I potenziali distretti industriali nella provincia di Napoli Donato Lucev

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1 I potenziali distretti industriali nella provincia di Napoli Donato Lucev Premessa L individuazione, da parte della Regione intesa come organo di programmazione e pianificazione economica, di sub-aree territoriali da definire come distretti industriali risponde a varie esigenze tra cui quella di supportare attraverso interventi mirati e finalizzati*: a) l innovazione e lo sviluppo della piccola e media impresa qualora opportuni indicatori, innanzitutto, di presenza sia di unità locali che di addetti manifatturieri raggiungono nell area individuata consistenti livelli, comunque, superiori ad una prefissata soglia; b) l insediamento di attività imprenditoriali in aree caratterizzate da una elevata offerta occupazionale scaturente anche da una forte crisi delle attività preesistenti. In entrambi i casi la delimitazione delle aree avviene, anche se in maniera in parte speculare, principalmente sulla base della struttura della forza lavoro che le caratterizza e le etichetta come aree funzionali. L importanza attribuita dal governo centrale a tali obiettivi ha trovato riscontro in un provvedimento legislativo seguito, come si vedrà nel prossimo paragrafo, da un decreto ministeriale contenente gli indirizzi ed i parametri a cui le Regioni possono far riferimento nell individuazione dei distretti industriali. In questo contesto si inserisce il presente lavoro avente come scopo principale l individuazione dei potenziali distretti industriali nella provincia di Napoli che scaturiscono dall applicazione della procedura prevista dal suddetto decreto ministeriale. Il lavoro si articola in due parti. Nella prima, dopo aver analizzato i presupposti teorici che hanno condotto alla formulazione degli indirizzi e dei parametri operativi della procedura del decreto ministeriale verranno analizzati i risultati ottenuti. Ovviamente, un provvedimento valido per tutto il territorio nazionale può recepire solo in parte quelle che sono le diversità strutturali nella forma funzionale, nella densità imprenditoriale e nell industrializzazione manifatturiera presenti nelle varie Regioni, per cui i risultati forniti possono non evidenziare realtà economiche esistenti sul territorio sottoposto ad indagine. In verità, la procedura del decreto ministeriale è stata oggetto di numerose critiche in letteratura tra le quali la più i m p o rtante fa riferimento all unità territoriale elementare di analisi adottata dalla procedura (Brusco- Paba 1997). Di conseguenza, nella seconda parte del lavoro, in funzione dei risultati ottenuti dall applicazione della procedura nell ambito della provincia di Napoli, si è indagato se adottando una differente unità territoriale elementare di analisi, fermo restando tutti i parametri ed i vincoli previsti dal decreto ministeriale per motivi di comparabilità, sia possibile ottenere aggregazioni territoriali che tengano maggiormente conto delle realtà economiche manifatturiere della provincia di Napoli. 2. Gli aspetti legislativi La prima parte del lavoro prende le mosse dalla legge 5/10/1991, n. 317, la quale prevede interventi per l innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese, e più precisamente dall art. 36 che rimanda al Ministero dell industria, del commercio e dell artigianato l emanazione di un apposito decreto per la fissazione di indirizzi e parametri per l individuazione, da parte delle regioni, delle aree che si possono considerare distretti industriali, sentite le locali unioni regionali delle Camere di commercio, industria, artigianato ed agricoltura. Decreto emanato il 21/4/93 dall allora Ministro dell industria, del commercio e dell artigianato, Guarino, e pubblicato il 22/5/1993 nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale, serie generale, n Per una migliore comprensione degli indirizzi e dei parametri previsti per l individuazione dei distretti industriali nel seguito sono riportate integralmente le disposizioni del suddetto decreto ministeriale e, cioè: 1 Le zone da prendere a riferimento per la definizione sono una o più aree territoriali contigue caratterizzate come Sistemi Locali del Lavoro (SLL) così come individuati dall Istat e di cui all allegato 1. 2 In tali zone devono verificarsi contestualmente le seguenti condizioni: a) un indice di industrializzazione manifatturiera, calcolato in termini di addetti, come quota percentuale di occupazione nell industria manifatturiera locale, che sia super i o re del 30% dell analogo dato nazionale. Le regioni nelle quali l indice di industrializzazione manifatturiera a livello regionale risulta inferiore a quello nazionale possono a s s u m e re come valore di riferimento il dato re g i o n a l e ;

2 224 Orizzonti Economici 87 Figura 1 - Sistemi locali di lavoro nella provincia di Napoli (Censimento 1991) b) un indice di densità imprenditoriale dell industria manifatturiera, calcolato in termini di unità locali in rapport o alla popolazione residente superiore alla media nazionale; c) un indice di specializzazione produttiva, calcolato in termini di addetti come quota percentuale di occupazione in una determinata attività manifatturiera rispetto al totale degli addetti al settore manifatturiero, superiore del 30% dell analogo dato nazionale. L attività manifatturiera posta a riferimento deve essere riferita alla classificazione delle attività economiche dell Istat e corrispondere alla realtà produttiva della zona considerata nelle sue interdipendenze settoriali; d) un livello di occupazione nell attività manifatturiera di specializzazione che sia superiore al 30% degli occupati manifatturieri dell area; e) una quota di occupazione nelle piccole imprese operanti nell attività manifatturiera di specializzazione che sia superiore al 50% degli occupati in tutte le imprese operanti nell attività di specializzazione dell area. 3- Dei distretti industriali così individuati possono far parte anche i comuni limitrofi, sempre che le nuove aree rispettino i criteri di autocontenimento previsti per i sistemi locali del lavoro e le condizioni di cui al punto Le regioni informano il Ministero dell industria, del commercio e dell artigianato dei distretti individuati, precisando altresì i criteri seguiti per la loro individuazione ed allegando la relativa documentazione. 2.1 Il sistema locale di lavoro come riferimento base della metodologia prevista dal decreto ministeriale Solitamente gli studiosi di economia regionale (Richardson, 1971) classificano i tipi di zone che risultano di concreto interesse in tre categorie: le zone omogenee, le zone nodali o polarizzate e le zone d attrazione o gravitazione, le zone integrate o polifunzionali. La zona omogenea è formata dall unione di aree elementari che presentano caratteristiche simili sotto gli aspetti considerati e quindi richiedono, presumibilmente, un uniformità d interventi. A ree che, però, se sono uniformi per certi aspetti possono e s s e re contrastanti per altri. Il concetto di area omogenea si basa su un approccio conoscitivo che evidenzia i legami che uniscono gli spazi omogenei nell ambito più vasto dell economia regionale o nazionale, ma che non forn i s c e alcuna informazione su ciò che avviene all interno di essi. Le zone nodali sono composte da unità eterogenee che sono, però, strettamente interrelate l una con l altra dal punto di vista funzionale. Tali interconnessioni funzionali si rivelano in particolare nei fenomeni di flusso, i quali non si manifestano con intensità uguali su tutto lo spazio in quanto i flussi più massicci tendono a polarizzarsi verso e dai nodi dominanti. Intorno ad ogni nodo ci sarà una zona di influenza, cioè un area in cui ha luogo un interazione complessa. Le zone nodali vengono solitamente definite considerando successivamente sul territorio la rete degli spostamenti (flussi) di un fenomeno economico-sociale, i nodi della medesima e la gerarchia dei nodi, sulla base della loro dire z i o- ne, assegnando infine a ciascun nodo (o polo o centro) la p o rzione di superficie che gravita sul medesimo. Una zonizzazione concettualmente diversa, ma trattabile in maniera analoga sotto l aspetto metodologico, è quella in cui si propone di assegnare, in maniera ottima, le varie are e elementari ad un sistema di centri fornitori di servizi. Le zone integrate o polifunzionali discendono dall aggregazione (subordinatamente a certi vincoli) di aree con diverso grado di sviluppo e con differente tipo di at-

3 Donato Lucev 225 tività, allo scopo di favorire l interscambio fra economie con culture diverse e di porre le premesse per un più equilibrato assetto del sistema nel suo complesso. Esse rispondonio maggiormente alla definizione di comprensori o di aree programma. Tenendo conto degli obiettivi della legge n. 317 i quali prevedono interventi per l innovazione e lo sviluppo delle piccole imprese e nello stesso tempo favorire l equilibrio tra domanda e offerta di lavoro nelle zone d interesse, il suddetto decreto ministeriale privilegia l obiettivo dell equilibrio del mercato del lavoro assumendo come base della procedura di individuazione dei distretti industriali la zonizzazione del territorio sulla base dei flussi di lavoro che intercorrono tra un insieme contiguo di unità elementari (comuni). Infatti, l indirizzo di cui al punto 1- del decreto introduce il concetto di zona di riferimento composta da una o più aree territoriali contigue caratterizzate come sistemi locali di lavoro così come individuati dall Istat sulla base del censimento della popolazione, e di cui viene allegato un elenco di tali aree per tutta l Italia individuate in base al censimento del I sistemi locali di lavoro individuati dall Istat I sistemi locali di lavoro vengono delimitati sulla base dell analisi dei flussi di lavoro ed attraverso una relazione funzionale in grado di evidenziare le interrelazioni che intercorrono tra le diverse unità territoriali eterogenee (comuni). In tal senso la definizione di sistema locale di lavoro si avvicina maggiormente a quella di zona nodale e di zona funzionale. «Una definizione operativa di mercato locale del lavoro, riferita alla sua forma spaziale, potrebbe essere formulata nel modo seguente: un mercato locale del lavoro costituisce un area (che comprende più località) contraddistinta da una certa concentrazione di posti di lavoro, dove la maggior parte della popolazione residente può trovare lavoro (e i lavoratori residenti possono cambiare lavoro) senza cambiare il proprio luogo di residenza. La principale caratteristica di un mercato locale del lavoro, così definito, consiste nel fatto che la maggior parte della popolazione residente lavora all interno di esso e, che, i datori di lavoro reclutano la maggior parte della forzalavoro dalle località che lo costituiscono. In un contesto di programmazione, il mercato locale del l a v o ro, una volta che ne siano stati riconosciuti i confini nella realtà concreta, rappresenta l entità territoriale di base per la formulazione e la gestione di politiche attive del lavoro. Ovviamente ogni mercato locale del lavoro, in quanto entità territoriale spazialmente localizzata costituisce un sistema aperto che, come tale, permette di scambiare persone, così come informazioni e beni, attraverso i suoi confini, senza perd e re per questo la propria identità. D altra parte, non vi sarà mercato locale del lavoro se il raggruppamento di località a cui può essere riconosciuto questo status non è contraddistinto da un adeguato livello di autocontenimento. L autocontenimento indica la capacità di un sistema territoriale di comprendere al proprio interno il massimo possibile delle interazioni che sussistono fra i suoi elementi componenti (località residenziali e produttive), concorrendo in questo modo al riconoscimento dei propri confini. Ciò rende possibile identificare sistemi territoriali con differenti gradi di apertura verso l esterno, ma solo quelli che presentano un livello di autocontenimento ritenuto sufficientemente elevato, sulla base di una soglia prestabilita, possono essere considerati mercati locali del lavoro» (Istat-Irpet, 1986). Se i singoli sistemi locali di lavoro o le aree che scaturiscono da una loro aggregazione, sempre rispettando i criteri di autocontenimento, superano i vincoli posti dai cinque indicatori elencati nel decreto ministeriale allora i territori da essi delimitati possono essere definiti distretti industriali. I primi due indicatori, indice di industrializzazione manifatturiera e indice di densità imprenditoriale manifatturiera, prendono in considerazione l aspetto dimensionale delle imprese manifatturiere operanti nelle zone oggetto d analisi in termini di addetti e di diffusione delle unità locali. I restanti tre indicatori tengono conto della definizione marshalliana di distretto industriale in termini di specializazione produttiva rilevando il peso degli addetti nell attività di specializzazione rispetto al totale manifatturiero ed il peso degli addetti nella piccola e media impresa nell ambito dell attività di specializzazione.

4 226 Orizzonti Economici 87 Tabella 1 - Sistemi Locali di Lavoro (SLL), della provincia di Napoli e relativi comuni SISTEMI LOCALI DI LAVORO E COMUNI 1- AGEROLA: Agerola, Furore (SA) 2- CAPRI: Anacapri, Capri 3- CASTELLAMMARE DI STABIA: Casola di Napoli, Castellammare di Stabia, Gragnano, Lettere, Pimonte, Sant Antonio Abate, Santa Maria la Carità 4- FORIO: Forio, Serrara Fontana 5- ISCHIA: Barano d Ischia, Casamicciola Terme, Ischia, Lacco Ameno 6- NAPOLI: Castel Volturno (CE), Mondragone (CE), Acerra, Afragola, Arzano, Bacoli, Caivano, Calvizzano, Cardito, Casalnuovo di Napoli, Casandrino, Casavatore, Casoria, Castello di Cisterna, Cercola, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Grumo Nevano, Marano di Napoli, Melito di Napoli, Monte di Procida, Mugnano di Napoli, Napoli, Pollena Trocchia, Pomigliano d Arco, Portici, Pozzuoli, Procida, Qualiano, Quarto, Ercolano, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, Sant Anastasia, Sant Antimo, Somma Vesuviana, Torre del Greco, Villaricca, Volla, Massa di Somma 7 NOLA: Brusciano, Camposano, Casamarciano, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Liveri, Mariglianella, Marigliano, Nola, Roccarainola, San Paolo Belsito, San Vitaliano, Saviano, Scisciano, Tufino, Visciano, Avella (AV), Baiano (AV), Domicella (AV), Lauro (AV), Marzano di Nola (AV), Moschiano (AV), Pago del Vallo di Lauro (AV), Quindici (AV), Sirignano (AV), Sperone (AV), Taurano (AV) 8- SAN GIUSEPPE VESUVIANO: Carbonara di Nola, Ottaviano, Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Striano, Terzigno 9- SORRENTO: Massalubrense, Meta, Piano di Sorrento, Sant Agnello, Sorrento, Vico Equense 10- TORRE ANNUNZIATA: Boscoreale, Boscotrecase, Pompei, Torre Annunziata, Trecase, Scafati (SA) Fonte: Istat, I sistemi locali di lavoro, op.cit. 3. I sistemi locali di lavoro della provincia di Napoli L applicazione della metodologia, esposta nei paragrafi precedenti, ha consentito all Istat di individuare in base ai dati del Censimento della Popolazione del 1991 dieci sistemi locali di lavoro interessanti i comuni della provincia di Napoli (Istat, 1997). La procedura considera i sistemi locali di lavoro individuati come unità elementari per successive elaborazioni di tipo aggregativo in modo da pervenire alle cosiddette regioni funzionali di lavoro comprensive di uno o più sistemi locali contigui le quali dovranno possedere le stesse proprietà dei sistemi locali. La procedura per l individuazione dei distretti industriali, prevista dal D.M. del 21/4/93, si muove proprio nella direzione di delimitare le regioni funzionali di lavoro, come aggregazione di sistemi locali di lavoro, nel rispetto di una serie di vincoli legati al progressivo superamento: 1- di un livello di occupazione manifatturiera (indice di industrializzazione), 2- del livello di presenza sul territorio di attività manifatturiere rapportata alla popolazione (densità imprenditoriale manifatturiera), 3- di una quota di specializzazione produttiva rispetto al totale degli addetti (indice di specializzazione), 4- del livello dell indice di specializzazione, 5- della quota di addetti nelle piccole imprese rispetto al totale degli addetti nell attività di specializzazione. Come si può facilmente constatare, la procedura prevista dal decreto ministeriale per l individuazione dei distretti industriali fonde i due concetti di area omogenea e di area nodale. La delimitazione di area nodale utilizza il flusso dei lavoratori dà e per ogni comune fornendo come risultato aree definite come sistemi locali di lavoro e successivamente regioni funzionali di lavoro, mentre la definizione di distretto industriale è ottenuta attraverso il soddisfacimento, nell ambito di uno o più sistemi locali di lavoro, dei vincoli relativi a ciascun indicatore dando, così, luogo ad un area omogenea. L applicazione della procedura prevede, innanzitutto, il calcolo dei livelli di vincolo collegati ai parametri previ-

5 Donato Lucev 227 Tabella 2 - Indici e relativi livelli di vincolo previsti dal decreto Guarino 1- Indice di industrializzazione manifatturiera Addetti MAn. Addetti TOT. Indice LIVELLO DI VINCOLO +30% DELL INDICE Italia ,08 Campania ,07 26,09 2- Indice di densità imprenditoriale manifatturiera U.L. Manif. Popolaz. Indice LIVELLO DI VINCOLO Italia ,428 10, Indici nazionali di specializzazione produttiva manifatturiera Sigle Sottosezioni manif. Addetti Indice LIVELLO DI VINCOLO + 30% DELL INDICE DA Alimentari, bevande ,03 11,74 DB Tessili, abbigliamento ,59 20,27 DC Conc., produz. pelli ,61 5,99 DD Legno ,53 4,59 DE Carta, stampa ,39 7,01 DF Coke, petrolio ,55 0,72 DG Chimici e fibre ,53 5,89 DH Gomma, plastica ,40 4,42 DI Min. non metalliferi ,24 6,81 DJ Prod. metallo ,87 19,33 DK App. meccaniche ,25 13,33 DL Macchine elettriche ,30 12,09 DM Mezzi di trasporto ,79 8,883 DN Altre industrie ,96 7,75 Tot. Manifatt ,00 4- Addetti nella sottosezione di specializzazione addetti MAGGIORE DEL su totale addetti manifatturieri dell area 30% 5- Addetti nelle piccole imprese sul totale addetti MAGGIORE DEL nella sottosezione di specializzazione dell area 50% Fonte: ns. elaborazioni su dati Istat sti dal decreto Guarino. Essi fanno riferimento ai valori medi nazionali incrementati del 30% per alcuni indici. Nel caso dell indice di industrializzazione manifatturiera è stato calcolato anche il valore dell indice per la Campania in quanto il decreto prevede la possibilità di far riferimento al valore regionale qualora esso risulti minore di quello nazionale. Nella seguente tabella 2 sono riportati i valori da cui scaturiscono gli indici ed i relativi valori di vincolo. 4. L individuazione dei distretti industriali in pro v i n c i a di Napoli In base alla procedura prevista dal decreto Guarino, dopo aver predisposto i dati riferiti ai singoli comuni, sono stati calcolati gli indici di industrializzazione e di densità imp renditoriale manifatturiera per comune (Tab. 3) e successivamente gli stessi indici per ciascuna delle dieci aree individuate dall Istat come sistemi locali di lavoro (Tab. 4).

6 228 Orizzonti Economici 87 Tabella 3 - Popolazione residente, unità locali in totale e manifatturiere, addetti in totale e manifatturieri, in valore assoluto e indici di industrializzazione e di densità imprenditoriale, per comune Cod COMUNI SLL POPOLA U. L. U.L. ADDETTI ADDETTI INDICE INDICE ZIONE MAn. TOTALE MANIF. INDUSTR. DENSITA MANIF. IMPREND. 1 Acerra Afragola Agerola Anacapri Arzano Bacoli Barano d Ischia Boscoreale Boscotrecase Brusciano Caivano Calvizzano Camposano Capri Carbonara di Nola Cardito Casalnuovo di Napoli Casamarciano Casamicciola Terme Casandrino Casavatore Casola di Napoli Casoria Castellam.re di Stabia Castello di Cisterna Cercola Cicciano Cimitile Comiziano Crispano Forio Frattamaggiore Frattaminore Giugliano in Campania Gragnano Grumo Nevano Ischia

7 Donato Lucev 229 Segue Tabella 3 - Popolazione residente, unità locali in totale e manifatturiere, addetti in totale e manifatturieri, in valore assoluto e indici di industrializzazione e di densità imprenditoriale, per comune Cod COMUNI SLL POPOLA U. L. U.L. ADDETTI ADDETTI INDICE INDICE ZIONE MAn. TOTALE MANIF. INDUSTR. DENSITA MANIF. IMPREND. 38 Lacco Ameno Lettere Liveri Marano di Napoli Mariglianella Marigliano Massalubrense Melito di Napoli Meta Monte di Procida Mugnano di Napoli Napoli Nola Ottaviano Palma Campania Piano di Sorrento Pimonte Poggiomarino Pollena Trocchia Pomigliano d Arco Pompei Portici Pozzuoli Procida Qualiano Quarto Ercolano Roccarainola S. Gennaro Vesuviano S. Giorgio a Cremano S. Giuseppe Vesuviano San Paolo Belsito San Sebastiano al Ves San Vitaliano Sant Agnello Sant Anastasia Sant Antimo

8 230 Orizzonti Economici 87 Segue Tabella 3 - Popolazione residente, unità locali in totale e manifatturiere, addetti in totale e manifatturieri, in valore assoluto e indici di industrializzazione e di densità imprenditoriale, per comune 75 Sant Antonio Abate Saviano Scisciano Serrara Fontana Somma Vesuviana Sorrento Striano Terzigno Torre Annunziata Torre del Greco Tufino Vico Equense Villaricca Visciano Volla Santa Maria la Carità Trecase Massa di Somma Provincia di Caserta 27 Castel Volturno Mondragone Provincia di Avellino 7 Avella Baiano Domicella Lauro Marzano di Nola Moschiano Pago del Vallo di Lauro Quindici Sirignano Sperone Taurano Provincia di Salerno 53 Furore Scafati Fonte: ns. elaborazioni su dati Istat

9 Donato Lucev 231 Tabella 4 - Popolazione residente, unità locali in totale e manifatturiere, addetti in totale e manifatturieri, in valore assoluto e indici di industrializzazione e di densità imprenditoriale manifatturiera, per sistema locale di lavoro. SLL POPOLAZ. U. L. U.L. MANIF. ADDETTI ADDETTI INDICE DENSITA TOTALE MANIF. INDUSTR. IMPREND. 1-Agerola , Capri Castellam.re Forio Ischia Napoli Nola S.Gius. Ves Sorrento Torre Ann Fonte: ns. elaborazioni su dati Istat C o n f rontando i valori degli indici di industrializzazione e di densità imprenditoriale con il valore del livello di vincolo regionale per l indice di industrializzazione (essendo questi minore del valore dello stesso a livello nazionale) aumentato del 30% e del livello nazionale dell indice di densità imprenditoriale, si constata che l unico sistema locale di lavoro che presenta valori ad essi superiori è quello di Agerola. Perciò, la verifica del soddisfacimento dei vincoli relativi ai restanti indicatori ha intere s s a t o soltanto il sistema locale di lavoro di Agero l a. La verifica del terzo e quarto vincolo, entrambi legati alla specializzazione produttiva dell area, scaturisce dal calcolo del profilo degli addetti in ciascuna sottosezione di attività economica nell ambito del complesso delle attività manifatturiere ed è riportato nella tabella 5 sia per i singoli comuni che per il complesso dell area. Nell ultima colonna della stessa tabella è, altresì, riportato per ogni sottosezione di attività economica il relativo valore di vincolo allo scopo di re n d e re immediato il confro n t o. Come è facile constatare, nell area di Agerola, le sottosezioni di attività economica DA ( industrie alimentari, delle bevande e del tabacco), DB (industrie tessili e dell abbigliamento) e DD (industria del legno e dei prodotti in legno) presentano valori nettamente superiori a quelli di vincolo, mentre soltanto nelle sezioni DA e DB le incidenze degli addetti sono superiori al 30% (quarto vincolo). L a rea di Agerola presenta, quindi, una specializzazione p roduttiva sia nella sottosezione di attività legata all industria alimentare sia in quella del tessile e dell abbigliamento. Tra le due viene scelta la sottosezione alimentare come attività di specializzazione dell area in quanto essa p resenta un incidenza di addetti più elevata. Infine, la verifica del quinto vincolo viene effettuata calcolando il rapporto tra il numero di addetti nelle unità locali con dimensione inferiore a 200 addetti e gli addetti in totale nella sottosezione di specializzazione dell area, e cioè: Comuni addetti nelle unità locali addetti totali dell area con meno di 200 addetti nella sottosezione DA 1 - Agerola Furore 7 nella sottosezione DA Totali Il rapporto fornisce una quota di piccole unità locali nell attività DA di specializzazione pari al 100,00%. Superando ampiamente il livello di vincolo, pari al 50%, l area in oggetto rispetta tutti e cinque i livelli di vincolo e quindi può essere considerata un distretto industriale.

10 232 Orizzonti Economici 87 Tabella 5 - Profilo degli addetti nelle sezioni di attività economica rispetto al complesso di addetti manifatturieri Comuni Sezioni Agerola Furore Totale Vincolo DA 42,64 170,00 45,74 11,74 DB 36,66 80,00 37,71 20,27 DC ,99 DD 10,47 60,00 11,68 4,59 DE 0,75 40,00 1,70 7,01 DF ,72 DG 2,00 20,00 2,43 5,89 DH 0,50 10,00 0,73 4,42 DI 1,50 30,00 2,19 6,81 DJ 4,74 110,00 7,30 19,33 DK ,33 DL 0,25 10,00 0,49 12,09 DM ,83 DN 0,50 20,00 0,97 7,75 Fonte: ns. elaborazioni su dati Istat 4.1 Alcune considerazioni sui risultati ottenuti Il ricercatore nel momento in cui passa ad analizzare i risultati ottenuti dalla procedura prevista dal decreto Guarino deve innanzitutto validare l adeguatezza degli stessi alla conoscenza che possiede intorno alla realtà manifatturiera del territorio oggetto d analisi. Nel caso specifico, si domanda se la realtà manifatturiera della provincia di Napoli, pur tenendo conto della persistente crisi che da alcuni decenni investe la locale economia, quindi non solo il comparto manifatturiero, possa essere rappresentata soltanto dal distretto industriale di Agerola che, senza nulla togliere alla sua importanza, rappresenta pur sempre una realtà manifatturiera che numericamente coinvolge meno di 200 addetti. Ovviamente la risposta al precedente interrogativo, nel caso di divergenza tra risultati e conoscenze, non può essere basata soltanto su convinzioni personali che condurrebbero a soluzioni oltremodo soggettive, ma necessita di un supporto empirico. In presenza di notevoli perplessità, riguardo ai risultati ottenuti nella provincia di Napoli, si è analizzato con occhio maggiormente critico la procedura contemplata dal decreto Guarino al fine di risalire, eventualmente, alle cause comportanti effetti distorsivi a cui attribuire l inadeguatezza dei risultati. Una prima considerazione fa riferimento alla rilevazione di una palese contraddizione tra l art. 36 della legge 317 che demanda alle singole Regioni l individuazione delle aree territoriali, da considerare come distretti industriali, rafforzato dal «sentite le unioni regionali delle Camere di commercio, industria, artigianato ed agricoltura», da cui si evince una chiara delega agli enti locali territoriali ed il contenuto del decreto ministeriale che fissa in maniera rigida, anche se sotto forma di indirizzi, i parametri da rispettare, validi per tutto il territorio nazionale, che risponde ad un impostazione del tutto centralistica. Non si vuole a questo punto entrare nel merito delle critiche che da più parti hanno fatto seguito alla emanazione del decreto, in quanto il territorio sub-nazionale essendo connotato qualitativamente e quantitativamente da un diverso grado di diffusione imprenditoriale ed occupazionale comporta una diversa valutazione della bontà degli indirizzi e dei parametri a seconda del subterritorio su cui verranno applicati. Il nodo cruciale di tutta la procedura prevista dal decreto ministeriale riguarda, invece, l assunzione di uno o più sistemi locali di lavoro contigui, così come definiti dall Istat, come zone elementari per l individuazione dei distretti industriali. Il principale obiettivo a cui risponde l individuazione dei sistemi locali di lavoro riguarda, infatti, un loro utilizzo generalizzato legato alle politiche del lavoro nell ambito del complesso dei settori di attività economica, compreso il manifatturiero, e la loro delimitazione avviene, come si è visto, in funzione di un equilibrio interno all area individuata tra domanda ed offerta di lavoro (autocontenimento) sulla base dei flussi di lavoro ed occupazionali rilevati dai dati censuari. Allora, se la creazione dei sistemi locali di lavoro non è direttamente finalizzata all individuazione dei distretti industriali, il loro utilizzo come area elementare di base della procedura, può comportare delle distorsioni tali da

11 Donato Lucev 233 Tabella 6 - Sistemi locali di lavoro per ripartizione, in relazione al complesso delle attività economiche (SLL 91) ed alle attività manifatturiere (SLL 91 Manifatturiere) Sistemi locali lavoro SLL 91 SSL 91 Manifattur. SLL91 Manif./SLL91 Ripartizioni n. Addetti n. Addetti n. % Addetti % Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Italia Fonte: Istituto G. Tagliacarne -Rapporto 1996 non far emergere realtà manifatturiere che pur esistono e potrebbero avere tutte le caratteristiche di distretto industriale? E, proprio, per l eterogeneità esistente a livello sub-nazionale la risposta a tale interrogativo non è univoca, in quanto nelle aree caratterizzate da una presenza diffusa e consistente di attività manifatturiere l autocontenimento raggiunto all interno dell area è in prevalenza dovuto all equilibrio tra domanda ed offerta di lavoro manifatturiero, viceversa nelle aree in cui il peso delle attività manifatturiere è ridotto il raggiungimento dell autocontenimento è ottenuto prevalentemente dall equilibrio tra domanda ed offerta di lavoro non di tipo manifatturiero. Nel primo caso è più facile che i sistemi locali di lavoro soddisfino i parametri per essere definiti distretti industriali, nel secondo caso il raggiungimento del requisito dell autocontenimento potrebbe non far emergere realtà manifatturiere che considerate a sé stanti sarebbero in grado di soddisfare pienamente i parametri legati alla definizione di distretto industriale. Gli effetti di tale differenziazione si possono riscontare nella tabella 6, in cui sono riportati per ripartizione geografica i sistemi locali di lavoro individuati dall Istat in base al complesso delle attività economiche ed in base al solo comparto manifatturiero. Già a livello di ripartizione è possibile rilevare il diverso comportamento territoriale. Considerando i sistemi locali di lavoro manifatturieri e confrontando i dati che fanno riferimento alle ripartizioni del Nord-Ovest e del Mezzogiorno si ha una diminuizione sia in numero che in addetti rispetto ai sistemi locali di lavoro individuati con riferimento al complesso delle attività economiche, soltanto che nel Nord-Ovest, dove è maggiore e diffusa la presenza di attività manifatturiera, la diminuizione è del 30% circa nel numero e dell 8% circa negli addetti, mentre nel Mezzogiorno le analoghe aliquote sono del 92% circa e dell 81% La seconda considerazione riguarda il collegamento tra autocontenimento e definizione di distretto industriale. Può la definizione di un area come distretto industriale essere vincolata al requisito dell autocontenimento della domanda e dell offerta di lavoro? Certamente la risposta è negativa sia perché l equilibrio della domanda e dell offerta di lavoro in un area definita distretto industriale può essere una situazione sicuramente auspicabile, che magari viene automaticamente a determinarsi nel lungo periodo, ma che certamente verrà sacrificato qualora lo sviluppo e la vitalità delle attività manifatturiere dell area lo richiedano, sia perché la decisione del lavoratore di risiedere nell area del distretto industriale è una sua scelta che scaturisce da un complesso di fattori molte volte del tutto estranei all attività svolta ( facilità di reperire l abitazione, facilità di collegamenti, presenza di scuole per i figli e così via) e maggiormente legati alla qualità della vita. Nel caso specifico della provincia di Napoli, ha senso considerare propedeutico il sistema locale di lavoro e, quindi, l autocontenimento della domanda e dell offerta di lavoro quando tale concetto può essere assicurato dalla peculiare caratteristica del territorio provinciale. Infatti, i 92 comuni si localizzano su una superficie terri-

12 234 Orizzonti Economici 87 toriale non molto estesa e si avvalgono di una fitta rete di comunicazione e di trasporto stradale (autostrade e raccordi autostradali, tangenziale, asse mediano ecc.), ferroviaria (metropolitana, ferrovie dello stato, circumvesuviana, cumana, circumflegrea ecc.) e marittima (aliscafi e traghetti) la quale consente di raggiungere i comuni della provincia da un capo all altro con un percorso di durata media pari a 30 minuti. Per vedere se gli effetti distorsivi sono imputabili al sistema locale di lavoro nei prossimi paragrafi sarà fatto riferimento al comune come unità elementare statistica territoriale di analisi. 5. Il comune come unità elementare statistica La definizione di distretto industriale discende dall identificazione di un modello in grado di interpretare i processi di sviluppo, basati sulle piccole e medie imprese, caratterizzati da specifici meccanismi di funzionamento. Il modello a cui, in questa sede, si fa riferimento è quello proposto da Becattini (1989), che riprende il concetto di struttura distrettuale delineata dall economista Marshall (1890), a cui ha fatto seguito una serie di lavori sia dello stesso Becattini che di numerosi altri autori, i quali saranno ampiamente illustrati in un altro lavoro del gruppo. Nel modello proposto, il Becattini definisce il distre t t o industriale come un entità socio-economica caratterizzata da un area circoscritta in cui interagiscono attivamente tra di loro da una parte una comunità di persone e dall altra un insieme di imprese industriali, le quali «tendono vicendevolmente ad interpretarsi». Inoltre, il complesso di imprese industriali deve essere caratterizzato da: 1 una pluralità di piccole e medie imprese, localizzate in un area circoscritta territorialmente, autonome, indipendenti e specializzate in un unico settore produttivo; 2 una spinta scomposizione del processo di lavorazione tra le unità locali; 3 una produzione di qualità elevata che riesce a conquistare una rilevante quota del mercato nazionale ed internazionale. In base a tale definizione è possibile distinguere due fasi operative per l individuazione del distretto industriale: a individuazione dei potenziali distretti industriali collegati ad un area delimitata in funzione del superamento dei livelli di soglia prestabiliti da parte delle imprese manifatturiere operanti su detta area (verifica delle caratteristiche delle imprese manifatturiere di cui al precedente punto 1) ; b successiva verifica delle caratteristiche di cui ai precedenti punti 2 e 3 ed all interazione con la popolazione locale. Nel prosieguo del lavoro sarà sviluppata soltanto la fase elencata sub-a, cioè la delimitazione di aree territoriali della provincia di Napoli che, superando i livelli di soglia previsti dal decreto Guarino 2, prescindendo dai sistemi locali di lavoro si possono considerare potenziali distretti industriali. Il risultato di questa prima fase porta all individuazione di aree in cui si rileva una concentrazione di imprese in grado di rappresentare specifici addensamenti produttivi e che solo un indagine sul campo ai fini della rilevazione delle caratteristiche elencate sub-b potrà, poi, definirle distretti industriali. 5.1 La descrizione della procedura statistica La procedura utilizzata ricalca grosso modo quella della classificazione automatica non gerarchica con vincolo di contiguità che richiede come input il numero dei gru p p i da form a re e l individuazione di un primo elemento di ciascun gruppo intorno a cui andranno, poi, ad aggregarsi le restanti unità da classificare in base alla minore «distanza» o maggiore omogeneità dapprima con le caratteristiche degli elementi rappresentativi prescelti e poi con quelle dei gruppi man mano che essi si vanno a form a re. L unità elementare di base territoriale è il comune. Il procedimento di aggregazione, nel caso specifico oggetto di analisi, è di tipo interattivo in quanto il criterio di aggregazione definito sopra, della minore distanza o della maggiore omogeneità, è finalizzato al rispetto da parte dei gruppi risultanti dei livelli di vincolo previsti dagli indicatori elencati dal decreto ministeriale ed i cui valori sono riportati nella precedente tabella La determinazione del numero dei gruppi e l individuazione del relativo comune rappresentativo Allo scopo di determinare il numero dei gruppi e susseguentemente individuare il comune leader intorno a cui

13 Donato Lucev 235 Tabella 7 - Comuni per fasce in base all indice di industrializzazione manifatturiera di densità imprenditoriale manifatturiera INDICE DI INDUSTRIALIZZAZIONE MAn. INDICE DI DENSITA IMPRENDITORIALE FASCIA A INDICE FASCIA A INDICE 1- ACERRA 37,63 1- AGEROLA 15,45 2- AGEROLA 29,99 2- CASANDRINO 14,63 3- ARZANO 52,97 3- CASAVATORE 11,36 4- BACOLI 49,67 4- GRUMO NEVANO 20,80 5- CAIVANO 59,07 5- LIVERI 14,44 6- CARDITO 30,83 6- SERRARA FONTANA 11,02 7-CASALNUOVO DI NAPOLI 50,05 7- SORRENTO 11,18 8- CASANDRINO 62,10 8- TERZIGNO 10,84 9- CASAVATORE 46, CASORIA 27,85 FASCIA B 11- CERCOLA 43, CRISPANO 38,89 1- ANACAPRI 8, FRATTAMINORE 42,37 2- ARZANO 9, GRUMO NEVANO 55,22 3- CAPRI 8, LIVERI 33,08 4- CARBONARA DI NOLA 8, MARIGLIANELLA 31,52 5- PALMA CAMPANIA 8, MELITO DI NAPOLI 34,24 6- SAN GENNARO VES. 9, MUGNANO DI NAPOLI 36,52 7- SAN GIUSEPPE VES. 9, POLLENA TROCCHIA 33,67 8- STRIANO 10, POMIGLIANO D ARCO 77, QUALIANO 26, ROCCARAINOLA 33, SAN GENNARO VES. 36, SANT ANTIMO 27, SANT ANTONIO ABATE 40, SAN VITALIANO 49, SAVIANO 31, STRIANO 38, TORRE ANNUNZIATA 28, VOLLA 28,65 FASCIA B 1- CAST. RE DI STABIA 25,54 2- CICCIANO 26,03 3- FRATTAMAGGIORE 24,14 4- POZZUOLI 23,45 5- SOMMA VESUVIANA 24,41 6- TERZIGNO 25,92 Fonte: ns. elaborazioni su dati Istat aggregare i comuni, fino al rispetto dei livelli di vincolo, sono stati utilizzati i valori comunali dell indice di industrializzazione e dell indice di densità imprenditoriale. A tale scopo gli indici sono stati ordinati in senso dec rescente e per ciascuno dei due si sono considerate due fasce di comuni. Per l indice di industrializzazione manifatturiera la fascia A comprende tutti i comuni con valore dell indice superiore al livello di vincolo e nella fascia B i comuni che presentano un valore dell indice inferiore del 10% al valore di vincolo ( Tab. 7). Lo stesso procedimento è stato seguito per l indice di densità imprenditoriale per la fascia A, mentre nella fascia B sono stati inclusi i comuni con il valore dell indice inferiore del 20% al livello di vincolo (Tab. 7). L adozione di una diversa percentuale per individuare i comuni ri-

14 236 Orizzonti Economici 87 Figura 2 - Comuni ricadenti nella fascia A (grigio) e nella fascia B (nero) in base ai valori dell indice di industrializzazione manifatturiera Figura 3 - Comuni ricadenti nella fascia A (grigio) e nella fascia B (nero) in base ai valori dell indice di densità i m p r e n d i t o r i a l e cadenti nelle fasce B è giustificata dalla diversa variabilità presente nei valori dei due indicatori. Per stabilire il numero dei gruppi si è proceduto a considerare: a i comuni presenti nella fascia A di entrambi gli indicatori e cioè: 1 Agerola 2 Casandrino 3 Casavatore 4 Grumo Nevano 5 Liveri b- i comuni presenti nella fascia A di un indicatore e nella fascia B dell altro: 1 Arzano 2 San Gennaro Vesuviano 3 Striano 4 Terzigno infine, si procede alla formazione delle aree contigue considerando i comuni compresi nelle fasce A e B dei due indicatori o comuni ricadenti in altre province. Sono così risultati i seguenti quattro gruppi: 1 Agerola, Furore 2 Arzano, Casandrino, Casavatore, Grumo Nevano, Frattamaggiore, Frattaminore, Crispano e Casoria 3 San Gennaro Vesuviano, Striano, Terzigno, San Giuseppe Vesuviano, Palma Campania e Carbonara di Nola 4 Liveri Nell ambito di ciascun gruppo, per quelli formati già da più comuni, viene scelto come elemento leader il comune di fascia A con il più elevato valore di entrambi gli indicatori o dell indicatore di fascia A. Per il gruppo 2 è stato selezionato il comune di Grumo Nevano e per il gruppo 3 il comune di San Gennaro Vesuviano, per il gruppo 4 il comune di Liveri, mentre per il gruppo di Agerola, che già considerando i sistemi locali di lavoro costituiva un potenziale distretto industriale, si è verificato se il superamento dei livelli di vincolo era assicurato anche intro d u c e n d o nel gruppo altri comuni contigui della provincia di Napoli Il criterio di aggregazione Si è utilizzata una procedura di aggregazione in maniera interattiva in modo di avere la possibilità di controllare di volta in volta i valori degli indicatori di area con gli analoghi dei livelli di vincolo. Il controllo è stato svolto essenzialmente sui livelli di vincolo associati ai primi quattro indicatori e cioè: dell indice di industrializzazione manifatturiera, dell indice di densità impre n d i t o- riale manifatturiera, dell indice di specializzazione pro d u t-

15 Donato Lucev 237 Tabella 8 - Area di Grumo Nevano. Incidenze cumulate per riga degli indici di industrializzazione manifatturiera, di densità imprenditoriale e di specializzazione Comuni Grumo Casan- Arzano Casava- Fratta- Fratta- Crispano Vincolo Indici Nevano drino tore maggiore minore Industr. 55,22 58,32 55,25 53,45 45,93 45,75 45,50 26,09 Densità Im 20,79 18,50 13,42 12,95 11,08 10,71 10,50 10,43 Specializ. DA 0,72 1,64 2,02 3,62 4,53 4,60 5,08 11,74 DB 43,15 30,40 24,44 20,87 26,43 26,02 26,71 20,27 DC 47,51 42,89 30,44 27,43 25,04 25,91 25,39 5,99 DD 0,81 1,42 0,98 1,18 1,14 1,43 1,47 4,59 DE 3,54 2,34 8,64 8,07 7,11 6,96 6,75 7,01 DF 0,00 0,00 0,00 0,15 0,13 0,12 0,12 0,72 DG 0,00 0,50 0,83 1,35 1,17 1,11 1,08 5,89 DH 0,43 1,07 2,49 2,86 2,56 2,44 2,39 4,42 DI 0,34 1,52 4,35 4,25 3,73 3,68 3,60 6,81 DJ 1,53 2,07 7,02 8,31 7,92 7,87 8,08 19,33 DK 0,67 1,67 2,05 3,55 3,18 3,03 2,95 13,33 DL 0,53 13,26 13,48 14,97 13,30 12,98 12,61 12,09 DM 0,00 0,00 1,07 0,88 0,77 0,93 0,90 8,83 DN 0,77 1,22 2,21 2,50 3,00 2,92 2,87 7,75 Fonte: ns. elaborazioni su dati Istat tiva e del peso dell attività di specializzazione, essendo il quinto vincolo collegato alla diffusione della piccola impresa nell attività di specializzazione, il quale non crea eccessivi problemi in quanto il territorio in analisi si caratterizza per l assenza di imprese di grosse dimensioni. Per il gruppo di Agerola l aggregazione di altri comuni contigui della provincia di Napoli peggiora il valore degli indicatori fornendo per essi valori inferiori alle soglie di vincolo per cui l area resta formata dai due comuni di partenza, come pure ha dato risultati inferiori ai valori di vincolo l accoppiamento del comune di Liveri del quarto gruppo con qualsiasi altro comune ad esso contiguo, mentre risultati positivi si sono avuti per il gruppo di Grumo Nevano e degni di attenzione quelli per il gruppo di San Gennaro Vesuviano. Nella seguente tabella 8, relativa al gruppo di Grumo Nevano, sono riportati i valori cumulati degli indicatori per riga a part i re da quelli relativi al comune leader del gru p- po che è Grumo Nevano. Esaminando la colonna re l a t i v a al comune di Crispano, contenente i valori di area, si può r i l e v a re che sia i valori dell indice di industrializzazione manifatturiera che quelli di densità imprenditoriale manifatturiera sono superiori ai livelli di vincolo, riportati per comodità nell ultima colonna, come pure i valori di specializzazione nelle sottosezioni di attività economica DB, DC e DL superano i rispettivi livelli di vincolo. Questi ultimi, però, non soddisfano il quarto livello di vincolo della precedente tabella 2 che prevede per essi un valore superiore al 30%. Includendo, però, nell area solo i comuni di Grumo Nevano, Casandrino ed Arzano è possibile rilevare che i valori dell indice di industrializzazione manifatturiera, di densità

16 238 Orizzonti Economici 87 Figura 4 - Potenziali distretti industriali nella provincia di Napoli: di Agerola (1), di Grumo Nevano (2) e di San Giuseppe Vesuviano (3) i m p renditoriale e di specializzazione sono superiori a quelli di vincolo ed è anche rispettato il quarto vincolo dalla sottosezione di specializzazione DC (industria conciaria e prodotti in cuoio,pelle e similari) con un valore pari al 30,44%. Nella precedente tabella la posizione dei comuni non è casuale, in quanto, sempre nel rispetto della contiguità territoriale, è consigliabile inserire prioritariamente i comuni che possono migliorare i valori degli indicatori al di sotto o prossimi ai valori di vincolo. Per verificare il rispetto del quinto vincolo da parte dell area, formata dai suddetti tre comuni, viene calcolato il rapporto tra gli addetti nelle imprese di specializzazione con dimensione inferiore a 200 addetti ed il totale degli addetti nella sottosezione di specializzazione dell area, cioè: Comuni addetti nelle unità locali addetti totali dell area con meno di 200 addetti nella sottosezione DC 1 - Grumo Nevano Casandrino Arzano 994 nella sottosezione DC Totali che fornisce una quota di piccole unità locali nell attività DC di specializzazione pari al 79,46%. Superando ampiamente il livello di vincolo pari al 50% l area in oggetto rispetta tutti e cinque i livelli di vincolo e quindi l area potrebbe essere considerata un potenziale distretto industriale.analogo procedimento è stato seguito per il gruppo di San Gennaro Vesuviano come si può rilevare dalla tabella 9. I risultati che è possibile rilevare dalla tabella sono alquanto controversi. Gli indici di industrializzazione manifatturiera e di densità imprenditoriale manifatturiera dell area sono entrambi inferiori di circa l 1% ai livelli di vincolo, mentre gli indici di specializzazione sono entrambi superiori ai livelli di vincolo, anzi tale caratteristica è rispettata sia dalla sottosezione DA (alimentari e bevande) sia in forma più accentuata dalla sottosezione di attività economica DB (tessile e abbigliamento) che è assunta come attività di specializzazione. Anche il quinto vincolo relativo alla presenza nella sottosezione di specializzazione di almeno il 50% di piccole e medie unità locali è ampiamente rispettato in quanto tutte quelle della sottosezione di specializzazione dell area non superano la dimensione dei 200 addetti, come si può facilmente verificare dal seguente prospetto riportante i dati per comune: Comuni addetti nelle unità locali addetti totali dell area con meno di 200 addetti nella sottosezione DB 1 - Palma Campania S. Gennaro Vesuviano S. Giuseppe Vesuviano Striano Terzigno 178 nella sottosezione DB Totali In effetti, utilizzando il comune come unità statistica elementare territoriale al posto del sistema locale di lavoro, mantenendo tutti i parametri di vincolo previsti dal decreto Guarino, è stato possibile evindenziare, nella provincia di Napoli, oltre al potenziale distretto di Agerola anche quello di Grumo Nevano. Sono stati veri-

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