LA D.I.A. di Catania sequestra beni all imprenditore Sebastiano Di Stefano accusato di reati collegati al narcotraffico

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1 LA D.I.A. di Catania sequestra beni all imprenditore Sebastiano Di Stefano accusato di reati collegati al narcotraffico ROMA Dalle prime ore della mattinata odierna, la Direzione Investigativa Antimafia di Catania, sta eseguendo un decreto di sequestro di beni, emesso dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione di Ragusa, su proposta del Direttore nazionale della D.I.A., Nunzio Antonio Ferla, nei confronti di Sebastiano DISTEFANO, di anni 58, imprenditore nel settore del servizio di onoranze funebri, accusato di reati legati al narcotraffico. Il DISTEFANO, pluripregiudicato, notoriamente inteso Roberto, nel 2003 veniva coinvolto in un indagine della DDA di Palermo, relativa a un associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti tra la Germania e la Sicilia. Inoltre il DISTEFANO risulta essere stato condannato per reati quali detenzione illegale e porto in luogo pubblico di materiale esplodente, evasione fiscale e riciclaggio di valori bollati contraffatti. Il provvedimento odierno scaturisce da indagini condotte dagli uomini della Direzione Investigativa Antimafia sull intero patrimonio del DISTEFANO e del suo nucleo familiare, che hanno consentito di accertare una netta sproporzione, non giustificata, tra i redditi dichiarati dallo stesso, rispetto all ingente patrimonio a lui riconducibile.

2 Il sequestro ha, nello specifico, interessato diversi rapporti bancari in corso di quantificazione, 4 automezzi, 5 imprese con sede a Ragusa, di cui quattro operanti nel settore di onoranze funebri (Croce Bianca Iblea di DISTEFANO Sebastiano, Centro Servizi Funerari di DISTEFANO Fabio, Centro Servizi Funebri Srl e L azzurra Onlus Associazione di Volontariato) e una operante nel settore della ristorazione (AGID Srl), il 50% delle quote sociali della società Aeroporto Immobiliare e servizi Srl di Ragusa, attiva nella gestione di parcheggi e autorimesse, 10 fabbricati e 6 appezzamenti di terreno, per un valore al momento stimato in 3 milioni di euro. Dentro le carte dell inchiesta sulla nave Ong sequestrata a Lampedusa

3 ROMA La nave Iuventa dell Ong tedesca Jugend Rettet, bloccata a Lampedusa e sequestrata su richiesta della Procura di Trapani con l accusa di favoreggiamento dell immigrazione clandestina, non solo collaborava con gli scafisti ma manifestava una vera e propria ostilità contro l Italia, tanto da aver posizionato a prua un cartello con la scritta Fuck Imrcc, ovvero affanculo l Italian Maritime Rescue Coordination Centre. A raccontare i retroscena dell inchiesta sui legami tra Ong e trafficanti di essere umani è stato un agente sotto copertura imbarcato su una nave di Save The Children, una delle due sigle ad aver siglato il codice di condotta proposto dal Ministero dell Interno, tra le nove impegnate nel soccorso nel Mediterraneo. Le 147 pagine del decreto di sequestro preventivo della Iuventa, firmato dal gip el tribunale di Trapani Emanuele Cersosimo, sono lo specchio della loro collaborazione con i trafficanti di esseri umani, dai quali prelevavano i migranti invece di intervenire solo in casi di pericolo e le intercettazioni rappresentano anche un campanello d allarme sugli interessi delle Ong e la complicità della guardia costiera libica. Lunedì pomeriggio l Ong tedesca Jugend Rettet non ha firmato il Codice di condotta voluto dal Viminale in accordo con l Unione europea, perché contraria alla presenza della polizia giudiziaria a bordo della Iuventa. Un rifiuto che ora pesa come un macigno di fronte all inchiesta della procura di Trapani e della polizia che travolge l Ong con la pesante accusa di favoreggiamento dell immigrazione clandestina.

4 Le indagini della squadra mobile di Trapani e dello Sco (il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato) hanno rivelato un sistema di collusione tra i trafficanti di esseri umani e l equipaggio della Iuventa. E non solo. Emerge anche uno spaccato inquietante, in termini più generali, con le Organizzazioni non governative interessate più che altro a raccogliere fondi e donazioni. Per non parlare di singolari «volontari» che in realtà arrivano a guadagnare fino a 10 mila euro al mese. Dalle intercettazioni dei due collaboratori di Save the Children, ormai di dominio pubblico, si evince poi come l impegno di certe Ong sia tutt altro che disinteressato. Uno chiede all altro: Quali erano secondo te le cose strane che hai visto?. E lui risponde: Innanzitutto il fatto che venissero pagati così tanto, il fatto che ci facessero fare queste c di foto come. L amico chiede: Perché loro, aspè perché loro erano pagati come stipendio dici?. Sorprendente la risposta: Eh, si, cioè.. cioè uno che fa il volontario che si piglia euro mi sembra.

5 Le indagini erano state avviate nell ottobre del 2016, e hanno avuto ulteriori accelerazioni a giugno di quest anno. Utili si sono rivelate le testimonianze dei due attivisti vicini a Save the Children. Ritenute peraltro genuine perché anche i due sono stati intercettati e le loro parole in privato rispecchiavano i loro racconti ufficiali forniti alla polizia e ai magistrati. «In un soccorso datato 10 settembre 2016 ha spiegato uno dei due operatori ai magistrati inquirenti abbiamo notato che durante un trasbordo dalla Iuventa alla nostra nave di 140 migranti soccorsi da quella imbarcazione, si allontanava un gommone dirigendosi verso le coste libiche con a bordo solo due uomini di colore. Questa circostanza ci faceva ritenere che l equipaggio della Iuventa avesse trasbordato i 140 migranti dal gommone che rientrava sulla costa con a bordo gli scafisti». Di questa circostanza vennero informati i servizi segreti dell Aise.

6 Il secondo operatore della Ong ha raccontato ai pm che la stessa cosa sarebbe accaduta il 14 febbraio durante le operazioni di soccorso «un legno di sei metri, con due persone di colore a bordo, si sarebbe allontanato dalla Iuventa verso le coste libiche a forte velocità». L intesa tra l equipaggio della Iuventa e i trafficanti è stata certificata da intercettazioni, fotografie grazie anche a un agente di polizia sotto copertura a bordo di una nave di un altra Ong vicina e testimonianze di due operatori della Vos Hestia, imbarcazione della Ong Save the Children. Ecco dunque emergere situazioni in cui i migranti spesso non vengono salvati, ma consegnati dagli scafisti agli attivisti della Iuventa. In particolare sono tre gli episodi specifici agli atti dell inchiesta. Ma ve ne sono altri che secondo il procuratore Cartosio e il pm Andrea Tarondo configurano come «abituale» il reato di favoreggiamento dell immigrazione clandestina. Iuventa aiutava gli scafisti a riportare indietro i gommoni L equipaggio della Iuventa aiutava gli scafisti a riportare indietro i gommoni per poterli usare nuovamente. Gli operatori della Iuventa hanno consentito a non meglio individuati soggetti operanti al confine con le acque territoriali libiche di recuperare tre imbarcazioni utilizzate dai migranti per la partenza da quelle coste, una delle quali poi certamente riutilizzata il successivo 26 giugno per un nuovo sbarco, racconta l agente. Una foto immortala le due barche in legno dei trafficanti legati in precedenza con una cima dagli operatori della Iuventa. Quella bandiera libica sull albero di poppa La sequenza fotografica pubblicata dai quotidiani nazionali è inequivocabile: Dapprima si incontravano in acque internazionali con trafficanti libici a bordo delle rispettive imbarcazioni, quindi facevano momentaneo ritorno presso la motonave Iuventa (mentre i trafficanti libici si dirigevano nuovamente verso le acque libiche), e, da ultimo, si incontravano nuovamente con i trafficanti libici che questa volta scortavano un imbarcazione con a bordo dei migranti che venivano poi trasbordati sulla motonave Iuventa, è il racconto dell agente infiltrato sotto copertura, Il recupero dei migranti, in

7 accordo con i trafficanti, avveniva anche a 1,3 miglia dalla costa libica. L intesa era talmente forte che il 26 giugno scorso alle 17 sull albero a poppa della Ong tedesca Jugend rettet, è stata issata la bandiera libica. Ferrea la volontà di non attraccare nei porti italiani: Facevano persino il pieno di gasolio a Malta pur di non avvicinarsi all Italia. Smantellata una cosca mafiosa di Brancaccio che operava sul territorio nazionale ROMA La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Palermo, in esecuzione di un provvedimento emesso dal G.I.P. di Palermo, nell ambito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo, hanno proceduto, nel corso della nottata questa mattina all esecuzione di 34 misure cautelari personali nei confronti di 17 esponenti del Mandamento mafioso di Brancaccio e di altrettanti loro complici, nonché al sequestro di 42 aziende in Sicilia, Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro.

8 Pietro Tagliavia Tra i destinatari di ordinanza custodia cautelare in carcere spicca il nome di Pietro Tagliavia, capo del mandamento mafioso di Brancaccio e della famiglia di Corso dei Mille, attualmente ai domiciliari, il quale, in tale veste, ha presieduto al traffico di stupefacenti, al sostentamento dei detenuti e dei loro nuclei familiari attraverso la gestione della cassa comune, al sistema delle estorsioni attuate sul territorio di riferimento, alla gestione, tramite compiacenti prestanome, di un ramificato gruppo di imprese operanti sul territorio nazionale principalmente nel settore della commercializzazione degli imballaggi industriali (c.d. pallets ) nonché del gioco del lotto abusivo nel mandamento da lui controllato. È stato ricostruito dagli investigatori l intero organigramma delle famiglie mafiose appartenenti al mandamento, definendo ruoli e competenze di ciascun associato e, in particolare, individuando gli elementi di vertice. Tra questi spiccano le figure di Claudio D Amore, Bruno Mazzara e Giuseppe Lo Porto, tutti fidati collaboratori del boss Tagliavia; Francesco Paolo Clemente, Francesco Paolo Mandalà, Gaetano Lo Coco incaricati del controllo delle numerose aziende, tutte intestate a prestanome, utilizzate per realizzare le frodi di natura fiscale, conseguendo il monopolio regionale e una posizione dominante nel restante territorio nazionale nella commercializzazione degli imballaggi industriali; Giuseppe Caserta e Cosimo Geloso, rappresentanti della famiglia Brancaccio ; ed infine Giuseppe Mangano, Giuseppe Di Fatta e Antonino MARINO, titolati rappresentanti della famiglia Roccella. Le investigazioni, eseguite in stretto coordinamento dalla Squadra Mobile e dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo,coordinate dal pubblico ministero Francesca Mazzocco, hanno consentito di fare luce su numerosi episodi di minacce, danneggiamento, estorsione, furto e detenzione illegale di armi da parte di esponenti della cosca di Brancaccio. Sono state ricostruite decine di estorsioni perpetrate ai danni sia di imprese edili impegnate in importanti lavori di ristrutturazione, sia di piccole attività commerciali storicamente attive nel territorio sul quale la consorteria esercita il proprio dominio.

9 È stato ancora documentato come i rappresentanti del sodalizio mafioso, come è prassi, abbiano voluto esibire il proprio prestigio e fornire dimostrazione della propria forza anche in occasione di una delle ricorrenti feste rionali, autorizzando l installazione di stand espositivi e monopolizzandone i guadagni. Nei casi in cui le vittime hanno cercato di resistere alle pressioni degli associati non sono mancate le violente ritorsioni, che hanno trovato manifestazione in incendi di intere attività commerciali, in episodi di violenza privata e in danneggiamenti di notevole entità. Nessun imprenditore, nessun commerciante ha avuto la forza di denunciare gli esattori del pizzo mandati da Tagliavia. Il questore di Palermo Renato Cortese dice: Cosa nostra è in difficoltà, ma ha ancora una presenza forte sul territorio. L assenza di denunce è un segnale preoccupante, un passo indietro nella lotta alla mafia Le indagini hanno permesso di dimostrare anche la disponibilità di armi in capo agli associati, i quali, in diverse occasioni, hanno dato prova di poterne fare uso all occorrenza. Pietro Tagliavia, direttamente o per mano dei suoi più fidati collaboratori, ha fornito costantemente la prevista assistenza economica a favore dei carcerati, dimostrata chiaramente, oltre che dalle attività tecniche, anche dal sequestro di un registro riportante tutte le somme versate a favore dei singoli detenuti. La strutturata attività di indagine ha altresì permesso di dimostrare il totale controllo, da parte dell associazione, di un gruppo imprenditoriale, distribuito su diverse Regioni ma particolarmente radicato in Sicilia e Toscana, il quale, sistematicamente ed in forma organizzata, ha presieduto ad una molteplicità di reati tributari, in particolare utilizzando fatture false per decine di milioni di euro. Le aziende in questione anche attraverso continui mutamenti degli

10 organi societari e delle compagini imprenditoriali si sono inoltre sottratte agli accertamenti del fisco ed alla coattiva riscossione delle imposte accertate in seguito a verifiche fiscali, arrivando a sviluppare complessivamente volumi d affari annui, in relazione alle vendite effettivamente operate, per oltre 50 di milioni di euro, foraggiando senza soluzione di continuità la cosca mafiosa di riferimento, destinataria finale dei proventi derivanti dalla vendita degli imballaggi industriali, di fatto incassati senza il versamento di imposte. Il gruppo di imprese facente riferimento al mandamento mafioso ha, così, potuto prosperare e guadagnare posizioni di mercato a discapito degli operatori corretti, diventando uno dei leader nazionali del settore, anche in virtù dei prezzi particolarmente concorrenziali praticati. Nel corso delle odierne operazioni, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza stanno procedendo, rispettivamente, al sequestro di numerosi veicoli e autoveicoli utilizzati per la commissione dei reati contestati, nonché delle aziende riconducibili agli esponenti mafiosi arrestati. Mafia: Ciancio editore della Gazzetta del Mezzogiorno a processo per concorso esterno

11 ROMA Mario Ciancio Sanfilippo l imprenditore siciliano editore del quotidiano la Sicilia di Catania, e de La Gazzetta del Mezzogiorno di Bari, questa mattina è stato rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa. Questa la decisione del giudice Loredana Pezzino che ha disposto il giudizio dinanzi alla prima Sezione penale del Tribunale di Catania, dopo che la Corte Cassazione aveva annullato con rinvio la decisione di non luogo a procedere precedentemente disposta dal giudice del Tribunale di Catania Gaetana Bernabò Distefano. L inchiesta della Procura di Catania che si avvalse del supporto investigativo del ROS dei Carabinieri, durata diversi anni, si era inizialmente fermata con una richiesta di archiviazione. Ma il Gup Luigi Barone aveva disposto la trasmissione degli atti ai Pm che avevano inizialmente chiesto il rinvio a giudizio

12 dell editore. La Procura della repubblica di Catania ha presentato appello contro l archiviazione che era stata decisa dal Gup Bernabò Distefano. Parti civili i fratelli del commissario Beppe Montana, e l Ordine dei Giornalisti di Sicilia. In aula per l accusa i Pm Antonino Fanara e Agata Santonocito. L editore è difeso dagli avvocati Giulia Bongiorno e Carmelo Peluso. E un rinvio a giudizio che non mi stupisce afferma l editore catanese Mario Ciancio dopo il suo rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa la mia assoluta estraneità ai fatti che mi vengono contestati è nelle indagini dei carabinieri del Ros. Sarebbe bastato leggerle per decidere diversamente. Non posso però fare a meno di dire che provoca in me un moto di indignazione aggiunge Ciancio il fatto che una ricostruzione fantasiosa e ricca di errori e di equivoci, che ha deformato cinquant anni della mia storia umana, professionale e imprenditoriale, alterando fatti, circostanze ed episodi, sostituendo la verità con il sospetto, sia stata adottata quale impermeabile capo di accusa per attivare un processo contro di me. Ho sempre piena fiducia nell operato della magistratura e non ho dubbi che sarò assolto da ogni addebito Ciancio conclude: Sono pronto a difendermi con determinazione, continuerò serenamente a lavorare mentre i miei legali riproporranno con pazienza tutte le innumerevoli argomentazioni a sostegno della mia innocenza. Anche se i tempi si dilateranno riuscirò a dimostrare chiaramente il grave errore consumato con questo rinvio a giudizio.

13 Nel corso delle udienza, la Procura aveva chiesto di svolgere il processo a porte aperte, ma la difesa di Ciancio si è opposta. Un comportamento un pò strano ed ambiguo per un editore, cioè per colui che si occupa di informazione! Sin da quando il Corriere del Giorno iniziò ad occuparsene, era il 16 ottobre 2015, i giornalisti de La Gazzetta del Mezzogiorno direttore in testa, tacquero ai propri lettori la notizia, ed un giornalistasindacalista (assunto grazie ad una vertenza di lavoro) dipendente di Mario Ciancio, in servizio presso la redazione periferica di Taranto, ci accusò con una ridicola denuncia accusandoci di aver dato informazioni distorte sulla vicenda. Solitamente i sindacalisti difendono i lavoratori, non i datori di lavoro, ma al giornale barese lavorano da due anni grazie ai contratti di solidarietà, e quindi difendere l editore può servire a fare carriera o non perdere il posto di lavoro. La prima udienza è stata fissata per il 20 marzo Chissà se i giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno se ne accorgeranno. Ecco quello che scriveva il CORRIERE DEL GIORNO nell ottobre 2015

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15 Operazione Mare Monstrum. La politica a Trapani travolta: in manette il candidato sindaco Fazio. Indagata la sottosegretaria Vicari ROMA Un operazione dei Carabinieri dei comandi provinciali di Palermo e Trapani, coordinata dal procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, dall aggiunto Dino Petralia e dai sostituti Luca Battinieri e Francesco Gualtieri, che all alba hanno dato esecuzione ad un provvedimento cautelare emesso dal GIP del Tribunale di Palermo, che su richiesta della locale Procura della Repubblica ha fatto scattare gli arresti domiciliari per il deputato regionale Girolamo Fazio, ex sindaco di Trapani e adesso candidato nuovamente a Sindaco, e per il funzionario della Regione Siciliana Giuseppe Montalto capo della segreteria particolare dell Assessore Regionale alle infrastrutture e mobilità. E finito invece in carcere Ettore Morace l armatore della Liberty Lines. Indagata per corruzione anche la sottosegretaria e senatrice Simona

16 Vicari: avrebbe ricevuto Rolex in cambio di un emendamento che riduceva l Iva sul trasporto marittimo. Inoltre il gip ha disposto la sospensione dal pubblico ufficio di Orazio Gisabella, militare dell Arma dei Carabinieri, in servizio in un altra regione. Le indagini hanno consentito di accertare reati di corruzione, turbata libertà degli incanti, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, accesso abusivo ad un sistema informatico, rivelazione del segreto d ufficio ed installazione di apparecchiature atte ad intercettare conversazioni telefoniche. nella foto Simona Vicari È bufera aperta quindi sulla campagna elettorale di Trapani: dopo la richiesta di soggiorno obbligato per il candidato Tonino D Alì, un provvedimento della magistratura colpisce anche l altro candidato del centrodestra, l avvocato Girolamo Fazio, che nel 2012 era stato eletto nell Assemblea regionale siciliana nelle liste del Pdl, e successivamente è passato al gruppo misto. Il procuratore Francesco Lo Voi ha dichiarato che l armatore Ettore Morace e entrato in contatto con un politico nazionale, attraverso un tramite, e ha cosi ottenuto l approvazione di un emendamento che riduceva dal 10 al 4 per cento l Iva sui trasporti marittimi urbani. Sia il politico, che il tramite hanno ricevuto in cambio due Rolex, L indagine è stata incentrata infatti sulla figura dell armatore Ettore Morace, proprietario della Liberty Lines, con sede in Trapani e leader nel settore del trasporto passeggeri su imbarcazioni veloci, e prendeva avvio dal riscontro di gravi irregolarità circa l affidamento, proprio a favore della sua compagnia di navigazione,

17 dei servizi di collegamento a mezzo unità veloci per le isole Egadi ed Eolie. Nello specifico, si accertava un sovradimensionamento della compensazione finanziaria, ottenuto attraverso l indebita ingerenza di Salvatrice Severino, già dirigente del servizio trasporto regionale aereo e marittimo dell assessorato alle infrastrutture e trasporti, nonchè del deputato regionale trapanese Girolamo Fazio. I fratelli Morace oltre a guidare il Trapani Calcio squadra che hanno portato in un decennio dai campi polverosi dei campionati dilettantistici sino alle soglie della serie A. Un miracolo calcistico che è forse definitivamente tramontato ieri sera quando i granata hanno perso a Brescia e sono retrocesssi in Lega Pro, ma soprattutto quando all alba di questa mattina i Carabinieri hanno arrestato Ettore Morace. I Morace sono con i Franza i re del mare in Sicilia avendo di fatto quasi un duopolio sui trasporti con le isole minori. Adesso la società

18 Liberty Lines spa rischia anche di avere problemi perdendo una guida consolidata proprio a ridosso della stagione estiva. Proprio qualche giorno fa la compagnia di navigazione era stata premiata dal governatore Rosario Crocetta con una speciale attestazione di merito come azienda di eccellenza. Nel corso delle investigazioni veniva verificato tra l altro, che esisteva una reale cointeressenza economica tra l armatore Morace e l onorevole Fazio, tale da poter ipotizzare il reato di abuso d ufficio nella condotta di quest ultimo. Si è, altresì, registrato un notevole attivismo del Morace nel tessere una vasta e diversificata rete di supporto politico-istituzionale, a livello regionale e nazionale, finalizzata al rafforzamento della posizione di quasi monopolio della Liberty Lines e all aggiudicazione di fondi regionali gonfiati. nella foto Palazzo Reale sede della Regione Sicilia Morace gode del forte appoggio del Sottosegretario di Stato al Ministero dei Trasporti, Senatrice Simona Vicari, il cui fratello è alle dipendenze della compagnia Liberty Lines. Attraverso l interessamento della sottosegretaria, il Morace riusciva ad ottenere nel periodo monitorato la presentazione e l approvazione di un

19 emendamento alla legge di stabilità dello Stato con il quale veniva ridotta l imposta d IVA dal 10% al 5% per i trasporti su navi veloci, causando un ammanco alle casse dello Stato di 7 milioni di euro e, conseguenziale, notevole arricchimento della società Liberty Lines; il ritiro della proposta di nomina di un consulente, inviso a Morace, all Assessorato Regionale ai Trasporti. A sua volta il capo della segreteria dell assessore ai Trasporti della Regione Sicilia, Giuseppe Montalto, sfruttando il suo ruolo, otteneva dal Morace l assunzione di un amico giornalista, presso l ufficio stampa della Liberty Lines e la più che favorevole liquidazione del trattamento di fine rapporto con Siremar s.p.a. dell amica Marianna Caronia. Morace era molto attivo anche per ottenere un intervento presso il CGA-Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana al fine di ottenere il ribaltamento della sentenza del TAR Sicilia del 21 febbraio 2017, dispositivo con il quale era stato rigettato il ricorso presentato dalla Liberty Lines avverso l annullamento in autotutela della gara d appalto per i trasporti su navi veloci per il Tale annullamento era stato operato dalla Regione Sicilia, a causa delle riscontrate sovracompensazioni. Di fatto, con la decisione del TAR, la compagnia di navigazione aveva perso 24 milioni di euro; Morace insieme al fratello Gianluca, organizzava un attività di intercettazione abusiva nei confronti di un suo dipendente, che sospettava di essere in accordo con la concorrenza. Tale attività veniva attuata con l ausilio di un agenzia di investigazioni private ed attraverso l installazione di uno spyware sul telefono cellulare del dipendente. Attraverso tale attività illecita, i fratellli Morace riuscivano ad assumere importanti informazioni che confermavano i loro sospetti. Il Gruppo Franza poneva a sua volta in essere manovre per danneggiare il concorrente Morace, condotte anche grazie al concorso

20 del carabiniere Gisabella. Il procuratore Francesco Lo Voi, nel corso della conferenza stampa a proposito di Fazio, ha ricordato che Il giudice delle indagini preliminari parla di uno stabile asservimento a Morace rilevando che Morace, al centro di questa indagine, ha fatto della corruzione una modalità quasi ordinaria dei rapporti fra sé e i pubblici amministratori. Il deputato regionale Fazio avrebbe ottenuto dall armatore assunzioni, biglietti per i traghetti e l uso di una Mercedes. L armatore è entrato in contatto anche con un esponente politico di rilievo nazionale, aggiunge il procuratore Lo Voi. Il politico, cioè il sottosegretario Vicari, attraverso un intermediario, si sarebbe speso per l approvazione di un emendamento che doveva ridurre l Iva sui trasporti marittimi dal 10 al 4 per cento. Il favore a Morace venne concesso, e nel Natale dell anno scorso furono regalati due Rolex. Uno è stato riconsegnato nel corso delle perquisizioni di stamattina. Sono indagati anche due esponenti politici nazionali. L indagine è stata possibile grazie al coraggio e al valore di un dirigente regionale che ha segnalato il caso, dice il procuratore

21 aggiunto Dino Petralia. Le indagini sono state condotte in tempi record, appena dieci mesi. Ci siamo trovati di fronte a una centrale della corruzione, con dei raggi anche in altri settori. Noi non ci occupiamo di politica, facciamo indagini e processi ha dichiarato il procuratore capo Lo Voi in conferenza stampa- possono essersi delle coincidenze temporali casuali, ma non c è alcun sistema ad orologeria. Parlare di giustizia ad orologeria è affrettato e ingeneroso. Le motivazioni della sentenza di appello per D Alì dai quali sono stati tratti elementi per la richiesta sono arrivate appena un mese fa. Mafia: colpita rete di fiancheggiatori di Messina Denaro ROMA Blitz questa notte nei confronti della rete di fiancheggiatori del super boss latitante Matteo Messina Denaro effettuato dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani che hanno battuto palmo a palmo le campagne siciliane cercando l uomo che non si trova da 24 anni. Matteo Messina Denaro, il capomafia di Castelvetrano che sembra essere diventato un fantasma, condannato all ergastolo per le stragi di Roma, Milano e Firenze, erede del sanguinario capomafia Totò Riina, che conosce i segreti di quella stagione, e che di sicuro, continua a godere della protezione di una rete di fedelissimi. Dai misteri di una lunga latitanza emerge la foto di Messina Denaro da giovane, a 20 anni, al matrimonio della sorella Giovanna (un esclusiva del quotidiano La Repubblica) quando ancora nessuno poteva immaginarela carriera mafiosa del rampollo di don Ciccio Messina Denaro, boss di peso e

22 campiere della famiglia D Alì, la famiglia del futuro sottosegretario agli Interni del governo Berlusconi. Risale il 1982, l anno del primo omicidio per Matteo Messina Denaro. Dieci anni dopo, sarebbe diventato l erede di Totò Riina il capo dei capi intercettato in carcere Suo padre l ha affidato a me diceva il custode dei suoi segreti, Conserva lui l archivio di Riina (ha raccontato il pentito Giuffrè). Una latitanza ormai eterna costruita sui segreti del passato: Bernardo Provenzano dieci anni fa, trasmise tramite un pizzino riservato a Messina Denaro (che si faceva chiamare Alessio, ) anche il nome di un misterioso politico. Un altro enigma irrisolto nella rapida carriera della primula di Cosa nostra, colui che sta traghettando l organizzazione mafiosa in una nuova stagione di affari, omertà e complicità. Questa notte la procura distrettuale antimafia di Palermo diretta da Francesco Lo Voi ha fatto scattare un provvedimento di fermo per 14 persone indagate per associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e altri reati aggravati dalle finalità mafiose, tutte residenti nella zona di Marsala. Perché è in questo scorcio di Sicilia che si sono strette le indagini negli ultimi tempi, grazie ad alcune preziose intercettazioni. Foto arrestati Operazione VISIR ROS-CABARINIERI Alessandro RALLO Vito Vincenzo RALLO Nicolò SFRAGA

23 Fabrizio VINCI Andrea ALAGNA Alessandro D' AGUANNO Vincenzo D' AGUANNO Calogero D' ANTONI Giuseppe GENTILE Michele GIACOLONE Massimo GIGLIO Simone LICARI Ignazio LOMBARDO Michele LOMBARDO

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25 Questi gli arrestati: Andrea Antonino Alagna, classe 79 nato in

26 Germania e residente a Mazara del Vallo, Alessandro D Aguanno del 91 nato a Mazara del Vallo e residente a Marsala, Vincenzo D Aguanno del 60 di Marsala, Calogero D Antoni dell 82, nato a Mazara del Vallo e residente a Marsala, Giuseppe Giovanni Gentile detto testa liscia del 74 di Marsala, Michele Giacalone del 70 di Marsala, Massimo Salvatore Giglio del 76 di Marsala, Simone Licari del 58 di Marsala, Ignazio Lombardo detto il capitano, del 71 di Marsala, Michele Lombardo detto Michelone, del 62 nato a Marsala e residente a Petrosino, Vito Vincenzo Rallo del 60 di Marsala, Aleandro Rallo del 93 di Marsala, Nicolò Sfraga del 66 di Marsala e Fabrizio Vinci del 70 di Mazara del Vallo. L operazione ha impiegato 150 uomini tra carabinieri territoriali e specialistica. Adesso le intercettazioni acquisite sono un tassello importante per provare a ricostruire il mistero di una latitanza che dura da troppo tempo. Messina Denaro secondo gli investigatori e magistrati, si sposta di frequente. La rete di assistenza e di protezione è ampia, questo ribadisce il provvedimento di fermo disposto dal procuratore Lo Voi e dai sostituti procuratori Carlo Marzella, Pierangelo Padova e Gianluca De Leo, della direzione distrettuale antimafia. Immediatamente è stato deciso ed attuato un fermo d urgenza in quanto dalle intercettazioni sembravano emergere fibrillazioni all interno della famiglia mafiosa di Marsala. e quindi persisteva anche il rischio di un omicidio che doveva avvenire presto per risolvere l ennesimo contrasto nel clan. Al centro delle indagini del Ros la cosca mafiosa di Marsala, di cui sono stati delineati gli assetti e le gerarchie. Sono state documentate anche le tensioni interne alla famiglia per la spartizione delle risorse finanziarie derivanti dalle attività illecite e l intervento pacificatorio dello stesso Messina Denaro nel In questo contesto gli accertamenti hanno fornito inediti e importanti elementi, per l epoca spiegano gli investigatori riguardanti l operatività e la possibile periodica presenza del latitante nella Sicilia occidentale.

27 L indagine che ha preso il via nel 2014 dice il colonnello Roberto Dante Pugnetti vice comandante del RosCarabinieri ci ha fornito uno spaccato interessante sulle dinamiche interne del mandamento di Mazara del Vallo e della famiglia di Marsala e un quadro significativo delle regole gerarchiche, dell unitarietà e della confluenza di interessi all interno di cosa nostra. E, inoltre, emerso che tra la fine del 2014 e il 2015 la famiglia di Marsala subisce frazioni interne arrivando a un passo dal concretizzare episodi omicidiari. Dalle indagini sembrerebbe che nel 2014 Matteo Messina Denaro sia intervenuto nei confronti del responsabile del mandamento, esternando disappunto per le frizioni, tra il capo decina Sfraga e D Aguanno, ritenendole un pericolo. Cosa nostra ha aggiunto il colonnello Stefano Russo comandante provinciale dei Carabinieri di Trapani è attiva sul territorio. Gli appalti pubblici continuano a essere il business. Non basta interrompere le azioni illegali, ma dobbiamo vedere dove e in quali direzioni ci sono strutture in grado di aiutare la mafia, sradicando così possibili connivenze nelle pubbliche amministrazioni.

28 Dopo 37 anni il ricordo del capitano Emanuele Basile è sempre vivo ROMA Siamo ancora in tanti, nonostante siano trascorsi ormai 37 anni, a ricordare il valore del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, tarantino, assassinato a piazza Canale la notte del 4 maggio Non aveva ancora compiuto il suo 31 compleanno quando Cosa Nostra decise di farlo uccidere dai suoi killer. Sono ancora in tanti coloro che hanno ben impressi nella propria testa e nel cuore i valori che il capitano Basile amava, diffondeva e si batteva: la sua famiglia, l alto senso dello Stato, l amore per la sua divisa di Carabiniere, l impegno nel contrasto di Cosa Nostra, e fu proprio per quest ultima missione che la sua vita venne spezzata dai mafiosi. Basile era stato fra i primi a capire il peso dell intromissione del clan dei corleonesi nei traffici illeciti della mafia. Un intuizione ritenuta una grave colpa dai vertici della cupola mafiosa, per la quale l ufficiale tarantino, che comandava la Compagnia Carabinieri di Monreale, ha dovuto pagare il prezzo più alto: la propria vita. L omicidio di Emanuele Basile fu eseguito da un commando composto dal mafioso Vincenzo Puccio (che in seguito venne assassinato nel carcere dell Ucciardone a colpi di bistecchiera), da Armando Bonanno successivamente scomparso inghiottito dalla lupara bianca, e da Giuseppe Madonia, della omonima famiglia mafiosa di Resuttana, come fu ricostruito in seguito nel corso della lunga storia processuale. Il supporto logistico, invece, venne fornito dalla bestia cioè dal mafioso Giovanni Brusca, così come egli stesso ammise. I tre killer in un primo momento vennero fermati e poi rilasciati. Ci sono voluti ben sette processi perché finalmente venissero definitivamente condannati all ergastolo, assieme ai boss della commissione di Cosa Nostra. Il commando che uccise il capitano Basile operò poco dopo la mezzanotte allorquando Emanuele Basile stava tornando a casa assieme a sua moglie ed alla piccola Barbara, sua figlia, che all epoca dei fatti aveva quattro anni. Venivano dal ricevimento che il Comune di Monreale aveva organizzato nel Palazzo di Città in concomitanza dei festeggiamenti del Santissimo Crocifisso. Gli assassini confusi tra la folla aspettarono l arrivo della vittima a piazza Canale sapendo

29 con certezza che l ufficiale dei Carabinieri sarebbe passato da lì, ed appena lo videro gli scaricarono addosso numerosi colpi di arma da fuoco incuranti della folla presente. Sua moglie si salvò dall agguato per un vero miracolo. Infatti venne salvata dall agendina d argento che conservata nella sua borsa. Emanuele Basile compì un estremo atto di eroismo dell ufficiale, facendo da scudo col suo corpo ai proiettili salvando sua figlia, la piccola Barbara che teneva in braccio. Emanuele Basile era il terzo di cinque figli, frequentò l Accademia Militare di Modena. Prima di intraprendere la carriera militare, riuscì a superare il test di Medicina ed a sostenere il difficile esame di Anatomia, ma i sentimenti di giustizia e legalità, valori fondamentali nella sua vita, ebbero il sopravvento sulla professione medica. Fu così che entrò nell Arma dei Carabinieri. Prima di giungere a Monreale comandò le compagnie di altre città, tra cui quella di Sestri Levante (GE), e se la mafia non avesse interrotto la carriera del giovane carabiniere di 31 anni, la successiva destinazione sarebbe stata quella di San Benedetto del Tronto (AP). Precedentemente al suo assassinio, aveva condotto alcune indagini sull uccisione di Boris Giuliano, durante le quali aveva scoperto l esistenza di traffici di stupefacenti. Nonostante stesse per essere trasferito da Monreale, si era premurato di consegnare tutti i risultati a cui era pervenuto al giudice Paolo Borsellino. Giovedì scorso come ogni 4 maggio, il capitano Basile è stato commemorato alle 11 a piazza Canale a Monreale, dove una corona d alloro è stata apposta sulla lapide che ne ricorda il sacrificio, alla presenza di diverse autorità civili, militari e religiose. Purtroppo a Taranto gli unici a ricordarlo sono stato i suoi parenti, la sua famiglia, ed i militari dell Arma dei Carabinieri e noi del CORRIERE DEL GIORNO. La città jonica evidentemente non ama abbastanza i suoi figli che hanno sacrificato la propria vita per il nostro Paese. L ennesima vergogna di questa città.

30 Legalità. Presidente Grasso a Palermo per la mostra Falcone e Borsellino, vent anni dopo ROMA Chi c è stato oggi ha il dovere morale di continuare a testimoniare e tramandare la memoria per non disperdere un patrimonio di conoscenze e per dare un contributo utile alla società, con un azione individuale e collettiva. Lo ha detto Piero Grasso presidente del Senato, intervenendo al liceo linguistico Ninni Cassarà a Palermo in occasione della presentazione della mostra fotografica dell ANSA per il Miur Falcone e Borsellino, vent anni dopo dove ha fatto tappa, in seguito a un tour itinerante nelle scuole di altre regioni. Da quando sono presidente del Senato è la prima volta che visito una scuola ha aggiunto Grasso È un emozione essere qui, in una scuola intitolata a Ninni Cassará che è stato un esempio di dedizione al lavoro. Di fronte a una platea affollata di studenti e docenti, Grasso ha ricostruito i suoi primi passi in magistratura, l uccisione del procuratore Scaglione nel 1971, la violenza gratuita e tracotante della mafia, la fermezza e l ostinazione di Falcone e Borsellino nel voler celebrare a Palermo il maxiprocesso, con la costruzione dell aula bunker, e nel quale Grasso fu giudice a latere. Ma anche i sacrifici personali: Il maxiprocesso ha cambiato la mia vita, che da

31 allora è stata blindata ha detto c era una sorte di rancore da parte di mio figlio, allora 14enne per l improvvisa mancanza di tempo libero da trascorrere insieme. Un momento superato con l uccisione del giudice Falcone che durante le vacanze mio figlio aveva iniziato a frequentare. Da quel momento ha capito che per il nostro lavoro si può morire, mi fa piacere che adesso, da solo, abbia deciso di entrare in polizia, ed è alla sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Roma. La mostra, realizzata nel 2012, quando è stata inaugurata dall allora Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è composta da 15 pannelli che ricostruiscono la vita e la carriera dei due magistrati uccisi nelle stragi di Capaci e via D Amelio, ma anche la nascita del pool antimafia e il maxiprocesso, le stragi e poi la ribellione della società civile siciliana. L esposizione è corredata da un documentario realizzato dal responsabile della redazione siciliana dell Ansa, Franco Nuccio, in collaborazione con il fotoreporter Giuseppe Di Lorenzo. Un estratto del video è stato proiettato al liceo Cassarà con le testimonianze di chi, come il magistrato Guarnotta, e le sorelle Maria Falcone e Rita Borsellino, li ha conosciuti. La coscienza civile della città da allora è cambiata, anche grazie a quello che siamo riusciti a realizzare nelle scuole, ha detto Daniela Crimi dirigente scolastica dell istituto linguistico.

32 Parcheggia nel posto dei disabili, condannato. Per la Cassazione è violenza privata ROMA Aveva lasciato per circa 16 ore la propria macchina parcheggiata in un posto riservato ai disabili. Ma a distanza di otto anni, è stato condannato dalla Suprema Corte di Cassazione con sentenza definitiva a quattro mesi di carcere per violenza privata. Quindi parcheggiare nello spazio per i portatori di handicap non è soltanto un reato amministrativo per l infrazione al Codice della Strada ma è sopratutto un reato penale. La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla vicenda di due cittadini palermitani. Un automobilista irrispettoso di 63 anni Mario Milano e la donna che lo ha querelato, Giuseppina una disabile di 49 anni che aveva un parcheggio sotto casa, assegnato nominalmente con indicato il numero di targa della propria macchina, e quindi non era un posto disabili generico. La quinta sezione penale della Suprema Corte ha messo la parola fine alla vicenda giudiziaria che era iniziata nel maggio del Una mattina la donna, rientrando a casa con un amica, aveva trovato il suo posto occupato. Giuseppina che ha problemi fisici gravi era molto stanca, non vedeva l ora di poter rientrare a casa per riposarsi ma

33 il parcheggio riservato alla sua autovettura era occupato abusivamente. Comincia quella trafila che i disabili italiani subiscono sin troppo spesso. Numerose telefonate alla Polizia Municipale, ottenendo una vergognosa risposta, tutti gli agenti erano impegnati in una riunione con il comandante. E le ore passavano senza che Giuseppina potesse parcheggiare e tornare a casa La donna ormai debilitata fisicamente si reca dai Carabinieri. Ma anche loro dichiarano che non possono fare nulla se non girare la propria richiesta ai vigili urbani. Una giornata da dimenticare per la povera Giuseppina che ha termine soltanto alle 2.30 del mattino, allorquando quando la macchina parcheggiata abusivamente sul posto disabili viene finalmente prelevata dal carro attrezzi e portata via. Ma Giuseppina è furente offesa da quel disinteresse che non offende solo lei, ma sopratutto la sua malattia. Una vera manifestazione di vergognosa inciviltà. Quindi decide di querelare il proprietario della macchina.. Inizia così un lunghissimo iter processuale. L uomo, Mario Milano, prova a difendersi sostenendo in un primo momento che la macchina era sì intestata a lui, ma che in quei giorni la stava utilizzando il proprio figlio o persino da sua nuora. Una versione che non convince i magistrati, infatti non c è prova alcuna che l auto sia stata parcheggiata da suo figlio abusivamente nel posto disabili assegnato a Giuseppina. Milano viene condannato in primo grado, a quattro mesi dal giudice monocratico di Palermo. Ricorre in Appello ma la sentenza di 1 grado viene confermata. Il signor Milano non demorde e ricorre in Cassazione. Dinnanzi agli ermellini della suprema corte ribadisce le stesse giustificazioni, ed il suo avvocato sostiene che non può essere condannato perché non è stato lui a parcheggiare nel posto disabili. Inutilmente. I magistrati confermano la sentenza: 4 mesi per violenza privata. E una sentenza

34 importante, che accade per la prima volta, destinata a fare giurisprudenza e, speriamo, a insegnare qualcosa ai cittadini che non rispettano i diritti dei disabili. Quindi da oggi, parcheggiare sulle strisce gialle riservate nominalmente a un disabile non costituisce più soltanto un infrazione del Codice della Strada, dalla quale si esce con una multa salata. Infatti si rischia una condanna penale per violenza privata con tanto di risarcimento alla parte offesa. A Mario Milano è costata 5mila euro oltre a tutte le spese legali e processuali. Sarà un buon esempio? La Polizia di Stato di Agrigento ha arrestato un ventenne cittadino ghanese, autore di torture, sevizie e stupri ai danni di migranti ROMA. La Polizia di Stato di Agrigento ha arrestato oggi un ventenne cittadino ghanese, sbarcato a Lampedusa il 05 marzo scorso, responsabile dei reati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta, al sequestro di persona, alla violenza sessuale, all omicidio aggravato e al favoreggiamento dell immigrazione clandestina, oltre che per i singoli reati scopo, realizzati in concorso con altri trafficanti. L uomo, nei giorni scorsi, era stato sottratto ad un tentativo di linciaggio da parte di alcuni migranti che lo avevano riconosciuto come uno dei responsabili di torture, sevizie e stupri perpetrati in Libia all interno di una safe house dove i migranti venivano privati della libertà personale prima di intraprendere la traversata in mare per le coste italiane. Dal racconto dei migranti, ascoltati dai poliziotti della Squadra Mobile Agrigentina, è emerso che gli stessi

35 venivano sottoposti a torture, anche in diretta telefonica con i propri parenti, ai quali veniva richiesto il pagamento di un riscatto per porre fine alle sofferenze dei loro cari. Ogni volta che dovevo telefonare a casa, lui mi legava e mi faceva sdraiare per terra con i piedi in sospensione e, così immobilizzato, mi colpiva ripetutamente e violentemente con un tubo di gomma in tutte le parti del corpo e in special modo nelle piante dei piedi, tanto da rendermi quasi impossibile la deambulazione. Spesso collegava degli elettrodi alla mia lingua per farmi scaricare addosso la corrente elettrica. Porto ancora addosso i segni delle violenze fisiche subite, in particolare delle ustioni dovute a dell acqua bollente che mi veniva versata addosso. Queste sono solo alcune delle atroci esperienze raccontate dai migranti, che hanno determintato i pubblici ministeri Calogero Ferrara e Giorgia Spiri della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi, ad emettere, lo scorso 14 marzo, un provvedimento di fermo, che è stato eseguito dai poliziotti agrigentini e convalidato dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano. Spaccio di cocaina nella Polizia Penitenziaria. Coinvolto ed arrestato un tarantino

36 Alle prime luci del mattino di venerdì scorso, gli agenti della Squadra Mobile di Taranto cooperando con i colleghi di Alessandria, hanno tratto in arresto un agente di Polizia Penitenziaria 34enne tarantino, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Il giovane arrestato che attualmente presta servizio presso la Casa Circondariale di Forlì, è stato rintracciato in un casa di campagna in provincia di Taranto ed arrestato. Nel corso dell operazione i poliziotti hanno anche recuperato e sequestrato una dose di cocaina probabilmente per uso personale Gli inquirenti ritengono che il 34enne tarantino arrestato faccia parte di un organizzazione dedita allo spaccio di cocaina nei locali notturni di Alessandria, città nella quale lo scorso anno prestava servizio presso la locale Casa Circondariale. L arresto di venerdì segue quello dell ottobre scorso di un altro appartenente alla Polizia Penitenziaria trovato in possesso di circa 200 grammi di cocaina. Nell operazione è stato denunciato anche un altro loro collega, anch egli in servizio nel capoluogo piemontese ritenuto facente parte del sodalizio criminale. Nel corso di una perquisizione nel suo appartamento di servizio, gli investigatori hanno trovato la somma di euro in contanti ritenuta provento dell illecita attività di spaccio. I Carabinieri sbloccano il telefonino di Tiziana, la ragazza

37 campana suicida per un video hard. Indagato l ex-fidanzato Proprio Sergio Di Palo pochi giorni fa, ha sentito bussare alla porta della sua abitazione, ma non gli è bastato nascondere la paura mostrando una normalità di facciata. Quando ha aperto il cancello di casa si è trovato di fronte i Carabinieri che gli hanno notificato un atto giudiziario. L ex fidanzato di Tiziana Cantone, indicato dalla madre della bella trentunenne di Mugnano come colui che avrebbe indotto la figlia a girare filmini porno con uomini diversi, è attualmente indagato per calunnia. La notifica dell invito a comparire in Procura è stato recapitato nella sua villetta del parco con la vista sul mare tra Licola e Pozzuoli dai militari dell Arma della compagnia di Giugliano, ed era firmato dal pm Alessandro Milita della Procura di Napoli e dall aggiunto Fausto Zuccarelli. Di Paolo avrebbe scritto a Tiziana Cantone in un messaggio Per me sei solo un buco. Quella frase scritta con rabbia è adesso inserita negli atti che sono nelle mani del gip Tommaso Perrella del tribunale di Napoli. Sergio Di Paolo, al momento è stato iscritto nel registro degli indagati per aver calunniato i due ragazzi di Battipaglia e gli altri due di Napoli ed Aversa, denunciati in Procura da Tiziana quando era ancora in vita. Dovrà rispondere anche del reato di falso per aver indotto la fidanzata a dichiarare, nella prima denuncia, di aver smarrito il cellulare. Circostanza falsa, raccontata probabilmente soltanto per allontanare il sospetto dalla coppia di aver pubblicato volontariamente i video. Circostanza questa che al momento però, non è stata ancora verificata. Resta quasi scontata l archiviazione da parte del gip Perrella del procedimento per diffamazione aperto nei confronti dei quattro ragazzi che avrebbero chattato con Tiziana per venire poi incolpati da lei stessa. La prossima udienza è fissata per il 5 aprile.

38 L avvocato Bruno Larosa difensore di Sergio Dio Paolo, precisa: In questa vicenda ha già risposto il gip nel rigettare la formulata richiesta di archiviazione del pubblico ministero, in relazione alle indagini dello stesso pm che oggi iscrive nel registro degli indagati Di Palo per altri reati. I Carabinieri della sezione cyber-crime del Comando Provinciale di Napoli con la collaborazione di un consulente, l ingegnere Carmine Testa, sono riusciti a sbloccare il telefono cellulare di Tiziana Cantone, la ragazza di 31 anni che si è tolta la vita a Mugnano (Napoli), evitando che il cellulare si bloccasse, dopo il decimo tentativo di accesso, sfruttando un bug del sistema operativo dell apparecchio, ed hanno estrapolato alcuni file audio risalenti alle ore precedenti alla morte che potrebbero dare importanti informazioni su quanto accaduto. I dati recuperati, comunque, potrebbero dare importanti contributi a tutte le attività investigative in corso che vedono impegnate, in coordinamento, entrambe le Procure

39 C è dunque, la svolta in almeno una delle indagini, mentre l altro filone investigativo, quello sull istigazione al suicidio, difficilissimo da dimostrare aperto dalla Procura di Napoli nord procede spedito verso la ricerca della verità. Tiziana Cantone si era tolta la vita nello lo scorso mese di settembre, dopo la diffusione in Rete di alcuni suoi video hot. Le indagini contro ignoti sulla morte della ragazza, per istigazione al suicidio sono coordinate dal procuratore capo Francesco Greco e dal sostituto procuratore Rossana Esposito della Procura della Repubblica di Napoli Nord. Contemporaneamente è in corso un altra indagine per diffamazione da parte della Procura di Napoli, che coinvolge i quattro destinatari dei video hard (attualmente indagati), partita dalla denuncia presentata da Tiziana Cantone e dal suo ex fidanzato Sergio Di Palo contro chi ha diffuso in rete i video. Infine, c è una terza indagine, sempre coordinata dalla Procura di Napoli, che ipotizza il reato di calunnia. Nei prossimi giorni il pm Esposito ascolterà alcune persone convocate in veste informati sui fatti, ma che non sono quelle persone che sono ritratte nei video.tra i file ci sarebbero le telefonate fatte da Tiziana prima di morire, alcuni messaggi con Di Paolo e un altro ex fidanzato, e un ultimo messaggio che lascerebbe presagire l intento di suicidarsi. Palermo: un magistrato e 15

40 avvocati fra i clienti dei 5 pusher Nell ultima inchiesta denominata in codice H24 della procura di Palermo diretta da Francesco Lo Voi su due gruppi di attivissimi spacciatori sono stati registrato 919 clienti, fra i quali c è anche un magistrato in servizio ad Agrigento in contatto con Francesco Lo Voi, uno degli spacciatori arrestati del blitz della squadra mobile palermitana. E lunghissima la lista dei consumatori finiti nella rete delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Maurizio Agnello della Procura di Palermo che hanno svelato una vera e propria agenzia dello spaccio, che era attiva 24 ore su 24. I due gruppi erano specializzati nelle consegne a domicilio. I clienti facevano riferimento a due utenze cellulari, una sorta di call center, in cui si alternavano i componenti delle bande. Le chiamate partivano anche da uno studio dentistico, dal cellulare di uno steward e anche dal Comando dei Carabinieri. Al momento non c è prova dello scambio di droga tra lo spacciatore ed il militare individuato. Quindici avvocati, un appuntato dei carabinieri, un dentista, un assistente di volo, un assicuratore, alcuni commercianti e due noti ristoratori del centro città. I consumatori di polvere bianca chiamavano a tutte le ore i

41 cinque pusher arrestati la scorsa notte che offrivano dosi di cocaina a prezzi concorrenziali: 50 euro per due dosi. Si tratta di Stefano Macaluso, 32 anni; Antonino Di Betta, 27; Danilo Biancucci, 27; Giovanni Fiorellino, 25; Alessandro La Dolcetta, 21. Stefano Macaluso Giovanni Fiorellin o Danilo Biancucci Antonino Di Betta Alessandr o La Dolcetta Tutti gli spacciatori sono delle vecchie conoscenze delle forze dell ordine ed operavano nella zona della Zisa, a Palermo. I clienti per lo più professionisti della Palermo-bene. I presunti componenti dei due gruppi si alternavano con veri e propri turni di lavoro, scanditi dal passaggio del cellulare di servizio al quale arrivavano le telefonate per la compravendita di cocaina. Molti dei clienti sono stati già segnalati come assuntori abituali di droga alla Prefettura di Palermo. Acquistavano dalle due alle sei dosi a settimana. Il boom di richieste era nel week-end. Le indagini della sezione Narcotici della Questura

42 di Palermo proseguono per accertare i componenti dell organizzazione che riforniva di droga i due gruppi. Il giro d affari mensile dello spaccio è stato stimato in 300mila euro. Fra i clienti anche molti giovani, studenti universitari. Nel periodo di circa tre mesi di indagine sono state registrate oltre 35mila chiamate da parte di circa 700 potenziali acquirenti. Numeri questi, che offrono uno spaccato inquietante del consumo di cocaina a Palermo. Il calcolo della cocaina smerciata da entrambi i gruppi, sulla base del numero medio di consegne giornaliere, raggiunge complessivamente il quantitativo di 2 chili di cocaina con un volume d affari pari a circa 300 mila euro di incassi al mese. Nasce la nuova Fondazione ANIA: più protezione da rischio ed incertezza Ampliare la propria missione per la protezione delle famiglie e delle imprese del nostro Paese, in un momento in cui il sentimento comune è dominato da rischio ed incertezza. E l annuncio con cui questa mattina, nel corso del convegno Ti proteggo!, è stato ufficializzato il nuovo corso della Fondazione ANIA, la Onlus nata nel 2004 per volontà delle compagnie di assicurazione. Dopo 12 anni la Fondazione non si occuperà solo di sicurezza stradale, ma realizzerà un azione sociale che intercetti le esigenze di sicurezza dei cittadini reinterpretandole in chiave di protezione. Il convegno odierno è stato organizzato in collaborazione con la Polizia di Stato, partner storico con il quale la Fondazione ANIA in questi anni ha condiviso la strategia, lavorando con l obiettivo di ridurre il numero e la gravità degli incidenti stradali.

43 Le necessità impellenti del Paese ha spiegato Maria Bianca Farina la presidente della Fondazione ANIA e il bisogno di risposte concrete alle preoccupazioni dei cittadini e delle famiglie italiane, hanno portato ad estendere gli obiettivi ed il raggio d azione della Fondazione verso la sensibilizzazione e la sperimentazione di soluzioni innovative per ridurre i rischi della vita quotidiana. In tal modo la Fondazione potrà contribuire ad innalzare in modo significativo il livello di protezione ed il profilo di certezze del tessuto socio-economico italiano. Così il nostro settore potrà essere, ancora di più e su ambiti ancora più estesi, al servizio del Paese, rafforzandone le fondamenta e potenziandone le capacità di sviluppo. L impegno congiunto della Polizia Stradale e Fondazione Ania ha sottolineato il Direttore del Servizio di Polizia Stradale, Giuseppe Bisogno è orientato a diffondere la cultura di una corretta mobilità stradale, perché la prevenzione è anche comprensione del rischio derivante da comportamenti irresponsabili. Molta strada è ancora da percorrere per raggiungere l obiettivo auspicato e condiviso di salvare quante più vite umane possibile. Il numero ancora troppo alto delle vittime di incidenti stradali impone l adozione di una politica rigorosa in materia di controllo dei conducenti, sia dal punto di vista dell idoneità psico-fisica alla guida che da quello del corretto comportamento. Essenziali, a tal riguardo, risultano azioni incisive di sensibilizzazione, dirette a far comprendere quanto sia importante adottare condotte di guida responsabili per la propria ed altrui sicurezza. Montecitorio A Porte Aperte : al via la 4a edizione di Una vita da social Riparte da Piazza Montecitorio a Roma la più importante e imponente campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, in collaborazione con il Ministero dell Istruzione, con il Ministero dell Università e della Ricerca e con il Patrocinio dell Autorità Garante per l Infanzia e l Adolescenza, nell ambito

44 delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori. Un progetto al passo con i tempi delle nuove generazioni, che nel corso delle tre edizioni precedenti ha raccolto un grande consenso: gli operatori della Specialità hanno incontrato oltre 1 milione di studenti sia nelle piazze che nelle scuole, genitori, insegnanti per un totale di Istituti scolastici, km percorsi e 150 città raggiunte sul territorio e una pagina Facebook con like e 12 milioni di utenti mensili sui temi della sicurezza online. Una Vita da Social, è stata selezionata dalla Commissione europea a dicembre 2016, tra i migliori progetti a livello europeo. La decisione dell istituzione comunitaria, di riconoscere alla nota campagna un indubbio carattere di originalità ed innovazione, è arrivata nel giorno in cui la Commissione europea ha lanciato la Digital Skills and Jobs Coalition, un iniziativa per ridurre il divario esistente sulle competenze digitali in Europa, radunando tutta una serie di stakeholder del settore pubblico e privato degli Stati membri. Una giuria indipendente, su input della Commissione europea, ha selezionato, tra 280 progetti mirati ad elevare le competenze digitali dei cittadini europei, l iniziativa di successo della Polizia Postale italiana, individuandola come la più imponente ed incisiva

45 campagna di sensibilizzazione mai realizzata da un organismo di Polizia. Ancora una volta aziende come Baci Perugina, Facebook, Fastweb, FireEye, Google, Italiaonline con i portali Libero, Virgilio e SuperEva, Microsoft, Poste Italiane, Skuola.net, Symantec, Tim, Vodafone, WindTre, Youtube e società civile scendono in campo insieme alla Polizia di Stato per un solo grande obiettivo: fare in modo che i gravi episodi di cronaca, alcuni dei quali culminati con il suicidio di alcuni adolescenti ed il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto delle tecnologie, non avvengano più. L obiettivo dell iniziativa è quello di prevenire episodi di violenza, prevaricazione, diffamazione, molestie online attraverso un opera di responsabilizzazione in merito all uso della parola. Gli studenti potranno lanciare il loro messaggio positivo attraverso un diario di bordo 2.0. Infatti, grazie alla collaborazione con Baci Perugina, da sempre messaggero d amore, nasce #unaparolaeunbacio, l hashtag per dire no al cyberbullismo documentando le tappe di Una Vita da Social attraverso la condivisione di foto e frasi di tutti gli studenti coinvolti. Da Roma a Sanremo, da Alassio a Ivrea, da Varallo Sesia a Borgomanero, passando da Busto Arstizio, Settimo Milanese, Cremona,

46 Lodi, Bergamo, Brescia, Riva del Garda, Lignano Sabbiadoro, San Donà di Piave, Rovigo, Poggibonsi, Firenze, Pistoia, Lucca, San Miniato, Imola, Forlì, Cesena, Porto Recanati, Camerino, San Benedetto del Tronto, Amatrice, Vasto, Bisceglie, Battipaglia, Lagonegro, Cosenza, Lamezia Terme, Tropea, Messina, Aci Castello, Cefalù, Palermo, Sanluri, Lanusei, Tempio Pausania, gli operatori della Polizia Postale, attraverso un truck allestito con un aula didattica multimediale, incontreranno studenti, genitori e insegnanti sui temi della sicurezza online con un linguaggio semplice ma esplicito adatto a tutte le fasce di età. I dati registrati nel corso degli incontri nelle scuole, evidenziano che le competenze digitali degli studenti provengono in tutto o quasi da esperienze di apprendimento extra scolastico. Ne deriva, pertanto, l importanza delle attività di formazione e sensibilizzazione degli studenti per far sì che la rete possa essere per loro una grande opportunità e non un limite, ma anche rivolte ai genitori e agli insegnanti. I social network infatti sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità di tutti. Preoccupa in maniera più forte il fenomeno del cyberbullismo: circa 2 ragazzi su 3 dichiarano di aver avuto esperienza diretta o indiretta di fenomeni di questo tipo. Per questo motivo accolgono con favore gli incontri gli operatori della Polizia Postale per formare/informare all uso dei social. E proprio successivamente a questi incontri è stato riscontrato un aumento consistente delle denunce di minori nei confronti di coetanei per episodi di bullismo e cyberbullismo. Una Vita da Social è un progetto indirizzato principalmente ai giovani dice Nunzia Ciardi Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni che sono i principali fruitori della Rete. L iniziativa, in collaborazione con il Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca e con il patrocinio del Garante per l Infanzia e l Adolescenza, vuole fare in modo che Internet possa essere vissuto

47 come un opportunità e non come un pericolo. Il divario fra la conoscenza digitale dei giovani e degli adulti è enorme ed è per questo indispensabile fornire loro tutti quegli strumenti utili ad evitare le insidie che la rete può nascondere. Una Vita da Social conclude la Ciardi rappresenta inoltre un esempio positivo di collaborazione fra pubblico e privato perché unisce competenze e conoscenze di importanti Aziende del settore a disposizione dei giovani, dei loro genitori ed insegnanti. Di seguito i dati statistici sul fenomeno del cyberbullismo nel 2016: La storia di Antonio Lattanzi e Anna Maria Manna. Due ennesimi casi di malagiustizia Dopo aver seguito l ultima puntata odierna del programma Sono innocente (RAI 3) condotto dal giornalista Alberto Matano, che si è occupata ieri di Antonio Lattanzi, l ex-assessore ai lavori pubblici di Martinsicuro (Teramo), il quale ha raccontato il suo personale folle caso di persecuzione giudiziaria, Una vera e propria odissea durata dieci anni, con 4 arresti consecutivi, trascorrendo 83 giorni di ingiusta carcerazione, vittima di atti giudiziari (o meglio di ripicca) conseguenziali alle altrettante decisioni del Tribunale del Riesame che annullava le folli teorie del solito pubblico ministero a

48 caccia di protagonismo, con chi un magistrato ha manifestato in realtà la propria incapacità investigativa L incredibile vergognosa storia giudiziaria che ha visto Toni Lattanzi vittima di uno dei tanti casi di malagiustizia italiana, è stata trattata anche dal docufilm Non guardarmi indietro realizzato dal regista Francesco Del Grosso, era stata seguita dal programma televisivo Le Iene (Italia1), ora si appresta a diventare un libro. Non auguro a nessuno dice Lattanzi al quotidiano Il Messaggero quello che ho passato io. E non smetterò mai di ringraziare tutti quelli che mi sono stati vicini in questi lunghi anni, in primis la mia famiglia, e tutte quelle persone che continuano a tenere alta l attenzione, come l associazione ErroriGiudiziari.com. Quando mi chiamano a partecipare a queste trasmissioni continua Lattanzi lo faccio sempre volentieri perchè spero sempre con tutto il cuore che questi errori (o abusi? n.d.r.) non si ripetano più in futuro. Credo poi che sia doveroso lanciare un messaggio di speranza a chi dovesse trovarsi in questa drammatica situazione. Vi assicuro che è dura, anche dopo l assoluzione piena, dover combattere lo stesso contro i sommari giudizi della gente, ci vuole una grande forza d animo per uscirne e tornare a vivere

49 Un altro caso trattato è stato quello di Anna Maria Manna avvenuto in Puglia. Nel 1999 il paese di Palagiano (Taranto) venne sconvolto da un inchiesta giudiziaria : dei bambini di una scuola elementare confessarono alle proprie maestre di aver partecipato a dei festini a sfondo sessuale con degli adulti. Nell inchiesta venne coinvolta anche Anna Maria Manna, una giovane trentenne, perché, sebbene confusamente, viene riconosciuta tra le foto mostrate dagli investigatori. La Manna passò 15 giorni in carcere, prima a Torino, dove si trovava per un concorso pubblico proprio in uno dei giorni in cui era svolto uno dei festini, poi trasferita a Taranto. Viene additata come una pedofila, emarginata e minacciata. Non so assolutamente perchè sono finita nell inchiesta ha dichiarato la Manna. Il suo legale Antonio Orlando ha evidenziato gli errori In un passaggio viene chiesto ad un bambino se avesse toccato la donna e dove. Il bambino risponde: sul naso. Ma nelle trascrizioni compare ben altro: davanti. Il difensore della Manna ha trovato molte altre incongruenze con le trascrizioni. Solo un bambino sostiene di aver visto la Manna fare l amore con un uomo. Mi accusarono di essere in una di queste feste. Mentre io ero a Torino. Ma questo non bastò agli inquirenti. Grazie all incidente probatorio, richiesto dal suo legale, si riuscì a provare la sua innocenza. Infatti i bambini non la riconoscono. E la fine di un incubo. ma chi ha pagato per questo errore giudiziario? Solo la povera Anna Maria. che è stata risarcita dallo Stato con 63mila euro. La sua storia venne trattata anche in un un precedente programma della RAI Presunto colpevole (vedi QUI la puntata) Guardando gli abusi e follie giudiziarie del magistrato che ha ordinato per ben 4 volte la carcerazione del povero Lattanzi, abbiamo pensato alla richiesta di arresti del nostro Direttore formulata da due pubblici ministeri dalla Procura di Taranto sulla base del nulla (rigettata dal Gip del Tribunale ), entrambe evidentemente a caccia di protagonismo mediatico (soltanto?), le quali adesso dovranno

50 rispondere del loro operato dinnanzi alle Magistrature ed Autorità competenti, ci viene spontaneo chiedersi: ma è questa la giustizia di cui parla l ANM Associazione Nazionale Magistrati? Quando avremo anche in Italia una giustizia giusta, e sopratutto quando i magistrati saranno chiamati a rispondere dei loro abusi, omissioni e soprusi. Nei Paesi civili tutto questo non accade. Arresto pm Aosta, il ministro di giustizia Orlando lo sospende da funzioni e stipendio Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando a quanto si apprende negli ambienti del Ministero di largo Arenula, ha firmato questo pomeriggio il decreto ministeriale che dispone la sospensione dalla funzione e dallo stipendio per il procuratore capo di Aosta facente funzioni Pasquale Longarini, a seguito delle vicende che lo vedono coinvolto. Longarini è stato posto agli arresti domiciliari tre giorni fa con l accusa di induzione indebita: è sospettato di aver fornito, in cambio di favori, informazioni a un imprenditore per risolvere problemi di tipo giudiziario o amministrativo. L inchiesta che lo vede

51 coinvolto è condotta dalla procura di Milano, competente sui magistrati di Aosta Appalti pilotati a Maricommi Taranto. La Guardia di Finanza arresta 7 persone I finanzieri del Comando Provinciale di Taranto, guidato dal Col. Gianfranco Lucignano hanno eseguito questa mattina sette nuove ordinanze cautelati richieste dal pm Maurizio Carbone e convalidate dal Gip Pompeo Carriere, nell ambito dell operazione Blackhander sulle tangenti che circolavano dietro le quinte del settore Maricommi della base di Taranto della Marina Militare, inchiesta che si avvia ormai alla sua conclusione. Quattro degli arrestati sono finiti in carcere : Paolo Bisceglia imprenditore siciliano (già arrestato in precedenza) di fatto gestore delle tangenti che venivano richieste ed incassate per gli appalti della Marina Militare, Marcello Martire, 54 anni, dipendente civile del Ministero della Difesa in servizio a Maricommi, gli imprenditori tarantini Giuseppe Musciacchio e Vincenzo Calabrese ritenuti responsabili di corruzione e turbativa d asta. Agli arresti domiciliari sono finiti il capitano di vascello Giovanni Di Guardo ormai ex direttore di Maricommi Taranto, l imprenditore romano Pio Mantovani ed il commerciante tarantino Gaetano Abbate titolare della società Kent srl di Taranto che produce e vende capi di abbigliamento destinati alla Marina Militare, alla Polizia Locale di Taranto.

52 Le indagini ed ulteriori accertamenti su questi pseudo-imprenditori tarantini, che in realtà andrebbero definiti faccendieri si sono incrociate con gli accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza sui tracciamenti finanziari dell asta di aggiudicazione delle statue della storica Processione dei Misteri di Taranto, gestita dalla Confraternita del Carmine a cui appartengono alcuni degli arrestati come De Pace, Musciacchio. E le indagini continuano, per accertare il male dell evasione fiscale che è molto stretto e collegato al giro di tangenti che circolavano negli ambienti della Marina Militare e non solo a Taranto.

53 Il rapporto di Legambiente Mal aria di città 2016 Il problema dell inquinamento atmosferico è sempre più presente, e lo smog in generale è un problema gravoso per molte città di medio-grande dimensione ed una una delle principali cause determinanti l inquinamento in realtà è l eccessiva presenza di veicoli in giro per le strade. Non a caso, sono molti i capoluoghi di provincia che in questo periodo applicano forti restrizioni al traffico stradale, con ordinanze e divieti a varie categorie di mezzi, limitando l accesso alla ZTL e blocchi alla circolazione. Aria sempre più irrespirabile: nel 2015 ben 48 città italiane fuorilegge con il livello di Pm10 alle stelle Situazione critica in Pianura Padana, ma anche nelle grandi e piccole città dell intera Penisola Maglia nera a Frosinone Scalo con 115 sforamenti A testimoniare questa situazione arriva il report di Legambiente elaborato su dati Arpa 2016, stilato in base al tasso di inquinamento. Dall analisi risulta che sono almeno 32 i capoluoghi di provincia italiani ad aver drasticamente superato la soglia limite di polveri sottili nel Dunque il limite di 35 giorni max previsti dalla legge con concentrazioni superiori ai 50 microgrammi al metro cubo, è stato ampiamente oltrepassato. Il Comune che ha trasgredito maggiormente è Torino che si attesta su 86 giorni di sforamenti. Al secondo posto in classifica Frosinone (85). Terzo posto assegnato pari merito a Milano e Venezia (73). Seguono Vicenza (71), Padova e Treviso (68). Tra i capoluoghi di provincia vanno segnalati inoltre Pavia con 67 giorni, Asti (66), Mantova, Alessandria e Brescia (65), Cremona (64), Monza (61), Como (60), Terni (59). Grandi città come Napoli e Palermo si attestano rispettivamente su 57 e 44 giorni di sforamento annui. Chiudono la classifica Bergamo (53), Lodi e Verona (51), Rimini e Vercelli (50), Benevento (45), Avellino (43), Piacenza (42), Roma (41), Reggio Emilia e Rovigo (40), Modena e Novara (39) per finire con Trieste (38). LEGAMBIENTE malaria2016 Città soffocate e avvolte dallo smog. Anche il 2015 per l aria respirata nei centri urbani è stato un anno da codice rosso, segnato da un emergenza smog sempre più cronica. Milano avvolta in una cappa che la fa somigliare a Pechino, la Pianura Padana coperta da un manto

54 di nebbia e smog, la città della Mole dove non si intravedono sullo sfondo le montagne e la vetta del Monviso, o Roma che si risveglia più volte velata da un insolita foschia sono solo un esempio. Non basta appellarsi all assenza di vento e pioggia per intere settimane, l aria diventa sempre più irrespirabile a causa delle elevate concentrazioni delle polveri sottili, dell ozono e del biossido di azoto che causano, tra l altro, danni alla salute dei cittadini e all ambiente circostante. A conferma di ciò arrivano i dati scientifici di Mal Aria di città 2016, il dossier annuale di Legambiente sull inquinamento atmosferico e acustico nelle città italiane. Delle 90 città monitorate dall associazione ambientalista nella campagna PM10 ti tengo d occhio, nel 2015 ben 48 (il 53%), hanno superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti di Pm10. Le situazioni più critiche si sono registrate a Frosinone che guida anche quest anno la classifica dei capoluoghi di provincia dove i giorni di superamento nel 2015 sono stati 115; seguita da Pavia con 114 giorni, Vicenza con 110, Milano con 101 e Torino con 99. Dei 48 capoluoghi fuori legge il 6% (Frosinone, Pavia e Vicenza) ha superato il limite delle 35 giornate più del triplo delle volte, andando oltre i 105 giorni totali; il 33% lo ha superato di almeno due volte e il 25% ha superato il limite legale una volta e mezza. Taranto che viene indicata dagli pseudoambientalisti e pennivendoli locali come la città più inquinata (senza esserlo) in realtà ha superato il limite soltanto un anno su 7!

55 Anche a livello regionale, la situazione non è delle migliori: in Veneto il 92% delle centraline urbane monitorate ha superato il limite dei 35 giorni consentiti; (in particolare quelle di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza), in Lombardia l 84% delle centraline urbane (tutte quelle di Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia, Como e Monza), in Piemonte l 82% delle stazioni di città (en plein per le centraline di Alessandria, Asti, Novara, Torino e Vercelli), il 75% delle centraline sia in Emilia-Romagna (Ferrara, Modena, Piacenza, Parma, Ravenna e Rimini) sia in Campania (Avellino, Benevento, Caserta e Salerno). Per quanto riguarda gli altri inquinanti, PM2,5, ozono troposferico, e ossidi di Azoto, il bilancio è relativo al Per il PM2,5 i capoluoghi di provincia Monza, Milano e Cremona hanno superato il limite del valore obiettivo di 25 µg/m3 di PM2,5 (erano 11 le città nel 2013 e 15 nel 2012). Dati poco rassicuranti riguardano invece dall Ozono: un terzo dei capoluoghi di provincia monitorati (28 su 86) ha superato il limite dei 25 giorni (dati 2014). Prime in classifica Genova e Rimini con 64 giorni di superamento, seguono Bologna (50), Mantova (49) e Siracusa (48). Particolarmente critica la situazione nell area padana per le elevate concentrazioni di questo inquinante. Per gli ossidi di Azoto, sempre nel 2014, sono 10 i capoluoghi di provincia sui 93 monitorati (il 12%) che hanno superato il limite normativo (Torino, Roma, Milano, Trieste, Palermo, Como, Bologna, Napoli, Salerno, Novara). Per Legambiente per contrastare in maniera efficace l inquinamento atmosferico, è indispensabile un cambio di passo nelle politiche della mobilità sostenibile, potenziando il trasporto sul ferro, l uso dei mezzi pubblici e la mobilità nuova, e rendere così le auto l ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini. Oggi l Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante: il tasso di motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti della città di Roma o ai 67 di Catania, contro le 25 auto ogni 100 abitanti di Amsterdam e Parigi o le 31 di Londra. Per l associazione ambientalista è perciò indispensabile una strategia nazionale per la qualità dell aria e un piano per la mobilità in città, accompagnato da studi accurati sulle fonti di emissione, eseguiti a scala locale e urbana, per pianificare le giuste politiche di intervento.

56 L emergenza smog dichiara Rossella Muroni, la presidente nazionale di Legambiente difficilmente si potrà risolvere con interventi sporadici che di solito le amministrazioni propongono in fase d emergenza tra targhe alterne, blocchi del traffico, mezzi pubblici gratis, come avviene attualmente in gran parte delle città italiane, e senza nessuna politica concreta e lungimirante. Per uscire dalla morsa dell inquinamento è fondamentale che il Governo assuma un ruolo guida facendo scelte e interventi coraggiosi, mettendo al centro le aree urbane e la mobilità sostenibile, impegnandosi per approvare a livello europeo, normative stringenti e vincolanti, abbandonando una volta per tutte le fonti fossili e replicando quelle esperienze anti-smog virtuose messe già in atto in molti comuni italiani in termini di mobilità sostenibile, efficienza energetica e verde urbano. Il protocollo firmato lo scorso 30 dicembre continua Muroni tra ministero dell ambiente, rappresentanti di comuni e regioni, non è stato all altezza del problema e il rischio è che si rincorra sempre l emergenza senza arrivare a risultati concreti e di lunga durata. Per questo è urgente e indispensabile che l Italia adotti un piano nazionale per la mobilità urbana, dotato di risorse economiche, obiettivi misurabili e declinabili. La priorità deve essere la realizzazione di nuove linee metropolitane e di tram, a cui devono essere vincolate da subito almeno il 50% delle risorse per le infrastrutture, da destinare alle città, dove si svolge la sfida più importante in termini di rigenerazione urbana e di vivibilità. Mal aria 2016 L emergenza smog 2015, che nel mese di dicembre è

57 stata al centro di una forte attenzione mediatica, non è stata di certo un fulmine a ciel sereno. Nel dossier Legambiente evidenzia come il superamento del Pm10 sia avvenuto già all inizio del 2015: ad esempio Frosinone scalo, prima in classifica nel 2015, ha raggiunto il limite del 35 giorno di superamento il 16 febbraio scorso, Pavia e Torino, rispettivamente seconda e quinta in classifica, il 22 e il 27 febbraio e Milano il 10 marzo. Dati che lasciano pochi dubbi su come sia stata mal gestita fino ad oggi l emergenza smog. Confrontando poi i dati del 2015 con quelli raccolti da Legambiente negli ultimi anni, emerge come per il Pm10 il numero di città che ha superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti (48 nel 2015) sia in linea con la media del numero di città fuorilegge degli ultimi sette anni (48 di media dal 2009 ad oggi). Inoltre le città coinvolte sono quasi sempre le stesse: ben 66 infatti compaiono almeno una volta nella classifica dei capoluoghi che hanno superato i 35 giorni ammessi e di queste ben 27 (il 41%) lo ha fatto sistematicamente 7 anni su 7. Numeri che si trasformano in rilevanti impatti sulla salute: ogni anno l inquinamento dell aria causa oltre morti premature nei paesi dell Unione Europea. Fra questi, l Italia ha uno dei peggiori bilanci in Europa: la Penisola detiene il record di morti per smog con decessi prematuri per il Pm2, per l Ozono e per gli NOx nel solo 2012 (Dati Agenzia Europea dell ambiente). Stime che potrebbero crescere esponenzialmente se come valori limite di riferimento per gli inquinanti si prendessero quelli consigliati dall Organizzazione Mondiale della Sanità; in base a questi valori dell OMS, la percentuale di popolazione in ambiente urbano esposta a concentrazioni di polveri sottili dannose per la salute salirebbe dall attuale 12% a circa il 90%; per l Ozono si passerebbe dall attuale 14-15% al 97-98%. Legambiente ricorda poi che i danni alla salute della popolazione si traducono in costi economici dovuti alle cure sanitarie, che nella Penisola si stimano tra i 47 e 142 miliardi l anno (dati riferiti al 2010). Ci sono poi i danni economici legati al mancato rispetto delle norme italiane ed europee sulla qualità dell aria. Sono due le procedure d infrazione contro il Belpaese, entrambe nella fase di messa in mora. La prima, la 2014_2047, avviata nel luglio 2014 riguarda la cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell aria ambiente e il superamento dei valori limite di PM10 in Italia ; mentre la seconda, la 2015_2043, avviata nel maggio 2015 riguarda l applicazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell aria ambiente ed in particolare obbligo di rispettare i livelli di biossido di azoto (NO2).

58 Tra le altre proposte che Legambiente rilancia a Governo, Regioni e amministrazioni locali, per liberare le città dallo smog e renderle più vivibili ci sono: quella di incrementare il trasporto su ferro con 1000 treni per i pendolari; incentivare la mobilità sostenibile attraverso, 100 strade per la ciclabilità urbana, realizzando un primo pacchetto di nuove corsie ciclabili all interno dell area urbana. Limitare la circolazione in ambito urbano dei veicoli più inquinanti (auto e camion) sul modello di Parigi. Ed ancora prevedere, con una disposizione nazionale, l estensione del modello dell Area C milanese a tutte le grandi città con una differente politica tariffaria sulla sosta, i cui ricavi siano interamente vincolati all efficientamento del trasporto pubblico locale. Fermare i sussidi all autotrasporto per migliorare il TPL. (Nella legge di stabilità 2016 i sussidi all autotrasporto sono 3miliardi di esonero sull accisa e 250milioni di sconti su pedaggi autostradali). Vietare l uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici a partire dalla prossima stagione di riscaldamento. Ridurre l inquinamento industriale applicando autorizzazioni integrate ambientali (AIA) stringenti e rendere il sistema del controllo pubblico più efficace con l approvazione della legge sul sistema delle Agenzie regionali protezione ambiente ferma al Senato da oltre un anno. Infine servono nuovi controlli sulle emissioni reali delle auto. Furto foto vip. Il pm: condannate Selvaggia Lucarelli, Gianluca Neri e Guia Soncini

59 Una serie di evidenze tecniche, non scalfite dai consulenti di parte, oltre a una serie di sms e mail provano il furto, allo scopo di venderle, delle foto scattate nel 2010 alla festa per il 32esimo compleanno di Elisabetta Canalis nella villa comasca di George Clooney. Lo ha spiegato oggi, al termine della requisitoria il pm di Milano Grazia Colacicco, la quale ha chiesto che i blogger Gianluca Neri, Selvaggia Lucarelli e Guia Soncini, accusati di avere rubato segreti e immagini a personaggi dello spettacolo attraverso presunti accessi abusivi nei loro account di posta elettronica, vengano condannati, rispettivamente, Neri ad un anno e due mesi, la Lucarelli ad un anno, e la Soncini a dieci mesi di reclusione. Prima dell udienza di oggi c era stato un tentativo di trovare un accordo tra le parti: fallito l accordo, il processo è ripreso fino alle richieste di condanna presentate dal pm L inchiesta era nata dalla denuncia di sottrazione di un set di immagini scattate quasi 7 anni fa alla festa per i 32 anni dell ex

60 fidanzata di Clooney presentata da Felice Rusconi, marito della showgirl Federica Fontana. Foto che, secondo l accusa, sarebbero state sottratte in modo fraudolento per tentare di essere poi rivendute, alla cifra di 120 mila euro, al settimanale Chi. Scatti rubati questa è la tesi dell accusa violando un account di posta elettronica, ma mai pubblicati dal settimanale Chi. Non erano autorizzati, ha detto in aula nelle scorse udienze il il direttore del settimanale Alfonso Signorini, che pure aveva fiutato lo scoop incredibile contenuto in quelle immagini. Secondo il pm, mentre Soncini era coinvolta dal punto di vista morale, ma senza il dolo specifico, sia Lucarelli che Neri hanno partecipato attivamente alla tentata vendita delle foto. Per quelle foto c è stata una trattativa da diverse migliaia di euro ha detto uno dei legali di parte civile, l avvocato Marco Tullio Giordano che è pienamente provata. Questo tipo di reati ha gravi conseguenze morali per chi le subisce. Le persone non sanno di essere sotto controllo. Canalis lo ha saputo solo nel 2012 e, in quel momento, ha potuto pensare di essere ancora controllata. Ed è attraverso Twitter che Elisabetta Canalis commenta direttamente la vicenda: Sperando che, affidandosi alla prescrizione, questi tre non la facciano franca come al solito.... Secondo il pm, tutti i reati sono stati provati tranne la detenzione e diffusione di codici di accesso per Guia Soncini. In particolare il ruolo di Neri conosciuto come Macchianera, noto blogger, che secondo Colacicco, è stato predominante dal punto di vista tecnico, nonostante non ci sia la pistola fumante, ovvero la

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