Appunti di Sociologia/1

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1 Università degli Studi dell Insubria Dipartimento di Economia - Varese Appunti di Sociologia/1 Prof. Lelio Demichelis Anno Accademico Capitolo 1 PREMESSA Quante forme/caratteri può assumere una società? Capitalista, liberale, cristiana, comunista, teocratica, democratica, laica, autoritaria, totalitaria, populista, tecnocratica, tecnica, eccetera. Caratteri diversi e a volte opposti tra loro, perché una società non può essere allo stesso tempo liberale e totalitaria, oppure democratica e teocratica, o democratica e populista o democratica e neoliberista. E lo stato di diritto - che riconosce diritti e libertà individuali e collettive/sociali - non può essere uno stato etico che impone una propria verità assoluta, ma deve essere necessariamente relativista, ovvero accettare la co-esistenza in sé di molte verità: religiose, politiche, etiche, che però devono dia-logare/interagire tra loro alla ricerca di una condivisa convivenza. Una società perché sia democratica e aperta si deve fondare sul concetto non tanto di tolleranza (semplicemente tollerare gli altri/diversi/avversari è qualcosa di comunque riduttivo), quanto di riconoscimento e di accettazione della di-versità degli altri da sé e rispetto a sé. Una società che vive dentro un unica e auto-referenziale (e persino narcisistica) narrazione di senso (siamo fatti così, questa è la nostra identità, siamo i migliori, noi siamo il futuro/progresso, noi siamo i giusti, gli eletti, eccetera), è una società chiusa e scade quindi da società (sempre tendenzialmente) aperta a comunità, intrinsecamente chiusa e appunto autoreferenziale (si auto-conferma quotidianamente rifiutando di mettersi in discussione, chiudendosi e non aprendosi). Società o comunità: una prima distinzione. La comunità infatti nella distinzione tra queste due modalità di organizzazione umana che qui si propone - a differenza della società, è chiusa in sé e nella supervalutazione della propria virtù identitaria non si confronta (ha paura di confrontarsi) con gli altri e ripete/ribadisce e riconosce sempre e solo le proprie verità e i propri luoghi comuni (per rafforzare se stessa come comunità di uguali) e produce quindi un mono-logo collettivo (tutti fanno parte della comunità, la comunità esclude/espelle/rifiuta i diversi e le diversità da sé come comunità), perché non sa fare e/o ha paura del dia- 1

2 logo con gli altri e i diversi da sé (diversi per idee, valori, scopi, modi di vivere, eccetera). La società è invece tendenzialmente aperta, dia-logante, anche conflittuale dentro di sé (il conflitto di idee e di opinioni come motore per l apertura crescente della società, per ottenere il riconoscimento di nuovi diritti politici, civili, sociali, per estendere la democrazia e i suoi contenuti) e permette lo sviluppo di molte identità diverse. Apertura in molti sensi: come accoglienza degli altri, come dialogo con gli altri, come confronto e discussione, come riconoscimento crescente dei diritti degli altri e di diritti sempre nuovi, siano essi diritti civili/politici, siano essi diritti sociali. Modelli/forme di società e/o comunità. Per un esemplificazione delle tipologie e delle forme di società e/o di comunità possibili, di seguito vengono analizzati alcuni elementi (che verranno approfonditi nella discussione in aula), tratti da testi di narrativa e di saggistica; più un analisi dei reality show e del concetto di amicizia su Facebook., e alcuni esempi di comportamento sociale (egoismo/solidarietà, merito/copia&incolla, eccetera). Primo modello Tratto da Il Grande Inquisitore, ne I fratelli Karamazov di Dostoevskij. L azione si svolge nel XVI secolo, in Spagna, a Siviglia, nel periodo più cupo dell Inquisizione cattolica quando ogni giorno bruciavano in quel paese roghi in nome di Dio. Il Signore decide di scendere sulla terra a visitare i suoi figli. Il popolo lo riconosce e lo circonda festante. Compie diversi miracoli e questo accresce la felicità della folla. Ma l Inquisitore è presente, vede la scena, aggrotta le ciglia bianche e fa arrestare il Signore, dalle sue guardie. Ed ecco che, tanto è il suo potere, a tal punto il popolo è ammaestrato, sottomesso e ubbidiente ai suoi ordini, che la folla si apre in un baleno dinanzi alle guardie e quelle, fra il silenzio di tomba calato all improvviso, pongono le mani su di lui e lo portano via. La folla intera, al pari di un uomo solo, in un baleno inchina la testa fino al suolo davanti al vecchio inquisitore; questi, senza dire una parola, benedice la folla e le passa accanto. Il giorno seguente, l inquisitore interroga il Signore in prigione. Sei tu, sei proprio tu? Perché sei venuto a disturbarci? Da qui inizia una sorta di monologo dell inquisitore davanti al Signore, che si limita ad ascoltare in silenzio, senza parlare. Riflessioni dell inquisitore a proposito del popolo e del suo bisogno di essere guidato dal potere, in questo caso dal potere della Chiesa: Senza di noi non riusciranno mai a sfamarsi. Si convinceranno pure che non potranno mai essere liberi, giacché sono deboli, viziosi, inetti e ribelli. Tu hai promesso loro il pane celeste ma, te lo ripeto, potrà esso mai stare alla pari con il pane terreno agli occhi della debole razza umana, eternamente viziosa e eternamente ignobile? Essi sono viziosi e ribelli, ma alla fine anche loro diverranno ubbidienti. Essi si meraviglieranno di noi e ci guarderanno come dèi per il fatto che noi, assumendo la loro guida, abbiamo accettato di portare il fardello della loro libertà e di governarli. Ma noi diremo di essere i tuoi servi e di governare nel Tuo nome. Solo colui che acquieta la coscienza degli uomini può dominare la loro libertà. Noi dimostreremo che sono deboli, che sono soltanto dei poveri bambini, ma che la loro felicità infantile è la più dolce di tutte. Sì, noi li costringeremo a lavorare, ma nelle ore di riposo noi organizzeremo la loro vita come un gioco di bimbi, con canzoncine, cori, danze innocenti. Noi permetteremo persino che essi commettano peccato sono creature così deboli e fragili ed essi ci ameranno come bambini per il fatto che noi permetteremo loro di peccare. Noi diremo loro che qualsiasi peccato sarà espiato a patto che venga compiuto con il nostro permesso. Tutto si gioca, sostanzialmente, nella antitesi tra auto-nomia ed etero-nomia, ovvero tra un individuo capace di pensare, agire, relazionarsi con gli altri in modo autonomo, dialogando e osservando le regole, ma senza diventare come gli altri (autonomia, 2

3 appunto); e un individuo che invece rinuncia a se stesso, accetta, subisce, imita gli altri o fa ciò che gli dice di fare il potere politico, religioso, economico (per paura, per conformismo, per convenzione sociale), seguendo ordini o discipline di vario genere (quindi, eteronomia). E poi, L. Demichelis, Società o comunità, Carocci, pag. 57 e segg.). QUESTIONI E PROVOCAZIONI: Esistono ancora oggi forme di potere simili a quello rappresentato da Il Grande Inquisitore? Potere delle chiese e delle religioni (es. i Talebani) o anche poteri politici (i totalitarismi del 900), o economici (la globalizzazione)? Il consumismo ha una struttura di potere simile? E la rete? Secondo modello Da La folla solitaria, del sociologo americano David Riesman, da un racconto americano degli anni 50 del Novecento: La macchina Tootle. Tootle è una giovane locomotiva che va a scuola di macchine per divenire una grossa motrice. Diligente per un lungo periodo di tempo, un giorno scopre la gioia di andare fuori dalle rotaie e di cogliere fiori sui prati. Questa violazione delle regole non può, però, restare segreta: vi sono tracce evidenti nella parte anteriore della motrice. Alla fine il maestro delle macchine è disperato. Consulta il sindaco di Macchinopoli, che riunisce il consiglio comunale per discutere le colpe di Tootle (che ovviamente non sa nulla). L assemblea decide di agire per correggere Tootle: e la prima volta che Tootle esce nuovamente dai binari per andare nei prati, trova una bandierina rossa; si volta e ne trova un altra e un altra ancora: Gira e rigira, ma non può trovare un po d erba dove non spunti una bandierina rossa, perché tutti i cittadini di Macchinopoli hanno cooperato ad impartirle questa lezione. Frastornata, guarda verso le rotaie, dove la bandiera verde, ora invitante del suo maestro, le dà il segnale di ritorno. Confusa dai suoi riflessi condizionati, che la costringono a fermarsi al segnale rosso, è più che felice di usare le rotaie e corre inebriata su e giù. Promette che non lascerà più i binari e ritorna al deposito per essere ricompensata dalle accoglienze degli insegnanti e della cittadinanza e dall assicurazione che diventerà veramente una motrice. QUESTIONI E PROVOCAZIONI: Che differenze tra questo modello e quello precedente? O nessuna differenza? Macchinopoli è una democrazia? Ma l autonomia dei soggetti, dove si trova? E una democrazia può essere tanto pedagogica? La democrazia e la volontà popolare possono essere tendenzialmente totalitarie e quindi negare l autonomia dei soggetti? Terzo modello Da La Favola delle api di Bernard Mandeville (1724). In cui Mandeville (scrittore e filosofo inglese, ), utilizzando appunto l immagine (la metafora) di un alveare che somiglia in tutto e per tutto alla società umana, vuole dimostrare che la felicità pubblica di una società mercantile e di mercato è legata non alla virtù, all avvedutezza e alla parsimonia dei suoi componenti, ma ai loro vizi, ai loro sprechi, ai loro comportamenti irrazionali. Grandi moltitudini affollavano il fecondo alveare, ma proprio queste moltitudini lo facevano prosperare, milioni che si sforzavano di soddisfare ognuno la concupiscenza e la vanità degli altri.( ) Tutti i commerci e le cariche avevano qualche trucco, nessuna professione era senza inganno. ( ) I loro re erano serviti, ma disonestamente, imbrogliati dai loro stessi ministri. Molti che lavoravano per il proprio benessere, derubavano la stessa corona che difendevano ( ). Così ogni parte era piena di vizio, ma il tutto era un paradiso.( ) Persino l invidia e la vanità servivano l industria. La loro follia favorita, la volubilità nel nutrirsi, nell arredamento e nel vestire, questo vizio strano e ridicolo, era divenuta la ruota che faceva muovere il commercio. ( ) Così il vizio nutriva l ingegnosità, che insieme con il tempo e con l industria aveva portato le comodità della vita, i suoi reali piaceri, agi e conforti ad una tale altezza, che i più poveri vivevano meglio di come vivessero prima i ricchi e nulla si sarebbe 3

4 potuto aggiungere. Ma le api hanno una crisi di coscienza, dicono basta con vizio e corruzione e invocano gli dèi di riportarli sulla retta via. Sono esauditi, ma da quel momento sull alveare calano povertà,tristezza, incuria. Mandeville contesta l idea di una naturale benevolenza degli uomini ed afferma che la base reale dei vantaggi che stavano allora derivando dalla nascente rivoluzione industriale provenivano invece dai vizi umani. La natura umana sarebbe di per sé competitiva e aggressiva. Seguendo l idea di Hobbes, per cui prima della società vi sarebbe uno stato di natura, fondato sulla guerra di tutti contro tutti, Mandeville considera la creazione dello Stato - necessaria alla nascita di una società umana - come premessa per una nuova competizione tra gli uomini: l uomo combatterebbe non tanto per uccidere ma per essere stimato, ammirato, invidiato. Per questo si renderà istruito, lavorerà e creerà lavoro e contribuirà al benessere della società intera. QUESTIONI E PROVOCAZIONI: Solo il vizio oggi: edonismo, consumismo, godimento, principio di piacere invece di principio di realtà rendono ricca e felice una società? Negli anni scorsi: arricchitevi! era uno slogan politico molto famoso. Banche e finanza hanno fatto profitti spingendo per tre decenni le persone a indebitarsi, a consumare al di sopra dei propri mezzi, a spendere oltre le proprie possibilità. Poi il sistema, nel 2008, è crollato. Dunque, la virtù è un valore? Oppure serve un giusto mezzo tra vizio e virtù? Quarto modello Le società utopiche costruite dai Gesuiti nell America del Sud, dopo la conquista europea. Società (o meglio comunità) perfettamente regolate in ogni aspetto pratico e sociale, nelle quali si cercava di realizzare la perfezione divina. I villaggi erano ripartiti secondo una forma rigorosa, attorno ad una piazza rettangolare in fondo alla quale era posizionata la chiesa. In uno dei lati, la scuola; nell altro, il cimitero (vita e morte, in opposizione). Di fronte alla chiesa iniziava un viale che ne incrociava un altro ad angolo retto. Ogni famiglia aveva la sua piccola capanna sistemata lungo questi due assi. In questo modo veniva riprodotta esattamente la forma della croce. La vita quotidiana della comunità era regolata dal suono della campana. Il risveglio era fissato per tutti alla stessa ora, così come alla stessa ora per tutti iniziava il lavoro. I pasti si svolgevano per tutti a mezzogiorno e alle cinque. Poi tutti si coricavano fino a mezzanotte, quando suonava quella che era definita sveglia coniugale, la campana suonava e tutti sapevano cosa fare QUESTIONI E PROVOCAZIONI: Quanto può spingersi in profondità il potere (politico, religioso, economico), senza violare la libertà degli individui? Moda, pubblicità, mass-media svolgono aggi funzioni simili, dicendo a ciascuno come deve comportarsi? Il potere ha il diritto di intromettersi anche in camera da letto? Quando i consigli degli esperti diventano pedagogia sociale? Quinto modello Brani tratti da Il racconto dell isola sconosciuta, dello scrittore portoghese José Saramago, Premio Nobel per la Letteratura Un uomo andò a bussare alla porta del re e gli disse, Datemi una barca. ( ) Siccome il re passava tutto il tempo seduto davanti alla porta degli ossequi (degli ossequi che rivolgevano a lui, beninteso), ogni volta che sentiva qualcuno chiamare da quella delle petizioni si fingeva distratto, e solo quando il risuonare continuo del battente di bronzo diventava, più che palese, chiassoso, togliendo la pace al vicinato (cominciavano tutti a mormorare, Ma che razza di re abbiamo noi, che non risponde), solo allora dava ordine al primo segretario di andare a informarsi su cosa mai volesse il postulante, che non c era modo di far tacere. Il primo segretario, allora, chiamava il secondo segretario, questi chiamava il terzo, che trasmetteva l ordine al primo assistente, che a sua volta lo trasmetteva al secondo, e così via fino alla donna delle pulizie, la quale, non avendo nessuno a cui comandare, socchiudeva la porta delle petizioni, e 4

5 domandava dalla fessura, Che cosa volete. A quel punto, dopo avere espresso ciò che voleva, la sua domanda faceva, a contrario, il percorso precedente, fino al re, il quale, occupato com era sempre con gli ossequi decideva di chiedere un documentato parere scritto al primo segretario e così via fino alla donna delle pulizie, che trasmetteva un sì o un no a seconda dell umore del momento. In questo caso, tuttavia, fu diverso. L uomo che voleva una barca chiese alla donna di parlare con il re. Il quale cercò di resistere, sperando che l uomo se ne andasse per stanchezza. In capo a tre giorni, calcolando costi e benefici in termini di consenso, tra il negarsi o l andare a parlare con l uomo, il re si decise a recarsi alla porta delle petizioni, rivolgendogli tre domande, l una dietro l altra: Che cosa volete, Perché non avete detto subito che cosa volevate, Pensate forse che io non abbia altro da fare, ma l uomo rispose solo alla prima, Datemi una barca, disse. Il re fu sconcertato dalla richiesta inconsueta, ma subito gli chiese: E voi, a che scopo volete una barca, si può sapere ( ) Per andare alla ricerca dell isola sconosciuta, rispose l uomo, Che isola sconosciuta, domandò il re con un sorriso malcelato, quasi avesse davanti a sé un matto da legare L isola sconosciuta, ripeté l uomo, Sciocchezze, isole sconosciute non ce ne sono più, sono tutte sulle carte, Sulle carte geografiche ci sono soltanto le isole conosciute, E qual è quest isola sconosciuta di cui volete andare in cerca, Se ve lo potessi dire allora non sarebbe sconosciuta, Da chi ne avete sentito parlare, domandò il re, ora più serio, Da nessuno, In tal caso, perché vi ostinate ad affermare che esiste, Semplicemente perché è impossibile che non esista un isola sconosciuta ( ). Vi darò una barca, ma l equipaggio dovete trovarlo voi, i miei marinai mi servono per le isole conosciute. Finalmente ottenuta dal re una barca, l uomo si dirige verso il molo, senza però accorgersi che la donna della pulizie ha lasciato anche lei il palazzo del re, uscendo dalla porta delle decisioni, per seguire l uomo che voleva una barca. Che si accorge della donna solo al molo, parlando con il capitano del porto. Che subito chiede all uomo: Sapete navigare, avete la patente nautica, al che l uomo rispose, Imparerò in mare. E alla domanda sul perché l uomo volesse una barca, rispose: Per andare alla ricerca dell isola sconosciuta, Isole sconosciute non ce ne sono più, E la stessa cosa che mi ha detto il re, Quel che sa di isole l ha imparato da me, E strano che voi, uomo di mare, mi diciate questo, che isole sconosciute non ce ne sono più, e che io, uomo di terra, non ignori che tutte le isole, anche quelle conosciute, sono sconosciute finché non vi si sbarca ( ). A quel punto, l uomo e la donna si dividono i compiti, la donna si incarica della pulizia della nave assegnata dal capitano e che considera in parte anche sua, decisa a cercare se stessa e l isola sconosciuta insieme all uomo che voleva una barca, mentre l uomo va alla ricerca di un equipaggio. Ma a sera l uomo torna solo e a capo chino: E i marinai, domandò lei, Non è venuto nessuno, come potete vedere, Ma li avete ingaggiati almeno, insistette lei, Mi hanno detto che di isole sconosciute non ce ne sono più e che, anche se ci fossero, non hanno nessuna intenzione di lasciare la tranquillità delle loro case e la bella vita delle navi da crociera, per imbarcarsi in avventure oceaniche, alla ricerca dell impossibile ( ). Che pensate di fare, senza equipaggio, Ancora non lo so ( ) ma voglio trovare l isola sconosciuta, voglio sapere chi sono quando ci sarò, Non lo sapete, Se non esci da te stesso, non puoi sapere chi sei.( ) così come bisogna allontanarsi dall isola per vedere l isola, e non ci vediamo se non ci allontaniamo da noi ( ). Tristi e demoralizzati, dopo una cena frugale, l uomo e la donna si alzarono e scesero sottocoperta, dove la donna disse, A domani, io vado da questa parte, e l uomo rispose, E io da quest altra, a domani. ( ). Alla mattina, l uomo si svegliò abbracciato alla donna delle pulizie, mentre lei lo abbracciava, confusi i corpi, confuse le cabine. Poi, dopo il sorgere del sole, l uomo e la donna andarono a dipingere sulla prua dell imbarcazione, da un lato e dall altro, a lettere bianche, il nome che ancora bisognava dare alla caravella. Verso mezzogiorno, con la marea, L Isola Sconosciuta prese infine il mare, alla ricerca di se stessa. Una storia d amore che non è solo una storia d amore tra un uomo e una donna, ma anche dell amore per la scoperta di ciò che ancora è sconosciuto, compresi se stessi. 5

6 QUESTIONI E PROVOCAZIONI: L innovazione e la scoperta nascono sempre contro un potere esistente che crede di comprendere tutta la realtà? Il conformismo è una malattia ineliminabile? L indifferenza blocca la vita sociale? E sempre un singolo ad avere le grandi intuizioni? Ogni società rischia di bloccarsi nella routine e nella ripetizione? Esistono ancora isole sconosciute? Chi è il padrone delle mappe (cioè della conoscenza/sapere/saperi) di una società? Navigare secondo Saramago è la stessa cosa del navigare in rete? Modello reality show Ovvero: chiamare reality qualcosa che è invece lo spettacolo più scritto della storia della televisione, ovvero nulla è lasciato al caso nella sceneggiatura dello show e nell azione degli attori, ma al pubblico si deve dare l impressione che tutto sia reale e affidato al caso. Ovvero: realtà come finzione e viceversa, rendendo indistinguibili l una e l altra. Ma il reality show offre (educa, addestra, promuove) anche un certo modello di società. Ha scritto il sociologo Zygmunt Bauman: Essi mandano il messaggio che nessuno è indispensabile e che nessuno può pretendere di guadagnare qualcosa solo perché ha contribuito in modo determinante al lavoro comune; e ancor meno perché semplicemente ha partecipato. Il fine ultimo è quello di escludere anche quei giocatori con cui si è collaborato, quando non c è più bisogno di loro. In questo tipo di spettacoli, l altro è prima di tutto un concorrente che ci tende delle trappole e degli agguati per farci inciampare e cadere. La morale del gioco è sempre la stessa: la compassione e la fiducia sono tendenze suicidarie. Se non diventi più forte e più spregiudicato degli altri, sarai fatto fuori senza rimorsi. Siamo ritornati al mondo di Darwin: solo i più forti sopravvivono o meglio, il fatto che sopravvivano è prova che siano i più forti (dal libro Homo consumens, Erikson Editore). E ancora: Quel che vedete in questi programmi è la ripetizione, a cadenza settimanale di una cerimonia, di un rituale, che produce un picco di eccitazione negli spettatori: l eliminazione di un membro dal gruppo dei concorrenti. Ma il fatto veramente interessante è che le persone non sono eliminate perché hanno commesso un azione illecita, o perché hanno infranto una regola, oppure perché non si amalgamano con gli altri partecipanti, ma semplicemente perché vige una regola che impone l esclusione di una persona ogni settimana o ogni cinque minuti. Ovvero: è istituito l obbligo di escludere. Da ciò si può dedurre come, di fatto, la minaccia di essere esclusi ed eliminati si aggira costantemente tra noi (dalla rivista aut aut, n.333). Questo modello va collegato, ad esempio, con i processi di precarizzazione del lavoro, dove avere o conservare un posto di lavoro è affidato al caso, così come la sua durata. La competizione secondo questo ultimo modello - si fa diversa dal passato. E soprattutto, viene enunciata un idea di competizione basata sul caso, sull arbitrio e non sul merito: tutti possono essere esclusi, tutti possono diventare perdenti, non esiste nessuna rete di protezione sociale come ieri il welfare state e il rischio di essere esclusi ricade essenzialmente sul singolo individuo. Dunque, la competizione si fa ancora più dura, esasperata, senza regole. Si tratta attraverso i reality show - di una sorta di pedagogia sociale allo svolgimento di determinati comportamenti. Vicino al modello-reality era il gioco televisivo Affari tuoi. Qui, la vittoria o la sconfitta dipendono ancora meno da capacità e personalità dei concorrenti (come in altri giochi a premi), ma unicamente dal caso, dalla scelta del pacco fortunato o sfortunato, dall indovinare qualcosa basandosi su nulla. Metafora di una società che pure ama definirsi della conoscenza - dove non contano più conoscenza e bravura, ma si è soggetti semplicemente al caso, al fortuito, al banale. Modello Fattoria degli animali. Racconto satirico e politico (pubblicato nel 1945) dello scrittore inglese George Orwell ( ). Gli animali della fattoria Manor sono sfruttati dall uomo padrone e decidono di ribellarsi e instaurare la democrazia. La rivoluzione è guidata dai maiali Napoleon e Snowball e trionfa, ma presto degenera. Napoleon bandisce Snowball, instaura il terrore, abolisce la costituzione 6

7 democratica e la sostituisce con una nuova basata su un solo articolo, che recita: Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. La sua dittatura, con indottrinamento e repressione, sfocia nel rappacificamento con gli uomini, dai quali gli animali rivoluzionari di un tempo non si distinguono più. Gli uomini, anzi, dicono di non avere mai visto una fattoria meglio governata e meglio disciplinata. E lo stesso Napoleon, ormai divenuto un modello anche per gli altri agricoltori umani, sostiene che tra i maiali e gli uomini non vi era e non doveva esservi urto alcuno d interesse. Le loro lotte e le loro difficoltà erano uniche. Non era il problema del lavoro lo stesso ovunque? Racconto-metafora di una rivoluzione che diventa uguale al potere che ha abbattuto (La fattoria degli animali è stata vista come una metafora/rappresentazione della rivoluzione comunista in Urss). Di un potere sempre diseguale. Ma può essere letta anche come esemplificazione di una democrazia sempre difficile e fragile. Di una tentazione totalitaria sempre presente in ogni tipologia di potere (politico, economico, tecnico), anche democratico. E di un potere che si erge sopra chi lo ha prodotto e che si crede diverso da tutti gli altri (alcuni sono o si credono più uguali degli altri). Qualcosa di simile è accaduto in Italia. In questo caso un determinato soggetto politico si è pensato diverso dagli altri (e più uguale degli altri) in quanto eletto dal popolo, però violando il principio di uguaglianza (art. 3 Costituzione: Tutti sono uguali davanti alla legge) e il principio di ogni democrazia liberale per cui nessuno è al di sopra della legge e tutti sono soggetti alla legge (anche chi ritiene di essere eletto direttamente dal popolo); chi è stato eletto dal popolo deve infatti essere soggetto alla legge come gli altri uguali a lui e non deve pensarsi legibus solutus (sciolto dal vincolo di legge), come valeva in passato ma solo per i re assoluti. La democrazia è l arte della limitazione del potere e del suo controllo, in cui tutti i poteri (politico, giudiziario, economico) si controllano e vengono limitati se violano i principio di libertà e di uguaglianza. La democrazia vive grazie a molti poteri che si controllano e al fatto che nessun potere si faccia prevalente o più forte rispetto agli altri poteri. Modello Facebook. Facebook, Twitter: social network e microblogging stanno modificando le modalità di comunicazione e di relazione tra le persone. Essere sempre connessi è una sorta di imperativo categorico, se non si è connessi non si esiste socialmente. Anche in questo caso si riproduce il conflitto tra autonomia ed eteronomia: come posso essere autonomo se sono di più: se devo essere - sempre connesso con gli altri? Se il dover essere connessi è una sorta appunto di imperativo sociale (o comunitario?). Su Facebook si comunica a cosa si sta pensando, su Twitter cosa si sta facendo. Tutti devono sapere tutto di tutti, tutto deve essere condiviso, ma cosa è realmente con-diviso? Cosa significa avere amici su Facebook, sono veramente amici o piuttosto semplici conoscenti? Come è possibile che un social network basato sul concetto di amicizia abbia avuto un valore (quotazione in Borsa) compreso tra 75 e 100 miliardi di dollari? E se questo social network basa il suo valore sulla possibilità di vendere a soggetti imprenditoriali i profili e i dati volontariamente lasciati dagli utenti, è ancora un social network o diventa piuttosto un business network, dove social e amicizia sono parole magiche per nascondere qualcosa di altro e di diverso? E questo bisogno di avere amici, possibilmente molti, nasconde forse una solitudine esistenziale che si maschera con amicizie fittizie, molte in quantità, ma pochissime in qualità di rapporti/sentimenti. Relazioni, amicizia, passioni, sentimenti, innamoramento hanno bisogno di tempo per costruirsi e consolidarsi (il cosiddetto tempo di relazione): meno tempo si ha per questa costruzione, meno solide sono le relazioni e anche la stessa amicizia. Essere connessi, mettersi in mostra agli altri, condividere ogni cosa produce anche la fine della privacy, dell identità e dell intimità; oppure, è l ultima modalità, in ordine di tempo, di riconoscimento da parte degli altri e se gli altri sono sempre in rete, l unico modo per essere riconosciuti come facenti parte della comunità (o della società in rete?) è quella di mettersi in rete. E quindi: l anonimato è il grande terrore 7

8 della società di oggi, se tutto è spettacolo non essere parte dello spettacolo - anche solo con una foto o con un blog crea problemi esistenziali. Ma anche la solitudine è una paura diffusa, che si maschera appunto con la tecnologia, una tecnologia che offre la possibilità di non essere mai da soli, di pensare sempre ad altro, di essere sempre altrove. Eppure, la solitudine non quella dell emarginato e dell escluso, ma quella (virtuosa) di chi cerca in se stesso, in silenzio e con concentrazione le risposte ai problemi esistenziali e di senso della propria vita - è sempre stata una condizione naturale dell uomo (anche per poter essere davvero autonomi). Se la tecnologia toglie intimità, solitudine e concentrazione, l uomo e la società cambiano. Prevale l isolamento, che è cosa diversa dalla solitudine. Modello Fiat/Marchionne. Tra fine 2010 e primi mesi del 2011 si è consumata, in Italia, una rivoluzione nelle relazioni industriali. La Fiat ha preteso di imporre un nuovo contratto di lavoro agli stabilimenti del gruppo, iniziando da quello di Pomigliano. Accordo concluso poi con i rappresentanti dei metalmeccanici di Cisl e Uil, più Ugl e un sindacato aziendale. La Fiom non ha accettato quel nuovo modello di contratto, contestando in particolare la pesantezza della nuova organizzazione del lavoro, l accrescimento dei ritmi, la riduzione delle pause (compresa la mensa, spostata a fine turno, quindi dopo 8 ore di lavoro), gli straordinari (in gran parte a discrezione dell impresa e senza preventiva contrattazione con le OO.SS), tanto che qualcuno, come il sociologo Luciano Gallino aveva parlato e scritto di catena di montaggio+pc, per sottolineare come si trattenesse ancora e sempre di catena di montaggio, semmai oggi ancora più intensa e pesante grazie proprio al pc e al controllo esasperato/esasperante dei tempi di lavoro che permette. Il nuovo contratto è stato quindi firmato da organizzazioni rappresentative di una parte dei lavoratori accettato poi dai lavoratori con un referendum, sotto la minaccia di Fiat di chiudere lo stabilimento se l accordo non fosse stato accettato - mentre la Fiom, che da sola rappresentava circa il 30% dei dipendenti, non firmando il nuovo accordo si è di fatto chiamata fuori (ma è stata anche esclusa dalla Fiat) dalla possibilità di eleggere propri rappresentanti/delegati (violando il diritto costituzionale di svolgere attività sindacale nei luoghi di lavoro, ma seguendo l art. 19 dello Statuto dei Lavoratori). L accordo Fiat-Cisl/Uil/Ugl riduce ai minimi termini la democrazia all interno degli stabilimenti, non solo escludendo il sindacato più forte (e anche maggiormente conflittuale con Fiat), ma anche impedendo ai lavoratori di scegliere da chi farsi rappresentare, dato che le Rsa sono ora nominate e lo sono solo dai sindacati firmatari dell accordo. Inoltre, Fiat ha proceduto ad una ri-denominazione della fabbrica, licenziando i lavoratori e poi riassumendoli - con il nuovo contratto, nel vecchio stabilimento ma con un nome nuovo, per fare sempre macchine Fiat - da parte di un diverso soggetto giuridico. In questo modo, e indipendentemente dall art. 18 dello Statuto dei lavoratori che sanziona il licenziamento senza giusta causa, Fiat ha proceduto alla riassunzione, a Pomigliano, di molti lavoratori del vecchio stabilimento ma escludendo tutti i lavoratori precedentemente iscritti alla Fiom, fino alle vicende di queste settimane dove, per una sentenza del Tribunale Fiat ha dovuto procedere alla riassunzione di 19 operai, pagandoli ma escludendoli dal lavoro e minacciando il licenziamento di altri 19 operai non Fiom. QUESTIONI E PROVOCAZIONI: La democrazia e la presenza di un sindacato all interno di una fabbrica possono essere limitate dall imprenditore? La democrazia si ferma ai cancelli della fabbrica? 8

9 L imprenditore può decidere chi assumere e chi no sulla base delle appartenenze politiche e sindacali, oppure questo genera una discriminazione in base alle opinioni? Modello welfare state vs modello neoliberista La società non esiste, esistono solo gli individui e le famiglie (M. Thatcher, primo ministro inglese dal 1979 al 1990). Sulla base di questo presupposto, negli ultimi trent anni le società occidentali sono state riportate ad una concezione privatistica, mercantilistica, egoista del vivere insieme. Se la società non esiste ma esisterebbero solo gli individui, allora tutto ciò che riguarda gli altri perde di importanza, la solidarietà e la fraternità (terzo elemento della rivoluzione francese, preceduto da libertà e uguaglianza) non sono più uno scopo comune ma diventano ostacoli al libero dispiegarsi del mercato. Quindi, negli ultimi trent anni - con rete e globalizzazione sono state attuate politiche di deregolamentazione dei mercati, di privatizzazione degli interventi pubblici in economia, di cosiddetta responsabilizzazione degli individui per la loro vita, fino ad arrivare a sostenere che ciascuno deve diventare imprenditore di se stesso come forma perfetta e sublime della realizzazione di sé (quando la flessibilità si fa eccessiva e diventa/porta alla precarietà di lavoro/vita, allora nessuna vera realizzazione di sé è possibile, semmai il contrario e spesso anche l essere o credersi imprenditori di se stessi è un modo per nascondere nuove forme di subordinazione: lavoro finto-autonomo, contratti a progetto, eccetera). In realtà, il 900 è stato un secolo di alternanza tra interventismo e mercato, tra liberalismo e liberismo. Già alla fine dell 800, ad esempio nella Germania conservatrice di allora, vennero avviate le prime politiche sociali e di assicurazione (anche per impedire una diffusione troppo veloce delle idee socialiste). Negli Usa degli anni Dieci, molti furono gli interventi per regolamentare il mercato, dare diritti sociali ai lavoratori e ridurre i rischi (disoccupazione, pensione, maternità) che il mercato produceva sugli individui, mettendoli a carico dello Stato. Negli anni Venti, ribaltamento della situazione, vittoria del liberismo, deregolamentazione dei mercati, incentivi alla speculazione finanziaria e all indebitamento di massa e infine crollo di Wall Street nel 1929 e inizio della Grande Depressione, poi il New Deal di Roosevelt e ritorno all interventismo dello Stato in economia. Accresciutosi ancora di più dopo la seconda guerra mondiale (sul modello del Piano Beveridge vedi oltre), producendo i successivi Favolosi trent anni di boom economico in Europa e in America. Dalla fine degli anni 90 (ma già a partire dal 1973 e dal golpe in Cile di Pinochet, che introdusse nel paese politiche economiche strettamente e rigorosamente neoliberiste secondo la Scuola di Chicago di Milton Friedman e che dal Cile poi vennero applicate nella GB della Thatcher e gli Usa di Reagan, diventando infine l ortodossia economia del mondo intero degli ultimi trent anni), il neoliberismo ha oggi conquistato di fatto l egemonia e non sembrano all orizzonte ricette economiche e sociali alternative. Se la società del welfare era una società basata sull aiuto, la solidarietà, l uguaglianza dei punti di partenza per ciascuno indipendentemente dal reddito e dalla posizione sociale, se in quella società la redistribuzione del reddito era un principio di giustizia e di creazione dell uguaglianza (fattore anche di accrescimento del benessere dei più), l attuale neoliberismo ha prodotto pur affermando di volere individui più autonomi e responsabili maggiori ingiustizie e maggiori disuguaglianze sociali, maggiori rischi a carico degli individui (precarietà del lavoro, quindi precarietà di vita), riduzione dei redditi e campo libero per la speculazione finanziaria, tanto che si parla, per definire l economia globalizzata degli ultimi vent anni, di finanziarizzazione dell economia o (Luciano Gallino) di finanzcapitalismo. Una società basata su egoismo, edonismo, 9

10 spettacolarizzazione, divertimento, godimento: di fatto stimolando la ricerca di un principio di piacere immediato, rimuovendo ogni principio di realtà (vedi oltre). Modello Indignados e/o Occupy Wall Street per quanto la critica a questa globalizzazione risalga ai no-global di fine anni 90 (che ad esempio proposero la Tobin tax sulle transazioni finanziarie e speculative, oggi tornata di attualità perché proposta anche da Sarkozy & Merkel), alla fine del 2010 hanno reso piede in diverse parti del mondo occidentale accanto a quelle che sono state definite le Primavere arabe diverse forme di protesta/opposizione (giovani, soprattutto) che hanno contestato il neoliberismo degli ultimi trent anni e gli effetti che ha prodotto nello stesso mondo occidentale (disuguaglianze crescenti tra ricchi e poveri, impoverimento del ceto medio, precarizzazione del lavoro e quindi della vita, perdita della speranza e del futuro, egoismo, eccetera). Quindi i cosiddetti e autodefinitisi Indignados, oppure, in America, gli OWS (Occupy Wall Street). Testo di riferimento: Stéphane Hessel, Indignatevi!, add editore. Indignarsi, ovvero non accettare la realtà così com è, come qualcosa di immutabile; ma proporsi, partendo dall indignazione, di cambiarla. Modello Beni comuni In Italia (ma non solo), in particolare dopo i referendum del 2011 contro le privatizzazioni dell acqua e degli altri servizi pubblici (soprattutto comunali) ha preso consistenza il movimento per i beni comuni (vedi in particolare: Ugo Mattei, I beni comuni, Laterza Editore), che si propone appunto di rivendicare la proprietà e l uso comune, di tutti i cittadini (e non di società private di mercato, aventi come fine il profitto privato) di determinati beni che, in quanto di uso comune, non dovrebbero mai essere privatizzati o sottoposti ad una logica di mercato/competitiva: non solo l acqua (bene comune/bene di tutti per eccellenza), ma anche l energia, le risorse naturali, l ambiente, e poi la cultura, una biblioteca, il sapere, la rete, la conoscenza, il futuro (che appartiene alle future generazioni e che non possiamo mettere a rischio con i nostri comportamenti di breve periodo e senza senso di responsabilità). Sono comuni quindi tutti quei beni (materiali così come immateriali) che devono essere sottratti a logiche esclusivamente proprietarie e/o di profitto per pochi, evitando così di cadere nel rischio che mettano in pericolo determinati diritti fondamentali dell individuo e della collettività. Tendenza culturale che spesso scivola però verso forme di comunitarismo chiuso, ma anche di opposizione al comunitarismo come al vecchio comunismo. Bene comune è qualcosa di lontano dalla teologia economica oggi imperante (per cui tutto è economia, profitto, merce); chiede responsabilità e partecipazione comune alla gestione dei beni appunto comuni; scardina la tradizionale dicotomia tra privato e pubblico, come tra privato e statale/pubblico. Non è una forma diversa di proprietà, ma è l opposto della proprietà. Con la funzione però di estendere fasce di utilità, garantire diritti civili e sociali fondamentali, salvaguardando i diritti delle future generazioni. Sono beni a titolarità diffusa, hanno significati diversi (economici, ecologici, sociali, politici, civili) e sono alla base dell idea (nuova) di democrazia partecipativa, diversa dalla democrazia basata come l attuale solo sulla delega e sulla rappresentanza, coinvolgendo invece nuove soggettività politiche e ridistribuendo, dal basso, sovranità e potere politico, trasformando in questo nuovo spazio pubblico il cittadino da spettatore ad autore. 10

11 QUESTIONI E PROVOCAZIONI: Dopo i referendum del 12 e 13 giugno 2011, quando 27 milioni di italiani dissero no alla privatizzazione forzata dell acqua (in nome di privatizzazione dei servizi pubblici e di liberalizzazione del mercato) si era avviata, da parte del governo Berlusconi prima e del governo Monti poi, per il tramite anche dell Autorità dell energia, il tentativo di aggirare l esito popolare. L Autorità, in particolare, sosteneva che gli effetti del referendum non fossero immediati, così che i gestori dei servizi idrici avrebbero potuto continuare a ricevere una remunerazione del capitale investito, cosa invece esclusa dal veto popolare. Recentemente, dopo la Corte Costituzionale, anche il Consiglio di Stato ha dichiarato che i gestori dovranno restituire quanto indebitamente trattenuto. La questione tuttavia non è conclusa, perché l Autorità (organo indipendente e non democratico) intende fissare un nuovo sistema tariffario mascherando la vecchia pratica scorretta sotto la voce costo della risorsa finanziaria. E ammissibile che due governi cerchino di violare un voto popolare? Che una Autorità imponga la sua volontà contro quella dei cittadini? E democratico che una logica di privatizzazione (imposta dall Italia o dall Europa) prevalga sulla libera scelta dei cittadini? La tecnocrazia europea che vuole privatizzazioni e liberalizzazioni può prevalere sulla sovranità popolare? Il Corso: elementi Partendo da questa Premessa, questo Corso di Sociologia riguarderà alcuni aspetti specifici delle società moderne. In particolare: La crisi della SOCIETA e il rafforzamento della COMUNITA (e quali differenze vi sono tra i concetti di società e di comunità); la TECNICA come potere pre-valente e pre-dominante (che viene prima della politica e prima dell economia), anche se non identificabile con una figura specifica di potere; l ECONOMIA come mezzo per il potenziamento della tecnica e delle comunità tecniche; la PUBBLICITA come forma di propaganda; la PRODUZIONE e il CONSUMO, come fattori integrati di produzione di comunità e di comunitarismo (di fabbrica, di brand, di rete); i processi di INDIVIDUALIZZAZIONE e insieme di TOTALIZZAZIONE, ovvero suddividere e poi ricomporre le parti/individui prima scomposti (nel lavoro, nel consumo, nel divertimento), in qualcosa di maggiore della semplice somma delle parti; l UTILITA e la DOCILITA, ovvero: ogni forma di organizzazione (del lavoro, del consumo, del divertimento) determina la produzione di soggetti che devono essere utili (all economia e alla produzione, al consumo, alla ricchezza generale) e insieme docili, per cui il dissenso e il conflitto devono essere progressivamente ridotti e se possibile eliminati (rivedi sopra, il modello Fattoria degli animali), prima mediante ordini espliciti (discipline), poi mediante quelle che sono state definite come bio-politiche,; quindi, i concetti di DISCIPLINA e di BIO-POLITICA/BIO-POTERE quali modalità di costruzione del consenso, di funzionamento e soprattutto di governo della società (degli individui, dei loro corpi e della loro vita). Mediante la costruzione, la diffusione, l insegnamento di specifici saperi che a loro volta diventano poteri per il governo della società, all interno di una biopolitica (una politica che ha la vita delle persone e il loro governo, il loro indirizzo e il loro orientamento come suo obiettivo), 11

12 a sua volta espressione di uno specifico biopotere (il soggetto o i soggetti, il sapere o i saperi che esercitano potere, mediante specifiche biopolitiche e specifiche discipline sociali e individuali) vedi oltre. Spesso saperi e poteri non visibili, inavvertibili, appartenenti alla sfera della quotidianità e della normalità, ma fortissimi e potentissimi in quanto legittimati da un potere di veridizione (ovvero, essere considerati socialmente, culturalmente, politicamente come veri e quindi indiscutibili). Biopotere non necessariamente è la politica in senso classico (lo è, ma non è più il biopotere prevalente); oggi sono l economia e soprattutto la tecnica/apparato ad essere biopoteri in grado di orientare/governare la vita delle persone, senza ordini espliciti ma attraverso l induzione e l attivazione di determinati comportamenti. Biopotere è allora l economia che agisce con proprie biopolitiche (ad esempio, la pubblicità: che modifica i comportamenti individuali e collettivi; oppure le liberalizzazioni; oppure l attenuazione dell attenzione per i diritti sociali). Biopotere è la rete, anche se non è identificabile con qualcuno/qualcosa di definito (la rete è ovunque e in nessun luogo, eppure il suo potere di modificare i comportamenti individuali e collettivi è fortissima). Biopotere è il premier italiano Mario Monti quando dice di voler cambiare il modo di vivere degli italiani, secondo un modello (per lui) virtuoso. Biopotere è la globalizzazione, che determina le forme di organizzazione individuale e sociale nel mondo intero.biopotere era il welfare state di ieri come lo è il neoliberismo di oggi (il secondo un biopotere di segno opposto al primo). E questo verrà svolto utilizzando il metodo, sviluppato dal filosofo francese Michel Foucault ( ), della archeologia dei saperi e dei poteri presenti all interno di un corpo sociale. Ovvero, cercando di scavare sotto la superficie della realtà (o più spesso dell apparenza), per mettere in luce i meccanismi veri (o più veri di altri, o più importanti di altri) che determinano l organizzazione e il governo della società/comunità. La società e gli attuali fattori di crisi Apatia - termine di origine greca che significa: insensibilità, mancanza di passioni (apathos, senza pathos), indifferenza per cose, sentimenti, valori. Valutata positivamente dagli antichi Stoici (intesa come serenità di spirito prodotta dalla rimozione delle passioni), da Spinoza e da Kant (la razionalità supera le passioni irrazionali), viene invece valutata negativamente se produce appunto indifferenza per le passioni (politiche, sociali, affettive, di valore e di scopo). L apatia, nelle sue molteplici forme, può anche combinarsi con la normalità quotidiana e con situazioni routinarie (ad esempio nel lavoro). L apatia ha inoltre un riferimento forte con la perdita delle identità collettive (di classe, ad esempio, di ceto medio): se non ho più identità sociale, se non so più chi sono allora l apatia e l indifferenza possono produrre populismo, autoritarismo, delega. Vedi anche: Indifferenza. E Utopia. Autorità-autoritarismo l autorità è rappresentata da una istituzione o da una persona a cui si riconosce il potere di regolare e governare la società nel suo complesso. Il Parlamento è una di queste autorità, come il Governo e i Giudici. In realtà esistono molte forme di autorità, spesso non regolate ma presenti e potenti (mass-media, moda, pubblicità, religioni, eccetera). Il sociologo Max Weber distingueva tre forme di autorità: legale, se determinata da un sistema di leggi; tradizionale se legittimata dalla tradizione e dal senso comune; carismatica, quando si riferisce ad un leader e ad un capo. Degenerazione dell autorità è l autoritarismo. Che si ha quando si privilegia il momento del comando, si svalutano gli istituti rappresentativi, si riduce il ruolo dell opposizione, si richiama un rapporto diretto tra l autorità (spesso una persona/leader) e il popolo, considerando le procedure 12

13 democratiche di bilanciamento e di controllo dei poteri come fastidio. Elementi dell autoritarismo sono anche: il conformismo (auto-assoggettamento del popolo al leader e alle sue idee politiche), la gerarchia e la sub-ordinazione volontaria al capo, la passività rispetto al potere, l invocazione di autorità/autoritarismo come mezzo per risolvere la crisi della società, il bisogno di un riferimento forte per la costruzione di una identità comunitaria. L autoritarismo e la richiesta di autoritarismo - cresce quando la società si sente insicura, minacciata e quindi invoca potere e un autorità forte (politica ma anche religiosa). Malattia di molte democrazie, incapaci di curare le proprie crisi con più democrazia, che invece invocano meno democrazia e meno libertà illudendosi così di avere più sicurezza e maggiore protezione (bisogno di un padre che dia regole e sanzioni, che protegga e tolga il peso della responsabilità). Cittadinanza in termini giuridici, appartenenza di un soggetto ad un determinato Stato. In termini politici e sociali, la cittadinanza è il fondamento della moderna democrazia e della moderna società, intendendo i cittadini come portatori di diritti: diritti umani e civili in primo luogo, poi diritti politici e poi ancora (anche in ordine di successione temporale, nel corso della storia moderna) diritti sociali. Diritti umani e civili: uguaglianza, libertà, religione, pensiero, diritti della persona; diritti politici: di espressione, di voto, di partecipazione, di stampa; diritti sociali: pari opportunità, lavoro, salute, ambiente, istruzione, servizi sociali, beni comuni (aria, acqua). Dalla libertà di (essere, pensare, agire, comunicare, muoversi, eccetera) alla libertà da (dall insicurezza, dalla disoccupazione, dalla malattia, eccetera), alla libertà per (per fare, realizzare, progettare). Si intende la cittadinanza come lo status attribuito ai membri di una determinata società/collettività, con uguaglianza di diritti e di doveri. Chi è cittadino è incluso nella società, chi non lo è o non è riconosciuto come tale - viene di fatto considerato escluso (ma la cittadinanza non può essere qualcosa a gradazioni diverse: o si è tutti cittadini o non lo è nessuno). I migranti, ad esempio: detti clandestini e non persone per marcare la loro non-cittadinanza e quindi la loro esclusione dalla cittadinanza. Ma ovviamente, tutti hanno diritto alla cittadinanza, tutti devono essere considerati cittadini. E a partire dalla rivoluzione inglese del 1640, da quella americana del 1776 e soprattutto dalla rivoluzione francese (1789) che si può parlare di cittadinanza moderna (libertà, uguaglianza, fratellanza), rovesciandosi il rapporto tra governati e governanti: non più il potere che scende dall alto (dal sovrano) verso il basso (il popolo), ma che sale dal basso verso l alto, un basso definito non come popolo indistinto, ma come insieme di cittadini che si aggregano tra loro, formando un soggetto generale e comune. In realtà, al di là della forma, i diritti di cittadinanza (umani, politici e sociali) sono ben lunghi dall essere diffusi e riconosciuti (disparità uomo/donna, immigrati, diversi, omosessuali, ambiente, istruzione, eccetera), e soprattutto non possono essere dati per acquisiti una volta per sempre, ma sono (come sta accadendo oggi) facilmente a rischio. La distribuzione dei diritti di cittadinanza è ancora molto diseguale e ogni potere (politico, religioso, economico, tecnico) tende, per prassi, a limitare l estensione di tali diritti in assenza di quella che si definisce una cittadinanza attiva, ovvero partecipe, responsabile, progettuale, consapevole, che sa controllare il potere e rivendica la propria sovranità e i propri diritti. Oggi trionfa una cittadinanza passiva (che in realtà è una contraddizione in termini) portata a delegare al potere il governo della polis e della propria vita (vedi: populismo e autoritarismo). Spesso sono gli stessi cittadini a decidere di rinunciare alla propria libertà e ai propri diritti (iniziando da quelli sociali, passando poi anche a quelli politici e civili. E in molte società, pure liberali e democratiche si stanno riducendo i diritti sociali, ma conseguentemente si riducono anche quelli politici e civili, astenendosi dall agire politico nel trionfo dell anti-politica o delegando al leader del momento, accettando di smettere di essere cittadini per divenire popolo. 13

14 Dichiarazione universale dei Diritti Umani, 1948 (estratto): art.1: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza; art. 7: Tutti sono eguali davanti alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, a una eguale tutela da parte della legge; art.23: Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione. Ogni individuo ha diritto a uguale retribuzione per uguale lavoro. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente, che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana e integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi; art. 25: Ogni individuo ha diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia. Democrazia, controllo e conflitto. Nella democrazia, l agire politico non solo è pubblico, ma deve essere reso pubblico, messo sotto gli occhi del pubblico, e lo è in due sensi: perché volto ad occuparsi di problemi che direttamente o indirettamente riguardano e condizionano tutti; e perché deve essere reso chiaro, giustificato e aperto al pubblico, esposto sempre al giudizio dei cittadini, i quali, in quanto corpo sovrano, hanno due poteri, quello di autorizzare con il voto e quello di giudicare e controllare perpetuamente, prima o dopo aver votato, coloro che hanno autorizzato (N. Urbinati, Liberi e uguali, Laterza, 2011). In democrazia, il diritto al dissenso è fondamentale, un dissenso critico, come a voler stare in guardia dal confondere la condivisione ai fondamenti democratici con il conformismo e l adesione acritica all opinione più diffusa o generale su quale debba essere il modo migliore di interpretare quei fondamenti. Avere una grammatica comune, condividere alcuni beni comuni non implica non avere ragioni per dissentire su come e dove applicare le regole, ovvero su che cosa dire o credere, su come interpretare l uso di quei beni (ancora N. Urbinati). Un distacco salutare che Socrate aveva insegnato a praticare ai suoi concittadini democratici, istigandoli a non accettare nulla senza il vaglio della loro ragione critica. Inoltre, il concetto di cittadinanza è sempre stato legato all idea di stato nazionale. In tempi di globalizzazione, questi diritti di cittadinanza risultano sempre più difficili da esercitare. Nuovi diritti: ambiente, biotecnologie, testamento biologico, libertà informatica, diritti d autore, diritti dei migranti, diritto d asilo, eccetera. Se la cittadinanza e l uguaglianza (uguaglianza e cittadinanza vanno insieme, non vi può essere cittadinanza se ci sono disuguaglianze, se vi sono disuguaglianze non vi può essere cittadinanza) si indeboliscono e viene meno anche il terzo elemento della società moderna la fraternità allora vincono l egoismo (non vedere altro utile al di fuori di ciò che giova per se stessi), l egotismo (ipervalutazione di sé e delle proprie prerogative, mettendo se stessi al centro di tutto), il solipsismo (ciascuno pensa solo a se stesso, senza preoccuparsi degli altri), il narcisismo (amore per la propria immagine). Oggi: crisi della cittadinanza, dell uguaglianza, della fraternità; crescita dell egoismo sociale (vedi anche L. Demichelis, Società o comunità, Carocci - pag. 76). Complessità/semplificazione La società si fa sempre più complessa e complicata, al crescere dei fattori presenti al proprio interno. La complessità dei problemi, tuttavia non chiama risposte complesse, ma semplificazione. Ma la semplificazione, in una realtà complessa, non risolve i problemi, li aggrava, perché ogni risposta troppo semplice non risolve i problemi complessi. Eppure la (voglia/bisogno di) semplificazione della realtà appare come un elemento crescente nelle società odierne, dalla semplificazione del quadro politico (ridurre il numero dei partiti) alla eliminazione dei conflitti sociali; dall uso dei questionari e delle risposte sì/no alla musica contemporanea basata sul battere e sul levare; dal prevalere di logiche 14

15 amico/nemico alla morte del dia-logo tra diversità culturali, sociali, politiche, per favorire invece la diffusione del mono-logo. La semplificazione e la standardizzazione della conoscenza è legata anche all uso della tecnica come modalità di trasmissione: in rete gira una conoscenza semplice e semplificante, ma anche la tv è semplificante, nella struttura stessa dell informazione e nella costruzione delle notizie. Nelle scienze e nella tecnica, inoltre, la specializzazione crescente diminuisce la capacità/possibilità di comprensione dell insieme, processo parallelo alla divisione del lavoro (ciascuno conosce una parte del lavoro complessivo, quella che svolge personalmente, non lo scopo del suo lavorare anche in rete). Tendenza generale alla semplificazione (nelle organizzazioni, nello Stato, nella politica, nelle forme della rappresentanza eppure Montesquieu, scrittore politico francese ( ), autore del celebre Lo spirito delle leggi scriveva: solo il tiranno pensa innanzi tutto a semplificare le leggi. Edonismo dottrina filosofica risalente al III secolo a.c., secondo la quale il piacere è il fine supremo della vita. Applicata alla psicologia sociale, l edonismo è da intendere come comportamento umano che cerca ciò che è piacevole e sfugge ciò che non lo è. In psicoanalisi, l edonismo è uno dei caratteri dell età infantile (principio di piacere) che bisogna superare per approdare al principio di realtà. Le società di oggi sono dominate da un crescente edonismo (gioco, spettacolo, videogiochi, second life), ovvero da una infantilizzazione della vita quale fuga dalla realtà attraverso il tentativo di soddisfare il piacere, sempre e subito. Secondo Benjamin Barber (in Consumati, Einaudi), il capitalismo del consumo (quella forma del capitalismo in cui il consumo è più importante del produrre) produce una infantilizzazione delle persone, portate a consumare come se fossero bambini - da bambini e da adulti - secondo quel principio di piacere tipico dell età infantile (volere tutto e subito) che diventa regola anche nell età adulta (vedi Società o comunità, pagg ). Felicità/sicurezza ha scritto Sigmund Freud, uno dei padri della psicanalisi: L uomo civile ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po di sicurezza. Ma quanta felicità, per quanta sicurezza? Libertà e felicità sono possibili solo quando esiste anche un po di insicurezza, se vi è troppa sicurezza manca la felicità (o è una felicità illusoria) e soprattutto manca la libertà. Le politiche securitarie odierne, dopo l 11 settembre ma non solo, stanno aumentando o minacciando la felicità e la libertà? Indifferenza mancanza di interesse e di partecipazione emotiva, di capacità di cogliere le differenze tra realtà diverse tra loro. Destra e sinistra in politica, fascismo e antifascismo, repubblichini e partigiani, male e bene, ingiusto e giusto, privato o pubblico: se non si sanno più cogliere le differenze anzi, se il potere politico e mediatico tende deliberatamente a cancellare le differenze tra questi opposti - allora si è precipitati nell in-differenza, nella incapacità di capire la distinzione (la differenza appunto) tra cose, valori, concetti. Se destra e sinistra si somigliano e hanno politiche simili, se il potere dice: questa politica non è di destra né di sinistra, allora si produce una indifferenza diffusa che aliena dalla partecipazione attiva, dalla cittadinanza (perché impegnarsi in qualcosa, se tutto è uguale e si somiglia?). Lo stesso processo accade nella crescente in-differenza tra realtà reale e realtà virtuale. Ma anche nella crescente con-fusione (e quindi non più differenza) tra tempo di lavoro e tempo di vita, tra soggettivazione e assoggettamento. E ancora: indifferenza per i fenomeni di corruzione, di emarginazione/esclusione, di tagli alla scuola, ecc. L indifferenza è il peggiore degli atteggiamenti; dire: Io che ci posso fare, mi arrangio. Comportandoci in questo modo, perdiamo una delle componenti essenziali dell umano: la capacità di 15

16 indignarsi e l impegno che ne consegue (Stéphane Hessel, Indignatevi!, add editore, 2011, pag. 15). Intimità/privacy l intimità è solitamente intesa come la cosa più privata e personale di una persona o di una coppia. Qualcosa che appunto appartiene al privato, che non deve essere reso pubblico. L intimità è una delle caratteristiche imprescindibili di un soggetto, di un individuo. Soprattutto qui si gioca la sua soggettività e la sua identità. Oggi invece anche l intimità è intesa socialmente come qualcosa da con-dividere e da es-porre (ovvero: porre fuori di sé). In televisione (reality, grandi fratelli e non solo) e sulla rete (Facebook, Twitter, YouTube): tutto produce una perdita del concetto di intimità e una esaltazione dell es-porsi, del mettersi in pubblico, del dare i propri profili. Parallelamente, anche il concetto di privacy (la sfera privata che non deve diventare di dominio pubblico) viene continuamente intaccata. La privacy non è più un diritto (politico e civile) condiviso e difeso; e la sua perdita (banche dati, telesorveglianza, polizia, eccetera) diviene sempre più qualcosa di accettato (in nome della sicurezza, della condivisione in rete), qualcosa divenuto ormai assolutamente normale e non di a-normale, come invece dovrebbe essere. Normale perché la società produce modelli, valori e politiche (televisione, rete, politica-spettacolo) che inducono a spogliarsi della propria intimità e della propria privacy, per es-porsi, per mettersi in mostra, per assecondare il farsi vedere come forma dell esistere. Televisione (Grande Fratello, Amici, ecc.), rete, gossip, calendari, telefonini e smartphone, YouTube e social network: tutti mezzi di diffusione della società dell immagine e dello spettacolo-spettacolarizzazione di sé che inducono appunto ciascuno ad esporsi, a condividere l esporsi. Si è prodotto un incauto e facile abbandono di ogni precauzione all esporsi e a mettere in mostra i dati personali, con una cessione del tutto volontaria di sé ad altri che neppure si conoscono (condividendo di fatto, come è stato detto, il destino dei tacchini invitati alla festa americana del Ringraziamento: finendo nel forno della distruzione fisica di sé, della propria identità e della propria privacy, perdendo anche ogni rispetto per il valore, anche economico di sé, posto che i dati personali di milioni di persone sono oggi il valore aggiunto non solo degli Stati a fini di controllo capillare, ma soprattutto per le imprese. Tutto questo impedisce i processi di soggettivazione e di individuazione e accresce i meccanismi di assoggettamento all apparato (un soggetto senza identità e senza privacy, che anzi cede volontariamente al pubblico la propria intimità e la propria privacy è facilmente controllabile e conformabile). Analogamente, una società sempre più composta di individui isolati teme la solitudine: la risposta è data dalla tecnica, che offre l opportunità di far parte di specifici social network, parola confortevole, che dà il senso di una appartenenza e di avere molti amici anche se si è da soli. Memoria/oblio paradossalmente, maggiore sono le retoriche sulla società della conoscenza, più la società sembra dover dimenticare il proprio passato. Perché la conoscenza utile è solo quella funzionale al fare e all innovazione, che intrinsecamente prescinde dal passato; perché il passato è un peso di cui è meglio liberarsi, affinché vinca l indifferenza, il conformismo e la mobilità sociale; perché la perdita della memoria storica (individuale e soprattutto sociale) favorisce una società più flessibile, più liquida, incapace di fare tesoro degli errori per non ripeterli; perché la tecnica non guarda indietro ma solo avanti, dunque il passato non serve; perché la velocizzazione dell apparato impedisce di sedimentare il passato, di rielaborarlo, di consolidarlo (se tutto deve essere fatto in fretta, se il tempo non basta mai, difficile pensare al passato). La perdita della memoria, l oblio socializzato deriva anche dalle modalità di organizzazione del lavoro: la moltiplicazione dei contratti di breve durata, la flessibilizzazione e la precarizzazione determinano l impossibilità di dare un senso alla vita, che deve essere vissuta alla giornata o su orizzonti temporali brevi. Per contro, il 16

17 rinascere della comunità evidenzia anche un bisogno di mantenere o di ritrovare delle radici, siano esse di fantasia o virtuali. Populismo il populismo è una degenerazione dei sistemi politici in particolare democratici, associato all autoritarismo. Invece di un meccanismo di rappresentanza e di cittadinanza attiva, nel populismo si crea un rapporto diretto leader/popolo: non mediato ma mediatico, non democratico pur richiamandosi alla sovranità del popolo, per una cittadinanza passiva e delegante pur nella partecipazione emotiva (ma passiva, subordinata) del popolo alla vita politica. Populismo come degenerazione anche del conformismo, nel senso che la società accetta senza discutere ciò che decide il leader, lo invoca come salvatore della patria, lo incensa, lo imita (anche perché il leader populista si presenta come uno del popolo), si immedesima con il suo stile e con i suoi comportamenti. Il populismo è tuttavia anche una delle forme della modernizzazione in quanto, richiamandosi a valori tradizionali (famiglia, territorio, identità locale, religione, eccetera) proprio per questo consente di promuovere innovazione e competizione senza reazioni da parte della società. Totalitarismo. Fenomeno politico e sociale del 900 (anche se si fa risalire le sua origine alla antica Sparta), declinato nelle forme del fascismo, del nazismo e del comunismo di stato (pure profondamente diversi negli scopi che volevano raggiungere). Il fascismo è stato un totalitarismo paternalistico e strapaesano, basato soprattutto sul conformismo degli italiani, più che sul terrore (anche se la polizia, i tribunali speciali, la pratica de confino se non dell assassinio degli oppositori esistevano ed agivano intensamente e capillarmente). Il nazismo è stato un totalitarismo nichilista, basato su una ideologia ben più stringente, forte di quella fascista (anche se il nazismo viene indicato come figlio del fascismo) e sul terrore. Il comunismo di stato (Unione sovietica) è figlio dell idea di una dittatura del proletariato come fase transitoria per arrivare allo scopo del socialismo, ovvero la società senza classi, ma poi si era tradotto in una dittatura prolungata nel tempo. Si usa il termine totalitarismo per indicare un sistema politico e di stato basato su questi principi: 1) un ideologia ufficiale e assolutistica (non sono ammesse ideologie e nemmeno idee diverse da quella dello stato/partito, unica ammessa), che vuole trasformare radicalmente e nel profondo l intera società e gli stessi individui e la loro natura (psicologia, atteggiamenti, comportamenti, modi di pensare); 2) un sistema politico capace di sfruttare i caratteri della società di massa, come conformismo, omologazione, assoggettamento e subordinazione; 3) un partito unico, portatore dell ideologia dominante, che si confonde con lo stato (il partito si fa stato, lo stato è governato dal partito); 4) un rigido controllo centralizzato dell economia e sua pianificazione da parte dello stato/partito, secondo i dettami dell ideologia; 5) uso del terrore e della polizia per il controllo capillare della popolazione, e repressione di ogni dissenso, nella collusione tra polizia e magistratura; 6) controllo e uso dei mass-media quale mezzo per la diffusione dell ideologia e del conformismo di massa; 7) processi di identificazione di un nemico, sia esso interno o esterno contro cui rivolgere l attenzione della popolazione (nel nazismo: gli ebrei come nemico interno, l Europa come nemico esterno) e innesco di meccanismi definiti di immunizzazione della popolazione sana dal contagio con i pericoli sociali (difesa della razza, repressione del dissenso, comunità chiusa contro le influenze esterne, eccetera); 8) governo capillare della vita della popolazione e degli individui, portando ciascuno ad obbedire agli ordini o a interiorizzarli, facendoli diventare propri anche in assenza di un ordine implicito. Utopia vedi Introduzione a L. Demichelis, Società o comunità Carocci) 17

18 La sociologia Scienza che studia la società, i suoi fondamenti, i fenomeni ed i processi essenziali e ricorrenti di strutturazione (l organizzazione secondo certe strutture/schemi) e di destrutturazione (crisi e crollo delle forme organizzate esistenti) che vi accadono; il suo divenire nel tempo e nello spazio; il comportamento sociale degli uomini, le forme della vita associata, le relazioni e i legami sociali o comunitari, nonché l ambiente (la cultura, il contenitore antropologico) in cui questi si compiono/accadono. Scienza empirica, che parte dalla realtà sensibile e osservabile, che usa dati quantitativi ma soprattutto analisi qualitative. Scienza generalizzante non si interessa ai casi singoli, ma cerca interpretazioni generali sul funzionamento della società o di sue parti. Pensare sociologicamente significa avere una visione ampia della realtà. Significa anche avere un potere di immaginazione (secondo il sociologo Wright Mills), ovvero: riflettere su se stessi liberi da abitudini, luoghi comuni. Cosa non facile, perché la sociologia è l unica scienza in cui l osservatore è parte della cosa osservata e dove gli esperimenti non possono essere ripetuti per trovare una legge generale. La sociologia non dà risposte e non ha certezze. Questo è però il suo fascino, fatto di ricerca incessante e di incessante interpretazione della realtà. Chi cerca risposte assolute deve cercarle altrove dalla sociologia. La sociologia può dare solo ragionevoli certezze (secondo Bagnasco, Barbagli e Cavalli), più affidabili rispetto al senso comune, ma sempre provvisorie. O meglio: offre ragionevoli ipotesi da verificare, verosimili modelli di interpretazione della realtà. E la sociologia è sempre critica della società. Cosa significa sociologia? La sociologia esiste da quando si usa questo specifico termine. Ovvero, da quando Auguste Comte ( ), nel 1824, in una lettera a un certo signor Valat, usò per la prima volta questo ibrido latino-greco (societas e logos) per indicare la nuova scienza della società. Prima, come altri pensatori del suo tempo, aveva usato il termine fisica sociale, poi aveva coniato quello di sociologia per distinguersi da loro. Basandosi su prove scientifiche, Comte pensava la sociologia come ultimo prodotto dello sviluppo delle scienze dopo la fisica, la chimica e la biologia e allo stesso tempo come la più importante. Per Comte il termine sociologia sta a significare lo studio positivo dell insieme delle leggi fondamentali proprie a fenomeni sociali. Da Comte in avanti, il termine positivo come quello di positivismo sta a significare la volontà di studiare la società intesa come un fatto naturale, in modo del tutto analogo, sotto il profilo metodologico, a quanto fatto per le altre scienze fisiche o naturali. Ma lo stesso Comte ricordava come, prima di allora molti altri 18

19 studiosi avessero realizzato analisi scientifiche delle dinamiche sociali: Montesquieu, Condorcet, Adam Smith, Saint-Simon. E elemento da sottolineare - si era agli albori della società industriale. E in piena rivoluzione scientifica, e quindi la scienza cominciavano ad occuparsi anche di quel particolare oggetto di ricerca che è la società degli uomini. La sociologia come la intendiamo oggi è strettamente legata alla rivoluzione industriale, al modo di produzione tecnico-capitalistico, ovvero alla modernità e alla modernizzazione. Ma anche alla rivoluzione francese, a sua volta anticipata dalle rivoluzioni inglese ed americana. Essa segna la caduta degli ordinamenti fondati sul principio dinastico e sul potere assoluto e la nascita del potere del (e nascente dal) popolo (democrazia), dal quale i governanti traggono consenso e legittimazione a governare. Nella realtà la Sociologia esiste da quando si tenta una riflessione diretta a cogliere caratteristiche,costanti e mutamenti all interno delle società. Religione, filosofia, storia, letteratura hanno sempre svolto analisi/letture sulla/della società e le sue caratteristiche, sugli individui e le loro relazioni/correlazioni/legami. Ma è solo dalla metà dell 800 che questa scienza acquista autonomia, separandosi da filosofia, storia, diritto, ecc. e in più dandosi una strumentazione metodologica specifica. Eppure è una scienza molto particolare, avendo per oggetto di studio qualcosa di difficilmente inquadrabile nella logica della scienza. Cos è infatti una scienza? Un metodo di indagine sistematico, l analisi dei dati ma anche un pensiero teorico; soprattutto una sistemazione logica degli argomenti. Sempre però soggetta all errore e alla confutazione (una teoria è valida fino a quando non viene contraddetta). La sociologia può essere dunque una scienza, ma lo studio degli esseri umani è decisamente diverso dallo studio della natura. Soprattutto perché gli uomini sono auto-coscienti, dando comunque un significato alle loro azioni e ai loro pensieri. Non esiste una sola sociologia. Ed è impossibile usare un unica definizione di Sociologia. I gradi di contaminazione sono quindi necessariamente assai elevati, soprattutto oggi. Si parla inoltre di diverse sociologie: sociologia politica, del lavoro, della religione. Sociologia dell arte. Sociologia dell educazione. Sociologia dello sport. Sociologia della scienza. Sociologia delle organizzazioni. Cos è la società Popolazioni, gruppi, individui insediati su un certo spazio, inter-agenti tra di loro nel corso di un certo tempo, mediante con-divisione/conflitto (in modi, forme e intensità diverse) di valori, norme, forme di comportamento, cultura, senso comune, senso dei diritti e dei doveri. La società è un insieme di luoghi/spazi e di tempo/i, dove avviene l inter-azione (anche il conflitto è una forma di inter-azione) sociale; 19

20 un area spazio/tempo di comunicazione, di scambio, di relazione, di reciproco adattamento e di reciproca influenza; ma anche, e appunto, luogo e tempo di conflitto, di apertura/chiusura, di creazione/modificazione dell identità collettiva e individuale. La società nasce dai bisogni degli uomini, incoraggiando le relazioni/legami per la soluzione dei problemi e la soddisfazione di questi bisogni. Altrimenti, si intende per società una popolazione insediata su un determinato territorio, i cui membri condividono, sempre per un certo tempo, una medesima cultura e una medesima identità collettiva, intrattenendo tra di loro una serie di rapporti politici, culturali, economici ma anche relazionali/affettivi decisamente più intensi di quelli che possono intrattenere con altre popolazioni/collettività, anche vicine. Queste relazioni/rapporti creano strutture organizzative sufficientemente stabili nel tempo, siano esse parentali che economiche e politiche, grazie alle quali questa stessa popolazione soddisfa le proprie esigenze di vita, siano esse materiali che immateriali. Inter-azione/integr-azione. Differenza tra inter-azione e integr-azione: l inter-azione presuppone una volontarietà della azione/cooperazione con gli altri; l integr-azione produce invece una identificazione con l organizzazione nel quale si entra, eliminando soggettività e identità. >>> vedi Società o comunità, pag. 45 e 46. Il concetto di crisi. La società vive momenti storici di sostanziale staticità. Ma la società vive anche momenti di trasformazione, innovazione e movimento, come durante le fasi di rivoluzione, quella industriale come quelle legate a lotte politiche, oppure quello che è definito il sessantotto, oppure, oggi, la rivoluzione informatica - periodi che possono coincidere (producendola) con fasi di crisi, perché ogni movimento, ogni accelerazione produce la crisi del sistema esistente e porta alla creazione di un sistema sociale nuovo o diverso dal precedente. Cosa significa crisi? Trasformazione, sovvertimento, transizione. Oggi siamo in un momento di crisi. Economica e sociale, ma anche culturale. La storia della società (cenni) Per gran parte della loro storia sulla Terra, gli esseri umani sono vissuti in società di cacciatori e di raccoglitori. Piccole società composte da un numero limitato di soggetti. Che si spostavano in spazi piuttosto ampi e per tempi piuttosto lunghi, dedicandosi alla ricerca di prede (caccia e pesca) e alla raccolta di piante commestibili. Società di questo tipo esistono ancora, in certe zone del pianeta, ma sono ridotte/distrutte dalla 20

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