FONDATO NEL 1876 Cambiamenti Effetto Clooney: quando sono i mariti il trofeo da mostrare Domani

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1 SABATO 4 APRILE In Italia (con IO Donna ) EURO 2,00 ANNO N > Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Milano, Via Solferino 28 - Tel Roma, Via Campania 59/C - Tel YOUNG DOPPIO BONUS Proteggi tuo figlio nel suo percorso UN GESTO IMPORTANTE! Prima della sottoscrizione leggere il Fascicolo Informativo. scolastico e incentiva i buoni risultati aldiplomae allalaurea! Scarica la App UNIQA Università per saperne di più! Università Il blocco del Muos IL PAESE NELLE MANI DEI TAR di Angelo Panebianco Non sembra una storia vera ma una barzelletta inventata da qualcuno che ce l ha con gli italiani. Solo poche settimane dopo la sentenza del Tar di Palermo che ha dato ragione al Comune di Niscemi e ai vari comitati ambientalisti, ecco che la procura di Caltagirone ha ordinato il sequestro dell impianto satellitare Muos della locale base americana. Il Muos (Mobile User Objective System) è il più avanzato sistema americano di comunicazioni satellitari a scopi militari. Una volta funzionante dovrebbe essere dislocato in permanenza su quattro stazioni di terra (oltre a Niscemi, oggi in forse, in Virginia, nelle Hawaii e in Australia). È un sistema di comunicazione concepito per accrescere la capacità di individuazione dei pericoli. Ma ciò, a quanto pare, non ha importanza. Il sindaco di Niscemi, i 5 Stelle, i verdi, e persino il locale «comitato delle mamme» hanno comunicato al mondo il loro entusiasmo per la decisione della procura. Ci sono tre aspetti sconcertanti. È sconcertante che la nostra sicurezza nazionale (di cui gli impegni con l alleato americano sono un essenziale componente) sia appesa alle decisioni di Tar e procure. È sconcertante, inoltre, che tali decisioni siano prese sotto la spinta di una mobilitazione cosiddetta ambientalista contro presunti, e tutti da dimostrare, «rischi per la salute», proprio in una fase in cui si profilano minacce gravissime per la vita (e dunque si suppone anche per la «salute») degli italiani, in una fase in cui andrebbero accresciuti, e non indeboliti, tutti gli strumenti possibili di difesa, nonché la capacità del Paese di dimostrarsi un partner affidabile per i suoi alleati militari. continua a pagina 31 Tempi liberi FONDATO NEL 1876 Domani Le idee Perché nessuno vuole più prendersi responsabilità di Donatella Di Cesare nel supplemento L eccidio in Kenya L appello: basta violenze. Il rapporto su 196 Stati: 322 vittime ogni mese «Uccisi nel silenzio complice» Papa Francesco alla Via Crucis: cristiani perseguitati sotto i nostri occhi «Perseguitati e crocifissi sotto i nostri occhi e spesso con il nostro silenzio complice»: così il Papa ha condannato le uccisioni di cristiani, dopo la strage di studenti compiuta in Kenya dai terroristi islamici somali. «No all indifferenza» Nel giorno della Via Crucis, il predicatore della Casa Pontificia, padre Cantalamessa, ha parlato di «inquietante indifferenza delle istituzioni mondiali». Il bilancio Le vittime della strage di giovedì sono salite a 148. Ogni mese 322 cristiani vengono uccisi nel mondo. da pagina 2 a pagina 6 Calabrò, L. Cremonesi Muglia, Olimpio, Vecchi GIANNELLI Nucleare Festa a Teheran dopo i negoziati di Losanna LE RADICI, UN IDENTITÀ Il momento di chiederci che cosa possiamo fare di Andrea Riccardi La protesta di Israele per l accordo con l Iran A Teheran si festeggia l accordo-quadro sul nucleare (foto), il governo israeliano protesta: «L Iran riconosca prima della firma il nostro diritto a esistere». alle pagine 8 e 9 Mazza, Sarcina, Valentino Ma non ci saranno «cambi di regime» È sembrata liberatoria l esplosione spontanea, a Teheran ieri, dei festeggiamenti per l accordo in extremis sul nucleare: finiva l incubo che un fallimento potesse di Antonio Armellini Q ricacciare l Iran in un isolamento, in cui la sola voce possibile sarebbe stata quella dell integralismo oltranzista. continua alle pagine 30 e 31 uesta è una Settimana Santa di passione per i cristiani. Gli studenti kenioti, uccisi perché cristiani, si affiancano ai fedeli pachistani assassinati in chiesa due settimane fa, mentre pregavano di domenica. A migliaia di chilometri, si rivela un impressionante continuità nell odio di chi ha l unica colpa di portare il «nome cristiano». Sono cittadini di Paesi differenti, hanno storie diverse o partecipano a varie confessioni (cattolici, ortodossi, protestanti e neoprotestanti). Ma tutti uccisi, solo perché cristiani, da una violenza vigliacca contro gente disarmata. continua a pagina 3 Le donne che hanno visto tre secoli Sono quattro e sono nate alla fine dell 800. La furiosa e commovente capacità di resistere di Marco Imarisio torie di quattro donne, ultracentenarie, la cui vita ha at- S traversato tre secoli. Da Emma Morano, italiana di Vercelli, la donna più anziana d Europa con i suoi 115 anni, alla decana del gruppo, la giapponese Misao Okawa, che si è spenta da poco, lasciandosi dietro articoli e riflessioni sulla longevità: non solo fenomeni da Guinness dei primati, ma figure degne di ammirazione per la furiosa e commovente capacità di resistere. a pagina 29 Cambiamenti Effetto Clooney: quando sono i mariti il trofeo da mostrare di Costanza Rizzacasa d Orsogna a pagina 33 Susannah Mushatt Jones e Jeralean Talley. In alto, da sinistra, Gertrude Weaver ed Emma Morano ANSA, AP, GETTY, NEW YORK DAILY NEWS AFP / ATTA KENARE APOCALITTICI & INTEGRATI Chi ha paura di Periscope? Prove tecniche (e riflessioni) di Beppe Severgnini a pagina 25 Servizio Clienti - Tel mail: servizioclienti@corriere.it L IMMAGINE E LO SGUARDO Rompiamo il nocciolo dell apatia: siamo noi di Paolo Giordano esercizio che dovremmo L fare davanti a questa fotografia è semplice. Riguardarla, ancora una volta, ma alla pelle scura dei volti schiacciati contro il pavimento, dei toraci nudi e delle braccia, sostituire una carnagione chiara, rosata più simile alla nostra. continua a pagina 6 FORZA ITALIA CAOS NEL PARTITO, IL LEADER CONTRO I DISSIDENTI Berlusconi attacca Bondi Strappo con Fitto in Puglia IL TESTO DEL DISEGNO DI LEGGE La nuova Rai: consiglieri revocabili, via i maxi-bonus di Paolo Conti revale l idea di servizio pubblico nel disegno di legge di P riforma della Rai voluto dal premier Renzi. Addio all intoccabilità dei consiglieri di amministrazione. L Assemblea dei soci (il ministero dell Economia, per il 99,56%, più la Siae) può decidere la revoca dei consiglieri efficace solo dopo il sì della commissione di Vigilanza. Il disegno di legge prevede un freno a future ipotesi di privatizzazioni. E addio alle buonuscite del capo azienda. a pagina 10 UNIQA Previdenza SpA - Milano - Aut. D.M /04/1988 (G.U /05/1988) Forza Italia, Silvio Berlusconi contro i dissidenti. L ex premier ha rivolto a Sandro Bondi un brusco invito a tacere dopo l abbandono del partito insieme a Manuela Repetti. La replica: abbiamo subito un linciaggio, non staremo più in silenzio. In Puglia, strappo con Fitto. da pagina 12 a pagina 15 SETTEGIORNI di Francesco Verderami Il leader azzurro e il sogno del 93: sindaco a Milano n fondo Berlusconi ci aveva visto giusto, non a caso I invitò Renzi ad Arcore promettendogli che «un giorno tutto questo sarà tuo». continua a pagina 15 TWITTER

2 2 Sabato 4 Aprile 2015 Corriere della Sera Primo piano Terrorismo e religione «Colpiti sotto i nostri occhi Ora fermiamo le violenze» Il messaggio di Francesco. La croce portata da suore venute dall Iraq e fedeli di Siria e Nigeria Indifferenza Nel tuo corpo ferito vediamo quelli che sono sfigurati dalla nostra indifferenza Crudeltà Nella crudeltà della tua passione ritroviamo la crudeltà delle nostre azioni Il tweet La Croce di Cristo non è una sconfitta: la Croce è amore e misericordia ROMA Resta per tutto il tempo in preghiera sul colle Palatino, il volto serio e assorto. Intorno al Colosseo si prega, «Signore Gesù, sostieni interiormente i perseguitati, si diffonda nel mondo il diritto fondamentale alla libertà religiosa», e ci sono decine di migliaia di fiaccole a rischiarare le architetture dell Anfiteatro Flavio che nel 1750 Benedetto XIV consacrò ai martiri cristiani. Alla fine le parole di Francesco sono una lunga preghiera per «la conversione di opere e di vita», con un invocazione al Crocifisso: «In Te vediamo ancora oggi i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in Te, sotto i nostri occhi e spesso con il nostro silenzio complice». Non poteva che dirlo qui. Il «primato romano» che fa del vescovo di Roma il Papa, dipende proprio dal fatto che Roma è il luogo del martirio di Pietro e Paolo. Lungo la Via Crucis, dopo il cardinale Vicario Agostino Vallini, si susseguono famiglie, religiosi, malati. Ma dalla sesta alla decima stazione, non a caso, a portare la Croce sono alcune suore domenicane dell Iraq e fedeli che arrivano da Siria, Nigeria, Egitto e Cina. Vengono lette le meditazioni scritte dal vescovo Renato Corti e Francesco china il capo, gli occhi semichiusi. «Pure in questi giorni vi sono uomini e donne che vengono imprigionati, condannati o addirittura trucidati solo perché credenti». Poche ore prima, a San Pietro, Bergoglio aveva ascoltato il suo Predicatore, padre Raniero Cantalamessa, ricordare «i 147 cristiani trucidati dalla furia jihadista degli estremisti somali in Kenya», denunciare l «indifferenza inquietante» del mondo e la necessità di «fermare i malvagi» fino a esclamare: «Non bisogna dormire, non bisogna lasciarli soli!». Francesco ha condannato ieri «questo atto di insensata brutalità» e pregato «per un cambiamento del cuore tra i suoi autori» nel telegramma inviato a suo nome dal Segretario di Stato Pietro Parolin al La celebrazione Papa Francesco ieri sera con il crocifisso dentro la Basilica di San Pietro (foto di Gabriel Bouys/Afp) La visita Il viaggio del Pontefice in Africa Un viaggio delicato quello che il Papa intende organizzare «a fine anno» in Africa. L aveva anticipato a gennaio, di ritorno dalle Filippine, e prevede tappe nella Repubblica Centrafricana e in Uganda: un Paese, quest ultimo, dove i fanatici di Al Shabaab sono attivi e responsabili di 76 morti nel 2010 a Kampala, durante la finale dei Mondiali di calcio. cardinale keniano John Njue. Soprattutto, «unendosi a tutti gli uomini di buona volontà del mondo», il Papa «esorta tutti coloro che hanno autorità a raddoppiare gli sforzi per lavorare con tutti gli uomini e le donne in Kenya a porre fine a questa violenza e accelerare l alba di una nuova era di fratellanza, giustizia e pace». Al pomeriggio, prima della celebrazione della Passione in San Pietro, Francesco resta prostrato in preghiera per due lunghissimi minuti sul pavimento della basilica. Nell omelia, padre Raniero Cantalamessa parla della strage di cristiani nel campus di Garissa e sillaba: «Chi ha a cuore le sorti della propria religione, non può rimanere indifferente di fronte a tutto ciò». Cita Pascal: «Cristo è in agonia fino alla fine del mondo, non bisogna dormire durante questo tempo». Non bisogna dormire, mentre oggi i martiri si moltiplicano: «Mio Dio, quanti Ecce Homo nel mondo!». Perché «i cristiani non sono certamente le sole vittime della violenza omicida che c è nel mondo, ma non si può ignorare che in molti Paesi essi sono le vittime designate e più frequenti». Il Predicatore nomina anche L eccidio in Kenya Il Papa ieri ha condannato «questo atto di insensata brutalità» un editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere del 28 luglio 2014, L indifferenza che uccide: «C è stato chi ha avuto il coraggio di denunciare, da laico, la inquietante indifferenza delle istituzioni mondiali e dell opinione pubblica di fronte a tutto ciò», dice Cantalamessa. «Rischiamo di essere tutti, istituzioni e persone del mondo occidentale, dei Pilato che si lavano le mani». Ma il Predicatore spiega anche che dal Calvario «Gesù pronuncia un definitivo no! alla violenza, opponendo il perdono, la mitezza e l amore. I veri martiri di Cristo non muoiono con i pugni chiusi, ma con le mani giunte». Quello che dice Francesco dal Palatino: «Insegnaci, Signore, che la Croce è la via della risurrezione. Che Dio non dimentica mai nessuno dei suoi figli». Gian Guido Vecchi

3 Corriere della Sera Sabato 4 Aprile 2015 PRIMO PIANO 3 In media ogni mese 322 cristiani vengono uccisi nel mondo a causa della loro fede, 214 fra chiese ed edifici di proprietà di cristiani sono distrutti o danneggiati e 722 sono gli atti di violenza perpetrati nei loro confronti. Le statistiche sono di opendoorsusa.org un organizzazione non profit evangelica che assiste cristiani perseguitati di tutte le confessioni (cattolici, protestanti, ortodossi) in più di sessanta Paesi. Ormai, è uno stillicidio che si consuma ogni giorno tanto che sul sito persecution.org è possibile monitorare quotidianamente, nazione per nazione, i nuovi casi di persecuzione di fedeli, per il solo fatto della loro fede, cioè perché credono in Gesù Cristo. Al tempo stesso è come ha detto Papa Francesco «la persecuzione che il mondo cerca di nascondere», nonostante oggi ci siano più martiri che ai tempi dei primi cristiani. Nel 2014 e nel primo trimestre 2015, i cristiani si confermano, inoltre, ancora una volta, il gruppo religioso maggiormente perseguitato. Colpiti quando sono una minoranza oppressa, ma anche quando sono in maggioranza come è accaduto due giorni fa, in Kenya. In Medio Oriente (dall Iraq alla Siria) sono scacciati dai territori in cui hanno abitato da secoli, se non da millenni, ormai completamente sconvolti dall avanzata dell Isis. Con una ferocia indicibile. È dello scorso febbraio la denuncia di un Rapporto del Comitato per i diritti dell Infanzia dell Onu contro i militanti del Califfato, accusati di vendere i bambini iracheni catturati, come schiavi del sesso, o di averne uccisi altri «con la crocifissione o seppellendoli vivi». In Asia tra i Paesi più pericolosi per i cristiani si annoverano il Pakistan e la Cina. Nel 2015 e per il tredicesimo anno consecutivo la Corea del Nord è al primo posto tra i Paesi in cui si sono registrate le forme di persecuzione più gravi. In India, dopo una serie di IL DOSSIER GLI ATTACCHI E LE VIOLENZE La mappa Il grado di violazione della libertà religiosa elevato elevato, con segnali di miglioramento medio 59% I Paesi dove si registra un preoccupante disprezzo per la libertà religiosa (116 su 196 Stati monitorati) 322 I cristiani uccisi, in media, ogni mese a causa della loro fede 214 Le chiese e gli edifici di proprietà di cristiani distrutti o danneggiati al mese 722 La media mensile degli atti di violenza perpetrati nei confronti dei cristiani Cuba Bielorussia Cipro Turkmenistan Libano Kazakistan Territori palestinesi Azerbaigian Uzbekistan Israele Grecia Tunisia Kirghizistan Turchia Tagikistan Siria Iran Afghanistan Cina Marocco Iraq Nepal Algeria Libia Kuwait Pakistan Egitto Arabia Myanmar Saudita India Mauritania Mali Yemen Sudan Nigeria Etiopia Eritrea Qatar Laos Malesia Somalia Sri Rep. Centrafricana Lanka Kenya Emirati Arabi Tanzania Uniti Bangladesh Indonesia Angola Fonti: Aiuto alla Chiesa che soffre, opendoorsusa.org, World Watch List Ogni mese 322 vittime Cristiani i più perseguitati in un mondo intollerante 20 I Paesi nel mondo identificati come luoghi ad «elevato» grado di violazione della libertà religiosa perché di fatto in questi posti la libertà religiosa non esiste La parola SUPPLIZIO Indica un tormento fisico o morale. Si ricollega alla parola «martirio» (dal greco «testimonianza»). Durante il Cristianesimo primitivo il martire indicava gli apostoli, poi quelli che attestavano la verità del cristianesimo mostrando, in situazioni pericolose, la loro fede incrollabile. Durante le persecuzioni la parola era riservata a chi sacrificava la vita in nome della fede attacchi alle chiese della capitale, New Delhi, per garantire la sicurezza durante la Settimana Santa, sono stati schierati diecimila poliziotti contro l estremismo indù. In Africa il rischio è elevato in Nigeria e in Egitto (dove a un mese dal martirio dei 21 cristiani copti decapitati in Libia, la Chiesa loro dedicata è stata assaltata con bombe incendiarie), nella Repubblica Centroafricana, in Eritrea e in Somalia. Ma la violenza jihadista che si è scatenata contro gli studenti cristiani, Giovedì Santo, in Kenya, segna un ulteriore salto di qualità. «La situazione sembra evolvere in modo negativo» è scritto nel focus dedicato al Kenya dal Rapporto 2014 della Fondazione di diritto pontificio «Aiuto alla Chiesa che soffre» (Acs). Una scheda-paese che è stata purtroppo profetica. In Kenya, infatti, i cristiani sono la maggioranza l 84,8 per cento ma le tensioni religiose, connesse a una situazione politica complessa, ormai mietono molte vittime cristiane. E così se nella classifica dei Paesi stilata da Acs il Kenya è ancora a «rischio medio», è tuttavia segnalato «in peggioramento». Le tensioni etniche e religiose nel Paese, negli ultimi due anni, sono state aggravate dall offensiva dell esercito contro le forze islamiste di al-shabaab, nella vicina Somalia. «Le forze di sicurezza del Kenya sono state accusate di essersi scagliate contro cittadini sospetti Lo studio Russia «Aiuto alla Chiesa che Soffre» assiste i cristiani perseguitati nel mondo Pubblica un rapporto (l ultimo va da ottobre 2012 a giugno 2014) analizzando la libertà religiosa in 196 Paesi Corea del Nord Vietnam Brunei Corriere della Sera di religione musulmana, sulla scia di una serie di attacchi contro civili e gruppi religiosi da parte di membri di al-shabaab», scrive il rapporto. E in alcuni assalti, «i non-musulmani sarebbero stati prescelti come vittime per punire il governo di Nairobi per il suo sostegno alla missione dell Unione africana in Somalia, inviata peraltro nel Paese sotto l egida dell Unione Africana». Redatto da giornalisti, esperti e studiosi, il documento dell Acs prende in esame il periodo compreso tra l ottobre 2012 e il giugno In 116 dei 196 Paesi analizzati, quasi il 60%, si registra un violento disprezzo per la libertà religiosa (verso tutte le religioni). E la situazione è «preoccupante» anche in America Latina. In Messico, ad esempio, dove in pochi mesi cinque preti sono stati uccisi per aver condannato il traffico di droga e il crimine organizzato. Nei due anni esaminati sono stati rilevati cambiamenti in 61 Paesi, ma purtroppo soltanto in sei di questi Cuba, Emirati Arabi Uniti, Iran, Qatar, Taiwan e Zimbabwe tali trasformazioni hanno coinciso con un miglioramento. M.Antonietta Calabrò mcalabro@corriere.it Il commento La differenza radicale del martire che non uccide né odia di Andrea Riccardi SEGUE DALLA PRIMA ristiani spesso uccisi barbaramente per manifestare il proprio terrificante potere, C come i copti decapitati sulle rive del Mare Mediterraneo. Uccisi o rapiti, come in Nigeria da Boko Haram. È una Via Crucis impressionante di un intero popolo di donne, bambini, uomini, giovani e anziani. Richiama quella del Venerdì Santo nelle chiese cattoliche. Papa Francesco l ha guidata ieri al Colosseo, luogo degli antichi martiri, ed ha ricordato il martirio dei cristiani di oggi. Il martirio non è archeologia, ma attualità. La Via Crucis dei martiri ha una statio drammatica in Medio Oriente. Qui fu la culla del cristianesimo nascente. Restano antiche chiese, come a Malula in Siria (dove si parla ancora aramaico, la lingua di Gesù); si prega con millenarie liturgie cantate per secoli; ma soprattutto ci sono comunità pazienti e forti durante secoli di persecuzioni e umiliazioni. Sono comunità che oggi stanno scomparendo, esiliate e colpite. Almeno in Siria e in Iraq. Questa violenza crudele e senza senso interroga i cristiani in questa Pasqua 2015, in cui risalta la somiglianza tra l ingiusta condanna a morte del Maestro e la persecuzione dei suoi discepoli di oggi: tra il crocifisso e un umanità crocifissa. Cominciò a notarlo Giovanni Paolo II, generando stupore nel mondo occidentale che pensava il cristianesimo in modo trionfante. C è stato, specie dopo l 11 settembre 2001, il tentativo di recuperare i martiri cristiani come bandiera contro l islam, per ridare identità a una civiltà che, per esistere, ha bisogno di identificare i nemici. I martiri cristiani non possono essere utilizzati per fondare battaglie o magari il nostro vittimismo. Non sono una bandiera di civiltà. Sono radicalmente diversi da quelli islamici: non si tolgono la vita per uccidere altri, soprattutto non odiano. La loro morte, per questo, pone domande forti: non solo a chi appartiene alla Chiesa, ma agli europei familiari con il cristianesimo, a chi è cristiano a modo proprio, e un po a tutti. Qual è la fede di questa gente che muore per continuare a essere credente? E poi che fare per loro? Quest ultima è una questione da non eludere in tutte le sedi internazionali. Recentemente ne ha discusso per la prima volta il consiglio di sicurezza dell Onu. Ma come intervenire nella complessa situazione della Nigeria o del Kenya, se non chiedendo ai governi di garantire la sicurezza a tutti i cittadini? Questa Pasqua di persecuzione non lascia indifferenti tanti europei, nonostante la distrazione del mondo del benessere. C è qualcosa che colpisce in profondità, facendo riscoprire un volto diverso del cristianesimo e dei cristiani rispetto a come li si raffigurava. Non è solo la reazione, per cui, quando i cristiani sono perseguitati, ci sentiamo un po tutti «cristiani»: un identificazione profonda verso chi subisce una grave ingiustizia. C è soprattutto una riscoperta del volto umile del cristianesimo in questi perseguitati, che abitano paesi del Sud del mondo. Colpisce la loro forza spirituale, espressa nella perseveranza nel frequentare di Domenica le chiese, nonostante le minacce, come avviene in Nigeria o in Pakistan. Forse le immagini dei perseguitati, nel nostro orizzonte, si accompagnano anche alle parole di papa Francesco, che mostra un cristianesimo spoglio e attraente, senza mettere in prima linea divieti e contrapposizioni. Così, più che attraverso espressioni altisonanti, si sta determinando è una mia impressione una rinnovata considerazione, con più attenzione e rispetto, della realtà del cristianesimo. Insomma un altra immagine della realtà cristiana che oggi parla una lingua antica e rinnovata.

4 4 Sabato 4 Aprile 2015 Corriere della Sera

5 # Corriere della Sera Sabato 4 Aprile Primo piano La strage in Kenya La ricostruzione di Alessandra Muglia Si è finta morta, cospargendosi viso e capelli con il sangue dei compagni uccisi e si è salvata. Helen Titus, 21 anni, cristiana, studentessa di letteratura inglese, è sopravvissuta al massacro nella sua università, a Garissa in Kenya, con macabra prontezza. E con lucidità nonostante lo choc ricostruisce quegli infiniti momenti di terrore: «Appena entrati nel campus gli assalitori si sono diretti verso l aula magna dove noi cristiani stavamo recitando le preghiere del mattino. Avevano studiato l edificio, sapevano tutto». Poi si sono diretti verso i dormitori. Hanno urlato ai ragazzi di venir fuori. Alcuni sono scappati buttandosi dalla finestra, riferisce un altra sopravvissuta, Nina Kozel: «Quelli che si sono nascosti sotto il letto e negli armadi sono stati uccisi sul colpo, mentre quelli che si sono arresi sono stati liberati se musulmani e uccisi se cristiani». «Buona Pasqua» I cristiani venivano individuati anche «per come erano vestiti» testimonia Salias Omosa, 20 anni, studentessa di pedagogia, riuscita a scappare dopo aver assistito all esecuzione di due amici. Gli assalitori, dice, prima di sparare urlavano in swahili «Non abbiamo paura della morte, questa sarà una buona Pasqua per noi». Non solo. I terroristi «hanno costretto i ragazzi a chiamare casa per dire: noi moriamo perché Uhuru (Kenyatta, il presidente keniano, ndr) persiste a restare in Somalia» racconta Amuna Geoffreys, che studia per diventare insegnante. Dopo ogni telefonata, uno sparo: venivano uccisi sul colpo, ricostruisce Amuna. Riuscito a nascondersi fuori dall edificio dietro a un cespuglio, sentiva attraverso una finestra aperta le agghiaccianti minacce rivolte dai jihadisti ai suoi compagni. I compagni musulmani Il giorno dopo la strage sono tanti i dettagli che emergono dal racconto dei sopravvissuti. Come la mano tesa tra compagni di fedi diverse. Ahmed Youssouf dice che si trovava all interno della moschea dell università con altri compagni musulmani quando è iniziato l assalto. A un certo punto «i ragazzi cristiani hanno iniziato a riversarsi nella moschea alla ricerca di un rifugio e noi li abbiamo nasco- Il commento Al In Yemen sono i cinesi a salvare gli stranieri di Lorenzo Cremonesi Sopravvissuti L attesa degli studenti evacuati a Garissa e i primi soccorsi alle vittime fuori dall università (Afp/Epa) «Facevano telefonare gli studenti a casa Poi li uccidevano con un colpo alla nuca» Garissa, i racconti dei sopravvissuti. «I musulmani ci hanno protetti e nascosti nella moschea» Il giorno dopo il massacro di studenti nel campus di Garissa compiuto dagli shebab somali, il Kenya piange i suoi ragazzi, per lo più cristiani. Dalle testimonianze dei sopravvissuti emergono particolari raccapriccianti sull assalto. I terroristi ieri sono tornati a minacciare nuove stragi («Non ci sarà alcun luogo sicuro per i keniani, fintanto che il Paese manterrà le sue truppe in Somalia»), e tra i cristiani cresce la paura, soprattutto in vista delle funzioni pasquali. Il bilancio ufficiale delle vittime è salito ieri a 148 (142 studenti, 3 agenti e 3 soldati), ma mancano ancora molti ragazzi all appello: secondi i salesiani i morti potrebbero essere 200. Intanto crescono rabbia e polemiche per un attacco annunciato che a detta di molti poteva essere evitato. Sotto accusa il governo per non avere preso adeguate misure di sicurezza e per avere sottovalutato la minaccia jihadista e l allerta dell intelligence. In rete la solidarietà con i keniani corre sotto l hashtag #WeAreAllKenyans. sti. Molti di loro poi sono riusciti a scappare e a raggiungere il cancello dell università». L ansia per i dispersi Un numero imprecisato di studenti del campus manca ancora all appello: non risultano né tra le vittime né tra i sopravvissuti. Fuori dall obitorio di Nairobi, dove i cadaveri sono stati trasportati per l identificazione, familiari e amici scorrono e riscorrono la lista di vittime e sopravvissuti, in continuo cambiamento. Molti hanno passato la notte accampati lì davanti. «Prego Dio che sia ancora viva» implora sotto choc Monica Wamboi che non ha più avuto notizie di sua nipote Bilha, dopo l attacco. Qaeda sunnita contro milizie sciite legate alle tribù degli Houthi: sono trascorsi solo nove giorni dall inizio della nuova tornata di combattimenti in Yemen e già gli estremisti nei due campi prendono il sopravvento. La guerra civile si alimenta con quella tra le potenze regionali. Sauditi ed egiziani mandano la marina a pattugliare lo stretto di Bab al Mandab, che controlla l accesso a Suez. L Onu segnala 519 morti, di cui una novantina di bambini. Due gli sviluppi più importanti delle ultime Il campus Ingresso Moschea Abitazioni dello staff Biblioteca Mensa ore. In primo luogo la comparsa massiccia della guerriglia qaedista, specie dopo che due giorni fa aveva approfittato del caos per liberare almeno 150 (alcune fonti dicono 300) dei suoi militanti dal carcere di Mukalla. Tra loro ci sarebbe anche Khaleb Batarfi, uno dei capi militari più esperti. Gli Houthi, affiancati dalla milizia dell ex presidente Saleh, devono ora combattere contemporaneamente due nemici: i soldati lealisti all attuale presidente Abedrabbo Mansur Hadi, che al momento ha trovato rifugio a Riad, Classi Muro Kenya Dormitori femminili e maschili m 50 Corriere della Sera e i qaedisti. Il secondo sviluppo è costituito dall intervento della marina cinese per soccorrere gli stranieri intrappolati nella zona di Aden appena conquistata dagli Houthi. I combattimenti qui si sono riaccesi ieri, dopo che l aviazione saudita ha paracadutato armi ai lealisti di Hadi. I cinesi hanno salvato centinaia di connazionali, oltre ad europei, giapponesi, africani e filippini. Tra loro anche due italiani, di cui un minorenne, che ora si trovano a Gibuti. «Abbiamo contattato la polizia e l ospedale, non sanno nulla». Scoppia in lacrime Mary Chege: «è troppo, troppo dura. I miei compagni, persone con cui ridevo, mangiavo... tutti morti». La speranza è che qualcuno sia ricoverato da qualche parte o che spunti fuori. «Alcuni stanno tornando ora, dopo essere rimasti nascosti nella savana o nei villaggi vicini dopo essere fuggiti durante l attacco», dice Lennie Bazira a capo della ong Amref Kenya. I suoi operatori durante l assedio hanno offerto primo soccorso ai feriti, e poi hanno partecipato alle operazioni di recupero dei corpi. Sotto i cadaveri Il dottor Hussein Bashir è uno dei soccorritori: «Non ho mai visto nulla del genere racconta traumatizzato al Corriere quando sono entrato nel campus c erano 122 corpi con il volto rivolto a terra ammassati uno accanto all altro, qualcuno sopra, e sangue ovunque. Poveri ragazzi innocenti, molte ragazze, vittime di vere esecuzioni: sono corpi con ferite alla nuca a distanza ravvicinata. È la peggior tragedia a cui abbia assistito in 18 anni di lavoro». Stesso sconcerto per Reuben Nyaora, operatore della ong International Rescue Committee: «C erano cadaveri dappertutto, con teste tagliate e ferite da proiettile ovunque. Sembravano tutti morti, ma tre donne coperte di sangue sono emerse da un cumulo di cadaveri. «Le ragazze hanno riferito che gli assalitori hanno urlato: siamo venuti per uccidere ed essere uccisi. Poi hanno invitato le donne a nuotare nel sangue». La vicenda Giovedì gli islamisti somali shebab irrompono nel campus universitario di Garissa, nel Kenya orientale I terroristi si dirigono subito verso una sala conferenze dove i cristiani sono raccolti in preghiera Molti studenti vengono trucidati con violenti colpi alla testa: vere e proprie esecuzioni, secondo i testimoni Gli shebab convincono diversi giovani ad uscire dai dormitori, promettendo di non ucciderli. Invece, poi aprono il fuoco Il bilancio ufficiale è di 148 morti: 142 studenti, 3 poliziotti, 3 soldati oltre a 4 terroristi

6 # 6 Sabato 4 Aprile 2015 Corriere della Sera Primo piano L immagine di Paolo Giordano La strage in Kenya Rompiamo il nocciolo dell apatia Quei ragazzi per terra siamo noi Lo sterminio La foto del massacro, con decine di corpi ammassati, in uno degli edifici del campus di Garissa, scattata dalla polizia keniana (foto Pbs) Se azzeriamo per un istante la distanza dal Kenya, se proviamo a riguardare l immagine e sostituire alla pelle scura dei volti schiacciati una carnagione chiara, ci riconosceremo SEGUE DALLA PRIMA Retorico? Patetico? Forse. Eppure di rado ci ricordiamo di farlo. Siamo in buona parte educati e terzomondisti, ma resiste in noi un nocciolo di apatia, ed esso non conosce evoluzione, ragiona in maniera istintiva o non ragiona affatto. Cambiare colore alla pelle dei ragazzi riversi fra le sedie e le chiazze di sangue rappreso cambia ancora qualcosa nella nostra reazione. L orrore che pure abbiamo sentito dall inizio prende all improvviso a sgorgare da una fonte diversa, non più dal cervello, bensì da un organo collocato molto più in basso, tra la cistifellea e le altre viscere, un organo che insieme secerne indignazione, rabbia, paura. Se azzeriamo per un istante la distanza dal Kenya e l alterità rispetto a quel luogo, Garissa, che fino a giovedì non avevamo sentito nominare; se ignoriamo il fatalismo irriducibile che ci coglie quando i flagelli si abbattono sull Africa, riconosceremo nei cadaveri della fotografia degli studenti in tutto simili a quello che siamo o siamo stati riconosceremo noi stessi. Perché questo è il punto: i ragazzi dell università di Garissa sono stati trucidati perché ci assomigliavano, perché cristiani e attratti dalla stessa cultura universale sulla quale si fonda ogni nostro atto quotidiano. Il loro peccato imperdonabile era di essere come noi. Il giorno del massacro una delle studentesse indossava una tunica rossa e gialla, un La cultura universale Li hanno uccisi perché ci assomigliavano, perché attratti dalla stessa cultura universale abito tradizionale; una sua compagna portava invece dei jeans rosa shocking e una felpa all americana, con il numero cinque impresso sul dorso. I loro corpi sono caduti uno davanti all altro, a formare un simbolo involontario e triste: la continuità agognata fra due mondi, interrotta dal vuoto macchiato di sangue che si spalanca dopo di loro. Se potevamo sentirci solo tiepidamente partecipi davanti alle immagini affini dei massacri in Ruanda, stavolta l esercizio di immedesimazione è un obbligo. Sapremmo tollerare la stessa impietosa prospettiva aerea nei cortili della Sapienza, della Sorbonne, della Humboldt?, che una qualunque delle nostre università venisse trasformata per un giorno in una fossa comune? Io non riesco nemmeno a immaginarlo. Eppure, a quanto pare, è già successo. Se potevamo sentirci solo tiepidamente partecipi davanti alle immagini affini dei massacri in Ruanda, stavolta l esercizio di immedesimazione è un obbligo Sapremmo tollerare la stessa impietosa prospettiva aerea nei cortili della Sapienza, della Sorbonne? Sapremmo tollerare che una qualunque delle nostre università venisse trasformata per un giorno in una fossa comune? Il caso L improbabile via libera di Al Qaeda all unione con l Isis di Guido Olimpio A yman al Zawahiri potrebbe dare l ordine di «liberi tutti», sciogliendo di fatto Al Qaeda. Così ogni fazione legata alla casa madre potrebbe unirsi ad altri, a partire dall Isis. Il tutto entro l anno. Notizia clamorosa, lanciata dal giornale arabo al Hayat, ma tutta da verificare. Per ora non c è uno straccio di prova. Inoltre è forte lo scetticismo perché la fonte è di terza mano: è Ayman al Din, ex membro qaedista, definito «spia britannica». Lui ha raccolto le confidenze dei ribelli siriani di Ahrar al Sham a loro volta informati dai qaedisti di al Nusra. Nulla di diretto. Fino ad oggi la rivalità tra quanti riconoscono l autorità di al Qaeda centrale e i seguaci del Califfo appare ampia. L Isis ha le sue ambizioni, risorse superiori, un territorio. A questo si aggiunge la popolarità tra i jihadisti vicini e lontani. È il nuovo faro. Anche per chi non ne fa parte in modo organico. Una presenza accentuata dall attivismo mediatico dello Stato Islamico. Zawahiri, invece, lo si sente di rado, il messaggio propagandistico si è allentato. Questione di tempi. La vecchia guardia ha avuto la sua rivolta interna con almeno 31 movimenti che hanno aderito al progetto del Califfo. Altri sono pronti a imitarli. L Isis appare come il cavallo vincente, ma deve essere al Zawahiri in persona ad ammetterlo. Altrimenti si resta nel campo delle parole.

7 Corriere della Sera Sabato 4 Aprile

8 8 Primo piano La vicenda L Iran e i «5+1» hanno raggiunto l altro ieri a Losanna un intesa preliminare Prevede limiti al nucleare dell Iran, fine delle sanzioni L accordo di Losanna L Iran: «Nuova era» Ma Obama ora affronta il Congresso e Israele Critiche Usa sull intesa nucleare. L ira di Netanyahu DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Il segretario di Stato americano, John Kerry, non sarà accolto dalla folla festante come è successo ieri al suo interlocutore iraniano, il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif. L amministrazione di Washington, al contrario, deve prepararsi a superare un altra prova difficile. Il Congresso riaprirà il 14 aprile, ma deputati e senatori hanno già cominciato a discutere come impostare i lavori sul dossier Iran. I partiti non sono compatti, pro o contro l accordo di Losanna. Anche tra i repubblicani convivono posizioni diverse. Due esempi su tutti. Il senatore dell Illinois, Mark Kirk, ieri ha scomodato il premier inglese dell anteguerra Neville Chamberlain, sostenendo che «persino il suo accordo con Hitler nel 1938 è migliore di quello concluso dagli Stati Uniti con l Iran». Sul polo estremo, invece, colpisce il silenzio di Rand Paul, senatore del Kentucky e uno dei candidati alla Casa Bianca, da sempre favorevole a una soluzione diplomatica con Teheran. Ma pure tra i democratici, i compagni di partito del presidente, serpeggia un po di scetticismo. Gli dà voce il senatore del Delaware Chris Coons: «Nessun accordo è meglio di un cattivo accordo». Obama è in movimento. Subito dopo Pasqua, inviterà i capigruppo della Camera e del Senato. La Casa Bianca vuole evitare che il testo di Losanna diventi il tema numero uno della campagna per le primarie presidenziali dei repubblicani. Adesso ci sarebbe il tempo per ragionare in termini politici. 30 giugno Data entro cui va confermata l intesa che durerà 10 anni e limiterà di due terzi l arricchimento dell uranio in Iran Ma una volta riaperto il Congresso, le questioni giuridiche complicherebbero tutto. Lo strappo potrebbe consumarsi nella Commissione Affari esteri del Senato, presieduta dal repubblicano Bob Corker, dove si esaminerà una legge che respingerebbe l intesa con l Iran. Obama si è già appellato pubblicamente al Congresso, invitandolo a «non uccidere l accordo sul nucleare, altrimenti il mondo questa volta se la prenderà con gli Stati Uniti». Ma questa volta conteranno anche le posizioni degli altri protagonisti internazionali. La più aspra è quella del premier israeliano Benjamin Netanyahu: «L intesa non ferma un singolo impianto, non distrugge una sola centrifuga. Al contrario legittima l illegale programma nucleare. Ogni accordo finale con l Iran deve prevedere un chiaro e non ambiguo riconoscimento del diritto di Israele a esistere». I rapporti con lo Stato israeliano e la comunità ebraica americana sono essenziali tanto per i repubblicani quanto per i democratici. Un portavoce della Casa Bianca ha subito risposto che Sabato 4 Aprile 2015 Corriere della Sera «gli Stati Uniti non firmeranno mai un accordo che dovesse minacciare Israele». Ma è evidente che non basteranno le rassicurazioni. Sull altro fronte, invece, Obama può prendere nota delle dichiarazioni televisive del presidente Hassan Rouhani: «Questo è il primo passo verso relazioni costruttive con il mondo. Questo giorno rimarrà nella Gerusalemme «L accordo finale con l Iran deve riconoscere anche il diritto di Israele di esistere» memoria storica della nostra nazione». Il leader iraniano conclude con una frase «obamiana»: «Qualcuno pensa che noi dobbiamo combattere contro il mondo, oppure arrenderci alle potenze mondiali. Noi diciamo che esiste una terza strada. Noi possiamo cooperare con il mondo». Giuseppe Sarcina gsarcina@corriere.it I GIUDIZI IL RUOLO NEI NEGOZIATI I PROTAGONISTI di Paolo Valentino JOHN KERRY Inflessibile, meno snob Merita (quasi) il Nobel Segretario di Stato americano Voleva passare alla Storia come l uomo che avrebbe portato pace tra israeliani e palestinesi. Ha fallito, non per colpa sua, su quel fronte. Potrebbe entrarci per la porta del nucleare iraniano. Nessuno più del segretario di Stato americano ha messo in gioco la propria reputazione nel negoziato con Teheran. Nessuno ci ha provato come lui. Attento a ogni sfumatura, inflessibile sul fondo ma pronto a tener presente il punto di vista della controparte, capace di rassicurare gli amici senza mai perdere il punto, Kerry è stato il motore di tutto: «Chiedere all Iran di capitolare è una bella frase, ma non una politica». A Losanna, poi, ha sfatato l aura aristocratica e un po pomposa che da sempre lo accompagna: in bici, in creperie, suonando la chitarra un pub, è stato ribattezzato «un arma di seduzione di massa». Se l intesa del Lemano diventasse accordo definitivo, Kerry sarebbe di fatto in corsa per il Nobel per la Pace. Pausa Il segretario di Stato Usa John Kerry durante una pausa nei negoziati dei giorni scorsi a Losanna (Lapresse) MOHAMMAD JAVAD ZARIF Il trionfo dell affabulatore Ormai è una rockstar Ministro degli Esteri dell Iran L iraniano educato in America ha confermato la sua fama di consumato negoziatore e grande affabulatore. Zarif ha compiuto il miracolo di portare avanti per 18 mesi una partita difficilissima, tenendo contemporaneamente a bada i duri del regime sciita, che lo accusano, né più né meno, di essere una quinta colonna degli Usa e non sopportano la sua rilassata familiarità con il mondo americano. La cautela con cui ha accolto il compromesso del Lemano mira a parare queste critiche. In compenso, la sua popolarità è alle stelle fra i giovani iraniani, che lo hanno accolto in patria come una rock star. L intesa del Lemano è la scommessa della sua vita. Da qui a giugno, la definizione compiuta del compromesso può essere il game changer, la svolta che può cambiare il corso delle relazioni dell Iran con l Occidente e offrire nuove prospettive strategiche alla stabilizzazione del Grande Medio Oriente. Ma occorre far presto. Per essere una rock star, al contrario dei Rolling Stones, il tempo non è dalla parte di Zarif. FEDERICA MOGHERINI In partita, determinata Un onesta mediatrice Titolare degli Esteri per l Ue Ci ha messo un po ad appropriarsi del dossier iraniano, inizialmente lasciato nelle mani di colei che l aveva preceduta, Lady Ashton. Ma a Losanna e nelle settimane precedenti, l Alto Rappresentante per la Politica estera della Ue europea ha fatto bene la sua parte, esercitando in pieno il ruolo di coordinatore dei colloqui nucleari, che una risoluzione dell Onu le affida istituzionalmente. Certo Mogherini ha saputo far tesoro dell esperienza della sua vice, la tedesca Helga Schmidt, veterana delle trattative. Ma, lo confermano i riconoscimenti venuti da tutte le delegazioni, l ex ministro degli Esteri è stata abile e competente honest broker. Ci piacerebbe che l Alto Rappresentante mostrasse anche su altri dossier il piglio e la determinazione avuti in questa occasione. SERGEI LAVROV Spazientito, ma saggio Ha difeso gli interessi russi Ministro degli Esteri russo È evidente che i russi non spasimano per i negoziati sul nucleare iraniano. Non è la loro trattativa. Di più, nei 5+1 Mosca ci sta in una posizione chiaramente neutrale, semmai con un pregiudizio positivo verso Teheran. Sergei Lavrov ha lasciato due volte il tavolo dell Hotel Beau Rivage per far ritorno a casa, quasi a mostrare di essere spazientito. Ma quando c è stato bisogno di lui, il ministro degli Esteri russo era lì e non ha fatto mancare la sua esperienza e la sua saggezza, oltre alla disponibilità di Mosca ad accogliere le scorte di uranio iraniano per riprocessarle. Ma Lavrov difende anche un preciso interesse della Russia, che si oppone alla clausola della reimposizione automatica delle sanzioni Onu, in caso di violazione dell accordo da parte di Teheran, che la priverebbe della possibilità di esercitare il suo diritto di veto al Consiglio di Sicurezza. BENJAMIN NETANYAHU Isolato: il suo teorema resta tutto da dimostrare Primo ministro israeliano Il premier israeliano ha fatto il possibile e l impossibile contro l intesa del Lemano, convinto che l accordo, ogni accordo legittimi un Iran avviato verso l arma atomica, fattore crescente di destabilizzazione in Medio Oriente e minaccia esistenziale verso Israele. Netanyahu non ha smesso di tuonare, violando regole elementari di comportamento internazionale, come il discorso al Congresso Usa contro la linea della Casa Bianca. Il teorema resta tutto da dimostrare: come ha ricordato Obama, se l obiettivo è di impedire a Teheran di dotarsi della bomba, un accordo che pone sotto controllo per oltre 10 anni le attività nucleari dell Iran è «l opzione migliore» per conseguirlo. Netanyahu avrebbe potuto far valere molto meglio le sue legittime preoccupazioni accettando di essere osservatore critico, invece di sparare sul concetto stesso di dialogo. I SAUDITI Cauti, ma molto allarmati Pronti alla corsa nucleare? Il nuovo re saudita Salman L Arabia Saudita teme le ambizioni atomiche di Teheran, tanto quanto ne teme e vuole bloccarne il ruolo crescente nella regione mediorientale. Nessuno ha investito più del regime sunnita di Riad nel tenere l Iran sciita non solo privo di ogni capacità nucleare, ma economicamente in ginocchio e strategicamente indebolito: l ultima conferma sono i bombardamenti nello Yemen contro i ribelli sciiti appoggiati da Teheran. Pure, a differenza di Israele, i sauditi dicono di opporsi a un «cattivo accordo» non a ogni accordo. Significativa la reazione cauta del sovrano wahabita Salman, il quale ha detto a Obama di «sperare che l intesa finale rafforzi stabilità nella regione». Ma i sauditi restano comunque in allarme e agitano lo spettro di rivendicare a se stessi il diritto a un certo livello di attività nucleare, se a Teheran sarà permesso di farlo.

9 Corriere della Sera Sabato 4 Aprile 2015 PRIMO PIANO 9 Seconda notte Centinaia di iraniani sono tornati in piazza per la seconda notte, ieri a Teheran, per celebrare l accordo preliminare di Losanna sul programma nucleare raggiunto il 2 aprile. Danzando, sventolando bandiere, cantando, hanno celebrato la fine delle sanzioni prevista dall intesa raggiunta dal presidente Rouhani e dal ministro degli Esteri Javad Zarif (Ap/Vahid Salemi) Le voci di Viviana Mazza «L inverno è finito, abbiamo vinto» Selfie e canzoni: primavera a Teheran La gente festeggia in strada e nelle case: «Oggi la maledizione delle sanzioni è passata» All aeroporto di Teheran il ministro degli Esteri Mohammed Javad Zarif viene accolto come un eroe, si sporge dal tettuccio apribile dell auto e la gente grida il suo nome: «Zarif, grazie!». Nei video diffusi su Facebook, le braccia sono sollevate in una marea di «V» di vittoria e di pace e di telefonini. «L inverno è finito, la primavera è fiorita», canta la folla con una sola voce tra i tricolore della Repubblica Islamica. «Il sole è spuntato come una rosa, e la notte è fuggita via...». «L inverno è finito», si legge pure su Twitter. In farsi: «Sar oomad zemestoon». E una canzone che si sentiva in strada nel 2009 quando l «Onda Verde» sfidò invano Ahmadinejad (versi in realtà vecchi di quarant anni scritti da un poeta comunista anti Scià). Ma oggi per i riformisti è arrivata una vittoria, almeno parziale, spiega Noushin, giornalista di Teheran (un nome falso, non vuole rivelare il suo). «La vittoria può arrivare passo dopo passo. Le riforme sono un processo, non un progetto. Ma dobbiamo stare attenti, perché i radicali hanno abbastanza potere e denaro da cambiare direzione». Gli iraniani celebrano la fine delle sanzioni. L accordo si chiuderà solo a fine giugno e c è chi dice che gli effetti veri si vedranno tra non meno di un anno. Ma questo non frena le sinfonie di clacson all una del mattino sulla via Vale-e-Asr, né i selfie con Obama ovvero gli autoritratti davanti allo scher- La prima volta La Tv di Stato trasmette in diretta il discorso del presidente Usa Il ritorno Il ministro degli Esteri Mohammed Javad Zarif L accoglienza I giovani danno il benvenuto a Zarif a Teheran Danze La festa nella notte dopo l annuncio dell intesa Vittoria Il gesto di vittoria onnipresente nelle strade E alla fine Barack Obama ha conquistato anche gli schermi tv iraniani. Con una scelta senza precedenti, come ha sottolineato anche la Bbc, la televisione di Stato iraniana ha infatti trasmesso in diretta il discorso che il presidente americano ha fatto dopo l annuncio dello storico accordo. Channel One durante il notiziario ha mandato in onda immagini dei festeggiamenti a Teheran e della folla che ha accolto il capo della diplomazia Mohammad Javad Zarif al suo rientro nella Repubblica Islamica da Losanna. Ieri, invece, nessun editoriale sui giornali, a commento dell accordo: la stampa in Iran non era in edicola per le festività di Nowruz, il capodanno persiano. mo della tv che ha trasmesso (senza precedenti) il discorso di un presidente americano. «Sì abbiamo festeggiato e stasera si continua», ride Mojgan Ilanlou, documentarista e madre 43enne. A obiettare pubblicamente sulla bontà dell accordo sono in pochi. «Abbiamo venduto un cavallo e ci hanno dato in cambio delle redini rotte», tuona Hossein Shariatmadari, il direttore del giornale ultraconservatore Kayhan, cui fa eco un gruppetto di parlamentari. Ma quel che conta è ciò che pensa la Guida Suprema Ali Khamenei, e per capirlo basta ascoltare il sermone del venerdì dell ayatollah Imami Khashani. «Losanna è stato un successo. Dovremmo congratularci con La parola SAR OOMAD ZEMESTOON «L inverno è finito, la primavera è fiorita. Il sole è spuntato come una rosa, e la notte è andata via. Le montagne sono coperte di tulipani, i tulipani sono vivi, fanno crescere il sole sulle montagne, fiore dopo fiore dopo fiore». La canzone «Sar oomad zemestoon» (L inverno è finito) è stata cantata in piazza dai sostenitori di Mir Hossein Mousavi e di Karroubi dopo le elezioni presidenziali del 2009, che videro la riconferma, contestata dalla piazza, di Mahmoud Ahmadinejad. In realtà a scrivere i versi sarebbe stato Said Soltanpour, un poeta comunista anti Scià, poi giustiziato dopo la rivoluzione del Zarif. Il mondo finalmente ha accettato che l Iran abbia un programma nucleare per scopi pacifici», ha detto il religioso conservatore 78enne sebbene da un podio su cui spiccava la vecchia frase di Khomeini «Calpesteremo l America». «Vittoria» è una parola ricorrente. Torna nel discorso del presidente Rouhani, che risponde così alle accuse di «resa» dei conservatori, ma anche alla fiducia che gli hanno dato gli iraniani. «Siamo vincitori perché ora siamo parte del mondo», dice Behrang Alavi. Una terza via, tra la resa e la guerra, è quello che oggi promette Rouhani. «Vogliamo la fine delle sanzioni e delle tensioni sul programma nucleare ci spiega Mohsen Jeirudi, trentenne ma non significa che l Iran sia pronto ad accettare ogni richiesta dell Occidente. Siamo il Paese più importante del Medio Oriente». L inverno è finito, ma la primavera non è priva di dubbi e di amarezze. In piazza non c è l Onda verde «drenata» tra prigioni, processi ed esili ma solo una canzone che ne è stata il simbolo. I leader Mousavi e Karroubi sono agli arresti domiciliari, mentre per Mohammed Khatami primo presidente che aprì all America ieri era un giorno triste: piange la madre morta mentre a Losanna si arrivava all intesa. E arrivata non in una data qualunque, ma in occasione di Sizdah-Bedar, l ultimo giorno nei festeggiamenti del Nuovo Anno persiano. Tradizione vuole che la gente esca di casa per scacciare «la maledizione della siccità» chiedendo la pioggia. «Alla sera si diceva: La maledizione è passata», racconta Farahmand Alipour, studente. Oggi si esce in realtà per fare i picnic. Eppure la maledizione delle sanzioni sembra svanita. Per capire se è vero, bisognerà aspettare l estate.

10 10 Sabato 4 Aprile 2015 Corriere della Sera Primo piano Riforme e conti pubblici Rai, consiglio revocabile e senza buonuscita Con la vendita di più del 10% da parte del ministero dell Economia decade la concessione di servizio pubblico Board da 9 a 7 membri. Agli amministratori solo tre mesi di stipendio se non terminano il mandato ROMA Con la pubblicazione del disegno di legge di riforma della Rai, prende sempre più corpo l idea di servizio pubblico del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Addio, e davvero non è poco, all intoccabilità dei consiglieri di amministrazione. All articolo 2 comma 7 si legge testualmente: «La revoca dei componenti del consiglio di amministrazione è deliberata dall Assemblea ed acquista efficacia a seguito di valutazione favorevole della Commissione parlamentare per l indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi». In sostanza l Assemblea dei soci Rai (ovvero il ministero dell Economia, per il 99,56%, più la Siae) può decidere la revoca dei consiglieri ma tutto diventa efficace solo dopo il sì della commissione di Vigilanza sulla Rai. Il disegno di legge prevede anche un freno a future ipotesi di privatizzazioni. Se il ministero dell Economia dovesse mai decidere la vendita di una quota superiore al 10%, decadrebbe subito la concessione del servizio pubblico all azienda «in considerazione dei rilevanti ed imprescindibili motivi di interesse generale connessi allo svolgimento del servizio». Altra novità non secondaria. Addio alle buonuscite del capo azienda. Fino a oggi, molti direttori generali hanno lasciato l azienda con ottime liquidazioni. Invece (sempre articolo 2 ma comma 12) nel caso di revoca dell amministratore delegato, vengono riconosciuti solo Previdenza di Enrico Marro ROMA Tito Boeri tira dritto, nonostante a Palazzo Chigi siano estremamente cauti rispetto a qualsiasi ipotesi di contributo di solidarietà sulle pensioni alte. Ieri, il presidente dell Inps ha diffuso la terza puntata dell «operazione trasparenza». Come le precedenti, che hanno riguardato il fondo volo e i dirigenti d azienda, il fine è dimostrare quanto costino ancora adesso alla collettività i regimi speciali che, almeno fino al 1993, hanno accordato a una serie di categorie trattamenti previdenziali particolarmente generosi. Ieri è toccato al fondo delle Ferrovie dello Stato. Se le pensioni di questa gestione fossero ricalcolate con il metodo contributivo (importo corrispondente ai versamenti di tutta la vita lavorativa, come avviene per tutti coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995), nel 96% dei casi subirebbero un taglio «e più di una pensione su 4 una riduzione superiore al 30%». Nella scheda pubblicata sul sito dell istituto si legge che il disavanzo del fondo Fs è aumentato di anno in anno, passando da 2,1 miliardi di euro nel 2000 a 4,2 miliardi nel Un deficit che è «a carico del bilancio dello Stato». I ferrovieri assunti dopo il I punti I bonus per i manager Nessuna buonuscita faraonica per gli amministratori delegati Rai a cui verrà revocato il mandato: è quanto emerge dal ddl Rai pubblicato ieri sul sito Internet del governo. «All amministratore delegato si legge nel testo del disegno di legge è riconosciuto un compenso. In caso di revoca al medesimo amministratore spetta un indennità pari a tre dodicesimi del compenso annuo» recita l articolo 12 del testo Il canone Il governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per la disciplina del finanziamento pubblico alla Rai. Non solo: presto potrebbero cambiare anche le regole per il canone della tv pubblica. Come prevede l articolo 4 del ddl sulla riforma, tra i principi e criteri direttivi, è prevista anche la revisione della normativa vigente in materia di canone L organigramma La figura del nuovo amministratore delegato della Rai sarà un capo azienda forte, come annunciato nei giorni scorsi. Non sarà un dipendente della Rai, rimarrà in carica tre anni, salva la revoca delle deleghe possibile in ogni momento da parte del consiglio di amministrazione, sentita l assemblea. Saranno sue le responsabilità sulla nomina dei dirigenti apicali, firma di contratti, piano di investimenti Pensioni, scoppia il caso ferrovieri I contributi non coprono gli assegni Accade nel 96% delle posizioni. Le tabelle pubblicate sul sito Inps La simulazione Fonte: Inps tre dodicesimi del compenso annuo, cioè tre mensilità. L amministratore delegato, e questo già si sapeva, non è più un dipendente Rai come avviene ora con il direttore generale ma è un manager con un contratto triennale. E ha di fatto in mano l azienda, essendo il responsabile della nomina dei dirigenti principali, dei criteri del reclutamento del personale e dell attribuzione degli incarichi, della firma di atti e contratti (fino a 10 milioni), dell attuazione del piano di investimenti, del piano finanziario, del preventivo di spesa annuale, delle politiche del personale e dei piani di ristrutturazione. Il consiglio di amministrazione vota solo per i contratti superiori ai 10 milioni di euro. Di fatto lo schema ricalca il potere straordinario oggi in mano alla attuale presidente Anna Maria Tarantola grazie alle deleghe votate (in mezzo a mille polemiche, tre anni fa) dal consiglio di amministrazione. Confermato lo schema del nuovo consiglio: sette membri, due votati dal Senato, due dalla Camera, uno dai dipendenti Rai, due espressi dal governo e tra loro l amministratore delegato che verrà poi votato dal consiglio. In quanto al ruolo della commissione di Vigilanza, il disegno di legge ribadisce che i poteri rimangono quelli della legge di riforma del 1975 (quindi indirizzo e, appunto, vigilanza). E rimane l obbligo dei vertici Rai di approntare una relazione annuale. Novità per il contratto di servizio Stato-Rai che passa da una validità da tre a cinque anni, un modo per assicurare maggiore respiro programmatico all azienda. Sulla riforma del canone, il governo ha tempo un anno dall entrata in vigore della legge per rivedere la norma, assicurare il finanziamento della tv pubblica e combattere l evasione. Sempre entro un anno il governo dovrà stendere un testo unico della radiotelevisione, già previsto dalla legge Gasparri e richiesto dalla Corte Costituzionale. Paolo Conti 3 miliardi di euro sono le entrate complessive della tv pubblica. Cifra che comprende sia il canone che gli spot pubblicitari 12 mila i dipendenti Rai. La tv pubblica ha subito, nell anno passato, un taglio di 150 milioni da parte del governo Tutte le percentuali sono arrotondate Ecco come le pensioni di vecchiaia e anzianità del Fondo speciale FS, in pagamento nel 2015, cambierebbero se fossero erogate applicando il metodo contributivo. Gli istogrammi di colore verde stanno ad indicare l eventuale incremento dell assegno pensionistico, al contrario quelli rossi stanno ad indicare una diminuzione Percentuale del totale pensioni 36% tra -30% e -20% 25% tra -20% e -10% Differenziale contributivo/retributivo 19% tra -40% e -30% Contratto La durata del contratto di servizio Stato-Rai passa da tre a cinque anni 8% tra -10% e 0% primo aprile 2000 vengono iscritti al fondo pensioni lavoratori dipendenti, ma il vecchio fondo speciale paga ancora 151 mila pensioni di vecchiaia e di anzianità con un importo medio di 25 mila euro lordi, oltre a assegni di invalidità e 67 mila di reversibilità. Fino al 31 dicembre 1992 alcune categorie di ferrovieri potevano andare in pensione di vecchiaia a 58 anni di età e 25 di contribuzione. Inoltre venivano riconosciute maggiorazioni dei periodi contributivi, per esempio al personale viaggiante e di macchina (20 anni venivano conteggiati come 22). Ma il regime di maggior favore riguardava la pensione di anzianità, che si maturava con appena 19 anni, 6 mesi e un giorno di contributi a prescindere dall età. Per le donne con figli bastavano 14 anni, 6 mesi e un giorno. Dopo 6% tra -50% e -40% 3% tra 0% e -10% 2% tra -60% e -50% 1% tra +10% e +20% 1% tra +20% e +30% Corriere della Sera il 1992 tali requisiti sono stati gradualmente equiparati a quelli Inps. Fino al 31 dicembre 92 la pensione era calcolata sulla retribuzione base dell ultimo giorno di servizio maggiorata del 18%. Anche le pensioni liquidate dopo sono state calcolate col retributivo pieno per i lavoratori che avevano almeno 18 anni di versamenti mentre per gli altri col sistema misto (retributivo e contributivo). Non c è dunque da stupirsi se le pensioni in pagamento, ricalcolate interamente col contributivo, risulterebbero nel 96% dei casi più basse. Anche se liquidate recentemente. Per esempio, dice l Inps, un ferroviere andato in pensione nel 2013 a 63 anni con euro lordi al mese prende 335 euro in più di quanto avrebbe preso col contributivo puro. Il Tesoro Imposta unica sulla casa dal 2016 L impegno nel nuovo Def ROMA Il governo mette nero su bianco l intenzione di arrivare nel 2016 ad una riforma delle tasse sulla casa, con il superamento dell Imu e, probabilmente, della nuovissima Tasi. Nel Documento di economia e finanza che sarà varato la prossima settimana, l esecutivo annuncia infatti l intenzione di modificare nuovamente il fisco sugli immobili arrivando a una «local tax» comunale che assorba le imposte sulla casa ed alcuni tributi di competenza municipale. Il Def, che verrà approvato tra martedì e venerdì prossimo dal Consiglio dei ministri, delinea la politica economica e di bilancio del prossimo triennio ed al momento il governo sembra intenzionato a confermare nella sostanza il percorso di risanamento del bilancio concordato a ottobre con l Unione Europea. Per l anno in corso dovrebbe dunque essere ribadito l obiettivo di una riduzione del deficit al 2,6% del Prodotto interno lordo, così come sarebbe confermato l 1,8% per il 2016, nonostante una crescita dell economia superiore a quella prevista alcuni mesi fa. Il miglioramento delle prospettive di crescita, il governo dovrebbe indicare per il 2015 un aumento del Prodotto interno lordo dello 0,7% (era +0,6%) e un più 1,3% nel 2016 (era l 1,1%), offrirebbe all esecutivo un maggior margine di manovra sul bilancio. Soprattutto, renderebbe più facile disinnescare gli aumenti dell Iva (per 16 miliardi dal 2016) e sostituirli con altre misure di bilancio. Una parte delle risorse necessarie dovrebbe scaturire dalla minor spesa per gli interessi sul debito. Con il differenziale sui titoli tedeschi a questi livelli, ci sarebbe un risparmio di 5 miliardi quest anno, e di almeno 6 nel La crescita più robusta favorirebbe anche le entrate fiscali, e ridurrebbe alcune spese, ad esempio quelle legate ai sussidi di disoccupazione. Altri benefici, attraverso il sistema economico, sono attesi dall euro debole e dal calo dei prezzi del petrolio, mentre le operazioni della Banca centrale europea contribuirebbero a tener bassi i tassi. Per scongiurare l aumento delle imposte sui consumi, che affosserebbe la ripresa appena avviata, il governo avrà bisogno di ricorrere, soprattutto, ad una nuova tornata di revisione della spesa pubblica che possa garantire circa 10 miliardi di euro di risparmi nel M. Sen.

11 Corriere della Sera Sabato 4 Aprile Primo piano Le tasse Fisco & Rimborsi di Mario Sensini ROMA Dopo quasi dieci mesi, e quando incombe già la nuova dichiarazione dei redditi, i controlli sui rimborsi dell Irpef 2013 superiori ai 4 mila euro derivanti anche dai carichi familiari, non si sono ancora conclusi. L Agenzia delle Entrate deve verificare ancora duemila richieste, mentre per altri 5 mila crediti d imposta, già approvati, mancano ancora i pagamenti. Su 77 mila richieste complessive di rimborso, per un valore complessivo di circa 400 milioni di euro, al momento ne sono state rigettate Che non sono proprio pochissime, come non lo sarebbero le somme recuperate, di cui l Agenzia non fornisce ancora l ammontare, anche se i disagi causati a tutti gli altri contribuenti sono stati enormi. Il rimborso automatico dei crediti Irpef superiori ai 4 mila euro che scaturiscono da carichi di famiglia e oneri pluriennali, come le detrazioni per le ristrutturazioni edilizie, venne bloccato dalla legge di Stabilità del 2014, perché si sospettavano truffe sistematiche. Di solito quei rimborsi arrivavano già a luglio, pochi mesi dopo la presentazione della dichiarazione dei redditi, e ai la- Su 77 mila richieste sopra euro per l Irpef 2013 il 10% è ancora in attesa. Mancano duemila verifiche I rimborsi Irpef oltre i 4 mila euro Rimborsi richiesti Pagati Convalidati Bloccati da pagare per rigetto Da verificare mesi Il tempo entro il quale l Agenzia delle Entrate doveva fare i controlli Oltre 10 mila Le richieste duplicate di rimborso che hanno rallentato i controlli 28 febbraio 2016 Il termine tassativo entro il quale la legge di Stabilità impone il rimborso dei crediti per il 2015 Corriere della Sera pioni, richieste presentate due volte, magari nella speranza di ottenere il doppio rimborso. L esame delle dichiarazioni duplicate ha permesso all Agenzia di evitare un salasso (si parla anche in questo caso di alcuni milioni di euro di rimborsi richiesti e non dovuti), ma ha portato via moltissimo tempo, e per giunta non è ancora finita (ne mancano ancora 2 mila). Agli altri non è rimasto che aspettare, armati di tutta la pazienza del mondo, perché neanche i servizi telematici dell Agenzia davano informazioni sull esito delle verifiche, la natura degli eventuali problemi, o i tempi della liquidazione del credito. Ed è assai significativo che la quasi totalità delle pratiche siano state alla fine sbloccate senza che l Agenzia avesse la necessità di chiedere al contribuente informazioni o documenti ulteriori. COME SALVARSI Nonostante i tratti della temuta truffa sistematica non siano ancora così evidenti, il blocco dei rimborsi automatici oltre i 4 mila euro (e sempre dovuti a carichi di famiglia e Pagamenti Per altri 5 mila crediti d imposta, già approvati, mancano ancora i pagamenti Blocco confermato Il blocco dei rimborsi automatici è stato confermato anche per il prossimo anno voratori dipendenti direttamente in busta paga. PRATICHE A MANO Il governo stabilì che i controlli dell Agenzia dovessero essere completati entro sei mesi, cioè i primi di gennaio di quest anno. Le cose, però, sono andate ben diversamente. All inizio di gennaio, secondo i dati comunicati dal governo al Parlamento, erano state controllati, approvati e liquidati 45 mila rimborsi Irpef, e ne restavano da verificare oltre 30 mila per un importo di circa 200 milioni di euro. In pratica, nel 2014 sono state approvate e liquidate solo le richieste passate alla prima scrematura, telematica, per la quale sono occorsi comunque alcuni mesi. Il resto delle pratiche è stato trattato a mano dagli uffici territoriali dell Agenzia: «Un pedissequo confronto dei dati, a mano, per individuare riferì il sottosegretario all Economia, Enrico Zanetti al Parlamento la misura del rimborso spettante». 10 MILA DOPPIONI Il tutto è stato reso più complicato dalle cattive abitudini dei contribuenti italiani. Tra le 77 mila domande che sono state indirizzate all Agenzia, ce n erano la bellezza di 10 mila duplicate, presentate dalla stessa persona. Non solo dichiarazioni integrative, quelle che si possono fare fino all autunno per modificare quella di maggio, ma veri e propri dop- innovativa tecnologia robotica sottomarina con mappatura in 4d clean sea di eni: l innovazione a sostegno dell ambiente oltre 700 milioni di euro di investimenti in ricerca e sviluppo nei prossimi 4 anni più di 6000 brevetticomplessivi a protezione di oltre 650 invenzioni clean sea è il primo veicolo sottomarino in grado di effettuare in modo completamente autonomo e intelligente undettagliatomonitoraggiodellaqualitàdell acqua,ancheinalteprofonditàeinpresenzadicondizionicritiche. La periodica mappatura in 4d del fondale marino garantisce la preservazione dell habitat per tutta la durata delle operazioni.grazie allesue caratteristiche, cleansea havintonel2014ilpremio eniawardper l innovazione tecnologica.inenicrediamochelacontinuainnovazionesiafondamentaleperrispettarel ambiente,migliorare l efficienza e garantire la sicurezza delle nostre attività. Per questo continuiamo a investire nel campo della ricercaeacollaborareinitaliaeall esteroconprestigioserealtàaccademicheecentrid eccellenza. prenderci cura dell energia vuol dire creare nuova energia, insieme eni.com oneri pluriennali) è stato confermato anche per il Ma vista la brutta esperienza, che per alcuni contribuenti non si è ancora conclusa, il governo e l Agenzia delle Entrate hanno ritenuto opportuno correre ai ripari. La stessa legge di Stabilità del 2015 prevede un termine, quello del 28 febbraio del 2016, più lungo di quello dell anno scorso, ma per la liquidazione dei rimborsi spettanti e non per la conclusione dei controlli. Ed è un primo passo. Quello decisivo, però, si farà grazie alla dichiarazione precompilata e alle nuove responsabilità attribuite ai Centri di assistenza fiscale. Saranno infatti esclusi dal blocco, e dunque dai controlli, i contribuenti che sceglieranno di presentare il 730 precompilato attraverso il Caf, anche se alla dichiarazione apportassero modifiche con effetti sulla determinazione del reddito o dell imposta, come le detrazioni per le spese sanitarie (che ancora per quest anno bisognerà aggiungere alla precompilata che arriverà dall Agenzia). In questo caso i crediti torneranno ad essere erogati immediatamente dall Agenzia o dal sostituto d imposta. L unica altra possibilità di evitare le verifiche, ed un attesa di mesi per la liquidazione del credito, è quello di presentare la precompilata così com è anche direttamente o con l assistenza del datore di lavoro.

12 12 Sabato 4 Aprile 2015 Corriere della Sera Politica Berlusconi a tutto campo. Lite con Bondi E in Puglia il candidato va con Fitto L ex premier chiede unità e attacca: chi esce taccia. La replica: nel partito miseria morale e politica Lo strappo di Schittulli mette a rischio la corsa in Regione: FI non mi ascolta, continuo con gli altri Gli addii Diverse negli anni le rotture interne al partito azzurro. Il primo addio è di Fini, che nel 2010 rivendica il dissenso dal Pdl. «Se fai politica lascia la presidenza della Camera», dice Berlusconi. Replica: «Che fai, mi cacci?». Da lì nasce Futuro e Libertà, con 44 parlamentari fuoriusciti Nel 2013 lascia Alfano: il Pdl è nel governo di larghe intese di Letta. È scissione quando i filogovernativi azzurri non entrano nella rinata Forza Italia. Nasce il Nuovo centrodestra, con 59 parlamentari fuoriusciti Da tempo Fitto contesta Berlusconi sulla gestione di FI e i dirigenti del partito. Il 21 febbraio scorso inaugura la convention dei «Ricostruttori», con circa 40 parlamentari, per portare avanti la sua battaglia Per l intera durata del patto del Nazareno, il mediatore tra FI e Pd è stato Verdini. Rotta l intesa, la sua difesa delle riforme acuisce i malumori nel partito Bondi, volto storico del partito ed ex fedelissimo berlusconiano, ha lasciato il partito martedì con la sua compagna Manuela Repetti: «Il centrodestra è senza futuro» ROMA L accordo con Matteo Salvini sembrava aver riportato un po di serenità ad Arcore. E invece, nel giro di poche ore, Silvio Berlusconi si trova alle prese con due fronti aperti. Prima l ipotesi che Forza Italia si ritrovi unico dei partiti di centrodestra senza alcun candidato governatore in Puglia. Poi la guerra di dichiarazioni tra l ex premier e Sandro Bondi, uno dei volti storici del berlusconismo dell ultimo decennio. Che, dopo aver abbandonato il partito (assieme alla compagna Manuela Repetti), scrive una nota al vetriolo indirizzata proprio all ex premier: «La senatrice Repetti e io abbiamo subito un linciaggio». Le due vicende si incrociano in un crescendo di colpi di scena. E arrivano a turbare quella Il personaggio di Fabrizio Roncone Non è facile capire gli amori degli altri. Anche in politica, quando due si lasciano, noi lì a chiederci: ma che ci trovava di così speciale? Un giorno Sandro Bondi gli dedicò una poesia. «A Silvio». Vita Assaporata Vita preceduta Vita inseguita Vita amata Vita vitale Vita ritrovata Vita splendente Vita svelata Vita nova Adesso finisce come finiscono, a volte, le storie d amore forti e travolgenti, irrazionali e struggenti. Uno, Silvio Berlusconi, nella parte dell offeso: «Anche chi, per ragioni personali, ha abbandonato Forza Italia, venendo meno al mandato degli elettori, dovrebbe fare i conti con la propria coscienza restando almeno in silenzio». L altro, Bondi accentuata la sua aria un po curiale, la voce non più soffice ma quasi tremante risponde in un miscuglio di stizza e delusione, dice di essere stato linciato e umiliato, usa parole zuppe di rammarico e gelosia; perché politicamente certo puoi e anzi devi sempre aspettarti tutto: ma scoprire di non poter più salire a Palazzo Grazioli, perché su ci sono Giovanni Toti e Maria Rosaria Rossi, no, è troppo. È inutile chiedere a Bondi di sfogliare insieme l album dei ricordi: «Non è il momento, mi creda. Soffro troppo». Però tutti ricordiamo bene la prima pagina, il colpo di fulmine, ad Arcore, autunno del 1994, quando Sandro Bondi, all epoca trentacinquenne, già ex sindaco comunista di Fivizzano, accompagna lo scultore Pietro Cascella che sta lavorando alla cappella che, ad Arcore, si annunciava come la più tranquilla delle vigilie pasquali. Di fronte al rifiuto di FI ad accogliere in massa la schiera dei fedelissimi di Raffaele Fitto nelle liste pugliesi, stavolta insorge Francesco Schittulli in persona. Proprio lui, l oncologo di chiara fama che gli azzurri avevano lanciato come governatore. «Forza Italia scrive lo sfidante di Michele Emiliano in una nota non ha ancora aderito alla mia impostazione. La mia campagna continua con le forze politiche e i movimenti che invece l hanno condivisa». A onor del vero, i pugliesi che incrociano Schittulli durante le processioni del Venerdì Santo lo trovano molto più sereno rispetto alla durezza della nota che ha fatto diramare. L oncologo spera ancora nell happy end, convinto com è che alla fine «vinceremo, sapendo mettere insieme tutte le forze sane della nostra Puglia, nessuno escluso». Ma a chi gli chiede della diatriba in cui è finito in mezzo, quella tra FI e Fitto, prima il candidato governatore risponde che «non entro in questioni inerenti ai singoli partiti». Poi però dice con chiarezza: «Io ho obbligato Fitto a presentare una sua lista a sostegno della mia candidatura. E Fitto l ha fatto. Quanto agli altri». Oltre i puntini di sospensione c è FI. Che invece, alla richiesta di aprire le sue liste a tutti i candidati di Fitto, ancora non ha dato risposta. Se il veto non cadesse, è il sottotesto, FI si troverebbe nell incredibile condizione di finire FI, e non Fitto esclusa dal fronte moderato pugliese. Anche se il commissario del partito in Puglia, Luigi Vitali, all ora di cena mette nero su bianco che «Forza Italia era e resta al fianco di Schittulli». Tutto questo mentre Berlusconi, da Arcore, lancia appelli all unità: «In un movimento si segue la linea della maggioranza. Ma anche in FI stanno purtroppo emergendo protagonismo, rissosità e frazionismo». E subito dopo l ex premier si trova alle prese con un corpo a corpo mediatico che lo vede opposto a uno dei suo più illustri ex collaboratori, Sandro Bondi. La miccia viene innescata da Berlusconi. «Chi per ragioni personali ha abbandonato FI, venendo meno al mandato degli elettori», scandisce, «dovrebbe fare i conti con la propria coscienza L appello Anche in FI purtroppo stanno emergendo frazionismo e rissosità Qualcuno dimentica la lealtà L amore finito con il poeta Sandro che celebrava nei versi la «vita nova» assieme al Capo Nel 2008 Bondi giura al Colle: è ministro ai Beni culturali Nel 2010 Il premier si assopisce in Senato, Bondi lo sveglia funeraria della famiglia Berlusconi. S incontrano e subito si scatena, scoppia, divampa qualcosa destinato a durare negli anni (Berlusconi con la consueta delicatezza spiegherà poi di aver trovato piuttosto eccitante l idea che un bolscevico, al suo cospetto, si convertisse così in fretta). Anni intensi: a Bondi viene affidata la direzione del Dipartimento dei beni culturali del centro studi di FI, poi comincia a curare la corrispondenza del Cavaliere, coordina la stesura del libro fotografico sulla vita pubblica e privata del capo Una storia italiana spedito, per propaganda elettorale, a milioni di famiglie italiane. Nel 2001 è eletto alla Camera, quindi diventa coordinatore nazionale del Pdl, assume il ruolo del mediatore, della colomba, e Gianfranco Fini ci casca: una sera sbaglia aggettivo nei confronti di Berlusconi a Ballarò, su Rai3, e dopo nemmeno dieci secondi si ritrova Bondi (a quel tempo ministro per i Beni culturali) mezzo sollevato dalla poltroncina, i tratti del viso stretti in un ghigno terribile. Sabina Negri, già moglie di Roberto Calderoli, una volta lo fotografò così: «Sono sicura che se Bondi rinascesse, vorrebbe essere Veronica». Quando però Veronica avverte preoccupata gli amici del marito e parla di «vergini che si offrono al drago» e di «divertimento dell imperatore», Bondi racconta di non aver mai visto niente di scabroso a Villa Certosa, in Sardegna, e giura che l unica «situazione piccante a cui mi è capitato di prendere parte è stata una cena a lume di candela in una notte tempestosa con Cicchitto. Io e lui, soli». Nelle storie d amore, anche restando almeno in silenzio». Bondi reagisce malissimo, altro che silenzio. «Leggo che il presidente Silvio Berlusconi intima a chi è andato via di stare almeno zitto», scrive in una nota. «Sono costretto aggiunge a rompere il silenzio che mi ero imposto prendendo atto che il presidente Berlusconi non ha evidentemente alcuna intenzione di custodire almeno un lungo rapporto di collaborazione e amicizia». Poi l altro affondo: «Io e la senatrice Repetti abbiamo subito attacchi personali, quasi un linciaggio, che hanno confermato la miseria morale e politica di FI. Non rimarremo in silenzio». Anni fa sarebbe sembrata fantascienza. Invece, è tutto vero. Tommaso Labate Il gesto L abbraccio tra Silvio Berlusconi, all epoca presidente del Consiglio, e Sandro Bondi il 24 gennaio 2004 alla festa per il decennale di Forza Italia. Martedì scorso il senatore toscano ha lasciato gli azzurri (Eidon) dentro un partito politico, è sempre così: tra i due c è uno che ama di più. Bondi paragona Berlusconi a Enrico Berlinguer (non risultano, in proposito, querele), tiene la sua foto dentro una cornice d argento sulla scrivania, lo sveglia con una carezza quando s addormenta al Senato, entra in sciopero della fame per fornirgli complicità e a chi gli fa notare che continua a dargli del Lei, risponde: «Ma dentro il mio cuore il Lei si trasforma in Tu, si fa sentimento che oltrepassa questa vita...». È un lago di miele, le ironie si sprecano, ma su un punto è necessario essere seri: Bondi era sincero. E non solo: politicamente, in un partito che ormai somiglia sempre di più al Bounty, è sempre stato leale al comandante. Sempre. Ci sono state notti di burrasca, quando venti di giustizia tiravano minacciosi e Berlusconi aspettava tremende sentenze: allora i colonnelli lasciavano Palazzo Grazioli dicendo prima una cosetta di solidarietà ufficiale alle telecamere e poi andavano a spifferare veleni e a organizzare congiure nella penombra dei vicoli. Lui, Sandro Bondi, no, mai. Purtroppo, in amore, come sappiamo, essere fedeli non basta.

13 Corriere della Sera Sabato 4 Aprile 2015 Il retroscena di Paola Di Caro POLITICA 13 L ex ministro: mi volevano fuori e adesso fuori ci stanno loro Toti spera ancora nell intesa. Ma il leader è furioso con il ribelle e con i suoi Strategie A febbraio Berlusconi «commissaria» il partito in Puglia, affidandolo al fedelissimo Luigi Vitali. La protesta di Raffaele Fitto: «Ci stanno epurando, tengono fuori dalle liste per le Regionali quanti sono con me» Francesco Schittulli, candidato governatore, lancia nei giorni scorsi l ultimatum a FI: «Nelle liste azzurre siano ammessi i fittiani, o sarò libero di fare un altra alleanza con Fitto e i suoi» ROMA «Volevano farmi fuori dalla Puglia, farmi terra bruciata attorno. E adesso fuori ci stanno loro...». Raffaele Fitto si sfoga con i fedelissimi alla fine di un altra giornata campale, che lo vede vincere la mano forse decisiva nella regione di cui è stato il governatore e della quale resta l uomo forte. Quello senza il quale correre se non per vincere almeno per ottenere un risultato importante è impossibile. Lo ha capito il candidato del centrodestra Schittulli, che nello scontro fra la Forza Italia berlusconiana guidata dal coordinatore Vitali e il partito locale in grandissima parte fedele a Fitto, non ha avuto dubbi: ha scelto il secondo, mettendo (per ora) di fatto fuori dall alleanza gli azzurri che rischiano di trovarsi senza lista nè candidato. Fitto si gode la vittoria, dopo aver passato settimane a «subire epurazioni e minacce», come denuncia da tempo, che miravano a «isolarmi, ammazzarmi». Perchè «se mi fossi candidato io, mi avrebbero accusato di aver rotto e giocato allo sfascio, sarebbero stati contenti». E invece per ora, almeno per ora lo strappo ufficiale non c è: i fittiani allo stato saranno candidati in una lista civica a sostegno di Schittulli, ed è FI a trovarsi esclusa anche se Vitali insiste nel dire che «noi continueremo a sostenere Schittulli». Una situazione surreale, ancora aperta a sviluppi e colpi di scena: i tempi, anche se ormai strettissimi, ci sarebbero per accogliere le richieste di Fitto e Le reazioni Gli azzurri a Bari pronti a sondare Lega e FdI: «Vedremo se Schittulli farà a meno di noi» Schittulli candidare i fittiani nelle liste azzurre e aggiungere a queste le civiche dell ex governatore, e l ex ministro ieri volutamente si è rifiutato di commentare ufficialmente la situazione, rimandando ad oggi una presa di posizione molto attesa. Lo stesso Vitali assicura che «solo due fittiani» sarebbero gli uscenti non ricandidati, e a sentire Giovanni Toti quello che è in corso è solo «un braccio di ferro», risolvibile. Perchè, dicono i berlusconiani «lo vogliamo vedere Schittulli Insieme Francesco Schittulli e Raffaele Fitto lo scorso 15 marzo insieme sul palco alla Fiera del Levante a Bari (foto Arcieri) che davvero fa a meno di noi» visto che la controffensiva forzista sarebbe già pronta e passerebbe da una nuova coalizione composta da FI, Lega e Fdi pronta a sfidare il candidato presidente. Insomma, la ricucitura è ardua ma non impossibile. Se non fosse per un Silvio Berlusconi che raccontano furibondo con tutti: con Fitto in primo luogo, che vuole vedere fuori dal partito una volta per tutte, che già considera fuori. Con i suoi che hanno trattato in Puglia, ai quali chiedeva di eliminare l avversario e non di rischiare di perdere il candidato a poche settimane dal voto. Ma soprattutto, Berlusconi pare deciso davvero a «cambiare le facce, la gente, i metodi, tutto», nelle liste come nel partito che ha terremotato con messaggi vaghi di rottamazione e palingenesi, ben sapendo che si rischia un bagno elettorale drammatico. Del risultato della Puglia gli importa nulla: «Tanto lì non si può vincere...», come delle regionali in genere, per le quali nessuno dei suoi scommette che si spenderà. Per Caldoro e Toti, i candidati azzurri, farà qualche uscita, ci proverà certo. Ma «che metta la faccia su un voto che, con 4 regioni rosse, si avvia a sconfitta certa» è da escludere, giurano i fedelissimi. Tanto meno lo farà se, come è possibile se si arrivasse alla rottura totale, Fitto presenterà liste civiche a lui riconducibili anche in Campania (contro Caldoro) e Veneto (a sostegno di Tosi). Una mossa che l ex ministro tiene in serbo come quella di contestare davanti ai giudici la legittimità di tutte le nomine di FI, il che porterebbe alla guerra di carte bollate perfino sul simbolo del partito. Scenari da dissoluzione, che Berlusconi potrebbe ancora evitare. Se lo volesse.

14 14 Sabato 4 Aprile 2015 Corriere della Sera

15 Corriere della Sera Sabato 4 Aprile 2015 La Nota di Massimo Franco UN ULTIMATUM CHE ACCENTUA I PRESAGI DI SCONFITTA SetteGiorni La nota accorata che Silvio Berlusconi ha trasmesso ieri a Forza Italia ha l aria di un presagio di sconfitta. Limitarsi a dire «basta ai protagonismi, alle risse e alle polemiche» senza analizzarne l origine è un po poco, per invertire una tendenza che si sta accentuando. È difficile attribuire alla conflittualità interna la frantumazione progressiva del centrodestra e la sua lenta diaspora. Semmai, quelli sono sintomi di una crisi di identità e di leadership della quale Berlusconi è una delle principali cause, sebbene non l unica. L idea che si possa rimediare ad una deriva così grave chiedendo ubbidienza alle decisioni della maggioranza del partito suona inadeguata. Chissà fino a che punto l ex premier se ne rende conto. L impressione è che a spingerlo all appello-ultimatum di ieri sia stato il «cerchio magico» in grado da alcuni mesi di condizionarne le mosse; e contestato da chi lo vede come un diaframma che isola Berlusconi dal resto della nomenklatura. La sua uscita si spiega soprattutto con i timori per le elezioni regionali di fine maggio; e con l esigenza di additare tutto quello che non va fin d ora, per trovare una giustificazione preventiva in caso di sconfitta. È indubbio che gli avversari sfruttano lo scontro dentro FI e lo enfatizzano strumentalmente: è quanto ogni movimento politico fa quando l altro è in difficoltà. Ma l idea che d incanto finiscano le liti e si recuperi l unità sa di esorcismo. La rottura del centrodestra non è né nuova né casuale. È cominciata almeno tre anni fa, e i tentativi di ricomporla sono stati inutili. Anche adesso che in nome della realpolitik elettorale il berlusconismo si risalda con la Lega di Matteo Salvini, lo fa da posizioni subalterne; senza riuscire a inglobare il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, che pure è in tensione con l alleato Matteo Renzi; e senza scongiurare conati di scissione e polemiche dentro FI. Lo dimostra il tentativo di zittire Sandro Bondi, appena uscito dal gruppo parlamentare Le difficoltà L appello a Forza Italia del leader non argina anzi sottolinea le difficoltà di un partito allo sbando E perfino Bondi si ribella POLITICA 15 dopo essere stato per anni un appassionato cantore di Berlusconi: tentativo risoltosi con una immediata e puntuta reazione di Bondi all ex Cavaliere; una cosa impensabile in passato. «La senatrice Manuela Repetti ed io», replica l ex coordinatore di FI, «abbiamo subito in questi giorni degli attacchi personali, quasi un linciaggio, che hanno confermato la miseria morale e politica di Forza Italia e la giustezza della nostra decisione». Insomma, se l obiettivo dell appello berlusconiano era di arginare un immagine di disfacimento del partito, ha ottenuto il contrario. Dalla Liguria alla Puglia, il centrodestra appare in affanno. E, al di là della guerriglia dentro FI, il dramma per Berlusconi è l esodo degli elettori. I sondaggi lo danno tra il 10 e il 15 per cento: il quarto partito dopo Pd, M5S e Lega. E la defezione di personaggi-simbolo come Bondi lascia indovinare un esasperazione che va oltre la strategia politica e il potere. Evoca rapporti umani deteriorati, e l incapacità del vecchio leader di imporsi e ricreare l amalgama del passato. Sono avvisaglie di un declino che dopo le Regionali potrebbe assumere contorni drammatici. Quando ad Arcore l ex premier disse: Matteo, un giorno tutto questo sarà tuo Ma oggi Berlusconi non si fida più: un furbastro, ha preso anche i difetti dei comunisti Alleanze A livello nazionale, Ncd e FI sono su fronti opposti: gli alfaniani al governo, gli azzurri all opposizione. Continui poi gli attacchi tra Lega e Ncd. Ma per le Regionali il centrodestra sta definendo le alleanze In Veneto Lega e FI sosterranno Luca Zaia, mentre Ncd e Udc lavorano a un accordo con Flavio Tosi, in corsa dopo l espulsione dal Carroccio In Liguria Giovanni Toti sarà il candidato unico di azzurri e Carroccio: la Lega ha ritirato il suo nome, Edoardo Rixi SEGUE DALLA PRIMA Non è chiaro se vedesse in quel «simpatico ragazzo» un talento da cavalcare o una minaccia da scongiurare, è certo che a distanza di qualche anno Renzi si sta prendendo ciò che gli era stato offerto, senza nemmeno chiedere permesso. La migrazione da Forza Italia verso il Pd è iniziata: «Bondi l ha fatto e anche Verdini ormai aspetta solo una scusa per andarsene». Berlusconi è consapevole che la ferrea legge della natura, cioè della politica, non fa concessioni nemmeno a chi per venti anni è stato il re della foresta nel Palazzo. E infatti ieri il ruggito con cui voleva richiamare all ordine quanto resta del suo branco, non ha sortito effetti. Anzi, persino il candidato del centrodestra in Puglia, Schittulli, gli ha voltato le spalle, costringendo il vecchio leader a inseguirlo per non restare fuori da quel laboratorio dove pezzi dell ex Pdl da Fitto ad Alfano tenta- A Milano Nel 93, prima della discesa in campo, la tentazione di candidarsi a sindaco mi disse siccome avevo capito come facevano, li ho fregati io. Capite il personaggio?». Si capisce anche la sofferenza di Berlusconi, un visionario che un tempo fece di un acquitrino una città, che sfidò la Rai con una tv del sottoscala, che trasformò un club in fallimento nella squadra di calcio più titolata al mondo, che scese in Due anni dopo bastro», ha subìto senza replicare le battutacce di Salvini. L ultima dev esser stata una coltellata al cuore e ai suoi ricordi, perché quando si è ventilata l ipotesi che l ex premier potesse candidarsi a sindaco di Milano, il capo del Carroccio ha commentato: «Dopo Pisapia, chiunque può farlo». È vero che Berlusconi aveva accarezzato quella idea, ma per pre- campo per entrare subito a palazzo Chigi, ma che oggi non riesce a calarsi nei panni del padre nobile, siccome il padrun sa solo comandare e vincere. E per una parvenza di vittoria ha quietato l impulso di andare da solo alle Regionali, acconciandosi all alleanza con la Lega, «perché non possiamo dare anche il Veneto a Renzi». Pur di prendersi la rivincita sul «fursentarsi in politica non per accomiatarsene. È una storia che risale al 93 e che riaffiora nella testimonianza di un ex parlamentare del Ppi, Duilio, catapultato a fare il vice commissario della Dc milanese, a fianco di Bodrato, nei mesi tremendi di Tangentopoli, quando «sui vetri della sede del partito si sentiva il rumore metallico delle cento lire». Per anni Duilio era stato il responsabile dell Agenzia di formazione per l impegno sociale e politico nella diocesi lombarda, a diretto contatto con il cardinal Martini, che lo assecondò nella nuova intrapresa quando a chiamare fu Martinazzoli. Duilio seppe delle intenzioni di Berlusconi durante una riunione dei dirigenti democristiani dell epoca in via Mirone: «Era giugno, c erano appena state le elezioni per il comune di Milano, e noi che avevamo candidato Bassetti eravamo stati sconfitti dalla Lega con Formentini. Ricordo che, mentre si discuteva sul da farsi, il pro- Le uscite Il leader di FI ai suoi: Bondi l ha fatto e anche Verdini aspetta solo una scusa per andarsene In Campania Ncd e FI si schierano con Stefano Caldoro. Salvini non presenterà liste di disturbo In Umbria il centrodestra è compatto su Claudio Ricci. Nelle Marche FI e centristi sono con l ex governatore di centrosinistra Gian Mario Spacca no una ricostruzione che verrà provata anche in Veneto con l appoggio a Tosi. Sono esperimenti, e in quanto tali possono essere fallaci. Ma testimoniano un idea di progetto, guardano al futuro. Berlusconi sembra invece vincolato a un presente che è denso di recriminazioni e di angosce. Vive con ansia l attesa di una libertà che non è stata pienamente ritrovata, «ancora non mi hanno restituito il passaporto», ed è mosso da un forte disappunto verso quel «simpatico ragazzo» che si è trasformato in un «furbastro di cui non ci si può fidare», perché si è «rivelato uno di quelli». Cioè un «comunista». O meglio, ai suoi occhi il segretario del Pd ha acquisito i loro stessi difetti: «I comunisti, per esempio, sono sempre stati abili nel truccare le elezioni. E Renzi, in una delle occasioni in cui ci siamo incontrati, mi ha raccontato che alle primarie contro Bersani venne fregato. La volta dopo Villa Certosa rinfrescata per il ritorno PORTO ROTONDO (OLBIA) Ritorna o vende? Berlusconi è atteso a Villa Certosa. Se davvero ha deciso di rimettere piede nella prediletta fra le sue residenze (almeno fino al 2007, anno della «profanazione» del teleobiettivo di Zappadu), tutto è pronto. Via vai di giardinieri, impiantisti, rinfrescata ai patii, sfrondatina agli ulivi, ritocchi al lettone ovale della dependance Nido d Aquila. Ma tutto in tono minore, quasi in economia. Da qualche settimana c è aria di novità e un po di mistero: è il Cavaliere che si riaffaccia qui dopo il purgatorio di Cesano Boscone o è il refitting ad uso dell ennesimo annunciato acquirente (stavolta Poe Qui Ying, cinese che ha fatto soldi col ginseng negli Usa)? Berlusconi non viene qui dall estate Da allora l architetto Gamondi non si occupa più della villa; falcidiata la legione dei 100 e più operai fra stabili e stagionali, ridotto il personale di servizio e il budget a disposizione del ragionier Spinelli (15 milioni l anno), amministratore di Idra srl, società proprietaria. Interventi ridotti, minimo indispensabile sulla casa (2.600 metri quadri) e nel parco (100 ettari), dopo il no all avvocato Ghedini che chiedeva una deroga di due settimane al «soggiorno obbligato» fra Arcore e Roma imposto dai pm. Altri tempi, gli anni degli incontri con In Sardegna Silvio Berlusconi a passeggio anni fa nella sua proprietà e, qui accanto, una foto panoramica di Villa Certosa Putin e della passeggiata con bandana con Tony e Cherie Blair, delle feste di Ferragosto con centinaia di invitati, fuochi d artificio e le eruzioni del finto vulcano, con rammarico dei fornitori locali: un enoteca di Olbia «fatturava» champagne per un più di 100 mila euro. Se arriva Berlusconi sarà accompagnato da Francesca Pascale, che lo scorso agosto era stata alla Certosa per qualche giorno. E/o dalla figlia Marina. Non solo vacanze: fra antenne, Milan e affari di famiglia, compresa la villa (richiesta sempre sui 400 milioni, offerta di Poe ignota) balla qualche miliardo. Alberto Pinna fessor Moioli, docente alla Statale, pronunciò quel nome». «Quel nome» allora evocava solo un tycoon delle tv legato a Craxi, e vissuto con ostilità dalla sinistra dc. «Perciò rammenta Duilio non capii subito cosa c entrasse. Tranne quando ci fu detto che proprio lui, prima del voto, aveva fatto sapere che sarebbe stato seriamente intenzionato a candidarsi per palazzo Marino, che era disponibile se noi avessimo accettato. Forse Bodrato ne parlò con Martinazzoli o forse no, ma con il senno di poi si può dire che sarebbe stato un evento che avrebbe forse cambiato il corso delle cose». Chissà se Berlusconi ne ha fatto cenno a Salvini dopo la sua dichiarazione, più probabilmente si sarà tenuto stretto il ricordo. Perché i ricordi si confidano agli amici, non ai «furbastri». Siano avversari o alleati. Francesco Verderami

16 16 Sabato 4 Aprile 2015 Corriere della Sera

17 Corriere della Sera Sabato 4 Aprile 2015 Il retroscena di Maria Teresa Meli POLITICA 17 Renzi non teme la fronda interna Aperture solo sul nuovo Senato Italicum intoccabile. Il posto di sottosegretario a Fedeli, De Vincenti o Rosato 407 i giorni trascorsi al governo da Matteo Renzi. L esecutivo guidato dal segretario del Partito democratico è in carica dal 22 febbraio La legislatura, iniziata nel 2013 (e guidata per una prima parte dal governo Letta rimasto in carica 301 giorni) avrà la sua scadenza naturale nel 2018 ROMA «La situazione si sta stabilizzando»: Matteo Renzi ne è convinto. In questi ultimi due giorni, prima di partire per le vacanze pasquali a Pontassieve, il premier ha fatto il punto con i collaboratori e i ministri più fidati. «La congiuntura economica è stato il succo dei suoi ragionamenti sta cominciando a essere favorevole. Il centrodestra è diviso, non parliamo poi della nostra minoranza. I grillini in Parlamento continuano ad avere dei problemi. Perciò, avanti così fino al 2018». Il che significa, naturalmente, «tirare dritto» sull Italicum. Anche perché i suoi avversari dentro il Pd sembrano sempre meno propensi a seguire la linea di Bersani, il quale, peraltro, sta meditando di chiedere di essere sostituito in commissione Affari costituzionali dove l 8 febbraio approderà la riforma elettorale. E comunque, una parte considerevole della Nel Pd Anche la minoranza sta pensando di spostare il fronte dello scontro Zoggia: abbassiamo i toni minoranza sta riflettendo sull opportunità di fare dell Italicum la madre di tutte le battaglie, visti quelli che il presidente del Consiglio definisce «gli ampi margini» della maggioranza su questa legge. I toni, comunque, fatta eccezione per coloro che ormai vengono considerati dai renziani «già con le valigie in mano», si sono fatti meno aspri. Dentro Area riformista si moltiplicano le voci di chi propone una tregua. Persino un bersaniano doc come Davide Zoggia osserva: «Bisogna abbassare anche da parte nostra i toni». Nella minoranza si sta facendo pure strada l idea di puntare più sul ddl costituzionale che sull Italicum, pur senza rinunciare alla richiesta di modificare la legge elettorale. Al Senato, infatti, i margini sono più risicati e secondo la minoranza sarebbe più facile ottenere delle modifiche. Ufficialmente, per la verità, la linea del segretario è di non toccare nemmeno quel provvedimento, ma c è chi dice che, alla fine, potrebbero arrivare delle aperture, ma solo dopo che l Italicum è passato. Insomma, la legge elettorale non sembra turbare i sonni del presidente del Consiglio, il quale è convinto di «portare a casa il risultato» prima delle regionali. Anche l ultimo sondaggio riservato della Swg, che arriva settimanalmente al Nazareno e sul tavolo di Renzi, parrebbe confortante. Come ha spiegato il premier ai collaboratori non sembra «registrare nessun effetto negativo» degli ultimi scandali giudiziari. Secondo quei dati il Partito democratico è in crescita rispetto alle ultime settimane. Mentre i giudizi sull efficacia dell esecutivo sono immutati e lo stesso dicasi della fiducia degli intervistati nel governo (che è al 37 per cento). Stando così le cose, il premier potrebbe procedere alla nomina del sostituto di Graziano Delrio già nel Consiglio dei ministri di martedì prossimo. Usando, come nello scopone, la tecnica da lui più volte utilizzata dello «spariglio», Renzi ha ristretto la scelta del futuro sottosegretario alla presidenza del Consiglio a tre nomi che nulla hanno a che vedere con il mondo a lui più vicino. Non è una mossa casuale la sua. Se prima il premier e i fedelissimi formavano una sorta di truppa d assalto che doveva combattere praticamente contro tutti (i grandi burocrati, innanzitutto) per impratichirsi dei meccanismi del governo, adesso che, per La riforma Tensioni nel Pd sull Italicum, tornato alla Camera per il sì definitivo (l approdo in Aula è previsto il 27 aprile) Parte della minoranza contesta il premio di maggioranza alla lista e il meccanismo dei capilista bloccati. E minaccia che, senza modifiche, non voterà la legge elettorale dirla con Renzi, «la situazione si sta stabilizzando», le cose sono cambiate. Il presidente del Consiglio ora può strutturare la squadra con maggiore tranquillità. Ecco perché i nomi di Valeria Fedeli, ex Cgil, vice presidente del Senato; Claudio De Vincenti, vice ministro allo Sviluppo Economico, che in passato non aveva fatto mistero delle sue simpatie bersaniane; Ettore Rosato, il vice vicario di Speranza, franceschiniano, che per Renzi ha svolto un grandissimo lavoro nel gruppo. Quanto alla scelta del segretario generale di Palazzo Chigi, quella sembra già cosa fatta. Sarà Paolo Aquilanti, attuale capo dipartimento del ministero delle Riforme, gran conoscitore di tutti i meccanismi legislativi, proveniente anche lui, come Fedeli e De Vincenti, da un esperienza di sinistra. Più spariglio di così... La struttura di Incalza (riformata) resterà al ministero I dossier Graziano Delrio ha giurato giovedì al Colle da ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti. Tra i primi dossier sul tavolo, la riforma del codice degli appalti: il ddl delega è in Senato. All esame del Parlamento anche il codice della strada In sella Il neoministro ai Trasporti e alle Infrastrutture, Graziano Delrio, 54 anni, raggiunge la sede del dicastero in bicicletta, in equilibrio sulla sella senza mani, per il suo primo giorno di lavoro (Ansa) Delrio debutta: pronta la squadra per i lavori pubblici In lista anche la riforma della struttura tecnica di missione per anni diretta da Ercole Incalza, finito agli arresti per l inchiesta sulle Grandi opere Martedì Delrio presenterà in Consiglio dei ministri l allegato al documento di economia e finanza sulle opere prioritarie. Pronto per il Cdm anche il piano aeroporti Coordinamento Alle Infrastrutture le unità sulla scuola e sul dissesto idrogeologico che erano a Palazzo Chigi ROMA Primo giorno di lavoro per il neoministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, arrivato nella sede di Porta Pia in bicicletta da Palazzo Chigi. E prime novità per la struttura del dicastero: «Con il presidente del Consiglio ha spiegato Delrio a chi gli chiedeva se la struttura di missione che era guidata da Ercole Incalza, arrestato per l inchiesta sulle grandi opere, sarebbe stata spostata a Palazzo Chigi abbiamo già deciso di lasciarla qua, ma ne dovremo ripensarne le funzioni, focalizzarla per evitare duplicazioni e sovrapposizioni con altri compiti, come quello del Consiglio superiore dei lavori pubblici». Successivamente ha aggiunto che al ministero «porteremo le unità di missione della scuola e del dissesto idrogeologico che coordinavo da Palazzo Chigi perché il presidente del Consiglio vuole che ci sia un unico coordinamento dei lavori pubblici qui dal ministero». Secondo indiscrezioni, insieme alle due nuove unità di missione a Porta Pia arriveranno anche i coordinatori di quelle strutture: il fiorentino Filippo Bonaccorsi, 43 anni, fedelissimo di Renzi, ex presidente di Ataf (società dei trasporti pubblici di Firenze venduta al gruppo Ferrovie dello Stato), e fratello della deputata pd Lorenza, coordinatore della struttura dell edilizia scolastica. Insieme con lui dovrebbe arrivare, anzi tornare, Erasmo D Angelis, 60 anni, già sottosegretario al Mit del governo Letta con deleghe al trasporto pubblico locale, in «quota Renzi», ora a Palazzo Chigi nella struttura sul dissesto idrogeologico. Non sarebbe escluso che sia proprio uno dei due a prendere il posto di Incalza. Nei primi giorni della prossima settimana Delrio dovrebbe incontrare il suo predecessore Maurizio Lupi per esaminare le questioni urgenti. Due le parole d ordine del nuovo ministro: trasparenza e continuità, parola quest ultima pronunciata anche da Renzi nella sua unica visita a Porta Pia da ministro pro tempore. «Come si fa con le cose di casa: si cominciano le cose e si Succede a Gabrielli, nuovo prefetto di Roma Alla Protezione civile arriva Curcio Chi è Fabrizio Curcio, 49 anni, capo della Protezione civile Un passaggio di consegne con tanto di ringraziamenti al premier. «Il presidente del Consiglio non poteva farci regalo più bello»: così il nuovo prefetto di Roma, Franco Gabrielli, ha commentato la nomina del suo successore a capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, che in precedenza ricopriva la carica di direttore delle Emergenze del dipartimento. Ex e attuale numero uno si sono salutati ieri nel corso della conferenza stampa di commiato di Gabrielli: «Andremo avanti nella logica della continuità ha detto Curcio. Ringrazio il prefetto Gabrielli (a capo della Protezione civile da novembre 2010, ndr) perché ho il vantaggio di non dover tracciare grandi idee nuove ma perseguire quelle già iniziate, conscio che il sistema è già orientato». portano a termine, nessuno inizia a riparare la cucina e la lascia a metà» ha spiegato Delrio che ha incontrato il vicecapo di gabinetto Francesca Paola Anelli. Martedì intanto Delrio dovrà presentare l allegato Infrastrutture al Def (documento di economia e finanza) che riduce a una cinquantina le grandi opere da portare a termine. Per il resto, fa capire il ministro, grande sarà l attenzione alle «piccole opere», a partire dall edilizia scolastica e dalla manutenzione, così come richiesto da tempo dai costruttori dell Ance che hanno stilato un piano. Pronto per l ultimo passaggio in consiglio dei ministri è il piano degli aeroporti, mentre per un primo esame sarebbe in rampa di lancio quello della portualità e il disegno di legge sul trasporto pubblico locale. Il 16 aprile bisognerà sciogliere «il nodo Anas» nominando i due consiglieri in sostituzione dei dimissionari e decidendo il destino dell ad Pietro Ciucci. In Parlamento intanto sono all esame il codice degli appalti e quello della strada. Sulla trasparenza Delrio si è mosso fissando per mercoledì un incontro con il presidente dell Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone: «per fare il punto su tutte le grandi opere e rafforzare tutti i meccanismi anticorruzione». Antonella Baccaro

18 18 Sabato 4 Aprile 2015 Corriere della Sera

19 Corriere della Sera Sabato 4 Aprile Esteri Diplomazie di Danilo Taino La via di Mosca: ultimo ricatto di Tsipras all Ue T ra i danni collaterali che la crisi greca si trascina, c è un cambiamento nel modo di trattare fra partner europei che in precedenza non si era mai visto. E che nei prossimi giorni potrebbe raggiungere livelli alti. Il viaggio del primo ministro ellenico Alexis Tsipras a Mosca il prossimo 8 aprile preoccupa e irrita il mondo politico tedesco. Non per il viaggio in sé: anche Angela Merkel e François Hollande hanno incontrato Vladimir Putin, di recente come ha ricordato la cancelliera stessa. Il problema è che il vertice greco-russo è visto come volutamente minaccioso. Il sottinteso che lo caratterizza, sia dal punto di vista di Putin sia dal punto di vista di Tsipras, è l obiettivo di mettere in difficoltà l Europa. La prospettiva improbabile, ma che aleggia sull incontro è la creazione di una relazione speciale con Mosca che per Atene sarebbe almeno in parte alternativa a quella con Bruxelles. Per il leader russo è un occasione per creare divisioni nella Ue, la quale nei mesi scorsi è stata inaspettatamente unita nell imporre sanzioni al Cremlino a causa della crisi ucraina (Atene, tra l altro, ora si dice contraria a queste sanzioni). Per Tsipras è un modo di dire: se non ci date il denaro che ci serve potremmo cambiare il quadro di alleanze della Grecia, oggi un partner dell Occidente nel Mediterraneo e vicino al Medio Oriente. L iniziativa potrebbe assumere caratteri concreti se la Russia decidesse di promettere aiuti finanziari ad Atene o se, lo stesso 8 aprile, Mosca comprasse titoli a beve termine che il governo greco ha intenzione di mettere in asta quel giorno. Il 9 aprile, la Grecia deve ripagare una rata di prestito da 460 milioni al Fondo monetario internazionale, ha però problemi di cassa e il favore di Putin sarebbe utile a Tsipras per dire ai creditori che Atene ha alternative finanziarie e geopolitiche ai loro aiuti. Non è così, con ricatti avventuristici, che si tratta tra partner dicono a Berlino. Se questo «nuovo» modo di operare diventasse frequente, l Europa sarebbe nei La meglio gioventù Seduti ai tavolini del centro, ma possono permettersi solo il caffè per guardare le ragazze DAL NOSTRO INVIATO ATENE «Taylor Made» è un bar trendy in piazza Santa Irene (Aghias Irinis), una delle zone più alla moda di Atene. Servono cocktail spettacolari, caffè freddi shakerati e cappuccini con disegni di schiuma a formare palme e silhouette sexy. Atmosfera underground chic. Potrebbe essere New York o Londra non fosse per due particolari: gli aranci in fiore e i clienti che, turisti esclusi, sono tutti sottoccupati, indebitati, precari: la meglio gioventù greca, insomma. Una famiglia danese in vacanza libera un tavolino e si precipitano ad occuparlo tre amici sopra i trent anni. Uno solo ha il problema di dove mettere il casco. Gli altri l hanno venduto da un pezzo assieme alla moto. Sono laureati e sottoccupati. Lefteris lavora come taxista 4 notti a settimana. Mihailis dà rare ripetizioni di matematica, chimica e fisica. E ingegnere informatico e prima della crisi lavorava in una multinazionale di telefonia. Ora disegna siti web per gli amici e sabato fa il parcheggiatore notturno. Dimitri, medico ortopedico, è il più intraprendente: per tre sere è cameriere, quattro mattine commesso e tre pomeriggi volontario in un ambulatorio sociale. Ieri festeggiava la decisione del governo Tsipras di assumere sanitari. L Eurogruppo inorridisce pensando all aumento del deficit, ma Dimitri incrocia le dita: «Magari mi prendono». «Qui il 90% dei clienti ha debiti dice Lefteris, il chimicotassista. Uno è in ritardo con la bolletta della luce, l altro non paga l affitto, l altro ha rateizzato le tasse». «Chi serve a questi tavoli guadagna bene, grazie alle mance dei turisti, almeno 20 euro al giorno sostiene il dottor Dimitri, cameriere a ore. I greci al massimo si permettono un caffè, giusto per guardare le ragazze una mezz oretta». «Di lavori qualificati non ce n è. Tutti gli altri, nei negozi, negli alberghi, nei ristoranti pagano dai 400 ai 700 euro al mese. Cinque anni fa era il doppio. Siamo diventati come i cinesi, ma ugualmente siamo disoccupati». E Mihailis, l informatico, che parla. «Per noi sarebbe logico emigrare». Per capire perché non l ha fatto, bisogna andare in periferia a conoscere mamma Kikilia. Lei è professoressa di lingue, da tre anni disoccupata perché la scuola ha chiuso. A 50 anni è difficile reinventarsi. Lei ora 400 euro il salario medio di commessi, camerieri, operai, 700 per la receptionist multilingue 1,20 euro il biglietto dell autobus (prezzo a livello europeo), il taxi privato costa appena 3 euro per 20 minuti 20 euro al giorno, i soldi che i camerieri dei bar del centro raccolgono grazie alle mance dei turisti traduce tesi, produce creme di bellezza e prosciutti, fa la commessa, la guida turistica e qualsiasi altra cosa possa far raggranellare qualche soldo. Tra Kikilia e Mihailis (nella foto con i volti nascosti, come i loro veri nomi) portano a casa 800, mille euro. Rigorosamente in nero, come almeno un quarto del Pil nazionale. Ma non sempre basta. Con il 27 per cento di disoccupazione e un economia immobile, molti greci cominciano a guardare l euro come una zavorra. L orgoglio della conquista di qualche anno fa si incrina ogni volta che si confrontano i prezzi dei supermercati internazionali con quelli delle bancarelle abusive. I prodotti con certificato europeo hanno prezzi inarrivabili per stipendi da 500 euro al mese. Sulle bancarelle, invece, appaiono arance a 40 centesimi al chilo, formaggi a 6 euro, carne a 7-8 euro. Un souvlaki pita (l equivalente greco del «Royal with cheese» di Pulp Fiction) costa 1,80, cipolle, salsine e patate comprese. Ciò che si produce all interno è abbordabile, ciò che si importa lusso per pochi. I taxi cominciano la corsa a 1,20 e, in genere, in centro si rimane sotto i 5 euro. Più che in Europa sembra di essere a Tunisi o a Casablanca. Qui la parola Grexit (uscita della Grecia dall euro) non fa più paura perché questa Atene è di fatto già fuori dall economia europea. «Forse non eravamo pronti per l Ue dice Kikilia, forse La Clinton verso le presidenziali 2016 A Brooklyn il quartier generale di Hillary Non ha ancora annunciato la sua candidatura, ma ha già scelto la sede da dove guiderà la campagna presidenziale: Hillary Clinton, ex first lady ed ex segretaria di Stato statunitense, «prende casa» a Brooklyn. Sarà qui, nel quartiere newyorchese tornato negli ultimi anni prepotentemente di moda, il suo quartier generale per le elezioni del A rivelarlo è il Sottoccupati ad Atene Madre e figlio, entrambi e licenziati. Il padre-marito-separato è senza lavoro e non aiuta. Il nonno manda cibo dalla campagna I greci laureati e disoccupati «E ora ridateci la nostra dracma» Kikilia e Mihailis, 800 euro in due. «Forse non eravamo pronti per l Europa» 27 per cento il tasso di disoccupazione ufficiale in Grecia. Molti lavorano però in nero 1,8 euro il prezzo di un souvlaki pita, molto nutriente: cipolle, salsine e patate comprese 40 centesimi al chilo il prezzo delle arance al mercato. Molto più cari i prodotti venduti nei supermarket quotidiano Politico, citando fonti vicine allo staff della Clinton: è stato infatti firmato un contratto di affitto per installare gli uffici nel One Pierrepont Plaza, a Brooklyn Heights. La sede occuperà due piani dell edificio, che si trova in una zona che già vanta inquilini eccellenti come Morgan Stanley e la procura del distretto orientale di New York. ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per la Puglia AVVISO DI RETTIFICA ha ragione chi pensa che la Germania si è approfittata di noi comprandoci pezzo a pezzo corrompendo i nostri politici: autostrade, telefonini, aeroporti sono diventati tutti tedeschi. Persino i supermercati low cost. Se l Unione europea non ci vuole, che ci lasci andare». Due anni fa pochi avrebbe parlato così, ma ora il rischio Grexit è digerito. I risparmi non sono più in banca, ma sotto il materasso in attesa di speculare un po sull eventuale iper inflazione da dracma. Chi ha debiti conta che, fallendo lo Stato, si riparta da zero nazionalizzando le banche e cancellando i mutui residui. Affascina la magia di poter stampare moneta. Questi anni hanno abituato a vivere poveramente in una dimensione pre moderna dove il baratto ha sostituito la globalizzazione e la solidarietà dei vicini l assistenza sociale. «Aveva ragione l ultimo nostro Nobel, Odisseas Elitis dice Kikilia. Cos è in fondo la Grecia? Un ulivo, una vite, una nave. Bastano questi tre elementi per ricostruirla da zero. Possiamo farcela». Andrea Sulla Gazzetta Ufficiale n. 40 del 03/04/2015 V^ Serie Speciale Contratti pubblici è pubblicatol avvisodirettificarelativoallasottoindicataproceduraaperta: Oggetto: BALAV S.S Lavori di adeguamento degli impianti tecnologici ai sensi del D.L.vo 264 del in materia di sicurezza per gallerie della rete stradale trans europea - Galleria Condò CODICE CIG A2. IMPORTO COMPLESSIVO DELL APPALTO ,07 ivi compreso ,60peroneridisicurezzanon soggetti a ribasso. Categoria prevalente: OG 10 - Importo: ,86 Classifica IV, a qualificazione obbligatoria - Classifica VI con riferimento all intero ammontare dell appalto. Il bando e il disciplinare di gara rettificati sono scaricabili gratuitamente consultando il profilo di committente: Il termine perentorio per l invio delle offerte rimane confermato: ore 12,00 del giorno 16/04/2015. Le offerte dovranno pervenireall U.O.GareeContrattidelCompartimentoANASperlaViabilitàdellaPuglia-Viale L. Einaudi n Bari. IL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO Dott. Saverio CALABRESE VIA L. EINAUDI, BARI Tel. 080/ Fax 080/ sito internet FONDAZIONE ARENA DI VERONA VIA ROMA, 7/d VERONA CODICE FISCALE E PARTITA IVA: La Fondazione Arenadi Veronaindice una procedura aperta, ai sensi e con le modalità di cui al D.Lgs. 163/2006 s.m.i., per la fornitura a noleggio di attrezzatura audio e personale tecnico per installazione, gestione e assistenza della stessa, presso l Arena di Verona, per il Festival lirico 2015, per un importo a base d asta di ,00., compresi gli oneri per la sicurezza interferenziale. Le offerte corredate dai documenti indicati nel Bando di gara, dovranno pervenire entro le ore del al seguente indirizzo: Fondazione Arena di Verona - Ufficio Protocollo - Via Roma n. 7/d Verona. I documenti di gara sono reperibili sul sito internet -gare- Il Sovrintendente Francesco Girondini ACQUE DEL CHIAMPO S.P.A. via Ferraretta, Arzignano (VI) tel. 0444/ telefax 0444/ URL: acquisti@acquedelchiampospa.it AVVISO DI GARA ESPERITA Codice CIG: AE Fornitura di ossigeno liquido per impianti di depurazione. Procedura di aggiudicazione: aperta ex. artt. 220 e 3, c. 37, D.lgs. 163/06. Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso. Durata contrattuale: 72 mesi. Valore a base d asta: ,00 inclusi 6.840,00 per oneri di sicurezza. Bando pubblicato in data 28/01/2015. Provvedimento di aggiudicazione in data 23/03/2015. Imprese ammesse n. 4. Importo aggiudicazione: ,60, inclusi 6.840,00 oneri di sicurezza. Impresa Aggiudicataria: SIAD SPA di Bergamo. Inviato alla GUCE il: 26 marzo Procedure di ricorso: TAR Veneto, 2277 Cannaregio (VE). Il Responsabile del Procedimento Ing. Daniele Refosco

20 20 Sabato 4 Aprile 2015 Corriere della Sera Cronache Gli affari tra sindaco Pd e senatore forzista Il parlamentare De Siano al telefono: «Posso portare il metano a Ischia ma il lavoro lo facciamo noi» Intercettate anche telefonate dove si parla di Roberto Mancini e dell ex patron della Samp Garrone L indagine Undici persone sono indagate dalla Procura di Napoli nell ambito dell inchiesta su Cpl Concordia, la coop del settore energia e gas, e sulla metanizzazione di Ischia Le accuse al momento sono: associazione a delinquere, abuso d ufficio e corruzione internazionale L inchiesta avrebbe portato alla luce, secondo i pm, un sistema di corruzione grazie a fondi neri in Tunisia NAPOLI Ischitano come il sindaco Giuseppe Ferrandino, suo amico di vecchia data, nonché suo compagno di partito quando Ferrandino militava nel centrodestra, prima di cambiare più volte casacca fino all approdo nel Pd, anche il senatore di Forza Italia Domenico De Siano compare nelle carte dell inchiesta sugli appalti per la metanizzazione dei principali comuni di Ischia, concessi alla cooperativa modenese Cpl Concordia. De Siano non risulta coinvolto in provvedimenti della Procura, ma su di lui si soffermano i magistrati in una richiesta al gip di proroga delle intercettazioni con le quali stanno monitorando le attività degli indagati. Coincidenza di interessi In un colloquio acquisito dai carabinieri mentre intercettano alcuni degli indagati, si sente De Siano dire: «Abbiamo la possibilità noi di potere, come forza politica, di lavorare per fare inserire l emendamento per la metanizzazione anche per l isola di Ischia perché a noi ci interessa più di qualsiasi altra cosa... Ma il problema di fondo è che noi dobbiamo farlo noi il lavoro». Il senatore, scrivono i pm, «si sta adoperando per far ottenere il finanziamento pubblico necessario per tale opera (la La seconda scatola nera L Airbus accelerò prima dello schianto 160,4 Milioni Patrimonio netto di Cpl Concordia nel 2013 metanizzazione dell isola, ndr). Appare emblematica l espressione che usa il menzionato parlamentare che, appunto, facendo riferimento a tale lavoro, utilizza il pronome noi mostrando in tal modo un anomalo interesse o meglio una Andreas Lubitz, il copilota del volo Germanwings schiantatosi con 150 persone a bordo, ha più volte aumentato la velocità dell Airbus nei minuti precedenti lo schianto, proprio per mettere in atto la sua volontà. Lo hanno confermato i primi dati contenuti nella seconda scatola nera recuperata dai soccorritori (nella foto) sulle montagne dell Alta Provenza. La notizia è stata confermata dalle autorità francesi. coincidenza di interesse con chi il lavoro lo deve fare». Erogazioni e contributi Basata sull ipotesi del pagamento di tangenti da parte di Cpl per ottenere lavori, l indagine della Procura di Napoli mira anche a capire come la cooperativa si regoli nell erogare contributi a soggetti politici e non politici. I magistrati lo chiedono a Fabrizio Tondelli, dirigente della Concordia, che spiega: «Tutte le erogazioni a politici devono necessariamente essere autorizzate dal Cda, pertanto, a mero titolo esemplificativo, ricordo che nel Cda di ottobre è stata valutata positivamente la contribuzione alla partecipazione alla cena organizzata da Renzi. Per quanto attiene le altre donazioni, non destinate a politici, non vi è alcun obbligo di essere autorizzati dal Cda». Il giallo della bonifica L inchiesta di Napoli è ricca di intercettazioni (ce n è pure una in cui uno degli arrestati, Bruno Santorelli, probabilmente millantando, dice di conoscere l ex presidente della Sampdoria Garrone e l allenatore dell Inter Mancini), e proprio ascoltando gli indagati, gli inquirenti cominciano a sospettare che Cpl Concordia sia stata messa a conoscenza dell esistenza di una indagine nei suoi confronti. Lo deducono quando scoprono che i dirigenti della coop si stanno organizzando per fare una «bonifica» dei loro uffici, far cercare e neutralizzare, cioè, le microspie. Ne chiedono conto a Francesco Simone, consulente per le relazioni istituzionali della cooperativa, che durante una telefonata aveva prospettato la necessità di una bonifica al responsabile commerciale Nicola Verrini, dicendogli di potersi rivolgere, per farla eseguire dietro compenso economico, al generale della Guardia Soldi ai partiti Erogazioni ai politici decise dal cda di Concordia, soldi anche per una cena con Renzi di Finanza Michele Adinolfi. Ma Simone nega: «Non ho mai conosciuto il generale Adinolfi e non ci ho mai parlato. Escludo di aver corrisposto alcunché all Adinolfi in relazione alla bonifica». D altra parte ammette: «Immaginando che ci fosse un operazione di spionaggio industriale ai danni della Cpl mi rivolsi al mio amico Matteo Lopez, titolare di una società che si occupa, tra l altro, di sicurezza aziendale... Non avrei mai fatto fare la bonifica se avessi immaginato di essere oggetto di indagine; tale iniziativa fu, dunque, determinata dal timore che la Cpl fosse destinataria di spionaggio industriale, e ciò anche perché il presidente Casari era già stato spiato abusivamente da Tavaroli (l ex carabiniere coinvolto nella vicenda Telecom-Sismi, ndr)». Fulvio Bufi Fiorenza Sarzanini Firenze Incalza agli arresti domiciliari La Procura aveva detto no Ercole Incalza, ex dirigente di vertice del ministero delle Infrastrutture coinvolto nell inchiesta della Procura di Firenze sulle grandi opere, ha ottenuto gli arresti domiciliari. Lo riferisce l avvocato Titta Madia, spiegando che il gip di Firenze ha accolto la sua istanza. Incalza trascorrerà i domiciliari a Roma. Il provvedimento è stato preso dal giudice Angelo Antonio Pezzuti nonostante il pubblico ministero avesse dato parere contrario all accoglimento delle istanze. Il giudice sottolinea «che nessuna circostanza nuova è intervenuta a modificare o attenuare il quadro indiziario esistente al momento dell emissione dell ordinanza di applicazione della misura. Diversamente devono ritenersi attenuate le esigenze cautelari. Il periodo di tempo trascorso dall indagato in regime di custodia in carcere sembra aver esercitato in soggetto assolutamente nuovo all esperienza carceraria e di età avanzata, una adeguata efficacia deterrente verso il pericolo di recidiva. Le esigenze cautelari appaiono attenuate anche in considerazione dell espletamento da parte degli inquirenti delle prime indagini strettamente connesse all esecuzione delle misure cautelari». «Allo stato aggiunge il provvedimento non sussistono elementi specifici che facciano ritenere l indagato in qualche modo propenso all inosservanza dell obbligo di non allontanarsi dal domicilio in violazione della cautela impostagli».

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