Il Bollettino dell Istituto Centrale del Restauro ( )

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1 Il Bollettino dell Istituto Centrale del Restauro ( ) Antonella Altieri, Gabriella Prisco : in questo arco cronologico, segnato da una lunga pausa, si iscrive l attività del primo Bollettino dell Istituto Centrale del Restauro. Colpisce in primo luogo la data di nascita del periodico, ben undici anni dopo la creazione dell ICR. Veniva così disatteso, per lungo tempo, uno dei compiti che, secondo la proposta di Argan nella sua relazione al Convegno dei Soprintendenti del il costituendo Gabinetto Centrale del Restauro avrebbe dovuto espletare, ossia: «provvedere alla compilazione di un notiziario periodico che dia informazioni sull attività dell Istituto e su quella delle Soprintendenze, così nel campo delle ricerche scientifiche che nel campo pratico del restauro» 2. Più avanti, nel paragrafo dedicato ai rapporti tra le soprintendenze e l Istituto, Argan, nel lanciare l idea di un archivio dei restauri centralizzato, precisava che le relative informazioni sarebbero state «comunicate per mezzo del notiziario periodico», inserito «nelle pubblicazioni scientifiche ufficiali del Ministero», alla cui nomenclatura veniva dedicato un apposito paragrafo 3. Questa proposta non fu recepita nella legge istitutiva dell ICR 4. Pertanto si può forse spiegare un ritardo così notevole nell istituzione del «Bollettino» con la necessità di dare priorità, da parte del direttore Brandi, nominato solo nel 1941, a quanto espressamente previsto dalla legge 5. «Poi ci fu la guerra con la sua disperazione e le sue speranze», per usare le parole di Argan; e, nell immediato dopoguerra, l improrogabile necessità di far fronte al recupero e al restauro di importantissimi monumenti ed opere vittime dei bombardamenti. Come è noto, al più complesso di questi interventi fu dedicato un piccolo catalogo edito in occasione della relativa mostra, come già era d uso per i restauri compiuti in ICR prima degli eventi bellici 6. Di alcuni dei dipinti oggetto di questi cataloghi Brandi riferirà inoltre su «Le Arti» 7. Questa rivista 8, il cui esordio rimonta all ottobre-novembre del 1938, pubblicava, come già il «Bollettino d Arte» 9, che vi era confluito insieme alla «Rassegna dell Istruzione Artistica», una rubrica intitolata Cronaca dei ritrovamenti e dei restauri, dove trovavano posto, tra l altro, sintetiche notizie degli interventi conservativi eseguiti dalle soprintendenze. Nel III fascicolo, del febbraio-marzo 1941, venne inaugurata una nuova rubrica, battezzata Relazioni di restauro, quella appunto al cui interno Brandi illustrerà i dipinti di Antonello da Messina. La breve introduzione così recita: «La Rivista Le Arti è lieta di accogliere in questa nuova rubrica, che comparirà con la massima frequenza, le relazioni sui restauri più importanti compiuti o da compiere, che l Istituto Centrale del Restauro e le singole Soprintendenze invieranno alla Redazione. In questo senso nell ultimo convegno dei Soprintendenti fu formulato un voto, che aveva riscosso l unanimità: e se in futuro sarà forse opportuno raccogliere tutte le relazioni in un annuario a cura dell Istituto del Restauro, nel frattempo la nostra Rivista offre la possibilità di illustrare metodi e procedimenti seguiti o suggeriti in determinati casi di restauro, intendendo con ciò offrire alla conoscenza degli studiosi elementi importantissimi di indagine, senza che per altro tale pubblicazione costituisca una promulgazione ufficiale dei metodi o dei procedimenti adottati o suggeriti». 113

2 Dietro questo anonimo corsivo è chiaramente riconoscibile la mano di Argan, segretario di redazione responsabile, come pure quella di Brandi: infatti ritroviamo la proposta di un Annuario altre due volte, in un appunto di Brandi per il ministro Bottai 10 e in un disposto dello stesso ministro, evidentemente di poco posteriore, in riferimento alla pubblicazione delle riunioni del Consiglio Tecnico dell ICR 11. Tuttavia, per motivi non noti, molti anni dovranno ancora passare fino alla realizzazione di un periodico dell Istituto: cessata la pubblicazione di «Le Arti» nel dicembre 1943, il dopoguerra vedrà la rinascita, nel 1948, del «Bollettino d Arte», dove si ritornerà a parlare di restauri, sia sotto forma di articoli che di concise notizie 12. D altro canto, nello stesso periodo a partire dal 1947 le energie di Brandi si concentreranno, in campo editoriale, su una nuova rivista, da lui diretta, battezzata «L Immagine» in cui, accanto a saggi di critica d arte moderna e contemporanea, ma anche musicale, troveranno posto articoli inerenti a restauri. Strozzato dalle difficoltà finanziarie 13, il periodico cesserà le pubblicazioni nel 1950, ossia proprio nell anno che vide, finalmente, la nascita del «Bollettino» dell ICR. Sarebbe però inesatto istituire un nesso di causa-effetto tra i due avvenimenti: la gestazione della rivista dell Istituto risale almeno all ottobre 1949, quando il direttore progettò un bollettino bimestrale, per la cui pubblicazione e diffusione furono sondate varie possibilità 14. Dopo il rifiuto della Libreria dello Stato 15, ferma restando la stampa a cura del Poligrafico dello Stato, la distribuzione venne affidata alla libreria l Erma 16, presso cui il «Bollettino», nella realtà edito con cadenza trimestrale, sarà acquistabile, anche mediante abbonamento, fino al 1954; a questa data questo compito venne assunto, come nell iniziale progetto di Brandi, dalla Libreria dello Stato 17. Non è del tutto chiaro, a causa di alcune lacune nella documentazione, cosa accadde intorno alla fine degli anni Cinquanta: sembra di capire 18 che da un lato i servizi ispettivi del Ministero del Tesoro avessero eccepito sulla mancanza di un apposita voce, nei capitoli di bilancio, dove imputare le spese relative al «Bollettino»; dall altro, esistendo un divieto per gli Istituti dipendenti dal Ministero della Pubblica Istruzione a svolgere attività editoriale in proprio, l ICR aveva proposto, agli inizi del 1960, che editore del «Bollettino» divenisse il Poligrafico 19. Di fatto nello stesso anno Brandi scriveva: «siamo ormai con l acqua alla gola, dopo un ritardo di più di un anno»; ciò avendo già pronti per la stampa i due numeri monografici sulla Maestà di Duccio e sulla Madonna della Clemenza 20. Sarebbe tedioso dilungarsi sul lungo e sgradevole contenzioso che ebbe per oggetto un presunto debito contratto dall Istituto nei confronti del Poligrafico 21 ; grazie al suo personale prestigio Brandi riuscì a far pubblicare, in tempo utile per la mostra, il testo su Duccio 22 ; in questa occasione, alla consueta tiratura di 600 copie 23, ne furono aggiunte altre 1000, rilegate e prive dell indicazione della numerazione progressiva del «Bollettino» 24. Il numero quadruplo dedicato alla Madonna della Clemenza, già in bozze, rimase invece, per così dire, ostaggio del Poligrafico fino al quando il direttore Rotondi poté azzerare la situazione 26, almeno dal punto di vista economico, disponendo per la prima volta di fondi erogati su un apposito capitolo di spesa destinato alle pubblicazioni 27. I numeri successivi, del e 1966, furono editi presso una tipografia di Spoleto, che aveva fatto un offerta più vantaggiosa; ciò comportò però un serio problema per la distribuzione, dal momento che la Libreria dello Stato si rifiutava di porre in vendita una rivista stampata da una tipografia privata 29. Schiacciato tra difficoltà economiche nel 1967 il Ministero già invitava a contenere le richieste di finanziamento sul capitolo istituito appena tre anni prima per le pubblicazioni 30 e le lunghe discussioni in merito a chi dovesse occuparsi di distribuzione, vendita e abbonamenti questione risolta solo nel 1970 a favore della Libreria dello Stato 31, il «Bollettino» cessò le pubblicazioni con il numero monografico del Omaggio a Cesare Brandi nell anno del centenario della nascita

3 Era, questa dei numeri monografici, la strada che si era scelto di imboccare con la gestione Rotondi 32. Più oscillante tra la originaria vocazione di rivista e l organicità della monografia è il «Bollettino» del periodo brandiano, probabilmente a causa di un aspirazione mai portata a compimento: in alcune note del direttore, risalenti al 1952, sono infatti delineate, con chiarezza e con grande spirito manageriale, le caratteristiche di una collana di monografie, dedicate ai più importanti restauri, che avrebbe dovuto affiancare la rivista 33. La nascita di quest ultima fu accompagnata da una grande aspettativa e da un immediato successo, grazie alla sua capillare diffusione dovuta in parte al prestigio e alla lungimirante politica di Cesare Brandi, oltre che all alto livello di informazioni fornito da una rivista all epoca unica nel suo genere; tale successo è documentato dai numerosi attestati di stima nonché dalla mole degli scambi e dal rapido esaurimento delle prime annate 34. Citiamo, a solo titolo di esempio, le parole del giovane Philippot: «ho cominciato dalla lettura del suo articolo sulle velature e le vernici, dove ho appreso tante cose interessantissime. Mi da voglia di studiare il problema specialmente per i pittori Fiamminghi. Anche l articolo sulla storia del restauro in Francia mi da un idea di quello che dovrei ricercare da noi» 35. Ciò tuttavia non comportò automaticamente che tutti i contributi elaborati all interno dell Istituto vi trovassero la loro naturale collocazione: infatti molti articoli, specie quelli a firma di Brandi, furono pubblicati in altre sedi, o contemporaneamente nel «Bollettino» e in altre riviste 36, in particolare nel «Bollettino d Arte», rivista di più antica tradizione, nonché più ricca per formato e veste editoriale 37. Questo fenomeno non sta però ad indicare la scarsa fiducia, da parte dello stesso direttore dell Istituto, nelle capacità del «Bollettino» di raggiungere ambiti culturali meno specialistici 38, ma va letto piuttosto in relazione alla cronica mancanza di mezzi, come esplicitamente motivato in una lettera di rifiuto di Brandi a Piero Sampaolesi, soprintendente ai Monumenti e Gallerie per le Province di Pisa, Livorno Lucca e Massa Carrara, che proponeva la pubblicazione nel «Bollettino» dell ICR di una serie di relazioni tecniche su restauri eseguiti: «il Bollettino dell Istituto date le sue modeste proporzioni, non può permettersi di surrogare il Bollettino d Arte del Ministero, dove vengono pubblicati restauri che si compiono in tutta Italia. Ciò è tanto vero che neppure è sufficiente a pubblicare tutti i restauri che si fanno all Istituto, sicché io stesso sono costretto a rivolgermi altrove quando sia necessario un corredo troppo vasto di riproduzioni, come sarà per il Coppo di Marcovaldo» 39. Inoltre, agli occhi di molte soprintendenze, il «Bollettino d Arte» appariva una rivista super partes, non la diretta emanazione di un singolo Istituto 40 ; è proprio quest ultima caratteristica che ne fece un luogo privilegiato di confronto per quanti, università o organi ministeriali, ruotavano intorno al mondo delle Belle Arti. Tornando al «Bollettino», esso era affidato alle cure di un comitato di redazione. Nulla è dato sapere sulle regole che presiedevano alla scelta dei suoi membri. Il problema non si pone per i primi anni, quando esso include i pochi appartenenti ai ruoli del personale tecnico-scientifico, rappresentativi peraltro delle professionalità allora presenti in Istituto: oltre al direttore che copriva ovviamente anche le competenze dello storico dell arte entrambi gli archeologi in servizio Michelangelo Cagiano De Azevedo e Licia Borrelli un chimico, Salvatore Liberti, e un restauratore, ossia Giovanni Urbani. Questo comitato di redazione, rispondente anche a criteri di agilità, per motivi non noti venne allargato, dall annata 1953, a consulenti esterni di chiara fama, come il chimico Oscar D Agostino 41 dal 1958 sostituito, insieme a Paolo Misciattelli, con i chimici Giordano Giacomello e Mario Giordani oltre che con Gino Parolini 42, facenti al tempo stesso parte del Consiglio Tecnico. Sulla seconda di copertina, fino alla fine della gestione Brandi, i nomi dei componenti del comitato di redazione sono preceduti da quelli dei membri del Consiglio Tecnico, organo consultivo preposto, ai sensi dell articolo 5 della legge istitutiva n. 1240, a tutte le attività Il Bollettino dell Istituto Centrale del Restauro ( ) 115

4 tecnico-scientifiche e didattiche dell ICR. Non compare invece un comitato scientifico, che la rivista non ebbe mai. Il «Bollettino» ICR adotterà, fin dalla sua nascita, la nomenclatura prevista da Argan nel ossia articoli dedicati a problemi teorici o ai restauri più significativi; notizie sui restauri eseguiti all estero; notiziario e recensioni con la non irrilevante eccezione, però, dei contributi delle soprintendenze. Quella che vede la luce nel 1950 è infatti una rivista che rende conto dell attività dell Istituto, piuttosto che di quanto si produceva nel campo del restauro da parte degli organi periferici del Ministero; tuttavia essa è ben lontana dall idea di annuario delineata nei primi anni Quaranta: infatti non si pone, fin dalle origini, come il riflesso fedele della totalità dell attività dell ICR 44, intento ben evidenziato da Lionello Venturi, nell introduzione al primo fascicolo, quando la descrive come «specchio della vitalità dell Istituto e della varietà e ampiezza delle ricerche che vi si compiono». Soprattutto, essa appare fortemente centrata sulla saldatura tra teoria e prassi che caratterizza il pensiero di Cesare Brandi e l Istituto da lui diretto; è appena il caso di ricordare che vi verranno pubblicati, a partire dal primo fascicolo, numerosi contributi teorici che lo stesso Brandi definisce in più occasioni come capitoli di quella che già viene definita la Teoria del restauro 45 e che confluiranno poi, secondo un complesso percorso ricostruito da Pietro Petraroia e Maria Ida Catalano 46, nell omonimo libro edito nel L identità di metodo tra ICR e «Bollettino» vi è, del resto, più volte ribadita. Così Brandi, ne Il restauro dell Adoration de l agneau mystique di van Eyck 47 : «Chi scrive quando nel 1948 ebbe a tenere una conferenza nella quale tenne a sostenere i concetti sulla patina, le puliture e infine sulla funzione del restauro in quanto critica (quei medesimi concetti ai quali è strettamente informato sia questo Bollettino sia la prassi dell Istituto Centrale del Restauro)»; e Licia Borrelli, nella sua recensione a Les portraits romano-égyptiens du Louvre 48 : «Noi riteniamo che la conoscenza della tecnica sia una delle premesse necessarie, anche se minori, per fare critica d arte...». E tale è l identificazione con un metodo ormai consolidato che, a volte, alcuni concetti e operazioni vengono dati per scontati: come ha notato Maria Carolina Gaetani 49, quando si descrive, nei resoconti e nelle schede di restauro, l intervento di reintegrazione, esso viene spesso definito come «il sistema solito dell Istituto» o altre espressioni similari. Del resto Brandi, dopo aver lasciato la direzione dell ICR, scriveva: «fu poi interrotta una serie di iniziative senza le quali tutta l attività dell Istituto e la sua funzione didattica vengono praticamente a cadere nel nulla: e cioè la pubblicazione di un Bollettino» 50. Il «Bollettino» rispecchia piuttosto fedelmente l organizzazione del gruppo creativo brandiano, che Buzzanca e Cinti, e più di recente Mario Micheli 51, hanno ricondotto alle idee di Taylor sul lavoro di gruppo, idee nei confronti delle quali Brandi riconosce peraltro esplicitamente il suo debito 52. Le funzioni e i compiti di ciascuno vi appaiono ben chiari, grazie alla costante e ferrea attenzione del direttore; prova ne è il deciso intervento su una nota di Selim Augusti, accettata per la pubblicazione «con una breve soppressione relativa alla parte attribuita, che non rientra nei fini e nelle competenze del Bollettino. Si tratta solo del pezzo conclusivo, in quanto nessuna analisi chimica o fisica potrà mai convincere che un dipinto sia di un autore piuttosto che di un altro. La sua analisi è tuttavia di grande interesse; ma il problema attributivo è un altra cosa, e, dato che questo campo è il mio specifico, mi permetta di dirle che l attribuzione del Longhi al Velasquez del quadretto Pallavicini è tutt altro che pacifica, anzi da respingere nettamente trattandosi di dipinto olandese» 53. In molti casi, però, non si assiste ancora, nel momento di sintesi e confronto con l esterno costituito dalla pubblicazione, ad una vera e propria integrazione dei diversi contenuti: a 116 Omaggio a Cesare Brandi nell anno del centenario della nascita

5 parte gli articoli teorici, di pertinenza di Brandi, quelli di contenuto scientifico, ma soprattutto quelli riguardanti i restauri, non sono quasi mai scritti a più mani; se ciò avviene, è tra persone dello stesso ambito professionale. Anche se tutti i lavori sono stati svolti in modo multi-disciplinare, la loro divulgazione è quasi costantemente demandata al solo storico 54. Per contro, le schede di restauro, il più delle volte a firma del solo restauratore, risultano prive dell apparato storico-critico che sta alla base del concetto di riconoscimento brandiano e che, spesso, va ricercato in altre pubblicazioni coeve. Occorrerà attendere il 1959, in occasione del numero monografico del «Bollettino» dedicato al restauro della Maestà di Duccio, per trovare, tra le avvertenze, le seguenti parole: «Data la stretta collaborazione che le fasi del restauro della Maestà hanno richiesto fra operatori, critici e scienziati, si è preferito presentare anche la relazione finale come un tutto unitario». Il «Bollettino» appare dunque come l espressione del pensiero e dell attività dell ICR; tuttavia, almeno nella fase iniziale, Cesare Brandi si fece promotore, non sempre con successo, di richieste di articoli scientifici anche presso istituzioni estere 55. Le relazioni con gli istituti scientifici di ricerca stranieri, ma pure italiani, furono caratterizzate da alterne vicende: se nel caso delle ricerche spettrofotometriche non si esitò a ricorrere al Worcester Museum of Art diretto da Stout, in occasione della campagna di indagine sull uso delle cere nel restauro, lanciata nel 1951 dalle pagine del «Bollettino» 56, si dovette constatare un clamoroso fallimento che, se pure fu all origine di un evento positivo quale la creazione del Laboratorio di microbiologia 57 del quale venne incaricato Antonio Tonolo 58, costituì l occasione per un amaro corsivo, a firma del direttore 59, che annunciava una ricerca ex-novo, promossa e portata avanti dal solo ICR. Del resto anche alcune richieste di collaborazione indirizzate agli istituti periferici caddero nel vuoto: prima fra tutte quella delle schede di restauro che avrebbero dovuto confluire nell archivio centrale dell ICR 60. Altro momento di frizione con gli istituti periferici si verificò in occasione della lunga gestazione della Mostra del falso in arte, per la quale l Istituto, dopo aver ottenuto alcuni oggetti, li aveva trattenuti per anni, nonostante le proteste dei detentori dei beni; la mostra non fu mai allestita e sola traccia ne restano due contributi di Cagiano De Azevedo 61. Ancora, nonostante l autorevole voto del Consiglio Superiore di Antichità e Belle Arti del 1959, affinché confluissero in Istituto campioni di pietra, sottoposti a trattamenti, per le opportune indagini analitiche, nel 1969 il direttore Pasquale Rotondi così riferiva: «Io non posso non denunziare che nessun campione è arrivato all Istituto Centrale, da parte delle Soprintendenze, in rapporto al suddetto voto» 62. A possibile spiegazione di un tale eloquente silenzio si consideri che gli organi periferici avevano pagato un prezzo molto alto per la nascita dell Istituto Centrale, avvenuta secondo un movimento fortemente accentratore, che aveva reclamato l eliminazione dei Gabinetti di restauro romani di Francesco Rocchi e di Tito Venturini Papari 63 e di quel grande esperimento che fu il Gabinetto Pinacologico napoletano di Ortolani 64, ma non solo: l organico dell ICR era stato creato sottraendo, spesso, funzionari e scienziati alle soprintendenze di appartenenza senza fornire, in contraccambio, informazioni scientifiche come quelle promesse, nel 1950, dalle colonne del «Bollettino» 65. Rimasta poi priva di attuazione l idea di Brandi di effettuare una rotazione dei funzionari, in modo da permettere a chi lo volesse un esperienza biennale presso l Istituto 66, il solco era destinato a farsi sempre più profondo. Non sono noti i motivi del più che trentennale silenzio della rivista, ancor più eclatante alla luce del grandissimo numero di richieste, documentate almeno per tutti gli anni Settanta, sia dei numeri arretrati del «Bollettino» che di una ripresa delle pubblicazioni 67. Sarà solo con Michele Cordaro, la cui direzione si ricollegò sotto molti aspetti a quella del suo maestro Brandi, che il «Bollettino» verrà nuovamente progettato ed edito con mezzi e in un contesto culturale profondamente diverso: delineata con chiarezza la sua natura di Il Bollettino dell Istituto Centrale del Restauro ( ) 117

6 rivista, alle monografie di cui un buon numero edite negli ultimi anni è demandato il compito di dare conto di quegli studi e restauri che non troverebbero nel «Bollettino» uno spazio adeguato. Alla immediatezza del mezzo informatico sono poi affidate le «News», destinate a fornire snelle notizie sull attività dell Istituto in Italia e all estero. Dalla prima rivista l attuale mutua il nome di «Bollettino» ma, come quella, non intende rispecchiare la totalità dell attività dell ICR, bensì proporsi, attraverso articoli teorici ed esemplificazioni metodologicamente significative di ricerche e restauri, come momento di incontro interdisciplinare per quanti operano nel campo della conservazione 68. Il nuovo periodico si differenzia, rispetto al precedente, per una maggiore e più netta articolazione in sezioni, alcune delle quali passibili di essere accese o spente, a seconda delle necessità: oltre a quella dedicata ai contributi, ne è stata introdotta un altra, consacrata ai dossier, che raccolgono testi di diversi autori inerenti a una stessa tematica. A fronte del proliferare di una bibliografia specialistica, accanto a singole recensioni si pubblicano rassegne che fanno il punto sullo stato dell arte in un determinato settore di studi. Infine in più occasioni una sezione è stata dedicata alla pubblicazione di documenti preceduti da una breve introduzione. Quanto ai temi affrontati, oltre a quelli già presenti nel vecchio «Bollettino», compaiono segno dell esigenza di riflettere sulle proprie radici non solo contributi e documenti sulla storia del restauro che, in anticipo sui tempi, venivano già ospitati nel primo «Bollettino», ma anche articoli inerenti la storia della nostra istituzione 69. La teoria brandiana vi si trova poi declinata in nuovi ambiti di applicazione, quali ad esempio il restauro del contemporaneo o quello dei dipinti su carta 70. Se il «Bollettino» brandiano si configurava come lo strumento di diffusione verso il mondo esterno di una innovativa teoria, indissolubilmente saldata ad una prassi operativa, la nuova serie risulta frutto di un movimento bi-direzionale: molti infatti sono i contributi, conformi alle linee di indirizzo metodologico della rivista, che giungono non solo da ex-allievi, ma anche da colleghi delle soprintendenze e di altri istituti di ricerca. È questo forse uno dei risultati più incisivi e interessanti della lunga attività dell ICR, il cui magistero sembra ormai largamente assimilato, a tal punto da ritornare, in un processo circolare, alla rivista che ne fu, in anni ormai lontani, il principale organo di diffusione. Note 1 G.C. Argan, Restauro delle opere d arte. Progettata istituzione di un Gabinetto Centrale del Restauro, in «Le Arti», I ( ), 2 (dicembre-gennaio), pp In uno Schema di regolamento per la fondazione dell Istituto Centrale per il Restauro, s.d., contenuto, con altre bozze, in ACS, Min. Pubbl. Istr., Dir. Gen. AA.BB.AA., div. III, , sez. I, b. 194, all art. 1, f), fra i compiti dell ICR è individuato quello di: «fornire gli elementi per la compilazione di un notiziario periodico sull attività dell Istituto e su quella delle Soprintendenze, così nel campo delle ricerche scientifiche che nel campo pratico del restauro». 3 Se ne prevedeva la suddivisione in quattro sezioni, l ultima delle quali da affidare al personale direttivo e assistente dell Istituto: 1) saggi teorici e a relazioni di restauri particolarmente significativi; 2) sintesi delle notizie dei restauri eseguiti dagli organi periferici e confluite nell archivio centrale; 3) notizie dei restauri eseguiti all estero; 4) bibliografia critica ed informativa relativa al campo della conservazione. 4 Contrariamente a quanto afferma Giorgio Bonsanti (Il «Bollettino dell Istituto Centrale del Restauro», in G.C. Sciolla (a cura di), Riviste d arte fra Ottocento ed Età contemporanea, Torino, 2003, p. 223) la legge istitutiva (n del 22 luglio 1939) non aveva previsto la pubblicazione periodica di una rivista. Questa lacuna fu colta con chiarezza dal direttore Rotondi che, in una sua relazione in qualità di membro della commissione per le modifiche normative alla legge istitutiva dell ICR (pubblicata da C. Bon Valsassina, Restauro made in Italy, Milano, 2006, pp ), aveva proposto che nella nuova legge si dovesse fare «espressa menzione» «di un apposito Bollettino da pubblicarsi periodicamente», in quanto, tra gli scopi dell Istituto, vi doveva essere quello di «diffondere i risultati raggiunti». 118 Omaggio a Cesare Brandi nell anno del centenario della nascita

7 5 Si veda la dettagliata relazione di Cesare Brandi al ministro Bottai del 1942, letta in una riunione del Consiglio Tecnico, in cui si riferisce dell attività degli anni (Archivio Storico ICR - di seguito ASICR, carte Brandi, in corso di riordinamento). 6 Rispettivamente i cataloghi: C. Brandi (a cura di), Mostra dei frammenti ricostituiti di Lorenzo da Viterbo, Roma, maggio 1946; Idem, Mostra dei dipinti acquistati dallo Stato per la R. Pinacoteca di Siena, Roma, maggio 1942; Idem, Mostra dei dipinti di Antonello da Messina, Roma, novembredicembre Gli otto dipinti acquistati dallo Stato per la R. Pinacoteca di Siena restaurati ed esposti presso l ICR, in «Le Arti», IV (1942), 5-6 (giugno-settembre), pp ; Tre dipinti di Antonello da Messina restaurati ed esposti presso l Istituto Centrale del Restauro, in «Le Arti», II ( ), 2 (dicembre-gennaio), pp Per la sua storia cfr. R. Impera, Avvio per Le Arti ( ), in «Annali di Critica d Arte», 1 (2005), pp Per i primi anni della rivista cfr. R. Impera, Alle origini del Bollettino d Arte e il ruolo di Corrado Ricci, in Allegato al nn , lu-dic 2003 del «Bollettino d Arte». Negli anni Trenta anche Sergio Ortolani proponeva che le relazioni scientifiche e di restauro del Gabinetto di Pinacologia fossero pubblicate nel «Bollettino d Arte». Cfr. F. De Rosa, Per una nuova scienza della conservazione: il Gabinetto di Pinacologia di Sergio Ortolani, in «Napoli Nobilissima», V serie, VI (2005), I-IV (gennaio-agosto), pp Senza data, ma risalente secondo Maria Ida Catalano che ringraziamo per la segnalazione al Risalente all 11 maggio: cfr. la sintesi della riunione del Consiglio Tecnico pubblicata in «Le Arti», IV (1942), 5-6 (giugno-settembre), pp Anche l ICR vi pubblicherà, nel 1948, il restauro del complesso dell Ancona nella chiesa del Carmine di Siena. 13 Non si arrivava a duecento abbonati, confesserà Brandi ad Enrico Vallecchi in una lettera del 1956 (cfr. M.I. Catalano, Brandi e il restauro. Percorsi del pensiero, Firenze, 1998, p. 90). 14 ASICR, fascio Bollettino, Pratiche amministrative 1950, in corso di riordinamento: richiesta di preventivo del 3 maggio 1949 alla Palombi Arti Grafiche per la realizzazione di 500 copie di un bollettino bimestrale formato 17x24, inoltrata tramite la casa editrice Olympus. ASI- CR, fascio Bollettino, in corso di riordinamento: nota del 19 ottobre 1949, prot. n. 762, richiesta alla Libreria dello Stato per la pubblicazione e la diffusione. 15 nota della Libreria dello Stato all ICR del 27 ottobre 1949, prot. n. 28/D. 16 ASICR, fascio Bollettino in corso di riordinamento: nota dell ICR alla libreria l Erma del 10 novembre 1949 e risposta dell 11 novembre nota ICR del 21 ottobre 1954, prot. n Molte notizie si desumono, a posteriori, da una lunga ministeriale del 27 gennaio 1962 (prot. n. 1126/Div. III) indirizzata alla divisione XI del Provveditorato dello Stato presso il Poligrafico, nonché dalla relazione sui rapporti tra l ICR e il Poligrafico predisposta dal direttore Pasquale Rotondi, in data 8 giugno 1967, per l Avvocatura dello Stato (entrambe nell ASICR, fascio Bollettino, in corso di riordinamento). 19 nota ICR del 14 marzo 1960, prot. n. 501; risposta del 19 aprile 1960, prot. n nota ICR del 14 marzo 1960, prot. n Nei documenti citati a nota 18 entrambe le parti concordano sull esistenza di un debito; da parte del Poligrafico si sottolinea anche un deficit fisiologico connaturato a questo tipo di pubblicazioni: tra quelle stampate a sua cura, oltre il «Bollettino dell Istituto Centrale del Restauro» (di seguito «Bollettino ICR»), «Palladio» e il «Bollettino d Arte». Tuttavia, se questa constatazione non osta, nel 1960, all idea di assumere l edizione del «Bollettino ICR», ciò è considerato, in una nota di un anno dopo (13 settembre 1961, prot ), un ostacolo insormontabile. 22 Note del direttore del 19 settembre 1960, prot. nn e del 23 settembre 1960, prot. n. 1720; risposta del Poligrafico del 1 ottobre 1960, prot. n L aspetto quasi privato di una ulteriore nota di Brandi al Poligrafico viene rilevato da Pasquale Rotondi (in una relazione sui rapporti tra l ICR e il Poligrafico dell 8 giugno 1967 per l Avvocatura dello Stato), che vi fa appello per dimostrare che il Poligrafico non avrebbe dovuto interpretarla come un ordine di fornitura. 23 Mancano dati puntuali e completi relativi alla situazione di tiratura, vendite, abbonamenti, omaggi e scambi della prima serie del «Bollettino»: sembra di capire che la tiratura si aggirasse intorno alle 600 copie. I dati sugli abbonamenti sono altrettanto lacunosi: per l anno 1952 si aggirano intorno ai 130; nel 1960, 140. In concomitanza con l interruzione della rivista, gli abbonati calano vertiginosamente (49). Naturalmente questi dati vanno integrati con quelli degli omaggi (183 per l annata 1954 e 119 per quella 1959) e con quelli degli scambi (24 per l annata 1954); cfr. ASICR, fascio Bollettino, in corso di riordinamento. Purtroppo una ricerca condotta presso l archivio dell ISTAT, cui annualmente veniva inviato, debitamente compilato, un questionario per la Statistica della stampa periodica non ha dato esito: infatti il materiale originale non è più reperibile; d altro canto nelle pubblicazioni ISTAT relative all argomento i dati sono stati accorpati con quelli di tutte le altre pubblicazioni periodiche coeve; ringraziamo il dottor Alessandro Pallara e il personale dell archivio ISTAT per la grande disponibilità e l aiuto nella ricerca. 24 nota del 19 settembre 1960, prot. nn ; nota del Poligrafico del 1 ottobre 1960, prot. n Giorgio Bonsanti (Il «Bollettino dell Istituto cit., p. 234, nota 4) taccia Brandi di essere stato un po ingiusto ad affermare (come riportato in G. Bonsanti, Argan e il Il Bollettino dell Istituto Centrale del Restauro ( ) 119

8 restauro, in Studi in onore di Giulio Carlo Argan, III, Roma, 1985, p. 33) che la pubblicazione del «Bollettino» si era interrotta con la fine della sua direzione; ma forse Brandi si riferiva alla vicenda sopra menzionata. 26 Dopo aver battuto molte strade: nel 1962 Rotondi si era rivolto al provveditore generale dello Stato: «Così il suo interessamento riuscisse a rimuovere tutte le altre difficoltà in cui l Istituto si dibatte! Il Bollettino, per esempio, non si pubblica più da anni» (cfr. ASICR, fascio Bollettino, in corso di riordinamento: nota del 6 dicembre 1962). 27 Capitolo 207; cfr. la relazione dell 8 giugno 1967 citata a nota L indice delle annate , pubblicato nel numero del 1965, costituisce un bilancio e allo stesso tempo una cerniera con le tre annate successive, le ultime edite sotto la direzione Rotondi prima del lungo silenzio. 29 nota della Libreria dello Stato del 19 settembre 1966, prot. 5413/D. 30 ministeriale del 20 aprile Nell aprile di quell anno, come si evince da notizie contenute in una lettera dell ICR del 3 giugno 1970 (ASI- CR, fascio Bollettino, in corso di riordinamento). 32 Come dimostrato da una nota (del 1 dicembre 1966: ASICR, fascio Bollettino, in corso di riordinamento) conservata nell archivio ICR. 33 Nota di Brandi del 14 giugno 1952 alla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti; pro-memoria non datato e privo di indirizzo, risalente allo stesso periodo a causa della somiglianza degli argomenti trattati. Della collana, mai realizzata, venne dato formale annuncio anche nell introduzione al catalogo della mostra sui dipinti restaurati tenutasi a Palazzo Venezia nel 1953 (p. 6) e nei numeri doppi del «Bollettino ICR», (1952), p. 181, (1954), p Si vedano le lettere contenute nei fasci dell ASICR riguardanti il «Bollettino», in corso di riordinamento. Le prime due annate, già nel 1952/3, erano reperibili solo sul mercato antiquario (cfr. prospetto contenuto nel fascio 1952/3 dell ASICR Bollettino, in corso di riordinamento). 35 Lettera del 12 marzo 1951 a Brandi, fascio 1951 dell ASI- CR dedicato al «Bollettino», in corso di riordinamento. 36 Ma non solo: il contributo di U. Procacci, Di uno scritto di Giovanni Bottari sulla conservazione e il restauro delle opere d arte nel «Bollettino ICR» (23-24(1955), pp ) e nell Annuario della «Rivista di Arte» del 1955) nella nota a quello di G. Schippa-G. Torraca, Contributo alla conoscenza del bleu egiziano («Bollettino ICR», (1957), pp ), si avverte che il medesimo testo è in corso di pubblicazione anche nella «Rassegna Chimica», 6 (1957), novembre-dicembre. 37 Rispondendo, il 26 aprile 1954, alla polemica lanciata da Papini, dalle colonne de «La Nazione» del 22 aprile, in relazione ai restauri di Piero della Francesca, Brandi annuncia una risposta particolareggiata, in corso di pubblicazione sul «Bollettino d Arte»; lo stesso annuncio viene reiterato nell articolo Restauri a Piero della Francesca, apparso sul «Bollettino d Arte»; IV serie, 2 (1954), p. 257, nota Così già Bonsanti, Il Bollettino dell Istituto cit., p Lettera del 15 febbraio 1950, in ASICR, fascio Bollettino - Pratiche amministrative, 1950, in corso di riordinamento. 40 In una lettera ad Enrico Vallecchi, del 24 aprile 1954, Brandi ne parla come del «Bollettino del Ministero» (cfr. Catalano, Brandi e il restauro... cit., p. 88). 41 Fu ispettore generale chimico dell Istituto Superiore di Sanità e, negli anni , collaboratore di Enrico Fermi nelle ricerche di fisica e chimica (in ASICR in corso di riordinamento). 42 Giacomello, professore ordinario di Chimica alla facoltà di Farmacia, dirigerà l Istituto Superiore di Sanità negli anni , istituto di cui anche Giordani era collaboratore. Per entrambi si veda C. Bon Valsassina, Restauro made in Italy, Milano, 2006, p. 52, nota 30. Il nome Livio Parolini riportato sulla copertina del «Bollettino» è un refuso (cfr. decreti di nomina ministeriale dei membri del consiglio tecnico dal 1958, ACS, Div. V, fascio 236): Gino Parolini era docente di Fisica tecnica alla facoltà di Ingegneria di Roma (Ivi, p. 25 ss.) 43 Cfr. supra, note 1 e Purtroppo l assenza di rapporti annuali dei lavori eseguiti in ICR, reso obbligatorio solo dal 1977, ci priva di uno strumento di confronto immediato tra l attività svolta e ciò che assurgeva alla dignità di pubblicazione, e di conseguenza impedisce di coglierne pienamente i criteri di selezione. 45 Nella Nota a Il restauro dell opera d arte secondo l istanza della storicità, in «Bollettino ICR», (1952), p. 115 e in Il restauro dell opera d arte secondo l istanza estetica o dell artisticità, in «Bollettino ICR», 13 (1953), p. 3, nonché in Restauri a Piero della Francesca, in «Bollettino d Arte», IV serie, 2 (1954), p P. Petraroia, Genesi della teoria del restauro, in L. Russo (a cura di), Brandi e l estetica, Palermo, 1986; M.I. Catalano, Una definizione che viene da lontano. Avvio allo smontaggio della Teoria del restauro di Cesare Brandi, in «Bollettino ICR - Nuova serie», 8-9 (2004), gennaio-dicembre, pp «Bollettino ICR», 5-6 (1951), p «Bollettino ICR», 9-10 (1952), p M.C. Gaetani, La reintegrazione delle lacune attraverso la tecnica del tratteggio: considerazioni sul metodo, in M. Andaloro (a cura di), La teoria del restauro nel Novecento da Riegl a Brandi, Atti del Convegno Internazionale (Viterbo, novembre 2003), Firenze, 2006, p Studi in onore di Giulio Carlo Argan, III, Roma, 1985, p G. Buzzanca-P. Cinti, Un équipe multidisciplinare: l Istituto Centrale del Restauro di Roma, in D. De Masi (a cura di), L emozione e la regola. I gruppi creativi in Europa dal 1850 al 1950, Roma-Bari, 1989, p. 286; M. Micheli, Il modello organizzativo dell Istituto Centrale del restauro e le conseguenze sul piano metodologico, in M. Andaloro (a cura di), La teoria del restauro nel Novecento da Riegl a Brandi, Atti del Convegno Internazionale (Viterbo, novembre 2003), Firenze, 2006, p Omaggio a Cesare Brandi nell anno del centenario della nascita

9 52 C. Brandi (L Institut Central pour la restauration d oeuvres d art à Rome, in «Gazette des Beaux Arts», 1 (1954), pp ) scrive infatti: «Dans l organisation de cet institut, mon idée principale a été de créer un édifice multiple tenant compte des besoins requis par les nécessités théoriques de la taylorisation de la restauration, de telle sorte que chaque departement puisse avoir une fonction déterminée et spécialisée». Questo testo riprende simili concetti espressi, nel 1946, in un articolo apparso su «Phoebus» (cfr. Buzzanca-Cinti, Un équipe multidisciplinare cit., p. 286, nota 12; C. Bon Valsassina, Restauro made in Italy, Milano, 2006, p. 50, nota 5). 53 Lettera del 20 giugno 1951, ASICR, fascio Bollettino 1951, in corso di riordinamento (sottolineatura nell originale). Si tratta del contributo, pubblicato nel vol. 5-6 del 1951, La tecnica di Velasquez nel dipinto I Bevitori della Pinacoteca di Napoli. 54 Altre volte, negli stessi anni, degli esiti di uno stesso lavoro si riferisce in articoli distinti (è il caso, ad esempio, del Mattia Preti di Malta (cfr. C. Brandi, Relazione sui dipinti murali di Mattia Preti nella chiesa di S. Giovanni a La Valletta, Malta, in «Bollettino ICR», 9-10 (1952), pp. 3-7; S. Liberti-G. Secchi, Analisi dei campioni dei dipinti murali di Mattia Preti, nella chiesa di S. Giovanni de La Valletta a Malta, in Ivi, pp. 9-18) e di quello delle porte bronzee di Trani e Montecassino (M. Cagiano De Azevedo, La porta di Desiderio a Montecassino, in «Bollettino ICR», 5-6 (1951), p. 93; Idem, Restauri a porte di bronzo, in «Bollettino ICR», 9-10 (1952), pp ; G. Secchi, Analisi di bronzi, leghe di argento e leghe metalliche eseguite sulle porte di Trani e Montecassino, in «Bollettino ICR», 9-10 (1952), pp ). 55 Cfr. ASICR, fascio Bollettino del 1952, in corso di riordinamento. Dallo spoglio delle annate del «Bollettino» si rilevano poche eccezioni: le informazioni su Nouveaux materiels et procédés au Laboratoire du Louvre di M. Hours («Bollettino ICR», 3-4 (1950), pp ) e quelle relative alla Table chauffante, di R. Sneyers, in uso nei laboratori di Bruxelles («Bollettino ICR», 13 (1953), pp. 9-10). Si veda inoltre la richiesta a Stout, direttore del Worcester Museum of Art, per un articolo, mai pervenuto (lettera di Brandi senza data in ASICR, fascio Bollettino del 1952, in corso di riordinamento). 56 «Bollettino ICR», 7-8 (1951), p. 3. Inoltre, nel fascio Bollettino dell ASICR, riguardante le pratiche dell anno 1952, sono conservate le copie del questionario con la lettera di trasmissione e l indicazione dei destinatari; questi sono individuati in un selezionato gruppo di istituti italiani ed esteri caratterizzati dalla presenza di specialisti nel campo della chimica e della microbiologia. 57 L attività di ricerca del neo-costituito laboratorio venne riconosciuta rapidamente anche a livello internazionale, come attestato ad esempio dalla richiesta all ICR nel 1960 di scambi di informazione sulla «deteriorazione microbiologica» da parte del Quarter Master Research and Engineering Command U.S. Army, Natick Massachussets (ACS, Div. V, busta 236). Per la nascita e l attività del Laboratorio si veda, in questi stessi Atti, il contributo di Clelia Giacobini. 58 Tonolo lavorava all Istituto di Sanità ed era stato collaboratore del premio Nobel Chaine (ASICR, in corso di riordinamento). 59 «Bollettino ICR», (1953), p Cfr., in questi stessi Atti, il contributo di Caterina Pileggi. 61 ASICR, fascio Mostra del falso in arte, cartella in corso di riordinamento; la vicenda si trascinò dal 1950 al Gli articoli citati sono: Falsi settecenteschi di pitture antiche, in «Bollettino ICR», 1 (1950), pp ; Due falsi dipinti romani del Museo Barracco, in «Bollettino ICR», (1956), pp P. Rotondi, Un antico esempio di degradazione di sculture in pietra, in R. Rossi Manaresi, E. Riccomini (a cura di), La conservazione delle sculture all aperto. Atti del convegno internazionale di studi (Bologna ottobre 1969), Bologna, 1971, p L. n del 22 luglio 1939, Creazione del Regio Istituto Centrale del Restauro presso il Ministero dell Educazione Nazionale, art. 18: «Il Gabinetto per il restauro degli oggetti di antichità d arte e il Gabinetto per il restauro dei dipinti, istituiti con gli articoli 29 e 30 del R. decreto 31 dicembre II, n. 3164, sono soppressi». Nella relazione di Brandi, in qualità di membro della commissione per le modifiche normative dell ICR, pubblicata da C. Bon Valsassina (Restauro made in Italy, Milano, 2006, p. 46 e pp ), databile nella prima metà degli anni Sessanta, il Gabinetto del Palatino viene definito «modestissimo e ristretto». 64 Cfr. De Rosa, Per una nuova scienza... cit. 65 Cfr. «Bollettino ICR», 3-4 (1950), p. 94: «come è già stato fatto per i supporti saranno pubblicati prossimamente rendiconti scientifici sui solventi in uso presso l Istituto, gli adesivi, le vernici e in genere su tutti gli argomenti che non rappresentano un caso singolo, ma un problema comune alla maggior parte dei restauri». 66 Contenuta nelle minute rintracciate da Simona Rinaldi dello schema della legge istitutiva del 1939 (Roberto Longhi e la teoria del restauro di Cesare Brandi, in M. Andaloro (a cura di), La teoria del restauro nel Novecento da Riegl a Brandi, Atti del Convegno Internazionale (Viterbo novembre 2003), Firenze, 2006, p. 111). 67 ASICR, fascio Bollettino, in corso di riordinamento. 68 Cfr. «Bollettino ICR - Nuova serie», Guida per la pubblicazione di contributi. 69 Quali ad esempio i documenti sull inaugurazione dell ICR pubblicato in «Bollettino ICR - Nuova serie», 3 (2001) e sul restauro degli affreschi di Giotto ad Assisi del 1942 «Bollettino ICR - Nuova serie», 4 (2002), o su Roberto Carità e il suo contributo all evoluzione dei supporti «Bollettino ICR - Nuova serie», 12 (2006). 70 S. Bonfili-M.G. Castellano, L intervento di restauro su Maternità di Pino Pascali, in «Bollettino ICR - Nuova serie», 2 (2001), pp ; C. Compostella, La «tecnica» di Giorgio de Chirico: , in «Bollettino ICR - Nuova serie», 3 (2001), pp. 2-38; A. Amoruso-A. Carini, Pino Pascali. Studio della tecnica e restauro delle opere: problemi teorici e metodologici, in «Bollettino ICR - Nuova serie», 4 (2002), pp ; A. Antonelli-M. Rivier, I monocromi Il Bollettino dell Istituto Centrale del Restauro ( ) 121

10 di Mario Schifano, in «Bollettino ICR - Nuova serie», 5 (2002), pp ; L. Morganti-V. White, I dipinti murali di Santagata e Oppo alla Casa Madre dei Mutilati e Invalidi di Guerra a Roma: due tecniche a confronto in un unica tradizione, in «Bollettino ICR - Nuova serie», 3 (2001), pp ; D. Sorrentini, I dipinti di Carlo Levi: procedimenti, materiali, problemi conservativi, in «Bollettino ICR - Nuova serie», 12 (2006), pp ; M.G. Castellano-M.V. Quattrini, Il restauro dei dipinti di Carlo Levi su tavola, tela e cartone, in «Bollettino ICR - Nuova serie», 12 (2006), pp ; G. Antonelli-A. Castellano, Il Carnevale Romano di Orfeo Tamburi al Palazzo dell Anagrafe di Roma: tecnica di esecuzione e materiali costitutivi, in «Bollettino ICR - Nuova serie», 13 (2006), pp ; A.V. Jervis, Stratigrafia e reintegrazione. La Teoria di Brandi come punto di partenza per una riflessione sul trattamento delle lacune nelle opere d arte su carta, in «Bollettino ICR - Nuova Serie», 8-9 (2004), pp Omaggio a Cesare Brandi nell anno del centenario della nascita

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