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1 Dalla voce Europa, Enciclopedia Treccani Europa (gr. Εὐρώπη, lat. Europa) Parte occidentale del continente eurasiatico, delimitata a O dall Oceano Atlantico, a N dal Mar Glaciale Artico, a S dal Mar Mediterraneo; tutt altro che ben definiti sono invece i suoi limiti orientali. 1. Il problema dei confini In origine il nome greco Eὐρώπη sembra aver designato un territorio ristretto, forse a N dell Egeo, ma già i geografi ionici chiamavano E. tutta la terra a N del Mediterraneo; il suo limite verso E fu considerato il corso del Tanai (Don). Nella riforma dioclezianea dell amministrazione dell Impero romano, fu detta E. una delle 4 province in cui era divisa la diocesi di Tracia, a N del Mar di Marmara. Più tardi il nome si estese verso levante, fino a comprendere i territori abitati dagli Slavi orientali (Ucraina, Bielorussia, buona parte della Russia). 1

2 Tentativi di più esatta delimitazione dell Europa verso E furono fatti a partire dal Cinquecento e con la nascita della geografia moderna. Dal 17 sec. venne proposta quale confine tra E. e Asia la catena degli Urali, soluzione ancora abitualmente seguita, ma non soddisfacente per vari motivi: a) la catena uralica, poco elevata, non costituisce in alcun modo una discontinuità né tanto meno una barriera, e non ha significato politico, economico né culturale; b) i paesaggi, naturali e umani, si ripetono pressoché identici ai due lati della catena; c) gli Urali terminano alla latitudine di circa 50 N, e più a S nessun elemento fisico può essere ragionevolmente assunto quale confine dell E.: così che come limite rispetto all Asia centrale alcuni pongono il fiume Ural e altri il fiume Emba, e rispetto all Asia meridionale alcuni preferiscono la catena caucasica e altri una depressione che corre più a N. È poi evidente che sia gli stretti turchi, verso SE e il Vicino Oriente, sia lo Stretto di Gibilterra e il Canale di Sicilia, verso S e l Africa, non sono in grado di assicurare una vera discontinuità, se non su un piano esclusivamente formale. Nessun criterio fondato su elementi fisici è soddisfacente, dunque, e l E. può essere individuata soltanto come area culturale. L idea stessa dell E. è venuta quindi modificandosi nel tempo secondo le contingenze: il lungo dominio turco sulla penisola balcanica, per es., ha fatto escludere per secoli dall E. l area balcanica, compresa la Grecia, cioè proprio la regione considerata culla della civiltà europea. Nell impossibilità di definire con esattezza il limite dell E. verso E, in questa sede si utilizzerà la linea ideale che unisce le foci del Don (Rostov) e della Dvina Settentrionale (Arcangelo), lasciando quindi al di là la massima parte del territorio russo e l intera regione caucasico-caspica. Così delimitata, la regione europea si propone chiaramente per quello che di fatto è: una cospicua penisola dell Eurasia, articolata a sua volta in numerose penisole e fronteggiata da isole, penetrata da mari dipendenti dall Atlantico, e largamente interessata da climi marittimi o per lo meno influenzati dal mare. Entro questi limiti l E. copre circa 8 milioni di km 2, oltre il 5% delle terre emerse, ospitando quasi 700 milioni di ab., poco meno dell 11% della popolazione mondiale. Sono considerate parte dell E. le isole artiche norvegesi (Jan Mayen, Svalbard), quelle ubicate al largo nell Oceano Atlantico (Islanda, Madera, Azzorre) e tutte quelle mediterranee (eccetto Cipro). 2. Caratteri fisici 2.1 Geomorfologia In E. si riconoscono almeno quattro grandi regioni morfologiche. La prima è la Fennoscandia (Finlandia e Scandinavia), che nella parte occidentale fu interessata dai corrugamenti caledoniani. Le glaciazioni recenti vi hanno poi impresso i lineamenti essenziali, generando il contrasto tra le aree elevate, residuo di antiche superfici di spianamento, e le valli glaciali occupate dai fiordi, nonché la grande ricchezza di laghi e le particolarità della rete idrografica. La seconda regione è il grande bassopiano che si estende dalla Francia atlantica alla Russia, in massima parte di origine alluvionale. La terza è la regione delle montagne medie centro-occidentali, che abbraccia buona parte delle Isole Britanniche, della Francia, della Germania, residui di sistemi montuosi di epoche geologiche diverse, rotti da fratture e da sprofondamenti, demoliti e spianati: vi si riconoscono i resti dei rilievi caledoniani (Scozia, Galles, parte dell Inghilterra, parte dell Irlanda) e dei rilievi ercinici, sia armoricani (Irlanda meridionale, Cornovaglia, Inghilterra meridionale, Ardenne, Bretagna, Normandia e Massiccio Centrale) sia varisci (Massiccio Scistoso Renano, Vosgi, Selva Nera, Harz, Giura di Franconia e di Svevia, Monti Metalliferi, Massiccio Boemo). Tra gli antichi rilievi si aprono bacini depressi (come quelli di Parigi e di Londra tra rilievi armoricani). Questi rilievi si presentano come massicci o gruppi isolati, con forme morbide, di modesta altezza ( m). La quarta regione, quella delle catene giovani mediterranee, è la parte più recente dell E., l unica nella quale s incontrano catene a pieghe (Cordigliera Betica, Pirenei, Alpi, Appennino, Carpazi, Balcani ecc.), originate da corrugamenti avvenuti nel Terziario medio, che 2

3 hanno ripiegato i sedimenti di un ampia area marina; una serie di distensioni ha poi interrotto la continuità delle catene, determinando la formazione di conche e di bacini interni (Andalusia, bacino dell Ebro, Tirreno, Egeo, Bacino Pannonico, ai margini dei quali si riscontrano spesso manifestazioni vulcaniche). Inglobati tra i ripiegamenti terziari sono alcuni lembi di terre più antiche, come il massiccio traco-macedone e la Meseta spagnola. Le coste europee (circa km) presentano grande varietà di aspetti. Nelle regioni settentrionali e di NO, che subirono l influenza della glaciazione, si hanno coste a fiordi (dove l entroterra è montuoso, come in Norvegia e Scozia) e a skiär (dove si affacciano al mare tavolati e pianure: Finlandia e Svezia); il tipo di coste a rías (Irlanda, Bretagna, Spagna di NO) risale alla sommersione di valli fluviali. Nel Mediterraneo sono più frequenti le coste a festoni, caratterizzate da capi o promontori sporgenti, tra i quali s interpongono pianure più o meno estese. I valloni della Dalmazia sono valli longitudinali o sinclinali invase dal mare. Caratteristiche del Mar Nero sono le acquitrinose coste a liman. 2.2 Climatologia L E. è quasi tutta compresa nella zona temperata settentrionale; solo le isole artiche norvegesi e una piccola parte della Fennoscandia oltrepassano il Circolo Polare Artico, e qui, oltre che in parte dell Islanda, si riscontra un clima propriamente freddo. L influenza climatica della latitudine è più marcata a S, in prossimità del Mediterraneo: i caratteri del clima mediterraneo sono subtropicali più che temperati, con estati calde e asciutte e inverni miti e moderatamente piovosi, ma riguardano solo parte dell E. meridionale costiera. Nel resto dell E. il fattore climatico più notevole è la maggiore o minore influenza dell Oceano Atlantico: influenza che arriva quasi dappertutto, per effetto dell articolazione delle terre e dell assenza di ostacoli, ma progressivamente attenuandosi verso E. Si può individuare quindi un clima oceanico atlantico, che interessa la fronte atlantica dell E. 3

4 fino alla penisola dello Jutland, le Isole Britanniche e l Islanda meridionale; quest area risente dell azione termoregolatrice dell oceano e del riscaldamento dovuto alla Corrente del Golfo: l escursione termica annua non è rilevante (tra gli 8-9 C dell Islanda e i C del Bassopiano Germanico), e le temperature medie di gennaio si mantengono per lo più sopra 0 C; le perturbazioni atlantiche vi provocano in tutto l anno copiose precipitazioni (abbondantissime in certe località scozzesi, con oltre 4000 mm annui). Un clima semicontinentale interessa, invece, l E. più interna: l influenza oceanica finisce per annullarsi nelle pianure a E dei Carpazi, dove il clima si fa decisamente continentale; l estate diviene più calda e l inverno più freddo, le piogge tendono a diminuire e a concentrarsi nella stagione estiva, poiché durante l inverno masse anticicloniche persistenti impediscono l afflusso di aria umida atlantica. 2.4 Idrografia La scarsa estensione e l articolazione dell E., insieme alla vicinanza dei rilievi alle coste, hanno impedito la formazione di grandi sistemi fluviali, fuorché nei bassopiani orientali. Lo spartiacque principale corre sui rilievi interni della Spagna, sui Pirenei, sulle montagne medioeuropee, in parte sulle Alpi e divide l E. in un versante mediterraneo (che comprende il Mar Nero) e uno atlantico (con il Mare del Nord e il Baltico); il secondo è molto più ampio del primo e più ricco di acque. Al bacino atlantico tributano buona parte della Penisola Iberica e l intero Bassopiano Franco-germanico-polacco, con fiumi notevoli per lunghezza (Tago, Loira, Elba, Vistola), per ampiezza del bacino (Reno, Elba, Vistola), per portata (Reno, Vistola) e infine per le attività umane (traffici, insediamenti, porti sulle foci, per lo più a estuario). Il Reno è, da questo punto di vista, il più importante. I fiumi mediterranei in genere hanno foci a delta e sono più poveri di acque, tranne il Rodano e il Po e quelli che drenano il Bassopiano Sarmatico. Il Danubio, tagliando l E. mediana in senso O-E fino al Mar Nero, forma il sistema idrografico europeo di maggiori dimensioni. I fiumi europei sono alimentati esclusivamente o prevalentemente dalle piogge, il che spiega la diversità dei regimi: nelle regioni a clima mediterraneo si hanno piene invernali e magre estive, nell E. a clima atlantico i regimi sono più costanti, nell E. semicontinentale le piene sono primaverili. I regimi diventano più complessi dove l alimentazione è anche nivale e la fusione delle nevi accentua le piene primaverili. Le regioni più ricche di laghi sono quelle segnate dal glacialismo pleistocenico, cioè quella alpina e quella circumbaltica: in quest ultima sono i maggiori laghi europei, Ladoga e Onega (Russia) e Vänern (Svezia); la Finlandia ha circa il 10% del territorio occupato da bacini lacustri, e poco meno la Svezia. 4. Popolazione 4.1 Dinamica demografica Secondo stime del 2009, l E. conta poco più di 700 milioni di ab., per una densità (circa 68 ab./km 2 ) nettamente superiore a quella delle altre parti del mondo, conseguenza anche di un popolamento intenso fin dall antichità. La popolazione europea era forse di milioni di unità all inizio dell era volgare; diminuita poi fin quasi a dimezzarsi nel 7 sec., tornò a crescere lentamente, superando i 30 milioni intorno al 1000 e i 60 nella prima metà del Trecento, per poi calare di nuovo. Dal 15 sec. l aumento riprese, prima lento, poi rapidissimo da metà Settecento a metà Novecento: da circa 100 milioni di Europei all inizio del 18 sec. si passò a 300 milioni nel Questo aumento è in rapporto con la rivoluzione industriale e i conseguenti miglioramenti sociali, tra i quali il calo della mortalità dovuto ai progressi igienico-sanitari. L incremento fu attenuato dall intensa emigrazione, soprattutto verso le Americhe, di circa 50 milioni di Europei tra il 1815 e il 1945, spinti dal malcontento politico seguito alla Restaurazione, da crisi agricole, dall apertura delle frontiere degli Stati latinoamericani. All emigrazione hanno contribuito tutte le regioni europee: prima le Isole Britanniche (in Irlanda l emigrazione non solo ha rallentato la crescita, ma addirittura ha decurtato la popolazione), poi i paesi germanici e quelli mediterranei, tra cui l Italia. Dopo il secondo conflitto mondiale gli espatri sono stati numerosi, ma essenzialmente 4

5 interni all E., alimentati soprattutto dall E. meridionale (paesi iberici, Iugoslavia, Grecia, Italia) e, dalla fine degli anni 1980, dai paesi dell E. orientale, avendo come mete principali Germania, Svizzera, Francia, Regno Unito e Belgio; più di recente, una consistente immigrazione dall Est europeo e soprattutto da numerosi paesi del Terzo Mondo ha interessato in varia misura tutti gli Stati europei, compresi quelli di lunga tradizione emigratoria. La popolazione europea, del resto, non registra più incremento naturale. Il tasso di natalità è sceso ormai a livelli molto bassi, quasi sempre sotto il 10 ; il tasso di mortalità, fino agli anni 1970 molto basso per l allungamento della vita media, tende ormai ad aumentare per il forte invecchiamento della popolazione. Una metà dei paesi europei, di conseguenza, si troverebbe in situazione di crescita zero, o addirittura di contrazione, se non arrivassero immigrati. Gli indicatori demografici e socioeconomici sono generalmente eccellenti con qualche eccezione (Albania, Moldavia), benché negli anni più recenti si siano riscontrati andamenti negativi (mortalità infantile, speranza di vita ecc.) in svariati paesi dell E. orientale, da ricollegare alla congiuntura dell ingresso di quei paesi in un sistema di mercato, e quindi presumibilmente anch essi di natura congiunturale. Rispetto alle altre parti del mondo, la distribuzione della popolazione in E. è certo più omogenea, ma profondissime differenze s individuano fra le regioni comprese tra Inghilterra meridionale, bacino parigino e medio-bassa valle del Reno (il cuore demografico ed economico dell E.) e le regioni rispetto a esse più periferiche: estremo Nord, pianure orientali, Penisola Iberica e Penisola Balcanica. I paesi nordici hanno le densità più basse (l Islanda 3 ab./km 2 ); ma restano largamente al di sotto della media pure gli Stati baltici, molti di quelli balcanici, Irlanda, Bielorussia, Ucraina. Al contrario, l Italia e la Svizzera sfiorano i 200 ab./km 2, Germania e Regno Unito li superano, Belgio e Paesi Bassi oltrepassano di molto i 300. Nell età classica le zone più densamente abitate erano quelle meridionali e l E. propriamente mediterranea (Penisola Iberica, Francia meridionale, Italia, Dalmazia, Grecia) ospitava oltre il 60% della popolazione europea. La perdita del primato demografico mediterraneo corrispose allo spostamento del baricentro politico, economico e culturale d E. verso N e verso O dall inizio dell età moderna, con le grandi scoperte geografiche e il ruolo acquisito dall Atlantico, e confermato poi dalla rivoluzione industriale. 4.2 Urbanizzazione Tipicamente europeo (mediterraneo per genesi) è il concentrarsi della popolazione in città. Il fenomeno, se non nacque in E., interessò profondamente fin dall antichità le regioni europee mediterranee (civiltà greca, punica, etrusca, romana). La romanizzazione dell E. occidentale esportò l organizzazione territoriale centrata sulla città; questa, con l incremento dei traffici dal tardo Medioevo in poi, e soprattutto con la rivoluzione industriale, prese decisamente il sopravvento come fulcro dell organizzazione sociale, economica e politica della popolazione europea. Le città crebbero per superficie e popolazione, si moltiplicarono, spesso si saldarono tra loro, formando agglomerazioni urbane e conurbazioni o almeno vaste regioni fortemente urbanizzate. Non è agevole confrontare la concentrazione di popolazione nelle città di paesi diversi; la media europea, tuttavia, può essere stimata intorno al 75%, a fronte di una media mondiale di circa il 50% (2007); molti paesi dell E. settentrionale e occidentale superano il valore medio, fino al caso del Belgio, che viene accreditato di una popolazione urbana pari al 97% del totale. La popolazione urbana, tuttavia, sta crescendo soprattutto nei paesi in cui la concentrazione era tradizionalmente minore (come Moldavia, 39%, Albania, 44%, Portogallo, 55%), per lo più a vantaggio della sola città capitale, così come avviene nei paesi meno avanzati nel resto del mondo; la concentrazione sembra invece essersi arrestata nei paesi da più tempo urbanizzati (a cominciare dall Italia: 68%), dove prevalgono tendenze deglomerative che indirizzano la popolazione verso centri minori o ambienti rurali prossimi alle aree economicamente più dinamiche. Nell insieme, perciò, la popolazione urbana dell E. non sembra destinata a variare sensibilmente nel prossimo futuro: mentre cresce il numero delle città medie e grandi, la popolazione delle maggiori agglomerazioni segna invece una stasi o addirittura un decremento. Nell area che qui si considera europea, le città con almeno ab. sono oltre 500 (circa 50 in Italia, in Spagna e nel Regno Unito, circa 60 in Germania); una ventina 5

6 supera i 2 milioni. Le agglomerazioni maggiori sono quelle di Mosca, Londra, Istanbul e Parigi, dove vivono, rispettivamente, 13,4 milioni di persone, 12,0 milioni, 11,7 e 10,0. In crescita, ma di difficile quantificazione, è il fenomeno delle conurbazioni e delle regioni urbane o addirittura megalopolitane, dove costellazioni di città grandi e piccole costituiscono insiemi integrati che includono anche aree agricole o naturalistiche, ospitando decine di milioni di abitanti. Si va attenuando anche il fenomeno del gigantismo delle città capitali, per cui in una singola metropoli (tipicamente, in E., Atene, Parigi, Vienna) si concentra una quota spropositata degli abitanti del paese; è fenomeno recente, ma solido, il riequilibrio territoriale indotto dalla crescita alternativa di città diverse dalle capitali. Nell insieme, quindi, si va verso un bilanciamento dei valori di concentrazione urbana tra i vari paesi e una diffusione geografica del genere di vita urbano. 4.3 Distribuzione delle religioni L appartenenza alle confessioni cristiane è un carattere condiviso da quasi tutta la popolazione europea e, malgrado la numerosità dei non credenti (che sarebbero maggioranza assoluta in Lettonia, maggioranza relativa nei Paesi Bassi e in altri Stati), i valori etici cristiani partecipano in maniera senza dubbio rilevante ai complessi culturali europei. Sono in larghissima maggioranza cattolici i credenti in Irlanda, Francia, Belgio, Germania meridionale, Austria, Polonia, Lituania, Portogallo, Spagna, Italia, Malta; prevalentemente cattolici quelli di Ungheria e Repubblica Ceca; aderiscono a Chiese riformate i credenti dei paesi scandinavi, della Gran Bretagna, dei Paesi Bassi, della Germania centro-settentrionale; alle Chiese ortodosse la massima parte dei credenti nei paesi slavi e in Grecia. Aderisce all islamismo la maggior parte dei credenti in Bosnia ed Erzegovina, Albania, Turchia europea, cui si aggiungono numerosi immigrati per lavoro. Ormai piuttosto esigue, ma sempre rilevanti per più motivi, sono le comunità ebraiche. I confini politici degli Stati europei non coincidono sempre con i confini etnici; spesso, anzi, suddividono fra più Stati gruppi che sono culturalmente omogenei, generando minoranze a volte cospicue e in deciso contrasto con l etnia maggioritaria. 6

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