Introduzione al corso
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- Liliana Colli
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1 Corso di Disegno Tecnico Industriale (6 CFU) A.A. 2016/2017 S.S.D. ING-IND/15 «Disegno e Metodi dell Ingegneria Industriale» Introduzione al corso Prof. Alessio Balsamo alessio.balsamo@unina.it Dipartimento di Ingegneria Industriale (DII) Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Università degli Studi di Napoli Federico II
2 I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo. Ludwig Wittgenstein Il Disegno è il linguaggio dell ingegneria; è il linguaggio della progettazione e permette di descrivere prodotti e processi industriali dal concepimento alla manutenzione finale, trasmettendo informazioni in modo chiaro ed univoco.
3 Serra da Capivara (Brasile) La Cueva de las Manos (Argentina) Grotta di Altamira (Spagna) La grotta di Magura (Bulgaria) Tadrart Acacus (Libia) Bhimbetka (India) Kakadu (Australia) Lascaux (Francia) Chauvet (Francia)
4 O scrittore, con quali lettere scriverai tu con tal perfezione la intera figurazione, qual fa qui il disegno? Leonardo da Vinci Mark Elling Rosheim L automa programmabile di Leonardo
5 Disegno a mano libera di uno schizzo di un idea progettuale Eidotipo, disegno a mano libera della piantina di un appartamento Disegni simbolici su cartelli di segnaletica Disegno tecnico di un componente meccanico Disegno artistico del volto di una ragazza
6 Contenuto del corso: 12 lezioni di teoria (2 ore venerdì ) Aula I3 Via Claudio 12 esercitazioni (2 ore lunedì ) Aula 1 Piazzale Tecchio (1 piano, lato Presidenza) 13 lezioni del corso e-learning: Disegno Tecnico Industriale (Prof. Antonio Lanzotti) (Registrarsi) Orario di Ricevimento: Lunedì dalle 15:30 alle 17:30 Giovedì dalle 15:30 alle 17:30 (P.le Tecchio, 80; dopo il giardino sulla sinistra, primo piano a sinistra su appuntamento)
7 Contenuto del corso: Generalità: il disegno fondamento della progettazione e della comunicazione; norme generali e strumenti per il disegno tecnico; norme unificate ISO, UNI per il disegno tecnico. Metodo di Monge delle proiezioni ortogonali; metodo europeo e metodo americano. Sezioni: norme; modalità di sezionamento; tratteggio; convenzioni di rappresentazione. Intersezioni e compenetrazioni: intersezioni di superfici con piani; compenetrazioni tra solidi. Quotatura: norme; sistemi e convenzioni di quotatura; relazione tra quotatura e processo tecnologico. Tolleranze: tolleranze dimensionali; il sistema ISO; cenni sulle tolleranze geometriche; indicazione delle tolleranze sui disegni; rugosità delle superfici lavorate. Collegamenti mobili: collegamenti filettati, collegamenti alberomozzo. Nozioni sui sistemi CAD e loro evoluzione: sistemi di drafting 2D, sistemi per la modellazione di superfici e di solidi, CAD parametrici-associativi.
8 Obiettivi del corso: Interpretare disegni tecnici, valutando: forma, funzione, lavorabilità, finitura superficiale e tolleranze dimensionali; Rappresentare organi di macchine, elementi di apparecchiature ed impianti, sistemi meccanici mediante disegni costruttivi di particolari e/o di disegni d assieme e di montaggio semplici, mediante il metodo delle proiezioni ortogonali, nel rispetto della normativa internazionale vigente; Conoscere le convenzioni normative per la corretta rappresentazione delle sezioni, individuando quando e come devono essere rappresentate correttamente, nel rispetto della normativa vigente; Conoscere le convenzioni normative per la corretta designazione e rappresentazione degli organi filettati (vite, madrevite, dado, etc.); Conoscere le convenzioni normative per la corretta designazione e scelta delle tolleranze dimensionali, per accoppiamenti foro-albero.
9 Obiettivi del corso:
10 Testi di riferimento: Chirone, E., Tornincasa, S., Disegno Tecnico Industriale, vol. 1, Edizioni Il Capitello, ultima edizione. Chirone, E., Tornincasa, S., Disegno Tecnico Industriale, vol. 2, Edizioni Il Capitello, ultima edizione. Appunti delle lezioni. Piattaforma e-learning Federica:
11 Codifica del linguaggio e trasmissione delle informazioni: La codifica specifica del linguaggio aumenta la sua potenza espressiva ma ne riduce l'aspetto di universalità. Evoluzione della rappresentazione della filettatura di una vite. Da una figura realistica ad una convenzionale, comprensibile solo per chi ne conosce le regole.
12 Disegno di fabbricazione di un particolare: Nella rappresentazione sono indicate forme, dimensioni, errori ammissibili (tolleranze) e procedure di lavorazione.
13 Definizione di Disegno Tecnico: Per tutto quanto già detto si può dare la seguente definizione di Disegno Tecnico: IL DISEGNO TECNICO E UN MEZZO DI COMUNICAZIONE CHE PERMETTE, TRAMITE UN ASSIEME CONVENZIONALE DI LINEE, NUMERI, SIMBOLI E INDICAZIONI SCRITTE, DI FORNIRE DELLE INFORMAZIONI SU FUNZIONE, FORMA, DIMENSIONE, LAVORAZIONE E MATERIALE RELATIVI AD UN DETERMINATO OGGETTO CHE POTRA' QUINDI ESSERE COSTRUITO ANCHE SENZA NECESSITA' DI CONTATTO TRA CHI L HA IDEATO E CHI LO DEVE FABBRICARE. Un disegno di questo tipo è, evidentemente, di facile accesso solo per chi possiede il codice di lettura!
14 Requisiti di un disegno tecnico: 1. FEDELTÀ ED UNIVOCITÀ; 2. INTEGRABILITÀ DEL PROCESSO DI DISEGNO - PROGETTAZIONE CON LE ALTRE FASI DEL PROCESSO PRODUTTIVO (ideazione, progettazione, ingegnerizzazione, collaudo e manutenzione); 3. FACILITÀ DI INTERPRETAZIONE (leggibile in modo chiaro ed immediato); 4. COMPLETEZZA (né una informazione in più né una in meno); 5. TRASFERIBILITÀ DELLE INFORMAZIONI FRA UTENTI DIVERSI.
15 Norme per il Disegno Tecnico: La normazione, o standardizzazione (termine inglese standardization) oggi ha acquistato un peso ed un autorità crescente anche con lo sviluppo dei concetti di qualità totale e di soddisfazione e tutela del consumatore. La NORMA è definita come documento, elaborato con il consenso degli interessati ed approvato da un organismo ufficialmente riconosciuto, che fornisce regole, indicazioni e caratteristiche, relative a determinate attività ed ai loro risultati allo scopo di ottenere il miglior ordine in un determinato contesto, per usi comuni e ripetuti. L organismo che coordina l attività di normazione a livello mondiale è l ISO (International Organization For Standardization).
16 Norma ed Unificazione: Norma: regola che fissa le condizioni di esecuzione di un oggetto o di elaborazione di un prodotto di cui si vogliano unificare l impiego e l intercambiabilità. NORMA SPECIFICHE SEMPLIFICAZIONI indicazioni precise di un insieme di condizioni/requisiti che devono essere soddisfatte da un determinato prodotto, materiale o processo, comprendenti i metodi di verifica delle stesse. riduzioni del numero di tipi di prodotto in commercio al numero necessario a garantire le prevalenti esigenze.
17 UNIFICAZIONE: forma di normazione che riunisce diverse prescrizioni dimensionali od altre specificazioni, in modo da definire prodotti intercambiabili od accoppiabili in numero relativamente ridotto di tipi e varianti. L unificazione degli elementi (dadi e spine elastiche) semplifica la disponibilità degli attrezzi (chiavi) riducendone il numero!
18 Enti di Unificazione: UNI EN ISO A livello di singole nazioni, in Italia... UNI Ente Nazionale Italiano di Unificazione; CEI Comitato Elettrotecnico Italiano. A livello europeo CEN CENELEC ETSI A livello mondiale: ISO IEC Comité Européen de Normalisation; Comitato Europeo per la Normazione Elettrotecnica; European Telecommunication Standards Institute. International Standards Organization; lnternational Electrotechnical Commission. In altri paesi: AFNOR BS DIN ANSI ASME ASTM API AWS IEEC Association Française de Normalisation. British Standards Deutsche Industrie Normen, American National Standards Institute American Society of Mechanical Engineers American Society for Testing and Materials American Petroleum Institute American We/ding Society Institute of Electrical and Electronic Engineers
19 Obiettivi ed enti di Unificazione: OBIETTIVO Consentire la comunicazione di informazioni tecniche relative a particolari o a complessivi di montaggio: le norme del disegno tecnico costituiscono le regole del linguaggio con cui comunicano ingegneri e tecnici. ORGANISMI ISO (International Organization for Standardization) ente preposto allo studio ed alla emanazione delle norme tecniche ( Elabora e pubblica norme tecniche Internazionali, con scambio di informazioni e stesura di raccomandazioni per l armonizzazione delle prescrizioni fra gli stati aderenti all organizzazione (76 nel 1994), operando con comitati e sottocomitati tecnici e gruppi di lavoro. UNI organismo che presiede all emanazione delle norme in Italia, sulla base delle Raccomandazioni ISO ( Elabora le norme italiane, collabora con gli enti normatori internazionali, concede l eventuale marchio UNI a prodotti conformi a determinate norme. NOTA - L unificazione riguarda anche organi meccanici di uso comune (profilati, bulloneria, cuscinetti ecc.), l esecuzione di procedimenti tecnologici (saldature, chiodature, lavorazioni meccaniche), materiali fino a macchine complete di uso frequente (valvole, pompe, motori elettrici ecc.)
20 Strumenti e Norme per il disegno: LINEE Le linee previste dall unificazione secondo la norma UNI 5621 si distinguono per spessore e tipo di tratto. Lo spessore (o grossezza) di linea varia da 0,18 a 2 mm. Nei disegni tecnici si usano due spessori definiti grosso e fine, in rapporto 2:1 fra loro ed in valore assoluto proporzionati alle dimensioni del disegno. SPESSORI DI LINEA UNIFICATI Nello stesso disegno, scelti i valori di grossezza delle linee, questi non devono essere variati. UNI 5621: 31/07/ Disegni tecnici. Tipi, grossezze ed applicazione delle linee.
21 Strumenti e Norme per il disegno: LINEE
22 Strumenti e Norme per il disegno: LINEE
23 Strumenti e Norme per il disegno: LINEE
24 Strumenti e Norme per il disegno: LINEE Ricapitolando: contorni e spigoli in vista: linea continua grossa, tipo A; contorni e spigoli nascosti: linea o tratti, tipo E o F; tracce dei piani di sezione: linea mista fine, grossa alle estremità ed alle variazioni della traccia dei piani di sezione, tipo H; assi di simmetria: linea mista fine, tipo G; linee di riferimento: linea continua-fine regolare, tipo B; linee per applicazioni particolari: linea mista fine, tipo G. SOVRAPPOSIZIONE DI TIPI DI LINEE Se due o più linee di tipo diverso si sovrappongono, deve essere osservato il seguente ordine di prevalenza:
25 Strumenti e Norme per il disegno: SCALE La scala dimensionale o scala di rappresentazione è data dal rapporto: Dd/Dr Dove: Dd è la dimensione dell oggetto sul disegno; Dr è la dimensione reale dell oggetto. CATEGORIA SCALE NORMALIZZATE Scale di 50:1 20:1 10:1 ingrandimento 5:1 2:1 Scala al naturale 1:1 1:2 1:5 1:10 1:20 1:50 1:100 Scale di riduzione 1:200 1:500 1:1000 1:2000 1:5000 1:10000 UNI EN ISO 5455: 31/03/ Disegni tecnici. Scale.
26 Strumenti e Norme per il disegno: SCALE Scale di riduzione L indicazione è scala 1:K, dove K indica il fattore di scala, cioè di quanto si deve dividere la dimensione reale per ottenere quella da riportare sul disegno. Ad es. nella scala 1:10, 100 mm nella realtà divengono sul disegno 100:10 = 10 mm. Scale di ingrandimento L indicazione è scala k:1, dove k è il fattore per cui bisogna moltiplicare la dimensione reale per avere quella da riportare sul disegno. Ad es. scala 5:1, significa che un segmento lungo 2 mm nella realtà, sarà sul disegno lungo 2 x 5 = 10 mm. Nel disegno meccanico un oggetto riprodotto al vero, cioè in scala 1:1, non porta in genere indicazioni particolari, mentre negli altri casi la scala dovrà sempre essere chiaramente indicata sul disegno, in genere in basso a destra (nel cartiglio o tabella delle iscrizioni). ATTENZIONE: L indicazione delle misure (quotatura) dovrà sempre essere effettuata scrivendone il valore reale, indipendentemente dal fattore di scala.
27 Strumenti e Norme per il disegno: PIEGATURA DEI FOGLI (formati) UNI 938: 30/09/ Disegni tecnici. Piegatura dei fogli.
28 Strumenti e Norme per il disegno: FORMATI DEI FOGLI I formati per disegni della serie principale A sono designati con la lettera A seguita dal numero delle operazioni di divisione in due del lato maggiore del foglio, fatte a partire dal formato base A0. (Per formato base A0 si intende il foglio avente un area di 1 m 2 ed i lati nel rapporto ) 2 DESIGNAZIONE A0 A1 A2 A3 A4 DIMENSIONI (mm x mm) 841 x x x x x 297 Fogli A3 lisci riquadrati di grammatura pesante; Fogli A3 millimetrati. UNI EN ISO 5457: 01/02/ Disegni tecnici. Formati e disposizione degli elementi grafici dei fogli da disegno.
29 Strumenti e Norme per il disegno: DUREZZA DELLE MINE Per tracciare linee e scritte in un disegno si usano matite con mine di grafite a diverso impasto. La scelta della mina dipende dal segno che si vuole ottenere, dalla mano del disegnatore e dal tipo di carta. La scala di durezza delle mine, contraddistinte dalle lettere B, black, F, firm, ed H, hard, o da una scala numerica, è indicata nella tabella a lato (in genere si utilizza B o HB):
30 Strumenti e Norme per il disegno: TABELLA DELLE ISCRIZIONI (cartiglio) Zona aggiuntiva Pos Denominazione Q Materiale Squadratura 60 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II Dipartimento di Progettazione e Gestione Industriale Corso di DISEGNO TECNICO INDUSTRIALE Allievo: Matricola: Firma: Docente: A. LANZOTTI Denominazione : Esercitazione n 1 Scala: Tavola: n/n a.a.: 2005/2006 Data: 170 Zona principale UNI 8187: 31/05/ Disegni tecnici. Riquadro delle iscrizioni.
31 Strumenti da disegno: Blocco fogli da disegno formato A3 (lisci riquadrati o millimetrati); 2 matite: 1 per il tratto fine (consigliata 2H, ma dipende dal soggetto); 1 per il tratto grosso (consigliata HB, ma dipende dal soggetto); Gomma per cancellare bianca morbida; Compasso; 2 squadrette: 1 con angoli da 45 ; 1 con angoli da 30 e 60 ; Colla stick per incollare il cartiglio; Cartellina o tubo per raccogliere le tavole svolte.
32 Corso di Disegno Tecnico Industriale (6 CFU) A.A. 2015/2016 S.S.D. ING-IND/15 «Disegno e Metodi dell Ingegneria Industriale» PAUSA (5 min) Prof. Alessio Balsamo alessio.balsamo@unina.it Dipartimento di Ingegneria Industriale (DII) Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Università degli Studi di Napoli Federico II
33 Corso di Disegno Tecnico Industriale (6 CFU) A.A. 2015/2016 S.S.D. ING-IND/15 «Disegno e Metodi dell Ingegneria Industriale» Proiezioni Ortogonali Prof. Alessio Balsamo alessio.balsamo@unina.it Dipartimento di Ingegneria Industriale (DII) Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Università degli Studi di Napoli Federico II
34 Il Disegno e la Geometria Descrittiva: La geometria descrittiva si occupa della trasformazione sistematica di problemi della geometria dello spazio in problemi di geometria piana. I metodi della geometria descrittiva consentono: Dato un oggetto tridimensionale di ottenere una rappresentazione su un piano (bidimensionale) con una precisa corrispondenza dimensionale; Data l'immagine di una figura piana ricostruire la figura nello spazio (con la conoscenza di alcune regole matematiche).
35 Gaspard Monge e la Géométrie Descriptive:...Quest'arte ha due scopi principali. Il primo é quello di rappresentare con esattezza, mediante disegni che hanno solo due dimensioni, gli oggetti che ne hanno tre, e che sono suscettibili di una definizione rigorosa. Da questo punto di vista, essa é una lingua necessaria all'uomo di genio che concepisce un progetto, a coloro che debbono dirigerne l'esecuzione, e infine agli artisti che devono essi stessi eseguirne le diverse parti... I obiettivo Oggetti 3D Rappresentazione bidimensionale... Il secondo scopo della geometria descrittiva é di dedurre dalla descrizione esatta dei corpi tutto ciò che discende necessariamente dalle loro forme o dalle loro rispettive posizioni. In questo senso essa é un rapido metodo per ricercare la verità; essa offre dei continui esempi di passaggio dal noto all'ignoto; e, poiché essa è sempre applicata ad oggetti suscettibili della più grande evidenza, é necessario farla entrare nel piano di una educazione nazionale... II obiettivo Rappresentazione bidimensionale Sintesi delle rappresentazioni Oggetti 3D Esigenza di un insegnamento autonomo e esteso
36 Gaspard Monge e le Proiezioni Ortogonali: Pubblicò in Francia nel 1795 il primo trattato sistematico di geometria descrittiva in cui veniva esposto il: «Metodo delle proiezioni ortogonali su 2 quadri tra loro perpendicolari, che vengono poi ribaltati uno sull'altro.» Questo metodo è chiamato ancora oggi proiezione di Monge e consente la descrizione grafica in modo chiaro ed univoco di oggetti anche di notevole complessità. I metodi di rappresentazione usati nella geometria descrittiva sono basati sul concetto geometrico di PROIEZIONE.
37 Sistemi di Proiezione: I metodi di rappresentazione usati nella geometria descrittiva sono basati sul concetto geometrico di proiezione. Si definisce proiezione di un punto P su un piano (detto piano di rappresentazione o anche quadro), secondo la direzione di una retta s, non parallela a, l'intersezione P' di con la retta (detta raggio di proiezione o proiettante) passante per P parallela a s. Se due punti A e B sono estremi di un segmento AB, ed A' e B' sono proiezioni di A e B sul piano, il segmento A'B' si dirà proiezione di AB su. Se la retta s è perpendicolare al piano, si ha una proiezione ortogonale, altrimenti la proiezione si dice obliqua.
38 Classificazione dei Metodi di Proiezione: Proiezioni centrali o coniche PROIEZIONI PIANE Proiezioni parallele PROIEZIONI CENTRALI PROIEZIONI PARALLELE PROSPETTIVA PROIEZIONI ORTOGONALI PROIEZIONI OBLIQUE RAPPRESENTAZIONE ORTOGRAFICA ASSONOMETRIA ORTOGONALE ASSONOMETRIA OBLIQUA Metodo del primo diedro Metodo del terzo diedro Metodo delle frecce Isometrica Trimetrica Dimetrica Cavaliera Sistema Europeo Sistema Americano
39 Proiezioni Centrali: Prospettiva Facoltativo I raggi proiettanti partono da un unico centro di proiezione posto a distanza finita dal piano di proiezione
40 Proiezioni Parallele: Assonometrie Facoltativo PROIEZIONI PIANE PROIEZIONI CENTRALI PROIEZIONI PARALLELE PROSPETTIVA PROIEZIONI ORTOGONALI PROIEZIONI OBLIQUE RAPPRESENTAZIONE ORTOGRAFICA ASSONOMETRIA ORTOGONALE ASSONOMETRIA OBLIQUA Metodo del primo diedro Metodo del terzo diedro Metodo delle frecce Isometrica Trimetrica Dimetrica Cavaliera Sistema Europeo Sistema Americano
41 Proiezioni Parallele: Assonometrie Facoltativo È anche detta Prospettiva parallela È largamente impiegata nel Disegno Tecnico 1820, W. Farish, Isometrical Perspective 1860, Q. Sella, Principi geometrici del Disegno e principalmente dell Axonometrico
42 Proiezioni Assonometrica Ortogonale Facoltativo P F La figura F è inclinata. I raggi proiettanti, pur restando perpendicolari a P, formano con F un angolo diverso da 90 UNI EN ISO : Disegni tecnici. Proiezioni assonometriche.
43 Proiezioni Assonometrica Ortogonale Facoltativo Consentono di rappresentare contemporaneamente anche la terza dimensione malgrado la bidimensionalità del foglio da disegno. P Il cubo non ha nessuna superficie parallela o perpendicolare a P. I raggi proiettanti sono ortogonali a P (e paralleli tra di loro), ma obliqui rispetto alle superfici del cubo. Le dimensioni subiscono variazioni. UNI EN ISO : Disegni tecnici. Proiezioni assonometriche.
44 Proiezioni Assonometrica Obliqua Facoltativo I raggi proiettanti sono paralleli tra loro e obliqui rispetto al piano di proiezione
45 Classificazione dei Metodi di Proiezione: Proiezioni centrali o coniche PROIEZIONI PIANE Proiezioni parallele PROIEZIONI CENTRALI PROIEZIONI PARALLELE PROSPETTIVA PROIEZIONI ORTOGONALI PROIEZIONI OBLIQUE RAPPRESENTAZIONE ORTOGRAFICA ASSONOMETRIA ORTOGONALE ASSONOMETRIA OBLIQUA Metodo del primo diedro Metodo del terzo diedro Metodo delle frecce Isometrica Trimetrica Dimetrica Cavaliera Sistema Europeo Sistema Americano
46 Proiezione Ortogonali: Ortografiche o Mongiane La figura F è posta parallela ad un piano P posteriore ad essa. I raggi proiettanti provengono dall infinito ed investono ortogonalmente sia F che P. F si riproduce in grandezza reale (NON VI E DISTORSIONE). UNI EN ISO : Disegni tecnici. Proiezioni ortogonali. Viste.
47 Proiezione Ortografiche: Metodo del primo diedro (o Sistema Europeo); Metodo del terzo diedro (o Sistema Americano) - (ISO ); Metodo delle frecce;
48 Proiezione Ortografiche: Metodo del primo diedro (o Sistema Europeo); Metodo del terzo diedro (o Sistema Americano) - (ISO ); Metodo delle frecce; UNI 3969 Metodi di Proiezione UNI ISO Principi generali di rappresentazione UNI ISO Convenzioni fondamentali per le viste UNI 3977 Convenzioni particolari di rappresentazione (=ISO )
49 Metodo del primo diedro (Sistema Europeo):
50 Metodo del terzo diedro (Sistema Americano):
51 Metodo del primo e del terzo diedro: Sistema Europeo o della torcia elettrica Sistema Americano o della macchina fotografica UNI EN ISO : Disegni tecnici. Proiezioni ortogonali. Viste.
52 Metodo delle frecce: Sulla vista principale, le frecce indicano le direzioni di osservazione. Tutte le altre viste sono contrassegnate con lettere maiuscole, corrispondenti a quelle indicate sulla vista principale. Le viste possono essere disposte in posizione qualsiasi, ed ognuna risulta essere identificata dalla stessa lettere maiuscola associata alla freccia che indica la direzione di osservazione.
53 Proiezione Ortogonali: Si pone l oggetto all interno di un parallelepipedo
54 Proiezione Ortogonali: Si orienta l oggetto in modo che il maggior numero delle sue facce siano parallele alle facce del parallelepipedo
55 Proiezione Ortogonali: Si sceglie la vista principale dell oggetto La vista principale è quella che contiene le maggiori informazioni sull oggetto o che lo rappresenta nella sua posizione di utilizzo
56 Proiezione Ortogonali: Si proietta l oggetto sulle 6 facce del parallelepipedo
57 Proiezione Ortogonali: Si riporta in un piano il parallelepipedo aprendolo lungo i bordi A: vista anteriore (o prospetto); B: vista dall alto (o pianta); C: vista da sinistra (o profilo); D: vista da destra; E: vista dal basso; F: vista posteriore.
58 Proiezione Ortogonali: SCELTA DELLE VISTE Tre viste sono normalmente sufficienti per descrivere completamente un oggetto, ma spesso il loro numero può essere ridotto a 2 o 1. Si devono comunque scegliere il numero minimo di viste necessarie a descrivere l oggetto. Nella scelta delle viste si devono preferire quelle che meglio descrivono i contorni essenziali dell oggetto e che contengono il minor numero di linee nascoste.
59 SCELTA DELLE VISTE: Esempio 1 Sia la vista anteriore che quella posteriore mostrano il foro e la parte superiore dell oggetto arrotondata, ma la vista anteriore è da preferire perché ha meno linee nascoste [eliminazione 1]. Per lo stesso motivo è da preferire la vista dall alto rispetto a quella dal basso [eliminazione 2]. La vista da destra e quella da sinistra sono speculari. È quindi ininfluente quale delle due venga scelta. È consuetudine preferire la vista da sinistra (analogamente è consuetudine scegliere la vista dall alto rispetto a quella dal basso). [eliminazione 3].
60 SCELTA DELLE VISTE: Esempio 2
61 Disposizione relativa delle viste:
62 Corso di Disegno Tecnico Industriale (6 CFU) A.A. 2015/2016 S.S.D. ING-IND/15 «Disegno e Metodi dell Ingegneria Industriale» Rappresentazioni di Elementi Specifici Prof. Alessio Balsamo alessio.balsamo@unina.it Dipartimento di Ingegneria Industriale (DII) Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Università degli Studi di Napoli Federico II
63 SIGNIFICATO DEGLI ELEMENTI DEL DISEGNO IN PROIEZIONE
64 RAPPRESENTAZIONE DI SUPERFICI INCLINATE
65 VISTE AUSILIARIE
66 RAPPRESENTAZIONE DI SUPERFICI OBLIQUE
67 RAPPRESENTAZIONE DI SUPERFICI DI RACCORDO
68 RAPPRESENTAZIONE DI SUPERFICI DI RACCORDO
69 RAPPRESENTAZIONE DI SUPERFICI DI RACCORDO
70 RAPPRESENTAZIONE DEGLI ASSI DI SIMMETRIA
71 RAPPRESENTAZIONE DEGLI ASSI DI SIMMETRIA
72 RAPPRESENTAZIONE DEGLI SPIGOLI
73 RAPPRESENTAZIONE DEGLI SPIGOLI
74 RAPPRESENTAZIONE DI SPIGOLI CONVENZIONALI
75 RAPPRESENTAZIONE DI SPIGOLI CONVENZIONALI
76 RAPPRESENTAZIONE DI SPIGOLI CONVENZIONALI
77 RAPPRESENTAZIONE DI PARTI SIMMETRICHE
78 VISTE PARZIALI
79 VISTE INTERROTTE
80 VISTE DI DETTAGLIO
81 RAPPRESENTAZIONE DI CARATTERISTICHE RIPETUTE
82 Esempio: Precedenza tra le varie tipologie di linee
83 Corso di Disegno Tecnico Industriale (6 CFU) A.A. 2015/2016 S.S.D. ING-IND/15 «Disegno e Metodi dell Ingegneria Industriale» FINE Prof. Alessio Balsamo alessio.balsamo@unina.it Dipartimento di Ingegneria Industriale (DII) Scuola Politecnica e delle Scienze di Base Università degli Studi di Napoli Federico II
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