La psicologia e gli psicologi dell emergenza nel SISTEMA della PROTEZIONE CIVILE. a cura di L. Ranzato

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1 La psicologia e gli psicologi dell emergenza nel SISTEMA della PROTEZIONE CIVILE a cura di L. Ranzato 1

2 Legge 24 febbraio 1992, n. 225 Istituzione del servizio nazionale della protezione civile modificata con Decreto Legge 15 maggio 2012, n. 59 convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, comma 1, L. 12 luglio 2012, n. 100 Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile. Art. 6. Componenti del Servizio nazionale della protezione civile 1. All'attuazione delle attività di protezione civile provvedono, secondo i rispettivi ordinamenti e le rispettive competenze, le amministrazioni dello Stato, le regioni, le province, i comuni e le comunità montane, e vi concorrono gli enti pubblici, gli istituti ed i gruppi di ricerca scientifica con finalità di protezione civile, nonché ogni altra istituzione ed organizzazione anche privata. A tal fine le strutture nazionali e locali di protezione civile possono stipulare convenzioni con soggetti pubblici e privati 2. Concorrono, altresì all'attività di protezione civile i cittadini ed i gruppi associati di volontariato civile, nonché gli ordini ed i collegi professionali. a cura di L. Ranzato 2

3 Legge 24 febbraio 1992, n. 225 Istituzione del servizio nazionale della protezione civile Art. 11 Strutture operative nazionali del servizio a. il Corpo nazionale dei vigili del fuoco quale componente fondamentale della protezione civile; b. le Forze armate; c. le Forze di polizia; d. il Corpo forestale dello Stato; e. i Servizi tecnici nazionali; f. i gruppi nazionali di ricerca scientifica di cui all'articolo 17, l'istituto nazionale di geofisica ed altre istituzioni di ricerca; g. la Croce rossa italiana; h. le strutture del Servizio sanitario nazionale; i. le organizzazioni di volontariato; j. il Corpo nazionale soccorso alpino - CNSA (CAI). NB: in quasi tutte queste strutture e associazioni di volontariato sono già presenti PSICOLOGI che possono essere allertati e attivati in caso di emergenze. Si tratta di psicologi dipendenti, convenzionati o liberi professionisti a cura di L. Ranzato 3

4 Un cenno sul volontariato di Protezione Civile Si tratta di un volontariato riconosciuto dalla Protezione Civile a livello nazionale, e/o a livello regionale (in subordine anche a livello provinciale), e/o a livello comunale. Esiste anche un volontariato professionale degli psicologi aggregati in associazioni specifiche (come, Psicologi per i Popoli ) o in unità all interno di altre organizzazioni di volontariato (es: ANPAS, Misericordie, ANA, CISOM) Una recente normativa (Direttiva del Capo della Protezione Civile del Indirizzi operativi per assicurare l'unitaria partecipazione delle organizzazioni di volontariato all'attività di protezione civile G.U.e n. 27 del 1 febbraio 2012): definisce le modalità per l iscrizione delle associazioni di volontariato negli elenchi (centrale o territoriali) che costituiscono l elenco nazionale delle associazioni di Volontariato di Protezione Civile l a cura di L. Ranzato 4

5 Benefici normativi per i volontari di Protezione Civile D.P.R. 8 febbraio 2001, n. 194 Regolamento recante nuova disciplina della partecipazione delle organizzazioni di volontariato alle attivitàdi protezione civile. (GU n.120 del ) Articolo 9 1. a) il mantenimento del posto di lavoro pubblico o privato; b) il mantenimento del trattamento economico e previdenziale da parte del datore di lavoro pubblico o privato; c) la copertura assicurativa. 2. In occasione di eventi per i quali e' dichiarato lo stato di emergenza nazionale, i limiti massimi previsti per l'utilizzo dei volontari nelle attivitàdi soccorso ed assistenza possono essere elevati fino a sessanta giorni continuativi e fino a centottanta giorni nell'anno. 5. Ai datori di lavoro pubblici o privati dei volontari, che ne facciano richiesta, viene rimborsato l'equivalente degli emolumenti versati al lavoratore legittimamente impegnato come volontario, mediante le procedure indicate nell'articolo Ai volontari lavoratori autonomi, appartenenti alle organizzazioni di volontariato, legittimamente impiegati in attivitàdi protezione civile, e che ne fanno richiesta, e' corrisposto il rimborso per il mancato guadagno giornaliero calcolato sulla base della dichiarazione del reddito presentata l'anno precedente a quello in cui e' stata prestata l'opera di volontariato, nel limite di L lorde giornaliere a cura di L. Ranzato 5

6 Legge 24 febbraio 1992, n. 225 Istituzione del servizio nazionale della protezione civile Art. 2. Tipologia degli eventi ed ambiti di competenze Ai fini dell'attività di protezione civile gli eventi si distinguono in: a) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; (ndr: competenze comunali) b) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria; (ndr: competenze regionali) c) calamità naturali o connesse con l'attività dell'uomo che in ragione della loro intensità ed estensione debbono, con immediatezza d'intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo (ndr: competenze nazionali) NB: comunemente nel gergo della Protezione Civile si parla di eventi di tipo a) b) c) a cura di L. Ranzato 6

7 I tre organi collegiali della Protezione Civile: a) Commissione Nazionale pe la previsione e la prevenzione dei Grandi Rischi a cura di L. Ranzato 7

8 Funzioni della Commissione Nazionale GRANDI RISCHI La Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi è la struttura di collegamento tra il Servizio Nazionale della Protezione Civile e la comunità scientifica. La sua funzione principale è fornire pareri di carattere tecnico-scientifico su quesiti del Capo Dipartimento e dare indicazioni su come migliorare la capacita di valutazione, previsione e prevenzione dei diversi rischi. Ha ridefinito l organizzazione e le funzioni della Commissione il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 7 ottobre 2011 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre La Commissione si articola in un ufficio di presidenza e cinque settori di intervento che riguardano il rischio sismico, il rischio vulcanico, il rischio meteo-idrogeologico, idraulico e di frana, il rischio chimico, nucleare, industriale e trasporti e il rischio ambientale e incendi boschivi. Ogni settore è rappresentato da un referente ed è composto da rappresentanti dei Centri di Competenza e altri esperti. La Commissione è stata istituita con la legge n. 225 del 1992, all'art.9, e l'ultimo provvedimento che ne definisce il funzionamento e l'organizzazione è il dpcm del 7 ottobre A seguito della sentenze di condanna emessa del Tribunale dell Aquila nei confronti di alcuni componenti della ex Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi, l Ufficio di Presidenza e parte dei membri dell'attuale Commissione, hanno rassegnato le proprie dimissioni, ritenendo che fossero venute meno le condizioni per un sereno ed efficace andamento dei lavori della Commissione stessa. Successivamente, anche a seguito di diverse interlocuzioni con esponenti di Governo finalizzate ad individuare le più opportune modalità per un sereno operato della Commissione, la quasi totalità dei componenti dimissionari ha sospeso le proprie dimissioni. In ogni caso la Commissione, consapevole del delicato ruolo che ricopre, non ha mai cessato di garantire la propria operatività. a cura di L. Ranzato 8

9 b) Comitato paritetico Stato-Regioni-Enti Locali a cura di L. Ranzato 9

10 Funzioni del Comitato paritetico Stato-Regioni l Comitato paritetico Stato-Regioni-Enti locali è l organo del Servizio Nazionale della Protezione Civile in cui vengono discusse e condivise le regole del sistema. In particolare, il Comitato Paritetico ha la funzione di indirizzare, promuovere e coordinare le attività delle amministrazioni dello Stato, delle Regioni e degli enti locali. Si occupa, in particolare, di determinare i criteri di massima per definire programmi di previsione e prevenzione e piani di emergenza, per impiegare in modo coordinato le componenti del Servizio Nazionale e per definire le norme in materia di protezione civile. Il Comitato Paritetico è stato istituito dall'art. 5, comma 1, dalla legge n. 401 del Composizione e funzionamento sono stati definiti con il dpcm del 23 settembre 2002 e il dpcm del 20 febbraio 2012 ne ha individuato i componenti. a cura di L. Ranzato 10

11 c) Comitato Operativo a cura di L. Ranzato 11

12 Funzione, obiettivo e componenti del Comitato Operativo Funzione: il Comitato Operativo assicura la direzione unitaria e il coordinamento delle attività di emergenza. Si riunisce presso il Dipartimento della Protezione Civile, è presieduto dal Capo del Dipartimento ed è composto da rappresentanti di Componenti e Strutture operative del sistema di protezione civile. L obiettivo è quello di valutare le notizie, i dati e le richieste provenienti dalle zone interessate all'emergenza, definire le strategie di intervento e coordinare in un quadro unitario gli interventi di tutte le amministrazioni ed enti interessati al soccorso. Composizione. Comprende rappresentanti del Dipartimento della Protezione Civile e Vigili del fuoco, Forze armate, Forze di polizia, Corpo forestale dello Stato, Croce rossa italiana, strutture del Servizio sanitario nazionale, Organizzazioni nazionali di volontariato, Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico, Capitanerie di porto, Ispra - Istituto superiore protezione e ricerca ambientale, Ingv - Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Cnr - Consiglio nazionale delle ricerche, Enea Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l ambiente, Conferenza unificata. Partecipano inoltre rappresentanti di società di servizi e aziende, es. Autostrade per l Italia, Ferrovie dello Stato, Enel. Possono poi essere convocati anche rappresentanti di istituzioni regionali e locali di protezione civile interessate da specifiche emergenze. NB: sottosezioni: per emergenze aeree e marittime a cura di L. Ranzato 12

13 ORGANIGRAMMA del DIPARTIMENTO della PROTEZIONE CIVILE a cura di L. Ranzato 13

14 SALA SITUAZIONE ITALIA La Sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione civile è un centro di coordinamento nazionale che raccoglie, verifica e diffonde le informazioni di protezione civile. Ha il compito di individuare le situazioni emergenziali e allertare immediatamente le diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della Protezione Civile che concorrono alla gestione delle emergenze. In Sala Italia c è un desk per il Volontariato Opera 24 ore su 24, tutti i giorni dell'anno, e vi partecipano il Dipartimento della Protezione civile e le strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile. Si mantiene in costante raccordo con le regioni e le prefetture, e con gli operatori delle strutture di comunicazione - es. compagnie di telecomunicazioni, centri di primo soccorso, autostrade, ferrovie - con l obiettivo di raccogliere e diffondere, in tempo reale, notizie sulle situazioni di emergenza e gli interventi in corso, a livello nazionale e locale. a cura di L. Ranzato 14

15 Sala Situazione Italia a cura di L. Ranzato 15

16 SALA SALA SITUAZIONE ITALIA ITALIA DIP. PROTEZIONE CIVILE COMITATO OPERATIVO DICOMAC CCR CCS CCS COM COM COM COM COC COC COC COC COC COC COC COC a cura di L. Ranzato 16

17 DI.COMA.C. - Direzione di comando e controllo a L Aquila a cura di L. Ranzato 17

18 DI.COMA.C. (Direzione di comando e controllo) La DI.COMA.C. (Direzione di Comando e Controllo) rappresenta l organo di coordinamento delle strutture di Protezione Civile a livello nazionale in loco, secondo quanto stabilito da accordi internazionali. Tale organo viene attivato dal Dipartimento della Protezione Civile in seguito alla Dichiarazione dello Stato di Emergenza. La sede operativa della DI.COMA.C. deve essere ubicata in una struttura pubblica posta in posizione baricentrica rispetto alle zone di intervento. E' opportuno prevedere una sede alternativa qualora, nel corso dell'emergenza, l'edificio individuato risultasse non idoneo. a cura di L. Ranzato 18

19 Le funzioni (metodo Augustus) della DI.COMA.C F 1 - Tecnica e di pianificazione F 2 - Sanità, assistenza sociale e veterinaria F 3 - Mass-media e informazione F 4 - Volontariato F 5 - Materiali e mezzi F 6 - Trasporti, circolazione e viabilità F 7 - Telecomunicazioni F 8 - Servizi essenziali F 9 - Censimento danni a persone e cose F 10 - Strutture operative F 11 - Enti locali F 12 - Materiali pericolosi F 13 - Assistenza alla popolazione F 14 - Coordinamento centri operativi a cura di L. Ranzato 19

20 Riunione di psicologi alla Di.Coma.C de L Aquila a cura di L. Ranzato 20

21 C.O.C. (Centro Operativo Comunale) È responsabile delle attività a livello comunale-locale, il cui massimo punto di riferimento è il sindaco o suo delegato Tale centro dovrà essere ubicato in strutture antisismiche, realizzate secondo le normative vigenti, ed in aree di facile accesso e non vulnerabili a qualsiasi tipo di rischio. Tali strutture devono essere dotate di un piazzale attiguo che abbia dimensioni sufficienti ad accogliere mezzi pesanti e quanto altro occorra in stato di emergenza. Si dovranno individuare nelle grandi città i quartieri o le circoscrizioni, mentre per le altre tipologie insediative le località e le frazioni. E' opportuno prevedere una sede alternativa qualora, nel corso dell'emergenza, l'edificio individuato risultasse non idoneo. a cura di L. Ranzato 21

22 COM - Centro operativo misto Struttura operativa che coordina i servizi di emergenza a livello provinciale. Il Com deve essere collocato in strutture antisismiche realizzate secondo le normative vigenti, non vulnerabili a qualsiasi tipo di rischio. Le strutture adibite a sede Com devono avere una superficie complessiva minima di 500 mq con una suddivisione interna che preveda almeno: una sala per le riunioni, una sala per le funzioni di supporto, una sala per il volontariato, una sala per le telecomunicazioni. a cura di L. Ranzato 22

23 C.O.M. di Finale Emilia a cura di L. Ranzato 23

24 CCS - Centro coordinamento soccorsi Il Prefetto all'atto della dichiarazione di preallarme o allarme, convoca il Centro Coordinamento Soccorsi. In caso di preallarme e allarme il Prefetto dispone l'attivazione della Sala Operativa presso la Prefettura. Il C.C.S. quindi è lo strumento che in tempo di emergenza supporta il Prefetto per la direzione dei soccorsi e il coordinamento delle attività svolte da tutti gli enti e amministrazioni coinvolte. Il C.C.S. è presieduto dal Prefetto o suo delegato e costituisce il vertice della linea strategico-operativa dell'organizzazione del sistema della protezione civile. Il C.C.S. può essere convocato anche dalla Provincia, sulla base dell'evolversi delle situazioni di emergenza sul territorio. Il C.C.S. individua al proprio interno i coordinatori di riferimento per assolvere alle seguenti funzioni di supporto, individuate nel Piano Provinciale di Protezione Civile: 1. Tecnico Scientifico 2. Sanità - Assistenza Sociale 3. Mass Media e Informazione 4. Volontariato 5. Materiali, Mezzi e Trasporti 6. Circolazione e Viabilità 7. Telecomunicazioni 8. Servizi Essenziali 9. Censimento danni, persone e cose 10. Soccorso Tecnico 11. Enti Locali 12. Materiali pericolosi13. Logistica Evacuati 14. Coordinamento Centri Operativi a cura di L. Ranzato 24

25 C.O.R. (Centro Operativo Regionale) Il C.O.R. presidia le funzioni ed i compiti della Regione in materia di preparazione, previsione, allertamento, sorveglianza e gestione di situazioni di crisi e di emergenza, finalizzati alla salvaguardia dei cittadini, dei beni e del patrimonio culturale ed ambientale. IL C.O.R. ha il compito di valutare le situazioni in atto, di assumere decisioni di natura tecnica, e di supportare il Presidente della Giunta Regionale, o l Assessore delegato, per il governo delle emergenze. La sala operativa assicura la presenza di personale regionale con turni dalle ore 8.00 alla ore dal lunedì al sabato e con un servizio di reperibilità nel restante periodo. a cura di L. Ranzato 25

26 Colonna Mobile nazionale e regionale È l insieme omogeneo di squadre di soccorritori, mezzi, attrezzature e moduli specialistici, anche appartenenti a strutture diverse ma unitariamente coordinati, che intervengono in situazione di emergenza. La colonna mobile è progettata e realizzata in modo da garantire standard operativi strumentali e prestazionali omogenei per tutti gli interventi e per assicurare la necessaria continuità di azione per tutta la durata dell evento calamitoso. a cura di L. Ranzato 26

27 Colonna Mobile Nazionale di Psicologi per i Popoli-F Psicologi per i Popoli-Federazione dispone di una propria Colonna Mobile Nazionale che può essere attivata 24h su 24 dal Dipartimento della Protezione Civile con il quale è attivata una apposita Convenzione annuale per gli interventi di soccorso ed assistenza (psicologica) alla popolazione in occasione di eventi di tipo C e B. Oltre ad assicurare il turnover di una squadra di psicologi, la Colonna Mobile dispone di alcune attrezzature e veicoli da movimentare da tre aree: Nord- Ovest, Nord-Est, Centro-Sud a cura di L. Ranzato 27

28 Perché l intervento psicologico in emergenza? (le risposte nei documenti dell ONU e del Consiglio Europeo) a cura di L. Ranzato 28

29 Perché l intervento psicologico in emergenza (1) L Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2007, assieme alle agenzie dell ONU e alle più grandi OnG internazionali, ha sintetizzato con chiarezza il motivo dell intervento psicologico ed eventualmente psichiatrico in situazioni di emergenza che ha come obiettivo quello di garantire la salute mentale e promuovere il benessere psicosociale. Guidelines on Mental Health and Psychosocial Support in Emergency Setting a cura di L. Ranzato 29

30 Perché l intervento psicologico in emergenza (2) In sintesi si afferma che : Le catastrofi provocano grandi sofferenze alle popolazioni colpite, sia sul piano psicologico che sociale. Le conseguenze che ne derivano possono essere drammatiche a breve termine, ma possono a lungo termine minacciare il benessere psicosociale e la salute mentale: - Problemi sociali preesistenti (povertà, discriminazione ), attuali (perdita dei familiari, delle casa. del lavoro ) o provocati dal tipo di soccorso, possono aggravare lo stato di salute mentale; - Problemi di salute mentale preesistenti (malattie mentali, alcolismo ), attuali (depressione per lutto, ansia ) o provocati dal tipo di soccorso possono aggravare il benessere sociale a cura di L. Ranzato 30

31 Perché l intervento psicologico in emergenza (3) Il Consiglio dell Unione Europea nel 2010 è intervenuto argomentando e completando le motivazioni che rendono necessario un intervento psicosociale negli eventi di emergenza e disastri da parte degli Stati membri, di cui possono essere beneficiari non solo gli individui, ma anche i gruppi e le comunità, i soccorritori e l organizzazione che gestisce i soccorsi, sempre in un ottica di supporto alla resilienza della popolazione colpita. Si consiglia di leggere l intero documento: COUNCIL OF THE EUROPEAN UNION. Council conclusions on psychosocial support in the event of emergencies and disasters.3018th JUSTICE and HOME AFFAIRS Council meeting. Luxembourg, 3 June 2010 in a cura di L. Ranzato 31

32 La normativa della Protezione Civile italiana sull assistenza psicologica a cura di L. Ranzato 32

33 La normativa della Protezione Civile italiana sull assistenza psicologica in caso di catastrofi (1) 1993: Circolare 21/04/1993 del Ministro Facchiano, Linee generali di programmazione del soccorso sanitario nelle grandi emergenze. Si tratta della prima direttiva in ordine di tempo sul tema dell intervento psicologico nelle emergenze. La circolare è sincronica alla costituzione degli Ordine degli Psicologi e del primo Albo degli Psicologi. Rimarrà tuttavia lettera morta anche per il breve periodo di permanenza del dicastero Facchiano. Secondo questa circolare, l intervento psicologico-psichiatrico,, avrebbe dovuto essere organizzato attraverso la costituzione di Centri Mobili di Psicologia dell Emergenza (C.E.M.P.) con la presenza di uno psicologo clinico e/o un laureato in psicologia, un medico psichiatra, due assistenti sociali e tre infermieri professionali. a cura di L. Ranzato 33

34 La normativa della Protezione Civile italiana sull assistenza psicologica in caso di catastrofi (2) 2001: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento di Protezione Civile Adozione di criteri di massima per l organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi (in G.U. supplemento n. 109 del ) Tra le attività della Funzione 2 da attuare nella pianificazione e gestione delle emergenze è previsto quanto segue (punto1.7): Attività di assistenza psicologica e di assistenza sociale alla popolazione: - assistenza psicologica; - igiene mentale; - assistenza sociale, domiciliare, geriatrica. Nella valutazione della situazione (punto 3.2.2) si prevede la richiesta di dati anche sullo stato psicologico delle persone evacuate a cura di L. Ranzato 34

35 La normativa della Protezione Civile italiana sull assistenza psicologica in caso di catastrofi (3) 2006: Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, Dipartimento di Protezione Civile 6 aprile 2006 Indicazioni per il coordinamento operativo delle emergenze dovute ad incidenti stradali, ferroviari, aerei e di mare, ad esplosioni e crolli di strutture e ad incidenti con presenza di sostanze pericolose, G.U. n.101 del Tra le attività che garantiscono l assistenza alla popolazione anche indirettamente interessata all evento in caso di incidenti (punti 1.3; 2.3; 3.3; 4.3 ) si prevede una assistenza psicologica agli illesi, alla popolazione e anche ai soccorritori a cura di L. Ranzato 35

36 La normativa della Protezione Civile italiana sull assistenza psicologica in caso di catastrofi (4) 2006: Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, 13 giugno 2006, Criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi (G.U. n. 200 del 29 agosto 2006), nella quale: a) si configura l E.P.E. (Equipe Psicosociale per le Emergenze) con la presenza di psicologi del Servizio Sanitario e del Volontariato b) si definiscono le funzioni, i luoghi e i tempi dell intervento, gli ambiti di formazione degli psicologi dell emergenza. a cura di L. Ranzato 36

37 La normativa della Protezione Civile italiana sull assistenza psicologica in caso di catastrofi (5) 2013: Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 6 aprile 2013 (G.U. n.145 del 22 giugno 2013) Disposizioni per la realizzazione di strutture sanitarie campali, denominate PASS, Posto di Assistenza Socio Sanitaria, preposte all assistenza sanitaria di base e sociosanitaria alla popolazione colpita da catastrofe con cui si definisce la costituzione anche di un ambulatorio psicologico e si determinano modalità e tempi del funzionamento e del personale dedicato. a cura di L. Ranzato 37

38 Luoghi e funzioni dell intervento dello psicologo dell emergenza a cura di L. Ranzato 38

39 Luoghi e funzioni dell intervento dello psicologo dell emergenza. Alla luce delle normative fin qui citate, vengono esplicitati i luoghi e le relative funzioni degli psicologi dell emergenza: 1. POSTO MEDICO AVANZATO (PMA) 2. CENTRO di PRIMA ACCOGLIENZA : Spazi in strutture pubbliche, Palestre, Scuole, Alberghi, Tendopoli temporanee 3. OBITORIO 4. TENDOPOLI ORGANIZZATA 5. POSTO ASSISTENZA SOCIO SANITARIA (PASS) 6. STRUTTURE DI GESTIONE 7. STRUTTURE DI INCONTRO PER I SOCCORRITORI 8. STRUTTURA DEL TEAM PSICOLOGICO a cura di L. Ranzato 39

40 1. Nel POSTO MEDICO AVANZATO Lo psicologo può essere richiesto dal personale medico per: un triage psicologico o un soccorso immediato di stabilizzazione emotiva a cura di L. Ranzato 40

41 2. Nei CENTRI di PRIMA ACCOGLIENZA Lo psicologo interviene per il Primo Aiuto Psicologico (Psychological First Aid), che comprende: contatto e aggancio, sicurezza e conforto, stabilizzazione emotiva, raccolta informazioni, assistenza pratica, collegamento alla rete di supporto sociale, informazione sulle strategie di coping, collaborazione con altri servizi. a cura di L. Ranzato 41

42 3. Nell OBITORIO La presenza è richiesta per accompagnare e sostenere i familiari nel riconoscimento delle salme in modo da permettere anche al personale di operare con la giusta distanza dall atmosfera emotiva creata dai famigliari. Per collaborare nella comunicazione delle cattive notizie (linee guida delle bad news ) a cura di L. Ranzato 42

43 4. Nella TENDOPOLI per i bisogni psicologi di base. Quale modello di intervento? Prima di affrontare il complesso tema dell intervento psicologico nelle tendopoli è utile soffermarci un attimo sul modello più avanzato che è stato elaborato nel 2007 dall O.N.U. Inter Agency Standing Committee (IASC). Questo modello è il risultato di un lavoro svolto dalle più note agenzie dell ONU, quale l Organizzazione Mondiale della Sanità UNICEF UNHCR ecc. assieme alle più grandi Organizzazioni non Governative. In si possono scaricare i manuali tradotti nelle varie lingue dall originale inglese Guidelines on Mental Health and Psychosocial Support in Emergency Setting I termini utilizzati salute mentale e supporto psicosociale sono utilizzati contestualmente e rispondono a sensibilità diverse a seconda che provengano dal settore sanitario (OMS) o da quello umanitario dell OnG. a cura di L. Ranzato 43

44 I manuali IASC a cura di L. Ranzato 44

45 La sostanza del modello IASC Il modello IASC, chiamato abitualmente in Italia modello psicosociale si fonda su di una concetto elementare, ma assai pregnante: tutti gli interventi effettuati in emergenza (gestionale, organizzativo, logistico, assistenziale, sanitario, comunicativo..) hanno una significativa valenza nel garantire la salute mentale e il benessere psicosociale dei sopravissuti alle catastrofi. Ne consegue che tutti i soccorritori devono avere coscienza e attenzione su questo aspetto perché il loro operare può avere ripercussioni importanti sulla salute psichica delle persone e delle popolazioni in emergenza. a cura di L. Ranzato 45

46 Attenzione a non banalizzare! C è in Italia, nell ambito di alcuni settori del volontariato, l idea che allora tutti possono considerarsi e possono fare fare gli psicologi. Non è così: la psicologia dell emergenza può e deve aiutare i soccorritori a fare meglio il proprio specifico lavoro, con attenzione e comprensione a ciò che vivono i sopravissuti, ma non autorizza a diventare un piccolo psicologo. E perciò da escludere la costruzione e organizzazione di figure di soccorritori chiamate Operatori psicosociali, con tanto di divise che ne evidenziano il titolo. L esperienza sul campo ha dimostrato i rischi che possono correre questi volontari e le persone da essi assistiti, oltre al rischio di incorrere nel reato penale di esercizio abusivo della professione di psicologo, professione regolamentata dalla legge 18 febbraio 1989 n. 56. In conclusione tutti devono concorrere all obiettivo di garantire salute mentale e benessere psicosociale dei sopravissuti, ma ciascuno facendo il proprio mestiere. a cura di L. Ranzato 46

47 Chi è lo psicologo dell Emergenza? Prima di tornare al Modello IASC, giova anche dare alcune informazioni su chi è lo psicologo secondo la legislazione italiana, e su chi può diventare psicologo dell emergenza ( ). Ecco i passaggi: 1. Formazione universitaria di 5 anni (laurea triennale+laurea magistrale) 2. Un anno di tirocinio post lauream 3. Esame di Stato al termine dell anno di tirocinio 4. Iscrizione all Ordine degli Psicologi, regionale (provinciale per Trento e Bolzano), e al relativo Albo 5. Per svolgere attività di psicoterapia (cura di un paziente) è necessario avere una specializzazione quadriennale acquisita dopo l iscrizione all Albo degli Psicologi 6. Per essere psicologo dell emergenza (o psicologo psicoterapeuta dell emergenza) è necessaria anche una formazione tramite master, una esperienza guidata sul campo, il riconoscimento o in una associazione di Volontariato riconosciuta o nell EPE di una Azienda Sanitaria. a cura di L. Ranzato 47

48 Tornando al modello IASC Il modello IASC prevede interventi su quattro stadi o livelli, rappresentati da una piramide Specialised Services Focused, non-specialised supports Community and family supports Basic services and security a cura di L. Ranzato 48

49 4/a. Lo psicologo nella TENOPOLI per i bisogni di base (1 livello della piramide IASC) Al primo livello della piramide, dove troviamo tutte le persone sopravissute ad un disastro, è importante dare a tutti risposte ai bisogni materiali di base,che assumono significati psicologici intrinseci per il modo con cui questi bisogni vengono soddisfatti: bisogni di sicurezza, alloggio, acqua, igiene personale, cure sanitarie di base, controllo delle epidemie ecc. Tali risposte devono essere date con il coinvolgimento e con la partecipazione della popolazione stessa. Il ruolo dello psicologo dell emergenza si estrinseca nella presenza attiva sul campo, nella collaborazione con gli altri operatori, nel monitoraggio delle situazioni, nella cogestione dei conflitti... a cura di L. Ranzato 49

50 4/b Lo psicologo nella TENDOPOLI per i bisogni famiglie, gruppi e comunità (2 livello della piramide IASC) Al secondo livello della piramide, dove troviamo famiglie, gruppi e la comunità, le risposte di soccorso includono specifiche risposte rapportate alla situazione. Ad esempio: ricerca e riunificazione familiare, cerimonie collettive di lutto e conciliazione, riavvio della scuola per i bambini e di altri servizi comunitari, gruppi di auto-mutuo aiuto ecc. Tutte queste azioni ed iniziative assumono direttamente o indirettamente grande significato psicologico. Spetta anche allo psicologo promuovere, sostenere e monitorare queste iniziative a cura di L. Ranzato 50

51 4/c Lo psicologo nella TENDOPOLI per i persone con bisogni psicologici non patologici (3 livello della piramide IASC) Al terzo livello della piramide, dove troviamo gruppi più ristretti di persone, con bisogni psicologici non patologici, gli psicologi possono attuare iniziative di salute mentale di base, come ad esempio gruppi di ascolto, gruppi di automutuoaiuto, psicoeducazione ecc. Il ruolo dello psicologo si concretizza in una presenza e gestione diretta di queste iniziative a cura di L. Ranzato 51

52 5. Lo psicologo nei PASS per persone con problemi psicologici di tipo clinico (4 livello della piramide IASC) Al quarto livello della piramide, si situa una percentuale di persone che nonostante i dispositivi messi in atto nei livelli precedenti, hanno una sofferenza per la quale necessitano di un intervento psicologico personalizzato che può essere erogato nell ambulatorio psicologico disposto presso il POSTO di ASSISTENZA SOCIO SANITARIA (PASS) a cura di L. Ranzato 52

53 6. Lo psicologo nelle STRUTTURE di GESTIONE Collabora con dirigenti e capi campo nella valutazione e monitoraggio dello stress e della conflittualità nelle tendopoli o tra i soccorritori; collabora per migliorare il clima comunicativo e relazionale nella tendopoli; collabora nella gestione degli incontri di settore al DiComaC per la funzione psicosociale a cura di L. Ranzato 53

54 6. Lo psicologo nelle STRUTTURE di GESTIONE Collabora con dirigenti e capi campo nella valutazione e monitoraggio dello stress e della conflittualità nelle tendopoli o tra i soccorritori; collabora per migliorare il clima comunicativo e relazionale nella tendopoli; collabora nella gestione degli incontri di settore al DiComaC per la funzione psicosociale a cura di L. Ranzato 54

55 7. Lo psicologo nelle di STRUTTURE di incontro per i SOCCORRITORI In questo ambito lo psicologo può intervenire in appoggio alle squadre di soccorritori di ritorno dalla prima linea con gli strumenti del defusing e debriefing psicologico, della stabilizzazione emotiva, dei colloqui individuali di sostegno, con la promozione di iniziative per la prevenzione e gestione dello stress e risoluzione dei conflitti di gruppo. a cura di L. Ranzato 55

56 8) Lo psicologo nel TEAM degli psicologi Lo psicologo dell emergenza non deve mai intervenire da solo negli scenari dell emergenza. Partecipa ai momenti quotidiani di coordinamento e programmazione organizzati dal capo squadra; provvede al passaggio di consegne; compila il diario di bordo, partecipa a momenti di confronto e coordinamento con altri team psicologici presenti in altri campi. a cura di L. Ranzato 56

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