La possibilità di cercare ne I problemi fondamentali della fenomenologia elementi utili per tentare di ricostruire la Parte Seconda di Essere e

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1 Introduzione Seguendo l indicazione heideggeriana, che ripone nella problematica della temporalità la chiave della comprensione dell essere, il presente lavoro si propone di ripercorrere quello che è l atteggiamento fondamentale di Martin Heidegger verso la tradizione metafisica all epoca dell ontologia fondamentale di Essere e tempo, ovvero: la distruzione della storia dell ontologia. Il filosofo tedesco, nel 8 ( Schema dell opera ) di Essere e tempo, aveva prospettato di svolgere la Destruktion come Parte Seconda della sua opera maggiore. Tale parte, che avrebbe dovuto intitolarsi Linee fondamentali di una distruzione fenomenologica della storia dell ontologia sulla scorta della problematica della temporalità, si sarrebbe dovuta articolare, secondo lo schema dell opera, in tre sezioni: La dottrina kantiana dello schematismo e del tempo come avviamento alla problematica della temporalità (Sezione Prima); Il fondamento ontologico del cogito sum di Cartesio e l assunzione dell ontologia medioevale nella problematica della res cogitans (Sezione Seconda); Lo scritto di Aristotele sul tempo come discrimine della base fenomenica e dei limiti dell ontologia antica (Sezione Terza). Come è noto, l opera del 1927 si interrompe dopo la Sezione Seconda della Parte Prima, per cui la parte storica di Essere e tempo risulta solo progettata. Tuttavia, l impossibilità di passare dalla temporalità dell esserci alla temporalità dell essere, proposito che avrebbe dovuto realizzarsi nella Sezione Terza della Parte Prima ( Tempo ed essere ), non sembra aver costituito per Heidegger anche l impossibilità di dare attuazione alla distruzione. Infatti, nel 1929 egli pubblica uno scritto, intitolato Kant e il problema della metafisica, che, nella Prefazione alla prima edizione, sostiene essersi sviluppato in concomitanza con una prima elaborazione della Parte Seconda di Essere e tempo. Nondimeno, la fonte privilegiata da cui si è attinto per tentare di ricostruire la distruzione della storia dell ontologia, è costituita da I problemi fondamentali della fenomenologia, ossia dal corso universitario che Heidegger svolge a Marburgo nel semestre estivo del 1927, quindi subito dopo la pubblicazione di Essere e tempo. Questo corso, pubblicato nel 1975 come volume inaugurale della Gesamtausgabe, viene presentato dallo stesso Heidegger, in una nota all Introduzione, come una Nuova elaborazione della terza sezione della prima parte di Essere e tempo. 1

2 La possibilità di cercare ne I problemi fondamentali della fenomenologia elementi utili per tentare di ricostruire la Parte Seconda di Essere e tempo, risiede nel fatto che il corso del semestre estivo del 1927, peraltro anch esso incompiuto, è composto di una Parte Prima, intitolata Discussione fenomenologico-critica di alcune tesi tradizionali sull essere, che assume, appunto, le sembianze di una Destruktion delle dottrine tramandate. Certo, la discussione fenomenologico-critica de I problemi fondamentali della fenomenologia presenta differenze rispetto alla distruzione che Heidegger aveva teorizzato in Essere e tempo. Infatti, nell opera del 1927, la Parte Seconda avrebbe dovuto articolarsi in tre stazioni fondamentali e decisive, attraversando le quali la Destruktion avrebbe dovuto rendere esplicito quanto nel passato fu inconsapevolmente intuito riguardo alla problematica della temporalità. Invece, la Parte Prima de I problemi fondamentali della fenomenologia discute quattro tesi sull essere, espresse rispettivamente da Kant, dall ontologia medievale, dall ontologia moderna e dalla logica; quindi, la discussione fenomenologicocritica si rivolge verso le più importanti asserzioni che sono state consapevolmente formulate, riguardo all essere, nel corso della storia della filosofia. Tuttavia, queste differenze si collocano in un contesto caratterizzato da una profonda unità di prospettive. Al pari di Essere e tempo, anche I problemi fondamentali della fenomenologia è un opera che nasce in un periodo in cui Heidegger ritiene che l analisi dell esistenza sia l ontologia fondamentale da cui deve ripartire la riproposizione della questione dell essere, ovvero di quella questione che la tradizione ha occultato. Solo quando non riterrà più fondamentale l analitica esistenziale, Heidegger elaborerà un nuovo atteggiamento verso il passato. Il primo capitolo del presente lavoro vuole ricostruire il percorso che ha portato Heidegger, nella cosiddetta prima fase del suo itinerario speculativo, a maturare il proposito della Destruktion del contenuto tradizionale della storia dell ontologia, a partire dall iniziale momento neokantiano fino alle opere pubblicate nel Gli scritti successivi, a cominciare da La dottrina platonica della verità e da Dell essenza della verità, vedono Heidegger impegnato nel tentativo di elaborare un altra impostazione, diversa rispetto a quella tentata con l analitica esistenziale, per fondare la questione dell essere. In conseguenza del sopravvenire della svolta, Heidegger assumerà anche un nuovo e diverso proposito nei confonti della tradizione metafisica. 2

3 Il secondo capitolo, invece, si occupa specificatamente della distruzione, tentando, sia di ricostruire quella che avrebbe dovuto essere la Parte Seconda di Essere e tempo utilizzando le anticipazioni della struttura e del contenuto presenti nel 6 ( Il compito di una distruzione della storia dell ontologia ) dell opera del 1927, sia di e- saminarne il significato e i presupposti. Dopo aver indicato la temporalità costitutiva dell esserci come l orizzonte entro cui va posto il problema del senso dell essere, nel seguito dell Introduzione di Essere e tempo ( 6), Heidegger enuncia il tema di una distruzione della storia dell ontologia. Essa nasce dal riconoscimento della costitutiva temporalità del Dasein, ossia dal fatto che questo ente particolare, in virtù della temporalità (Zeitlichkeit) che lo costituisce, pone, imposta e risolve storicamente le varie questioni. In proposito Heidegger si domanda se, nel mentre tramanda, la tradizione non venga insieme ad occultare; se essa non occulti qualcosa che è più fondamentale e decisivo di ciò che trasmette. Il problema del senso dell essere, il problema fondamentale della filosofia, è il caso più manifesto del duplice aspetto della tradizione, del fatto che essa tramanda e, nello stesso tempo, occulta. Infatti, tale questione è stata certamente tramandata, ma essa, poiché risolta in una falsa ovvietà, assume ormai le sembianze di un non-problema. Da qui il compito della Destruktion, che consiste nel porre in luce ciò che la tradizione copre riguardo alla questione dell essere e del suo senso (Temporalität). Non si tratterà di ripercorrere la storia del problema dell essere nel pensiero occidentale, ma di scoprire ciò che la tradizione trasmette e insieme oblia, di dissoccultare ciò che la tradizione ha nascosto e di scoprirlo in ciò stesso che essa tramanda; il senso della distruzione è l appropriazione positiva del passato, è una distruzione costruttiva. Secondo Heidegger, l occultamento operato dalla tradizione nei confronti della temporalità, congiuntamente al modo di esistere quotidiano del Dasein, ha condotto ad un completo, anche se inevitabile, fraintendimento. Il tempo viene concepito come un ente essente (semplicemente-presente o sussistente) tra gli altri enti, e viene utilizzato come criterio della distinzione delle regioni dell essere. Altrettanto radicata è l opinione, per Heidegger priva di fondamento, che sostiene l assoluto primato del presente rispetto alle altre dimensioni temporali (passato e futuro). 3

4 La Destruktion, condotta alla luce dei risultati dell analitica esistenziale, la quale aveva mostrato come l esserci, pur potendo comprendere l essere solo sulla base di un orizzonte temporale, non sia consapevole di questa fondamentale funzione che riveste il tempo, avrebbe dovuto ripetere (riappropriarsi positivamente) di quanto nel passato fu intuito, sia pure implicitamente, di tale problematica. Tuttavia, neppure il risalimento distruttivo della storia dell ontologia conduce alla chiarificazione del senso dell essere. Anche la distruzione si infrange sullo scoglio della differenza ontologica, ossia su quella difficoltà che aveva impedito a Heidegger di completare Essere e tempo. Proprio l esplicitazione di ciò che era rimasto inespresso e inconsapevole in tutta la tradizione metafisica, a partire dai Greci, porta Heidegger innanzi a una nuova difficoltà; l essere non è un ente e si distingue ontologicamente anche da quell ente primario che è il Dasein, il quale, unico tra gli enti, si pone la questione dell essere sulla base della pre-comprensione che ne ha. Quindi, oltre la chiarificazione del tempo come orizzonte dell essere non è possibile andare. Nonostante questo scacco, la distruzione vanta però l indubbio merito di aver riproposto, soprattutto contro le regole della logica, la problematicità della questione dell essere. Forse il suo merito più grande consiste proprio nel suscitare perplessità e dubbio di fronte a cose ritenute ovvie e scontate. La meraviglia, che secondo Aristotele spinge l uomo a filosofare, costituisce per Heidegger l essenza della filosofia. 4

5 Capitolo primo Con Essere e tempo si ha l eplicita formulazione del problema fondamentale che travaglia tutto il pensiero di Martin Heidegger ( ): la questione dell essere. In riferimento alle diverse accentuazioni e ai diversi approfondimenti secondo i quali il filosofo tedesco ha affrontato tale problema, si è affermata la consuetudine di distinguere nel suo itinerario speculativo due fasi. La prima ha la sua espressione principale in Essere e tempo, ma comprende anche gli scritti pubblicati nel ; la seconda, successiva alla svolta [Kehre], cioè a quel mutamento di prospettiva situato cronologicamente tra la fine degli anni Venti e l inizio degli anni Trenta, si fa cominciare con due scritti del 1930, La dottrina platonica della verità e Dell essenza della verità, pubblicati però solo nel Sulla svolta e sulla sua datazione, quindi sulla differenza tra le due fasi del pensiero heideggeriano, vi sono state numerose discussioni, nel corso delle quali alcuni hanno sottolineato la continuità e l unità di fondo del percorso di Heidegger, altri, invece, la differernza e la rottura. Nella prima fase ( ) 2, quella in cui Heidegger prospetta la distruzione della storia dell ontologia, bisognerebbe distinguere: la formazione ( ), un periodo in cui Heidegger subisce l influenza di Rickert; gli anni che vanno dal 1916 fino al primo insegnamento friburghese ( ), che sono caratterizzati dal distacco dal neokantismo e dall appropriazione della fenomenologia; il periodo che inizia con l insegnamento a Marburgo ( ) e si conclude con le opere pubblicate nel 1929, in cui Heidegger, sviluppando il programma di una ermeneutica della fatticità (analitica esistenziale), già abbozzato nel periodo precedente, giunge ad elaborare l ontologia fondamentale di Essere e tempo ed il conseguente atteggiamento di distruzione della storia dell ontologia. 1 Kant e il problema della metafisica, Dell essenza del fondamento, Che cos è metafisica?. 2 Il presente lavoro si occupa dell atteggiamento verso la tradizione metafisica che caratterizza il pensiero di Heidegger nella prima fase, ossia quella che ha trovato la sua espressione più significativa nell ontologia fondamentale di Essere e tempo. Pertanto, le questioni relative alla svolta e alla seconda fase del pensiero heideggeriano vengono affrontate solo in riferimento alla distruzione. 5

6 La formazione ( ) 1. Le prime considerazioni Negli anni della sua formazione, ancora lontano da una vera e propria originalità, Heidegger aderisce ampiamente alla polemica contro la concezione psicologistica della logica che caratterizzava la filosofia tedesca di quel periodo per voce dell imperante neokantismo e dell incipiente fenomenologia. Le due recensioni del 1912, Il problema della realtà nella filosofia moderna e Recenti indagini sulla logica, così come la tesi di laurea del 1913, La dottrina del giudizio nello psicologismo. Contributo critico-positivo alla logica, sono largamente influenzate da Rickert 3. Anche le considerazioni sulla storia della filosofia presenti nella tesi per la libera docenza del 1915, La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto, si collocano in questo particolare contesto. Qui, nell Introduzione 4, egli espone la «concezione dell essenza e del compito della storia della filosofia» 5 con cui tratterà della Scolastica. Constatando l imponente sviluppo delle conoscenze, Heidegger sostiene che inveterati giudizi sulla filosofia medievale 6 devono essere modificati; ed è questo il motivo per cui lo studio storico deve essere integrato dalla riflessione teoretica. Infatti, la filosofia ha un rapporto con la sua storia diverso da quello, per esempio, della matematica con la storia della matematica. Invece, è opinione comune considerare come una serie di errori la storia della filosofia, la cui scientificità sarebbe resa ancor più problematica dal fatto che i filosofi non si sono mai trovati d accordo neppure su che cosa fosse la filosofia in genere. Tuttavia, uno sguardo realmente comprensivo apre un altra situazione oggettiva: la filosofia, come ogni altra scienza, è un valore culturale, ma ciò che essa ha di peculiare è la pretesa di costituire un «valore di vita» 7. 3 Per l influenza del neokantismo e della fenomenologia nella formazione filosofica di Heidegger si veda, G. Vattimo, Introduzione a Heidegger, Laterza, Roma-Bari 2000, pp Cfr. M. Heidegger, La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto, a cura di A. Babolin, Laterza, Roma-Bari 1974, pp La tesi per la libera docenza prende in esame la Grammatica speculativa da Heidegger ritenuta opera di Scoto, ma che, in verità, va attribuita a Tommaso di Erfurt. L importanza di questo scritto, risalente ad un periodo in cui Hedegger, attraverso la mediazione di Emil Lask, matura una maggiore familiarità con il pensiero di Husserl, risiede nel fatto che in esso è possibile ravvisare un primo segnale del distacco heideggeriano dal neokantismo. 5 Ivi, p In particolare, Heidegger si riferisce al servile rapporto verso Aristotele e alla posizione ancillare verso la teologia, solitamente annoverati tra gli aspetti caratteristici della filosofia medievale. 7 M. Heidegger, La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto cit., p. 7. 6

7 La filosofia vive in tensione con la personalità vivente e da qui trae il proprio contenuto e la propria rivendicazione di valore. Data la costanza della natura umana, diventa quindi comprensibile che la riflessione teoretica non possa configurarsi come un progresso continuo verso nuove questioni sulla base di anteriori risoluzioni, bensì come l esplicarsi di una perseverante identità di problemi. In filosofia l autentico progresso consiste nella nuova impostazione, nel nuovo avvio e nel nuovo approfondimento delle medesime questioni. Ed è altresì chiaro che nella storia della filosofia, che non è e non può essere storia pura (scienza di dati di fatto), sia implicato un concetto di temporalità che è irriducibile al concetto di tempo usato nelle scienze fisiche; che poi è quello che Heidegger sosterrà nella prolusione Il concetto di tempo nella scienza storica. Dunque, queste considerazioni sulla storia della filosofia nascono da una posizione teoretica che non può certo vantare molta originalità. Infatti, esse sono il risultato della contrapposizione neokantiana, in cui Heidegger ancora si muove, tra il mondo della logica e quello dei fatti psichici, sulla base del fatto che, mentre quest ultimo è caratterizzato dal mutamento nel tempo, il mondo logico, invece, si presenta immutabile 8. Quindi anche il richiamo a Scoto non è esente dalla polemica verso la «nonfilosofia» 9 dello psicologismo. Invero, ciò che affascina Heidegger del pensatore scolastico, nella distinzione da questi operata tra modi essendi, modi intelligendi e modi significandi, è il suo stare vicino alla multiformità della vita reale, dinamica e fluente, e, staccandosi da essa, la capacità di non confonderla con il mondo astratto della filosofia. Ma, ben presto, Heidegger, ritenendo insoddisfacente la spiegazione data da Rickert del modo in cui la soggettività possa accedere alla validità dei significati logici, irriducibili al fluire che caratterizza la vita psichica, cercherà la soluzione di questo problema nel lavoro di Husserl. 8 Cfr. M. Heidegger, La dottrina del giudizio nello psicologismo. Contributo critico-positivo alla logica, a cura di A. Babolin, La Garangola, Padova L autore vi sostiene che la psicologia e la logica hanno davanti a sé oggetti di natura diversa. L oggetto della logica è quell elemento che, agli stati psichici, i quali variano nel corso del tempo, si rivela come sempre lo stesso ( identico ). Questo elemento identico, in cui si incarna il senso del giudizio, non appartiene quindi ai processi psichici, né è una realtà fisica o metafisica, ma è, secondo Heidegger, che si richiama esplicitamente a Lotze, un valore. Per questo motivo l intrusione della psicologia nella filosofia è un intromissione indebita ( psicologismo ) a causa della quale la natura propria dell oggetto logico, che viene erroneamente spiegata ricorrendo alle leggi empiriche del funzionamento della mente umana, è misconosciuta. 9 M. Heidegger, La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto cit., p

8 Ciò gli consentirà di raggiungere una posizione filosofica originale, in conseguenza della quale, l importanza che aveva già riconosciuto al tempo, da non intendersi come semplice successione cronologica, si svilupperà nella tesi della temporalità dell essere [Temporalität] e nel proposito di una distruzione della storia dell ontologia. 8

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