TrekkingTour la Valle delle Rose & il Grande Sud Marocco 3-13 maggio 2012

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1 TrekkingTour la Valle delle Rose & il Grande Sud Marocco 3-13 maggio 2012 hanno partecipato al viaggio: Raul, Rosanna, Lele, Gabri, Norma, Cristina, Mainardo, Stefania, Laura, Loredana, Sergio, Josef (guida del tour) in ottobre 2011 parte il progetto per questo tour prendendo spunto da una proposta di viaggio vista su Avventuriamoci.com. Viene così ampliata e perfezionata in accordo con Sergio passando dai nativi 7 giorni a 11. In questo modo è stato possibile inserire una piccola parte turistica e avere la possibilità di vedere anche se di corsa alcune parti interessanti come il Profondo Sud ( Merzuga e Zagora ) del Marocco. Di seguito reportage di questa interessate e coinvolgente esperienza Forlì, Faenza, Bologna Marrakech 3 maggio, primo giorno Forlì, alle 14 arriva il minibus affittato per trasportarci all'aeroporto di Bologna, carico borsoni e zaini e via a Faenza per seconda infornata di avventurosi. Siamo in 10; poi Aeroporto di Bologna, pratiche burocratiche, controlli di polizia e via, alle 17,50 puntuale, decollo e scalo a Casablanca dove attendiamo il successivo aereo per circa 3 ore. Arrivo a Marrakech verso le 23; ci attende Sergio, titolare di Avventuriamoci.com che viaggerà con noi e Josef la nostra guida marocchina per tutto il periodo (fino al 13 maggio) Sistemazione nel pittoresco Riad Moulay Said ( nella posizione strategica di via Zitouna 60 nella medina a 200 metri dalla più folcloristica e incasinata piazza che conosca; PIAZZA DJEMAA EL-FNA. Posati i bagagli ci rechiamo a vedere questa piazza; un grande spiazzo o meglio un grande palcoscenico a forma vagamente triangolare ove ogni sera dovrebbe essere possibile assistere agli innumerevoli spettacoli di giocolieri, incantatori di serpenti, ammaestratori di scimmiette, danzatori e saltimbanchi, incontri di pugilato, musici e cantastorie (ciascuno delimita il proprio "halqa", cerchio molto immaginario e dicono benedetto dove presentare lo spettacolo) e poi banchi e banchetti con tavole e panche per mangiare cibi preparati al momento. In questa piazza al mattino si tiene il mercato di frutta e spezie, datteri, venditori di spremute, chincaglierie. Il nome Djemaa el-fna significa "raduno dei morti", in quanto un tempo vi si tenevano le esecuzioni pubbliche. Ci restiamo fin quasi alle 2 assaggiando alcuni piatti tipici; domani ritorneremo. Marrakech 4 maggio, secondo giorno Giornata dedicata interamente alla città; Le Tombe Saadite e la medina bassa. Questa zona comprende l'area a sud di Jema a al- Fnaa, delimitata ad est dalle mura ed estendendosi ad ovest fino a comprendere la Mellah (quartiere ebraico), ad ovest della Dār al- Makhzen (il Palazzo Reale). Entrando dalla porta detta Bāb Agnau, l'unica rimasta risalente alla dinastia almohade, si incontra la moschea della Kasbah, risalente al medesimo periodo della Kutubiyya. Il minareto di questa moschea è stato restaurato negli anni '60 sulla base del minareto originale e presso la moschea si 1

2 apre uno stretto passaggio che conduce alle Tombe Saadite. Le Tombe Saadite formano un complesso funerario le cui strutture furono fatte costruire dal Sultano Ahmad al-mansūr. Eccettuati alcuni sepolcri antecedenti il periodo saadita, la maggior parte di essi risale al 1557 e, pertanto, le tombe sono pressoché contemporanee alla Medersa Ben Youssef. Questo complesso venne "riscoperto" solo nel 1917, in condizioni di totale abbandono. Restaurate, sono divenute uno dei (pochi) monumenti veramente notevoli di Marrakech, sovraccariche di decorazioni in stucco e piastrelle zellij. I palazzi Bahia e El Bahdi, la moschea principale La Kutubiya con il suo alto minareto (75 m) che sovrasta la città. E' il minareto più antico (e completo delle tre torri almohadi che ci sono giunte, insieme alla Giralda di Siviglia e la torre Hassan a Rabat). Il suo nome deriva dalla parola "kutub" e sembra indicasse il fatto o che nei dintorni fossero presenti venditori di libri sacri o scrivani che prestavano servizio agli analfabeti. I lavori iniziarono attorno al 1150, poco dopo che fu subentrata la dinastia almohade, e vennero completati dal sultano Yaʿqūb al-mansūr ( ). Interessante il giro delle mura che circondano la città vecchia. Piacevolissima la sensazione del disordinato incedere di macchine, moto, scooter, furgoni, carretti, camion e di perdersi curiosando nel souq tra le botteghe degli artigiani e i sempre presenti venditori di tappeti. Bella, interessante e piacevolissima la visita al giardino Majorelle nella città nuova, creato dall'artista francese Jacques Majorelle che nel 1919 decise di vivere a Marrakech. Si fece percià costruire una villa in stile liberty e fece dipingere le pareti di blu intenso (questo blu viene ancora chiamato "blu Majorelle"). Nel giardino ci sono piante provenienti da tutto il mondo (tantissime piante grasse enormi, cactus, noci di cocco, palme, banani, bambù, gelsomini). Nel 1947 il giardino fu aperto al pubblico; poi, dopo la sua morte, tutto il complesso venne acquistato da Yves Saint-Laurent e dal suo compagno Pierre Bergè. Dopo il restauro, è stato riaperto al pubblico. Una visita d'obbligo (la guida deve pur fare il suo sporco lavoro) a un laboratorio di prodotti ricavati dall'argan; all'ingresso due donne accovacciate dimostrano come, con macine di pietra manuali si ricava da questi semi una pappina per poi estrarne l'olio. Dopo aver servito il classico te alla menta, e dato il listino prezzi prodotti della maison, l'imbonitore ha iniziato a descrivere le miracolosissime creme e oli. Per ogni prodotto l'aiutante faceva il giro dei presenti tutti per una annusata e a volte anche una spalmatina. Terminato il rito che è stato fatto abbreviato, prima dell'uscita giù al sottostante market per gli acquisti. Poi vicino alla piazza per panino e una bibita in un ristorantino e rientro in albergo per una breve riposata-rinfrescata e nuovamente in giro per viuzze e mercati. Nel tardo pomeriggio saliamo le scale di un bar con terrazza per guardare e godere la piazza dall'alto E' molto diversa da come la ricordavo dal lontano 1982; ora è lastricata, piena di banchi per la ristorazione e pochi spettacoli, nessun venditore d'acqua che allora faceva tanto folclore. Ma è comunque animatissima, caotica, allegra, piena di odori di colori e di varia umanità che inventa di tutto per sopravvivere; la piazza si animerà ancor di più dopo il tramonto Cena in un bel ristorante, sulla terrazza sotto pseudo tende berbere. Terminata la cena continua la riscoperta della città fino a notte fonda (non vi sono problemi a girare e curiosare anche se non si è in gruppo, mai disturbati; direi molto tranquilla). Marrakech Kasbah di Ait Youlvalèe e di Dades 5 maggio, terzo giorno Tappa di trasferimento; di buon orario dopo colazione e dopo aver affittato un portantino con carretto per il trasporto bagagli, partenza 2

3 da Marrakech, il minibus è caricatissimo di borse, zaini e altro anche sui sedili non occupati e fra i sedili stessi. Prendiamo la strada obbligata in direzione del Passo Tichka (2260m), la più alta strada del Marocco magnifica, panoramica e con bellissimi scorci, paesaggi e villaggi berberi aggrappati alle pareti rocciose per proteggersi dalle inondazioni. Sosta al colle di Tichka, un poco di relax, un te, frutta secca e tante foto alla macelleria, rosticciatoria e dintorni. Siamo diretti al nostro primo posto tappa per il trekking. Sosta pranzo a Ouarzazate, quindi continuiamo il viaggio passando nella Valle del Dadès conosciuta anche come Valle delle Rose, per la sua coltivazione di rose damascene da cui si ricava un imprecisato numero di prodotti cosmetici, dalle essenze alle creme, dai saponi ai profumi e cosi via. Passiamo Skuora, importante centro scolastico. Lungo strada una maestosa kasbah quasi da cartolina, con dietro il profilo delle cime dell'alto Atlante con una riga di neve. C'è anche una cima che è un mt., qui intorno a noi. Il panorama diventa a tratti arido e roccioso nell'inoltrarci all'interno della Valle del Dadès. Prima di arrivare a El-Kelâa M'Gouna, incontriamo tanti ragazzi che vendono ghirlande di petali di rosa. La città è il principale centro di produzione di tutto ciò che si ricava dalle rose e dalla sua pianta. La raccolta dei fiori (che durante il trekking vedremo) viene fatta generalmente nel mese di Maggio e il primo fine settimana di questo mese è tradizione si tenga una grande festa popolare. Il minibus ci scarica e cerchiamo la festa, ma a dispetto della pubblicità vista su internet (durante la preparazione e stesura del programma di viaggio), non vi sono sfilate o infiorate particolari. Solo un anfiteatro pienissimo di persone che ascoltano una musica moderna in attesa di qualche spettacolo; e un enorme mercato dove si trova di tutto. Le nostre donne fanno acquisti di prodotti alle rose, guardiamo il mercato spostandoci verso la fine del paese dove ritroveremo il nostro mezzo di trasporto. Contrattiamo non senza difficoltà un cocomero e riprendiamo il nostro viaggio. Dal paese di El-Kelâa M'Gouna e per una quarantina di chilometri fino al paese di Boumalne du Dadès è tutto un susseguirsi di kasbah grandi e piccole, meglio conservate o meno, con il panorama che si fa più verde grazie ad un'unica grande oasi che s'insinua lungo il corso del fiume. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Ait Youl di Dades in un posto tappa dove ci sono già i muli in attesa per domani. Conosciamo i 6 conduttori (uno per ogni mulo) e il cuoco che ci accompagneranno per i prossimi quattro giorni. Scarichiamo i bagagli e prendiamo possesso delle nostre uniche due stanze che affacciano in un cortile. Questa notte si dorme sui materassini a pavimento; con tutti i conforts... : un locale toilette con turca, un locale doccia fredda, un lavandino con acqua fredda Cena ottima preparata dal cuoco e aiuti, serviti da parte dello staff che ci accompagnerà per il trekking; poi giretto digestivo sotto una cappa di stelle e a domani... ore 8 partenza (percorso 326 km) siamo a circa 1600 metri slm e ora 4 giorni di trekking!!!!!! : Kasbah di AIT YOUL DE DADES/AGUERZAKA 6 maggio, quarto giorno Sveglia presto, colazione e alle 8, zaini (il più leggeri possibile) in spalla e partenza; i muli debbono ancora essere caricati di tutti i nostri bagagli, dovranno trasportare anche i materassini, le tendine ad iglou (una ogni 2 persone), la tenda cucina con equipaggiamento completo, la tenda restorant, viveri, acqua ecc... Ci raggiungeranno lungo il percorso. Inizia così il trekking nella valle del Dades o delle Rose. La prima parte è molto arida, pista di ciotoli e pietre. Comincia a far caldo; ogni tanto appena un poco di verde coltivato. Verso le 11 sosta e Josef tira fuori dallo zaino un sacchetto di frutta secca e datteri (sarà un classico per tutto il percorso) per tutti. Ci raggiunge e supera la nostra 3

4 carovana di muli e staff al completo, prosegue veloce. Ripartiamo e in lontananza vediamo un mulo che deve essere ricaricato dato che il carico era parzialmente scivolato. Più avanti (circa alle 12) una bambina ferma il gruppo; è caduta da un mulo e ha il polso destro dolorante e tumefatto si lamenta un poco ma non piange. Rapido consulto e dallo zaino di Norma esce la fornitissima cassetta di pronto soccorso; un poco di pomata e un bendaggio per bloccare parzialmente il polso, una cinghietta per tenerlo al collo e.. - un succo di frutta tutto per la bimba che sorride-. Proseguiamo (in lontananza le cime dell'atlante innevate), attraversando una zona secca e arida per raggiungere la valle del Ouzighimt, ci appare all'improvviso, la vediamo dall'alto. E' una lunga striscia di verde smeraldo e una color ocra da non credere. Restiamo incantati da questa vista; una breve sosta per ammirarla appieno poi pian piano iniziamo a scendere per uno scosceso pendio. Nel primo villaggio tanti bambini, un paio di pacchetti di cracher e è un affollarsi di bimbi che si spingono e sgomitano; ERRORE rosso (non dare nulla ai bambini); Josef ci dice che alla fine del villaggio di Ighrem N'Aqdim, vicino al fiume, faremo la sosta pranzo (sono le 13,30). Si presume che questo villaggio si superi in un batter d'occhio ma non è così; il villaggio si stende lungo il fiume e sulle prime propaggini della montagna ed è lunghissimo, molto interessante ma lunghissimo arriviamo al punto sosta pranzo dove è tutto pronto alle 14,45... abbiamo camminato per oltre 6 ore. Servizio impeccabile e cibo ottimo (che sia per la fame??). Dopo il pranzo e una breve siesta (eliminati gli scarponi, si indossano i sandali o scarpe per acqua), verso le 16 riprendiamo il percorso per il villaggio di Aguerzaka. Avremo una lunga serie di guadi e iniziamo subito. L'acqua all'ombra della gola è abbondante più di quanto pensassi (e dalle notizie che avevo) dato che la stagione è stata fredda, la neve che si vede sulle alte montagne circostanti si è fino a poco tempo fa mantenuta e in questi ultimi giorni la temperatura è aumentata notevolmente (risultato: la neve si scioglie e l'acqua del M'Gouna è aumentata) Circa 3 ore di trekking acquatico. A un paio di trekker (Lele e Mainardo) si rompono quasi subito i sandali che vengono prontamente rimessi in sesto con cordini. Alcuni guadi sono larghi ma facili, l'acqua arriva sotto al ginocchio e non è molto veloce; Josef se non certo del passaggio, saggia il fondo gettando sassi e entra in acqua per primo. Ma vi sono guadi, particolarmente in punti meno larghi e con la corrente impetuosa dove a qualcuno l'acqua arriva abbondantemente sopra all'inguine. Per tutti comunque la corrente se forte crea disagio tende a portare via i piedi e se la guardi a far cadere in acqua; perciò sguardo avanti e via sicuri. La tecnica per l'attraversamento è sempre la stessa: Josef, Raul e Sergio entrano generalmente in acqua per primi e a seconda della larghezza del guado e delle prevista difficoltà restano tutti e tre in acqua verso valle facendo passare il gruppo uno per volta davanti a loro aiutando se necessario. Oppure due in acqua con la stessa tecnica di prima e uno sulla sponda di arrivo ad aiutare la risalita Alle 19 usciamo dalle gole, abbiamo terminato i guadi per oggi e in circa 30 minuti si raggiunge il campo tutto bell'e pronto ad accoglierci. Sistemare il materiale e i bagagli in tenda è un gioco; poi tutti alla tenda restaurant per il rito del te, la cena e i commenti di rito. Oggi abbiamo dato Abbiamo camminato per oltre 9 ore, percorso 25 km e fatto il campo a 1800 metri slm 4

5 AGUERZAKA / ALEMDOUNE 7 maggio, quinto giorno Poco prima delle 8 tutti pronti, zaini in spalla, lasciamo questa valle verde con la sua bellissima gola e ci prepariamo ad affrontare questa nuova giornata. Dovrebbe essere meno impegnativa di ieri e con dislivello non eccessivo. Il paesaggio è molto bello, arido ma con piccoli alberi sparsi, anche oggi caldo. Dopo circa un'ora di cammino veniamo raggiunti da due berberi comodamente seduti sui loro muli; un saluto, alcune foto e via. Velocemente si distaccano e li vediamo scomparire. Passiamo in territori completamente aridi che si alternano a zone con un poco di vegetazione. Un territorio poco ospitale. I muli ci raggiungono e superano dopo un paio di ore dalla partenza mentre (10,30) siamo in sosta; un rapido saluto e velocissimi scompaiono lungo il sentiero. Quasi in contemporanea avanza un mulo con un minigruppo (due persone + conduttore); il mulattiere tuttofare si ferma tranquillamente a parlare con Josef mentre il suo mulo e i clienti proseguono. Riprendiamo il cammino e in una zona isolata dove non si vedono case, incontriamo un signore che ha capito tutto dei turisti (vogliono fare foto) e cerca di sfruttare l'imparato.. - con una bimba per mano, una capretta in braccio e un altro bimbo vicino si offre come modello in cambio di un giusto obolo.... Passiamo vicini ad alcuni villaggi di poche case, con quasi nulla alberi a volte una piccola pozza d'acqua e bambini che salutano sorridenti (speriamo imparino il più tardi possibile a tendere la mano per avere qualcosa). Notiamo che la corrente elettrica arriva in ogni villaggio, i tralicci della luce si stagliano lungo le valli e sui dossi. Oggi sosta pranzo prestissimo, poco dopo le 12 nella vallata di Ameskar TAHTANI, all'ombra di alcune piante il cuoco e l'aiutante/mulattiere stanno terminando di preparare il nostro pasto. Come sarà anche nei giorni successivi, dopo il pranzo un poco di siesta per non camminare nei momenti di maggior caldo. Riprendiamo il cammino verso le 15 e percorriamo una piccola parte su asfalto; poi nuovamente su sterrato con tutto attorno le sinuose montagne color ocra a perdita d'occhio, senza un cespuglio ne un filo d'erba. Un paio di ore di cammino e cominciamo a vedere case con grandi mura per recinzione, villaggi con verde attorno e raggiungiamo Alemdoune all'ingresso della gola Assif n'ouguiti, al di fuori del villaggio dove è il nostro bivacco e dove inizia la valle delle rose. Vediamo non molto distante i campi coltivati di un bel verde intenso e le donne cariche di enormi fasci di erba tornare verso le loro case. Vicino scorre un torrentello con acqua limpidissima seppur fredda e alcuni di noi ne approfittano per una bella pulizia personale con abluzioni e quasi bagno completo. Bellissimo, mi tornano i ricordi di quando bambino mi recavo al fiume a fare il bagno. Prima di cena i nostri accompagnatori a cui si sono aggiunti un paio di loro amici sbucati da non si sa dove, mentre il cuoco e suo aiuto trafficano in cucina, improvvisano un concerto di chitarra (una specie di grande mandolino), tamburelli e voci, molto bello e interessante. Poi una danza cui partecipiamo tutti senza logicamente capirne il senso se non emettendo strilli e rumoreggiamenti vari con accompagnamento di battito di mani. In seguito, parlando con Josef mi sono fatto spiegare il senso di 5

6 questa danza con canto e così dopo averla capita mi ha affascinato e le serate successive l'ho gustata in modo diverso. La danza, una danza d'amore, si svolge in questo modo: gli uomini con gli strumenti musicali affiancati sfiorandosi le spalle; le donne contrapposte a loro tenendosi per le braccia. Cantando e suonando si muovono lentamente a raggera sempre contrapposti. Il senso del canto degli uomini verso la donna è il seguente dammi il tuo amore, dammi la chiave del tuo cuore al che le donne rispondono la chiave del mio cuore è sepolta, devi scavare per trovarla poi gli uomini continuano spiegando perchè vogliono la chiave del cuore per stare con te per avere una vita con te per avere una famiglia e figli ecc.. ecc.. facendo sempre maggiori profferte mentre le donne continuano a dire la chiave del mio cuore è sepolta, devi scavare per trovarla praticamente invita l'uomo a trovare maggiori argomenti di convinzione. Essendo anche un canto d'amore, l'inventiva e la fantasia portano a far durare questa danza moltissimo tempo. Poi terminato musica, canti e balli, tutti sotto la tenda restaurant per la cena e successivamente chiacchere e a guardare le stelle. Abbiamo camminato per oltre 6 ore, percorso 17 km e fatto il campo a 1770 metri slm ALEMDOUNE / BOUTARHRAR 8 maggio, sesto giorno Oggi terzo giorno di trekking e ci aspettano diversi guadi; dopo colazione, zaini in spalla e per una mezzora camminiamo tra siepi di rose in bocciolo, ci stiamo avvicinando alla valle delle rose dove troveremo almeno speriamo, una apoteosi di profumi e colori. Per ora accontentiamoci di questo verde e boccioli che delimitano i piccoli appezzamenti di terreno coltivato. Siamo in una zona relativamente molto verde. Dopo circa mezzora di cammino, entriamo nelle strette gole che hanno un contrasto fortissimo dato che sono in parte completamente spoglie e in parte attorniate da oleandri. Incontriamo una carovana che sta facendo parte del nostro percorso in senso contrario; ci sono francesi, italiani e tedeschi. Un gran misto. Riprendiamo i nostri guadi in una gola stretta e alta che lascia filtrare poca luce e che crea una atmosfera particolare di chiari e scuri molto belli. All'uscita dalle gole un grandissimo gregge di capre nere e pecore bianche avanza lentamente sulla nostra strada ed è fatto centro di numerosissime foto. Tutto attorno è un brulicare di capre e pecore, si vedono sulle pendici delle montagne tutti questi puntini che muovono. Proseguiamo sul greto del fiume e vediamo una grandissima abbeverata, le pecore e le capre stanno scendendo e si posizionano lungo la sponda del fiume e bere; magnifico. Il nostro cammino attraversa Orti delimitati dai roseti, le donne che raccolgono le rose e le mettono in sacchi di tela o in cesti; in lontananza antiche kasbah, alcune diroccate, altre che si stagliano in tutta la loro imponenza. 6

7 Attraversiamo villaggi, alcuni piccoli fatti da poche case, altri più grandi ma sempre semiarrampicati sul bordo della montagna. Ci appare il bellissimo borgo di kasbahs Amejgag interessanti le decorazioni sulle torrette e su alcuni muri; non sono semplici decori ma rappresentazioni; quelle a forma di X complessa, rappresentano l'uomo che ha le gambe ben appoggiate a terra e le braccia rivolte al cielo. Superato Amejgag, oltre al fiume nella parete della montagna si vedono gli antichi granai fortificati ora non più utilizzati. Proseguiamo, fotografiamo molto e tutto ma sono sopratutto gli occhi e la testa che si riempiono di immagini indelebili. Villaggi con tantissimo verde, le donne che ritornano a casa cariche di enormi fasci di erba, campi di grano pieni di papaveri, tanti alberi in quei fazzoletti di terra strappati alla parte semidesertica e resi fertili con impianti di irrigazione ancestrali - viene incanalata l'acqua dal fiume e fatta confluire anche dopo lunghissimi tratti nei campi (orti come vengono chiamati qui) -. Lunghi tratti solamente assolati e color ocra, in lontananza villaggi che compaiono dietro striscie di verde smeraldo. Siamo nuovamente sul fiume nei pressi del villaggio di Aznag, uno spettacolo, i panni stesi sulle rocce ad asciugare, tantissimi gruppi di donne e ragazzine che lavano sulle rive del fiume; incredibile e tutte sorridenti che salutano. E' proprio qui che verso le 14 è sosta per il pranzo, all'ombra e con il fiume e i suoi fruitori che fanno spettacolo. Verso le 16 si riparte, abbiamo ancora alcuni guadi da fare, guadi che si dimostrano molto meno insidiosi dei precedenti. Ci addentriamo nuovamente nella gola seguendo la sinuosità del fiume. Percorso abbastanza facile, non impegnativo per il lieve dislivello ma con temperatura abbastanza elevata. Nuovamente orti delimitati dai roseti, coltivati a grano, rare piante da frutto. Ogni tanto in lontananza si vedono villaggi, incontriamo ancora donne che ritornano a casa dal lavoro col loro carico di erba o che raccolgono rose. Un tratto di asfalto e arriviamo al nostro alloggio per questa notte circa alle 18, Hotel Amuyou una costruzione caratteristica con grande terrazzo dove sotto una tenda faremo siesta e successivamente cena, siamo nel villaggio di Boutarhrar. Dopo una rapida toelettatura, un giro turistico per il paese dove i bambini giocano al pallone, le donne e gli anziani guardano. Certo che destiamo curiosità anche se essendo un posto tappa dovrebbero essere un poco abituali a questa forma di turismo. Abbiamo camminato per oltre 6 ore, percorso 19,5 km e alloggiato a 1600 metri slm BOUTARHRAR / TABARKHACHT 9 maggio, settimo giorno Come al solito, alle 8 dopo una buona e abbondante colazione sulla terrazza ci si rimette in cammino. Oggi, guardando le carte è una pacchia, il percorso è tutto teoricamente in leggera discesa ma saremo spesso a bagno, siamo nel M'Gouna nostra conoscenza e l'acqua è discretamente abbondante dato l'alta temperatura che fa sciogliere le nevi che ancora restano sulle cime; perciò per certi tratti sandali e a bagno. I paesaggi sono veramente splendidi, siamo nel cuore della valle delle rose e lo vediamo benissimo. Il paesaggio si alterna da arido con enormi crepe nel terreno a rigoglioso particolarmente nelle 7

8 vicinanze del corso d'acqua. Dopo neppure 40 minuti primo guado lungo ma non impegnativo, poi un lungo canneto e ancora orti coltivati a grano, foraggio -stiamo ben attenti a non calpestare questo loro reddito - e roseti. Nuovamente le donne che raccolgono le rose e che al nostro passaggio ce ne fanno dono di una a testa. Qualche rara palma e fichi d'india in fiore. Superiamo un'impervia roccia poi un bel tratto sull'asse di equilibrio (il bordo di una canaletta di irrigazione) che corre costeggiando il corso del fiume ma alcuni metri più alta. Vi sono villaggi parzialmente abbandonati o in pessimo stato manutentivo, la moschea generalmente ben tenuta, alcune abitazioni in posizioni impossibili ma al riparo da eventuali piene del fiume. In un villaggio alcuni bambini giocano alla guerra, con pistola di plastica, un pezzo di legno, una vecchia suola di scarpa mimando un'arma immaginaria. Vengo coinvolto e con piacere partecipo, perchè ricordo che - tanti anni fa -, nell'infanzia giocavamo agli indiani e cow boy anche se qui non ho ben capito come siano divise le bande... Si percorre poi un tratto del greto del fiume alla ricerca di una passerella o passaggio adatto per l'attraversamento; eccolo un bel ponte fatto con due pali della luce legati e appoggiati su sacchetti di sassi che arriva a metà del fiume poi altri sacchi di sassi da pilone centrale e un tronco tagliato per il lungo che funge da seconda campata; si attraversa con -esercizi di equilibrio-. Un Percorso stradale -siamo a 6 km da Boutaghrar (sono quasi 3 ore che camminiamo ) con pareti di roccia stranissima, pare fatta con grandi massi appoggiati come fosse un rivestimento bugnato. Di nuovo sul greto del M'Gouna e un'altra passerella ci permette di riattraversare il fiume e di attraversare un grosso villaggio con Casbha semi-abbandonate e altre nuove. Poi una zona di serre molto rustiche, un grandissimo roseto con i canaletti di irrigazione in terra battuta, le immancabili serie di donne che portano sulle spalle i loro fasci di erba e dopo poco - verso le 13 dopo aver fatto altri guadi non impegnativi, sotto una stranissima parete (unica cosa che potesse fare un poco di ombra) sosta pranzo con lenticchie lessate calde, piatto freddo con verdure varie e olive, tonno uova sode. Per finire arancio affettato con cannella. Le solite circa 2 ore di relaxpenichella anche per non avere la massima insolazione e nuovamente (circa alle 15) zaini in spalla verso la nostra ultima sosta tappa trekking. Un poco di asfalto dove vediamo passare pulmini carichi all'inverosimile con merci e persone anche sul portapacchi oppure in qualche modo aggrappati agli sportelli posteriori, ritorniamo nell'alveo del fiume che riattraverseremo su strette e curvilinee passerelle. Ancora orti verdissimi, roseti fioriti, paesaggi molto belli; poi unico passaggio per non dover fare un guado pressochè impossibile una arrampicata su di un costone aiutandosi anche con le mani. Siamo alle ultime fatiche, ancora un lungo percorso d'acciotolato sul greto e dopo un ulteriore lungo e discretamente profondo guado ci ritroviamo a camminare su di un terreno sabbioso in mezzo a canneti e orti di orzo. Si vede in lontananza Ait Said Hdida dove faremo il campo; è dalla parte opposta del fiume che un ponte dovrebbe attraversare ma.. il ponte è crollato e così, ultimo guado e siamo arrivati al nostro campo (sono circa le 18). Anche questa sera prima di cena, musica e canti. Prima di andare a dormire si preparano le buste con una piccola mancia di riconoscimento e ringraziamento per la professionalità dimostrata per i nostri mulattieri e cuoco. Abbiamo camminato per quasi 7 ore, percorso 18 km e fatto il campo a 1500 metri slm 8

9 Tabarkhacht Merzuga 10 maggio, ottavo giorno Dopo la solita varia e abbondante colazione, distribuzione delle buste ai mulattieri e cuoco, si guada nuovamente il fiume. Mentre attendiamo il nuovo mezzo a motore (minibus con aria climatizzata), che deve anche essere caricato di tutti i bagagli e tutta l'attrezzatura del campo (è stata trasbordata nel fiume con i muli) vediamo i ragazzi che vanno a scuola guadare il fiume, scarpe in mano; tutti gli abitanti del villaggio (vediamo una famiglia con un neonato e un altro piccolo) sono costretti al guado dato che il ponte crollato è così -ci diconoda almeno 3 anni. Anche le auto attraversano il guado nel punto più basso ( non oso pensare cosa succede nei momenti di maggior afflusso di acqua, anche se la larghezza dell'alveo è davvero grande). Un rapido ma caloroso saluto ai mulattieri e riprendiamo il nostro percorso, ora turistico. Per arrivare alla prossima meta (Merzuga) ripassiamo da El-Kelâa M'Gouna dove una fermata era stata promessa alle signore per rinforzare gli acquisti di prodotti alle rose. Poi da Boumaine Dades (stessa strada per la partenza della prima tappa del Trekking) e a Tinerih svoltiamo per le gole del Todra scavate nel corso dei millenni dal torrente che scorre tra imponenti pareti calcaree alte più di 300 m.: una panoramica strada che ci porta a vedere una delle più famose e belle gole del Marocco. All'ingresso delle gole si scende dal minibus per percorrerle lentamente a piedi, dove tanti sono i venditori di souvenir e artigianato. Anche qui tutto è cambiato dal mio precedente viaggio di trent'anni fa: allora si passava nel greto del fiume e la zona era semiselvaggia, il fascino era maggiore ma per chi non ha mai visto queste gole l'emozione è anche oggi assicurata. Ritorniamo col minibus sulla nostra strada e percorriamo per intero la Via delle Mille Kasba costellata da kasbe in rovina, le mura sgretolate, assomigliano a tanti castelli di sabbia da tanto tempo abbandonati. In realtà spesso ci vive ancora qualcuno, e solo qualcuna è in buone condizioni. Arida sassosa la zona e' poco abitata e poco trafficata (grandissimi greggi di capre attraversano la strada tranquillamente e senza scomporsi) fino a Asrir per poi diventare verde con molte palmerie. Facciamo una meritata sosta pranzo a Tinejdad comodamente seduti a tavola. Tinejdad è un grosso centro anche scolastico, tantissimi giovani in bicicletta nell'orario del pranzo percorrono le vie della cittadina; vicino c'è un antico souck. Riprendiamo il nostro viaggio, passiamo da Erfoud (tappa prevista nella prima stesura del viaggio) e proseguiamo verso l'oasi di Rissani, picco1o villaggio famoso per i gioielli in argento (importante il mausoleo di Moulay Ali Cherif, le strette vie dell'antica kasbha e un antico pozzo, profondo una trentina di mt, ancora oggi usato dalle donne per attingere l acqua per lavare i panni). Si sta facendo tardi, abbiamo in mente di cercare alcuni quad a Merzuga per una cavalcata meccanica nel deserto, così decidiamo di non fermarci a Rissani (mai saltare le cose!); lo faremo domani, diciamo. Raggiungiamo così la nostra meta, Merzuga (c'è un unico noleggio di quad, ma troppo onerosi 65,00 euro/ora, e rinunciamo) alloggeremo in una Kasbah con piscina di fronte a una duna alta 120 metri; siamo nell'erg Chebi, la porta del Sahara. 9

10 Un anonimo ha scritto su questo luogo: << Sabbia, sabbia infuocata, sabbia a perdita d occhio. Sculture mobili, colori cangianti, dune di sabbia innalzate dal vento, alte come minareti. Affascinante, grandioso, sconfinato, il deserto ricomincia sempre dove sabbia, vento, sole si fondono per generare l infinito. >> Dopo aver scaricato i bagagli, fatto una rapida doccia e un piacevole bagno in piscina, si decide di andare sulle dune per vedere il tramonto. Spettacolo -si prevede- intrigante. Camminare sulla sabbia del deserto, per chi non ha mai provato è bellissimo, faticoso, appagante. Salire sulle dune è estremamente interessante e faticoso. Per raggiungere la media duna abbiamo impiegato zigzagando più di una ora, per la cima della grande duna è prevista un'altra ora di scarpinata faticosa. Il tramonto si vede anche da questa duna e il panorama è superbo anche se l'erg Chebi -una stretta striscia di dune- non è paragonabile al deserto Algerino o a quello Libico. Seduti, dall'alto del nostro punto di osservazione si chiacchiera e ci si guarda attorno; una carovana di dromedari in lontananza avanza lentamente, da un'altra parte un gruppo di fuoristrada ha fatto il campo. Poi il tempo decide di fare i dispetti e anziché far scendere il sole dietro le dune, lo ricopre di una fitta coltre di nubi. L'interesse è finito, ora con una corsa in discesa ed una camminata rientriamo per la cena al nostro alloggio. Si cena al chiuso. Dopo cena, una nuova passeggiata sulle prime piccole dune a guardare un superbo cielo stellato. Anche oggi abbiamo terminato una lunga ed appagante giornata. percorso circa 240 km Merzuga Zagora 11 maggio, nono giorno Sveglia prestissimo per chi è interessato ad assistere al sorgere del sole (alle 6,20), spettacolo davvero imperdibile. Salire sulla duna più alta abbiamo visto ieri é faticoso e serve molto tempo, lo vediamo dalla terrazza, è ugualmente uno spettacolo guardarlo spuntare dalle dune. Poi una buona colazione e, caricati i bagagli sul minibus, siamo pronti a riprendere il nostro viaggio. La nostra nuova meta serale è Zagora, passando per la strada dei villaggi berberi. Sosta come previsto dal giorno precedente a Rissani, ma è ancora presto per trovare le botteghe artigiane e i mercati aperti; ugualmente ci addentriamo nelle strade della kasbha, si sentono rapidi passi e alcune figure incaparrate si muovono e scompaiono nei portoni. Comunque riusciamo ugualmente a fare alcuni acquisti in un paio di scure botteghe di artigiani mattinieri. Rinunciamo a cercare il pozzo ancora funzionante e si prosegue nel viaggio. Una strada che corre in un susseguirsi di panorami color ocra, alcuni rari villaggi. Una novantina di km e siamo a Alnif (880 metri sul livello del mare), che è ai piedi delle montagne dell'anti Atlante orientale, in fondo a una valle dall'aspetto lunare, con la terra rossa e sassosa. Nelle piccole oasi si coltivano grano duro, palme da datteri, mandorli, aranci, fichi, l'henné e il cumino. Con la sosta scopriamo che Alnif è un importante centro geologico, numerose botteghe con minerali e fossili lo dimostrano (si possono fare anche escursioni geologiche): mi fermo ad osservare un giovane che su un banchetto davanti al negozio -Ihmadi Centro delle Trilobiti, sta estraendo da un sasso un fossile utilizzando delle frese (sembrano quelle dei dentisti), poi acquisto con pochi euro alcuni fossili già preparati per fare ciondoli o monili. E' comunque interessante anche guardare la vita della cittadina. Altri 70 km e si 10

11 giunge a Tazzarine dove il mercato c'è ogni mercoledì (oggi è venerdì perciò non vediamo il grande mercato), interessanti nel cuore della città le mura costruite in argilla. Anche il piccolo mercato è quasi terminato, viene fatto in una piazza attorniata da loggiati e botteghe artigiane; alcune sono aperte. Il sarto lavora sulla sua antica macchina da cucire a pedale all'ombra del porticato, un altro artigiano taglia stoffa ma dice: NO foto. Altri riposano semisdraiati sui tappeti. Non andiamo a cercare i canali di irrigazione, li vederemo dal minibus passando. Interessante invece sarebbe stato andare a cercare i 5 Marabutti... ma sono circa le 13 e Josef dice che i marabutti sono a circa 30 km ma dalla parte opposta alla nostra meta; perciò nulla. Abbiamo ancora circa 1 ora per arrivare al punto previsto per la sosta pranzo. Il panorama cambia, il terreno ai lati della strada è ancora molto arido e ciottoloso ma in lontananza si vedono piccole palmerie. Superiamo Mellai e sempre con spelacchiate palmerie in vista giungiamo a Nkob per una -meritata- sosta pranzo sulla terrazza di un albergo e sotto a una tenda berbera. Anche questo è un luogo interessante per il Trekking. Avendo tempo a disposizione ci sarebbe da vedere il Souk dove si può trovare di tutto, dai sandali berberi ai cosmetici, hennè, mandorle. Dalla terrazza si vede benissimo la palmeria, è una stretta al cuore vedere come si sta spegnendo questa che un tempo era un florida oasi verde; evidentemente ora non è più curata come dovrebbe, è una tristezza. Dopo un rapido (per modo di dire, in questi paesi il tempo non viene considerato) pasto, riprendiamo la nostra strada, abbiamo ancora circa 100 km per arrivare a Zagora e sono le 16. All'altezza di Tansikht si gira a sinistra imboccando la verde valle del Draa costeggiata da palmeti in un susseguirsi di verde delle oasi e giallo-rosso della sabbia e dei villaggi. Una breve sosta per vedere da vicino dei piccoli cespugli di hennè di una piantagione, e via a Zagora dove troveremo ancora il deserto. (E da questa oasi che nel XVI secolo i Saadine hanno conquistato dapprima il Souss e poi tutto il Marocco, prima di slanciarsi nella grande avventura che li avrebbe portati fino a Timbuctu). Cena e pernottamento nel Riad Le Jardin du Draa tel: (0) nel mezzo del palmeto. Al riad non si arriva in minibus, il vicoletto è stretto, perciò zaini in spalla e i restanti bagagli verranno portati con un'auto. Siamo ricevuti dai proprietari, una coppia di francesi trasferitasi in questo luogo che hanno messo a posto in modo raffinato, direi anche lussuoso. Poi Josef che non ci aveva fatto fare il giro dell'oasi prevista dal programma, propone di accompagnarci nella visita di questa palmeria. Laura preferisce andare nel centro a Zagora in taxi. In realtà di palmeria ne vediamo ben poca anche se sarebbe stato interessante vedere le coltivazioni che vengono fatte sotto le palme, ma Josef ci accompagna in un altro luogo certamente da noi introvabile, l'antico ghetto ebraico; un fitto groviglio di vicoletti e stradine, kasbhe cadenti semidistrutte e altre in ottimo stato, fino ad entrare in un portone dove abili artigiani lavorano creando e restaurando vere e finte porte antiche partendo da basi di portoni vecchi o legni invecchiati. Alcuni artigiani stanno decorando un piano di legno con lamierini color argento e ottone, inchiodando i pezzi con tanti chiodi a distanza di circa 1 cm uno dall'altro in un ritmico concerto di martelli. Un addetto ci fa vedere la primitiva fonderia con crogiolo e stampi per le croci di Agadez che verranno poi lavorate a mano, 11

12 dicono d'argento, ma a prima vista sono di una lega a bassa quantità di argento. Siamo in una costruzione a pozzo, diversi piani che guardano il cortile. Per alcuni è l'occasione per fare acquisti. Usciamo da questo ghetto e proseguiamo accompagnati da sveglie giovanissime improvvisate guide che simpaticamente ci fanno vedere e ci spiegano alcuni particolari di questo nascosto villaggio. Cena nel Riad e a, sorpresa, un piatto di dolciumi con candelina accesa avanza nel buio... è il compleanno della Gabri; perciò da parte di tutti: BUON COMPLEANNO africano. Percorso circa 315 km Zagora Marrakech 12 maggio, decimo giorno Dopo colazione in giardino, il nostro tour prosegue rifacendo la strada delle oasi di ieri fino ad arrivare a Ouarzazate; all'uscita di un villaggio, il minibus si ferma e troviamo una persona all'ombra del portale d'ingresso-uscita con una bici trasformata in fuoristrada carica di tutti gli orpelli e materiali possibili che dice essere un cicloturista ora in sosta (fornelletto per il the, sacche e sacchetti, radioline, ruota di scorta, cartone/stuoia/materassino per riposare e altro ciarpame difficile da inventare) e che sta facendo un viaggio nel quale ha toccato l'etiopia e altri lontani paesi. Folkloristicamente è bello e anche fotograficamente curioso e interessante perciò scatti a go go con relativo lascito di alcune monete. Anche questo è un modo, se vogliamo intelligente, fantasioso e speranzoso, di sbarcare il lunario. Prendiamo la strada panoramica sulla destra dove a una trentina di km sorge la splendida kasba di Ait Benhaddou. -patrimonio dell'umanità tutelato dall'unesco che sta sovrintendendo all opera di restauro- il villaggio fortificato è costellato di torri e situato in magnifica posizione, ai piedi di uno uadi e di un ampia vallata. Entriamo da una porta laterale e tra stretti vicoli e passaggi coperti dove ci sono botteghe di artigianato, si sale verso la sommità della collinetta da dove si gode di una spettacolare vista della kasba. Per la sua posizione scenografica, per la sua bellezza, Ait Benhaddou è diventata una location scelta da vari registi che qui hanno ambientato dei loro film ( ad es: Sodoma e Gomorra di Orson Welles - Gesù di Nazareth di Zeffirelli - il Gladiatore di R. Scott, e poi ancora Lawrence d'arabia, Sansone e Dalila, ecc. Considerare che il primo film La carovana del deserto fu girato nel 1939). E' in realtà uno dei posti del Marocco che anche da solo vale un viaggio. Proseguiamo poi per questa strada panoramica ma lentissima, un susseguirsi di stretti tornanti con le imponenti montagne dell'atlante che fanno da sfondo e che congiunge Ouarzazate a Marrakech; con una varietà di paesaggi, una ricchezza di colori e di panorami meravigliosi. Breve sosta per visitare il laboratorio di una cooperativa di donne (ma il manager è un uomo) che sono intente a operazioni di ricamo su tovaglie e altre stoffe. Solito discorso, occorre un poco di pazienza, ascoltare le spiegazioni del manager, visionare un bel po di stoffe ricamate, sentire i prezzi e i tempi di applicazione necessari per il lavoro finito... poi un saluto e il viaggio prosegue, altre kasbeh in semirovina e grandissime, vallate con pennellate di verde, colori accesi e meravigliosi. Si arriva a Telouet un villaggio berbero che sorge in prossimità delle Montagne dell Alto Atlante di Marrakech. Si tratta di un villaggio che, fin dai secoli più antichi, si è reso celebre per la presenza di una Kasbah, elemento che la rende molto rilevante rispetto a tutti gli altri villaggi dell area, costituiti da case di fango e paglia. 12

13 La Kasbah dei fratelli Glaoui di Teoulet è una delle più belle e preziose di tutto l'atlante e, nonostante la sua decadenza, conserva un fascino unico, visibile nelle stupende sale interne finemente decorate, con soffitti e porte in legno di cedro e pavimenti in marmo di Carrara (ingresso 2 euro). All'esterno, sulla sommità di un camino: un nido di cicogne con i piccoli. Riprendiamo il percorso, valli e montagne, la strada è tortuosa e paesaggisticamente appagante ma non va d'accordo con chi soffre il mal d'auto; arriviamo al passo di Tizi ntichka (2260 m). Siamo ritornati sulla strada dell'andata, abbiamo chiuso l'anello. Breve sosta per bisogni, acquisti e foto. La tipologia dei villaggi cambia: le kasbe lasciano il posto a case di montagna, quattro pareti e il tetto piatto. E' incredibile il colore di questi villaggi che si confondono letteralmente con le pareti delle montagne passando dall'arancione al rosso mattone e quasi al bordeaux. Poi il paesaggio si fa più dolce e assume degli altrettanti incredibili toni pastello: verde chiaro alternato a un rosso che diventa rosa, bellissimo. Arrivo a Marrakech nel tardo pomeriggio, alloggio nello stesso Riad dell'andata. Tutti a cena in centro, andiamo a provare un altro ristorante, questo tipo self service: è il modo per chiudere bene con la gatronomia marocchina. Dopo cena, serata libera. Chi rientra in Riad e chi vuole sfruttare fino all'ultimo questa atmosfera e fa ritorno nella famosa caotica fumosa vociante colorata interessante piazza DJEMAA EL-FNA e dintorni. percorso circa 370 km Marrakech aeroporto Bologna 13 maggio, undicesimo giorno Colazione e poi giusto il tempo per fare gli ultimi acquisti nella strada dove c'è il nostro Riad, una cesta portariviste fatta con copertoni d'auto e due portapenne dello stesso materiale (se non altro: originali), poi alle 10 i bagagli su di un carrettino e via al nostro minibus per il trasferimento all'aeroporto, con breve discussione col portantino del carretto che pretendeva il doppio di quanto avuto al viaggio di andata in quanto aveva aspettato davanti al Riad, secondo lui, per molto tempo - per non perdere il carico. In aeroporto, Salutiamo Josef e Sergio (che partirà per Torino il giorno successivo). A parte il ritardo di oltre un'ora sull'orario previsto dell'aereo a Casablanca -tempo impiegato per visite ai duty-free, il ritorno tutto bene. Ad attenderci all'aeroporto di Bologna, il minibus che in poco più di una ora rifà all'inverso il servizio dell'andata. Il gruppo ha retto bene, buona coesione, aiuti reciproci, nessuno scoramento anche se il TrekkingTour non è stato una semplice passeggiata turistica. Nessuno si è fatto male, nessun problema serio di salute, nessun problema con i bagagli. Torno a casa tranquillo e estremamente soddisfatto; la scelta e le modifiche fatte al programma originale del viaggio sono state azzeccate e ottime. Buona l'assistenza tecnica e logistica ricevuta dallo staff durante il trekking. Ottimo il riscontro in questo nuovo viaggio avuto da parte di AVVENTURIAMOCI.COM. Un salutone e un grazie a tutti i partecipanti che mi hanno dato fiducia in una esperienza che non è 13

14 stata nè banale nè semplice; e ora al prossimo TrekkingTour, che è già in fase di definizione (ancora Africa del nord, probabilmente la Tunisia ). Raul Tassinari testo redatto con la collaborazione di Rosanna Gardella 14

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