CIRCOLARE D INFORMAZIONE TECNICA

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1 Gentili Lettori, Vi segnaliamo il prossimo appuntamento di formazione a distanza: MERCOLEDì 8 FEBBRAIO dalle ore 9.30 alle ore Nuovo Regolamento di semplificazione della Prevenzione Incendi D.M. 151/2011: adempimenti procedurali VENERDì 17 FEBBRAIO dalle ore 9.30 alle ore "I sottoprodotti avviabili a digestione anaerobica: aspetti tecnici e normativi Le iscrizioni alle videoconferenze devono essere inviate all indirizzo news.fedagrirete@gmail.com entro le ore 8:30 del giorno della videoconferenza stessa, indicando il proprio nome, cognome, indirizzo e Unione territoriale di riferimento. In questo modo, all ora di inizio della videoconferenza, i partecipanti riceveranno un con il link al quale connettersi e con il codice di avvio della sessione. Per qualsiasi informazione o assistenza al collegamento è possibile telefonare al numero Vi ricordiamo che potete, in qualsiasi momento, richiedere approfondimenti specifiche su tematiche di Vostro interesse. Cordiali saluti, La Redazione AMBIENTE E CONDIZIONALITA Fonte: Ministero dell'ambiente e della Tutela del territorio e del mare. SISTRI Black box Il 17 Gennaio è stato pubblicato l'aggiornamento del documento Procedura per l'aggiornamento del software della black box, ovvero la centralina operativa nel sistema SISTRI, scaricabile dalla sezione Documenti Manuali e Guide sul portale del Ministero dell'ambiente e della Tutela del territorio e del mare. Fonte: Regione Autonoma Trentino Alto Adige Prodotti fitosanitari E stata pubblicata la D.G.P. n. 2021/11 Linee guida per una regolamentazione delle distanze nella distribuzione di prodotti fitosanitari in agricoltura. AGRIENERGIE Fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana Impianti di microcogenerazione E stato pubblicato il Decreto 27 ottobre 2011 Semplificazioni per impianti di microcogenerazione ad alto rendimento. 1

2 Fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana SETTORE VITIVINICOLO DECRETO 22 dicembre 2011 Autorizzazione alla societa' "Valoritalia societa' per la certificazione delle qualita' e delle produzioni vitivinicole italiane s.r.l." a svolgere le attivita' di controllo per la DOCG «Offida» ai sensi dell'art. 13 del decreto legislativo 8 aprile 2010, n. 61. DECRETO 23 dicembre 2011 Autorizzazione alla societa' "Valoritalia societa' per la certificazione delle qualita' e delle produzioni vitivinicole italiane s.r.l." a svolgere le attivita' di controllo per la DOCG «Montello rosso» o «Montello» ai sensi dell'art. 13 del decreto legislativo 8 aprile 2010, n. 61. DECRETO 23 dicembre 2011 Applicabilita' del piano di controllo e del prospetto tariffario approvato, ai sensi dell'art. 48 del Regolamento (CE) 479/2008 con decreto dirigenziale prot del 21 luglio 2009, per la DOC «Bianco Pisano di San Torpe'», alla DOC «San Torpe'». DECRETO 23 dicembre 2011 Applicabilita' del piano di controllo e del prospetto tariffario approvato con decreto dirigenziale prot del 20 ottobre 2011, per la DOC «Romagna», alle produzioni provenienti dalla campagna vendemmiale 2011/2012 per le DOC «Romagna Albana Spumante», «Cagnina di Romagna», «Pagadebit di Romagna», «Sangiovese di Romagna» e «Trebbiano di Romagna». DECRETO 27 dicembre 2011 Integrazione dell'articolo 2 del decreto ministeriale 19 aprile 2011 concernente le disposizioni, le caratteristiche, le diciture nonche' le modalita' per la fabbricazione, l'uso, la distribuzione, il controllo ed il costo dei contrassegni di Stato per i vini a denominazione di origine controllata e garantita e per i vini a denominazione di origine controllata. Fonte: Agea Con Circolare n. 58 del 23 Dicembre 2011 l Agea ha emesso le disposizioni relative alle richieste di aiuti per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti campagna 2011/2012. Tale circolare prevede quale scadenza dei termini per la presentazione delle richieste di aiuto il 30 Gennaio 2012 ma con successiva comunicazione del 19 Gennaio 2012 tale termine di presentazione è stato prorogato al 29 Febbraio Fonte: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO Verifiche periodiche sulle attrezzature di lavoro Con il D.M. 20/01/2012 viene prorogata di ulteriori 120 giorni l'entrata in vigore del D.M. 11/04/2011, nonché vengono emanati i criteri per l'abilitazione dei soggetti pubblici o privati cui può essere demandata l'effettuazione delle verifiche stesse. Il nuovo termine per l'entrata in vigore del citato D.M. 11/04/2011 è dunque differito dal 24/01/2012 (stabilito con D.M. 22/07/2011) al 23/05/2012 (390 giorni dopo la pubblicazione in G.U.), ad eccezione dell'allegato III, concernente le modalità per l'abilitazione, il controllo ed il monitoraggio dei soggetti pubblici e privati incaricati delle verifiche, già in vigore dal 30/04/2011. Accordo 21 dicembre 2011 sulla formazione E stato pubblicato l ACCORDO 21 dicembre 2011 tra il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sui corsi di formazione per lo svolgimento diretto, da parte del datore di lavoro, dei compiti di prevenzione e protezione dai rischi, ai sensi dell'articolo 34, commi 2 e 3, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n

3 APPROFONDIMENTI AMBIENTE E CONDIZIONALITA La risorsa idrica del suolo e le sistemazioni idrauliche agrarie nei terreni di pianura Quando si parla di sistemazioni idrauliche agrarie si intende l'insieme di tutti gli interventi tecnici atti ad assicurare la regimazione delle acque in eccesso nei terreni agrari. Tale eccesso è ovviamente condizionato dal tipo di terreno che in base alla presenza di argilla, limo e sabbia comporta un controllo diversificato della risorsa idrica, influenzando conseguentemente i fenomeni di ruscellamento, percolazione ed infiltrazione. L'accumulo di acqua si manifesta quando gli afflussi idrici superano la capacità di infiltrazione o di scolo del suolo e del sottosuolo. I danni di eccesso idrico sono causati, per quanto riguarda i terreni agricoli di pianura dal ristagno idrico mentre per terreni declivi dall'erosione. Per quanto concerne il movimento dell'acqua all'interno del terreno, esso si manifesta attraverso dei flussi che dipendono da forze motrici ossia da gradienti di potenzialità che possono essere costituiti da una o più componenti preponderanti (potenziale, matriciale, gravitazionale, osmotico) e dalla conducibilità del fluido del stesso. La conducibilità è influenzata dalle caratteristiche del terreno, considerato come un corpo poroso le cui caratteristiche sono strettamente connesse alla tessitura e alla struttura. Le modalità di movimento dell acqua, dipendenti inoltre dallo stato idrico del suolo e di seguito si hanno due condizioni di: - terreno saturo, in cui prevale il potenziale gravitazionale e come conseguenza viene favorita la percolazione; - terreno insaturo, in cui prevale il potenziale matriciale che comporta la movimentazione dell'acqua attraverso moti capillari. La conducibilità varia in funzione della tessitura, della struttura e dello stato di idratazione del terreno. In terreni sciolti, come quelli sabbiosi, la conducibilità è maggiore rispetto a quella dei terreni a grana fina (argillosi) ed inoltre in base allo stato di idratazione del suolo, diminuisce al diminuire della umidità del terreno. Queste differenze di conducibilità hanno importanti riflessi nella distribuzione spaziale dell acqua erogata. Infatti in terreno a grana fina si avrà una prevalenza di moti capillari, mentre in terreni sciolti prevalgono i movimenti verticali di percolazione. L infiltrazione dell'acqua espressa comunemente in mm/h, rappresenta la prima fase della percolazione, e cioè la penetrazione dell acqua nel terreno. La velocità di infiltrazione varia nel tempo e risulta massima all inizio di un evento piovoso per poi diminuire una volta raggiunto un determinato valore. È evidente che questo fenomeno dipende dalle caratteristiche fisiche e dalla stabilità del suolo, dalla presenza di vegetazione, presenza di crosta e di altri fattori condizionanti il processo di percolazione. Si può definire che la capacità di infiltrazione di un terreno esprime la quantità di acqua che si infiltra nel terreno in un dato tempo. La capacità di infiltrazione di un terreno e la conducibilità determinano la quota di precipitazione (naturale o artificiale) che ristagna in superficie (in terreni piani) o che ruscella (in terreni declivi). Con coefficiente di deflusso si intende invece la quota percentuale di precipitazione che previene al reticolo idrografico superficiale. Il ruscellamento superficiale può causare seri danni alla fertilità fisica e chimica del terreno in particolare a seguito dei fenomeni di erosione. In Italia la presenza di realtà agricole in territori sia di pianura, di collina e di montagna, conferisce alle sistemazioni idraulico-agrarie un ruolo di fondamentale importanza per l'estensione dei seminativi nudi, per il regime pluviometrico, per quei terreni argillosi e spesso di cattiva struttura, per la declività di molti terreni coltivati e per le zone di bonifica. Nelle zone di pianura il problema del ristagno idrico, e cioè il contenuto di umidità superiore alla capacità di campo o uguale alla capacità idrica massima (saturazione), si può manifestare in due modi: superficiale e sotterraneo. Il fenomeno del ristagno idrico è legato in primo luogo al sistema suolo-sottosuolo, che può risultare poco permeabile. Altre cause sono la giacitura troppo pianeggiante che determina difficoltà di deflusso dell'acqua, l'assenza di dislivello o barriere tra il campo e il luogo di scarico ed in fine un livello alto della falda freatica. 3

4 Gli effetti dell'eccesso di acqua sul terreno provocano fenomeni di asfissia radicale (mancanza ossigeno, accumulo CO2, danni alle piante con ingiallimenti), riduzione dell'assorbimento minerale (apparati radicali stentati, dilavamento sali), sviluppo di attività microbiche sfavorevoli (anaerobi e funghi), demolizione strutturale del suolo (riduzione cementi SO ), aumento di fitopatie fungine e sviluppo di malerbe. Questo si traduce in un rallentamento o addirittura in un arresto delle attività microbiche favorevoli quali umificazione, ammonizzazione e nitrificazione. Oltre a ciò si creano le condizioni favorevoli per il processo di denitrificazione che comporta la riduzione dell'azoto nitrico e pertanto perdita di azoto utile per le colture. Al fronte dei fenomeni sopra menzionati si sono studiati e sviluppati nel tempo sistemi e tecniche atte a prevenire ed evitare tutte quelle situazioni sfavorevoli alle colture. Per un comprensorio di pianura, caratterizzato dalla presenza di una falda alta permanente, l'unica soluzione è la bonifica del terreno. Invece se la falda è fluttuante ed occasionalmente alta si possono effettuare interventi di affossatura o di drenaggio sottosuperficiale. Quando si manifestano problemi di ristagno idrico legati alla bassa velocità di infiltrazione e di percolazione dell'acqua, caso molto frequente in Italia nei terreni di pianura, i rimedi adottabili sono l'affossatura e il drenaggio, con l'aggiunta della baulatura del terreno. L'affossatura è un sistema di fosse in cui l acqua dal campo può defluire per scorrimento superficiale o sottosuperficiale. Le fosse potranno essere di tipo permanente o temporaneo. Oltretutto si possono realizzare fosse camperecce o scoline, fosse di prima e seconda raccolta ed infine capofossi o collettori. Un fattore fondamentale è la distanza tra le fosse, distanza che dipende dalle caratteristiche idrologiche del terreno e del regime pluviometrico. Le specifiche condizioni di una zona pedoclimatica influenzano perciò la lunghezza lineare dell'affossatura che nello generalmente varia dai metri per terreni argillosi caratterizzati da condizioni di elevata piovosità, mentre per terreni permeabili i valori di riferimento variano tra 35 e 40 metri. Un ulteriore sistemazione idraulica per l'allontanamento delle acque superficiali dai terreni agricoli è la baulatura ovvero la sistemazione di un terreno per cui, arandolo, le zolle rimosse vengono ammassate sempre verso il centro, favorendo così lo scolo laterale delle acque. La peculiarità di questa sistemazione è la configurazione della superficie spiovente verso i fossi che determina appunto l'afflusso dell'acqua verso i canali di scolo. Diverso è il discorso per le acque del sottosuolo. Infatti con l'obbiettivo di allontanare le acque sottosuperficiali in eccesso (piovane, da falda), di impedire l instaurarsi ed il permanere di condizioni asfittiche nell area interessata dalle radici è necessaria la attuazione di sistemazioni di drenaggio sottosuperficiale. Le tipologie di drenaggio sottosuperficiale sono fondamentalmente due: il drenaggio tubolare e il drenaggio senza tubazioni. Il drenaggio tubolare è un sistema di condotti emungenti sotterranei che convogliano acqua nei fossi. È assai diffuso nel nord-centro Europa dove le piogge di medio-bassa intensità e le falde alte sono elementi che caratterizzano tali zone. Per quanto riguarda il nostro paese l'uso è limitato in alcune zone del nord. Gli elementi costitutivi del drenaggio tubolare sono i dreni, tubi in plastica rigida o flessibile in PVC, caratterizzati dalla presenza di fessure per la raccolta dell'acqua, aventi diametro di cm. La funzione di questo sistema è di raccogliere l'acqua in eccesso e di allontanarla dal terreno coltivato. È ovvio che per essere efficaci i dreni devono sfociare in fossi raccoglitori. I dreni maggiormente diffusi sono in PVC ma in commercio si trovano anche dreni costituiti da altri materiali come terra cotta e cemento, rivestiti anche di fibra di cocco per evitare l'intasamento delle tubazioni. I dreni sono posati con macchine specifiche la cui profondità di lavoro è controllata da un laser e la durata dell'impianto di drenaggio ha una durata pluriennale anche grazie alla possibilità di pulizia dei dreni. I drenaggio senza tubazioni invece si basa sulla realizzazione di cunicoli a una data profondità nel suolo, mediamente a cm. Questi cunicoli sono creati con un apposito strumento denominato aratro talpa. La distanza fra i cunicoli è di circa di 2 metri e per suoli dotati di buona plasticità la forma dei cunicoli deve essere mantenuta in modo naturale. La durata di tali sistemazioni in linea di massima è di 2-3 anni. Il drenaggio tubolare permette come vantaggi il controllo del ristagno idrico, riduzione dei costi di manutenzione, migliori condizioni di viabilità degli appezzamenti e sopratutto una maggiore durata dell impianto legata all'efficacia dell impianto stesso. Invece i vantaggi legati al drenaggio senza tubazioni sono i bassi costi di realizzazione e l'impiego di trattrici di potenza relativamente bassa. 4

5 AGROENERGIE LCA Life Cicle Assesment Analisi del ciclo di vita Lo studio LCA è uno strumento a disposizione delle aziende in grado di fornire informazioni importanti inerenti l impatto dell attività oggetto dello studio sull ambiente. A titolo esplicativo si riporta la definizione di LCA formulata dal SETAC (Society of Environmental Toxicology and Chemistry): processo oggettivo di valutaizone dei carichi ambientali connessi con un prodotto, processo o attività, condotto attraverso l identificazione e la quantificazione dell energia e dei materiali impiegati e dei rifiuti rilasciati nell ambiente, per valutare l impatto di questi usi di energia e materiali e rilasci nell ambiente, e per vagliare e realizzare le opportunità di miglioramento ambientale. La valutazione include l intero ciclo di vita del prodotto, processo o attività, includendo l estrazione e il trattamento delle materie prime, la fabbricazione, il trasporto e la distribuzione, l uso, il riuso, la manutenzione, il riciclo e lo smaltimento finale. Con la normativa di riferimento ISO della serie è avvenuta la standardizzazione della procedura di valutazione LCA consentendo così di effettuare l analisi secondo uno schema prestabilito che ne consenta la completezza, affidabilità e riproducibilità. La norma permette inoltre la possibilità di controllo da parte di revisori interni ed esterni ed eventualmente una certificazione da parte di un ente di certificazione riconosciuto. La procedura LCA è caratterizzata da 4 fasi: 1. definizione degli scopi e degli obiettivi; 2. analisi di inventario; 3. analisi degli impatti; 4. interpretazione e migliormaneto. Nella fase definizione degli scopi e degli obiettivi si precisano le finalità dello studio (oggetto, destinatari, applicazioni) da cui si definisce il sistema considerato, l unità funzionale, l individuazione dei dati e le assunzioni necessarie. Per unità funzionale si intende l unità di misura a cui si riportano tutti i dati. L analisi di inventario è la fase in cui si effettua la raccolta dei dati e attraverso calcoli si quantificano i flussi in entrata e in uscita dal sistema. Questa è la fase di maggior importanza nello studio LCA, il risultato è la costruzione di un modello analogico della realtà in grado di rappresentare nella maniera più fedele possibile tutti gli scambi tra il sistema e l ambiente. I dati vengono organizzati in base alle diverse fasi che compongono il sistema studiato. Gli indicatori dell inventario vengono scelti in base alla tipologia dello studio che si vuole eseguire; importante è inoltre l affidabilità dei dati e per ogni assunzione è necessario riportare: - Fonte dei dati; - Processo di riferimento; - Tecnologie di riferimento; - Area geografica; - Base di campionamento; - Metodo di misura; - Metodo di calcolo dei valori medi; - Varianza ed irregolarità nelle misurazioni. La fase successiva è la valutazione degli impatti con lo scopo di evidenziare l entità delle modificazioni ambientali che si generano a seguito di rilasci nell ambiente e del consumo di risorse provocati dal sistema in oggetto. Alcuni indicatori dell impatto sono: - Effetto serra; - Acidificazione; - Eutrofizzazione; - Erosione del suolo; - Impoverimento di risorse idriche; - Danni al paesaggio; - Danni alla salute umana; - Biodiversità. 5

6 Gli indicatori precedentemente citati devono essere definiti in base alla scala con la quale manifestano il loro effetto nei confronti dell ambiente, e distinguiamo: - Impatto globale; - Impatto regionale; - Impatto locale. Ultima fase dello studio LCA è l interpretazione dei risultati in cui si procede con l interpretazione dei risultati della fase di inventario e di valutazione degli impatti ed eventualmente nella redazione di conclusioni e raccomandazioni per il miglioramento della performance ambientale del sistema studiato. L LCA consente di identificare gli ambiti in cui si potrebbero attuare dei miglioramenti. I vantaggi legati all applicazione di questa metodologia sono: - Visione sintetica e globale del sistema in esame; - Evitare divagazioni e indagini inutili in quanto indirizzata dagli obiettivi posti all inizio dello studio; - Individua punti critici del sistema; - Visualizza come cambia la situazione in caso di interventi; - Permette una continua rivisitazione critica dello studio; - È a supporto di decisioni e implementazioni in fase di miglioramento. Le criticità rilevate dai diversi utilizzi fatti sono: - Oggettività nel reperire dati; - Difficoltà nelle fasi di valutazione e miglioramento che spesso non vengono affrontate; - Mancanza di trasparenza. Questo studio inizialmente nato per i processi produttivi industriali negli ultimi tempi è stato applicato a scenari di tipo agroenergetico. In particolare si riportano di seguito alcune considerazioni rispetto ad uno studio effettuato dal Politecnico di Milano in cui lo studio è stato condotto con il fine di valutare il bilancio energetico ed ambientale rispetto l emissione di: CO 2, CH 4, N 2O, NH 3, CO, NO x, SO 2, PM10 di un impianti biogas. Il confronto è stato effettuato tra 4 scenari, differenti per tipologie di biomasse in ingresso o meno al processo di digestione anaerobica: - Scenario 0: effluenti zootecnici stoccati e distribuiti tal quali; - Scenario 1: effluenti aziendali inviati al processo DA e successivo stoccaggio e distribuzione del digestato; - Scenario 2: effluenti suini ed insilato di mais coltivato nei pressi dell impianto biogas inviati a DA e successivo stoccaggio e distribuzione del digestato in uscita dal processo; - Scenario 3: effluenti suini, insilati dedicati e FORSU + verde pubblico inviati a DA e successiva distribuzione del digestato in uscita dal processo. Dopo la definizione delle assunzioni generali caratterizzanti i sistemi oggetto dello studio, per una standardizzazione degli scenari ed esplicazione delle considerazioni inerenti alle successive fasi di studio, si è proceduto alla valutazione dell inventario. Durante questa fase si è fatta una vera e propria analisi e resoconto delle strutture caratterizzanti l investimento oggetto della valutazione, compresi gli input e output relativi alla filiera produttiva. Nel caso studio specifico è stata fatta la valutazione specificamente per ogni scenario. L analisi degli impatti è stata compiuta sul bilancio energetico ed ambientale dovuto alle emissioni di gas serra e macroinquinanti in atmosfera dei vari scenari. Dall analisi effettuata si è notato come, passando dallo scenario 1 allo scenario 2 l aumento di energia netta prodotta è data dall incremento di matrici in ingresso; la quota di insilati porta ad un aumento di produzione di energia maggiore del consumo sostenuto per il loro conferimento. Il passaggio dal secondo al terzo scenario denota un ulteriore aumento di produzione energetica che copre pienamente il surplus di consumo energetico per il loro trasporto e consumo. Per quanto riguarda le emissioni di gas serra (CO 2, NH 4, N 2O), principali composti responsabili del riscaldamento globale, e l impatto in base ai GWP100 (Global Worming Potential su 100 anni), inserendo lo scenario 0 come impatto evitato negli altri scenari. 6

7 Fattori equivalenti per GWP100 (IPPC,2001) La valutazione LCA degli scenari precedentemente illustrati è stata impostata per effettuare un confronto dell impatto ambientale tra impianti DA aziendali e centralizzati, alimentati con le biomasse maggiormente rappresentate nel territorio lombardo. I liquami suini sono tra le biomasse utilizzabili nei processi DA maggiormente rappresentate in Lombardia e nello studio viene considerata una distanza di approvvigionamento di 10 km. La scelta di introdurre gli insilati dedicati (distanza di approvvigionamento di 20 km) deriva da tre motivazioni: 1. Maggior produzione di biogas unitaria; 2. Caratteristiche favorevoli rispetto ad altre colture dedicate; 3. Know how locale relativo alla coltivazione di mais. Per quanto riguarda la digestione anaerobica centralizzata (scenario 3) oltre alle biomasse precedentemente citate è previsto l utilizzo di FORSU e verde da raccolta differenziata proveniente dalla Provincia di Cremona (considerando una distanza di approvvigionamento di circa 30 km); data la rilevante densità territoriale delle biomasse. Dall analisi dei dati si è constatato che lo scenario 3 è il migliore; l affermazione è dovuta ad osservazioni fatte inerenti l impatto sia rispetto ai GWP100 che la produzione dei singoli elementi. Questa conclusione è dovuta alla proporzionalità diretta che lega la maggior produzione di energia elettrica e le maggiori emissioni evitate grazie alla miglior efficienza elettrica del cogeneratore. Dallo studio si evince che, assumendo che non avvengano perdite di biogas dal digestore, lo scenario 3 consentirebbe una riduzione di 2,880 kg CO 2t ss -1 portando ad una riduzione di 4.765,72 kt CO 2eq nel territorio lombardo. Queste considerazioni chiariscono come il biogas, inserito in un opportuno contesto, può avere un effettivo ruolo ai fini del raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto. 7

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