Rinnegamenti di Pietro e sguardo del Signore.

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1 Rinnegamenti di Pietro e sguardo del Signore. Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: Anche questi era con lui. Ma egli negò dicendo: O donna, non lo conosco! Poco dopo un altro lo vide e disse: Anche tu sei uno di loro!. Ma Pietro rispose: O uomo, non lo sono. Passata circa un ora, un altro insisteva: In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo. Ma Pietro disse: O uomo, non so quello che dici. E in quell istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò, allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte. E, uscito fuori, pianse amaramente. Il contesto. Gesù è catturato, non appartiene più a sé stesso; è in balia di guardie senza scrupoli, di carnefici, di uomini di potere che gestiscono male il loro potere. Ma in questo episodio è in primo piano la figura di Pietro. Pietro: segue Gesù da lontano, aveva detto che sarebbe stato pronto a seguire il Signore anche in prigione e alla morte; per ora si sta mantenendo fedele a questo suo proposito. Ma comincia a sentire freddo, è un freddo esterno ed anche interno. Pietro comincia ad avere paura, si siede vicino al fuoco in mezzo alle guardie, quasi a volersi nascondere fra loro.

2 Forse ha sentito i discorsi delle guardie tanto poco rassicuranti; forse ha sentito qualche lamento o grida di qualche prigioniero sottoposto a tortura. Fatto sta che Pietro è assediato dalla paura e alla serva che lo ha identificato come uno dei seguaci di Gesù, risponde: O donna, non lo conosco. No conosce più Gesù perché non consce più neanche sé stesso. Un secondo personaggio lo interpella: Anche tu sei uno di loro! Pietro rispose: O uomo, non lo sono. Ha perso il senso della sua identità. L uomo nel suo essere partecipa all essere di Dio, il cui nome rivelato a Mosè è Io sono colui che sono. Ancora una volta Pietro viene interpellato: Anche questi era con lui, infatti è Galileo: Pietro risponde: O uomo, non so quello che dici! E l ultima negazione di Pietro, in cui afferma di non sapere più neanche da dove viene. La paura di quello che potrà succedere anche a lui, lo ha completamente sconvolto. In fondo anche noi tante volte abbiamo paura quando cominciamo ad intuire che seguire Gesù significa ogni giorno prendere la propria croce e seguirlo. Gesù: Si volta e guarda Pietro. Credo che quello sguardo non sia stato di rimprovero per Pietro. Il Signore capisce che qualcosa ha sconvolto il suo amico, certamente la paura, Pietro a cui affiderà le chiavi del Regno, è così forte e cosi fragile. Allora lo sguardo di Gesù a Pietro è uno sguardo di comprensione e di misericordia, per questo Pietro piange amaramente perché quello sguardo, carico di amore, lo ha ferito molto di più di una aperta condanna. Rinnegamento di Pietro Duccio da Boninsegna Siena

3 La scena descritta dall evangelista Luca è fedelmente ricostruita da Duccio da Bonisegna: tutta la fragilità di Pietro è sottolineata da quei piccoli piedi nudi sollevati per scaldarsi; è un gigante dai piedi di argilla. Quella mano alzata a dare forza alla sua negazione. La serva lo guarda e tira dritto su per le scale senza dargli importanza. Il canto del gallo Duccio da Boninsegna Siena

4 Sulla sinistra del quadro c è Pietro che, rispondendo a chi lo interpella per l ultima volta, nega di conoscere Gesù e sopra di lui il gallo alza il suo canto per salutare il nuovo giorno. In questo quadro di Duccio Gesù non guarda Pietro, i suoi occhi sono già bendati da chi lo schernisce, è percosso ed insultato di fronte al sommo sacerdote. Il pianto di Pietro El Greco

5 Questo ritratto dipinto da El Greco è un autentico capolavoro perché l artista, mettendo nelle mani di Pietro le chiavi, sottolinea il suo ruolo di successore di Cristo, ma quest uomo è una creatura fragile che, nei suoi occhi pieni di lacrime, non potrà mai dimenticare il suo errore.

6 Luca 22, Gesù percosso e schernito. E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: Fa il profeta! Chi è che ti ha colpito? E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo. Contesto. Comincia ad abbattersi su Gesù la violenza fisica, non mai disgiunta dalla violenza morale, perché ad ogni gesto aggressivo corrisponde una precisa volontà di volerlo umiliare. Di alcune parole è stato stravolto il significato: gli uomini che avevano in custodia. Custodire ha il significato di prendersi cura, il custode d Israele è Dio stesso. Questi uomini hanno tradito il loro compito, picchiando Gesù. Lo deridevano : il Signore non ha mai deriso nessuno. Lo picchiavano: le mani dell uomo sono state create per creare, per accarezzare, per curare, per mangiare e tantissime altre cose si possono fare, ma picchiare, distruggere significa esercitare un uso improprio di questo dono che Dio ci ha fatto, facendoci nascere. Lo insultavano : significa esercitare un uso improprio della voce che ci è stata donata per comunicare, cantare, pregare, lodare Dio. Questo ci porta a riflettere quando usiamo gli strumenti del nostro corpo in maniera impropria, sottraendoli alla finalità per cui sono stati creati. Fa il profeta, chi è che ti ha colpito? Anche questa frase è scorretta perché il profeta non è colui che predice il futuro, ma è colui che parla in nome di Dio. Gesù è bendato per non vedere chi lo offende, non vedere per non ricordare i volti dei peccatori. Perché il Signore vuole salvare tutti senza discriminare nessuno. Gesù deriso Beato Angelico S.Marco Firenze -

7 Gesù deriso Beato Angelico S. Marco Firenze

8 In questo affresco, il Beato Angelico ha voluto dare a Gesù la sua autorità regale, in questa bellissima veste candida, il colore della Resurrezione; in mano ha i segni regali del mondo e dello scettro, in versione burlesca. Attorno a lui sono dipinti i simboli degli insulti: è raffigurata solo la testa di chi gli sputa in faccia, di chi lo schernisce, togliendosi il cappello, le mani di chi lo percuote. Questa raffigurazione di Gesù schernito, seduta come in un trono, la sua veste candida, con cura ne è stato trattato il drappeggio, come si fa per un re, ci fa pensare alla Trasfigurazione; anche in quell episodio si dice che vesti del Signore diventarono candide. Pertanto è possibile che il Beato Angelico abbia voluto trasmetterci un messaggio simile: cioè anche questa sofferenza del Cristo è vista alla luce della Resurrezione. Gli occhi di Gesù sono bendati, come ci dice l evangelista, per fargli indovinare chi lo colpiva; ma gli occhi del Signore saranno sempre bendati per non voler ricordare chi gli ha fatto del male rifiutando la sua amicizia. Ai suoi piedi c è la Madre sempre presente al suo dolore. Un frate domenicano legge i testi evangelici che descrivono le crudeltà che si sono abbattute su Gesù; e lo scopo è di farci capire che noi fedeli dobbiamo partire sempre dalla lettura del testo evangelico, per arrivare alla contemplazione dell episodio narrato. Luca 23,

9 Appena fu giorno si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio e gli dissero: Se tu sei il Cristo, dillo a noi. Rispose loro: Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d ora in poi il Figlio dell uomo siederà alla destra della potenza di Dio. Allora tutti dissero: Tu dunque sei il Figlio di Dio? Ed egli rispose loro: Voi stessi dite che il lo sono. E quelli dissero: Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca. Il contesto. Inizia il processo a Gesù in cui gli viene chiesto chi egli sia, se è il Cristo, se è il Figlio di Dio: gli anziani del popolo, i capi dei sacerdoti e gli scribi interrogano Gesù sulla sua identità. Sei il Figlio di Dio? questa è la vera identità di Gesù, ma è anche la nostra vera identità, in quanto col Battesimo siamo diventati Figli di Dio. Quanto poco siamo consapevoli della grande dignità e della grande amicizia con Dio che tale identità, dono gratuito, ci dà. Nella misura in cui riconosciamo che Gesù è il Figlio di Dio, dobbiamo necessariamente riconoscere che lo siamo anche noi. Aderire a questo è aderire alla verità. Gesù poi cerca di portare i suoi interlocutori alla consapevolezza della verità che hanno affermato con le loro stesse parole: Voi stessi dite che io sono. Io sono è il nome che Dio stesso ha detto a Mosè al roveto ardente. Gesù, che abbiamo visto essere stato percosso, deriso, umiliato è il Figlio di Dio, è il nostro Dio. Gesù davanti al Sinedrio Duccio da Boninsegna Siena -

10 Nella tavola di Duccio a sinistra vediamo il gruppo delle guardie, le punte delle lance, gli elmetti di ferro al di sotto dei quali non emergono dei volti, altri personaggi sono in attesa delle reazioni dei capi dei sacerdoti. Al centro la figura di Cristo, serena, equilibrata come di chi sta vivendo in un altra dimensione. Le sue mani sono legate da una corda sottile: un capello d amore tiene legate le mani di Gesù, ad indicare che non è la forza che uccide Gesù, ma il suo amore per noi. A destra la grande agitazione del sommo sacerdote e degli altri. C è un braccio alzato la cui mano indica l unicità di Dio che le affermazioni di Gesù mettono in discussione. Luca 23, 1-7

11 Gesù davanti a Pilato. Tutta l assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare i tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re. Pilato allora lo interrogò: Sei tu il re dei Giudei? Ed egli rispose: Tu lo dici. Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: Non trovo in quest uomo alcun motivo di condanna. Ma essi insistevano dicendo. Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui. Udito ciò, Pilato chiese se quell uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l autorità di Erode, lo rinviò ad Erode, che in quei giorni si trovava anch egli a Gerusalemme. Il contesto. Le accuse dell assemblea: metteva in agitazione il nostro popolo, è vero, è quella sana inquietudine che è generata in noi da chi ti guida verso la verità della fede, ti guida verso la conversione. Impediva di pagare i tributi a Cesare : è falso. Afferma di essere Cristo re : diceva la verità.(il tema della Regalità di Cristo lo rivedremo alla crocifissione ). Pertanto per Pilato non c è motivo per incriminarlo. Ma insistono: solleva il popolo insegnando per tutta la Giudea ; è vero, le parole di Gesù sollevano il popolo, lo sollevano umanamente donando dignità ai peccatori, ai perdenti. I sommi sacerdoti sono simbolo di una religiosità ottusa, invidiosa, allo stesso tempo detentrice di un potere, che temendo che gli venga sottratto, diventa aggressivo e crudele. Pilato ha un potere che gli è stato dato da altri: potere fatto di dominio, di superficialità, non riesce a farsi valere verso i Giudei, non riesce a salvare Gesù. Questo potere del procuratore romano è fragile. Gesù mite ed umile col suo potere fatto di compassione, di amore verso tutti. Il suo potere è quello di consegnarsi a noi.

12 Gesù Davanti a Pilato - Duccio da Boninsegna Siena Il popolo compatto e accusatore, guidato dai sacerdoti, irrompe nella casa di Pilato, figura centrale nella scena e lo sarà anche nella vicenda della condanna di Gesù. Le guardie sembrano quasi voler difendere Gesù, la cui figura è trattata da Duccio con grande serenità, come di colui che sta vivendo la sua vicenda da espropriato, di colui che non appartiene più a sé stesso perché si è consegnato al Padre. Gesù ha l aureola dorata. Duccio sottolinea sempre la santità del Signore, testimoniando la fede e la sensibilità dell artista.

13 Gesù davanti ad Erode. Luca 23, 8-12 Vedendo Gesù Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffa di lui, gli mise addosso una splendida veste lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti fra loro vi era stata inimicizia. Il contesto Erode: voleva vedere Gesù per i miracoli che aveva fatto, voleva vedere il guaritore. Quanta superficialità in Erode, che non mostra alcun desiderio di vera conoscenza nei riguardi di Gesù; la sua conoscenza si lega solo a questo aspetto fenomenico. Ma quanta superficialità anche in noi, che molto spesso ci rivolgiamo a Dio solo nei momenti di bisogno. Gesù: lo interrogò facendogli domande, ma egli non rispose nulla. Gesù, dopo aver affermato la sua identità davanti a Pilato, tace di fronte ad altre provocazioni. E il silenzio di chi nella grande sofferenza fisica e morale può cercare sostegno solo nella unione con il Padre. Gesù davanti a Pilato. Luca 23, Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: Mi avete portato quest uomo come agitatore del popolo, ecco io l ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà. Ma essi si misero a gridare tutti insieme: Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba! Questi era stato messo in prigione per una rivolta scoppiata in

14 città e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva mettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: Crocifiggilo! Crocifiggilo! Ed egli, per la terza volta, disse loro: Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà. Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse esaudita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere. Il contesto. Gesù è di nuovo davanti a Pilato, che per ben tre volte proclama la sua innocenza. Pilato ha conosciuto in maniera più vera Gesù; ha riconosciuto la sua verità, la sua autenticità. Capisce che è vittima di un intrigo di potere di questi responsabili della religione e della gestione del popolo, cerca di usare la sua autorità per salvare Gesù; alla fine cede alla richiesta del popolo sobillato da chi avrebbe dovuto guidarlo con saggezza, longanimità e vera giustizia. Quante voci nemiche, sobillatrici, si alzano anche oggi nel seno della Chiesa! Quante condanne a morte nella maldicenza, nel puntare il dito! Ma Pilato all ultimo cede e affida Gesù ai suoi accusatori. Quest uomo di potere ha avuto paura di perderlo, paura di perdere prestigio, paura di una rivolta del popolo.

15 Pilato si lava le mani Duccio da Boninsegna Siena Questo episodio raffigurato da Duccio non lo troviamo nel Vangelo di Luca, ma in Matteo 27, 24. Sulla destra del quadro, Pilato è rimasto solo, è salito su due gradini, forse si sente troppo piccolo e meschino; porge le braccia tese al servitore che gli versa l acqua ed ha già pronto l asciuga mano sulla spalla. Quelle braccia tese sembrano quelle di un questuante. Il procuratore romano è diventato ora un povero. Gesù con la sua veste rossa, mite ed umile se ne va verso la folla. Ormai mostra le spalle a Pilato. E un grande dramma per l uomo, quando Gesù se ne va, mostrando le spalle a chi non ha saputo accoglierlo.

16 L episodio della flagellazione di Gesù e della corona di spine non lo troviamo nel Vangelo di Luca, ma in Matteo 27,26 e Marco 15,15. Allora rilasciò loro Barabba e, dopo averlo fatto flagellare, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. Pertanto ho riportato alcune immagini che ci possono aiutare a contemplare questo evento così drammatico soprattutto nella sua valenza di sofferenza morale di Gesù. Gesù alla colonna Giovanni Antonio Bacci detto il Sodomia Pinacoteca Nazionale Siena - Sullo sfondo c è una bellissima alba sul mare, due barche sono al largo per la pesca. Gesù è legato alla colonna, dalla fronte scende il

17 sangue; ma ciò che ferisce di più il cuore di chi contempla questa immagine, sono gli occhi pieni di lacrime di Gesù. Gesù guarda lontano, forse a quel mare, a quelle barche; ricorda i suoi amici-discepoli, chiamati uno per uno, amati ciascuno in modo del tutto personale. Per recuperare loro, e ogni uomo, alla vita eterna Gesù si è offerto alla morte e alla morte di croce. Al termine della vita saremo giudicati sull Amore; il giudizio sarà: essere trapassati dallo sguardo di Amore di Cristo. Forse sarà uno sguardo pieno di lacrime come quello del Cristo del Sodoma?

18 Cristo dopo la flagellazione Murillo Boston Sulla sinistra vediamo la colonna a cui è stato legato Gesù durante la flagellazione, ora è stato slegato. Il suo corpo mostra le stimmate della violenza che si è abbattuta su di lui. Non può più stare in piedi, è stremato nelle forze, cammina carponi per raggiungere la veste di cui è stato spogliato. Questa immagine è tra le più commoventi dell arte, perché esprime tutta la sofferenza dell uomo quando viene denudato e così facendo viene spogliato della sua dignità. Tutto l essere umano è profondamente umiliato, specie se questo corpo è stato anche oltraggiato dalle percosse. E l uomo dei dolori, di cui ci parla il profeta Isaia, di fronte al quale si gira il viso dall altra parte. Due angeli guardano la scena pieni di compassione verso il sofferente. E la compassione che è richiesta a noi che contempliamo questa scena così drammatica. E la compassione del Padre, personificata dalle figure angeliche.

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