Rosetta Zordan. Il quadrato. magico. Antologia per la scuola secondaria di primo grado. La letteratura

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1 Rosetta Zordan Il quadrato magico Antologia per la scuola secondaria di primo grado La letteratura

2 Coordinamento editoriale: Giancarlo Quadri Coordinamento redazionale: Paola Magrì Redazione: Agenzia Servizi Editoriali s.r.l., Milano Ricerca iconografica: Imagoteca di Luciana De Riccardis Progetto grafico: Studio Apotema Elaborazione digitale testo e immagini e impaginazione: Studio Mizar, Bergamo Cartografia: Adriano Ciuffetti Disegni: Image Factory Copertina: Studio Mizar, Bergamo A Marisa Referenze iconografiche: Archivio RCS; Corbis/Contrasto, Magnum/Contrasto, Contrasto, Image Bank, Laura Ronchi, Photos12/Grazia Neri, Zefa, Olycom, Speranza, De Bellis, Granata Press, Grazia Neri Le Proposte interdisciplinari La Divina Commedia nell arte, Il Romanticismo nell arte, Il Verismo nell arte, Il Futurismo nell arte, Il Neorealismo nell arte sono a cura di Andrea Di Gregorio. La realizzazione di un libro presenta aspetti complessi e richiede particolare attenzione nei controlli: per questo è molto difficile evitare completamente inesattezze e imprecisioni. L Editore ringrazia sin da ora chi vorrà segnalarle alle redazioni. Per segnalazioni o suggerimenti relativi al presente volume scrivere a: Direzione Editoriale RCS Libri S.p.A. Divisione Education - via Mecenate, Milano - fax L Editore si scusa per eventuali omissioni o errori di attribuzione e dichiara la propria disponibilità a regolarizzare. Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS, e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre Le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15% del presente volume, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, via delle Erbe, n Milano, telefax , aidro@iol.it ISBN Proprietà Letteraria Riservata 2004 RCS Libri S.p.A. Milano Prima edizione: febbraio 2004 Ristampe: Stampato presso La Tipografica Varese (VA)

3 Indice La letteratura Le origini della lingua italiana 2 Dal latino alle lingue neolatine 2 I «volgari» d Italia e l affermazione del dialetto fiorentino 3 I primi documenti del volgare italiano 4 Il Duecento 5 La poesia religiosa 5 San Francesco d Assisi, Cantico di Frate Sole 6 La scuola poetica siciliana 10 J. da Lentini, Amor è uno desio che ven da core 11 La scuola del «Dolce Stil Novo» 13 G. Guinizelli, Io voglio del ver la mia donna laudare 14 G. Cavalcanti, Perch i no spero di tornar giammai 16 D. Alighieri, Tanto gentile e tanto onesta pare 20 La poesia comico-realistica 22 C. Angiolieri, S i fosse foco 23 La letteratura in prosa del Duecento 25 Qui conta come Narcïs s innamorò dell ombra sua 26 Tra il Duecento e il Trecento 28 Dante Alighieri 28 La Divina Commedia 29 Struttura dell Universo dantesco 31 Struttura dell Inferno 32 La selva oscura 35 La porta dell Inferno 37 Caronte 39 Paolo e Francesca 42 Il folle volo di Ulisse 45 Struttura del Purgatorio 48 Gli invidiosi 50 Struttura del Paradiso 52 La profezia dell esilio 54 Preghiera alla Vergine 56 SAPER VEDERE Proposta interdisciplinare La Divina Commedia nell arte 58 Nel sito troverai: La letteratura in prosa del Duecento Qui conta una novella d uno fedele e d uno signore III

4 Il Trecento 62 Un secolo di crisi e di trasformazioni 62 L Italia nel Trecento: verso una nuova cultura 62 Francesco Petrarca 63 Solo e pensoso 65 Giovanni Boccaccio 68 Chichibio 69 Nel sito troverai: G. Boccaccio, Federigo degli Alberighi Il Quattrocento 74 L Umanesimo 74 L. de Medici, Trionfo di Bacco e Arianna 75 L. da Vinci, L attimo è fuggevole 77 L. da Vinci, La vita laboriosa 77 L. da Vinci, La pigrizia 77 L. da Vinci, Il prete e il pittore 78 Il Cinquecento 79 Il Rinascimento 79 Ludovico Ariosto 80 La pazzia di Orlando 82 Torquato Tasso 87 La morte di Clorinda 89 Niccolò Machiavelli 93 Le qualità del principe 94 Il Seicento 97 Il Barocco 97 G. Marino, Il canto dell usignolo 98 Il Settecento 100 L età dell Arcadia 100 L Illuminismo 100 Giuseppe Parini 102 La vergine cuccia 103 L Ottocento 106 Il Neoclassicismo 106 Ugo Foscolo 106 A Zacinto 108 In morte del fratello Giovanni 111 Il Romanticismo 114 Giacomo Leopardi 115 L infinito 117 A Silvia 120 Alessandro Manzoni 126 Il Cinque Maggio 128 L. Ariosto, Astolfo sulla Luna G. Marino, Donna che si pettina U. Foscolo, Alla sera G. Leopardi, Il sabato del villaggio A. Manzoni, Marzo 1821 IV SAPER VEDERE Proposta interdisciplinare Il Romanticismo nell arte 135

5 Indice I promessi sposi 137 La stesura e la scelta della lingua 138 L ambiente 138 I luoghi 138 La trama 139 I personaggi 139 La morale cristiana 140 La finzione della scoperta del manoscritto secentesco 140 Nel sito troverai: «Questo matrimonio non s ha da fare» (capitoli I - VIII) Renzo da don Abbondio 141 Renzo conosce la verità 142 Lucia è pronta per il matrimonio 143 Un mattino d autunno 145 L addio ai monti di Lucia 146 Lucia nel convento della monaca di Monza (capitoli IX - X) La monaca di Monza 148 Le avventure di Renzo (capitoli XI - XVII) L assalto al forno delle grucce 150 Renzo nella Terra di san Marco 154 I maneggi di don Rodrigo e le peripezie di Lucia (capitoli XVIII - XXVI) Il castello dell innominato 156 Lucia e l innominato 158 Il voto di Lucia 160 Il flagello della peste (capitoli XXVII - XXXVI) La madre di Cecilia 162 Renzo perdona don Rodrigo 164 Il lieto fine e il «sugo di tutta la storia» (capitoli XXXVII - XXXVIII) Il «sugo di tutta la storia» 165 Il Verismo 167 Giovanni Verga 168 La roba 170 Giosue Carducci 175 San Martino 176 Pianto antico 178 SAPER VEDERE Proposta interdisciplinare Il Verismo nell arte 180 Tra l Ottocento e il Novecento 182 Il Decadentismo 182 Giovanni Pascoli 183 X Agosto 185 Gabriele D Annunzio 187 La pioggia nel pineto 188 Luigi Pirandello 194 La carriola 195 G. Verga, Rosso Malpelo G. Carducci, Mezzogiorno alpino G. Pascoli, La nebbia, Lavandare, I pastori L. Pirandello, Ciaùla scopre la luna V

6 Il Novecento 200 Il Crepuscolarismo 200 Guido Gozzano 200 La signorina Felicita ovvero la felicità 201 Il Futurismo 204 F.T. Marinetti, L aurora come una polveriera gigantesca 206 A. Palazzeschi, E lasciatemi divertire 207 SAPER VEDERE Proposta interdisciplinare Il Futurismo nell arte 210 L Ermetismo 212 Giuseppe Ungaretti 212 Mattina 213 Stasera 214 Sereno 215 Salvatore Quasimodo 216 Ed è subito sera 216 Già la pioggia è con noi 218 Eugenio Montale 219 Spesso il male di vivere 219 Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale 221 Umberto Saba 223 Trieste 224 Il Neorealismo 226 E. Vittorini, Erica 227 B. Fenoglio, Il ragazzo della Collera 231 Alberto Moravia 237 La bella serata 237 SAPER VEDERE Proposta interdisciplinare Il Neorealismo nell arte 244 Dopo il Neorealismo 246 Pier Paolo Pasolini 247 Vivere nelle baracche 247 Italo Calvino 251 L avventura di due sposi 251 Elsa Morante : la prima uscita nel mondo 256 Dacia Maraini 262 Bagherìa 263 Edoardo Sanguineti 267 Piangi, piangi Mario Luzi 269 Di notte, un paese 269 Alda Merini 272 Sono nata il ventuno a primavera Nel sito troverai: F.T. Marinetti, Il bombardamento di Adrianopoli E. Montale, Felicità raggiunta U. Saba, L ora nostra A. Moravia, Romolo e Remo P.P. Pasolini, Il Ferrabidò VI Legenda dei simboli presenti nel testo: Ascolto Esercizio impegnativo

7 La letteratura dalle origini al Novecento LEGGERAI testi in prosa e in versi dei maggiori autori della letteratura italiana dalle origini al Novecento SARAI GUIDATO A comprendere ciascun testo e analizzarne le caratteristiche espressive e stilistiche riflettere sul «valore» del testo stesso come espressione della personalità dell autore e come documento di carattere storico, politico e sociale approfondire le tue conoscenze su uno dei capolavori della letteratura italiana, I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Attraverso una breve ma significativa panoramica del romanzo, verrai a contatto con un esperienza dallo straordinario contenuto umano, religioso e morale analizzare opere d arte relative a: la Divina Commedia, il Romanticismo, il Verismo, il Futurismo, il Neorealismo

8 La letteratura Le origini della lingua italiana Dal latino alle lingue neolatine La lingua italiana deriva dal latino volgare. Devi sapere, infatti, che la lingua latina presentava anticamente due forme: una forma letteraria o scritta (latino letterario), usata dai dotti e dalle persone di condizione più elevata, e una forma volgare o parlata (latino volgare), usata dal volgo, ossia dal popolo e dalle persone meno colte. Nel II secolo d.c., ai tempi del suo massimo splendore, Roma aveva unificato il suo immenso Impero sia da un punto di vista politico-giuridico sia linguistico: in una parola aveva imposto ai popoli conquistati le sue leggi e la sua lingua. La lingua però che i coloni e i soldati romani trasferivano nelle nuove terre non era di certo il latino letterario, bensì quello volgare. Di conseguenza, su tutto il territorio dell Impero, se da un lato era noto il latino letterario, usato per le più alte necessità della vita politica e culturale, dall altro fioriva il latino volgare che logicamente, a contatto con le lingue originali dei popoli conquistati, andò subendo inevitabili trasformazioni o alterazioni. Quando poi Roma cominciò a decadere nel III secolo d.c. e specialmente dopo la definitiva caduta dell Impero d Occidente nel 476 sotto i colpi delle invasioni barbariche, i vari tipi di latino volgare esistenti nelle diverse zone di conquista si trasformarono così profondamente da dar vita a nuove lingue, tutte derivanti dal latino, ma ciascuna con caratteristiche proprie. Ebbero così origine le cosiddette lingue «neolatine» o «romanze» (cioè «le nuove lingue latine», «le lingue di origine romana»): l italiano, il francese, il provenzale, lo spagnolo, il catalano, il portoghese, il rumeno, il ladino. 2 Scena di battaglia fra Romani e Germani su un sarcofago tardoromano.

9 Le origini della lingua italiana I «volgari» d Italia e l affermazione del dialetto fiorentino In Italia, malgrado le continue invasioni barbariche, il latino rimase vivo più a lungo che altrove, ma col tempo si frantumò in tante parlate diverse: nacquero così i vari dialetti che presero il nome di «volgari» nel significato di «lingue di uso comune» rispetto al latino scritto, ormai conosciuto solo da pochissimi dotti. Il dialetto che finì col prevalere su tutti gli altri e col divenire la «lingua italiana» fu il toscano, più specificatamente il fiorentino. Perché? Fondamentalmente per quattro motivi: perché quel dialetto non si era allontanato molto dal latino letterario; per la posizione geografica della Toscana, posta quasi al centro della penisola, e perciò tale che il suo linguaggio potesse diffondersi efficacemente sia al Nord che al Sud; perché nel Duecento e nel Trecento proprio in Toscana fiorirono le città comunali ed ebbero un forte sviluppo le attività economiche e commerciali; di conseguenza si rese necessaria una lingua che superasse le differenze dialettali della penisola; per il fatto che la nostra letteratura delle origini fu tutta toscana, anzi soprattutto fiorentina. Infatti, proprio nel volgare fiorentino, la loro lingua d origine, Dante, Petrarca, Boccaccio, tre fra i massimi scrittori italiani, composero le loro opere immortali. Naturalmente, nel tempo, scrittori di ogni regione d Italia hanno aggiunto via via elementi nuovi al fiorentino, ma ancor oggi la nostra lingua nella sua struttura fondamentale (lessicale, morfologica, sintattica) è toscana e più particolarmente fiorentina. La città di Firenze dipinta in un affresco nel Trecento. 3

10 La letteratura I primi documenti del volgare italiano In Italia, fin dal IX secolo d.c., abbiamo esempi di documenti scritti in una lingua che non è più latina, ma che ancora in qualche modo ricorda le forme del latino. Il più antico documento in tal senso è il seguente indovinello conservato nella Biblioteca Capitolare di Verona, che risale al IX secolo d.c.: Se pareba boves, alba pratalia araba, albo versorio teneba, negro semen seminaba. Spingeva innanzi a sé i buoi (= le dita) arava i bianchi prati (= la carta) teneva un bianco aratro (= la penna) seminava nero seme. (= l inchiostro) Questo «Indovinello Veronese», allusivo all atto dello scrivere, al lavoro del copista, è una chiara testimonianza di come la lingua latina stia per trasformarsi in lingua volgare. Ad esempio, i verbi latini parebat, arabat, tenebat, seminabat nella lingua volgare si sono trasformati in pareba, araba, teneba, seminaba. Il primo documento, però, in cui appare chiaramente la contrapposizione del volgare al latino e quindi la differenza delle due lingue è il Placito Capuano del 960. Si tratta di una sentenza giudiziaria relativa a una contesa sorta per il possesso di alcune terre fra il monastero di Montecassino e un certo Rodelgrimo di Aquino. Il giudice nel suo verbale, redatto come d uso in latino, riporta la formula pronunciata dai testimoni per confermare il possesso trentennale di una delle due parti. Tale formula, trascritta nella lingua parlata dai testimoni, ossia nella lingua volgare, è la seguente: Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti. (So che quelle terre, entro quei confini che qui si descrivono, le possedette per trent anni la parte, ossia il monastero, di San Benedetto.) Particolare del Placito Capuano: la formula è stata evidenziata su un fondo più chiaro. 4 Dall esame della formula è facile constatare che la lingua usata, seppur mantenga qualche traccia di latino (infatti sao deriva da scio, fini da fines, possette da possedit; sancti Benedicti, poi, è un genitivo latino), è nettamente «volgare». Siamo dunque in presenza del primo documento in volgare italiano.

11 Il Duecento Il Duecento Le prime composizioni letterarie in italiano appaiono soltanto nel XIII secolo, quando già da due secoli fiorivano le letterature volgari in provenzale e in francese. Quali le ragioni di questo ritardo? Innanzitutto perché in Italia l uso della lingua latina fu più duraturo, in secondo luogo perché nella nostra penisola mancava un unità politica tale da favorire l uso del volgare, infine perché solo nel XIII secolo si cominciarono a costituire in Italia centri e movimenti di cultura validi e solo in questo secolo il volgare fu assunto come strumento di espressione da grandi artisti. La poesia religiosa Le prime opere letterarie scritte in volgare sono componimenti di carattere religioso che con viva e sincera immediatezza cantano le lodi del Signore, della Vergine e dei Santi ed esortano all obbedienza. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che nel Duecento si assisteva in Italia al conflitto tra Papato e Impero dal quale il Papato uscì vincitore, raggiungendo il culmine della sua potenza come guida di tutta la Cristianità. Ma l intervento crescente dei papi nelle questioni politiche produsse un aumento della corruzione all interno della Chiesa: infatti papi, vescovi e prelati agivano più come uomini di potere che come capi spirituali. Di qui l esigenza molto sentita tra il popolo di un ritorno ai valori originali del Cristianesimo. È in questo contesto storico che s inserisce l opera di rinnovamento degli spiriti di San Francesco d Assisi, fondata sulla regola della povertà, dell amore, della fraternità e dell umiltà. San Francesco rinuncia ai beni paterni in uno degli affreschi dipinti da Giotto nella chiesa di Assisi. 5

12 La letteratura San Francesco d Assisi Cantico di Frate Sole San Francesco nacque ad Assisi intorno al Figlio di un ricco mercante, Pietro Bernardone, dopo una giovinezza spensierata e mondana, decise di cambiare vita e di dedicarsi completamente alla preghiera e alla penitenza. Rinunciò davanti al padre e al vescovo d Assisi a ogni ricchezza terrena e in assoluta povertà cominciò un fervido apostolato religioso. Fondò l Ordine dei Francescani, che ha come regola fondamentale la povertà, sia materiale sia spirituale, secondo il messaggio evangelico. Nel 1219 si recò in Oriente, ma non riuscì a diffondere, come sperava, la religione cristiana. Tornato in Italia, si ritirò sulle montagne della Verna (Toscana), conducendo una vita di preghiera e di penitenza e qui, nel 1224, ricevette le sacre stimmate. Morì ad Assisi nel Di San Francesco ti proponiamo la lettura del Cantico di Frate Sole, giunto a noi con il titolo latino di Laudes creaturarum ( Lodi delle creature). Si tratta di una lauda, ossia di un inno di lode, scritta in volgare umbro, in cui il santo invita appunto a lodare il Signore per tutte le opere da Lui create, belle e brutte, piacevoli e dolorose, chiamandole fratello e sorella: il sole, la luna, le stelle, il vento, l aria, l acqua, la terra, il fuoco, il dolore, la morte. Il Cantico, che fu composto, secondo un antica leggenda, dopo una notte di intensa sofferenza e di preghiera, è un inno di amore e di fraternità, in cui si riflette tutta la vita spirituale di San Francesco. San Francesco, Margaritone d Arezzo (XIII secolo). I PARTE Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so le laude, la gloria e l honore et onne benedictione 1. Ad te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare 2. 5 Laudato sie, mi Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui 3. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione Laudato si, mi Signore, per sora luna e le stelle: in celu l ài formate clarite et pretiose et belle Altissimu benedictione: Altissimo, onnipotente, buon Signore, tue sono le lodi, la gloria e l onore e ogni benedizione. 2. Ad te solo... mentovare: a te, solo, Altissimo, si addicono, e nessun uomo è degno di pronunciare il tuo nome. 3. Laudato sie... per lui: lodato sii, mio Signore, con tutte le tue creature, specialmente il signor fratello sole, il quale è la luce del giorno, e Tu illumini noi per mezzo di lui. 4. Et ellu... significatione: ed esso è bello e raggiante con grande splendore: di te, Altissimo, porta il segno (ossia è il tuo simbolo). 5. Laudato si... belle: lodato sii, mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai create (formate) splendenti (clarite) e preziose e belle.

13 Il Duecento II PARTE Laudato si, mi Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento Laudato si, mi Signore, per sor aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta 7. Laudato si, mi Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba 9. Laudato si, mi Signore, per quelli ke perdonano per lo [tuo amore et sostengo infirmitate et tribulatione Beati quelli ke l sosterranno in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati 11. Laudato si, mi Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare 12 : guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; 30 beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no l farrà male 13. Laudate e benedicete mi Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate 14. (da Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, Ricciardi) 6. Laudato si... sustentamento: lodato sii, mio Signore, per fratello vento e per l aria e per il tempo nuvoloso e sereno e per ogni stagione, per mezzo della quale dài nutrimento (sustentamento) alle tue creature. 7. Laudato si... casta: lodato sii, mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile e preziosa e pura (casta). 8. Laudato si... forte: lodato sii, mio Signore, per fratello fuoco, per mezzo del quale illumini la notte: ed esso è bello e giocondo e robusto e forte. 9. Laudato si... herba: lodato sii, mio Signore, per sorella nostra madre terra, la quale ci sostiene e ci nutre, e produce diversi frutti con fiori colorati ed erba. 10. Laudato si... tribulatione: lodato sii, mio Signore, per quelli che perdonano per amore tuo e sopportano (sostengo) malattia (infirmitate) e dolore (tribulatione). 11. Beati... incoronati: beati quelli che le sopporteranno in pace, perché (ka) da te, Altissimo, saranno incoronati. 12. Laudato si... skappare: lodato sii, mio Signore, per sorella nostra morte corporale alla quale nessun uomo può sfuggire (skappare). 13. guai... male: guai a quelli che moriranno in peccato mortale; beati quelli che la morte troverà nella tua santissima volontà, perché la seconda morte (cioè la morte dell anima) non farà loro male. Intende qui dire che quelli che moriranno in grazia di Dio non subiranno la morte dell anima. 14. Laudate... humilitate: lodate e benedite il mio Signore e ringraziatelo e servitelo con grande umiltà. 7

14 La letteratura Saper fare ANALIZZARE 1. Ti sarai senz altro accorto che abbiamo suddiviso il Cantico in due parti. Fai corrispondere a ciascuna parte i temi dominanti: I PARTE Esaltazione del perdono. Accettazione dei dolori e delle sofferenze della vita. Elogio di coloro che muoiono in grazia di Dio. II PARTE Lode e ringraziamento al Signore per le opere da Lui create. 2. San Francesco loda in modo particolare la creazione del sole, perché: (indica con una crocetta la risposta esatta) esso è il più bello e il più splendente di tutte le creature dell universo esso è simbolo della luce divina 3. San Francesco intende la morte come: qualcosa di inevitabile cui nessuno può sfuggire qualcosa di tetro, di pauroso, di terribile 4. Nella visione del santo quale significato assumono i dolori e le sofferenze della vita? 5. San Francesco chiama ogni creatura «frate» e «sora», fratello e sorella. Perché, secondo te? RIFLETTERE SULLA LINGUA 6. Il Cantico di Frate Sole si modella sui grandi cantici della Bibbia, di conseguenza è costituito da una serie di strofe che possiamo definire versetti. Individua e sottolinea le rime. (Attento: si trovano solo in pochi versi!) 7. Nei seguenti versi individua e sottolinea le assonanze, ossia le somiglianze di suono tra le sillabe finali di tre parole che presentano uguali le vocali, ma diverse le consonanti. Laudato si, mi Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento La lingua del Cantico è un misto di dialetto umbro («messor», «iorno», «ellu», «bellu» ), di parole latine («laude», «benedictione», «mentovare», «nocte», «peccata», «humilitate» ), e di altre parole che rappresentano il passaggio dal latino all italiano («frate» da frater, «matre» da mater, «sora» da soror ). ❿❿❿

15 Il Duecento ❿❿❿ Ora prova tu, per ciascuna delle seguenti parole del Cantico a scrivere il corrispondente vocabolo italiano moderno, avendo cura di rilevarne le variazioni avvenute (l esercizio è avviato). VOLGARE ITALIANO BON ONNE HOMO TUCTE AQUA HUMILE PRETIOSA NOCTE ET IOCUNDO SANCTISSIME B U ON O Nel Cantico è presente l anafora, una figura retorica che consiste nella ripetizione di una parola o di un gruppo di parole all inizio di più versi o frasi successive. Individua e trascrivi le parole che San Francesco ripete all inizio di quasi tutte le strofe o versetti: Secondo te, questa ripetizione: conferisce al Cantico un ritmo noioso permette di sottolineare il concetto di lode, di devozione e di ringraziamento a Dio imprime al Cantico un ritmo incalzante, martellante, che turba l impressione generale di calma devota San Francesco in un codice miniato del Trecento. 9

16 La letteratura La scuola poetica siciliana Col nome di scuola poetica siciliana si indicano i poeti che vissero e composero le loro opere alla corte di Federico II di Svevia, re di Sicilia, nella prima metà del XIII secolo. La «scuola siciliana» si chiama dunque così perché fiorì in Sicilia e non perché i suoi rimatori fossero tutti nativi siciliani, tant è vero che provenivano da varie regioni d Italia. La poesia siciliana è fondamentalmente poesia d amore. I poeti, però, non cantano l amore come sentimento individuale, bensì parlano dell amore in generale, della sua natura e del suo modo di manifestarsi. Il legame d amore fra il poeta e la sua donna viene considerato come un rapporto di tipo feudale tra il vassallo e il suo signore. L innamorato ha un atteggiamento di assoluta dedizione e di umile adorazione nei confronti della donna amata, ma ella appare sempre lontana, irraggiungibile, gelida e insensibile. La poesia della «scuola siciliana», pur nella ripetitività e scarsa originalità dei temi trattati, colpisce per la straordinaria raffinatezza formale, per la scelta e la cura delle immagini e delle parole. Il grande merito di questi poeti è però quello di aver conferito al volgare italiano dignità letteraria e di aver dato vita al primo movimento di cultura a carattere nazionale, dal momento che per la prima volta scrittori di ogni parte d Italia composero opere poetiche in volgare con la coscienza di creare opere d arte. I principali poeti della «scuola siciliana» furono: Jacopo da Lentini, Pier della Vigna, Guido delle Colonne, Rinaldo d Aquino. 10 Federico II con cortigiani e falconieri in una miniatura di un manoscritto del Quattrocento.

17 Jacopo da Lentini Amor è uno desio che ven da core Il Duecento Jacopo da Lentini nacque a Lentini, in Sicilia, intorno al Fu notaio alla corte di Federico II di Svevia e fu il più significativo rappresentante della «scuola siciliana», di cui forse fu l iniziatore. Morì con ogni probabilità intorno al A Jacopo da Lentini si attribuisce il merito di aver inventato la forma metrica del sonetto. Nel sonetto che stai per leggere il poeta dà una sua personale interpretazione dell «amore». L amore, egli sostiene, è un desiderio che nasce dal cuore, ma in realtà sono gli occhi la causa dell amore, perché sono essi che vedono la persona amata. Certo, può capitare che qualcuno s innamori senza aver visto la donna che è oggetto del suo amore, ma l amore vero, quello che ha la violenza della passione, nasce solo dalla vista dell amata. Amor è uno desio che ven da core per abondanza di gran piacimento; e li occhi in prima generan l amore e lo core li dà nutricamento. 5 Ben è alcuna fiata om amatore senza vedere so namoramento, ma quell amor che stringe con furore da la vista de li occhi ha nascimento: ché li occhi rappresentan a lo core 10 d onni cosa che veden bono e rio, com è formata naturalemente; e lo cor, che di zo è concepitore, imagina, e li piace quel desio: e questo amore regna fra la gente. Parafrasi Amore è un desiderio che viene dal cuore per abbondanza di grande piacere (piacere ispirato dalla donna amata); e gli occhi in primo luogo generano l amore (perché vedono la donna amata) e il cuore gli dà nutrimento. È vero che talvolta l uomo può innamorarsi senza aver visto la persona di cui è innamorato, ma quell amore (cioè l amore vero) che ha la violenza della passione nasce dalla vista della persona amata: perché gli occhi trasmettono al cuore di ogni cosa che vedono il buono e il cattivo, com è formata secondo la propria natura; e il cuore, che di ciò percepisce il messaggio, crea in sé l immagine della bellezza rivelatagli dagli occhi, e prova piacere nel desiderio di essa: questo è l amore che regna tra gli uomini. (da Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, Ricciardi) 11

18 La letteratura Saper fare ANALIZZARE 1. In questa poesia Jacopo da Lentini parla dell amore che prova per la sua donna, oppure dell amore in senso generale? 2. A proposito dell origine dell amore, quale teoria espone il poeta nel sonetto? 3. In che senso, secondo il poeta, gli occhi sono un tramite fondamentale dell amore? RIFLETTERE SULLA LINGUA 4. Come definiresti la lingua del sonetto? (Indica con una crocetta la risposta esatta) Ricca di latinismi Semplice, dialettale Elegante, ricercata 5. La tecnica poetica Il sonetto, secondo la tradizione, è stato inventato da Jacopo da Lentini. Il sonetto (dal provenzale sonet = suono, melodia) è un componimento poetico costituito da 14 versi endecasillabi (11 sillabe), distinti in due quartine (strofe di quattro versi) e due terzine (strofe di tre versi). Le quartine rimano secondo un duplice schema: a rima alternata ABAB, ABAB a rima incrociata ABBA, ABBA Le terzine hanno uno schema più vario: a due rime alternate CDC, DCD a due rime incrociate CDC, CDC a tre rime replicate CDE, CDE a tre rime invertite CDE, EDC Considera ora il sonetto di Jacopo da Lentini che hai appena letto e completane lo schema metrico: QUARTINA... core A... piacimento B... amore A... nutricamento amatore A... namoramento B... furore nascimento TERZINA... core C... rio D... naturalemente E... concepitore C... desio gente... Lo schema metrico è il seguente: per le quartine: ABAB,... per le terzine: CDE,...

19 La scuola del «Dolce Stil Novo» Il Duecento Tra la fine del Duecento e i primi del Trecento si afferma una nuova scuola poetica, il «Dolce Stil Novo». Nata a Bologna a opera di Guido Guinizelli, si sviluppa soprattutto in Toscana, in particolare a Firenze, dove trova i suoi massimi rappresentanti in Guido Cavalcanti e Dante Alighieri. Gli stilnovisti si presentano come grandi innovatori sia per quanto riguarda gli aspetti tematico-contenutistici delle loro composizioni poetiche, sia per quanto riguarda il linguaggio, lo stile, a ragione definito «novo». I poeti del Dolce Stil Novo, infatti, concepiscono l amore e la donna in modo del tutto nuovo rispetto ai poeti precedenti, in particolare quelli della «scuola siciliana». L amore assume una dimensione assolutamente spirituale: viene inteso come perfezionamento morale e non può nascere che in un cuore «gentile», cioè nobile, virtuoso. La donna è considerata un angelo, una creatura perfetta capace di suscitare nell uomo sentimenti profondi e di elevare la sua anima fino a Dio, liberandola così da ogni miseria e bruttura terrena. Questa nuova concezione della vita e dei sentimenti richiede ai poeti del Dolce Stil Novo una forma linguistica altrettanto nuova e originale. Ecco allora che, alla lingua aspra e difficile dei loro predecessori, sostituiscono una lingua «dolce», cioè leggiadra, elegante, gentile, armoniosa, chiara. Maestro di Ladislao Durazzo, Giardino d amore, 1350 circa. 13

20 La letteratura Guido Guinizelli Io voglio del ver la mia donna laudare Le notizie sulla vita di Guido Guinizelli sono scarse e tutt altro che certe. Sembra che sia nato a Bologna tra il 1230 e il 1240 da antica e nobile famiglia. Laureato in legge, divenne giudice della sua città e si schierò con la fazione dei Ghibellini contro i Guelfi. Nel 1274, per le sue idee politiche, fu bandito dalla città. Si rifugiò a Monselice (Padova), dove morì nel Guido Guinizelli è considerato l iniziatore del «Dolce Stil Novo». Nel sonetto che stai per leggere il poeta esprime nei confronti della sua donna intense parole di lode. È una donna di rara e straordinaria bellezza ed è così gentile, così nobile, così ricca di qualità morali da suscitare soltanto gioia e bontà in chi la veda. Per Guinizelli dunque la donna è «angelo» in quanto porta salvezza e bene a chiunque la contempli e perciò il suo saluto è come una benedizione divina. 14 Fanciulla che danza, particolare dall affresco trecentesco della Chiesa militante di Andrea Bonaiuti in Santa Maria Novella a Firenze. Io voglio del ver la mia donna laudare 1 ed asembrarli la rosa e lo giglio 2 : più che stella dïana splende e pare, e ciò ch è lassù bello a lei somiglio 3. 5 Verde river a lei rasembro e l âre, tutti color di fior, giano e vermiglio, oro ed azzurro e ricche gioi per dare: medesmo Amor per lei rafina meglio 4. Passa per via adorna, e sì gentile 10 ch abassa orgoglio a cui dona salute, e fa l de nostra fé se non la crede 5 ; e no lle pò apressare om che sia vile; ancor ve dico c ha maggior vertute: null om pò mal pensar fin che la vede 6. (da Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, Ricciardi) 1. Io voglio laudare: io voglio lodare la mia donna come è realmente. 2. ed asembrarli giglio: e paragonare a lei la rosa e il giglio. Il poeta fa qui riferimento ai colori del viso della donna: rosa e bianco pallido. 3. più che stella somiglio: risplende e appare più luminosa della stella del mattino (dïana) e io paragono (somiglio) a lei tutte le cose più belle del cielo (lassù). 4. Verde meglio: a lei paragono (rasembro) una verde campagna (river ) e l aria, tutti i colori dei fiori, il giallo (giano) e il rosso (vermiglio), oro e lapislazzuli (azzurro) e ricchi gioielli che si possono offrire in dono (per dare): lo stesso Amore per merito suo (per lei) si perfeziona (rafina meglio). 5. Passa crede: passa per strada bella (adorna) e così gentile che libera (ch abassa) da ogni orgoglio coloro a cui dona il suo saluto (salute), e li converte alla nostra fede se non sono credenti. 6. e no lle vede: e non le si può avvicinare alcun uomo (om) che sia di animo meschino; anzi vi dico che ha potere (vertute) ancora maggiore: nessuno può avere pensieri malvagi finché la vede.

21 Il Duecento Saper fare ANALIZZARE 1. Nelle prime due quartine il poeta loda la bellezza della sua donna ricorrendo a paragoni tratti dal mondo della natura. Quali? 2. Nelle ultime due terzine, invece, il poeta descrive la «benefica influenza» che la donna produce sugli uomini che incontra e ai quali rivolge il suo saluto. In che cosa consiste questa benefica influenza? 3. Secondo te, in quale verso è evidente l esaltazione del tema d Amore inteso come virtù e perfezione morale? 4. Secondo te, il poeta concepisce la donna come: (indica con una crocetta la risposta esatta) una creatura reale, concreta, terrena una creatura idealizzata, trasfigurata, un immagine di gentilezza angelica RIFLETTERE SULLA LINGUA 5. Quali ti sembrano le parole o le espressioni «dolci», cioè gentili, eleganti, che conferiscono alla poesia un tono alto, nobile? Individuale e sottolineale. 6. La tecnica poetica Il componimento poetico che hai appena letto è un sonetto. Rispondi alle domande. Di quanti versi è composto? Ciascun verso di quante sillabe è composto? Di conseguenza, come si chiama? Le prime due strofe di quanti versi sono composte? Di conseguenza, come si chiamano? Le ultime due strofe di quanti versi sono composte? Di conseguenza, come si chiamano? Lo schema metrico del sonetto è: ABAB, ABAB, CDE, CDE. Confrontalo con lo schema metrico del sonetto di Jacopo da Lentini (a pag. 11) è uguale o diverso? 15

22 La letteratura Guido Cavalcanti Perch i no spero di tornar giammai Guido Cavalcanti nacque a Firenze intorno al 1259 da nobile e potente famiglia. Di carattere «sdegnoso e solitario e intento allo studio», partecipò alle lotte politiche della sua città. Amico di Dante, parteggiò per il partito dei Guelfi bianchi. Nel giugno del 1300 venne esiliato con gli esponenti delle due fazioni che turbavano la città. Si ritirò a Sarzana. Due mesi dopo, in seguito a un amnistia, poté ritornare a Firenze, dove morì in quello stesso anno. Guido Cavalcanti è considerato uno dei più autorevoli rappresentanti della scuola del «Dolce Stil Novo». Nei suoi componimenti canta l amore come un intensa forza spirituale, ma anche come un sentimento che getta l animo nello smarrimento e si accompagna all idea della morte. Il componimento poetico che ti presentiamo è la famosa «ballata dell esilio», probabilmente scritta da Guido Cavalcanti durante l esilio a Sarzana. Lontano dalla propria patria, con l animo tormentato dalla solitudine e dalla paura della morte che sente vicina, il poeta affida a questa «ballatetta» gli ultimi sospiri della sua anima nella speranza che essa possa farli pervenire alla donna amata. Il dialogo fra il poeta e la ballata assume il tono di un colloquio intimo del poeta con se stesso, nel quale a poco a poco il lamento di dolore finisce col trasformarsi in una dolce e rassegnata malinconia. RIPRESA (o ritornello) STANZA Perch i no spero di tornar giammai, ballatetta, in Toscana, va tu, leggera e piana, dritt a la donna mia, 5 che per sua cortesia ti farà molto onore 1. Tu porterai novelle di sospiri piene di dogli e di molta paura 2 ; ma guarda che persona non ti miri 10 che sia nemica di gentil natura 3 : ché certo per la mia disaventura tu saresti contesa, tanto da lei ripresa che mi sarebbe angoscia; Perch i onore: poiché io non spero di tornare mai più, o piccola ballata, in Toscana, vai tu, lieve e semplice (piana), direttamente (dritt a) dalla mia donna, la quale, grazie alla sua gentilezza, ti accoglierà con molto onore. 2. Tu porterai paura: tu porterai notizie dei miei sospiri, piene di dolore e di molta paura della morte. 3. ma guarda natura: ma stai attenta che non ti veda una persona che sia nemica di un animo gentile, nobile.

23 Il Duecento 15 dopo la morte, poscia, pianto e novel dolore 4. STANZA STANZA STANZA Tu senti, ballatetta, che la morte mi stringe sì, che vita m abbandona; e senti come l cor si sbatte forte 20 per quel che ciascun spirito ragiona 5. Tanto è distrutta già la mia persona, ch i non posso soffrire: se tu mi vuoi servire, mena l anima teco 25 (molto di ciò ti preco) quando uscirà del core 6. Deh, ballatetta mia, a la tu amistate quest anima che trema raccomando: menala teco, nella sua pietate, 30 a quella bella donna a cu ti mando 7. Deh, ballatetta, dille sospirando, quando le se presente 8 : «Questa vostra servente vien per istar con voi, 35 partita da colui che fu servo d Amore» 9. Tu, voce sbigottita e deboletta ch esci piangendo de lo cor dolente, coll anima e con questa ballatetta 40 va ragionando della strutta mente ché certo dolore: perché, certamente, per mia sfortuna, tu saresti contrastata (contesa) e tanto da lei criticata (ripresa), che ciò sarebbe per me motivo di pianto e di nuovo dolore, dopo la morte. 5. Tu senti ragiona: tu senti, o ballatetta, che la morte m incalza così da vicino che avverto venir meno le forze, e senti come il mio cuore batte forte per tutto quello che provo e sento dentro di me. 6. Tanto core: tanto è malato ormai il mio corpo (persona) che io non ho più la forza di resistere; se tu vuoi fare qualcosa per me, conduci la mia anima con te, ti prego vivamente, quando si staccherà dal corpo. 7. Deh, ballatetta mando: deh, ballatetta, alla tua amicizia raccomando questa mia anima che trema al pensiero della morte: portala con te, nello stato pietoso in cui essa si trova, a quella bella donna, alla quale io ti invio. 8. quando le se presente: quando sarai davanti a lei. 9. «Questa d Amore»: «Questa vostra anima devota viene per restare con voi, distaccatasi (partita) da colui che fu vostro servo d Amore». 10. Tu, voce mente: tu, voce impaurita e debole, che esci piangendo dal mio cuore addolorato, insieme alla mia anima e a questa piccola ballata, parla (va ragionando) della mia mente distrutta (strutta). 17

24 La letteratura Voi troverete una donna piacente, di sì dolce intelletto che vi sarà diletto starle davanti ognora Anim, e tu l adora sempre, nel su valore 12. (da Canzoniere) 11. Voi troverete ognora: voi troverete una bella donna, di animo così gentile, che sarà per voi una gioia starle sempre dinanzi (davanti). 12. Anim valore: e tu, anima mia, adorala sempre per la sua virtù. Saper fare ANALIZZARE 1. Il poeta si rivolge alla sua «ballatetta» affidandole un compito ben preciso. Quale? 2. Il poeta raccomanda alla ballata di star bene attenta a evitare ogni persona nemica della gentilezza e della bontà. Perché? 3. In quale condizione sia fisica sia morale si trova il poeta? (Indica con una crocetta le risposte che ti sembrano più appropriate) 18 È malato. Sente le forze venirgli meno, ma ha ancora la volontà di resistere. Soffre di solitudine. L idea della morte non lo spaventa. Ha paura della morte che sente vicina. Non prova nostalgia per la patria lontana. Soffre per la lontananza dalla patria. 4. Il poeta come descrive la donna amata? 5. Secondo te, la donna amata appare: (indica con una crocetta la risposta esatta) concreta, reale lontana, impersonale, vaga come un sogno 6. Come definiresti lo stato d animo del poeta? (Indica con una crocetta le risposte che ti sembrano più appropriate) Angosciato Irato Rassegnato Triste Disperato Lieto Amareggiato Carico d odio e di vendetta ❿❿❿

25 Il Duecento ❿❿❿ RIFLETTERE SULLA LINGUA 7. Secondo te, dal punto di vista stilistico-espressivo, la ballata è caratterizzata da un tono: (indica con una crocetta la risposta esatta) altamente drammatico dolce e malinconico seppur struggente freddo, distaccato 8. La tecnica poetica La ballata (o canzone a ballo) è un componimento poetico molto antico, di origine popolare, caratterizzato inizialmente dal fatto di essere accompagnato dal canto e dalla danza. La ballata è formata da una strofetta d apertura, una specie d introduzione, detta ripresa (o ritornello) perché il suo ultimo verso rima con l ultimo di tutte le altre strofe, e da una serie di stanze o strofe. Esaminiamo ora la ballata di Guido Cavalcanti. La ripresa da quanti versi è formata?... I versi presentano tutti lo stesso numero di sillabe?... Ciascuna stanza (o strofa) da quanti versi è formata?... Con due colori diversi distingui in ciascuna stanza i versi endecasillabi da quelli settenari. Concludendo, puoi affermare che la ballata di Cavalcanti è formata da: 1 ripresa di... versi, di cui il primo è..., gli altri sono stanze, ciascuna di... versi, di cui i primi... versi sono..., i rimanenti... versi sono.... Rappresentazione di Firenze sconvolta dalle lotte tra fazioni nemiche. 19

26 La letteratura Dante Alighieri Tanto gentile e tanto onesta pare Questo sonetto di Dante Alighieri (vedi notizie biografiche a pag. 28) è uno degli esempi più significativi della poesia del «Dolce Stil Novo». È tratto dalla Vita Nova, un opera mista di prosa e di poesia scritta fra il 1282 e il 1293, nella quale Dante narra il suo amore per Beatrice. All età di nove anni egli vede per la prima volta Beatrice, figlia di Folco Portinari; a diciotto anni la incontra nuovamente e, preso da profondo amore, la canta come «cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare». Beatrice, morta prematuramente all età di ventiquattro anni, è raffigurata in questo sonetto come la donna angelo, una donna che irradia una luce di bellezza sovrumana che avvince l animo e lo fa innamorare. Secondo i princìpi del Dolce Stil Novo, infatti, la donna, trasfigurata ed elevata ad angelo, diventa un modello di perfezione morale capace di condurre l uomo fino a Dio. Tanto gentile e tanto onesta pare 1 la donna mia quand ella altrui 2 saluta, ch ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l ardiscon di guardare 3. 5 Ella si va 4, sentendosi laudare, benignamente d umiltà vestuta 5 ; e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare 6. Mostrasi sì piacente a chi la mira 7, 10 che dà per li occhi una dolcezza al core, che ntender no la può chi no la prova 8 : e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d amore, che va dicendo a l anima: Sospira 9. (da Vita Nova) Tanto pare: tanto nobile (gentile) e tanto degna di essere onorata (onesta) appare. 2. altrui: gli altri. 3. ch ogne lingua guardare: che ogni lingua diventa muta per il tremito, e gli occhi non hanno il coraggio di guardarla. 4. si va: avanza, cammina. 5. benignamente vestuta: vestita di bontà e di umiltà. 6. e par mostrare: e sembra che sia una creatura (cosa) venuta dal cielo sulla terra per mostrare un miracolo di Dio. 7. Mostrasi mira: appare così bella a chi la guarda. 8. che dà prova: che infonde attraverso gli occhi, cioè al solo guardarla, una dolcezza al cuore che non può capirla chi non la prova. 9. e par che Sospira: e sembra che dalle sue labbra (labbia) emani uno spirito dolce, pieno d amore, che invita l anima a sospirare.

27 Il Duecento Saper fare ANALIZZARE 1. In questo sonetto, Dante canta Beatrice come una donna: (indica con una crocetta le risposte che ti sembrano più appropriate) poco gentile dignitosa umile fisicamente molto bella 2. A quale «cosa» il poeta paragona la sua donna? cortese degna di ricevere onore superba dotata di bellezza e grazia spirituale 3. L apparizione di Beatrice quali effetti produce in chi la contempla? Tremore Indifferenza Senso di antipatia Desiderio di amore spirituale Incapacità di parlare Senso di dolcezza e di gioia Senso di simpatia Desiderio di amore terreno, passionale 4. Dante canta la sua donna secondo i princìpi del Dolce Stil Novo. In che senso? RIFLETTERE SULLA LINGUA 5. «Tanto gentile e tanto onesta pare...» Gentile è un aggettivo tipico del Dolce Stil Novo che assume qui, in riferimento a Beatrice, il significato di: (indica con una crocetta la risposta esatta) nobile d animo, di sentimenti elegante, raffinata nobile di nascita 6. La tecnica poetica Completa lo schema metrico del sonetto:... pare A... saluta B... muta guardare... QUARTINE TERZINE... laudare A... vestuta venuta mostrare A... mira C... core D... prova E... mova E... amore Sospira C Lo schema metrico è il seguente: per le quartine:...,... per le terzine: C D E,... Confrontalo con gli schemi metrici dei sonetti di Jacopo da Lentini (a pag. 11) e di Guido Guinizelli (a pag. 14): è uguale o diverso? 21

28 La letteratura La poesia comico-realistica Contemporaneamente al Dolce Stil Novo si sviluppa in Toscana, in particolare a Siena, la poesia comico-realistica che rappresenta con efficace realismo gli aspetti e i sentimenti più comuni, talvolta anche volgari, della vita. I temi cui s ispira la poesia comico-realistica, nettamente contrapposti a quelli spirituali del Dolce Stil Novo, sono: l amore ardente, appassionato e sensuale; la donna come creatura terrena (e non la donna angelo degli stilnovisti); l esaltazione del denaro, del gioco, del divertimento, del piacere; il lamento contro la povertà e i fastidi della vita. Questi componimenti poetici, che utilizzano un linguaggio «comico», cioè medio, vicino a quello popolare, obbediscono a precise scelte stilistiche come l uso dell ingiuria e il gusto per la parola forte e violenta, per l aggressività verbale. Il maggior rappresentante della poesia comico-realistica è Cecco Angiolieri. 22 Un oste offre il suo vino ad alcuni avventori in una miniatura trecentesca.

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