RICERCHE DI ARCHEOLOGIA CLASSICA E POST CLASSICA IN SICILIA. General editor. Daniele Malfitana

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2 RICERCHE DI ARCHEOLOGIA CLASSICA E POST CLASSICA IN SICILIA General editor Daniele Malfitana

3 RICERCHE DI ARCHEOLOGIA CLASSICA E POST CLASSICA IN SICILIA Questa innovativa serie monografica nasce dalla volontà di promuovere sul territorio siciliano nuovi studi e ricerche che, superando la frammentazione che spesso ha contraddistinto lo spirito della ricerca archeologica in Sicilia, guidino verso un approccio globale e multidisciplinare al fenomeno storico ed archeologico di età classica e post-classica. Essa riflette anche il recente revival che sul tema del documento, del paesaggio e della cultura materiale si è avviato in questi ultimi anni. L aggettivo post-classico non è inteso esclusivamente nel suo significato storiografico restrittivo ma serve, invece, per creare una congiunzione tra culture recenti spesso immeritatamente trascurate. L obiettivo è chiaro: dar vita ad una piattaforma operativa che possa vedere finalmente dialogare, con un linguaggio comune improntato su metodologie di approccio nuove e stimolanti, specialisti di discipline diverse il cui contributo, specie in ricerche di ampio respiro come queste qui presentate, è sicuramente innegabile. L elemento aggregante è quello delle metodologie di approccio all argomento in virtù delle quali oggi si può cercare di analizzare e studiare uno specifico tema da angolazioni e punti di vista differenti, da competenze professionali diverse all interno di un ampio contenitore cronologico che sia in grado di far valutare un territorio o un manufatto non nella specificità di uno o due secoli solamente ma, al contrario, all interno di una sequenza cronologica di sei, sette o più secoli, l unica in grado di far emergere dati coerenti con lo sviluppo storico complessivo cui i medesimi dati appartengono.

4 Daniele Malfitana - Giuseppe Cacciaguerra Archeologia classica in Sicilia e nel Mediterraneo Didattica e ricerca nell esperienza mista CNR e Università Il contributo delle giovani generazioni. Un triennio di ricerche e di tesi universitarie con la collaborazione di Annarita Di Mauro e Maria Luisa Scrofani testi di G. Amara, P. Amato, S. Barone, B. Basile, A. Branca, G. Cacciaguerra, A. Cannata, P. Cannia, C. Capelli, L. Carilli, L. Claessens, L. De Giorgi, A. Di Mauro, G. Fragalà, C. Franco, I. Giordano, V. Guarnera, V. Gullotta, L. Idà, M. Indelicato, R. Lanteri, G. Leucci, D. Malfitana, A.M. Manenti, N. Masini, G. Monterosso, M. Musco, M.E. Musumeci, C. Pantellaro, V. Reina, C. Rizza, C. Santagati, G. Scardozzi, A. Scienza, M.L. Scrofani, E. Shehi, V. Smiriglio Catania 2014

5 Tutti i diritti riservati. è vietata la riproduzione di testi ed illustrazioni senza il permesso scritto dell Editore, dei Curatori, del Responsabile scientifico dei progetti e degli Autori. Ricerche di archeologia classica e post-classica, vol. II Archeologia classica in Sicilia e nel Mediterraneo. Didattica e ricerca nell esperienza mista CNR e Università. Il contributo delle giovani generazioni. Un triennio di ricerche e di tesi universitarie 446 pp., ill. 17 x 24 cm. ISBN(13): I. Malfitana, Daniele <1967> II. Cacciaguerra, Giuseppe <1977> Progettazione grafica ed impaginazione: Maria Luisa Scrofani Coordinamento grafico e rielaborazione immagini dei contributi: Giovanni Fragalà, Maria Luisa Scrofani Copertina: Giovanni Fragalà, Samuele Barone Coordinamento editoriale: Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra Curatela redazionale: Annarita Di Mauro, Maria Luisa Scrofani

6 Indice Introduzione Daniele Malfitana, Archeologia classica oggi: il modello catanese nell interazione CNR e Università. Opportunità di crescita ed innovazione per le giovani generazioni Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Il quadro delle ricerche e delle attività in laboratorio e sul campo. Strategie per la crescita delle nuove generazioni Beatrice Basile, Angela Maria Manenti, Giuseppina Monterosso, Le collaborazioni tra l IBAM e il Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi di Siracusa Rosa Lanteri, Le collaborazioni tra l IBAM e l Unità Operativa Beni Archeologici della Soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa Cultura materiale e società: processi di conoscenza, analisi ed intepretazione Ricerche di archeologia della produzione e del consumo: il quartiere artigianale di Siracusa Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Il progetto di ricerca sul quartiere artigianale di Santa Lucia Paolo Amato, Alberto Branca, Gli scarti di fornace e gli strumenti per la produzione ceramica Valeria Reina, Cristina Rizza, La ceramica tipo San Giuliano Claudia Pantellaro, Le ceramiche fini da mensa a vernice nera e rossa. Introduzione Valerio Gullotta, Le ceramiche a vernice nera con impasto grigio tipo Campana C Lorenza Carilli, La ceramica fine a vernice nera: le pinecone moldmade bowls Claudia Pantellaro, Le produzioni a vernice nera e rossa: anfore e brocchette Antonino Cannata, La ceramica a pareti sottili e altre produzioni fini Valeria Guarnera, La coroplastica Viviana Smiriglio, Gli unguentari pag

7 Ricerche di archeologia urbana a Siracusa Rosa Lanteri, Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Il progetto di ricerca di via Mauceri Cristina Rizza, La ceramica comune tipo San Giuliano Claudia Pantellaro, Le produzioni italiche e le importazioni orientali Antonino Cannata, La ceramica a pareti sottili Viviana Smiriglio, Le lucerne Paola Cannia, La sigillata italica: nuovi bolli da Siracusa e dalla Sicilia Insediamenti, territorio, paesaggi: strumenti, metodologie e tecniche Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo. Un progetto di ricerca per lo sviluppo sostenibile Daniele Malfitana, Giovanni Leucci, Giuseppe Cacciaguerra, Lara De Giorgi, Giovanni Fragalà, La Guglia d Agosta: indagini archeo-geofisiche per una nuova conoscenza e percezione culturale del monumento Rosa Lanteri, Italo Giordano, Indagini archeologiche preventive: nuovi dati sulla viabilità antica nel territorio megarese Daniele Malfitana, Rosa Lanteri, Giuseppe Cacciaguerra, Archeologia a Ponte Diddino (Priolo Gargallo, SR). Un progetto multidisciplinare su un sito rurale ellenistico, romano e bizantino. Note per un campo scuola di archeologia classica e post-classica per gli studenti Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Archeologia della pesca nella Sicilia sud-orientale: tra metodologie di ricerca e nuove linee interpretative Livio Idà, Marco Musco, Archeologia della pesca nella Sicilia sud-orientale: ricerche e nuovi dati Archeologia sperimentale Attilio Scienza, Quando il DNA incontra la storia: nuovi riscontri sui rapporti genetici di alcuni vitigni dell Italia meridionale e della Sicilia Mario Indelicato, Una vigna romana archeo-sperimentale alle pendici dell Etna pag

8 Le ricerche in Turchia Daniele Malfitana, Maria Luisa Scrofani, La ceramica di Sagalassos decorata a matrice. Tipologia, cronologia, iconografia. Gli oinophoroi Liesbeth Claessens, From iconography to cultural identity, based on the mould-made wares from late Roman Sagalassos Le ricerche in Albania Daniele Malfitana, Eduard Shehi, Giovanni Leucci, Giuseppe Cacciaguerra, Nicola Masini, Giuseppe Scardozzi, Giovanni Fragalà, Cettina Santagati, Maria Elena Musumeci, A Late Roman villa in Dürres (Albania). Digital restitution from an integrated archaeological, remote sensing and geophysical research Saggi Daniele Malfitana, Carmela Franco, Giuseppe Cacciaguerra, Giovanni Fragalà, Archeologia della Sicilia romana, tardoantica e medievale: focus e prospettive di ricerca su documenti, cultura materiale e paesaggi Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra, Carmela Franco, Annarita Di Mauro, Giovanni Fragalà, Merci e scambi tra il Nord e il Sud dell Italia: dati ed osservazioni da alcuni contesti della Sicilia romana, tardoantica e bizantina. Il contributo del «Roman Sicily Project: Ceramics and Trade» Daniele Malfitana, La Campana C in Sicilia: un problema archeologico-archeometrico aperto Carmela Franco, Claudio Capelli, Sicilian flat-bottomed amphorae (1 st -5 th century AD). New data on typo-chronology and distribution and from an integrated petrographic and archaeological study Giulio Amara, Archeologia e statalismo in Rostovtzeff. L Egitto tolemaico del III sec. a.c. Maria Luisa Scrofani, Abbreviazioni bibliografiche Organigramma, autori coinvolti nell edizione del volume e collaboratori pag

9 Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo. Un progetto di ricerca per lo sviluppo sostenibile Daniele Malfitana, Giuseppe Cacciaguerra Introduzione Il territorio di Priolo Gargallo ha costituito sin dall antichità un importante area di sviluppo di insediamenti e rappresenta, nel contesto siciliano e mediterraneo, un area di fondamentale importanza culturale e ambientale per la presenza di pregevoli siti archeologici ed emergenze architettoniche e paesaggistiche (Fig. 1). Esso, testimone di importanti momenti storici e custode di un immenso patrimonio archeologico, ricco di risorse culturali di straordinario fascino, rappresenta un contesto di grandi potenzialità per la ricerca in generale e per sviluppare un processo di valorizzazione dei beni culturali e ambientali, dalla loro fase iniziale di conoscenza alla fase finale di fruizione. La sfida posta dal progetto di ricerca è quella di trasformare, in stretta collaborazione con il Comune di Priolo Gargallo e con la Soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa queste grandi risorse in uno strumento di proiezione, culturale e sociale, che preveda, la realizzazione ideale di un museo diffuso, ponendo basi concrete per la sperimentazione di itinerari archeologici e ambientali che consentano di visitare le notevoli testimonianze sparse nel territorio. Il progetto di ricerca è stato configurato come un vero e proprio progetto di sviluppo locale, dove all iniziale interesse scientifico e culturale per lo studio ed il recupero delle testimonianze del passato che insistono nel territorio di Priolo Gargallo, da Thapsos ai Monti Climiti, è stata affiancata la volontà di identificare un modello di gestione e governance 1 del patrimonio culturale complessivo, che veda valorizzate le varie e diversificate emergenze culturali che contraddistinguono l area al fine di creare un sistema per la valorizzazione e la fruizione di beni culturali. Un progetto di ricerca per il patrimonio archeologico e culturale di Priolo Gargallo Il territorio di Priolo si distingue per la presenza di importanti risorse naturali e agrarie che hanno permesso lo sviluppo di numerosi insediamenti dalla Preistoria all età moderna. Le caratteristiche della fascia costiera, all interno del Golfo di Augusta, hanno dato vita tra il Bronzo Medio e Tardo all importante insediamento di Thapsos, posto sulla Penisola Magnisi, emporio commerciale preistorico di scala mediterranea. La zona compresa tra il Mar Ionio e i Monti Climiti ha rappresentato da sempre un area di passaggio obbligato per la viabilità che da Siracusa si dirige verso Nord, permettendo il transito verso Megara Hyblaea, Leontinoi e Katane nell antichità classica, Augusta, Melilli, Lentini e Catania dall età medievale in poi. Lungo questa fascia di territorio sono sorti numerosi insediamenti in età greca e romana, stazioni di sosta lungo l arteria della Via Pompeia e insediamenti rurali che 1 Prezioso 2009.

10 142 Daniele Malfitana - Giuseppe Cacciaguerra Fig. 1. Penisola Magnisi (Thapsos). Veduta da Sud-Est. Fig. 2. Guglia d Agosta.

11 Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo 143 sfruttavano le ricche risorse agricole della zona. Al periodo romano-repubblicano appartiene l importante monumento funerario denominato Guglia d Agosta o di Marcello (Fig. 2) che attesta la presenza nel territorio di elementi delle élites romane. Documento di straordinario interesse sul quale stanno convergendo attenzioni particolari. Tra la tarda antichità e l età bizantina il territorio di Priolo Gargallo viene interessato da un occupazione antropica capillare con la formazione di numerosi grandi insediamenti e villae presso cui sorgono gruppi di cimiteri sub divo e catacombe (Fig. 3), in alcuni casi provviste di elementi architettonici e decorazioni che ne fanno tra gli esempi più importanti dell Italia meridionale (Riuzzo, Manomozza, ecc.). In questo periodo viene anche costruita la basilica di San Foca, esempio di architettura sacra bizantina tra le più conservate della Sicilia. In età medievale il territorio viene suddiviso in diversi feudi (Mostringiano, Bigeni, Spalla, ecc.). Il XIII secolo si contraddistingue per lo stanziamento degli Ospitalieri di San Giovanni, mentre a partire dal XIV secolo sorgono nel territorio un castello (Castelluccio di Monte Climiti, Fig. 4) ed alcune torri (Torre del Fico) a difesa dei feudi. In età moderna lo sfruttamento agrario si palesa con lo sviluppo di numerose masserie e casolari, spesso costruiti su preesistenti strutture rurali di età medievale. Gli esempi di queste architetture sono innumerevoli ma tra di esse spicca per grandezza, monumentalità e pregio artistico la Masseria del Casino Grande, costruita tra il 1740 e il 1750 da Michelangelo Di Giacomo per il barone Vincenzo Beneventano dal Bosco. Solo nel 1807 avvenne la fondazione dell attuale città di Priolo Gargallo nell area dell omonimo feudo grazie alla licentia populandi concessa a Tommaso Gargallo da Ferdinando III di Borbone Re di Sicilia. Anche la storia recente, contraddistinta dal repentino e non pianificato sorgere di impianti industriali tra gli anni 50 e 60, è di fatto una riserva delle importanti testimonianze di archeologia industriale. Vecchie fabbriche ormai del tutto dismesse (e in molti casi da bonificare in toto) e macchinari testimoniano oggi tecniche e sistemi di produzione ormai abbandonati ma segni di una storia, economica e sociale, che continua a vivere nel territorio e per il territorio. Ed è proprio su questa interconnessione tra sistema industriale e città moderna che deve potersi attuare un proficuo dialogo per una rivalutazione ed un riuso di modelli e spazi ormai del tutto abbandonati. Nel 2009, alla vigilia del progetto di ricerca, il territorio di Priolo Gargallo mancava di uno studio scientifico sistematico delle emergenze archeologi- Fig. 3. Catacomba Manomozza III.

12 144 Daniele Malfitana - Giuseppe Cacciaguerra Fig. 4. Castelluccio di Climiti. Fig. 5. Frontespizio del volume Priolo romana, tardoromana e medievale, Catania che, architettoniche e di archeologia industriale su base territoriale. Sebbene non siano mancati nel passato indagini archeologiche approfondite, ad esempio a Thapsos con gli scavi di Paolo Orsi, Luigi Bernabò Brea e Giuseppe Voza e nelle catacombe presenti nel territorio (ancora P. Orsi, S.L. Agnello, E.G. Picone), oltre a lavori più recenti e generali (Musumeci), allo stato attuale non esiste una cartografia specifica e scientificamente studiata che evidenzi in pieno l evoluzione dei paesaggi antropici e naturali per individuarne peculiarità e sviluppi storici per una loro corretta valorizzazione. Inoltre la conoscenza è territorialmente frammentaria e orientata principalmente a favore della fascia costiera, mentre rimane poco o per nulla conosciuta l area più interna costituita dai Monti Climiti e dalle zone ad essi circostanti. Il volume Priolo romana, tardo romana e

13 Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo 145 medievale, pubblicato nel 2011, ha avuto lo scopo di riorganizzare la documentazione archeologica del territorio focalizzando l attenzione su temi, aspetti e contesti specifici senza mai dimenticare l interesse e la necessità di raccontare una storia globale del territorio (Fig. 5). La particolare attenzione posta alle testimonianze di archeologia romana e medievale si è resa necessaria per colmare i maggiori vuoti di documentazione presenti nel territorio, anche attraverso una rinnovata lettura delle fonti e della toponomastica del territorio da tempo legate a vecchie linee di interpretazione 2. Parallelamente è stato proposto un primo inquadramento morfogeologico del territorio e delle aree limitrofe 3 e i primi risultati ottenuti dal contributo dell aerofotografia per la ricostruzione della struttura topografica del territorio 4. Infine, i risultati delle ricerche archeologiche condotte nel territorio accompagnate dalla presentazione delle testimonianze della cultura materiale di età romana, tardoantica e medievale ha permesso di dare spessore all interpretazione storica, topografica e archeologica. Un progetto tra ricerca archeologica, pianificazione territoriale e fruizione del patrimonio culturale Il territorio di Priolo Gargallo risulta in buona parte occupato da grandi impianti industriali che hanno purtroppo intaccato, in taluni casi irrimediabilmente, un ampia porzione della fascia costiera. Sebbene l azione di tutela da parte degli enti preposti sia stata sempre attiva ed attenta nell area in questione, appare sempre più evidente la difficoltà di riuscire a controllare e monitorare i territori a causa della frammentazione delle competenze e dell incessante incremento delle attività antropiche e, appunto, industriali. Mancava, purtroppo, una carta del rischio per i beni culturali e ambientali, che appare oggi, specie per una amministrazione pubblica dotata di un efficace Piano Regolatore Generale, strumento indispensabile per la gestione dei beni in oggetto, e mancavano del tutto approfondimenti di carattere storico-documentario ed archeologico-insediativo che unite ad altri stumenti di indagine potessero contribuire ad una più netta disamina del paesaggio antico e post-antico dell area presa in esame. Proprio questa problematica ha reso necessario un approccio multidisciplinare della ricerca. In quest ottica, un obiettivo fondamentale sviluppato nel corso dei cinque anni di attività è stato la creazione di una piattaforma GIS di tutte le testimonianze culturali del territorio 5. L applicazione di un sistema informativo geografico integrato è oggi lo strumento più efficace per lo studio di aree a lunga continuità di vita e spesso travagliate paesaggisticamente come è appunto il caso di Priolo. L idea è stata anche quella di individuare un modello di sviluppo sostenibile per una città ed un territorio che possono aspirare a incentrare il loro sviluppo su una adeguata valorizzazione del patrimonio culturale attraverso una serie di applicazioni innovative per la conoscenza e la rivalutazione del territorio. 2 Malfitana - Cacciaguerra 2011c; Cacciaguerra - Di Mauro Lazzari Scardozzi Malfitana - Cacciaguerra - Barone 2011.

14 146 Daniele Malfitana - Giuseppe Cacciaguerra Fig. 6. La Guglia d Agosta tra le Saline di Priolo e la Centrale ENEL Archimede. L identificazione di Priolo Gargallo e del suo territorio come area a vocazione esclusivamente industriale ne ha contraddistinto da tempo e segnato in maniera netta la sua stessa immagine (Fig. 6). Tale pregiudizio ha posto in secondo piano il vasto ed importante patrimonio Fig. 7. Frontespizio del volume Il patrimonio culturale di Priolo Gargallo, Catania culturale e paesaggistico presente nell area e, di conseguenza, la sua stessa valorizzazione e fruizione. Sebbene nell area sia presente la Riserva Naturale Orientata delle Saline di Priolo attrezzata con percorsi ad hoc e piuttosto frequentata da visitatori, il restante patrimonio è conosciuto principalmente a studiosi e ricercatori del settore e non è stato sinora portato all attenzione del pubblico né inserito in possibili circuiti turistico-culturali. Inoltre, la fruizione di molti siti è spesso resa difficile per la stessa natura della loro ubicazione, sovente collocati in aperta campagna e senza indicazioni sui percorsi di accesso quando essi non ricadono all interno di aree industriali ormai del tutto inaccessibili, anche per evidenti ragioni di sicurezza alla salute. Una priorità di grande rilevanza e dal forte impatto verso l esterno, pertanto, è stata quella di avviare, sia pur preliminarmente, una graduale valorizzazione della storia più recente del territorio di Priolo, contraddistinta, come più volte detto, dal repentino sorgere di impianti industriali tra gli anni 50 e 60, oggi riserva di importanti testimonianze di archeologia industriale. Vecchie fabbriche e macchinari dismessi da tempo testimoniano tecniche e sistemi di produzione ormai abbandonati ma rappresentano anche una storia che continua a vivere nel territorio. Questo patrimonio non è stato ancora valorizzato e reso fruibile, sebbene presenti una grande potenzialità. Esempi assai noti in alcune realtà italiane (vd. ad es. il caso della grande centrale elettrica Montemartini

15 Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo 147 a Roma, dismessa e riutilizzata oggi come contenitore museale) sono in grado di dimostrare che è possibile applicare progettualità ed idee anche in alcune realtà di Priolo. Queste ultime, ad esempio, in occasione di specifiche manifestazioni culturali potrebbero divenire spazio destinato ad esposizioni museali o di mostre, che avrebbero così, all occhio del fruitore, il duplice scopo di far vedere l oggetto della mostra ma allo stesso tempo di mettere in mostra il contenitore stesso. La Centrale Elettrica Archimede o il complesso del depuratore IAS potrebbero costituire - attraverso uno studio specifico ed un meditato progetto di ripresa, recupero e restauro - strumenti di comunicazione culturale dall elevato impatto sociale. Per rispondere a queste specifiche problematiche è stato realizzato nel 2012 un volume introduttivo alla fruizione del patrimonio archeologico e culturale del territorio, che rappresenta in realtà un primo esperimento e una proposta preliminare di percorsi di visita dei siti archeologici, monumentali e culturali di Priolo Gargallo (Fig. 7) 6. D. Malfitana La ricerca archeologica nel territorio di Priolo Gargallo: obiettivi raggiunti, nuovi interrogativi e prospettive di ricerca Le indagini condotte nel triennio nell ambito del progetto Ricerche sul patrimonio culturale di Priolo Gargallo: paesaggio, popolamento, cultura materiale e storia 7 e nei due anni successivi con ricerche mirate nei due contesti della Guglia d Agosta e di Ponte Diddino 8 hanno dimostrato che anche progetti di ricerca limitati al territorio di un piccolo comune possono essere scientificamente rilevanti se essi vengono strutturati su una linea di ricerca multidisciplinare e, soprattutto, se sono mirate anche allo sviluppo di politiche per la valorizzazione e la fruizione dei beni archeologici e culturali. Le ricognizioni intensive di porzioni del territorio, le campagne di foto aeree, i survey geofisici, gli studi sulla cultura materiale hanno permesso di acquisire una documentazione unica che inizia a delineare un quadro piuttosto preciso sulle dinamiche di trasformazione del territorio di Siracusa tra l età ellenistica e medievale. Si tratta di un contesto poco indagato e non caratterizzato sulla base di parametri scientifici mirati alla definizione di specifici temi e problematiche, una città che per l importante ruolo politico ed economico rivestito nella Sicilia romana e altomedievale non aveva ancora mostrato dati sufficienti per una ricostruzione dettagliata. Le ricerche condotte dal 2009 in poi, viceversa, sono state mirate alla soluzione di precise questioni con risultati interessanti che aprono nuove prospettive di ricerca. Il lavoro di ricerca è stato particolarmente complesso anche per l eterogeneità degli enti coinvolti e delle diverse professionalità messe in campo. Nella ricognizione del territorio si sono impegnati gli allievi e i collaboratori della cattedra di Metodologie, cultura materiale e produzioni artigianali del mondo classico, tenuta dal prof. D. Malfitana e attiva presso il corso di Laurea Magistrale in Archeo- 6 Malfitana - Cacciaguerra - Di Mauro Malfitana - Cacciaguerra 2011c; Malfitana - Cacciaguerra - Di Mauro Vedi contributi in questo volume.

16 148 Daniele Malfitana - Giuseppe Cacciaguerra Fig. 8. Studente impegnato in operazioni di rilievo sul Castelluccio di Climiti (2010). logia dell Università di Catania, che hanno fornito un sostegno logistico e scientifico costante durante le attività sul campo (Fig. 8). La ricognizione è stata effettuata in modo intensivo e organizzata su un sistema di campionatura stabilita in fase di elaborazione progettuale e finalizzata a coprire la maggior superficie di territorio all interno dell area oggetto di indagine. Le operazioni di ricognizione hanno prodotto una completa schedatura delle Unità Topografiche e la documentazione sul campo dei materiali, principalmente ceramici, per mezzo di foto e disegni che hanno permesso di contestualizzare e inquadrare cronologicamente i siti. Le indagini, infine, sono state condotte anche con l ausilio di strumenti per la georeferenziazione (principalmente DGPS) utili alla localizzazione di tutte le emergenze individuate sul campo. Il survey è stato affiancato da indagini intra-site condotte mediante strumenti geofisici, in particolare georadar (GPR) e geoelettrica. Il contributo di questi strumenti è stato possibile grazie al coinvolgimento diretto del dott. Giovanni Leucci, ricercatore presso la sede di Lecce dell IBAM-CNR. Essi, applicati a due contesti particolari (Guglia d Agosta e Ponte Diddino) hanno moltiplicato i dati a disposizione permettendo di chiarire problematiche specifiche e di migliorare anche sostanzialmente la conoscenza dei siti (Fig. 9) 9. L uso di questi strumenti diagnostici è stato affiancato da una campagna di foto aeree oblique condotta dal dott. G. Fragalà, Responsabile del Laboratorio di Fotografia Archeologica dell IBAM-CNR, grazie alla disponibilità del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell Arma dei Carabinieri che ha messo a disposizione un elicottero per effettuare i sorvoli sull area oggetto della ricerca e in particolare sui siti più problematici del territorio (Fig. 10). Questa documentazione è stata completata con l acquisizione di foto aeree storiche degli anni del XX secolo e di imma- 9 Vedi contributi in questo volume.

17 Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo 149 Fig. 9. Prospezioni geofisiche sul sito di Ponte Diddino (2013). Fig. 10. Foto aerea dell area archeologica di Specchi-Aguglia e della Guglia d Agosta ripresa nella campagna aerea del 2010.

18 150 Daniele Malfitana - Giuseppe Cacciaguerra gini satellitari di varie fonti. Questo lavoro ha permesso di individuare nuovi siti archeologici e ha sensibilmente migliorato la conoscenza e la contestualizzazione di quelli già conosciuti 10. Infine, è stato deciso di organizzare i dati su una piattaforma informativa geografica prendendo come caso applicativo una porzione del territorio di Priolo Gargallo che rappresenta certamente la realtà più problematica del territorio indagato dal punto di vista del monitoraggio e gestione del patrimonio culturale dato il fortissimo impatto antropico e in particolare industriale che lo ha interessato recentemente. Il GIS realizzato rappresenta un esperimento importante che necessita certamente di essere migliorato e arricchito ma che ha dimostrato ampiamente la sua capacità di archiviazione e gestione delle informazioni e la sua utilità per un area che da tempo ha bisogno di essere monitorata 11. Le dinamiche insediative e la trasformazione dei paesaggi tra l età romana e medievale Le ricerche condotte nel territorio di Priolo Gargallo, e più in generale nell area megarese, mirate in particolare alla definizione delle trasformazioni delle campagne tra l età romana e medievale, hanno fornito documentazione sufficiente per proporre una articolazione delle dinamiche insediative, permettendo di ampliare i dati provenienti da segnalazioni e rinvenimenti sporadici che avevano caratterizzato per molti anni le ricerche in questa porzione della regione. Questo lavoro, inoltre, è stato mirato anche alla definizione della cronologia di contesti già conosciuti al fine di essere inseriti in un rinnovato quadro interpretativo. L interesse verso queste problematiche, infatti, scaturisce dall assenza di ricerche che abbiano come obiettivo fondante la comprensione del ruolo socio-economico della città in una prospettiva mediterranea nella lunga fase di passaggio che dall età ellenistica porta al pieno Medioevo, indagine che non può prescindere dallo studio delle aree rurali più prossime ad essa. Il territorio, pertanto, risponde pienamente a queste caratteristiche e ne fanno un area fondamentale per l indagine archeologica 12. Per il periodo più antico qui preso in considerazione, è stata verificata la continuità delle sedi antropiche tra l età greco-ellenistica e repubblicana, sebbene allo stato attuale non sia possibile verificare l esistenza di dinamiche interne agli insediamenti che possono avere subito trasformazioni anche sostanziali. Viceversa, è probabile una discontinuità della maglia insediativa tra l età repubblicana e la prima età imperiale, ma il dato attende ulteriori ed approfondite ricerche 13. Durante la media e la tarda età imperiale si verificano un progressivo incremento ed una espansione dei siti rurali. Essi sono evidenti nella eterogeneità della cultura materiale, nell evidenza di nuove strutture funerarie complesse e nella moltiplicazione ed ingrandimento degli insediamenti nel territorio. Questo fenomeno entra in crisi nel corso della prima metà del V secolo, probabilmente per le riper- 10 Scardozzi Malfitana - Cacciaguerra - Barone Vallet - Voza 1984, p. 42; Lanteri 1997; Musumeci 2007, pp ; Malfitana - Cacciaguerra 2011c. 13 Cacciaguerra 2011l.

19 Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo 151 Fig. 11. Carta archeologica delle aree insediative a Sud di Priolo Gargallo. cussioni materiali, sociali ed economiche dell occupazione dell Africa e delle incursioni dei Vandali. Ciò è evidente nelle profonde fratture della maglia insediativa documentate attraverso i numerosi abbandoni diffusi sia sulla costa che nel resto del territorio 14. In seguito a questi eventi, la riorganizzazione del territorio vede la creazione di nuovi insediamenti e l occupazione di porzioni di territorio in precedenza poco o nulla antropizzati. L evidenza più importante mostrata dal territorio di Priolo Gargallo è la formazione di un insediamento complesso nell area di Manomozza (Fig. 11), già esistente nella media-tarda età imperiale ed ulteriormente sviluppatosi, forse con una struttura polinucleata, dopo la metà/fine del V secolo. La basilica di San Foca, edificata nello stesso periodo o nei secoli immediatamente successivi, era probabilmente integrata nell area dell insediamento o posta ai suoi margini. Essa ebbe non solo un ruolo nel processo di cristianizzazione delle comunità rurali, ma è ipotizzabile che sorgesse anche in relazione ad un luogo di scambio (mercato stagionale, fiera, ecc.) come farebbero pensare la titolazione e l ubicazione 15. L insediamento di Manomozza continuò a vivere fino al IX secolo quando fu in gran parte abbandonato. Si tratta, effettivamente, di una continuità insediativa che caratterizza molti insediamenti del territorio che attestano la presenza di indicatori ceramici riconducibili al VIII e IX secolo. è attestata, inoltre, una certa vitalità economica sottolineata dalla relativa diffusione di anfore da trasporto d importazione e altre produzioni. Il IX secolo, tuttavia, sancisce anche una profonda frattura nella struttura delle campagne, in concomitanza con le fasi di conquista araba sulla terraferma. Esse provocarono certamente vuoti demografici e forse l abbandono temporaneo degli insediamenti o la concentrazione in pochi abitati difesi. In questo periodo i dati archeologici documentano numerosi abbandoni su tutto il territorio, e non concentrati sulla costa, come spesso ritenuto. L età islamica, infatti, eredita questo impoverimento mostrando una maglia insediativa irregolare Cacciaguerra 2009a; Cacciaguerra 2011l. 15 Cacciaguerra 2009a; Cacciaguerra 2011d; Cacciaguerra 2011l. 16 Cacciaguerra 2009a; Cacciaguerra 2011l; Cacciaguerra 2013.

20 152 Daniele Malfitana - Giuseppe Cacciaguerra L età normanna sembra ereditare in gran parte questo diradamento delle sedi antropiche. In particolare, il casale di Agulia, attestato dalle fonti per tutto il XII secolo sembra possa essere identificato con l area circostante la basilica di San Foca che ha restituito abbondanti indicatori ceramici per questa fase, portando ad escludere l identificazione con la Guglia d Agosta che non ha rivelato evidenti segni di frequentazioni medievali 17. è stato possibile, inoltre, ricostruire esattamente i confini del casale grazie all interpretazione della dettagliata descrizione contenuta in un documento del I dati per l età sveva risultano piuttosto poveri e si attende di completare la ricognizione del territorio per una più corretta interpretazione mentre la seconda metà del XIV secolo vede l edificazione del Castelluccio di Climiti in un periodo di profondo incastellamento delle campagne siciliane ad opera delle principali famiglie feudali 19. La viabilità Le ricerche sono state concentrate anche sullo studio della viabilità per un territorio che ha da sempre rappresentato un area di passaggio lungo la costa orientale della Sicilia. Le ricerche condotte sulla viabilità romana e medievale della Sicilia hanno definito da tempo topografia e sviluppo delle strade principali 20. Gli importanti risultati finora conseguiti, tuttavia, non rappresentano certamente un punto d arrivo della ricerca in questo campo ma, viceversa, rivelano ampie problematiche ancora da risolvere. Il tracciato della cosiddetta Via Pompeia nel tratto più meridionale che attraversa il territorio di Priolo e l area megarese e conduce a Siracusa può essere considerato paradigmatico delle problematiche metodologiche che interessano la ricostruzione della viabilità romana in Sicilia e rappresenta un punto di partenza per la loro soluzione. L archeologia della viabilità della Sicilia segue da tempo una metodologia di ricerca basata sulla successione degli insediamenti lungo un percorso ipotetico. Questo approccio molto diffuso sembra uno dei principali punti deboli delle ricostruzioni proposte per la viabilità romana dell isola. In primo luogo, infatti, per la definizione del modello vengono utilizzati contemporaneamente siti di età repubblicana, imperiale, tardoantica e bizantina senza le necessarie distinzioni cronologiche, né verificando la presenza di dinamiche insediative che possono avere contribuito ad importanti variazioni dei quadri. Inoltre, si ritiene che l analisi della viabilità debba sempre basarsi sulla presenza materiale o indiretta (anomalie aeree, ecc.) di una strada o di altri elementi strettamente connessi alla viabilità (miliari, ecc.). Nell analisi delle problematiche legate alla viabilità, tuttavia, è sempre necessario analizzare separatamente le strade principali lungo gli assi regionali di collegamento e la maglia di strade minori e trazzere, poiché si pongono su piani diversi e subiscono nel tempo trasformazioni non parallele. La viabilità principale di età 17 Cacciaguerra 2011b; Cacciaguerra Cacciaguerra 2011a; Cacciaguerra 2011h. 19 Cacciaguerra 2011g; Cacciaguerra 2012b. 20 Uggeri 2004; Uggeri 2007.

21 Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo 153 Fig. 12. Ricostruzione della viabilità tra Manomozza e l insediamento di Fico-Pezzagrande (2010). romana permetteva il collegamento tra le principali realtà urbane della Sicilia e certamente alcuni insediamenti rurali erano funzionalmente relazionati a questi assi stradali. La struttura insediativa delle campagne, tuttavia, non si poneva sempre in posizione subalterna alla viabilità ma spesso si sviluppava sciolta da relazioni di diretta dipendenza con essa. Certamente il rapporto tra strade e insediamenti subì modificazioni nel tempo e per questo l indagine non può prescindere dallo studio delle dinamiche insediative dei territori che esse attraversavano. Questo approccio metodologico ha portato a fornire dati molto interessanti e precisi rispetto a quelli prodotti in passato che, complementari a quelli acquisiti a Megara Hyblaea, permettono di affrontare le ricerche su nuove basi. Un rinnovato esame delle fonti, le ricognizioni, l analisi delle foto aeree storiche e attuali e i survey geofisici, hanno fornito una nuova interessante documentazione che permette di delineare un primo quadro della viabilità basato su dati oggettivi. è stato possibile così individuare un lungo tratto di viabilità costiera, pertinente ad una fase dell antica Via Pompeia, che ha continuato ad essere in uso durante l età medievale e moderna ma che doveva probabilmente ricalcare l asse di una più antica strada di età greca. Essa subì certamente delle modificazioni e dei leggeri spostamenti dei tracciati documentati non solo dall esame delle anomalie aeree ma anche dalle indagini geofisiche che sembrano mostrare più assi paralleli. Si tratta di dati molto interessanti che permettono di identificare archeologicamente un tratto importante della viabilità settentrionale di Siracusa. Il dato più interessante, tuttavia, viene dall identificazione di un secondo tracciato che dall area della Guglia d Agosta si stacca dalla Via Pompeia per raggiungere Manomozza e poi

22 154 Daniele Malfitana - Giuseppe Cacciaguerra ricongiungersi nuovamente con la viabilità costiera un paio di chilometri più a Nord (Fig. 12). Questo quadro permette di proporre una serie di considerazioni interessanti. In primo luogo, gli abbandoni che si verificarono nel corso del V secolo d.c. e interessarono anche siti grandi e importanti come Specchi-Aguglia e Fico-Pezzagrande, sebbene fossero localizzati lungo una arteria fondamentale per Siracusa, indicano che la viabilità non è sempre elemento catalizzante dell insediamento umano. Allo stesso tempo, il tratto stradale secondario individuato immediatamente ad Ovest mostra come esso non determinò l abbandono della Via Pompeia che certamente rimase in esercizio, ma piuttosto divenne un percorso che permetteva al grande insediamento di Manomozza di essere connesso alla strada costiera 21. Gli edifici di culto e le aree funerarie Le indagini hanno avuto per oggetto anche gli edifici di culto e le aree funerarie di età romana e altomedievale presenti nel territorio. Nello specifico, per quanto riguardo i primi, le ricerche sono state concentrate sulla Basilica di San Foca, immediatamente a Sud di Priolo Gargallo. Lo studio è stato rivolto, in particolare, alla contestualizzazione della chiesa nell ambito degli insediamenti presenti nell area, dimostrando che esso era strettamente connesso al complesso insediativo di Manomozza, sorgendo probabilmente nell area periferica nord-orientale. In particolare, la ricognizione nei campi circostanti ha mostrato la presenza di ampie tracce di un insediamento che rimase in vita senza soluzione di continuità dal V/VI secolo al XII secolo. Questi nuovi dati hanno fatto ipotizzare che l area potrebbe avere accolto il casale di Agulia, attestato dalle fonti normanne, la cui identificazione con l area della Guglia d Agosta al momento non è comprovata da dati archeologici 22. L analisi dell architettura ha permesso, inoltre, di evidenziare le caratteristiche costruttive dell edificio e di chiarire alcuni aspetti dell impianto planimetrico (Fig. 13). In special modo, il confronto con la chiesa rinvenuta nell area dell insediamento di Santa Caterina (Melilli) ha mostrato che tra il Tardoantico e l Altomedioevo l area megarese accoglieva edifici di culto strutturalmente molto diversi, edificati da maestranze con un bagaglio di conoscenze che rispondeva a specifici committenti o realtà insediative. I contesti insediativi in cui sorgono i due edifici, infatti, hanno mostrato un livello socio-economico molto diverso. Si tratta delle prime indagini condotte nell area che affrontano queste tematiche 23. Una indagine simile ha caratterizzato lo studio delle aree funerarie. In particolare è stato studiato il rapporto con le aree insediative, ricerca che ha portato a chiarire alcune dinamiche ancora poco conosciute ma che nell area megarese hanno portato ad una prima codificazione di queste relazioni. L unico contesto funerario che ha visto lo studio parallelo dei corredi funerari è l area cimiteriale di c.da Monachella la quale, indagata negli anni 50 del XX secolo, era rimasta inedita. L esame ha rivelato la lunga vita dell area cimiteriale con corredi compresi tra il III 21 Cacciaguerra 2011b; Cacciaguerra 2011i. 22 Cacciaguerra 2011e; Cacciaguerra Cacciaguerra 2008; Cacciaguerra 2011e.

23 Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo 155 Fig. 13. La basilica di San Foca vista da Nord-Est. e l VIII secolo d.c. e ha permesso di verificare la consistenza materiale dei corredi 24. Le ceramiche e la cultura materiale Le ricerche sulla cultura materiale hanno permesso di acquisire nuovi dati, soprattutto per il periodo compreso tra il III e il IX secolo d.c., colmando un importante vuoto temporale per un area che in passato ha ricevuto poche attenzioni sull argomento, e di seguire queste trasformazioni in parallelo alle dinamiche insediative. L indagine ha evidenziato alcuni importanti elementi di continuità tra il periodo medio imperiale e tardo antico. Le anfore da trasporto, infatti, mostrano la connessione diretta o mediata con i mercati legati al commercio transmediterraneo, non molto differente da quella evidenziata nel III-IV secolo. L ampia presenza delle anfore africane Keay LXI-LXII marca il forte legame che ha unito Sicilia e Africa fino alla seconda metà del VII secolo (Fig. 14). La necessità di coprire il mercato non coperto dalla produzione locale di olio, vino e salsamenta con prodotti importati sottolinea la necessità dei rifornimenti esterni in Sicilia, anche nelle aree rurali non servite dalla viabilità principale. Sebbene la produzione di olio e vino non fu mai abbandonata ad esclusivo favore della cerealicoltura, è evidente il carattere domestico degli impianti produttivi individuati nel territorio. La presenza, ad esempio, delle anfore vinarie palestinesi mostra che il loro commercio non fu modificato dalle nuove rotte dell annona nel Mediterraneo orientale, ma che viceversa, esse 24 Cacciaguerra 2011c; Guzzetta 2011.

24 156 Daniele Malfitana - Giuseppe Cacciaguerra entrarono nel mercato siciliano nel corso delle interruzioni degli approvvigionamenti del V secolo 25. L arrivo di beni commerciati contenuti in anfore non termina con la fine del VII secolo, ma mostra elementi di vitalità fino al secolo VIII sulla base del rinvenimento di alcuni frammenti pertinenti ad anfore globulari di probabile produzione egea o italica. Le scoperte effettuate nel territorio di Priolo Gargallo e nell area megarese non sono isolate ma si inquadrano in un fenomeno che investe tutta la Sicilia. Tra la seconda metà del VII e l VIII secolo, infatti, si diffondono numerosi tipi di anfore globulari che attestano la continuità dei commerci transmediterranei, sebbene su un profilo probabilmente più basso rispetto a quello dei due secoli precedenti e in fase decrescente 26. Le differenze quantitative di ceramiche fini da mensa tra un insediamento e un altro sono indice di una diversa disponibilità economica e non di una eventuale difficoltà di penetrazione e di commercializzazione di questi prodotti. Numerosi insediamenti coevi dell area megarese, infatti, hanno restituito un alto numero di esemplari che confermano il rapporto privilegiato che lega la Sicilia all Africa ancora nel VII secolo, certamente facilitato dalla breve distanza tra le due regioni. Anche questa evidenza, pertanto, risponde ancora ad un criterio di continuità materiale e di rapporti con i classici partners commerciali della media-tarda età imperiale. Le differenze quantitative di Sigillata Africana tra un insediamento e un altro marcano piuttosto comportamenti diversificati legati a fenomeni socio-economici 27. Nell ambito delle ceramiche comuni, viceversa, sono emersi importanti elementi di discontinuità che indicano chiaramente un cambiamento. La ricognizione ha mostrato un primo quadro generale delle produzioni di ceramiche da fuoco circolanti nella Sicilia sud-orientale tra il Tardoantico e l Altomedioevo. I dati raccolti, tuttavia, hanno fornito una situazione in precedenza sconosciuta e in parte inaspettata. Tra il IV e il primo quarto del V secolo, infatti, l area megarese mostra una stretta dipendenza da Pantelleria, dall Africa Proconsolare e dalla Bizacena nell approvvigionamento delle ceramiche da fuoco. L interruzione delle importazioni di ceramiche da fuoco dall Africa e la fine della Pantellerian Ware, evidente a partire dal secondo quarto del V secolo, fu causato certamente dalla modificazione dei sistemi di produzione e commercializzazione dei prodotti in seguito alla conquista vandala. La scoperta a Santa Caterina di Melilli della presenza di una produzione specifica, forse locale, evidenzia la modificazione dei rapporti tra Sicilia e Africa dopo tali eventi e la ricerca di nuovi mercati per il rifornimento dei beni, sebbene la morfologia generale di questi contenitori ed il loro utilizzo richiamino ancora la Pantellerian Ware. Queste modificazioni coincidono esattamente con le trasformazioni dei modelli insediativi 28. A partire dal VII secolo compaiono le prime produzioni iblee accertate, probabilmente circolanti in ambito regionale. Si tratta di manufatti ben realizzati (tornio veloce, condizioni di cottura, lavorazione delle argille) e con una certa standar- 25 Cacciaguerra 2008; Cacciaguerra 2011l; Cacciaguerra 2012b. 26 Cacciaguerra 2011l; Cacciaguerra 2009b; Cacciaguerra 2012b. 27 Cacciaguerra 2008; Cacciaguerra 2011l. 28 Cacciaguerra 2010.

25 Ricerche multidisciplinari nel territorio di Priolo Gargallo 157 Fig. 14. Anfore africane di fine VI- VII secolo documentate nell area megarese (Cacciaguerra 2012a). dizzazione negli impianti morfologici. L emergenza di una produzione locale è causata dall ulteriore mutamento delle condizioni socio-economiche intervenute dopo la guerra greco-gotica a causa della quale l Italia peninsulare dovette affrontare una grave crisi. Le regioni circostanti compirono un ulteriore passo verso l autosufficienza e iniziò lo sviluppo di produzioni locali anche in aree in cui esse erano state abbandonate o poste in secondo piano. Intorno alla fine dell VIII secolo questa produzione viene sostituita dalla ceramica da fuoco tipo Rocchicella, ampiamente diffusa anche nell area megarese, che evidenzia una nuova trasformazione morfologica e delle pratiche alimentari. Essa avviene in contrasto con quanto accade in Italia meridionale e nel mondo bizantino in genere dove si sviluppano forme differenti a partire dalla seconda metà del VII secolo e fino al Tardomedioevo. La Sicilia, tuttavia, rimane profondamente legata alla cultura alimentare bizantina fino al IX secolo come prova anche il rinvenimento di uno scaldavivande in vetrina pesante nell area megarese 29. Economia Se la definizione economica generale dei singoli insediamenti può essere in parte percepita facendo leva su alcuni importanti indicatori materiali e sulla posizione degli insediamenti nel territorio, l indagine mirata alla ricostruzione della società delle comunità rurali dell area megarese risulta carica di maggiori difficoltà. L assenza di scavi pubblicati, infatti, limita fortemente la possibilità di ricostruire questi aspetti e la documentazione disponibile varia molto tra un periodo e un altro. I dati provenienti dalle ricognizioni, in particolare la documentazione sulla cultura materiale tra la tarda età imperiale e l Altomedioevo, permettono di acquisire alcune linee di tendenza. Le sigillate africana e focea hanno fornito dati interessanti al riguardo. Se fino alla prima metà del V secolo esse sono diffuse in quantità discrete in tutti gli in- 29 Cacciaguerra 2010; Cacciaguerra 2011f.

26 158 Daniele Malfitana - Giuseppe Cacciaguerra sediamenti, e non ritengo di poter trarre considerazioni importanti in questo senso, è possibile notare a partire dalla seconda metà dello stesso secolo una piuttosto netta differenziazione tra siti che continuano a restituire percentuali relativamente alte di produzioni fini e siti che viceversa attestano un numero molto basso di frammenti. è il caso ad esempio dell insediamento di Santa Caterina che ha attestato due soli frammenti di Sigillata Africana per un arco cronologico di circa due secoli e mezzo di vita 30. Diversamente, sono stati identificati insediamenti in vita tra il V e il VII secolo che mostrano alte percentuali di sigillate africane come ad esempio Frandanisi, Tavoliere, Xirumi, Manomozza, Megara Hyblaea, Monachella (Fig. 15). La differente presenza di ceramiche fini da mensa, pertanto, sembrerebbe indice di una diversa disponibilità economica e non della difficoltà di penetrazione e di commercializzazione di questi prodotti 31. Un discorso simile può essere fatto per i pochi siti rurali dell area megarese che hanno restituito ceramica a vetrina pesante altomedievale. Sebbene, infatti, la sua presenza nelle città costiere appaia scontata, risulta molto interessante constatare quanto sia presente nei siti rurali. è possibile affermare, pertanto, che non solo le città siciliane presentano chiari segni di vitalità economica nel VIII e IX secolo, ma anche le campagne più vicine ad esse e alla costa furono coinvolte in questo processo 32. In particolare, il rinvenimento di scaldavivande assume una importanza notevole poiché potrebbero essere connessi ad un ruolo specifico in ambito sociale che accomuna comunità distanti tra loro (dalla Crimea alle Baleari), spiegandone così l ampia diffusione nel Mediterraneo 33. Trattandosi, inoltre, di una classe ceramica importata in Sicilia come un bene di lusso essa va collocata su un piano differente rispetto a quello delle altre produzioni ceramiche altomedievali permettendo di associarla a siti dotati di una sia pur minima stratificazione sociale nell Altomedioevo. Si tratta di dati molto importanti che evidenziano una scala socio-economica all interno della maglia insediativa dell area megarese tra insediamenti dotati di una discreta disponibilità economica che permette l acquisto di beni relativamente costosi e siti che viceversa si connotano come relativamente poveri con una organizzazione sociale forse composta quasi esclusivamente da lavoratori diretti della terra Cacciaguerra 2008, p. 436, fig Cacciaguerra 2011l. 32 Arcifa 2004b; Cacciaguerra 2009b. 33 Arthur 2007; Cacciaguerra 2009b. 34 Cacciaguerra 2008, p Fig. 15. Sigillata Africana Hayes 57 dall area cimiteriale di c.da Monachella. (Cacciaguerra 2011c).

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