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1 Al Senato Accademico Oggetto: Nota UIL.RUA - seduta del Senato Accademico del punto 6 o.d.g. Sistema di misurazione, valutazione e Piano della performance dell Università Mediterranea di Reggio Calabria. Chiarissimi Professori, questa Organizzazione Sindacale, in riferimento al punto 6 dell o.d.g. della seduta del 25 gennaio prossimo del Senato Accademico, intende evidenziare le problematiche legate all applicazione dell art. 10 del D.lgs. 150/2009 (Piano della performance e Relazione sulla performance). Va evidenziato come il d.lgs. 150/2009 c.d. legge Brunetta, abbia modificato profondamente la struttura e l assetto del d.lgs. 165/2001, con particolare riguardo, per ciò che ci interessa, ai rapporti con le Organizzazioni Sindacali ed alle modalità di sottoscrizione dei contratti collettivi e dei successivi, collegati, accordi integrativi. In realtà nel contesto normativo di cui sopra, è andata ad incidere la l. 122/2010, c.d. manovra finanziaria d estate, che all art. 9 comma 1 recita testualmente: Per gli anni 2011, 2012 e 2013 il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale, ivi compreso il trattamento accessorio, previsto dai rispettivi ordinamenti delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall'istituto nazionale di statistica (ISTAT) ai sensi del comma 3 dell'articolo 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, non può superare, in ogni caso, il trattamento ordinariamente spettante per l anno 2010, al netto degli effetti derivanti da eventi straordinari della dinamica retributiva, ivi incluse le variazioni dipendenti da eventuali arretrati, conseguimento di funzioni diverse in corso d anno, fermo in ogni caso quanto previsto dal comma 21, terzo e quarto periodo, per le progressioni di carriera comunque denominate, maternità, malattia, missioni svolte all estero, effettiva presenza in servizio, fatto salvo quanto previsto dal comma 17, secondo periodo, e dall articolo 8, comma 14. Ora, appare del tutto evidente, a parere di chi scrive, come il d.l. 78 come convertito dalla l. 122 del 30 luglio 2010 abbia ridisegnato il trattamento economico dei lavoratori pubblici sospendendo di fatto le previsioni in materia di retribuzione, che necessitano di una modifica della struttura del salario, contenute nel Titolo III, comportando, come logica conseguenza la inapplicabilità dell art. 65 del d.lgs. 150/2009. Le modifiche ai CCI nel senso previsto dal più volte citato Titolo III sarebbero, quindi, in netto contrasto con le previsioni dell art. 9 comma 1 del d.l. 78/10 come convertito con modifiche nella l. 122/2010. Infatti, non v è chi non veda, come il suddetto articolo, sopra testualmente riportato, specifichi come la disciplina relativa ai contratti integrativi, ivi dettata, è strettamente collegata con la entrata in Tel. 0961/ Fax 0961/ Cell. 337/

2 vigore della legge stessa, che, lo si ripete, oggi è, nella parte che ci occupa, sospesa dall art. 9, l. 122/2010. E che il disposto di cui all art. 65 del d.lgs. 150/2009 sia sospeso non è determinato solo dell entrata in vigore della l. 122/2010, ma anche dal fatto che la sua applicazione sarebbe, in ogni caso, resa inattuabile dalla mancata sottoscrizione dei CCNL. E, infatti, pacifico il fatto che la Contrattazione integrativa può avvenire, e di fatto avviene, nei limiti previsti dal comma 3-bis dell art. 40 del d.lgs. 165/01 che espressamente prevede 3-bis. Le pubbliche amministrazioni attivano autonomi livelli di contrattazione collettiva integrativa, nel rispetto dell'articolo 7, comma 5, e dei vincoli di bilancio risultanti dagli strumenti di programmazione annuale e pluriennale di ciascuna amministrazione. La contrattazione collettiva integrativa assicura adeguati livelli di efficienza e produttività dei servizi pubblici, incentivando l'impegno e la qualità della performance ai sensi dell'articolo 45, comma 3. A tale fine destina al trattamento economico accessorio collegato alla performance individuale una quota prevalente del trattamento accessorio complessivo comunque denominato. Essa si svolge sulle materie, con i vincoli e nei limiti stabiliti dai contratti collettivi nazionali, tra i soggetti e con le procedure negoziali che questi ultimi prevedono; essa può avere ambito territoriale e riguardare più amministrazioni. I contratti collettivi nazionali definiscono il termine delle sessioni negoziali in sede decentrata. Alla scadenza del termine le parti riassumono le rispettive prerogative e libertà di iniziativa e decisione. E a tutti noto che i CCNL, successivamente all entrata in vigore del d.lgs. 150/2009, non siano stati, a tutt oggi, rinnovati e che il d.l. 78/10, convertito nella l. 122/2010, all art. 9 comma 1, rinvii al 2014 la possibilità di detti rinnovi stabilendo altresì, al comma 17, come Non si dà luogo, senza possibilità di recupero, alle procedure contrattuali e negoziali relative al triennio del personale di cui all'articolo 2, comma 2 e articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni. E' fatta salva l'erogazione dell'indennità di vacanza contrattuale nelle misure previste a decorrere dall'anno 2010 in applicazione dell'articolo 2, comma 35, della legge 22 dicembre 2008, n. 203, rendendo, di fatto, impossibile procedere ad una trattativa per modificare i CCI esistenti nel senso voluto dall art. 65 del d.lgs. 150/09. Questa posizione è autorevolmente sostenuta dal Ministro della Pubblica Amministrazione ed Innovazione nella circolare n 7 del 13 maggio 2010 registrata dalla Corte dei Conti il 7 giugno 2010, la quale, al punto 5 recita 5. Disposizioni la cui applicazione decorre a partire dalla stipulazione contratti collettivi relativi al periodo contrattuale Altre norme del d.lgs. n. 150 del 2009 non risultano invece applicabili se non a partire dalla stipulazione dei contratti collettivi relativi al periodo contrattuale , in quanto ne presuppongono l entrata in vigore. È questo il caso: - della norma che impone di destinare alla produttività individuale la quota prevalente della retribuzione accessoria, la quale presuppone un intervento sulla struttura della retribuzione che può essere attuata solo con i successivi contratti collettivi (comma 3-bis dell art 40 del d.lgs. n. 165 del 2001, nuovo testo);

3 - delle disposizioni relative al trattamento accessorio dei dirigenti collegato ai risultati di cui all articolo 24 del d.lgs. n. 165 del 2001, come modificato dall articolo 45 del d.lgs. n. 150 del 2009; - del bonus annuale delle eccellenze e del premio annuale per l innovazione, che richiedono comunque l intervento del contratto nazionale per la determinazione dell ammontare (articoli 21 e 22 del d.lgs. n. 150 del 2009); Analogamente, l applicazione delle disposizioni che prevedono la possibilità di distribuire le risorse della contrattazione decentrata sulla base della graduatoria di performance di cui all articolo 40, comma 3-quater, è direttamente collegata alla stipulazione dei nuovi contratti nazionali per il periodo , la quale dovrà definire le modalità di ripartizione delle stesse tra i diversi livelli di merito delle amministrazioni. E palese, quindi, la circostanza che in assenza del rinnovo dei CCNL, che peraltro, lo si ripete, l art. 9 comma 17 del d.l. 78/10 rinvia al triennio , non si possono modificare i CCI nel senso previsto dal succitato Titolo III (Merito e Premi). A parere di chi scrive, l eventuale contrasto con la normativa nazionale, comporterebbe la immediata inapplicabilità della norma contrastante in base al generale principio di gerarchia delle fonti, ma ciò non significherebbe di certo la caducazione completa degli accordi, in quanto, a norma dell art c.c., la nullità parziale di un accordo, non comporta necessariamente la invalidità di tutto l accordo stesso a patto che 1) non siano la conditio sine qua non della sottoscrizione; 2) possano essere sostituite di diritto da norme imperative, senza che ciò comporti la completa snaturalizzazione del contenuto e dell incontro delle volontà sottostante all accordo stesso. Per tutto quanto sopra detto, risulta palese che l art. 65 d.lgs. 150/2009, attualmente non possa trovare applicazione, in ragione della intervenuta normativa successiva (art. 9 della l. 122/2010) che ha di fatto sospeso l applicabilità delle modifiche riguardanti i rapporti con le Organizzazioni Sindacali e le modalità di sottoscrizione dei contratti collettivi e dei successivi, collegati, accordi integrativi ed in virtù del mancato rinnovo dei Contratti Nazionali di Lavoro, conditio sine qua non per una contrattazione integrativa intesa a modificare norme, in particolare quelle relative alla struttura del salario. In questo quadro normativo è andata ad incidere ulteriormente la l. 240/2010, c.d. riforma Gelmini, che all art. 2 (Organi e articolazione interna delle università) comma 1 lettera r) recita testualmente: attribuzione al nucleo di valutazione della funzione di verifica della qualità e dell'efficacia dell'offerta didattica, anche sulla base degli indicatori individuati dalle commissioni paritetiche docenti-studenti, di cui al comma 2, lettera g), del presente articolo, nonché della funzione di verifica dell'attività di ricerca svolta dai dipartimenti e della congruità del curriculum scientifico o professionale dei titolari dei contratti di insegnamento di cui all'articolo 23, comma 1, e attribuzione, in raccordo con l'attività dell'anvur, delle funzioni di cui all'articolo 14 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, relative alle procedure di valutazione delle strutture e del personale, al fine di promuovere nelle università, in piena autonomia e con modalità organizzative proprie, il merito e il miglioramento della performance organizzativa e individuale;

4 Appare chiaro ed evidente che la riforma Gelmini ha definitivamente sancito, con l attribuzione al Nucleo di valutazione dell Università delle funzioni previste dall art.14 del D.lgs. 150/09 relative alle procedure di valutazione delle strutture e del personale, piena autonomia con modalità organizzative proprie, la promozione del merito e del miglioramento della performance organizzativa e individuale, rendendo di fatto non obbligatoria l applicazione della Performance brunettiana. La volontà da parte della Direzione Amministrativa di appellarsi alla legge Brunetta, a nostro avviso, sembra più un tentativo intimidatorio e vessatorio nei confronti del Personale. Per fare alcuni esempi, basti pensare al tentativo di dichiarare nullo e inefficacie il CCI di Ateneo e di abolire l indennità fissa mensile del Personale T.A., che solo grazie alle proteste e alle valide argomentazioni delle OO.SS. non ha trovato realizzazione. Ed ancora, rimaniamo allibiti da come la Direzione amministrativa si appelli alla legge Brunetta, quando un attimo prima della sua pubblicazione (perché diversamente sarebbe da ipotizzare un danno erariale) a pensato bene di assumere due dirigenti a contratto, contribuendo a nostro avviso, ad aggravare inutilmente e in modo non indifferente le spese dell Università. La UIL auspica l intervento del Senato Accademico, per ottenere la revoca del regolamento presentato dall Amministrazione, a tutela del Personale T.A. che verrebbe danneggiato irreparabilmente dall approvazione di un regolamento moralmente discutibile e non dovuto per legge. Alleghiamo alla presente la lettera di dimissioni del Prof. Pietro Micheli membro della CIVIT e lasciamo a Voi ogni commento. Sicuri di una Vostra attenta valutazione e rimanendo a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti Reggio Calabria Referente UIL.RUA Catanzaro/Reggio Calabria Attilio Bombardieri

5 Si riporta la lettera di Pietro Micheli Egregio Ministro Renato Brunetta, Le scrivo per comunicarle le mie dimissioni da componente della Commissione indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l Integrità delle amministrazioni pubbliche (CiVIT). Avevo lasciato il mio lavoro in Gran Bretagna come professore universitario e consulente per dare il mio contributo a quella che nel 2009 fa si profilava come un ambiziosa e storica riforma della Pubblica Amministrazione (PA). Ebbene, dopo un anno, non credo vi siano più i presupposti per continuare. Sebbene la riforma che porta il Suo nome abbia inizialmente conseguito dei risultati positivi, qualche difetto del suo impianto originario e soprattutto i gravi difetti nel modo in cui essa sta essendo attuata rischiano di farla naufragare in una palude di adempimenti burocratici, appesantendo le amministrazioni invece che renderle più efficienti. La mia valutazione attuale, purtroppo, è che i limiti stiano prevalendo sul cambiamento e che i vizi di un sistema da riformare non siano stati affrontati in modo corretto e con l intensità di energie politiche e di risorse economiche che la sfida richiede. Performance e valutazione sono le parole chiavi della riforma; ma in nessuna organizzazione la valutazione individuale può dare buoni frutti se non c è una buona gestione organizzativa. Invece, il consenso ottenuto con la campagna anti-fannulloni e la presenza nella legge di riforma di alcuni elementi esageratamente prescrittivi (ad es., la ripartizione dei valutati in fasce definite ex ante) hanno focalizzato l attenzione di tutti sulla performance individuale. Il pressing sui fannulloni ha dato i suoi frutti all inizio (riduzione dell assenteismo), ma ha finito anche per deprimere la reputazione e il senso di appartenenza di tanti dipendenti pubblici. E dato che queste sono le leve motivazionali più potenti, sarà dura riuscire a (ri)motivare il personale pubblico a far meglio con l uso di tornelli, telecamere, bastoni e carote (per altro sparite dopo la recente legge di stabilità). Per rendere la PA più efficiente e competitiva bisogna risolvere prima problemi a livello organizzativo e di sistema: è qui che la Sua riforma avrebbe potuto fare la differenza, puntando sulla creazione di valore pubblico e sulla valutazione degli impatti dell azione amministrativa, in un ambiente troppo spesso autoreferenziale. Perché è questo, in ultima istanza, l interesse principale dei cittadini e delle imprese: la qualità dei servizi che gli vengono resi. Il meccanismo del premio e della sanzione è strumentale a questo obiettivo, mentre è finito per essere (specie la sanzione) il vero fulcro dell azione. Poi, se la Sua riforma voleva essere di stampo manageriale, allora perché nominare una Commissione prevalentemente composta da giuristi? E in ogni caso, come può una Commissione con 30 persone in organico, senza poteri ispettivi o sanzionatori, spingere a migliorare non solo chi è già incline a farlo, ma anche chi non ne ha alcuna intenzione? Inoltre, se la riforma fosse davvero una priorità, come spiegarsi l auto-esclusione sia della Presidenza del Consiglio che del Ministero dell Economia e delle Finanze? Quanto all indipendenza della CiVIT, come può esserci indipendenza quando il Governo si riserva ogni potere di determinare nomine, compensi e ambiti di operatività della Commissione stessa, e per di più opera quotidianamente trattando la CiVIT come parte del proprio staff? E lo stesso interrogativo vale per gli Organi Indipendenti di Valutazione recentemente costituiti presso molte amministrazioni. Con sincero rammarico, Pietro Micheli

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