti dell edificio sia la torre campanaria (), detta la Ghirlandina (in questa foto coperta perché in restauro), portata a termine da Lanfranco per i primi quattro piani. Anche i leoni stilofori (che reggono colonne) dei due portali principali (quello della facciata e l altro sul prospetto laterale) sono di origine antica. L articolazione delle membrature esterne riflette quella dell interno. La chiesa, infatti, presenta una cintura di loggette ad arcate con trifore (), che circonda tutto il corpo della chiesa (dalla facciata all abside, senza interruzione) richiamando il motivo del finto matroneo interno ed esaltando l inconfondibile unità del progetto. La grandiosa Porta Regia () sulla Piazza Grande, non prevista da Lanfranco, venne aperta sul fianco destro fra il 09 e il. Questo nuovo, monumentale ingresso conferisce al fianco meridionale della cattedrale la dignità di una seconda facciata. La Porta Regia è preceduta da una serie di gradini ed è enfatizzata da un protiro con due leoni stilofori sormontato da una loggia. Il suo profondo strombo è arricchito da una serie di colonnine, tutte diverse fra loro. 04, GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
7 7. Duomo di Modena. Facciata La facciata del duomo fu progettata da Lanfranco con la possibile collaborazione di Wiligelmo, cui certamente vanno attribuiti i rilievi della sua decorazione. Idealmente inscrivibile in un quadrato (la sua larghezza totale è di 4,7 m, la sua altezza di, m), è a salienti, con tetti a spioventi di altezze diverse che disegnano la forma interna delle navate. Due alti pilastri (), coronati da torrette poligonali (), marcano la larghezza e l altezza della navata centrale. Ai maestri campionesi subentrati a Lanfranco nel XIII secolo si deve la trasformazione della facciata, con l aperura di due nuovi ingressi () ai lati del portale maggiore e del grande rosone gotico (4) in alto. Il portale maggiore (5) è enfatizzato da un protiro monumentale che presenta, in alto, una grande edicola voltata a botte. Il protiro è retto da due leoni stilofori; lo strombo è decorato da bassorilievi. I quattro celebri pannelli () di Wiligelmo con le Storie della Genesi, oggi posti sopra i portali laterali e accanto a quello centrale, erano un tempo (cioè prima dell apertura delle nuove porte) allineati sullo stesso livello, come un grande fregio , GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
8 Arco:. Chiave di volta;. Cuneo;. Estradosso; 4. Piedritto; 5. Intradosso;. Freccia; 7. Corda o interasse; 8. Rinfianco L arco e le sue spinte Gli architetti che scelgono di impiegare l arco (o la volta a botte, che presenta la stessa meccanica) devono sempre valutare adeguatamente gli effetti della spinta. Ogni concio, o cuneo (), a partire dalla chiave di volta () trasmette la propria forza al successivo, e la somma delle forze si scarica o sul piedritto (4), che sia colonna o pilastro nel caso di un arco o di una volta a crociera - o sulle pareti del rinfianco (8) nel caso di una volta a botte - con direzione inclinata. Quindi, piedritti e rinfianchi, su cui si impostano archi e volte, sono soggetti a spinta, per effetto della componente orizzontale della sommatoria dei vettori-forza in cui può essere scomposto il vettore inclinato. La spinta, che tende a fare ribaltare i sostegni verso l esterno, si può neutralizzare o usando piedritti molto larghi (l esperienza insegna che è più difficile ribaltare un solido con base ampia) oppure allineando molti archi; in quest ultimo caso, le sollecitazioni di spinta uguali e contrarie si annullano a vicenda , GIUS. LATERZA & FIGLI, ROMA-BARI
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