Per un vero Piano di Protezione civile nell'area vesuviana e flegrea

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1 Ma perché l'area vesuviana e i Campi Flegrei, nonostante uno spaventoso rischio vulcanico, i periodici annunci, il fiume di soldi finora spesi.. non hanno ancora un Piano di Protezione civile degno di questo nome? In questo opuscolo, alcune risposte. E il Disegno di Legge "Piano Vesuvio - Campi Flegrei" che il Movimento Cinque Stelle ha presentato in Parlamento. Il contenuto di questo opuscolo (che per noi ha un costo) e altra documentazione sul rischio Vesuvio-Campi Flegrei potete leggerli (gratuitamente) sul sito: Per un vero Piano di Protezione civile nell'area vesuviana e flegrea Il Disegno di Legge del Movimento Cinque Stelle

2 Testi: F.S. "Un milione di morti se si sveglia il Vesuvio!", "Campi Flegrei: una imminente catastrofe?", "Napoli: nella morsa di due vulcani" sono solo alcuni tra i titoli che periodicamente troneggiano sui giornali per denunciare un rischio che non ha eguali al mondo. Nonostante ciò, da 19 anni, il Piano di Protezione civile per il Vesuvio attende ancora di essere "completato", il Piano per l'area flegrea è ancora in fase di "bozza" e - tanto per dirne un'altra - non è stata nemmeno indetta la Conferenza Stato Regioni per identificare gli alloggi destinati ad accogliere gli evacuati in caso di emergenza vulcanica. E tutto ciò mentre, nonostante le chiacchiere sulla "prevenzione", si edifica l'"ospedale del Mare" sulla colata dell'eruzione del 1631 e si progettano nuovi rioni a Bagnoli. Il Movimento Cinquestelle dice BASTA a questa situazione e, il 12 gennaio 2014, ha presentato in Parlamento un articolato Disegno di Legge. È la prima volta che viene proposta una legge per il Piano Vesuvio e Campi Flegrei. Finora tutti i partiti rappresentati in Parlamento non hanno mai detto una parola su questo argomento. Speriamo che, almeno stavolta, invece di continuare a ringhiare contro il Movimento Cinque Stelle, davanti a questo disegno di Legge, si passino una mano sulla coscienza. Per una cultura del territorio Oggi identifichiamo una qualsiasi "eruzione" come una immediata e inevitabile condanna a morte; una catastrofe dalla quale salvarsi con una precipitosa fuga. Non così in passato. Ad esempio nell'area vesuviana dove le popolazioni spalavano le ceneri che il Vesuvio depositava sui tetti delle loro case. Il Vesuvio, infatti, è stato in attività eruttiva esterna ininterrottamente dal 1631 al 1944 e questo continuo riproporsi di eruzioni ha permesso (un po' come è oggi per la popolazione autoctona di Stromboli) lo svilupparsi di quella "cultura del territorio" oggi sommersa da irrazionali paure, spesso alimentate dai mass-media. Stessa cosa nell'area flegrea. A Pozzuoli nel 1970 (durante uno dei tanti bradisismi che poi rientrò senza evolversi in eruzione) questa "cultura del territorio" si tradusse, addirittura, in scontri con le Forze dell'ordine (che volevano imporre l'evacuazione di Rione Terra) da parte di una popolazione che ribadiva come il bradisismo fosse una costante della vita della città, e, che, soprattutto, contestava la scelta di sgombrare un solo rione (abitato da famiglie a basso reddito e, per la sua posizione panoramica, ambito da non poche immobiliari) per fronteggiare una eruzione. Tredici anni dopo, invece, un nuovo bradisismo sciaguratamente enfatizzato dai mass media come prodromo di una catastrofica eruzione e, sopratutto, la mancanza di un serio Piano di protezione civile (che, tra l'altro, avrebbe potuto permettere alla popolazione di superare la situazione di stress) determinò il panico, l'allontanamento per mesi di decine di migliaia di persone e il conseguente collasso economico e sociale. Paradossalmente, questo irrazionale terrore del rischio vulcanico porta, nella vita di tutti i giorni, alla sua rimozione. E gli stessi che oggi rischierebbero la vita gettandosi in una folle corsa in caso di "allarme vulcanico" non hanno nessuna remora a costruirsi una casa (eventualmente abusiva) su un cratere vulcanico. Anche per questo, per continuare a vivere nell'area vesuviana e flegrea, serve una nuova cultura del territorio. Come quella insita nel Disegno di Legge del Movimento Cinque Stelle. 13

3 12 caso di emergenza vulcanica, ai sensi dell'articolo 2 della Legge 24 febbraio 1992, n. 225, la direzione dell'emergenza è comunque affidata al Capo del Dipartimento della Protezione civile sulla base dei piani di cui all'articolo 2. Art. 7 (Disposizioni finali) 1. A far data dal sessantesimo giorno successivo alla costituzione dell'ufficio speciale di cui all'articolo 4, sono sciolte tutte le Commissioni di nomina governativa inerenti la pianificazione dell'emergenza nell'area flegrea e vesuviana, le quali provvedono contestualmente a trasmettere all'ufficio speciale la documentazione in loro possesso. 2. Il "Piano di Protezione civile per l'area vesuviana", approvato ai sensi della presente legge sostituisce il "Piano di emergenza Vesuvio", il "Programma straordinario di interventi per la mitigazione del rischio vulcanico nell'area vesuviana e flegrea" ed il "Piano Strategico Operativo dell'area vesuviana" nonché gli strumenti pianificatori e programmatori il cui superamento è indicato nel piano medesimo. Di Commissione in Commissione L'elenco (potete leggerlo nel sito riportato in copertina) delle Commissioni nominate per occuparsi del "Piano Vesuvio" o del "Piano Campi Flegrei" occuperebbe almeno tre pagine di questo opuscolo. Ai "bei tempi" dei lauti "gettoni di presenza" queste Commissioni erano affollatissime. La ciclopica "Commissione incaricata di stabilire le linee guida per la valutazione del rischio connesso ad eruzione nell'area vesuviana", ad esempio, non solo contava ben 64 membri ma, a sua volta, partorì quattro sottocommissioni che, a loro volta, produssero innumerevoli "Gruppi di Lavoro" che aggregarono altri "esperti" e consulenti. Cosa hanno prodotto, oltre ad un discreto gruzzolo per i loro partecipanti? Sostanzialmente, un mare di "studi" utili, al più, ad allungare il curriculum dei partecipanti. Contro questo andazzo, non sono mancate le proteste. La prima, nel 1995, di undici sindaci che si costituirono in Coordinamento dei Comuni vesuviani; l'ultima il 30 ottobre 2013, quando dodici cittadini presentarono a Strasburgo, alla Corte europea per i Diritti dell'uomo una denuncia contro lo Stato italiano per la mancanza di un efficiente Piano di emergenza per l'area flegrea e vesuviana. Proteste che non hanno portato ad alcunché e che sono state neutralizzate da ineffabili "dichiarazioni ufficiali" proclamanti l'imminente varo del "definitivo" Piano di emergenza. Annunci che, quasi ogni mese, si susseguono da vent'anni. Che si fa in caso di emergenza vulcanica? Cosa dovrebbe fare oggi la popolazione flegrea e vesuviana in caso di allarme vulcanico? La risposta ufficiale è sintetizzata nei riquadri successivi, tratti dai documenti della Protezione civile "Elementi di base per la pianificazione nazionale di emergenza dell'area flegrea" e "Piano nazionale di emergenza dell'area vesuviana". Metà della popolazione di Fuorigrotta dovrebbe evacuare in Toscana, l'altra metà nel Lazio; la popolazione di Pianura in Emilia, Bacoli nelle Marche, Pozzuoli in Abruzzo, Monte di Procida nel Molise, la popolazione di Vomero, Arenella, Chiaia in Puglia, Soccavo in Sicilia, Bagnoli in Basilicata. Uguale sorte per le popolazioni vesuviane: Portici in Emilia Romagna, Ercolano in Toscana, Terzigno nel Veneto, Torre del Greco in Sicilia Probabilmente molti già conoscono queste destinazioni e, verosimilmente, credono che questo drammatico esodo debba verificarsi solo e se l'eruzione assume dinamiche pericolose per la popolazione. In altri termini, essi credono che il "Piano di protezione civile" (che immaginano esista da qualche parte) contempli anche una serie di misure da attuare durante la fase di Allarme; quando, cioè, non si sa se una serie di fenomeni (continui terremoti, bradisismo, intensificarsi delle fumarole.) sfoceranno in una eruzione o se rientreranno senza fare danni (come fu, ad esempio, durante il bradisismo di Pozzuoli protrattosi dal 1982 al 1984). Così non è. È proprio questo il nocciolo della faccenda. Al pari di quanto è stato fatto per l'area vesuviana, le direttive per l'emergenza per l'area flegrea prevedono SOLO l'evacuazione, da attuare in una non meglio precisata "emergenza" e senza che si sappia ancora dove esattamente andare ad alloggiare. Proprio per questo i cosiddetti "piani di protezione civile", finora sbandierati sui giornali e in TV, continuano ad essere "preliminari" a definitivi ed efficaci piani che ancora non si sono visti. Ma, a proposito, chi dovrebbe oggi redigere questi piani? Considerato l'enorme rischio rappresentato da una emergenza vulcanica nei Campi Flegrei, e nell'area vesuviana, sarebbe lecito aspettarsi che da qualche parte (al Dipartimento della Protezione Civile, al Ministero dell'interno, alla Prefettura di Napoli, alla Regione Campania, alla Provincia di Napoli.) ci fosse un Ufficio preposto a realizzare l'apposito "Piano di emergenza". Del resto in Italia (e ancora più in Campania) ogni "emergenza" 1

4 (frana di Sarno, frana di Casamicciola, alluvione di Napoli ) è servita a far nascere appositi carrozzoni: i "Commissariati straordinari", gonfi di dipendenti assunti per "chiamata diretta". Ma, incredibile a dirsi, per realizzare il "Piano di emergenza Campi Flegrei" (o quello per l'area vesuviana) non c'è NULLA: né un ufficio, né funzionari preposti appositamente a questo compito, neanche un preciso responsabile. Soltanto annunci sui mass media di "imminenti" piani, che si perpetuano dal Perché questa scandalosa situazione? Per capirlo è necessaria una premessa. Da tempo, in Italia, buona parte della ricerca scientifica è finanziata o sponsorizzata dalla Protezione civile. Impossibile sapere per quanti soldi. Anni fa, ad esempio, una interrogazione parlamentare chiedeva di sapere quanto era stato dato dal Dipartimento della Protezione civile all'ingv (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia) per assumere personale, acquistare attrezzature e software, assegnare consulenze, organizzare convegni e "corsi di formazione". in nome del "Piano di emergenza Vesuvio". A quella interrogazione il governo non ha mai dato risposta. La verità è che il "rischio Vesuvio (o Campi Flegrei)" per molti è un problema ma per qualcuno è una risorsa. Un mezzo per continuare a mungere soldi pubblici, arraffare consulenze, creare carriere Un po' come è stato per il "problema rifiuti". Anche per questo non è stato mai varato un definitivo Piano di protezione civile, ma solo innumerevoli "studi preparatori" a questo. Ovviamente, ben venga l'ausilio della comunità scientifica nella Protezione civile; il problema, comunque, nasce quando questo connubio si traduce unicamente nella produzione di pubblicazioni scientifiche utili solo alla carriera degli accademici e dei loro portaborse e in un omertoso legame, come quello attestato dalla sentenza di condanna della Commissione Grandi Rischi al processo per il terremoto dell'aquila. nonché ai Comuni di cui all'art.1. Art. 5: (Compiti dell'ufficio speciale) 1. L'Ufficio speciale per il Piano Vesuvio e Piano Campi Flegrei, entro un dodici mesi dalla nomina, provvede a redigere gli schemi del "Piano di Protezione civile per l'area vesuviana" e del "Piano di Protezione civile per l'area flegrea". Gli schemi sono trasmessi al Capo del Dipartimento della Protezione civile, al Presidente della Giunta regionale della Campania, al Presidente della Provincia di Napoli, ai Sindaci dei Comuni di cui all'art. 1 ai fini dell'acquisizione dei relativi pareri ed osservazioni entro i successivi sessanta giorni. 2. Entro sessanta giorni dall'acquisizione dei pareri e delle osservazioni, i Piani sono trasmessi al Presidente del Consiglio dei Ministri che li adotta con proprio decreto. 3. L'Ufficio speciale provvede all'aggiornamento semestrale dei piani acquisiti i pareri di cui al comma L'Ufficio speciale, entro dodici mesi dalla costituzione, predispone lo schema di "Programma straordinario di interventi per la mitigazione del rischio vulcanico nell'area vesuviana e flegrea". Lo schema è trasmesso al Dipartimento della Protezione civile e ai Ministri degli Affari Europei, Affari regionali e autonomie, Coesione Territoriale, Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di Governo, Interno, Economia e Finanze, Sviluppo economico, Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare, Infrastrutture e Trasporti, Istruzione, Università e Ricerca, nonché al Presidente della Giunta regionale della Campania, al Presidente della Provincia di Napoli, ai Sindaci dei Comuni di cui all'art. 1, ai fini dell'acquisizione dei relativi pareri ed osservazioni entro i successivi sessanta giorni. 5. Entro sessanta giorni dall'acquisizione dei pareri e delle osservazioni, il "Programma è adottato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. 6. Per lo svolgimento dei compiti affidati, l'ufficio speciale si avvale - oltre che dell'ufficio di supporto di cui all'articolo 3, di dipendenti dell'amministrazione pubblica distaccati o comandati e, qualora tra questi non fossero rinvenibili le necessarie professionalità, della consulenza di persone, società o di istituti di ricerca nazionali o internazionali di comprovata esperienza nel settore oggetto di intervento. 7. L'Ufficio speciale trasmette semestralmente al Presidente del Consiglio dei ministri, al Presidente della Giunta ragionale, al Presidente della Provincia di Napoli e ai Sindaci dei comuni di cui all'art. 1, una relazione sull'attività svolta. La relazione è trasmessa, a cura del Presidente del Consiglio dei Ministri, alle competenti Commissioni parlamentari. 8. L'Ufficio speciale assicura la tempestiva pubblicazione e il continuo aggiornamento, sul sito Internet del Commissariato di Governo, dei documenti, degli atti e delle procedure svolte. Art. 6 (Competenze in caso di emergenza vulcanica) 1.Per quanto non previsto dalla presente legge, restano ferme le competenze del Capo del Dipartimento della Protezione civile. In 2 11

5 integrante, per i rispettivi Comuni di cui all'art. 1, delle Linee Guida per la redazione del Piano comunale di Protezione civile. 3. Il Piano comunale di Protezione civile approvato dal Consiglio comunale, costituisce Regolamento per i dipendenti del Comune, ai quali sono assegnati precisi compiti da svolgere in caso di allarme o emergenza vulcanica, come individuati negli strumenti attuativi dei piani medesimi. Analoghe disposizioni, ai sensi dell'art. 15 della Legge n. 225 del 24 febbraio 1992, possono essere emanate dal Sindaco per servizi di emergenza, Volontari di Protezione civile, associazioni, aziende operanti sul territorio comunale. 4.Il Piano comunale di Protezione civile si avvale delle risorse immediatamente disponibili al momento della sua redazione. Per eventuali interventi e realizzazione di strutture finalizzati ad un miglioramento nella gestione dell'emergenza deve essere richiesto dal Comune l'inserimento nel "Programma straordinario di interventi per la mitigazione del rischio vulcanico nell'area vesuviana e flegrea". 5.Il Piano comunale costituisce oggetto di esercitazioni, da tenersi con cadenza almeno biennale in tutti i comuni di cui all'art. 1. Il Piano deve essere reso pubblico e divulgato presso la popolazione a cura del Sindaco, con il supporto dell'ufficio speciale di cui all'art. 4. Art. 3 (Ruolo dei Comuni) 1. Ai fini del coordinamento delle attività di cui alla presente legge, i Comuni di cui all'art.1 comma 1, 2 e 3, attivano forme di convenzione obbligatoria ai sensi dell'art 30 del Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali", provvedendo in particolare alla costituzione di un "Ufficio di supporto" all'ufficio Speciale di cui all'articolo 4. L'ufficio di supporto si avvale delle risorse umane e strumentali messe a disposizione dai comuni medesimi, secondo quanto previsto dalle relative intese tra Comuni. Art. 4 (Ufficio speciale per il Piano Vesuvio e Piano Campi Flegrei) 1.Presso la Presidenza del Consiglio dei ministri è istituito l' "Ufficio speciale per il Piano Vesuvio e Piano Campi Flegrei". 2. L'ufficio speciale è diretto da un esperto di comprovata esperienza nel settore della protezione civile e del rischio vulcanico in particolare, nominato su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, con decreto del Presidente della Repubblica, previa delibera del Consiglio dei ministri, ai sensi legge 23 agosto 1988, n. 400, sentiti il Capo del Dipartimento della Protezione civile, la Regione Campania, la Provincia di Napoli e i Comuni di cui all'art Il Direttore dell'ufficio rimane in carica cinque anni ed assume, ai fini di cui alla presente legge, tutte le competenze inerenti la pianificazione dell'emergenza vulcanica nell'area vesuviana e flegrea previste dalla legge 24 febbraio 1992, n. 225 e dalla legge 15 marzo 1997, n.59, già affidate al Dipartimento della Protezione civile, alla Prefettura di Napoli, alla Regione Campania e alla Provincia di Napoli Ancora peggio, quando la mitigazione del rischio viene invocata per realizzare opere che hanno tutt'altra finalità, come la costruzione di "nuove strade per garantire la fuga" proposte oggi per l'area flegrea e in passato per l'area vesuviana. Opere queste - non solo inutili (come vedremo più avanti) e costose - ma che, diventando ben presto nuovi assi di urbanizzazione (abusiva o meno) finiscono per aggravare il rischio. Invece del Piano Innumerevoli le iniziative realizzate finora in Campania per dare l'illusione che si sia fatto qualcosa per prepararsi ad una emergenza vulcanica. Intanto le "esercitazioni di protezione civile" che, di norma, dovrebbero servire a testare un Piano di emergenza evidenziandone, e quindi spingendo a rivedere, eventuali punti critici. Per il Vesuvio e i Campi Flegrei, invece, in assenza di un Piano da testare, le pur numerose (e, spesso, costose) esercitazioni ("Exercise: Europa 96", "Vesuvio 99", "Vesuvio 2001", "Mesimex 2006", "Pozzuoli Shake Out 2012" ) si sono tradotte in surreali sceneggiate, con volontari ridotti a mere comparse, elicotteri che volteggiano qua e là, autovetture che sfrecciano a sirene spiegate, "autorità" che si pavoneggiano e immancabili convegni. Poi ci sono gli, ormai innumerevoli, "corsi di formazione"; uno degli ultimi, "Protezione Civile e Rischio Vulcanico", tenutosi nel marzo 2013, verosimilmente realizzato per placare le ire dei sindaci e delle popolazioni flegree, giustamente preoccupati per la mancanza di un Piano di protezione civile e per la ripresa del bradisismo. Poi c'è lo sterminato capitolo delle "iniziative educative" finalizzate, di solito, a creare una "convivenza con il rischio vulcanico", spesso realizzate per spendere un po' di soldi in docenti, tutors, pubblicazioni Tutte iniziative, si badi bene, certamente meritorie nella loro finalità, ma che si dissolvono nel nulla non appena qualcuno domanda "Ma, allora, noi in caso di allarme vulcanico, concretamente, cosa dobbiamo fare?". 10 3

6 Articoli Quale Piano di Protezione civile? Nel Disegno di Legge che il Movimento Cinque Stelle c'è l'istituzione di un "Ufficio per il Piano di emergenza Campi Flegrei, e area vesuviana". Un Ufficio con un preciso scopo, un preciso responsabile e un preciso scadenzario da rispettare. Non abbiamo, quindi la pretesa di sostituirci qui ai tecnici che dovranno redigere il Piano; un Piano certamente complesso ma che dovrà essere redatto anche confrontandosi con la popolazione e gli enti locali che dovranno attuarlo, e non già subirlo. Ciò premesso, due considerazioni. Il principale motivo che ha impedito, finora, di realizzare un vero Piano di Protezione civile per l'area flegrea e vesuviana è stata la pretesa di imperniarlo su una evacuazione "preventiva" di tutta la popolazione in caso di "allarme vulcanico". Una impostazione certamente "comoda" per i burocrati, che possono così, pilatescamente, "lavarsi le mani", anche se poi la gente (perché esasperata - ad esempio - dalla mancanza di una sistemazione alternativa decente o non vedendo verificarsi alcuna eruzione) ritorna dopo qualche giorno a casa, con le conseguenze che è facile immaginare. A tal riguardo, è da evidenziare che gli innumerevoli piani di emergenza vulcanica redatti all'estero sono, invece, prevalentemente concentrati su come affrontare quella fase di indeterminatezza (a Pozzuoli è durata due anni: ) nella quale, cioè, non si sa se i "segnali vulcanici" evolveranno in una eruzione o se rientreranno senza fare danni. Ma questa impostazione del Piano presuppone un attivo coinvolgimento delle comunità locali, che, invece, finora, in Campania, sono state trattate, più o meno, come pezze da piedi. Un'altra esigenza del Piano dovrebbe essere fermare la continua urbanizzazione delle aree a rischio vulcanico e, anzi, diradare la popolazione nell'area per ridurre i danni di una speriamo lontanissima imponente eruzione. Un tentativo in tal senso fu fatto nel 2002 dalla Regione Campania con il varo del "Progetto Vesuvìa", che, ben presto, naufragò tra un mare di "interventi a pioggia", clientele e tagli dei fondi. Disegno di Legge: "Programma straordinario di interventi per la mitigazione del rischio vulcanico e urgenti misure per la pianificazione di Protezione civile nell'area flegrea e vesuviana" Art. 1 (Classificazione territoriale delle aree ad elevato rischio vulcanico) 1.Ai fini della presente legge sono classificate "Aree ad elevato rischio vulcanico" i territori dei seguenti comuni: a) Area vesuviana: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Napoli (limitatamente ai quartieri Barra, Ponticelli e San Giovanni), Ottaviano, Pollena Trocchia, Pompei, Portici,San Giorgio a Cremano, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Sant'Anastasia, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase. b) Area flegrea: Pozzuoli, Bacoli, Quarto, Marano, Monte di Procida. Art. 2 (Piani e programmi per la mitigazione del rischio vulcanico) 1. L'ufficio speciale di cui all'articolo 4 provvede ad individuare le misure volte alla mitigazione del rischio vulcanico nelle aree di cui all'articolo 1 mediante la predisposizione dei seguenti piani e programmi : a) "Programma straordinario di interventi per la mitigazione del rischio vulcanico nell'area vesuviana e flegrea", di durata quinquennale, volto a favorire la progressiva delocalizzazione della popolazione residente nelle aree di cui all'art. 1 prevedendo in particolare: 1) incentivi, di ordine finanziario, normativo, tariffario ed amministrativo per la delocalizzazione territoriale ; 2) disposizioni urbanistiche e opere per la mitigazione dell'impatto di specifici fenomeni vulcanici; 3) iniziative e misure, da realizzare in aree della Campania non esposte a rischio, per favorire il trasferimento delle popolazioni di cui all'art 1; 4)campagne educative e informative sul rischio vulcanico. b) "Piano di Protezione civile per l'area vesuviana" volto alla salvaguardia delle popolazioni nonché alla protezione dei beni e delle attività nel territorio di cui all'articolo 1 lettera a) c) "Piano di Protezione civile per l'area flegrea" volto alla salvaguardia delle popolazioni nonché alla protezione dei beni e delle attività nel territorio di cui all'articolo 1 lettera b) 2. Ciascuno dei Piani di cui al comma 1, lettere b) e c), ai sensi della Legge n. 100 del 12 luglio 2012, conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2012, n.59, è inserito nel Piano di protezione civile della Regione Campania e costituisce parte 4 9

7 sposta fuori zona), la creazione di reti a banda larga e altro per rendere appetibili territori oggi abbandonati come quelle dell'entroterra campano. L'articolo 2, lettere b) e c), definisce le caratteristiche dei piani di emergenza da redigere per l'area vesuviana e flegrea. Non già i vecchi corposi "studi" ne' "libri dei sogni" che si limitano ad auspicare iniziative e misure future, ma precisi strumenti di intervento, da rodare e migliorare con apposite esercitazioni. Piani di protezione civile che devono essere condivisi con una popolazione oggi frastornata da una enfatizzazione della minaccia tale da rimuovere ogni consapevolezza del rischio. L'articolo 3 istituisce l'ufficio di supporto all'ufficio Speciale per il Piano Vesuvio e Piano Campi Flegrei, composto da dipendenti in posizione di comando - anche part time - dei Comuni. Un ufficio assolutamente indispensabile per far sì che il Piano di protezione civile si traduca in utile strumento per la definizione di precise iniziative da mettere in atto nei territori in caso di allarme o emergenza vulcanica. Gli articoli 4 e 5 istituiscono un Ufficio Speciale delegato alla redazione dei Piani di protezione civile e del Programma straordinario di interventi per la mitigazione del rischio vulcanico. Il Movimento Cinque Stelle non crede, ovviamente, che problemi così complessi come la mitigazione del rischio e la pianificazione dell'emergenza Vesuvio e Campi Flegrei possano essere risolti semplicemente istituendo una nuova struttura. I problemi derivanti dalle molteplici competenze, oggi distribuite tra Dipartimento della Protezione civile, Ministero dell'interno, Regione Campania, Provincia di Napoli, Prefettura di Napoli e comuni non possano continuare ad essere sublimati con ineffabili "coordinamenti" o con elefantiaci quanto deresponsabilizzanti "comitati" (che già si sono susseguiti in questi ultimi decenni senza concludere pressoché nulla) ma devono essere affrontati da un preciso organo, con precisi compiti da attuare, in precisi tempi, Si propone quindi una struttura agile, che può contare sul supporto di tecnici e dipendenti pubblici operanti nelle stesse aree vulcaniche, certamente capaci di un valido contributo alla pianificazione dell'emergenza, ma che finora sono stati messi da parte per far posto a sedicenti "esperti" imposti dal notabile di turno. L'articolo 6, peraltro, evidenzia come la direzione di una futura emergenza vulcanica resti delegata al Capo del Dipartimento della Protezione civile, evitando così ogni sovrapposizione o duplicazione di funzioni nella fase più delicata. L'articolo 8 abroga invece tutte le strutture che finora si sono susseguite alla pianificazione dell'emergenza e che, in mancanza di questo articolo, continuerebbero formalmente ad operare in quanto non si ha notizia di decreti di loro scioglimento. Di particolare interesse, in questo articolo, il regime di vigenza del vecchio "Piano di emergenza Vesuvio" fino alla data di promulgazione del "Piano di Protezione civile per l'area vesuviana" previsto dalla presente legge. In considerazione dell'importanza della tematica proposta si auspica un celere e positivo esame del disegno di legge in titolo. La strada del diradamento della popolazione, comunque, è l'unica che può evitare che la prossima eruzione in Campania si trasformi in una catastrofe, anche economica, con un fiume di profughi alla disperata ricerca di un alloggio e di un sostentamento. Prefigurare incentivi, quali priorità nell'assegnazione di alloggi popolari, nei concorsi pubblici e nei trasferimenti (per lavori da svolgersi fuori da queste aree), gratuità dei trasporti pubblici (per chi, pur dovendo lavorare nelle aree vulcaniche, si sposta fuori zona), creazione di rete a banda larga e altro per rendere appetibili territori oggi abbandonati come quelle dell'entroterra campano Le proposte da mettere in cantiere sono molte e il Movimento Cinque Stelle intende discuterle, ancora prima che con quello che sarà l'ufficio per il Piano di emergenza, con i cittadini. Affinché la tutela della sicurezza passi dai burocrati e dai politicanti, che nulla hanno fatto per garantirla, ai cittadini Un allarme da tenere segreto? La Protezione civile, per il rischio vulcanico, è ancora all'anno Zero. Ma in una tale situazione, visto che l'attuale pianificazione dell'emergenza prevede solo un militaresco ordine a tutta la popolazione di evacuare "in caso di allarme", cosa potrebbe verosimilmente succedere? E' fantapolitica ipotizzare che, in una situazione di incertezza (quando cioè le reti di monitoraggio segnalano anomalie che potrebbero manifestarsi all'esterno con eventi immediatamente avvertibili dalla popolazione) le autorità, sperando che la situazione "rientri", decidano di starsene zitte? Non è forse quello che già si è verificato il 9 ottobre 1999? 8 5

8 DISEGNO DI LEGGE "Programma straordinario di interventi per la mitigazione del rischio vulcanico e urgenti misure per la pianificazione di Protezione civile nell'area flegrea e vesuviana" RELAZIONE Onorevoli Senatori - Come certamente è noto a voi tutti, la provincia di Napoli è caratterizzata da un elevatissimo rischio vulcanico determinato, principalmente, dal Vesuvio e dai Campi Flegrei. Meno nota, forse, è la scandalosa situazione della pianificazione dell'emergenza per queste aree che ancora oggi, nonostante siano passati 18 anni dalla trionfalistica presentazione del "Piano Vesuvio", avvenuta il 25 settembre 1995, e nonostante le ingenti somme spese, si riduce ad una moltiplicazione di comitati, sottocomitati, strutture universitarie, organismi che si sono avvalsi di numerosi consulenti ed esperti, che hanno prodotto documentazione di scarsa o nulla utilità in caso di emergenza. Ancora oggi, come è stato fatto notare da numerosi sindaci di queste aree, nessuna indicazione concreta sul "che fare" in caso di emergenza è stata data alle comunità locali, niente è stato fatto per identificare le aree e gli alloggi destinati ad accogliere gli evacuati in caso di emergenza. In 18 anni non è stata nemmeno convocata la Conferenza Stato Regioni per definire questo aspetto ne' esiste alcuna stabile struttura finalizzata a pianificare l'emergenza Vesuvio e Campi Flegrei. E così, mentre ineffabili "esercitazioni di protezione civile", "corsi di formazione", "studi scientifici", convegni, dichiarazioni, vengono dati in pasto ai mass-media per far credere che si sta facendo "qualcosa", e mentre cittadini sono costretti a denunciare alle Procure o alla Corte europea di Strasburgo la mancata tutela dei cittadini esposti al rischio eruzione, la possibilità che un risveglio del Vesuvio o dei Campi Flegrei trovi impreparate le strutture di Protezione civile resta altissima. Le ragioni di questa situazione che ha impedito di affrontare un problema, che in altre nazioni è stato già risolto, è sostanzialmente politico, Così come è stato per la questione rifiuti, l'emergenza vulcanica per molti è un problema ma per qualcuno sembra essere una risorsa. E, in assenza di un preciso quadro che individui precise responsabilità, compiti e tempi per portarla a termine, la pianificazione dell'emergenza vulcanica nell'area napoletana è diventata in questi 18 anni un mero paravento per assunzioni, spese incontrollate, consulenze, studi e progetti di ricerca che servono talvolta, unicamente, ad allungare i curriculum accademici. Altrettanto grave è poi la situazione della mitigazione del rischio vulcanico. Del non disprezzabile "Progetto Vesuvìa" (che si prefiggeva di ridurre la presenza antropica nell'area vesuviana), trasferito dalla Regione Campania, che lo aveva varato nel 2002, alla Provincia di Napoli, si sono perse ormai le tracce; e le uniche opere di "mitigazione" del rischio oggi proposte sono ineffabili e costose "nuove strade per garantire la fuga" che - oltre ad istituzionalizzare la pericolosa credenza di una eruzione come evento improvviso e immediatamente distruttivo - finiranno per trasformarsi in nuovi assi di urbanizzazione. E così, in assenza di un qualsiasi valido strumento di pianificazione finalizzato alla mitigazione del rischio vulcanico, la provincia di Napoli - vede il sorgere dell'"ospedale del Mare" (che dovrebbe inglobare ben quattro attuali ospedali napoletani) in un'area già percorsa dai flussi piroclastici dell'eruzione del Uguale follia nell'area flegrea: cinque milioni di metri cubi da edificare a Bagnoli, in un area identificata come "rossa" e cioè a massimo rischio vulcanico. Ancora peggio per Pozzuoli: nel 1982, ai tempi del bradisismo, aveva abitanti; rientrata l'emergenza, con l'edificazione del quartiere Monte Rusciello, il completamento di Rione Toiano e il recupero del Centro storico, è passata agli abitanti di oggi. Di fronte a questa grave situazione si pone l'irrimandabile esigenza di strutturare una serie di concrete iniziative proposte nel presente disegno di legge. L'articolo 1 classifica 24 comuni, ricadenti nell'area vesuviana e flegrea, come "Aree ad elevato rischio vulcanico". L'elenco scaturisce dalla zonizzazione operata dall'istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - INGV - per uno scenario eruttivo tipo 1631 (per l'area vesuviana) e 1538 (per l'area flegrea). Un criterio certamente non esaustivo ma che, considerata l'impossibilità, al momento, di prevedere quella che sarà la dinamica della prossima emergenza vulcanica nella provincia di Napoli, ed opportunamente integrato con futuri interventi legislativi, costituisce un soddisfacente punto di partenza per La pianificazione dell'emergenza vulcanica e per la mitigazione di questa. Quello che preme qui sottolineare è che la presente legge (al pari del Disegno di legge n. 328, presentato il 27 giugno 2001) introduce nel panorama legislativo italiano una classificazione vulcanica - finora le classificazioni dei comuni italiani riguardano il rischio sismico e idrogeologico - strumento indispensabile anche per il varo di future normative urbanistiche finalizzate alla mitigazione del rischio vulcanico. È da sottolineare come i Comuni indicati dall'articolo 1 diventano - con i successivi articoli 3, 4, e 5 - finalmente parte attiva nella pianificazione dell'emergenza vulcanica, cancellando quella sudditanza che, finora, li aveva relegati in meri esecutori di, spesso contraddittorie e stravaganti, disposizioni o che, addirittura, li aveva trasformati - nelle dichiarazioni di dirigenti della Protezione civile nazionale chiamati a rispondere sui ritardi della redazione dei piani di emergenza - in mero "capro espiatorio". L'articolo 2, lettera a) istituisce il "Programma straordinario di interventi per la mitigazione del rischio vulcanico nell'area vesuviana e flegrea", della durata di cinque anni, mirante a favorire un progressivo decongestionamento dei comuni a rischio vulcanico. Come già detto, un tentativo in tal senso fu fatto nel 2002 dalla Regione Campania con il varo del "Progetto Vesuvìa", che, ben presto, naufragò tra un mare di "interventi a pioggia", anche di stampo clientelare e successivi tagli dei fondi. La strada del diradamento della popolazione, comunque, è l'unica che può evitare che la prossima eruzione in Campania si trasformi in una catastrofe, anche economica, con un fiume di profughi alla disperata ricerca di un alloggio e di un sostentamento. Le proposte da mettere in cantiere per garantire questo diradamento sono molte e certamente l'ufficio speciale qui proposto per elaborarle dovrà confrontarsi con i cittadini e le istituzioni. A tal proposito il Movimento Cinque Stelle intende suggerire per la programmazione in questione, anche sulla scia di altre esperienze maturate all'estero, l'erogazione di incentivi per l'acquisto di case fuori dell'area a rischio, la priorità nell'assegnazione di alloggi popolari, un punteggio preferenziale nei concorsi pubblici e nei trasferimenti (per lavori da svolgersi fuori da queste aree), la gratuità dei trasporti pubblici (per chi, pur dovendo lavorare nelle aree vulcaniche, si 6 7

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