53. La collegiata di Santa Eufemia e i due oratori

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1 53. La collegiata di Santa Eufemia e i due oratori Gianluigi Garbellini Sant Elena e san Remigio nell affresco datato 1507 nella navata di destra della collegiata (foto: M. Brigatti)

2 Antichissima è la fondazione di questa chiesa dedicata a Santa Eufemia, martire nel 303 a Calcedonia, assurta a simbolo dell ortodossia nelle diatribe sulla natura di Cristo nel V secolo e a bandiera della fede dei padri nel VII secolo, al tempo dello Scisma dei Tre Capitoli. I recenti ritrovamenti dello scavo archeologico condotto all interno hanno portato alla luce le fondamenta di tre distinti edifici absidati identicamente orientati verso l est equinoziale: il primo databile tra il V e il VI secolo al tempo della cristianizzazione promossa dal vescovo Abbondio, interessante anche per la presenza del synthronos d origine bizantina, il secondo di più difficile datazione tra il VII e il IX secolo e il terzo con probabilità risalente all XI secolo, attestante una costruzione triabsidata, il cui perimetro corrisponde in buona parte a quello della chiesa attuale. Probabilmente a quest ultima si riferisce il documento d archivio della consacrazione della chiesa del 4 novembre 1117 da parte del vescovo Guido Grimoldi. Ancora oggi, all interno si ha la netta percezione dell antichità dell edificio, nonostante i diversi interventi posteriori. L impianto basilicale a tre navate, diviso da pilastri in blocchi di pietra, vi conferisce infatti l austero aspetto medievale con gli altari a capo di ciascuna navata Il prospetto principale su base romanica con il rosone, il portale e il protiro cinquecenteschi e le cappelle laterali tardo-barocche (foto: M. Brigatti)

3 formanti la nota déesis bizantina: al centro il Cristo nell altare maggiore e in quelli laterali Maria e il Battista. Né manca una manifesta asimmetria nella disposizione dei pilastri e nello stesso asse centrale rispetto al presbiterio, dovuta non già a imperizia delle maestranze, ma a precisa scelta per ricordare in pianta il corpo di Cristo disteso sulla croce, come suggerito già in epoca antica dai padri della Chiesa. Anche le aperture disposte lungo la navata centrale concorrono a creare quelle ricercate suggestioni tipicamente medievali con la cattura dei raggi solari in determinate ricorrenze, fenomeno tuttora allo studio, non privo si sorprese. Da tutto questo si deduce che la data di costruzione dell attuale chiesa non può andare oltre il XIII secolo o ai primi decenni del XIV secolo. Degni di nota sono gli affreschi tardo-medievali sul muro perimetrale della navata di destra con immagini di Santi e della Madonna con il Bambino e le tele secentesche del pittore cremasco Gian Giacomo Barbello: la Predica del Battista nell altare dedicato al Santo, il Martirio di San Sebastiano, nella cappella di sinistra, e il Battesimo di Gesù sulla controfacciata. Non disturba l architettura l intervento del 1655, finanziato da Ascanio Guicciardi, in sobrie decorazioni a stucco lungo la navata centrale, le cui volte a ogiva, sostituite alla originale copertura a capriate, nel dare slancio e solennità allo spazio, guidano al presbiterio e al coro, dove a trionfare è lo spirito barocco negli ornamenti in stucco, negli stalli intarsiati, nelle grandi tele secentesche del pittore ticinese G. Battista Soldati, raffiguranti il Battesimo di Santa Eufemia, il Processo, tre Scene del martirio e la Proclamazione del dogma sulla duplice natura di Cristo a Calcedonia e, naturalmente, nell altare. In modo scenografico esso si impone nei marmi policromi disegnati da Gabriele Longhi per la bottega di Una delle sei tele secentesche di G. Battista Soldati del presbiterio: la proclamazione nel 451 del dogma della duplice natura divina e umana di Cristo nella basilica di Santa Eufemia a Calcedonia (foto: M. Brigatti) Francesco Buzzi di Viggiù, opera di gusto rococò, che nel 1780 sostituì il ciborio ligneo di Giuseppe Bulgarini del Caratteri manieristici rivela l altare rivolto ai fedeli con l ambone, ricavato dal pulpito ricco di intagli. Tra le opere lignee si segnalano il ciborio del fonte battesimale, l ancona dell altare del Sacro Cuore, già dedicato all Immacolata, e la cassa ottocentesca dell organo di Egidio Sgritta, allievo dei celebri Serassi. Anche all esterno, risulta chiara la matrice romanica, evidenziata in facciata dai caratteri tipici di quello stile: forma a capanna, lesene che lasciano intuire la divisione interna dello spazio in tre navate, rosone, timpano e, lungo i fianchi, occhi tondi sottogronda e archetti ciechi graffiti. Sul fronte principale si distingue per arte ed eleganza il portale principale

4 in marmo di Musso dalla struttura gotica con colonnine a tortiglione e arco a sesto acuto, ma rinascimentale nella raffinata decorazione delle candelabre, dei capitelli e dell architrave con al centro il trigramma di San Bernardino da Siena. Nel timpano, dal sepolcro si leva l Imago pietatis del Cristo con le ferite della Passione tra la madre Maria e l apostolo Giovanni, cui si accompagna una devota preghiera in latino. Protegge l ingresso un protiro con slanciate colonne inanellate dall accurato capitello, opera attribuita, al pari del portale, ai fratelli Rodari di Maroggia sul lago di Lugano, gli stessi che curarono anche la realizzazione del portale settentrionale, ornato di un fregio con motivi classici sopra l architrave recante la scritta «VERE DOMINUS EST IN LOCO ISTO 1506», utilizzando alla base i due leoncini provenienti dal portale medievale. Sul fianco svetta l alto campanile L Imago pietatis di Cristo tra Maria e Giovanni del portale, opera del 1506 attribuita ai fratelli Rodari (foto: M. Brigatti) rinascimentale, costruito tra il 1528 e il La chiesa principale di Teglio, che non casualmente sorge ai piedi del dosso del castello, si trova all interno di un recinto sacro ben individuabile ancora oggi, benché ora sia tagliato dalla strada. Entro tale recinto, di fronte alla collegiata, sorge un edificio di modeste dimensioni e senza pretese d architettura comunemente chiamato Monegheria, è l oratorio dei Bianchi, i disciplini della confraternita che si vuole sia stata fondata da San Bernardino. L istituzione ebbe vita plurisecolare fino all età napoleonica. Vi partecipavano uomini di ogni ceto sociale, che nelle liturgie vestivano un saio bianco con cappuccio e maschera calata sul volto, donde il nome di Bianchi. Nell oratorio due erano gli ambienti di riunione: quello per la preghiera nell aula superiore e quello del momento conviviale nel seminterrato, dove si conservavano vino e alimenti per le elemosine. L oratorio vero e proprio era arredato con altare e banchi. Sull ancona lignea dorata era venerata l immagine della Vergine Immacolata, altare ora sistemato nella collegiata nell apposita cappella che i confratelli fecero costruire nei primi decenni del XVIII secolo. La parte più interessante dell oratorio dei Bianchi è data dai dipinti della facciata. Nella fascia superiore, interrotta dalla porta aperta nel 1762, è affrescata la Danza macabra, a mala pena decifrabile, con la morte, sul lato destro, che lancia la rete per accogliervi pontefice, prelati, re, notabili e semplici paesani e, sulla sinistra, il ballo con la morte di vari personaggi, papa compreso, un tema diffuso oltralpe e nel Trentino e forse unico in Valtellina. Nei riquadri sottostanti sono invece immagini votive: la Madonna con il Bambino, l Addolorata, la Madonna del latte, San Bernardino da Siena, San Sebastiano, la Natività (quasi ormai illeggibile), dipinti del 1491, attribuiti al pittore dal

5 nome convenzionale di Giovannino da Sondalo. Sul lato sud del sagrato, si trova l oratorio dei Neri, in origine sede della confraternita del Suffragio, i cui affiliati vestivano un saio nero e dedicavano la preghiera al suffragio dei defunti, dei quali curavano le esequie. Anch essi costruirono, di fronte a quella dei Disciplini Bianchi, una cappella in Santa Eufemia, dedicandola a San Francesco Saverio, patrono della buona morte. Dal 1729 l oratorio è dedicato a San Luigi Gonzaga. Armonioso nelle mosse linee settecentesche è l altare in marmi di vario colore della bottega Buzzi di Viggiù con la pala di Pietro Ligari del 1730 raffigurante il Santo in adorazione del SS. Sacramento. L oratorio dei Bianchi (foto: M. Brigatti)

6 Fonti edite e bibliografia citata Bocchio, 1971 = I. Bocchio, Teglio, guida turistica, storica e artistica, Teglio, Parrocchia di Santa Eufemia, Garbellini, 1982 = G. Garbellini, L Oratorio dei Bianchi di Teglio, Teglio, Biblioteca Comunale di Teglio, Garbellini, 1991 = G. Garbellini, Tellina Vallis - Teglio e la sua castellanza, Villa di Tirano, Poletti, Garbellini, 1966 = G. Garbellini, La Chiesa di Teglio nei turbinosi eventi del tardo Cinquecento, Archivio Storico della Diocesi di Como, vol. VII, Como, New Press, 1966, pp Garbellini, 2007 = G. Garbellini, Teglio la terra l arte la storia, Sondrio, Cooperativa Quaderni Valtellinesi, 2007, pp Garbellini, 2011 = G. Garbellini, Riflessi di civiltà medievale a Teglio nella chiesa di Santa Eufemia tra storia e architettura, Bollettino della Società Storica Valtellinese, n. 64, 2011, pp Garbellini, 2012 = G. Garbellini, Novità archeologiche nella chiesa di Santa Eufemia di Teglio, Notiziario Istituto Archeologico Valtellinese, n. 10, 2012, pp Gianasso, 2000 = Guida turistica della, a cura di M. Gianasso, II ed., Sondrio, Banca Popolare di Sondrio, 2000, pp Copyright 2014 by Distretto Culturale della Valtellina, Società Storica Valtellinese, autori di testo e fotografie La riproduzione della scheda è consentita, con il vincolo della completa citazione della fonte: scheda n. 53 pubblicata online in: nell ambito di Az. 1: Percorsi per la valorizzazione del paesaggio dei terrazzamenti del versante retico