POLITECNICO DI MILANO
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1 POLITECNICO DI MILANO Facoltà di Ingegneria Civile, Ambientale e Territoriale Corso di Laurea in Ingegneria per l Ambiente ed il Territorio Indirizzo di specializzazione in Difesa del Suolo e Prevenzione dei Rischi Naturali VALUTAZIONE DELLA SUSCETTIBILITÀ IDROGEOLOGICA AL FRANAMENTO DI MAIERATO (VV) DOPO LA GRANDE FRANA DEL FEBBRAIO 2010 Relatore di Tesi: Prof.sa Paola Gattinoni Elaborato di: Luca Freddi Matricola: ANNO ACCADEMICO 2010 / 2011
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3 INDICE INTRODUZIONE pag. 6 CAPITOLO 1: Inquadramento Generale 1.1 Introduzione pag Inquadramento Geografico e Geomorfologico pag Descrizione dell Evento Franoso pag. 11 CAPITOLO 2: Rilievo Geomorfologico e Geologico di Dettaglio 2.1 Introduzione pag Rilievo Geomorfologico di Dettaglio pag Formazioni Geologiche pag Depositi Recenti, Sabbie Limose e Argille pag Argille, Argille Sabbiose e Sabbie pag Calcari Evaporitici pag Argille, Argille Limose pag Arenarie e Argille Sabbiose pag Conglomerato Basale pag Basamento Cristallino pag Inquadramento Geologico e Tettonico pag Rilievo Geologico di Dettaglio pag Risultati delle Prove Geognostiche pag Sezioni Geologiche pag Sezione Geologica 1 pag Sezione Geologica 2 pag Sezione Geologica 3 pag Sezione Geologica 4 pag Sezione Geologica 5 pag Sezione Geologica 6 pag Conclusioni pag. 54 Luca Freddi Pagina 3
4 CAPITOLO 3: Caratterizzazione Idrogeologica 3.1 Introduzione pag Letture Piezometriche pag Analisi dei Risultati delle Prove di Permeabilità in Sito pag Acquiferi pag Acquifero Profondo pag Acquifero Intermedio pag Acquifero Superficiale Semi-confinato pag Acquifero Superficiale Libero pag Analisi delle Precipitazioni pag Precipitazioni Medie Annue pag Piogge Medie Agosto 2009-Febbraio 2010 pag Conclusioni pag. 72 CAPITOLO 4: Implementazione del Modello 4.1 Introduzione pag Delimitazione del Dominio pag Griglia di Discretizzazione pag Ricostruzione della Geologia pag Inserimento della Superficie Topografica pag Ricostruzione della Geometria del Substrato pag Inserimento delle Formazioni Geologiche pag Inserimento delle Principali Discontinuità Tettoniche e Gravitative pag Condizioni al Contorno pag Definizione delle Cell No-Flow pag Definizione delle Constant Heads pag Corsi d Acqua e Sorgenti pag Ricarica Idrica pag Inserimento del Volume Franato pag Calibrazione del Modello pag Target pag. 92 Luca Freddi Pagina 4
5 4.6.2 Analisi di Sensitività pag Risultati della Calibrazione pag Conclusioni pag. 99 CAPITOLO 5: Scenari di Simulazione 5.1 Introduzione pag Ricerca delle Condizioni di Innesco pag Carta di Suscettibilità Idrogeologica al Franamento pag Analisi di un Possibile Evento Critico pag Conclusioni pag. 116 CONSIDERAZIONI FINALI pag. 118 BIBLIOGRAFIA ALLEGATI Allegato A: Carta Geologica a scala 1:5000. Allegato B: Carta Idrologica e Geomorfologica a scala 1:5000. Allegato C: Sezioni geologiche in scala 1:1. Allegato D: Stratigrafie dei sondaggi. Allegato E: Prove di Lefranc. Luca Freddi Pagina 5
6 INTRODUZIONE Il giorno 15 febbraio 2010, alle ore 16:30 circa, nel Comune di Maierato, situato nella Regione Calabria in Provincia di Vibo Valentia, si è verificato un imponente evento franoso, che ha coinvolto il versante sinistro del Torrente Scuotrapiti e lambito l abitato stesso, interrompendo la viabilità interna e la Strada Provinciale per Filogaso. Fortunatamente era stato attivato un piano d evacuazione dell abitato che ha evitato il coinvolgimento di persone per il primo evento ed anche per il successivo arretramento della corona di frana, avvenuto cinque giorni dopo il 20 febbraio Il presente lavoro è stato svolto allo scopo di produrre una carta di suscettibilità al franamento delle aree del Comune di Maierato a partire dallo studio delle condizioni idrauliche del sottosuolo, data la possibilità che fenomeni simili si possano ripetere. Perciò, raccolti i dati e ricostruito un quadro completo degli aspetti geologici, idrologici e geotecnici dell area, è stato realizzato un modello tridimensionale al fine di ricostruire la situazione idrogeologica che ha portato a rottura il versante e al nuovo assetto degli acquiferi. La carta di suscettibilità è stata ottenuta rispetto a movimenti di versante profondi e superficiali con un confronto fra i risultati della modellazione e il catalogo degli eventi franosi dell area. Questa metodologia, sebbene implichi la costruzione di un modello specifico per ogni caso di studio, risulta esser applicabile a qualunque area si voglia indagare, permette inoltre di realizzare, mediante carte di suscettibilità, una scala di priorità negli interventi di messa in sicurezza dei versanti, identificando, su grandi estensioni areali, le zone che presentano maggior probabilità di collasso. Luca Freddi Pagina 6
7 CAPITOLO 1 INQUADRAMENTO GENERALE 1.1. Introduzione In questo capitolo dopo un breve inquadramento geografico e geomorfologico della frana e delle aree limitrofe ad essa, si procederà a descrivere l evento più nel dettaglio al fine di poterne comprendere meglio le caratteristiche e le possibili cause predisponenti e scatenanti. Luca Freddi Pagina 7
8 1.2. Inquadramento Geografico E Geomorfologico Il Comune di Maierato, sotto la cui amministrazione territoriale risiede il versante soggetto al movimento, è collocato nella Calabria Centrale, in Provincia di Vibo Valentia, a pochi km dalla costa tirrenica [Figura 1.1]. Figura 1.1: Posizione del comune di Maierato nella geografia della Regione Calabria.[Google Earth 2011]. L evento franoso, come menzionato nell introduzione a questo lavoro, si è verificato in data 15 febbraio 2010 alle ore 16:30 circa, ed è localizzato ad Ovest del centro abitato di Maierato, lungo il versante compreso fra le località Draga, Mosto e Giardino [Figura 1.2]. Luca Freddi Pagina 8
9 Loc. Giardino Loc. Mosto Loc. Draga Figura 1.2: Vista aerea, da 1.6 km di altitudine, dell intera frana. Si vuol far notare come sia stata coinvolta anche la Strada Provinciale per Filogaso. [Google Earth 2011]. Da un punto di vista geomorfologico l area in esame fa parte di una grande DGPV (Deformazione Gravitativa Profonda di Versante), dell estensione di circa 25 km 2 (7,5 km x 3,5 km) che interessa la porzione Sud-Orientale della Cresta Basilica delimitata da due corsi d acqua: il Fosso Scuotrapiti nella parte meridionale, che individua un taglio nel versante a circa 400 m.s.l.m., e il Fosso Ceramida, [Figura 1.3]. Luca Freddi Pagina 9
10 Quest ampia DGPV, probabilmente originatasi in seguito alle regressioni marine dei periodi glaciali, è tutt ora attiva con un movimento da Nord-Ovest verso Sud-Est. A testimonianza di ciò, proprio dal Comune di Maierato, a seguito del terremoto del 1783, sono riportate testimonianze di movimenti complessi del terreno, e tutt ora, osservando le immagini satellitari, è possibile notare come il movimento della DGPV abbia deviato il corso dei torrenti limitrofi, in special modo il Fosso Scuotrapiti. Inoltre anche la Strada Provinciale per Filogaso è soggetta a frequenti lavori di manutenzione. Fosso Ceramida Loc. Cresta Basilica Fosso Scuotrapiti Figura 1.3: In rosso è delimitata qualitativamente la grande DGPV di cui, in giallo, fa parte, come piccola riattivazione, l evento del 15 Febbraio. In bianco invece è evidenziata la scarpata meridionale e la relativa direzione di movimento. Luca Freddi Pagina 10
11 1.3. Descrizione Dell Evento Franoso Il movimento franoso, è stato preceduto nel tempo da una lunga fase deformativa, che si è evoluta fino a rendere inagibile la Strada Provinciale che collega il Comune di Maierato a quello di Filogaso [Figura 1.4 e Figura 1.5]. Figura 1.4: Vista satellitare dell area circostante l abitato del comune di Maierato, prima e dopo l evento franoso. [Foto tratte dal sito della NASA] Luca Freddi Pagina 11
12 Figura 1.5: Condizioni della Strada Provinciale per Filogaso poche ora prima del collasso definitivo del versante. [Foto scattata dai vigili del fuoco del posto] Grazie all evidenza e alla lentezza della fase deformativa del fenomeno è stata possibile un efficace evacuazione degli abitanti interessati, salvaguardando così la vita umana. In secondo luogo l interesse suscitato dal movimento ha attirato troupe televisive, che sono state poi presenti nel momento dell innesco della frana, filmandone così l evoluzione. Osservando le registrazioni si nota come l evoluzione del movimento franoso sia avvenuta nel giro di qualche minuto e come i blocchi di roccia, che componevano il versante, si siano disarticolati e mescolandosi con il terreno si siano mossi come un fluido viscoso. Il movimento è avvenuto per arretramenti successivi della scapata lungo lineazioni ad andamento Nord-Est / Sud-Ovest, quasi parallele al versante stesso. Attualmente la zona di distacco è rappresentata da una scarpata sub-verticale con un altezza di circa 50m e un fronte di 500m [Figura 1.6]. Luca Freddi Pagina 12
13 Figura 1.6: Vista dal versante opposto dell area franata. Ben evidente la scarpata di circa 50m che si è creata sulla nicchia di distacco. I fianchi della frana invece coincidono con dislocazioni tettoniche sub-verticali [Figura 1.7]. Figura 1.7: Parete rocciosa delimitante un fianco della frana. Luca Freddi Pagina 13
14 Il fatto che le pareti rocciose siano attraversate da diversi sistemi di discontinuità (presenti sia parallelamente che perpendicolarmente al versante, [Figura 1.8]), ha permesso lo svincolarsi dei blocchi di roccia, portando poi la sopracitata evoluzione della frana in un fluido quasi di tipo viscoso. Figura 1.8: In evidenza i molteplici sistemi di discontinuità che hanno permesso lo svincolarsi dei blocchi in roccia. Il corpo di frana è principalmente costituito da frammenti di calcare evaporitico, di modeste dimensioni, con inclusioni di materiali fini come limi e argille. La parte più alta dell accumulo è invece costituita da blocchi in roccia di grandi dimensioni, frutto dell arretramento verso monte della nicchia di distacco. La causa principale dell innesco di questa frana è da ricercarsi probabilmente nell intensa circolazione idrica nel sottosuolo e nell ammasso roccioso costituenti il corpo di frana. Questa situazione è testimoniata del fatto che nei giorni successivi si siano formate molte zone superficiali di ristagno dell acqua. Luca Freddi Pagina 14
15 Il tipo di cinematismo è roto-traslazionale testimoniato dal fatto che nei giorni precedenti sono stati osservati dei rigonfiamenti nel corpo di frana, soprattutto verso il piede del versante [Figura 1.9]. Il movimento è poi evoluto in colata a causa della forte presenza d acqua, presente nell ammasso roccioso, ciò ha permesso l incanalarsi del movimento franoso nel fosso Scuotrapiti, fino a raggiungere una distanza di oltre 1 km, con uno spessore della zona di accumulo, anche superiore ai 4 m, per un volume stimato di oltre 10 milioni di m 3. Figura 1.9: Evidenze di un movimento roto-traslazionale prima dell innesco della frana. Si nota la nicchia di distacco e il rigonfiamento al piede, nei pressi della strada. Luca Freddi Pagina 15
16 CAPITOLO 2 Rilievo Geomorfologico Geologico Di Dettaglio 2.1. Introduzione Inquadrato l evento geograficamente, in questo capitolo si passerà ad analizzare la situazione del sottosuolo dell area intorno al comune di Maierato. In primo luogo verranno presentati i dati raccolti dal rilievo geomorfologico, con una carrellata dei movimenti di versante presenti nella zona. Verrà poi illustrata la successione stratigrafica dell area ricostruita grazie ai dati rilevati sul campo, con un analisi dettagliata delle singole formazioni presenti, resa possibile anche da otto sondaggi effettuati sul campo a seguito dell evento. Grazie ai dati ricavati sul campo da rilievi e sondaggi sono state costruite, la carta geologica dell area intorno alla frana e 6 sezioni geologiche. Luca Freddi Pagina 16
17 2.2. Rilievo Geomorfologico Di Dettaglio Dalla raccolta di conoscenze acquisite dal rilievo geomorfologico sul campo si può affermare che in tutta l area, e in particolar modo lungo entrambe le sponde del torrente Scuotrapiti, sono presenti elementi morfologici che indicano la presenza di frane quiescenti, a sottolineare come tutta l area sia naturalmente predisposta a fenomeni gravitativi anche di grandi dimensioni [Figura 2.1]. Figura 2.1: Stralcio della Tavola 15.3 T34 della Carta Inventario delle frane del Piano stralcio di bacino per l assetto idrogeologico (PAI) della Regione Calabria (2001). A testimonianza di quanto appena affermato, in località Draga, sono presenti accumuli di frana al piede di una scarpata collocata quasi a continuare verso Sud- Ovest la scarpata che si è formata a seguito dell evento oggetto di questo lavoro [Figura 2.2]. Luca Freddi Pagina 17
18 Sempre nella stessa località, ma sul versante opposto è riconoscibile la traccia di un altra frana che nel 1932 ostruì il torrente Scuotrapiti e portò alla formazione di un piccolo laghetto. Figura 2.2: Località Draga: si mostra evidenziata in rosso la scarpata formatasi a seguito dell evento del 15 Febbraio 2010, e come si sia allineata con un antica scarpata pre-esistente, evidenziata in giallo. Luca Freddi Pagina 18
19 Inoltre in questa località, dal rilievo sul campo, sono state individuate numerose e profonde fessure di trazione, testimonianze del continuo movimento di tutta l area [Figura 2.3]. Figura 2.3: Immagine raffigurante una profonda fessura di trazione rilevata in prossimità della località Draga. Altre evidenze morfologiche di eventi franosi, anche se di modeste dimensioni, sono state individuate lungo il corso del torrente Scuotrapiti. Il primo esempio lo si trova nei pressi delle località denominata Piccola Valle, sulla sinistra idrografica del torrente stesso. Lungo la destra idrografica del torrente Scuotrapiti, a monte della località Bosco, in prossimità della confluenza con il torrente Corvolì. Questa zona è stata in parte anche interessata dall accumulo di materiale dopo l evento del 15 Febbraio. L evidenza morfologica appena menzionata è mostrata nella figura sottostante [Figura 2.4]. Luca Freddi Pagina 19
20 Figura 2.4: Evidenze morfologiche di movimenti franosi passati, in questo caso in corrispondenza della confluenza fra il torrente Scuotrapiti e il torrente Corvolì. Segni di altri movimenti appartenenti al passato sono stati rilevati anche a monte dell abitato di Maierato, in località Falco, e lungo ancora il torrente Scuotrapiti, in località Giusella lungo entrambe le sponde del corso d acqua. Il movimento più importante fra quelli rilevati, poiché di grandi dimensioni (con un fronte di circa 250 m per una lunghezza di circa 600 m) è presente in località Giardino. Si è ipotizzato che probabilmente sia a causa della presenza di questo movimento importante, che la Strada Provinciale per Filogaso, nel corso degli anni, registri continui cedimenti. Quest ultima paleofrana è stata inoltre oggetto di riattivazione proprio nel Febbraio A quanto detto finora, si aggiungono anche altri fenomeni, non gravitativi, ma che sono indice del movimento generale di tutta la zona: Orli di terrazzo, di origine fluviale/torrentizia, che sono testimonianza della forte attività erosiva messa in atto dai corsi d acqua. Orli di scarpata morfologica, corrispondenti invece a rotture di pendio, spesso in prossimità di zone di distacco. Luca Freddi Pagina 20
21 2.3. Formazioni Geologiche In questo paragrafo vengono illustrate le differenti formazioni geologiche che sono state rilevate e che appartengono all area di studio, con una descrizione dettagliata delle loro caratteristiche e condizioni in sito. L ordine con cui si è scelto di illustrare la successione geologica, è lo stesso in cui si ritrovano in sito le formazioni stesse. Viene qui schematicamente riassunta la successione per fornire un quadro iniziale chiaro: Depositi recenti di origine continentale. Sabbie limose. Argille Plioceniche Calcari evaporitici bianchi. Argille e argille limose mioceniche. Arenarie e argille sabbiose. Conglomerato a ciottoli. Basamento cristallino. Luca Freddi Pagina 21
22 Depositi Recenti, Sabbie Limose E Argille [Pliocene] I depositi recenti, di origine continentale e sedimentaria, hanno in sito uno spessore che varia, da un minimo di 5 m a un massimo di 10 m. Sono costituiti prevalentemente da conglomerati di matrice sabbiosa-limosa nelle porzioni più superficiali, mentre nelle porzioni inferiori la matrice cambia, ed è tipicamente dalla colorazione rossastra di sabbie limo-argillose risalenti al Pleistocene, [Figura 2.5]. Figura 2.5: Deposito superficiale costituito da conglomerati e argille rossastre. Luca Freddi Pagina 22
23 Immediatamente al di sotto di questo strato, si ritrovano sabbie limose di colorazione grigio-avana, con presenza di macrofossili, con uno spessore che varia dai 5 m ai 25 m, [Figura 2.6]. Figura 2.6: Sabbie limose con presenza di fossili. Queste formazioni sono poi seguite in profondità da argille risalenti al Pliocene, sempre della medesima colorazione. Queste argille presentano al loro interno piccole intercalazioni di limi e altre argille che fungono da debole strato legante. Gli spessori complessivi non superano in ogni caso i 25 m. I conglomerati superficiali, quando presenti, presentano al loro interno ciottoli arrotondati di origine cristallino-metamorfica in matrice sabbiosa. Sono piuttosto comuni in tutto il territorio, specie nelle zone più elevate e terrazzate: si tratta in genere di antiche superfici di abrasione marina, sedimentate poi in un ambiente continentale, [Figura 2.7]. Questi depositi sono permeabili, con una resistenza all erosione piuttosto bassa. Come detto, anche questi depositi occupano aree terrazzate e pianeggianti, anche se ad altitudine elevata, i fenomeni di erosione sono limitati ai margini, lungo le scarpate. Luca Freddi Pagina 23
24 Questi depositi sono spesso presenti sotto forma di lembi sottili e sporadici, che ricoprono generalmente il substrato metamorfico o localmente altri terreni. Figura 2.7: In località Giannarosa. Vista dei conglomerati di origine continentale. Si sottolinea la presenza di ciottoli in matrice sabbiosa-argillosa di colorazione bruno-ocra. Luca Freddi Pagina 24
25 Argille, Argille Sabbiose E Sabbie [Pliocene Medio] Questo litotipo, assegnato al periodo del Pliocene Medio, è piuttosto comune nell area di studio, anche se gli affioramenti sono osservabili solamente in due zone; la prima è in località Draga e Olivetta, ad occidente, e la seconda è a Est dell abitato di Maierato, in particolare proprio lungo il fronte della frana. Nella parte basale dello strato si ritrovano tipicamente argille, argille siltose e silts con colorazione del bruno chiaro al grigiastro con grandi intercalazioni di marne calcaree o sottili strati di sabbie grossolane. Questa tipologia di formazione è caratterizzata anche da una granulometria finissima e una bassa permeabilità. Lo spessore di quest unità più argillosa è sempre compreso fra i 10 m e i 25 m, [Figura 2.8]. Figura 2.8: Vista delle argille di color bruno chiaro e grigio-avana, estratte da un sondaggio in sito. La parte superiore dello strato invece, vede argille con una maggior frazione di siltiti e arenarie, fino a passare a delle sabbie e sabbie argillose dal color grigio chiaro al bruno chiaro e da grana fine a grana grossolana con presenza di fossili tipici di zone marine poco profonde. Lo spessore è compreso fra i 5 m e i 25 m. Luca Freddi Pagina 25
26 L intera unità ha uno spessore che non supera mai i 40 m, specialmente muovendosi verso Est, dove diminuisce progressivamente, [Figura 2.9]. Figura 2.9: Fianco della frana con distacco di blocchi rigidi in località Olivetta. Si evidenzia il passaggio muovendosi verso l alto, da argille a sabbia argillose. Luca Freddi Pagina 26
27 Calcari Evaporitici [Miocene Superiore] Questa formazione, attribuita al periodo delle trasgressioni del Miocene Superiore, costituisce nell area di studio il limite stratigrafico superiore per le sabbie e argille mioceniche. Da segnalare che a Nord dell abitato di Maierato, in località Giannarosa e Falco, quest unità poggia direttamente sul basamento metamorfico. E una formazione tipicamente a matrice calcarea, con la presenza di livelli a granulometria molto fine quindi silt e argille siltose. Il colore è prevalentemente biancastro e giallastro. Nelle porzioni alla base dello strato sono state individuate anche lenti e tasche (delle dimensioni da decimetrica a metrica) di marne e argille di color verde-rosso ed anche lenti e noduli di anidrite, [Figura 2.10]. Figura 2.10: Vista dell affioramento calcareo con intercalazione di una lente di argilla verde-rossastra. Ben visibile anche l elevata porosità dei calcari. Luca Freddi Pagina 27
28 Lo strato ha una potenza di alcune decine di metri, tipicamente comprese fra i 25 m e i 45 m, e può presentarsi in due condizioni: 1. Nelle zone in cui i processi erosivi non sono stati aggressivi, il calcare assume quasi la consistenza di una roccia in funzione del grado di cementazione, [Figura 2.11]. Figura 2.11: Vista del calcare evaporitico nelle condizioni a consistenza quasi lapidea. 2. Nelle zone in cui l azione erosiva è stata più concreta, il calcare si presenta disgregato, molto poroso (con presenza anche di cavità naturali e artificiali) e assimilabile ad una sabbia fine o ad un argilla. [Figura 2.12]. Figura 2.12: Affioramento della parte più superficiale del calcare evaporitico. Si vogliono far notare l elevato stato di alterazione, la presenza di cavità e l elevata porosità. Luca Freddi Pagina 28
29 Il calcare si presenta sempre molto poroso, ed estremamente alterato in superficie. Generalmente è anche in condizioni da stratificate a mal stratificate, e si presenta in bancate, osservabili in alcuni affioramenti nell area in esame, [Figura 2.13]. Figura 2.13: Affioramento dello strato calcareo in località Mosto. Si evidenzia il notevole stato di alterazione della roccia e la sua organizzazione in bancate. Luca Freddi Pagina 29
30 Argille, Argille Limose [Miocene Superiore] Quest unità litologica, assegnata al Miocene Superiore, presenta uno spessore medio compreso fra i 10 m e i 20 m, che và progressivamente diminuendo verso Ovest, dove si registra un affioramento in località Draga. Altri affioramenti, sono stati riscontrati con continuità in località Giardino e ad Est di Maierato, lungo il torrente Scuotrapiti. L unità è contraddistinta da argilliti e marne argillose, spesso ben coese fra loro, tipicamente con colorazione grigio scuro e verde, fino al nero. Data la notevole coesione dell intera unità e della litologia che la compone, l intero strato costituisce un fronte impermeabile che giace al si sotto dei calcari ed al cui contatto sono stati registrati notevoli fenomeni risorgivi, [Figura 2.14]. Figura 2.14: Affioramento delle argille grigio-scure in un fosso ad Est di Maierato, in località Falco. Luca Freddi Pagina 30
31 Arenarie E Argille Sabbiose [Miocene Medio-Superiore] Questo litotipo poggia in discordanza sul basamento cristallino e presenta al suo interno una grande eterogeneità litologica e stratigrafica, sia in direzione orizzontale che verticale. Le principali caratteristiche si questa diversità sono: Presenza di sabbie argillose e argille sabbiose al cui interno si ritrovano fossili di origine marina, alternate a strati sabbiosi grossolani grigio-giallastri. Questi livelli raggiungono potenze di circa 10 m anche se al loro interno raccolgono anche livelli di argilla nera e altre argille più chiare. Sono stati ritrovati livelli di arenarie poco coese, di color grigio-giallastro con scarsa presenza di fossili al loro interno. Livelli con potenza superiore anche ai 10 m, anche se con scarsa continuità laterale, di arenarie giallastre e grigiastre a granulometria variabile. Queste formazioni si ritrovano in banchi, alternate ad altre arenarie ben cementate e ricche di fossili, [Figura 2.15]. Figura 2.15: Affioramento, in località Giusella, di arenarie ben cementate con al loro interno presenza di fossili marini Luca Freddi Pagina 31
32 Quest unità, la si ritrova affiorante nella parte bassa dell abitato di Maierato, nelle località di Vorace e Giusella con spessori da 10 m a oltre 40 m. Le sabbie a livello locale presentano zone cementate, il cemento è calcare siltitico, dello spessore di qualche decina di centimetri. Nonostante un certo grado di cementazione, non si può parlare di vere e proprie arenarie, perché questi sedimenti presentano comunque una grande erodibilità come mostrato nella figura sottostante, [Figura 2.16]. Figura 2.16: Vista dell affioramento di argille e argille sabbiose di colore grigiastro con un buon grado di cementazione. Luca Freddi Pagina 32
33 Conglomerato Basale [Miocene Medio-Superiore] Il basamento cristallino è ricoperto, anche se con scarsa continuità laterale da un conglomerato basale. Data questa scarsa continuità, a cui si aggiunge uno spessore compreso fra 1 m e 5 m, la formazione non è facilmente individuabile, e non sono molti gli affioramenti. La sua presenza testimonia la lacuna temporale tra la fine del Paleozoico e la trasgressione di età Tortoniana. Questo conglomerato, è di origine gneissica e si presenta con blocchi di grandi dimensioni e ciottoli, inseriti in una matrice di tipo ghiaioso sabbioso, [Figura 2.17]. Figura 2.17: Affioramento del conglomerato nell alveo del fosso Scotrapiti. In evidenza il conglomerato con blocchi di origine gneissica in matrice sabbiosa-ghiaiosa. Luca Freddi Pagina 33
34 Basamento Cristallino [Paleozoico] Il basamento cristallino paleozoico, di origine metamorfica, che costituisce il substrato su cui poggia in discordanza tutta la successione Neogenica, viene identificato a scala regionale con l Unità di Castagna. Lo si vede affiorare con una certa continuità nelle zone oggetto di rilevamento, specie alle quote più elevate (ad es. in località Cresta Basilica) e, dal punto di vista litologico, è caratterizzato da una notevole varietà di tipologie di rocce metamorfiche di medio-alto grado, in cui prevalgono scisti e paragneiss granatiferi a cui sono associate meta basiti e intrusioni filoniane, [Figura 2.18]. Figura 2.18: Vista del basamento cristallino gneissico con presenza di granati al suo interno. I diversi processi metamorfici avvenuti nel tempo, associati alle svariate evoluzioni tettoniche, hanno portato il basamento stesso ad un intenso strato di fatturazione, con piani sia concordanti che discordanti con la direzione della scistosità. Ciò ha portato alla formazione di strutture cataclastiche e milonitiche. Luca Freddi Pagina 34
35 Aggiunto al degrado meccanico appena descritto, è da considerare la forte esposizione ai fenomeni atmosferici, che, con una certa aggressività, nel tempo hanno portato il basamento ad un ulteriore stato di fratturazione e di alterazione chimica. Come risultato di questi eventi, queste rocce presentano generalmente una copertura dello spessore di circa 20 m in cui il litotipo è fortemente degradato ed alterato, tanto da poter esser assimilato ad una sabbia nei livelli più superficiali. In queste zone la roccia sembra mantenere tutte le caratteristiche di quella originaria, come scistosità e la grana, ma in realtà al semplice contatto si sgretola, [Figura 2.19]. Figura 2.19: Affioramento del basamento cristallino in località Cresta Basilica: si presenta molto alterato, quasi a sembrare una sabbia. Da evidenziare una pedogenizzazione dei primi 2m di strato. Luca Freddi Pagina 35
36 2.4. Inquadramento Geologico e Tettonico L area in esame sorge su un basamento cristallino di tipo metamorfico risalente al periodo Paleozoico, sopra del quale sono stati rilevati depositi sedimentari marini del Miocene Medio e Medio-Superiore [Figura 2.20]. Questa successione ha inizio con la presenza di arenarie, debolmente cementate al cui interno si ritrovano intercalazioni di conglomerati, la prima testimonianza della trasgressione Tortoniana. In seguito si ritrovano altre arenarie, bruno-giallastre, anch esse debolmente cementate, e poi argille e limi con intercalazioni di tipo locale di sabbie. In ultimo luogo si ritrovano dei calcari evaporitici, di color biancogiallastro, con la presenza al loro interno di sottili lame di argille. Si osserva poi un importante lacuna stratigrafica, che coinvolge il periodo dal Miocene Superiore al Pliocene Inferiore; la successione poi termina con argille, silts e sabbie fossili; infine si osservano depositi continentali del Pleistocene Superiore, detriti di frana e depositi alluvionali dell Olocene. Tutta l area è stata soggetta a sollevamenti di tipo tettonico, il cui risultato è un sistema di faglie ad andamento Nord-Ovest / Sud Est, che ha anche determinato la formazione di un horst asimmetrico che va a separare il versante tirrenico di Pizzo Calabro, da quello di Maierato costituito dalla cresta basculata verso Est del basamento cristallino. (Ghisetti 1979; Meulenkamp et Al. 1986; Van Dijk & Okkes,1991). Luca Freddi Pagina 36
37 Figura 2.20: Carta geologica d Italia dell area franata e delle zone circostanti l abitato di Maierato. Luca Freddi Pagina 37
38 2.5. Rilievo Geologico Di Dettaglio I rilievi effettuati sul campo a seguito dell evento, hanno confermato e dettagliato, la successione stratigrafica che viene riportata dalla Carta Geologica d Italia (1968). Al fine di fornire un quadro dettagliato della situazione geologica, è qui presentato uno stralcio della carta geologica 1:5000, [Figura 2.21], realizzata in occasione degli sudi a seguito dell evento del 15 Febbraio, con l integrazione dei risultati di sopralluoghi sul campo e dei risultati dei sondaggi, disponibili da studi precedenti ed effettuati a seguito dell evento franoso. Luca Freddi Pagina 38
39 Figura 2.21: Stralcio della carta geologica 1:5000 attorno alla zona franata il 15 Febbraio. E rappresentato anche un esempio dell ordinamento stratigrafico. Dall osservazione della carta geologica, si può affermare come il substrato cristallino affiori nella zona Nord orientale, in particolare sull altopiano di Cresta Basilica, fino alla località Medaglia e nella zona industriale a quote sempre superiori ai 375 m.s.l.m. Associati agli scisti del basamento cristallino, si sono talora rinvenuti degli affioramenti di conglomerato basale, nello specifico lungo il torrente Scuotrapiti, nella zona dell Olivetta (330 m.s.l.m.) e più a valle fra le località Giusella e Coturella. La presenza di questi conglomerati è indice di quanto sia superficiale il basamento cristallino. Luca Freddi Pagina 39
40 Sempre lungo il torrente Scuotrapiti, in corrispondenza della zona Sud-Est di Maierato, a valle della località Vonace, sono stati osservati affioramenti di arenarie e argille sabbiose del Miocene, ora parzialmente ricoperte dal suolo franato il 15 Febbraio. Le argille verdi del Miocene invece affiorano solo in alcuni tratti della zona, principalmente lungo il torrente Scuotrapiti, prima della confluenza con il torrente Corvolì, e lungo gli impluvi nelle località Bosco e Falco. I calcari evaporitici sono une delle formazioni più affioranti nella zona, oltre che costituire gran parte del substrato su cui poggia l abitato di Maierato, e li si ritrova: A Nord dell abitato, fra le località Falco e Cannella. Ad Ovest di Maierato, nelle località Piccola Valle, Olivetta, Giannarosa e Giardino. A Sud di Maierato, in località Bosco. In località Draga, lungo il fosso Scuotrapiti. Al di sopra dei calcari più antichi, si rinvengono, in fasce, i sedimenti pliocenici, lungo il torrente Scuotrapiti in località Draga e lungo il versante della località Olivetta. Sono presenti anche immediatamente a monte dell abitato tra le località Mosto e Falco. Gli affioramenti pleistocenici di sabbie e conglomerati affiorano in maniera estesa in tutta la zona, ricoprendo gran parte delle formazioni rocciose sopra descritte. Più nello specifico sono presenti in modo abbondante a Nord-Ovest di Maierato e in destra idrografica del torrente Scuotrapiti. Luca Freddi Pagina 40
41 Le rocce sedimentarie sono caratterizzate da una stratificazione sub-orizzontale, avente inclinazione di circa con immersione Est/Sud-Est. Queste rocce sono anche interessate da dislocazioni tettoniche di piccole dimensioni con andamento Nord-Ovest/Sud-Est oltre che da due famiglie di discontinuità verticali ortogonali fra loro, con direzioni e , ben in mostra sul fronte di frana. La successione normale mostra un assottigliamento procedendo verso Ovest e risulta localmente ribassata e raddoppiata a seguito dei numerosi eventi franosi che si sono verificati nel tempo [Figura 2.22]. Figura 2.22: Vista della successione stratigrafica normale, dalla nicchia di frana. Luca Freddi Pagina 41
42 2.6. Risultati Delle Indagini Geognostiche Subito a seguito dell evento del 15 Febbraio, sono state avviate più indagini di tipo geognostico al fine di ricostruire la geometria della frana e avviare un processo di monitoraggio. Sono quindi stati realizzati un totale di otto sondaggi di tipo meccanico con posa di tubi piezometrici e inclinometrici (la loro ubicazione è segnalata nell Allegato 1, Carta Geologica). Le letture sul campo, vengono effettuate mensilmente. Lo scopo di questi sondaggi è quello di chiarire e ricostruire l andamento dei diversi corpi litologici in profondità, soprattutto nelle zone in cui i rilievi sul campo non avevano fornito indicazioni chiare e di facile interpretazione. Allo stesso tempo con queste prove in sito è stato possibile individuare la presenza degli acquiferi. I sondaggi sono anche stati sfruttati per l esecuzione di prove di permeabilità in foro, e per il prelievo di campioni da portare in laboratorio. I sondaggi sono catalogati con le seguenti sigle S1,S2,S3,S4,S5, SP1,SP2,SP3. Il sondaggio S1, spinto alla profondità di 77,5 m dal piano campagna, è ubicato in località Mosto, 100 m a monte della nicchia di frana (a circa 313 m.s.l.m.). Questo sondaggio evidenzia, per i primi 7 m la presenza dei depositi limoso-sabbiosi. Dai 7 m ai 34 m invece è presente lo strato dei calcari evaporitici. Proseguendo in profondità, dai 34 m ai 45,8 m si osservano alternanze di calcareniti e livelli limosoargillosi, mentre dai 45,8 m ai 50,5 m è presente l argilla miocenica. Al si sotto si queste profondità è stato rinvenuto il substrato roccioso, anche se in condizioni di elevata fratturazione. Luca Freddi Pagina 42
43 Il sondaggio S2 (profondità totale 35 m), ubicato in località Mosto, circa 80 m a monte della nicchia di frana (quota approssimativa di 307 m.s.l.m.), evidenzia per i primi 8 m la presenza dei depositi continentali limoso-sabbiosi, al di sotto dei quali è presente limo-sabbioso di color avana (di età pliocenica) fino a 18,8 m di profondità. Seguono i calcari evaporitici fino a fondo foro. Il sondaggio S3 (profondità 90 m), ubicato in località Mosto circa 70 m a monte della nicchia di frana (quota approssimativa di 306 m.s.l.m.), evidenzia per i primi 11,4 m la presenza dei depositi continentali limoso-sabbiosi, al di sotto dei quali è presente sabbia-limosa di color avana (di età pliocenica) fino a 23,9 m di profondità, seguita da limo-sabbioso argilloso grigio fino a 34,7 m. Seguono i calcari evaporitici fino alla profondità di circa 57 m. Da 57 m a 68,5 m sono presenti le argille mioceniche, al di sotto delle quali si rinvengono le arenarie mioceniche fino ad 81,4 m. A profondità superiori è presente il substrato roccioso fortemente degradato per i primi 3-4 m. Il sondaggio S4 (profondità 68 m), ubicato in centro paese in prossimità delle scuole elementari (quota approssimativa di 255 m.s.l.m.), evidenzia per i primi 15,2 m la presenza dei calcari miocenici, al di sotto dei quali è presente l argilla miocenica fino a 35 m di profondità. A profondità superiori sono presenti le arenarie mioceniche a tratti argillificate, caratterizzate da una buona cementazione. Il sondaggio S5 (profondità 45 m), ubicato in località Giardino (quota approssimativa di 233 m.s.l.m.), evidenzia per i primi 17,3 m la presenza calcari evaporitici fortemente alterati e argillificati nei primi 5 m circa, al di sotto dei quali è presente l argilla miocenica fino a 26 m di profondità. A profondità superiori si rinvengono le arenarie mioceniche, scarsamente cementate, con alternanze di argillesabbiose. Luca Freddi Pagina 43
44 Il sondaggio SP1 (profondità 58 m), ubicato in località Olivetta (quota approssimativa 340 m.s.l.m.), evidenzia per i primi 5 m la presenza dei depositi continentali, seguiti da calcari evaporitici fino a 17 m, arenarie mioceniche fino a 39 m (scarsamente cementate e con intercalazioni argillose a circa 30 m di profondità). A profondità superiori si rinviene il substrato metamorfico. Il sondaggio SP2 (profondità 85 m), ubicato nel piazzale della banca (quota approssimativa 290 m.s.l.m.), evidenzia per i primi 5,6 m la presenza di dei depositi continentali sabbiosi-argillosi, seguiti dai calcari evaporitici fino a 37 m e poi dalle argille grigio scure fino a 58 m; da 58 a 80 m sono presenti le arenarie mioceniche scarsamente cementate, seguite dal substrato metamorfico fortemente alterato. Il sondaggio SP3 (profondità 30 m), ubicato a SE del centro abitato di Maierato (quota approssimativa 225 m.s.l.m.), evidenzia per i primi 2 m la presenza di argille scure, passanti ad argille sabbiose e sabbie nei successivi 3 m; le sabbie e sabbie argillose proseguono quindi fino a circa 12 m di profondità e sono seguite da sabbie arenacee piuttosto cementate e calcareniti fino a circa 18 m, dove si rinvengono i conglomerati a clasti di basamento. Luca Freddi Pagina 44
45 2.7. Sezioni Geologiche A seguito delle informazioni aggiuntive ottenute dai sondaggi, che hanno permesso di confermare la successione stratigrafica illustrata in precedenza, (rif. Paragrafo 2.3.), valutare gli spessori delle singole unità e individuare la profondità del substrato, sono state costruite 6 sezioni geologiche, (riportate in rapporto dimensioni 1.1 in Allegato 3), e illustrate in seguito. Nella figura seguente viene mostrata la loro localizzazione, [Figura 2.23] Figura 2.23: Ubicazione delle sezioni geologiche rispetto all area franata. Luca Freddi Pagina 45
46 Sezione Geologica 1 La sezione n.1 si sviluppa da Cresta Basilica fino alla strada per Filogaso, passando dalla località Falco, dal centro abitato di Maierato e dal Fosso Scuotrapiti [Figura 2.24, e Figura 2.25 vi è la relativa legenda valida anche per le altre sezioni]. Figura 2.24: Stralcio dell allegato relativo alle sezioni geologiche. In questo caso viene mostrata la sezione n 1. La scala è 1:5000 in verticale e 1:1000 in orizzontale. Luca Freddi Pagina 46
47 Figura 2.25: Legenda relativa alle sezioni geologiche ricostruite e fornite in Allegato 3. Tale sezione mostra come nella zona di Cresta Basilica affiori il substrato cristallino costituito dai micascisti del Paleozoico. A partire dalla località Cannella il substrato risulta ricoperto dalle formazione più recenti, che pur presentandosi in successione normale dal Miocene al Pleistocene, sono interessate da movimenti rototraslazionali che le dislocano. Più in particolare, nella parte alta del versante si osserva un primo scivolamento di ridotte dimensioni, che ha localmente ribassato i depositi pleistocenici. Il movimento di maggiori dimensioni si riscontra invece in prossimità della località Falco, dove le formazioni plioceniche e mioceniche risultano leggermente ruotate verso SE. Luca Freddi Pagina 47
48 In corrispondenza del centro abitato di Maierato, tra i sondaggi S4 e SP3, si osserva la presenza di un alto strutturale del basamento cristallino, che torna poi nuovamente a degradare verso SE in corrispondenza dell attuale corso dello Scuotrapiti. Probabilmente, la paleovalle presente immediatamente a NO del centro storico costituiva l antico corso del F.so Scuotrapiti, successivamente traslato verso SE a causa del movimenti connessi alla DGPV descritta in precedenza. Oltre alle superfici di movimento precedentemente descritte, in corrispondenza del Fosso Scuotrapiti è presente una dislocazione tettonica normale che determina il leggero ribassamento della serie lungo il versante idrografico destro. Luca Freddi Pagina 48
49 Sezione Geologica 2 La sezione n.2 si sviluppa dai circa 400 m s.l.m. di Cresta Basilica ai circa 190 m s.l.m. del Torrente Scuotrapiti, per poi risalire in parte lungo il versante opposto [Figura 2.26]. Figura 2.26: Sezione geologica n 2. La scala è 1:5000 in verticale e 1:1000 in orizzontale. Tale sezione passa per le località Giannarosa, Giardino (proprio lungo il margine sinistro della frana del 15 febbraio 2010), Vonace e Bosco ed evidenzia una situazione geologica particolarmente complessa. Oltre che in corrispondenza della faglia già descritta nella sezione n.1, la successione stratigrafica normale si presenta in più punti ribassata e ruotata verso SE, dando testimonianza di movimenti gravitativi retroregressivi, talora di vaste proporzioni, che hanno interessato in più riprese il versante. Tali movimenti sembrano impostarsi all interno delle sabbie del Miocene, presumibilmente in prossimità del contatto con il substrato metamorfico, ad una profondità compresa tra i 40 m e i 70 m dal piano campagna. Luca Freddi Pagina 49
50 Sezione Geologica 3 La sezione n.3 si sviluppa da Cresta Basilica fino alla Strada Provinciale per Filogaso (sul versante opposto) in corrispondenza della confluenza del Torrente Corvolì nel Torrente Scuotrapiti, passando per le località Giannarosa e Mosto, [Figura 2.27]. Figura 2.27: Sezione geologica n 3. La scala è 1:5000 in verticale e 1:1000 in orizzontale. Come appare evidente sia dalla Carta Geologica (Allegato 1), tale sezione attraversa la scarpata principale della frana intorno a quota 310 m.s.l.m. Anche in questo caso si osserva l esistenza di diverse superfici di movimento pregresso, con cinematismi e profondità di movimento simili a quelle già descritte. Sulla base dell interpretazione fornita, il movimento del 15 febbraio 2010 si è impostato all interno di una porzione di ammasso già precedentemente basculata verso SE. Luca Freddi Pagina 50
51 Sezione geologica 4 La sezione n.4 si sviluppa a partire dalla zona industriale fino alla località Draga, passando attraverso le località Piccola Valle e Olivetta [Figura 2.28]. Figura 2.28: Vista della sezione geologica n 4. La scala è 1:5000 in verticale e 1:1000 in orizzontale. Tale sezione conferma la struttura geologica già descritta in precedenza, mostrando in maniera molto evidente la presenza di una paleofrana; infatti i depositi pliocenici, affioranti a valle della località Olivetta, risultano sensibilmente ribassati rispetto ai calcari miocenici, che affiorano a quote superiori ai 330 m s.l.m.. Ciò significa, ancora una volta, che i sedimenti più recenti, di origine marina poggianti sul substrato metamorfico, tendono a subire uno scollamento con conseguente rototraslazione verso SE, in particolare nelle zone caratterizzate da una profondità del substrato relativamente ridotta. Luca Freddi Pagina 51
52 Sezione Geologica 5 La sezione n.5 si sviluppa in direzione OSO-ENE, a partire dalla località Olivetta fino alla località Falco [Figura 2.29]. Figura 2.29: Sezione geologica n 5. La scala è 1:5000 in verticale e 1:1000 in orizzontale. Come si può osservare, il substrato cristallino, sul quale appoggiano i depositi miocenico-pliocenici, degrada progressivamente verso ENE. Al contrario, il livello argillitico miocenico si chiude procedendo da ENE verso OSO, per scomparire definitivamente in corrispondenza della località Olivetta. Analogamente, vanno progressivamente assottigliandosi verso OSO i depositi pliocenici, in quanto tale area corrisponde ad una zona marginale del bacino di sedimentazione. Inoltre, in corrispondenza del Fosso Corvolì si osserva la presenza di una dislocazione tettonica subverticale, il cui rigetto (compreso tra i 5 m e i 10 m) è ben visibile anche sul terreno. Ad Ovest del centro abitato di Maierato, in corrispondenza dei sondaggi S2 ed S3, si evidenzia la presenza di un cuneo di roccia ribassato rispetto alla zona circostante (già evidenziato anche nella sezione n 2). Luca Freddi Pagina 52
53 Sezione Geologica 6 La sezione n.6 si sviluppa dalla località Draga alla località Giusella, passando dalla località Giardino e quindi attraversando anche il corpo di frana in direzione trasversale alla direzione di movimento dello stesso [Figura 2.30]. Figura 2.30: Sezione geologica n 6. La scala è 1:5000 in verticale e 1:1000 in orizzontale. Tale sezione evidenzia la presenza nella zona centrale, corrispondente proprio all area interessata dal franamento del 15 febbraio 2010, di un ribassamento della compagine rocciosa, oltre ai movimenti già evidenziati in località Draga e alla faglia presente lungo il F.so Corvolì. Analogamente a quanto descritto per la sezione n.1, nella porzione orientale si osserva un innalzamento del basamento cristallino, che determina l assottigliamento dei depositi marini sovrastanti. Luca Freddi Pagina 53
54 2.8. Conclusioni Il quadro di conoscenze fornito da questo capitolo ha mostrato come tutta l area intorno all abitato del comune di Maierato si trovi in una condizione di dissesto idrogeologico. Le zone a Sud-Ovest del centro abitato, in particolare la località Draga, sembrano mostrare i segni maggiori del dissesto, come è stato evidenziato dal rilievo geomorfologico. Questa situazione è sicuramente dovuta alla presenza di formazioni geologiche dalle alte permeabilità e che si presentato in condizione di forte alterazione, come i calcari evaporitici, che vanno ad alternarsi a formazioni molto meno permeabili come le argille mioceniche di colore grigio creando forti contrasti nella circolazione idrica sotterranea. L analisi della situazione idrogeologica di tutta l area assume così un importanza fondamentale al fine di poter comprendere quali zone possano essere soggette più di altre a fenomeni di franamento. Questo argomento verrà affrontato approfonditamente nel seguente capitolo. Luca Freddi Pagina 54
55 CAPITOLO 3 Caratterizzazione Idrogeologica 3.1. Introduzione Gli studi in dettaglio sulla geologia hanno evidenziato l importanza della comprensione della situazione geologica dell intera area al fine di poter descrivere più correttamente le cause dei numerosi movimenti di versante. I dati geologici hanno permesso di identificare i diversi corpi acquiferi, mentre mediante l uso dei dati provenienti dagli studi seguiti alla frana del 15 Febbraio sono state definite le falde acquifere e le loro tipologie. La complessità delle condizioni di sito, associata alla scarsità di dati in rapporto all estensione areale della zona di studio, non hanno permesso la costruzione di una carta piezometrica. In ogni caso, gli acquiferi e le falde presenti e rilevati verranno descritti in seguito. Luca Freddi Pagina 55
56 3.2. Letture Piezometriche Nei fori scavati per i sondaggi sono stati realizzati dei piezometri, il cui schema costruttivo è mostrato nella figura a destra [Figura 3.1] e le cui grandezze caratteristiche sono riportate nella tabella sottostante [Tabella 3.1]. La loro ubicazione nell area di interesse è riportata sulla Carta Geomorfologica e Idrologica, [Allegato 2]. Tabella 3.1: Dati geometrici del piezometro installato nel foro SP1. Le letture sono state poi catalogate in fogli di calcolo e sono stati ricostruiti i livelli degli acquiferi con l andare del tempo. Un esempio di tale lavoro è riportato nel [Grafico 3.1]. Dall osservazione di tale grafico, si vuole far notare come i livelli della falda superficiale e profonda, rimangano pressoché invariati, mentre il livello intermedio subisca lievi variazioni nel periodo di quasi un anno. Figura 3.1: Schema in foro del piezometro SP1. Luca Freddi Pagina 56
57 22/01/ /03/ /05/ /06/ /08/ /09/ /11/2010 Groundwater level [m.s.l.m.] Valutazione della Suscettibilità Idrogeologica al Franamento di Maierato (VV) S1 (bedrock) S5 (Limestone) S5 (sandstone) Grafico 3.1: Ricostruzione dei livelli falda nel tempo registrati nei sondaggi S5 e S1. In Tabella 3.2 sono riportati i valori medi delle letture nei diversi piezometri nella finestra di monitoraggio che va dal 15/03/2010 al 19/10/2010. Nome Piezometro Lettura Piezometrica [m.s.l.m.] S2 291 S3 294 S2 275 SP2 255 S5 225 S3 282 S4 220 SP3 200 SP1 297 S1 270 S3 250 S5 203 Tabella 3.2: Livelli piezometrici medi dal 15/3/2010 al 19/10/2010 Luca Freddi Pagina 57
58 3.3. Analisi Dei Risultati Delle Prove Di Permeabilità In Sito Come già detto in precedenza, i sondaggi effettuati in sito sono stati sfruttati anche per eseguire delle prove di permeabilità in foro di tipo Lefranc (i cui risultati sono mostrati per esteso in Allegato 5). Queste prove sono state eseguite a carico variabile, cioè è stata immessa acqua nel foro, ed è stata misurata la variazione del livello d acqua nel foro ad intervalli di tempo regolari. Nella tabella seguente, [Tabella 3.3], sono stati riportati i risultati ottenuti nelle diverse prove dove sono stati coinvolti diversi litotipi. Sondaggio Profondità Litotipo Permeabilità S1 46 m Argille mioceniche 1,13E-9 m/s S1 42 m Calcari al passaggio con le argille sottostanti 3,46E-8 m/s S1 30 m Calcari 1,06E-7 m/s S1 8 m Calcari 5,08E-8 m/s S2 19,5 m Calcari 3,19E-8 m/s SP1 10,5-18,5 m Calcari 3,91E-7 m/s SP m Arenarie e scisti 3,05E-8 m/s SP2 9-12,5 m Calcari 4,84E-7 m/s SP ,5 m Calcari e arenarie 2,23E-7 m/s SP m Arenarie e conglomerati 5,86E-8 m/s Tabella 3.3: Riassunto dei risultati ottenuti dalle prove di permeabilità in foro. Luca Freddi Pagina 58
59 Da aggiungere che per le prove nei sondaggi S1,S2,S3,S4 ed S5, i risultati sono stati corretti tenendo conto dell effettivo coefficiente di forma, il quale dipende dalla geometria del tratto di prova (lunghezza del tratto e diametro del foro), [Grafico 3.2] Grafico 3.2: Esempio dei diagrammi ottenuti con le prove in foro, dell abbassamento in funzione del tempo. In questo caso è riportato a titolo di esempio il caso del sondaggio SP1. I valori di permeabilità delle singole formazioni sono stati definiti a partire dai risultati delle prove in sito e di laboratorio. In Tabella 3.4 vengono illustrati i vari valori assegnati. Colore di riferimento nella Carta Conducibilità Idraulica in m/s Formazione Geologica e in Modflow Kx Ky Kz Calcari Evaporitici 5.00E E E-08 Substrato Inalterato 3.00E E E-08 Argille Mioceniche 1.00E E E-09 Arenarie Fratturate 6.00E E E-08 Conglomerati 1.00E E E-06 Scollamenti 1.00E E E-05 Argille Plioceniche 1.00E E E-08 Faglie 1.00E E E-05 Substrato Alterato 5.00E E E-08 Arenarie Compatte 1.00E E E-08 Tabellla 3.4: Dati di conducibilità idraulica delle varie formazioni da intergrate nel modello. Luca Freddi Pagina 59
60 3.4. Acquiferi Acquifero Profondo E stato individuato un acquifero profondo che risiede negli scisti del substrato cristallino, in quanto queste rocce sono presenti in sito con un intenso stato di fatturazione e di alterazione. Questo stato è sede quindi di una falda che è captata sia dai pozzi comunali che privati presenti in località Cresta Basilica. Dai dati di monitoraggio di alcuni mesi dopo l evento del 15 Febbraio, è possibile affermare che la falda è localmente in pressione (con una prevalenza di circa 15 m), visto che è confinata superiormente dalle argille mioceniche. L acquifero trae la sua alimentazione dagli scisti sub-affioranti e fortemente permeabili dell altopiano di Cresta Basilica; questa condizione di alimentazione garantisce un notevole apporto di acqua, ma con tempi di risposta abbastanza lunghi in seguito agli eventi di precipitazione. La direzione di flusso principale è da Nord- Ovest verso Sud-Est. Luca Freddi Pagina 60
61 Acquifero Intermedio Il secondo acquifero rilevato, definito quindi intermedio, poiché superiormente ne è stato individuato un successivo, risiede nello strato di arenarie mioceniche, che sono caratterizzate da una scarsa cementazione e quindi risultano permeabili per porosità. La falda che risiede in questo strato, trae la sua alimentazione da due fattori distinti: Attraverso i calcari miocenici che sovrastano lo strato (es. in località Piccola Valle). Dalle acque provenienti dal substrato metamorfico. La direzione di flusso, anche per questa falda è da Nord-Ovest verso Sud-Est. Questo acquifero però alimenta alcune sorgenti, tra le quali: La Fontana Grande: ubicata in località Olivetta a circa 320 m.s.l.m. che fino agli anni 80 alimentava le fontane del centro abitato di Maierato, tramite una condotta che passava nella parte alta del versante e che è stata coinvolta nell evento del 15 Febbraio Questa sorgente, di portata di qualche l/sec, è tutt ora captata e scarica le sue acque nel torrente Scuotrapiti, [Figura 3.2]. La sorgente Carvolì, situata sempre in località Olivetta alla quota di 320 m.s.l.m. e che và ad alimentare l omonimo torrente. L ubicazione delle sorgenti è riportata nella Carta Geomorfologica e Idrogeologica, [Allegato 2]. Luca Freddi Pagina 61
62 Figura 3.2: Vista della tubazione che portava l acqua alla Fontana Grande, ora tranciata dopo l evento del 15 Febbraio Acquifero Superficiale Semi-Confinato Questo terzo acquifero si trova nello strato dei calcari evaporitici, i quali sono caratterizzati, come descritto nel capitolo sulla geologia, da un elevata porosità, fenomeni paracarsici e alcuni sistemi di discontinuità. L acquifero in questione è parzialmente separato da quello sottostante da un livello argilloso discontinuo e ribassato in coincidenza delle superfici degli eventi franosi che si sono succeduti nel tempo. Luca Freddi Pagina 62
63 Questa falda è alimentata in buona parte dall infiltrazione (es. in località Giannarosa) e in parte dalle acque che provengono dalle sottostanti arenarie mioceniche (es. tra le località di Giardino e Vonace). La direzione di flusso segue l andamento dei calcari, quindi una direzione da Nord-Ovest verso Sud-Est. La falda può definirsi libera, come testimoniano i piezometri posti in sito. Ma, data la presenza al di sopra dei calcari di argille plioceniche, è possibile ipotizzare che in caso di eventi piovosi molto intensi e soprattutto continui nel tempo, i livelli di falda si possano alzare fino ad incontrare il tetto di argilla. Ciò può cambiare la situazione dell acquifero da libero a in pressione. La principale zona di recapito di questa falda è situata nella zona attualmente in frana. Infatti le località Giardino e Pantano prendono il nome proprio dalla quantità di punti di risorgiva presenti in queste aree soprattutto ai piedi del versante dove vi è il contatto tra calcari e argilliti mioceniche sottostanti. Inoltre, questa falda, al contatto con le argilliti mioceniche sottostanti, alimenta alte sorgenti, tra cui: Le Sorgenti Chirico che sono ubicate in località Draga ad una quota di circa 250 m.s.l.m. La Fontana Vecchia, con una portata di circa qualche l/sec, che si trova nella parte bassa del centro abitato di Maierato. Una sorgente alla quota di 210 m.s.l.m. in località Giusella. Luca Freddi Pagina 63
64 Acquifero Superficiale Libero L acquifero più superficiale lo si ritrova nei depositi di origine pliocenica e pleistocenica più in superficie. Esso contiene localmente delle falde libere che traggono alimentazione solamente dall infiltrazione superficiale. Quest acquifero però contribuisce, sempre in maniera locale, all alimentazione della falda che si trova all interno dei calcari evaporitici dando origine ad alcune sorgenti: Le sorgenti di Fontana Pizzillo e Fontana Mantinea, che sono situate nell altipiano di Cresta Basilica ad una quota vicina ai 410 m.s.l.m. Alcune sorgenti in località Medaglia a quote comprese fra i 360 m.s.l.m. e i 380 m.s.l.m. Luca Freddi Pagina 64
65 3.5. Analisi Delle Precipitazioni Le analisi di dettaglio effettuate a livello geologico e idrologico hanno permesso la ricostruzione della geometria dei corpi geologici in frana, e di conseguenza di individuare dei fattori di debolezza, che poi hanno costituito le cause predisponenti della frana del 15 Febbraio. Viste le debolezze geologiche presenti, unite alla forte presenza di acquiferi nella zona, la causa scatenante dell evento è ovviamente di tipo idrologico; l intensa circolazione idrica sotterranea (come è stato evidenziato dai sopralluoghi sulla frana dei tecnici di ISPRA, 2010) a seguito di un intenso e duraturo periodo di piogge. Queste considerazioni hanno portato ad effettuare un analisi della piovosità sia di tipo generale che nel periodo antecedente l evento Precipitazioni Medie Annue Per quanto riguarda i dati sulle precipitazioni, ci si è avvalsi dei dati meteo forniti da Arpacal, reperibili sul sito Purtroppo nell area in esame non sono presenti stazioni pluviometriche in grado di fornire dati di precipitazione, né di tipo annuale né per il periodo antecedente la frana. Sono state ricercate quindi tutte le stazioni che potessero contribuire a definire un idea dell andamento delle precipitazioni nell area in esame. Anche in questo caso, la mancanza di dati completi ha portato alla formulazione di semplificazioni. In Figura 3.3 sono mostrate le ubicazioni delle stazioni pluviometriche. Luca Freddi Pagina 65
66 Figura 3.3: Vengono mostrate in rosso le stazioni pluviometriche vicino all area di studio che hanno presentato dati incompleti, in giallo il centro abitato di Maierato, e in nero con il codice identificativo le stazioni con dati completi a livello mensile per i mesi antecedenti l evento di Febbraio Una volta ottenuti i dati, solamente le stazioni, raffigurate in Figura 3.3 con il codice di fianco al simbolo presentano dati completi nei 7 mesi antecedenti l evento del Febbraio Di queste inoltre solamente 5 avevano dati completi anche a livello giornaliero. La tabella seguente mostra le stazioni prese in esame, e i dati di pioggia media annua ricavati dalle serie storiche, [Tabella 3.4]. Stazione Codice Stazione Quota m.s.l.m. Pioggia Media Annua [mm/anno] Mileto-Jonadi Vibo Valentia S.Pietro Caridà Monterosso Calabro Serra Alta Tabella 3.4: Dati relativi alle 5 stazioni pluviometriche utilizzate per l analisi delle piogge. Luca Freddi Pagina 66
67 Per poter avere un idea delle precipitazioni sull area in esame, si è reso necessario fare un analisi delle precipitazioni a livello areale che fosse anche funzione della quota. Per questo motivo, con i pochi dati disponibili, e assumendo una variazione lineare della pioggia con la quota, si è pensato di ricavare una retta di regressione delle piogge medie annue al variare della quota in m.s.l.m. valida per l area racchiusa fra le 5 stazioni utilizzate. Nel grafico 3.3, viene presentata la correlazione fra quota e piogge medie annue con la relativa retta di regressione. [mm/anno] 1600 Correlazione fra piogge medie annuali e quota s.l.m y = x m.s.l.m Grafico 3.3: Correlazione fra elevazione in metri s.l.m., e pioggia media annua in mm/anno, per le 5 stazioni prese in esame. Legate le precipitazioni alla quota, sono state distribuite sull area in esame, e raccolte in 5 classi di ugual precipitazione, [Figura 3.4]. Luca Freddi Pagina 67
68 Figura 3.4: Distribuzione areale delle piogge medie annue. Luca Freddi Pagina 68
69 Piogge mensili (mm) Valutazione della Suscettibilità Idrogeologica al Franamento di Maierato (VV) Piogge Medie Agosto 2009 Febbraio 2010 Dagli studi condotti da ARPACAL (2010), a seguito dell evento del 15 Febbraio 2010, risulta che per la regione Calabria il lasso di tempo compreso fra i mesi di Agosto 2009 e Febbraio 2010, sia stato un periodo particolarmente piovoso, che in alcune aree ha fatto registrare valori tripli di pioggia cumulata rispetto alle medie dello stesso periodo negli altri anni. Per quanto riguarda la zona di Maierato, questa situazione è pressoché confermata, sebbene non sia stata una delle più piovose della regione. I valori di pioggia cumulata nel periodo analizzato in ogni caso sono circa il 150% delle precipitazioni medie sempre nello stesso periodo (fonte ARPCAL, 2010). Uno studio ARPACAL (Felice et. Alii, 2010) più approfondito della situazione dimostra come il periodo Settembre 2009-Febbraio 2010 risulti essere il massimo degli ultimi 58 anni e ben al di sopra dei valori medi corrispondenti agli altri anni. E stata effettuata un analisi di maggior dettaglio considerando le precipitazioni registrate in due delle cinque stazioni pluviometriche, quelle di Vibo Valentia e di Monterosso Calabro, le più vicine alla zona dell evento franoso e con dati completi a disposizione, [Grafici 3.4 e 3.5] Stazione di Monterosso Calabro medie sett ott nov dic gen feb Luca Freddi Pagina 69
70 Pioggia mensile (mm) Valutazione della Suscettibilità Idrogeologica al Franamento di Maierato (VV) Stazione di Vibo Valentia medie sett ott nov dic gen feb Grafici 3.4 e 3.5: Piogge mensili registrate nel periodo Settembre 2009 Febbraio 2010 nelle due stazioni in esame, a confronto con le medie del periodo. Dall analisi dei due grafici presentati si osserva come le medie siano nettamente inferiori a quanto registrato nel periodo soprattutto nella stazione di Vibo Valentia. Le precipitazioni inoltre in quasi tutti i mesi sono superiori alla media, quindi i mesi da Settembre 2009 a Febbraio 2010 sono definibili come un periodo di tempo caratterizzato da piogge intense e prolungate, sia nel periodo autunnale di ricarica dell acquifero, sia nei mesi antecedenti l evento. In aggiunta a questa prima situazione va anche detto che le piogge stesse si mantengono quasi costanti di mese in mese; questa condizione ha favorito l infiltrazione dell acqua nel sottosuolo. Anche per le piogge medie, sia mensili che giornaliere è stata fatta l analisi in relazione alla quota, con la seguente distribuzione delle precipitazioni sull area in esame. Anche le piogge mensili di tutte e cinque le stazioni prese in esame hanno registrato valori superiori alla media delle serie storiche, [Grafico 3.6]. Luca Freddi Pagina 70
71 mm/giorno agosto settembre ottobre novembre dicembre gennaio febbraio Serra Alta Mileto Vibo Valentia S.Pientro Caridà Monterosso Calabro Grafico 3.6: Grafico delle piogge medie mensili dall agosto 2009 al febbraio In rosso il valore medio. Inoltre i 20 giorni precedenti il collasso sono stati caratterizzati da precipitazioni continue. La cumulata delle piogge giornaliere di questo periodo ha un tempo di ritorno di 100 anni (Guerricchio et. Alii, 2010). Nel Grafico 3.7 viene mostrata la cumulata per l area in esame derivante dai dati delle cinque stazioni. Piogge[mm] /8/09 20/9/09 9/11/09 29/12/09 17/2/10 Giorno Grafico 3.7: Cumualta delle precipitazioni giornaliere nei 7 mesi antecedenti l evento. Anche per le piogge giornaliere è stata effettuata la suddivisione in 5 classi di ugual precipitazione in funzione della quota. Luca Freddi Pagina 71
72 3.6. Conclusioni Dall analisi della situazione idrologica dell area è emerso come la circolazione idrica sia un aspetto fondamentale per la stabilità dei versanti in tutta l area in esame. La presenza di numerose sorgenti e di ben tre acquiferi, è il risultato di una successione di formazioni geologiche che crea forti contrasti di permeabilità. L aggiunta di un periodo di sette mesi di piogge continue e, molto spesso, al di sopra della media non ha potuto che aggravare la situazione già complessa dell area intorno al comune di Maierato, testimoniata proprio dall evento franoso del 15 febbraio Luca Freddi Pagina 72
73 CAPITOLO 4 Implementazione Del Modello 4.1 Introduzione Come detto nei capitoli precedenti, l evento franoso del 15 febbraio 2010 è il risultato della condizione di generale dissesto idrogeologico in cui versa tutta l area. Alternanze di rocce molto fratturate a strati impermeabili hanno creato una situazione idrogeologica complessa, che in caso di precipitazioni eccezionali, potrebbe generare altri eventi franosi. Per questo si è pensato di realizzare un modello tridimensionale capace di simulare questa situazione e di poter fornire risultati in grado di suggerire quali aree siano più suscettibili di altre al franamento. Luca Freddi Pagina 73
74 4.2. Delimitazione Del Dominio La definizione del dominio di studio è dipesa da più fattori: Aree direttamente o indirettamente legate al flusso sotterraneo che ha interessato l area di frana. Disponibilità di dati. Tempi e costi. La circolazione idrica sotterranea dell area di interesse, viene alimentata principalmente dall altopiano di Cresta Basilica, dove l affioramento del substrato roccioso fortemente alterato favorisce l infiltrazione delle piogge. Le acque infiltrate alle quote più elevate, scorrono nel pendio andando a formare i tre acquiferi già descritti (rif. Paragrafo 3.4). Si può quindi affermare che il flusso sotterraneo assuma una direzione Nord-Ovest / Sud-Est, come viene mostrato dalla Carta Geomorfologica e Idrologica presente in Allegato 2. A Sud-Est il fosso Scuotrapiti, costituisce il principale recapito dell acquifero insieme alle sorgenti presenti, per questa ragione il suo corso è stato scelto come limite del dominio. L estensione dell area verso Est, fino al Lago dell Angitola non è stata possibile a causa della scarsa disponibilità di dati, preferendo così limitare il dominio in corrispondenza della località di Carrà. A Nord invece il limite è costituito dall altopiano di Cresta Basilica. L area di studio ha quindi un estensione di 3270 m in direzione Est-Ovest e di 2590 m in direzione Nord-Sud per un totale di 8,4 km 2, ed è mostrata nella figura seguente, [Figura 4.1]. Luca Freddi Pagina 74
75 Cresta Basilica Loc.Carrà Figura 4.1: Vista dell estensione dell area di studio, rispetto all abitato di Maierato e al corpo di frana. [Da Google Earth, 2010.] Luca Freddi Pagina 75
76 4.3. Griglia Di Discretizzazione Il metodo di calcolo scelto lavora per celle, per cui si è resa necessaria la discretizzazione dell area di studio sia nel piano, che in direzione verticale. La dimensione delle celle è stata fissata a 10x10 m in quanto ha rappresentato il miglior compromesso tra il livello di dettaglio e la velocità computazionale. Il modello risultante perciò nel piano è composto da 259 righe (direzione x) e 327 colonne (direzione y) per un totale di celle. Il dominio verticale del modello (direzione z) è stato suddiviso in cinque strati al fine di poter rappresentare meglio gli andamenti delle formazioni geologiche. I primi quattro paralleli fra loro a spessore variabile, mentre al più profondo, destinato ad ospitare il substrato roccioso è stato assegnato uno spessore di 450m. In Figura 4.2 a titolo d esempio viene proposta una sezione del modello che illustra la suddivisione degli strati per celle. Figura 4.2: La sezione Nord-Sud mostra la discretizzazione in 5 strati del modello; in blu il substrato roccioso, che per questioni visive è stato ridotto di spessore. In bianco i 4 strati in cui verranno inserite le formazioni geologicamente più recenti. Luca Freddi Pagina 76
77 4.4. Ricostruzione Della Geologia Inserimento Della Superficie Topografica La superficie topografica, rappresentante il limite superiore del modello è stata ricostruita a partire dalla Carta Tecnica Regionale a scala 1:5000. Le curve di livello a passo 5 m, trasformate in circa 1800 punti quotati, sono state interpolate al fine di ricostruire l andamento della superficie topografica con una risoluzione 10x10 m, pari alle dimensioni delle celle del modello. In Figura 4.3 è riportato il risultato dell interpolazione. Si vuol sottolineare che le quote variano dai 435 m.s.l.m. dell altopiano di Cresta Basilica, fino ai circa 100 m.s.l.m. in prossimità del confine Est del dominio lungo il corso del torrente Scuotrapiti. Luca Freddi Pagina 77
78 Figura 4.3: Carta raffigurante il risultato dell interpolazione dei punti per la creazione del DTM 10mx10m dell area di studio. Luca Freddi Pagina 78
79 Ricostruzione Della Geometria Del Substrato La seconda superficie ricostruita è stata quella del substrato roccioso. Per la ricostruzione di questa superficie, ci si è avvalsi di un set di punti quotati, circa 300, di cui circa 150 estratti dalla ricostruzione della stratigrafia ottenuta dal tracciamento delle 6 sezioni illustrate nei capitoli precedenti (rif. Paragrafo 2.7). Tali punti sono illustrati nella figura seguente, [Figura 4.4]. Figura 4.4: Vista dei punti quotati utilizzati nella ricostruzione dell andamento del substrato roccioso. Luca Freddi Pagina 79
80 Inoltre dai risultati ottenuti dai rilievi geomorfologici e geologici, il substrato affiorante in località Cresta Basilica si presenta notevolmente alterato e fratturato rispetto alla stessa formazione giacente in profondità. Al fine di rappresentare questa condizione, nel modello l area del substrato affiorante, è stata separata da quella in profondità, inserendola nei quattro strati superficiali, come formazione differente, e confinando tutta la roccia sana nel quinto strato, [Figura 4.5]. Figura 4.5: Sezione in cui si mostra l andamento del substrato roccioso. Cerchiata in rosso vi è la zona in cui il substrato affiora, ricostruita con una formazione dalle caratteristiche differenti. Luca Freddi Pagina 80
81 Inserimento Delle Formazioni Geologiche Una volta inserito il substrato roccioso, a partire dalla Carta Geologica dell area a scala 1:5000, [Figura 4.6], e dalle sei sezioni geologiche (rif. Paragrafo 2.7) sono stati ricreati gli andamenti delle formazioni geologiche all interno dei quattro strati del modello. Figura 4.6: Stralcio della carta geologica dell area di studio. Ogni formazione è stata inserita, e ad ognuna è stato dato il valore di permeabilità riportato in Tabella 3.4, Paragrafo 3.3. Luca Freddi Pagina 81
82 Le unità geologiche che sono state inserite sono: Depositi Continentali: sono stati accorpati in un unica unità i Conglomerati con le Sabbie Limose, entrambe formazioni del Pleistocene, per via delle simili caratteristiche, (andamenti, giaciture, permeabilità). Quest unità si ritroverà solamente nel primo layer del modello in quanto gli spessori sono dell ordine di qualche metro. Sabbie e Argille Plioceniche: anche queste formazioni, distinte sulla carta geologica sono state accorpate in un unica unità, per via delle simili caratteristiche (spessori, giacitura sub-orizzontale) ed inserite solamente nel primo layer. Calcari Evaporitici: formazione presente in tutti e quattro i layer disponibili per la discretizzazione. Rimane confinata fra i depositi superficiali e le argille mioceniche di colore grigio. Argille Mioceniche: formazione di grande rilevanza in quanto costituisce uno strato sub-orizzontale a bassa permeabilità. L andamento di questa formazione, di notevole importanza dato che costituisce il vero contrasto di permeabilità al contatto con i calcari evaporitici, è stato ricreato sfruttando tutti e quattro i layer a disposizione. In Figura 4.7 viene proposta una sezione geologica che mostra il risultato della ricostruzione dell andamento di quest unità. Figura 4.7: Sezione geologica della colonna 136 del modello, dove si mostra come sia stata affrontata la discretizzazione dell andamento sub-orizzontale delle argille mioceniche (in grigio). In verde sono mostrate tutte le altre formazioni, in blu il substrato roccioso. Luca Freddi Pagina 82
83 Arenarie Mioceniche: questa formazione che giace al di sotto delle argille mioceniche fino al contatto con il substrato, è stata suddivisa in due unità differenti: Arenarie Compatte e Arenarie Fratturate. Questa suddivisione si è resa necessaria per descrivere le differenti condizioni comportamento della stessa formazione tra le aree in cui risulta particolarmente fratturata per la presenza di numerose superfici di scollamento, e le aree in cui invece risulta più compatta per la mancanza di fratture. Substrato Affiorante: questa formazione, presente nei quattro layer è stata creata per descrivere il comportamento del substrato roccioso alterato in superficie e nei primi metri in profondità. Nelle figure seguenti, [ Figure 4.8, 4.9, 4.10, 4.11], vengono mostrati i risultati dell inserimento delle diverse formazioni all interno del modello. Figura 4.8: Vista del primo layer del modello rappresentante la geologia importata e ricostruita. Luca Freddi Pagina 83
84 Figura 4.9: Ricostruzione della geologia nel secondo layer del modello, dove alcune formazioni non sono più presenti. Figura 4.10: Ricostruzione geologica per il layer 3. Luca Freddi Pagina 84
85 Figura 4.11: Vista delle formazioni geologiche inserite nel quarto layer del modello Inserimento Delle Principali Discontinuità Tettoniche E Gravitative Vista la presenza nell area di alcune faglie e molte superfici di scollamento, si è ritenuto opportuno inserirle nel modello. Và sottolineato le faglie dalla superficie si ritrovano fin nel bedrock, quindi sono state inserite in tutti e cinque i layer, mentre gli scollamenti nella maggior parte dei casi si fermano al contatto con il substrato roccioso, e così sono stati modellizzati. In altri casi si tratta di scollamenti più superficiali, e che anche nel modello sono stati rappresentati solo negli strati coinvolti. Nelle Figure 4.8, 4.9, 4.10 e 4.11 sono mostrati anche le ubicazioni di scollamenti e faglie, mentre le permeabilità sono riportate in Tabella 3.4. Nelle Figure 4.12 e 4.13 vengono proposte due sezioni del modello completo a titolo d esempio. Luca Freddi Pagina 85
86 Figura 4.12: Sezione alla colonna 152 del modello completo nella ricostruzione delle formazioni geologiche e con la presenza degli scollamenti, Figura 4.13: Vista della sezione per la riga 63 del modello. A destra il riferimento che indica dove le due sezioni proposte si trovano nel dominio. Luca Freddi Pagina 86
87 4.5. Condizioni Al Contorno Definizione delle celle no-flow. Il programma utilizzato prevede la definizione di un dominio regolare, e, in questo caso rettangolare, ed è stato quindi necessario assegnare a tutte le celle esterne al dominio descritto al Paragrafo 4.2 una condizione dal contorno di tipo No-Flow, cioè di flusso impedito, in quanto esterne al bacino d interesse Definizione Delle Constant Heads Questa condizione consente di fissare un livello idrico ad ogni singola cella, e far si che questo rimanga costante. Poichè che il torrente Scuotrapiti è stato scelto come limite Sud-Ovest del modello, e che il suo livello idrico può esser ritenuto costante nel tempo, alle celle rappresentanti il suo corso è stata assegnata la condizione di Constant Head. Viste le scarse portate, il livello idrico fissato è stato di 0.5 m sopra la quota topografica. Al margine Nord del modello si trova un livello idrico, che a partire dalle sorgenti del fosso Scuotrapiti ad Ovest, decresce verso Est recependo parte delle acque che si infiltrano nell Altopiano di Cresta Basilica. Per questa ragione, anche al confine settentrionale del modello, è stata assegnata la condizione di Constant Head con variazione lineare, a partire da Ovest con il livello idrico del fosso Scuotrapiti, per arrivare a -50 m dalla superficie topografica per la cella nell angolo Nord-Est del modello. Luca Freddi Pagina 87
88 Lungo il confine orientale del modello si ritrova la medesima condizione di livello idrico del margine settentrionale. In questo caso il livello di falda assume valori maggiori partendo da Nord e decresce fino ad incontrare il torrente Scuotrapiti a Sud. Per rappresentare questa condizione, si è nuovamente ipotizzata una condizione di livello costante decrescente linearmente, partendo dal livello già assegnato per la cella Nord-Est del modello di -50 m dalla superficie topografica, fino ad arrivare al livello idrico del torrente Scuotrapiti spostandosi verso Sud Corsi D Acqua E Sorgenti Come già accennato nel Paragrafo 3.4 riguardante gli acquiferi, in tutta la zona sono presenti numerose sorgenti. Consultando la Carta Geomorfologica e Idrogeologica (Allegato 2) si osserva come vi siano circa 20 sorgenti. La portata uscente da tutte queste sorgenti è stata stimata intorno ai 2 l/s. Perciò le sorgenti sono state inserite come condizione di tipo Drain nel modello; questo tipo di condizione identifica un elemento che preleva acqua dal modello, senza reimmetterla. Il modello richiede sia la quota del fondo delle sorgenti, fissata a -0.5 m dalla superficie topografica, sia un valore di conducibilità idraulica assegnato di un ordine di grandezza superiore rispetto alla formazione in cui sono localizzate. I corsi d acqua, come le sorgenti, sono numerosi nel dominio di interesse, anche se si tratta più di torrenti di piccole dimensioni e dalle portate non rilevanti, che molto spesso collegano una sorgente al fosso Scuotrapiti. Sono stati in ogni caso inseriti nel modello come condizione di tipo River, tutti con le stesse dimensioni, una quota del letto pari a -0.5 m dalla superficie topografica e un valore di conducibilità idraulica pari a 1.6e -8 m/s. Luca Freddi Pagina 88
89 Si vuol precisare che sia i corsi d acqua che le sorgenti sono presenti solamente nel primo layer del modello, in quanto condizioni al contorno sulla superficie topografica. In Figura 4.14 sono riassunte le condizioni al contorno inserite nel modello. Figura 4.14: Vista del layer 1 del modello, in cui sono evidenziati i vari tipi di condizione al contorno Ricarica Idrica Comunemente le precipitazioni non si infiltrano totalmente nel sottosuolo, la maggior parte scivola in superficie (Ruscellamento). Per questo motivo come ricarica idrica è stato scelto di considerare il 30% delle precipitazioni. Sono state perciò mantenute le classi di precipitazione calcolate (rif. Paragrafo 3.5), ma sono state scalate al 30% al fine di creare delle classi di ricarica idrica. In Figura 4.15 viene proposta la distribuzione areale della ricarica media annua in m/s inserita nel modello. Luca Freddi Pagina 89
90 Figura 4.15: Ricarica media annua, inserita come condizione al contorno nel modello. Luca Freddi Pagina 90
91 Inserimento Del Volume Franato La mancanza di tutta la parte di versante franata il giorno 15 Febbraio 2010, ha sicuramente modificato la circolazione idrica sotterranea nelle zone circostanti. Questa interruzione nel versante costituisce un richiamo per le acque circolanti, per cui si è reso necessario il suo inserimento nel modello. Non potendo riprodurre un volume di cui non ne si conoscono le reali dimensioni e geometria ha portato a schematizzare la frana come una condizione di tipo drain, che preleva acqua dalle zone adiacenti. Più precisamente, per poter riprodurre la variazione di spessore del volume di frana dai 50 m delle zone a ridosso della nicchia di distacco, fino a neanche un metro presso il corso del torrente Scuotrapiti, le celle di tipo drain sono state suddivise in più fasce con quote di fondo differenti. In Figura 4.16 viene proposta tale schematizzazione all interno del modello. Figura 4.16: Zoom sull area del corpo di frana nel layer 1, discretizzato come un insieme celle di tipo drain. Luca Freddi Pagina 91
92 4.6. Calibrazione Del Modello Una volta ultimata la costruzione del modello e la definizione delle condizioni al contorno, si è passati al processo di calibrazione dei parametri del modello in condizioni post-frana, al fine di ottenere una riproduzione del sistema più rispettosa della realtà, eliminando eventuali errori sistematici o di definizione dei parametri stessi Target I Target a disposizione per la calibrazione del modello erano le letture degli otto piezometri che sono stati posizionati attorno al corpo di frana e nei pressi del centro abitato di Maierato dopo l evento del 15 Febbraio 2010 con lo scopo di monitorare i livelli di falda. In Figura 4.17 è mostrata la loro ubicazione rispetto al corpo di frana. Figura 4.17: Vista delle posizioni degli otto piezometri (Target) rispetto al corpo di frana. In verde sono indicati i fiumi, in rosso le sorgenti e con la linea nera il confine della frana. Luca Freddi Pagina 92
93 In Tabella 4.1 sono invece riassunte le caratteristiche dei Target. Layer Di Riferimento Nel Modello Nome Piezometro Formazione Di Appartenenza Della Finestra Affondamento Finestra Dal Piano Campagna [m] Lettura Piezometrica [m.s.l.m.] Strato1 Strato2 S2 Depositi Superficiali S3 Depositi Superficiali S2 Calcari SP2 Calcari S5 Argille Mioceniche Strato3 S3 Argille Mioceniche Strato4 Strato5 S4 Arenarie Compatte SP3 Arenarie Compatte SP1 Substrato Roccioso (Scisti) S1 Substrato Roccioso (Scisti) S3 Substrato Roccioso (Scisti) S5 Substrato Roccioso (Scisti) Tabella 4.1: Riassunto delle caratteristiche dei target posizionati. Lo scopo del posizionamento dei target all interno del modello è quello di misurare lo scostamento tra il valore assegnato e il valore calcolato con la simulazione. In questo modo è possibile comprendere il grado di precisione del modello. In aggiunta ai target derivanti dai piezometri, ai fini della calibrazione è stato tenuto conto anche dell errore residuo medio e della portata in uscita dalle sorgenti. Il primo, con una corretta calibrazione tende a zero, mentre la portata uscente dalle sorgenti deve mantenersi vicino al valore stimato di 2 l/s (rif. Paragrafo ). Luca Freddi Pagina 93
94 Analisi Di Sensitività Dopo una prima simulazione volta a stabilire quali fossero gli scarti iniziali nei target, il processo di calibrazione è passato attraverso delle analisi di sensitività, per comprendere quale fosse il comportamento del modello attraverso i cambi di permeabilità. La prima analisi di sensitività è stata effettuata sulle permeabilità orizzontali di tutte le formazioni, definendo un coefficiente moltiplicativo e osservando il comportamento del modello alle sue variazioni. Ciò ha permesso di affinare le stime nelle letture. Nei Grafici 4.1, 4.2, 4.3, 4.4 e 4.5 seguenti viene mostrata la risposta del modello a tali variazioni nei target dei cinque strati. Scostamenti [m] Strato S2 6 4 S G Scostamenti [m] Strato S2 SP2 S G Luca Freddi Pagina 94
95 Scostamenti [m] S3 Strato G Scostamenti [m] Strato 4 SP3 G S4 Scostamenti [m] Strato SP1 S1 S3 S5 G Grafici 4.1, 4.2, 4.3, 4.4 e 4.5: Andamenti degli scostamenti dai Target fissati al variare del coefficiente moltiplicativo G mostrati strato per strato. Luca Freddi Pagina 95
96 Osservando i comportamenti strato per strato degli scostamenti mostrati nei grafici sovrastanti, si assiste ad avvicinamento dei valori verso lo zero all aumentare del coefficiente moltiplicativo. Questo significa che l analisi ha permesso di ridurre gli errori sistematici, migliorando al contempo il modello in generale. Sono state svolte altre analisi di sensitività, questa volta studiando le formazioni singolarmente, soprattutto osservando i target che hanno fornito gli scostamenti maggiori. Le analisi sono state tutte svolte lavorando con dei coefficienti moltiplicativi come per la precedente, e i risultati per alcune formazioni sono riportati in seguito. Calcari Evaporitici: è stata la prima formazione analizzata, i cui target di riferimento (S2 e SP2) si trovano nel layer due del modello, e nel grafico seguente viene mostrato l andamento degli scostamenti, [Grafico 4.6]. Scostamenti [m] 5 Strato Cc S2 SP2 Grafico 4.6: Andamento degli scostamenti nei target posizionati nei calcari in funzione delle variazioni del coefficiente moltiplicativo Cc. Per valori di Cc>3 il modello non è più andato a convergenza. Luca Freddi Pagina 96
97 Arenarie: anche questa formazione è stata oggetto di analisi in quanto ha fornito risultati discordanti negli scostamenti calcolati. I target interessati sono stati l S4 e l SP3 entrambi situati nel quarto layer del modello. Nel Grafico 4.7 viene mostrata la risposta nelle letture durante l analisi di sensitività. Scostamenti [m] 25 Strato S4 SP3 5 A Grafico 4.7: Risultati dell analisi di sensitività nei target situati nelle arenarie al variare del coefficiente moltiplicativo A < 1. In questo caso si sono osservate delle riduzioni sensibili degli scostamenti nei target al diminuire del coefficiente moltiplicativo A, definito per questo tipo di analisi. Luca Freddi Pagina 97
98 Risultati Della Calibrazione Il modello, è stato ritenuto calibrato nonostante non tutti i target abbiano mantenuto uno scostamento dalle letture reali contenuto nei tre metri posti come obbiettivo. Nelle Tabelle 4.2 e 4.3 vengono presentati i risultati della calibrazione, a confronto anche con i valori iniziali. Layer Strato 1 Strato 2 Nome Target Lettura Piezometrica Reale in m.s.l.m. Scostamenti Iniziali [m] Scostamenti a Calibrazione [m] S S S SP S Strato 3 S Strato4 Strato 5 S SP SP S S S Bilancio di Massa Portata Sorgenti[m^3/s] 1.30E E-03 Errore Residuo Medio Deviazione Standard Residua Tabella 4.2: Confronto fra scostamenti nei target prima e dopo la calibrazione. Luca Freddi Pagina 98
99 Formazione Colore Di Riferimento Nella Carta Geologica E Nel Modello Conducibilità Idraulica Iniziale [m/s] Conducibilità Idraulica Al Termine Della Calibrazione [m/s ] Kx Ky Kz Kx Ky Kz Calcari Evaporitici 5.00E E E E E E-08 Substrato Inalterato 3.00E E E E E E-08 Argille Mioceniche 1.00E E E E E E-09 Arenarie Fratturate 6.00E E E E E E-07 Conglomerati 1.00E E E E E E-06 Scollamenti 1.00E E E E E E-05 Argille Plioceniche 1.00E E E E E E-08 Faglie 1.00E E E E E E-05 Substrato Alterato 5.00E E E E E E-07 Arenarie Compatte 1.00E E E E E E-08 Tabella 4.2: Valori finali di conducibilità idraulica delle varie formazioni a confronto con quelli iniziali. 4.7 Conclusioni Il lavoro effettuato in questo capitolo ha permesso la ricostruzione di un modello tridimensionale capace di simulare la circolazione idrica sotterranea dopo l evento franoso con una buona approssimazione nonostante in non tutti i target sia stato raggiunto uno scostamento inferiore ai tre metri rispetto alle letture reali. Il modello così preparato può esser sfruttato per delineare degli scenari futuri: per esempio simulare un nuovo periodo di piogge intense oppure per cercare di ricreare le condizioni idrogeologiche del dominio nei giorni prima dell evento. Il capitolo successivo si occuperà proprio della costruzione di diversi scenari a partire dal cambiamento delle condizioni al contorno. Luca Freddi Pagina 99
100 5.1. Introduzione CAPITOLO 5 Scenari Di Simulazione In questo capitolo ci si è prefissi di realizzare una carta di suscettibilità al franamento per l area di studio. Per arrivare a tale obiettivo è stato necessario, in primo luogo, risalire alle condizioni idrogeologiche di innesco della frana avvenuta, mediante la realizzazione di un modello in condizioni pre-frana. Per poter ricreare la situazione idrogeologica in cui si è trovata l area il giorno 15 Febbraio 2010 è stato realizzato un modello a regime transitorio con passo temporale di 24 ore, che ha permesso di identificare in modo più accurato, rispetto all uso di un modello stazionario, le condizioni di innesco. Fissati i valori critici per la stabilità, per la realizzazione della carta di suscettibilità al franamento è stato invece utilizzato un modello a regime stazionario in condizioni post-frana. Si è voluto inoltre analizzare il comportamento dell area in condizioni post-frana soggetta ad eventi meteorici analoghi a quelli del periodo Agosto 2009 Febbraio Luca Freddi Pagina 100
101 5.2. Ricerca Delle Condizioni D Innesco Per valutare le condizioni idrogeologiche di innesco della frana si è scelto di usare un modello a regime transitorio in modo da riprodurre l evoluzione della circolazione idrica nel tempo, con un passo temporale di 24 ore. Per la sua realizzazione si è reso necessario: Eliminare il set di celle di tipo drain usato per schematizzare il volume franato e il suo effetto. Cambiare le quote piezometriche iniziali: come livelli idrici iniziali sono stati utilizzati i valori calcolati in uscita da un modello a regime stazionario in condizioni pre-frana. Utilizzare il primo Stress Period come stazionario per creare le condizioni iniziali al transitorio. Definire 213 Stress Periods; il primo a regime stazionario come descritto nel punto precedente, e i seguenti della durata di 24 ore ciascuno, per rappresentare i giorni dal 1/08/2009 al 28/2/2010. Cambiare la ricarica idrica, utilizzando al posto della ricarica media annua, la ricarica media giornaliera, calcolata sull area, con un valore pari al 30% delle precipitazioni medie giornaliere e mantenendo la suddivisione nelle cinque classi definite al Paragrafo 3.5. Luca Freddi Pagina 101
102 Con l inserimento dei dati il modello ha fornito i seguenti risultati, [Tabella 5.1]: Layer Nome Target Lettura Piezometrica Reale in m.s.l.m. Letture modello transitorio giornaliero [m.s.l.m.] Incrementi del modello giornaliero rispetto alle letture reali [m] Strato 1 S S S Strato 2 SP S Strato 3 S Strato4 S SP SP Strato 5 S S S Tabella 5.1: Risultati del modello a regime transitorio giornaliero (per il giorno 15/02/2010) a confronto con i modelli precedenti e le letture reali. Dai tabulati, si vuole evidenziare come i livelli piezometrici, rispetto alle letture reali post-frana, siano sensibilmente aumentati sia per la presenza di una ricarica idrica molto più elevata della media annua, sia per l assenza del dreno costituito dal corpo di frana. Oltre agli scostamenti nei Target, allo scopo di determinare la condizione di innesco della frana, è stata fatta un analisi delle portate circolanti nei primi quattro strati, escludendo lo strato più profondo in cui risiede il substrato roccioso. Di seguito sono riportate nelle Figure 5.1, 5.2, 5.3 e 5.4 le portate circolanti. Luca Freddi Pagina 102
103 Figura 5.1: Mappa delle portate per il layer 1. Figura 5.2: Mappa delle portate per il layer 2. Luca Freddi Pagina 103
104 Figura 5.3: Mappa delle portate per il layer 3. Figura 5.4: Mappa delle portate per il layer 4. Luca Freddi Pagina 104
105 Dall analisi delle portate dei 4 strati, per la determinazione delle condizioni di innesco della frana, il secondo strato è stato ritenuto il più significativo in quanto, intorno alla zona in cui si è avuto il distacco, sono concentrati i più alti valori. Un analisi dei valori ottenuti, nelle zone in cui si ha avuto il distacco della frana, ha portato a considerare che un valore critico, per la portata circolante, pari a o superiore a 1e -7 m 3 /s sia ragionevolmente un valore accettabile come limite per l innesco di scivolamenti profondi. Luca Freddi Pagina 105
106 5.3. Carta Di Suscettibilità Idrogeologica Al Franamento La realizzazione di una carta di suscettibilità idrogeologica al franamento per l area del comune di Maierato, una volta stabilita la soglia di innesco, è stata realizzata con l uso del modello illustrato nel Capitolo 4 che tiene conto dei seguenti parametri: E stato rimosso il volume di frana (rif. Paragrafo ). La simulazione è avvenuta in condizioni stazionarie. La ricarica inserita è quella media annua. Dai risultati ottenuti dalla simulazione, si è potuto osservare, in termini di portata circolante, un comportamento differente tra lo strato superficiale (layer1) e quelli sottostanti (layer 2,3 e 4) che hanno un comportamento omogeneo come evidenziato dalle seguenti Figure 5.5, 5.6, 5.7 e 5.8: Figura 5.5: Mappa delle portate per il layer 1. La porzione di dominio all interno del perimetro di frana (in giallo), pur se graficamente evidenzia una portata d acqua diversa da zero, è da considerarsi nulla. La freccia indica la direzione del flusso. Luca Freddi Pagina 106
107 Figura 5.6: Mappa delle portate per il layer 2. La porzione di dominio all interno del perimetro di frana (in giallo), pur se graficamente evidenzia una portata d acqua diversa da zero, è da considerarsi nulla. La freccia indica la direzione del flusso. Figura 5.7: Mappa delle portate per il layer 3. La porzione di dominio all interno del perimetro di frana (in giallo), pur se graficamente evidenzia una portata d acqua diversa da zero, è da considerarsi nulla. La freccia indica la direzione del flusso. Luca Freddi Pagina 107
108 Figura 5.8: Mappa delle portate per il layer 4. La freccia indica la direzione del flusso. Il layer 1 evidenzia le portate maggiori a Nord-Ovest dell abitato di Maierato, con un deflusso calcolato in direzione Sud-Est. Inoltre, nell area dove sono concentrate queste portate, sono presenti depositi di terreno sciolto che potrebbero dare origine a scivolamenti superficiali, già avvenuti in passato nella zona. Negli altri tre layer le portate maggiori si evidenziano ad Ovest del centro abitato, con un deflusso che dall altopiano di Cresta Basilica scorre verso la località Draga, dove sono presenti gli scollamenti, e dove è stato registrato l unico movimento di versante profondo. La situazione del flusso sotterraneo, analizzata in associazione con le tipologie di movimenti, che possono generarsi, ha portato alla necessità di produrre due carte di suscettibilità idrogeologica: Carta di suscettibilità idrogeologica per gli scivolamenti superficiali. Carta di suscettibilità idrogeologica per gli scivolamenti profondi. Luca Freddi Pagina 108
109 Entrambe le carte sono state elaborate sulla base di tre livelli di suscettibilità: Livello di suscettibilità Basso: portate circolanti inferiori a 1e -8 m 3 /s. Livello di suscettibilità Medio: portate circolanti comprese fra 1e -8 m 3 /s e 1e -7 m 3 /s. Livello di suscettibilità Alto: portate circolanti superiori a 1e -7 m 3 /s. Nella carta di suscettibilità degli scivolamenti profondi sono state inserite le possibili localizzazioni dei distacchi, dove si registrano portate superiori a 1e -6 m 3 /s. Di seguito sono riportate le due carte prodotte. Luca Freddi Pagina 109
110 Luca Freddi Pagina 110
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112 5.4. Analisi Di Un Possibile Evento Critico Si è scelto anche di simulare il possibile ripetersi di una situazione di mesi di pioggia intensa sull area di studio, nelle condizioni post-frana, per capire quale situazione si potrebbe prospettare in termini idrogeologici e produrre una carta di suscettibilità al franamento sulla base dei livelli di pericolosità stabiliti per le carte precedenti. Per questa ragione si è pensato ad un nuovo modello a regime transitorio in condizioni post-frana, con le seguenti caratteristiche: Con ricarica pari al 30% delle piogge medie giornaliere nel periodo Agosto 2009 Febbraio 2010, le stesse che hanno portato alla frana. Passo temporale di 24 ore. Le Initial Heads sono state importate dal modello stazionario in condizioni post-frana generate a fine simulazioni. Anche per quest analisi si è tenuto conto delle considerazioni effettuate al Paragrafo 5.3 sui diversi comportamenti degli strati, nei confronti della circolazione idrica, e si è giunti alla produzione di due carte della suscettibilità mantenendo le stesse impostazioni dei livelli di pericolosità. Le due carte sono di seguito riportate. Luca Freddi Pagina 112
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115 Un analisi comparata delle carte di suscettibilità tra le condizioni normali e la simulazione in condizioni critiche evidenzia: Per lo strato superficiale un aumento della zona di rischio a monte, su tutto il pendio da Cresta Basilica al fosso Scuotrapiti, probabilmente dovuto alla saturazione delle formazioni superficiali. Per gli strati profondi un apparente anomala riduzione delle zone al alto rischio, ma una verifica dei livelli nei Target evidenzia un innalzamento di circa 13 metri dei livelli di falda come mostrato in Tabella 5.2: Piezometro Condizioni Post- Frana Condizioni Stazionarie [m.s.l.m.] Condizioni Post- Frana con Evento Eccezionale [m.s.l.m.] S SP Tabella 5.2: Comparazione fra i livelli di falda nel secondo strato. Luca Freddi Pagina 115
116 5.5 Conclusioni Dalla consultazione delle carte di suscettibilità al franamento prodotte per il Comune di Maierato e le zone limitrofe, si evince che tutta l area versa in una situazione di dissesto idrogeologico generale. Rispetto agli scivolamenti superficiali le aree più a rischio sono concentrate lungo il reticolo idrografico e nella zona a Nord-Ovest del centro abitato, dove si assiste al contatto fra depositi superficiali e calcari affioranti. Anche parte del paese sorge su zone a rischio. Per quanto riguarda i movimenti profondi di versante, le aree ad alto rischio sono concentrate in località Draga, dove si raccolgono le acque di deflusso provenienti da monte e dove i numerosi scollamenti testimoniano la particolare propensione di questa zona al franamento. L abitato di Maierato, almeno in parte, è da considerarsi zona a rischio in quanto risiede su aree che potrebbero essere interessate da scivolamenti profondi. Sempre in merito all abitato di Maierato, l analisi effettuata con condizioni di precipitazioni intense e durature, dimostra come in futuro, nonostante l avvenuto movimento franoso faciliti il deflusso delle acque negli strati profondi, l area rimanga ad alto rischio. Il rischio è incrementato dal fatto che, nella zona a monte, si assiste ad un aumento della quantità d acqua circolante, che potrebbe generare un avanzamento del fronte della frana del 15 Febbraio, interessando anche parte del centro abitato. Naturalmente la carta di suscettibilità idrogeologica non tiene conto degli altri parametri che influiscono sulla stabilità dei versanti, quali ad esempio la pendenza o l uso del suolo. Per questa ragione, ad esempio, l altopiano di Cresta Basilica risulta, ai calcoli, come zona con un livello di suscettibilità da medio ad alto, quando, una valutazione delle condizioni morfologiche del terreno e della geologia, portano a Luca Freddi Pagina 116
117 suggerire l attribuzione a tale zona di un livello di suscettibilità più moderato. A sostegno di quanto detto, in Figura 5.9 viene mostrata la carta di suscettibilità in tre dimensioni per gli eventi superficiali in condizioni stazionarie post-frana, che dimostra come la zona di Cresta Basilica, relativamente pianeggiante e sia ragionevolmente poco propensa a movimenti franosi. Figura 5.9: Vista tridimensionale della carta di suscettibilità per gli scivolamenti superficiali in condizioni stazionarie e post-frana. Luca Freddi Pagina 117
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