HSE UNA LETTERA ISPIRA UNA CASA

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2 STILE I quattro corpi e il living centrale disegnano un H con aperture studiate per godere della vista sull oceano e sulla piscina. A The Pines la vita scorre silenziosa e appartata, non sono permesse auto e ci si muove a piedi e in bici. HSE UNA LETTERA ISPIRA UNA CASA Su una lingua di sabbia vicina a Long Island, nello storico gay village di Fire Island Pines, una villa anni 60 progettata da Horace Gifford, restaurata in modo gentile da Carlos Oteros DI GIULIANA ZOPPIS FOTO DI RICARDO LABOUGLE

3 La cucina in legno di cedro ha il piano di granito; luci a sospensione di Alvar Aalto per Artek. A destra, mobile danese anni 60 con sculture in ceramica di Carlos Otero e una sedia della Repubblica Ceca. DCASA 2015

4 Divani su misura e mobili scandinavi nell ampio living vetrato che si affaccia sulla piscina. Tavolo tondo di Eero Saarinen per Knoll International, camino free-standing in ghisa danese. LISTELLI DI CEDRO PER GLI INTERNI MENTRE IL DEHOR OSPITA UNA PICCOLA PISCINA

5 Fire Island Pines è una piccola isola con una miriade di spiagge sabbiose sull Atlantico e sulla baia che la separa da Long Island. Affettuosamente abbreviata in The Pines, è nota per essere diventata rifugio, a partire dai primi anni 60, della più ampia comunità gay di New York e dintorni. Qui Truman Capote scrisse a fine anni 50 Colazione da Tiffany, Diane von Fürstenberg improvvisava défilé con gli ultimi capi di Calvin Klein e Montgomery Clift ed Elizabeth Taylor passeggiavano indisturbati sulle dune. Erano i mitici Sixties: il melting pot sociale e culturale generava convivenze e condivisioni fuori dagli schemi borghesi, prima dell esplosione annichilente dell Aids. Sull isola, allora, tutto sembrava magnifico e possibile. In quegli anni l architetto di riferimento alle Pines era uno: Horace Gifford, modernista sensibile e coraggioso, lui stesso gay, in sintonia con il clima e lo stile dei suoi committenti. «Tra i primi anni 60 e la fine dei 70, Gifford progettò a The Pines più di cinquanta abitazioni. Tutte simili per proporzioni, materiali e stile, stesso budget ma ognuna diversa per variazioni di luce e ombra, di texture dei legni sulla facciata, di atmosfere nell outdoor», spiega Carlos Otero, il progettista e interior designer che ha ristrutturato la casa costruita da Gifford per sé nel Oggi è abitata proprio da Otero, con il compagno Larry Isaacson. «Su questa lingua di terra siamo arrivati nel 96, sempre affittando beach house con uno stile inconfondibile che ogni volta scoprivamo essere di Gifford. Finché, un sabato pomeriggio dell estate 2011, ci siamo imbattuti in questa, ed è stato un colpo di fulmine. Era la nostra. Le condizioni di abbandono in cui era ridotta ci hanno imposto un lungo, meticoloso intervento per riportare ogni cosa com era in origine. Ogni listello di cedro è stato rimpiazzato, idem i serramenti, le fondamenta rinsaldate, il vecchio dehor polveroso trasformato in piscina. Il lavoro più importante è stato creare nel terreno vari livelli su cui passeggiare fino al living centrale. Questo si affaccia sull acqua ed è racchiuso da porte scorrevoli, tra i quattro corpi che formano le stanze e che sembrano piccole torri». Volumi che ospitano la zona notte, i bagni e la cucina. L arredo voluto da Otero è spartano: sedie pieghevoli, mobili e luci scandinavi anni 60, qualche oggetto marocchino e piccole sculture di ceramica firmate dallo stesso architetto, chiamato a Manhattan, agli Hamptons e alle Fire Islands - il mare chic di New York - per creare residenze dal décor personale e delicato (carlosoterodesign.com). 152 Come nella cucina, anche nei bagni superfici e arredi sono di legno e granito. La camera padronale è tutta rivestita di cedro, con tessuti e tappeti artigianali.