Una filosofia generale d apertura a un solo mondo (one world)

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1 Una filosofia generale d apertura a un solo mondo (one world) DEMOCRATIZZARE LA DEMOCRAZIA COMUNE, MIGRAZIONE, UGUAGLIANZA Marie-Claire CALOZ-TSCHOPP Dir. di programma al Collège International de Philosophie, Programma Graziella DE COULON Coordination Asile,Migration Vaud et co-presidente di Solidarité sans Frontières Christophe TAFELMACHER Avvocato, membro di SOS-Asile Vaud et dei Juristes démocrates suisses, Lausanne

2 Questo testo è la sintesi di un lungo lavoro di ricerca e nello stesso tempo una riflessione collettiva imposta dalla congiuntura attuale. Ringraziamo tutte le persone in Svizzera e all estero che ci hanno portato la loro riflessione, esperienza e competenza. Dedichiamo questo testo ai tre giovani morti durante la loro espulsione organizzata dalla polizia svizzera : Khaled Abuzarifeh, Joseph Nduaku Chaikwa Samson Chukwu Ginevra, Losanna, ottobre-dicembre 2011 Tradotto dal francese : Graziella de Coulon e Adrianita Masson Messa in forma: Stéphanie Tschopp: stetschopp@gmail.com Fotografie originali sotto licenza Creative Commons p. 3 : Trees iphone Wallpaper, The Pug Father p. 7 : Roots, Christopher Woo p. 10 : Tree & Fence, Naama p. 15 : Trees in Frozen Lake, Emilie Bremmer p. 23 : Anthropomorphic Toots, Mike DelGaudio p. 41 : Bark Beetle Burrows, Vik Nanda p. 57 : Fancy Bark, Applesnonions p. 81 : Roots, Waka Jawaka

3 «Quelque chose est pourri dans le royaume du Danemark». Shakespeare, Hamlet, Acte I, scène 4, 90 «Le drame (trouble), c est que cette catastrophe n est pas née d un manque de civilisation, d un état arriéré, ou tout simplement d une tyrannie, mais qu elle était au contraire inéluctable, parce qu il n y avait plus un seul endroit «non civilisé» sur la terre, parce que bon gré mal gré nous avons vraiment commencé à vivre dans un Monde (One World). Seule une humanité complètement organisée pouvait faire que la perte de résidence (loss of home) et de statut politique (political status) revienne à être expulsé de l humanité entière». Arendt Hannah, Les origines du totalitarisme, vol. II, p «Penser c est déjà changer. Penser un fait, c est déjà changer un fait. Penser c est résister. Penser collectivement, c est se donner les moyens de changer collectivement». Colette Guillaumin, Groupe de Genève, Violence et droit d asile en Europe, «Comprendre, consiste à regarder la réalité en face, sans idée préconçue, et à lui résister au besoin, quelque que soit ou qu ait pu être cette réalité». Arendt Hannah, Les origines du totalitarisme, vol. I, 1972, p. 282.

4 SOMMARIO Statuto del testo e parole-chiavi. Riassunto INTRODUZIONE Universalità della migrazione, espropriazione del comune, demondializzazione PRIMA PARTE Tre orientamenti per l azione : Uguaglianza, rivoluzione, mobiliatazione civica 1. Cos è il comune? Cos è l uguaglianza? L appropriazione dei beni comuni universali «Il diritto di avere dei diritti» (Hannah Arendt) Il diritto e l al di là del diritto, l orizzonte della giustizia 2. Cos è la rivoluzione versus la migrazione? Apartheid o patto del comune fondato sull uguaglianza Nazionalismo e Ueberfremdung : i pilastri dell apartheid Focalizzazione mirata degli interessi supposti : confusione, divisione, perdita del comune 3. Una formazione gratuita aperta a tutti e una larga mobilitazione civica unitaria : Forum generale pubblico SECONDA PARTE Una filosofia generale di apertura a un solo mondo (One world) 1. Fatti, constatazioni, soglie Dalla disumanizzazione alla barbarie c è solo un passo 2. Demilitarizzare la migrazione Polizia, guerra o potenza democratica Un antropologia politica basata sulla pace 3. Questioni di paradigma e di metodo Per uno spostamento di sguardo e di terreno TERZA PARTE Proposta di 40 misure a corto, medio e lungo termine Costituzione, diritto, soglie e strutture, saperi, strumenti dello Stato Misure a corto termine (2012) 1. Misure (12) concernenti la Costituzione, il diritto interno, il diritto internazionale, la riserva etica e la politica della migrazione 2. Misura (1) di mobilitazione nello spazio pubblico per (ri) fondare un patto del comune basato sull uguaglianza (2012) 3. Misura (1) concernente la ricerca e la formazione Programma di ricerca Galileo : giustizia, ospitalità e uguaglianza Misure a corto,medio e lungo termine 1. Misure (9) per la trasformazione dello Stato, la sovranità Priorità alla giustizia, all ospitalità, all uguaglianza 2. Misure (8) per democratizzare la vita sociale, l economia, il diritto al lavoro, la protezione dei salari, i diritti fondamentali 3. Misure (9) per un nuovo paradigma della politica d informazione Bisogno di saperi nuovi. Dalla quantità alla qualità CONLUSIONE QUALI AVVERSARI? QUALE TRADIMENTO? QUALE SFIDA? O L ARTE DI METTERSI A TAVOLA CON IL DIAVOLO

5 STATUTO DEL TESTO Questa riflessione filosofica globale è stata scritta in occasione della consultazione della direzione del Dipartimento federale di Giustizia e Polizia (DFGP) (ottobre, novembre 2011) sulla situazione delle persone senza statuto legale e sul diritto d asilo in Svizzera. La libertà di parola, di pensiero, d azione ha condotto la nostra riflessione. Essa non si limita all urgenza elettorale, al ritmo imposto dai mass media, ai vertici dei sondaggi, a questioni tecniche, o strettamente giuridiche. Il suo terreno è il conflitto fra l Alleingang et l Apertura. La costruzione dell Europa politica non si limita a Schengen 1 et alla libera circolazione senza misure di accompagnamento. La crisi ci insegna che il dibattito sull Europa deve essere ripreso a partire da nuove basi. Senza procedere a un esame della politica europea, formuliamo quì qualche punto nodale legato al nostro asse di lavoro. La nostra riflessione ha come scopo lo spostamento dello sguardo, delle passioni, delle energie. Le riflessioni e le proposte presentate provengono dalla ricerca e dal movimento sociale. Sono state fatte delle ricerche nelle università di Ginevra, Losanna e a l Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna (EPFL) 2, a Louvain e in America Latina. Si ispirano alle ricerche accademiche internazionali, interdisciplinari condotte con la partecipazioni di ricercatori, di professionisti salariati del servizio pubblico e privato (medici, operatori sociali, avvocati, insegnanti, poliziotti, ecc.) come pure al lavoro di cittadini, di rifugiati, di richiedenti l asilo. Durante gli ultimi 30 anni, in queste ricerche e anche in altre 3, sono state formulate delle proposte concrete che si possono consultare sulla migrazione in Svizzera e altrove. Gli stimoli per questa riflessione sono stati le resistenze a conoscere la migrazione nella sua realtà, a capirla nella sua ricchezza, e il conflitto fra chiusura e apertura. Il capitale di immaginazione e d inventività accumulato a partire dagli anni 80 da cittadini ordinari operanti sul terreno tappa storica recente- ( rifugi, difesa concreta dei diritti) è stata una spinta preziosa per il nostro lavoro. Flüchtlings-Politik am Ende? 4 ci domandavamo già nel Caloz-Tschopp M.C., Fontolliet M., Europe. Montrez patte blanche. Les nouvelles frontières du «laboratoire Schengen». Préface du prof. Lode Van Outrice, Parlement européen, Genève, éd. CETIM. 2 Caloz-Tschopp Marie-Claire, «Colère, Courage, Création politique. Questions pour une recherche» in, Caloz-Tschopp M.C. (dir.), Colère, Courage et Création politique. La théorie politique en action, Paris, l Harmattan, 2011, 7 volumes. Caloz-Tschopp Marie-Claire, «Scientitif Diasporas, Migration and Development. A Perspective from Philosophy and Political Theory», Tejada Gabriela, Bolay Jean-Claude, (eds), Scientific Diasporas as Developmente Partners, Peter Lang, Berne, 2010, p Traduit du français : Diasporas scientifiques, migration, développement à la lumière de la philosophie et de la théorie politique (original en français, traduit en anglais), Pour la version française, voir site: ScientificDiasporasNetwork Caloz-Tschopp Marie-Claire, Pour défendre la Convention internatio-nale sur la protection des droits de tous les travailleurs migrants et des membres de leur famille : refonder la politique et les droits, Conseil mondial des droits de l homme, ONU/ BIT, Site HCDH, ONU Genève (2008). org/english/bodies/cmw/ roundtable.htm Caloz-Tschopp M.C., Dasen P. (dir). (2007): Mondialisation, Migration et Droits de l Homme/Un nouveau paradigme pour la recherche et la citoyen-neté, Bruxelles, éd. Bruylant, 526 pages (vol. I, livre) dans le cadre d une recherche du RUIG (voir site). (suite page suivante) 8

6 2 (suite) Caloz-Tschopp M.C. (2004) : Parole, pensée, violence dans l Etat, une démarche de recherche (vol. I, 350 p.) ; Contraintes, dilemmes, positions des travailleurs du service public, entretiens (vol. II, 450 p.) ; Le devoir de fidélité à l Etat entre servitude, liberté et (in) égalité (vol. III, 350 p.), Paris, Editions l Harmattan. Caloz-Tschopp M.C., Dasen P., Spescha F., Eds. (2005). L action «tragique» des travailleurs du service public. Actes du colloque international de Genève 15/16/17 septembre 2004, Paris, l Harmattan. Caloz-Tschopp Marie-Claire, Clévenot Axel, Tschopp Maria-Pia, Eds. (1994). Asile, Violence, Exclusion en Europe. Histoire, analyse, prospective, Genève, co-éd. Cahiers de la Section des Sciences de l Education de l Université de Genève, Groupe de Genève «Violence et Droit d asile en Europe», 463 pages. 3 Vedi Forum svizzero sulle migrazioni all Università di Neuchâtel e numerose ricerche a livello europeo, fra cui quelle fatte da MIGREUROPE E TERRA a Parigi. 4 Caloz-Tschopp M.C., Flüchtlings-Politik am Ende? Von den politischen Flüchtlingen zu den «neuen» Flüchtlingen, Zurich, éd. Gegenverlag, 1982 ; Le Tamis helvétique. Des réfugiés politiques aux «nouveaux» réfugiés, Lausanne, éd. d En Bas, 1982, 5 Queste questioni sono state formulate pubblicamente dall ex Consigliere di Stato, G.-O. Segond. Per la prima volta, in un periodo di incertezza, di crisi e di guerra, una Consigliera federale del partito socialista è stata nominata dall Assemblea Federale, Camere riunite, alla difficile funzione pubblica di responsabile del Dipartimento federale di Giustizia e Polizia (DFGP). La situazione suscita un interrogazione a misura della sfida. La buona posizione nel barometro dei sondaggi di popolarità è sinonimo di buon governo? E possibile coniugare impegno personale e funzione pubblica di polizia? 5 L alta funzione pubblica è un punto di riferimento per tutti nella coerenza e nella chiarezza dell impegno, in termini di lucidità, di coraggio, di responsabilità, di innovazione collettiva. La sua azione ufficiale rimarrà impressa nella memoria collettiva della storia svizzera, europea e internazionale. In definitiva, la nostra motivazione è venuta dal bisogno di riflessione espresso dal movimento sociale, da studenti, da salariati, da cittadini e cittadine, da rifugiati che vivono conflitti, incertezze, collera e indignazione. La stanchezza, la mancanza di motivazione sul lavoro e anche la collera e lo sconforto sono dei segni da non sottovalutare. Il nostro testo può produrre un sentimento di sfasatura fra la riflessione e i rischi, gli obblighi legati alla pratica professionale e alla vita quotidiana. Questo disagio è proprio a qualsiasi impegno per una riflessione critica e creativa alla quale noi invitiamo tutti. Non siamo impotenti di fronte a un compito che può sembrare immenso ma che è alla portata di ognuno di noi in quanto concerne la parte che abbiamo in noi di desiderio e di speranza che le cose cambino. I momenti di crisi sono positivi. Permettono di chiarire le cose e di mettersi in movimento. Possiamo cambiare abitudini e sguardi. E possibile agire, riflettere collettivamente, provando anche piacere. Il nostro testo è da leggere individualmente ma da discutere collettivamente in primavera durante la formazione che proponiamo. (vedi allegato) 9

7 6 A proposito del concetto di ambiguità (Simone de Beauvoir) associato a quello di «simbiosi», vedi Bleger José, Symbiose et ambiguité, Paris, PUF E un psicanalista argentino che ha fatto una descrizione clinica dell ambiguità. Vedi anche Amati-Sas Silvia «La interprtacion en lo transsubjetivo. Reflexiones sobre la ambiguedad y los espacios psiquicos», Revista de psicoanalisis, Buenos Aires, Nel 2011, secondo i calcoli dell ONG Californie Global Footprint Network (GNF), gli abitanti del pianeta hanno consumato le risorse annuali del pianeta in 270 giorni. In 10 mesi, le risorse del nostro budget mondiale sono state esaurite. La soglia a partire dalla quale gli esseri umani attingono dal capitale delle risorse umane disponibili e «vivono a credito» è oltrepassata ogni anno sempre più presto. La GNF pubblica ogni anno un indicatore : l impronta ecologica dei miliardi di esseri umani. Questo indicatore ci da un indicazione precisa. RIASSUNTO STATO DI INCERTEZZA, DI AMBIGUITA, DI COLLUSIONE, MA BISOGNA SCEGLIERE Al giorno d oggi stiamo vivendo una nuova tappa di «crisi» e di nuove tensioni fra apertura e chiusura. Abbiamo bisogno di una nuova filosofia generale di apertura a un solo mondo (One World) che possa resistere alla situazione attuale, elaborare la violenza, i nodi contraddittori della politica, rifondare la vita in comune. La filosofia appartiene a tutti i cittadini, al movimento sociale, alle persone di passaggio, agli artisti, ai salariati, allo Stato, alla ricerca, all educazione, al servizio pubblico. In un momento di incertezza, di ambiguità 6, di collusione, accettare di lavorare l ambivalenza vuol dire scegliere fra chiusura e apertura, fra l apartheid e il patto del comune fondato sull uguaglianza. La Svizzera, che adotta spesso le peggiori soluzioni, potrebbe, al contrario, diventare un laboratorio di innovazioni politiche nuove per l Europa. Quello che succede nel campo della migrazione, succede anche in altri campi. L ineguaglianza di fronte alla vita e alla morte, al rapporto alla natura, alle risorse del pianeta 7, lil divario nelle condizioni di esistenza di miliardi di persone, diventano abissali. L accesso all acqua, alla terra 8, agli strumenti, all alimentazione, alla casa in Svizzera e per 6,3 miliardi di invidui (70% della popolazione mondiale) nelle città del pianeta (Africa, India, Cile ecc. dove un miliardo di persone vive nelle bidonville), alla salute, al lavoro, all educazione, ai trasporti pubblici, alla salvaguardia dell ambiente, ecc. sono la condizione degli esseri umani di questo pianeta all inizio del XXI secolo. Quando si osservano le cause della migrazione, le condizioni di 214 milioni di migranti ufficialmente dichiarati (2010) sono un prisma che permette di osservare la profondità della crisi. Ci siamo permessi di immaginare, di inventare un nuovo paradigma della vita in comune. Nella tappa attuale di globalizzazione, viviamo un epoca dolorosa e torbida, in una situazione di confusione e di ambiguità. Il camaleonte è un animale del nostro tempo. Nei rapporti fra chi ha il passaporto svizzero e chi è chiamato «lo straniero», l apartheid è normalizzata, la violenza è pratica corrente, il crimine è banalizzato, si va al di là dei limiti di civiltà con atti in cui l etica elementare è messa in questione. E imperativo ora capire la realtà attuale per agire con discernimento, guardando al futuro. In Svizzera, ci sorprendiamo a sognare la rivoluzione. Quando l ingiustizia, l odio, l invidia, il risentimento, il cinismo, la violenza suscitano collera e sgomento, si risveglia il desiderio di rivoluzione. Al giorno d oggi si presenta come rifiuto di ripiego. E il desiderio di immaginare, di vedere, di capire ciò che succede per poter agire. Se c è rivoluzione permanente, secondo il termine di Rosa Luxemburg, è proprio nell asse del comune, della giustizia, dell ospitalità, dell uguaglianza che essa si realizza. Oggi, di fronte all irrazionalità della globalizzazione, la posta in gioco nella nostra tragica condizione è l autonomia individuale, collettiva, l autolimitazione (Cornelius Castoriadis) 9 per arrivare a «démocratiser la démocratie» (Etienne Balibar) 10. Rifiutiamo di aprire il vaso di Pandora che ci offre l UDC e altre forze per distrarci dall essenziale. Rifiutiamo di seguire quelli che seguono l UDC. Rifiutiamo di dividerci, di indebolirci. Rifiutiamo di andare sul terreno minato del mercato, della guerra 11, dell odio, della banalizzazione della violenza rischiando di non vedere ciò che deve farci realmente paura. Accettiamo di vedere le nostre ambiguità, le nostre debolezze, le nostre collusioni, i nostri desideri, le nostre passioni. Esercizi pratici. 1. Parliamo di politica della migrazione e non più di politica degli stranieri, termine che ci arriva dal XIX secolo e che ha nutrito tanti pregiudizi, pesato sulla nostra mentalità durante il XIX e il XX secolo. 2. Parliamo di condizioni materiali di esistenza della popolazione che vive in Svizzera al centro dell Europa, nel mondo. Ogni politica «d integrazione» deve difendersi da una società a due velocità, dal criminalizzare, dall espellere il nostro uguale dal quadro politico, dai diritti, dal mondo comune sul pianeta, senza prendere in considerazione la causa della sua migrazione. Il patto del comune della società, pilastro della possibilità della politica, può basarsi su ciò che Hannah Arendt ha 8 Secondo l OXFAM, le terre agricole appartengono sempre di meno ai piccoli produttori, che diventano poi migranti. Dal 2001 a oggi, nei paesi in via di sviluppo, 227 milioni di ettari, cioè la superficie dell Europa dell ovest, sono stati venduti o messe in affitto a dei gruppi internazionali. La maggioranza di queste terre non è sfruttata ma serve alla speculazione fondiaria. Si potrebbe parlare dell acqua ecc. Una logica sociale di polizia che domina l approccio della migrazione fa l economia delle cause della migrazione forzata. 9 Voir notamment L institution imaginaire de la société, Paris, Seuil, 1975 et Sur Le Politique de Platon, Paris, Seuil, Balibar Etienne, Citoyen sujet et autres essais d anthropologie philosophique, Paris, PUF, Tosel André, «Mettre un terme à la guerre infinie du monde fini?», Caloz- Tschopp M.C. (dir.), Colère, Courage et Création politique, Paris, L Harmattan, 2011, vol. 1, p

8 chiamato «il diritto di avere dei diritti», cioè un accesso uguale all appartenenza politica, alla protezione attraverso i diritti individuali economici, politici, sociali e alle prestazioni pubbliche di protezione. Come si vede nel sommario, il testo attuale si legge a livelli differenti. Nella prima parte, presentiamo tre orientamenti per l azione : l uguaglianza, la rivoluzione, la mobilitazione civica :1) Cos è il comune? L appropriazione dei beni universali comuni. Cos è l uguaglianza? La base del «diritto ad avere dei diritti», il diritto al di là del diritto ; 2) Cos è la rivoluzione versus migrazione? La scelta fra apartheid e comune tradotto in un patto fondato sull uguaglianza ; 3) Appello a una mobilitazione civica larga. Nella seconda parte, proponiamo una filosofia generale di apertura a un solo mondo (One World). Si tratta di una congiunzione del Comune, della Migrazione, dell Uguaglianza. A partire da fatti, constatazioni, soglie di umanizzazione, si tratta di demilitarizzare la migrazione e di ritrovare la forza democratica in una sovranità popolare da costruire, legata a un antropologia politica della pace, rivedendo il suo rapporto di colonizzazione della natura, di popoli su altri popoli. Formuliamo poi questioni di paradigma, di metodo e di campi in cui svolgere un azione pubblica di qualità. Nella terza parte, proponiamo 40 misure immediate, a medio e lungo termine. La lista sintetica, larga, diversificata implica una riappropriazione di un immaginario globale e il rifiuto dell idea di frammentazione, di distruzione. La lista rimane aperta. Le proposte concernono delle azioni realizzabili immediatamente e una trasformazione della società e dello Stato. Le misure proposte non si escludono l un l altra. Fanno appello ad altre idee. Il testo fa riferimento fra altro a delle proposte già formulate negl anni 80 et 90 alle Autorità federali, al Parlamento e che sono rimaste lettera morta. La conclusione è una sintesi delle tre domande : Quale avversario, quale tradimento, quale sfida, O l arte di mettersi a tavola con il diavolo. L unica questione filosofica, politica che ci è posta oggi forse è la seguente : come non consentire a un potere di morte, di andare sul terreno dell odio, della guerra, lasciandoci ciechi, alienati. Come optare risolutamente per la vita, lottare per la vita, e come essere, ognuno(a) di noi, «contemporaneo.a» del mondo in cui viviamo dalla nascita alla morte? (Hannah Arendt) Questo testo è un elogio della lentezza e dello spazio pubblico bisognoso di immaginazione, di dialogo, di dibattito nutrito dall immaginazione e dal discernimento. Basta con la fuga in avanti 12. Riappropriamoci il tempo che ci è stato rubato, lo spazio pubblico ridotto all espressione di «passioni tristi» (Spinoza) a slogan, a immagini scandalose di propaganda, al zap e clic, ai sondaggi della società dello spettacolo, per riflettere sui conflitti di classe e di civiltà e sviluppare le nostre capacità di azione, di giudizio, di creazione. Questo testo è anche un elogio combinato di attenzione all avvenimento e al tempo lungo che esige ogni riflessione critica. Lo scrittore Vassilis Alexakis diceva a proposito della Grecia «...bisogna preservare ad ogni costo l impassibilità. Abbiamo un gran bisogno di impassibilità in questo momento» 13, facendo poi appello a una riflessione filosofica. In un momento in cui siamo tutti sottomessi allo stress, in cui le regole della comunicazione dominante ci impongono un ritmo sfrenato, le parole-valigie impoveriscono il linguaggio, sconcertano il pensiero. Anche se la «neo-lingua» corrompe il discorso 14 e la propaganda manipola le immagini nascondendo il discorso, è possibile imparare l impassibilità, dedicare il tempo necessario per vedere da vicino, riflettere su parole, idee, fatti, pratiche. 12 Ascoltare per esempio «Debout sur le Zing, La Fuite en avant» Musicast, distr. Disques Office. 13 Le Monde, Voir par exemple à ce propos, Duch LLuís, Chillón Albert, «La corrupción del discurso», El Païs,

9 INTRODUZIONE UNIVERSALITA DELLA MIGRAZIONE, ESPROPRIAZIONE DEL COMUNE, DEMONDIALIZZAZIONE La migrazione delle persone, delle idee è un soggetto troppo prezioso per essere utilizzato come strumento dei discorsi semplicistici della propaganda e come arma di guerra, di polizia, di attacco alle libertà pubbliche. L Europa è una questione politica troppo preziosa per venir amalgamata nell Alleingang o ridotta allo spazio Schengen e a une libera circolazione della mano d opera senza misure di accompagnamento. L ospitalità, l uguaglianza, il comune sono questioni troppo preziose per venir cancellate dai desideri e dalla memoria collettiva. Queste questioni essenziali per il futuro della Svizzera, dell Europa, del pianeta sono state manipolate dai populisti 15 molto accomodanti con gli ultraliberali che propongono una migrazione «scelta» per ovviare alla mancanza di mano d opera altamente qualificata e propongono il lavoro nero dei migranti, retribuito al di sotto delle norme per i lavori più faticosi. La manipolazione, lo sfruttamento e la strumentalizzazione della migrazione sono pericolosi. In un ambiente di crisi, nascondono il peso della dipendenza della Svizzera al mondo, di cui la migrazione e la costruzione dell Europa politica, il patto del comune fondato sull uguaglianza sono temi incontrastati. Dagli anni 80, queste forze di ripiego e di caos hanno inibito una riflessione seria e aperta, prospettiva, alternativa assolutamente necessaria. In altri termini, le crisi a ripetizione del capitalismo e l aggravamento attuale, la crisi dello Stato e della sovranità esigono un progetto di cambiamento radicale per ridefinire un patto del comune basato sull uguaglianza, un quadro politico e l autolimitazione in un pianeta con risorse limitate. A questo livello, si constata al tempo stesso, collera, accecamento, cinismo e impotenza Non lasciamoci più rinchiudere in certe trappole. Partiamo dalla migrazione 16 per illustrare il disfacimento dello Stato, dei diritti, delle forme di espropriazione del comune per 15 I temi dell iniziativa dell UDC parlano chiaramente : contro la costruzione dei minareti, rinvio automatico degli stranieri criminali, «guerre des monnaies» con l iniziativa che mira a «salvare» l oro della Svizzera, opposizione al progetto di armonizzazione scolastica dei 26 cantoni, arresto dell immigrazione di massa e re-introduzione della politica dei contingenti in materia di stranieri al posto di misure di accompagnamento alla libera circolazione dei lavoratori. Dove sono le proposte di misure reali necessarie alla Svizzera per far fronte alle sfide che deve affrontare? 16 La questione dell Europa merita una riflessione che non possiamo fare seriamente in questo progetto. Incominciamo però già ad allontanarci dalle categorie «del nazionale» e dal binomio guerriero di Carl Schmid che divide il mondo fra «amici e nemici» e che marca sia la politca interna che quella internazionale.. 16

10 17 Un recente studio della Scuola Politecnica di Zurigo (ETH) ci ha fornito ultimamente, per la prima volta, una ricerca sull architettura della proprietà internazionale che smentisce la fede dell economia classica nella «neutralità» della concentrazione del potere. Partendo da Orbis 2007, banca di dati di più di 370 milioni di imprese che si spartiscono 13 milioni di legami di proprietà in 194 paesi, i ricercatori hanno reperito società transnazionali che hanno delle relazioni strette, grazie al possesso di azioni. Un nucleo di 1318 entità più unite possiede collettivamente il 60 % della capacità di manifatturiera del pianeta ( economia reale). La ricerca mostra la concentrazione straordinaria del potere economico mondiale nelle mani di 147 ditte di cui ¾ appartengono all industria finanziaria. La nebulosa delle 147 mega-società embricate fra di loro, cioè l 1% delle società controlla quasi il 40% della ricchezza della rete intera delle transnazionali. Le operazioni dell architettura mostrano che non hanno niente di naturale, spontaneo, di autoregolazione del mercato ma che si tratta di scelte coscienti di attori totalmente indifferenti alla stabilità.fin che guadagnano. I ricercatori sottolineano che il trucco rappresenta un pericolo per la stabilità del mercato globale e per la democrazia. Vedi Vitali S. and al. The network of global control ETH 28 luglio Dichiarazione di Berna «Swiss traiding SA», Losanna, Ed. D En bas (solo in francese e tedesco) riuscire a riappropriarceli. Prima di tutto ricordiamoci che alla tappa della globalizzazione imperialista fra il XIX e il XX secolo, il pianeta ha assistito alla migrazione di più di 30 milioni di persone, di una massa enorme di capitali, a delle guerre. In Svizzera, all inizio del XX secolo, i migranti rappresentano già quasi il 20% della popolazione. A partire dagli anni 80, assistiamo a una nuova tappa d internazionalizzazione e di concentrazione delle forze produttive e finanziarie sovranazionali In questo inizio del XXI secolo, due figure cristallizzano i conflitti nel campo dello sfruttamento e dell espulsione, sebbene siano essenziali per la forza di lavoro, per la sopravvivenza, la cittadinanza: le donne e i migranti. Milioni di donne migranti vivono in condizioni di sfruttamento dalla nascita alla morte, dal paese di origine al paese di soggiorno ufficiale o clandestino, in Svizzera e nei legami con i figli rimasti al paese, con la diaspora del mondo. Dopo la classe operaia del capitalismo industriale descritto da Marx, le donne migranti e i lavoratori migranti, con i precari e gli «intermittenti» sono le figure del nuovo proletariato, della nuova classe operaia globalizzata. Per capire la migrazione, bisognerebbe iniziare con il domandarci perché i contadini dei paesi del sud ricchi di risorse rimangono poveri 18 e perché degli esseri umani (donne, bambini, uomini) lasciano la loro terra, la loro casa, la loro famiglia, i loro amici ecc. Bisognerebbe osservare ciò che succede a queste persone. Bisognerebbe analizzare i negoziati sulle materie prime, il saccheggio, la distruzione delle risorse mondiali, le guerre (Vietnam, Ex Jugoslavia, Afganistan, il territori dei Grandi Laghi, Sudan, Iraq, Libia ) la riorganizzazione del mercato mondiale del lavoro, il dumping salariale e la disumanizzazione. Bisognerebbe capire ciò che c è in comune fra la presenza, la dannosità delle forze multinazionali nelle nostre regioni e il saccheggio delle risorse mondiali. Nell Europa stessa, bisognerebbe interessarsi per esempio alle condizioni di lavoro dei contadini, degli operai agricoli, nell agricoltura industriale nella zona del Mediterraneo e in Svizzera 19. Dovremmo domandarci perché sono prioritariamente le donne marocchine che colgono le fragole che mangiamo e che vengono dalla Spagna 20. Bisognerebbe conoscere le rivendicazioni delle donne che lavorano alle catene di montaggio, nelle serre delle imprese di condizionamento dei prodotti agricoli per i nostri supermercati, in Spagna, in Italia, in Tunisia, in Turchia ecc. Bisognerebbe accettare di sapere che l agricoltura intensiva si fa a scapito della protezione della natura (esaurimento delle nappe freatiche, del suolo, mancanza di rispetto della diversità), a scapito della salute dei lavoratori, grazie all assenza di diritti sociali, a salari scandalosi ( salario giornaliero di 5 euro in Marocco) ecc. La frutta e la verdura che compriamo nei nostri supermercati hanno un gusto amaro 21. Allo stadio attuale della globalizzazione e delle sue sfide (risorse limitate, violenze infinite, disuguaglianze abissali 22, disindustrializzazione nei nostri paesi, indebitamento), la migrazione è diventata un fatto umano universale, economico, politico, sociale, culturale, qui e in ogni parte del mondo. Nel XXI secolo, il movimento migratorio concerne la vita di ogni essere umano su questa terra. Indipendentemente da dove abita sul pianeta, ogni essere umano è costituito dal movimento che abita il corpo, la testa, i piedi. Quando il movimento diventa mobilità forzata nei rapporti con il lavoro, nei rapporti di potere, di violenza sempre più brutale, espropria le persone della loro vita, della loro potenza. In questo inizio di XXI secolo, per essere conosciuti, integrati ai diritti, bisogna riconoscere, descrivere, valutare il fatto che il movimento migratorio non è riducibile alla mobilità economica forzata, né alla libera circolazione utilitarista e ineguale ( dei capitali, delle merci, dei lavoratori) né a un culto dell erranza delle «élites» transnazionali, né al nomadismo turistico. Esistono tante forme di negazione della realtà ricca e complessa della migrazione come condizione di esistenza universale di milioni di esseri umani che domandano un accesso alla politica e alla protezione dei loro diritti.. La migrazione esige un emancipazione dal pensiero economico neo liberale di libero scambio che riduce l esperienza della migrazione alla circolazione di un fattore economico all interno di un mercato autoregolato. Dalla nascita alla morte nel passaggio sulla terra, l estrema ricchezza dell esistenza degli esseri umani può essere ridotta a questo? Da quale «comune» che costituisce la tessitura vitale della condizione umana, la migrazione è 19 Si sta costruendo una rete di solidarietà internazionale con le contadine, I contadini e gli operai e le operaie dell'agricoltura attorno al Mediterraneo con gli obiettivi seguenti : 1) Mantenimento e promozione dell agricoltura contadina 2) Difesa dei diritti degli operai e delle operaie nell agricoltura industriale 3) Scambi di informazioni sulle lotte sociali e le iniziative per dei progetti nello spazio rurale. 4) Solidarietà internazionale in caso di rappresaglie contro il movimento sociale e i membri della rete. Informazioni : 20 Zeneidi Djemala, «De l usage de la sexualité dans le managment de la migration de travail», L espace politique, 13, 2011, 1 (revue en ligne). 21 Duflot Jean, De Lampedusa à Rosarno. Euromirage, Villeurbanne, éd. Golias, % della popolazione del pianeta consuma l 80% delle risorse

11 23 Que coûtent et que rapportent les émigrés se demande A. Sayad, sociologue algérien dans un texte classique. Voir Sayad A., «Coût et profits de l immigration», in Caloz- Tschopp M.C. Le devoir de fidélité à l Etat entre servitude, liberté et (in) égalité, Paris, Editions l Harmattan, p Ogilvie Bertrand (1995), «Violence et représentation. La production de l homme jetable», Lignes, no. 26, p Negri Toni, «Some thoughts on the use of dialectics», Transeuropéennes Archives, Paris, eu/en/articles/315/some_ thougths_on_the_use_of_ dialectics 26 Voir le site du Programme : stata esclusa, come d altra parte la natura- permettendo che la modernità la riduca a una forza di lavoro, a semplice fattore di circolazione, ad una semplice cosa da scambiarsi sul mercato per trarre profitti? La mancanza di conoscenza, il disprezzo, la negazione della ricchezza della condizione umana, inerente al movimento dei migranti ben lungi dalla semplice circolazione, incoraggia la mobilità selvaggia di lavoratori senza diritti sociali e mostra la realtà cinica dell utilitarismo migratorio 23, dello sfruttamento, della precarizzazione, del pericolo dell esilio, di una civiltà di «uomini usa e getta» (población chatarra, popolazione pattumiera) 24 del sistema economico e politico nel mondo e in Svizzera (14,5% della popolazione esposta al rischio di povertà, sempre più giovani indebitati, famiglie giovani e anziani). Con la crisi estesa a tutto il pianeta, la retorica dell invasione dei migranti e della preferenza nazionale serve a mascherarne l importanza. Con o senza statuto legale, i lavoratori extraeuropei donne in maggioranza- sono i più sfruttati, i meno protetti. La globalizzazione del mercato del lavoro funziona con «una mano d opera di riserva» (Marx) precarizzata per far abbassare i salari e con una mano d opera «usa e getta» condannata a diventare superflua. La situazione inquieta sordamente tutti. Stiamo diventando tutti degli esiliati, spogliati della nostra propria vita, delle nostre esistenze, di un mondo finito che diventa sempre più strano, e sempre meno viabile? Questa domanda ci porta a un interrogazione della quale non vediamo bene la radicalità : «l espropriazione del comune» 25, di cui parla il filosofo Toni Negri. Nella globalizzazione, gli esseri umani sono spoliati dei loro legami alla natura. Si ritrovano nudi, espropriati della loro terra, delle loro semenze, dei loro attrezzi, del loro corpo, del loro nutrimento, del loro lavoro, della loro salute, del loro pensiero, dei loro legami, dei beni comuni che sono limitati sul pianeta. Questo è il tema di ricerca del Programme du Collège International de Philosophie ( ) basato in Svizzera, a Ginevra 26. L opposizione fra nazionali e non nazionali, fra lavoratori del primo cerchio e del secondo cerchio espediente della polizia svizzera degli anni 90 per bloccare l accesso al diritto di immigrazione in Svizzera e in Europa è uno dei pilastri di regolazione generalizzata dell abbassamento dei salari e delle prestazioni sociali. E inquadrato da un sistema di Stato nazione articolato a un processo d Europa delle polizie (Schengen) e di privatizzazione dei contratti e dei compiti sostenuto dalle multinazionali private che sfuggono al controllo dello Stato. Nel XIX et XX secolo, contemporaneamente alla costruzione delle vie di comunicazione (gallerie, strade), si è costruito un sistema di apartheid istituzionalizzato dallo Stato nell ambito della politica «degli stranieri» come dimostrato chiaramente, per la Svizzera, dallo storico Marc Vuillemier 27 e dal politologo Laurent Monnier 28. L apartheid è una pratica, una visione di società separata, duale, inegualitaria. Si instaura l isolamento, la competizione, la violenza, la distorsione della realtà, la disumanizzazione dei rapporti di una popolazione che vive nello stesso posto, in Svizzera, in Europa, nel mondo. L apartheid si traduce nei muri eretti fra le regioni ricche e quelle povere. E una parete di vetro di discriminazioni fra gli umani e anche in noi stessi. Alla tappa attuale della globalizzazione, la Svizzera e l Europa, prese nella tenaglia delle categorie di un tempo (nazione, xenofobia, precarietà naturalizzata, contingenti, statistiche ecc.) soffrono del sintomo della «non contemporaneità» di cui parla Ernst Bloch e che oggi si potrebbe chiamare apartheid total-liberale sul pianeta. Riassumendo, si assiste alla ricerca di egemonia di un modello economico-politico che coniuga l invenzione totalitaria storica e l ultra liberalismo senza limiti e che porta in sè tracce dell invenzione totalitaria del XX secolo. E un cocktail che mischia l identità nazionale, l Alleingang, l odio dello straniero e che ha le sue radici nella politica statale dell Ueberfremdung 29 dell inizio del XX secolo, l evasione fiscale, gli attacchi allo Stato e al diritto 30 la manipolazione della sovranità popolare. E il programma dell UDC, dei grandi padroni svizzeri e delle multinazionali (industria, finanza) di cui il «Libro bianco», quasi dimenticato rimane la «pietra di paragone» 31. Per queste forze, la manipolazione del tema della migrazione- come d altra parte quello degli abusi 32 32è un cavallo di Troia. La sovranità popolare è un cattivo pretesto per nascondere una rapina senza limiti e un evasione da ogni regola comune. 27 Vuillemier Marc, Immigrés et réfugiés en Suisse. Aperçu historique, Zurich, Pro Helvetia, 1992 (le livre existe dans toutes les langues officielles de la Suisse). 28 Monnier Laurent, «L apartheid ne sera pas notre passé, il est notre avenir», in Caloz- Tschopp M.C. Le devoir de fidélité à l Etat entre servitude, liberté et (in)égalité, Paris, Editions l Harmattan, p l UDC, partito di governo da tanto tempo non ha inventato niente in questo campo, visto che la nozione di «sovrappopolazione straniera» è stata iscritta nella legge sugli stranieri nel en L osservazione di ciò che implica la messa in opera delle iniziative lanciate dall UDC, fra le quali, in particolare, quella del rinvio automatico degli stranieri criminali senza tener conto delle circostanze, presenta delle difficoltà di messa in applicazione sollevate dal gruppo di lavoro federale e costituisce un attacco al principio della «proporzionalità», uno dei pilastri dello Stato di diritto. 31 De Pury D., Hauser H., Schmid B., Ayons le courage d un nouveau départ. Un programme de relance de la politique économique de la Suisse, Berne, éd. Orell Füssli,

12 32 Che si coniuga anche sul tema della frode, vedi Sarkozy in Francia : «la fraude est la plus terrible est la plus insidieuse des trahisons de l esprit de C est la fraude qui mine les fondements mêmes de la République sociale. Frauder, que dis-je voler, voler la Sécurité sociale, c est trahir la confiance des français» discorso pronunciato durante la visita della cassa di assegni familiari della Gironde, più precisamente il servizio di controllo e di versamento delle prestazioni Questo è il pericolo più grave di ciò che potremmo chiamare una controrivoluzione per la Svizzera, l Europa e altri posti nel mondo. Questo modello, alla ricerca di egemonia dominatrice e inegualitaria è distruttore del comune. Il suo scopo è la distruzione dello Stato, dei diritti, delle protezioni, dei mezzi d informazione, l evasione da tutte le responsabilità comuni. Banalizza la violenza. Preconizza una libertà illimitata per il mercato, le forze multinazionali, il capitale finanziario, il commercio delle armi. Il postulato della «distruzione creativa» (Schumpeter) basata sulla visione di un «ordine naturale» legittimo, il postulato dell autoregolazione «naturale» dell economia fra cui, per esempio gli affari della Swissair, dell UBS, del Credito Svizzero, degli Hedge funds, delle multinazionali (materie prime, affari, armi, speculazioni) che si installano in Svizzera senza controllo hanno mostrato l errore, l illusione menzoniera fino all assurdo. 1. I risultati dell umanismo dell Illuminismo (Aufklärung) del XVII e XVIII secolo, delle rivoluzioni del XIX e XX secolo (progresso, violenza 34, guerra) passati al setaccio dalla critica integrante il rapporto alla natura, i criteri dell autolimitazione, dell ospitalità, dell accesso uguale alla libertà. 2. La rottura distruttrice dell invenzione totalitaria, la sua genesi (conquista, colonialismo, imperialismo) e le sue tracce che oggi sono dei segnali d allarme. 3. La doppia esigenza di ospitalità ancorata nella pace e nell uguaglianza basata sul rispetto della natura e l unità del genere umano dove ogni umano ha un valore inalienabile, che rende possibile la solidarietà degli esseri umani fra di loro e con la natura. 34 Caloz - Tschopp M.C., «Hannah Arendt, le fil rompu entre violence et révolution», Colloque d histoire contemporaine, Université de Lausanne, in Stéfanie Prezioso, David Chevrolet (éds), L heure des brasiers. Violence et révolution au 20e siècle, Lausanne, Ed. d En Bas, Ogilvie Bertrand (2008) : «Mondialisation, démondialisation. Qu est -ce que la modernité?», in Caloz- Tschopp M.C. (éd.), Lire Hannah Arendt aujourd hui. Pouvoir, guerre, pensée, jugement politique, Paris, L Harmattan, p All inizio del XX secolo, dopo la conquista e la colonizzazione, con l imperialismo, è emersa una rottura storica «senza precedenti» (Hannah Arendt) : l invenzione totalitaria, con la guerra «totale», Auschwitz e Hiroshima. L umanità ha sperimentato la possibilità di autodistruggersi, di installare un deserto sul pianeta. Conosciamo l ampiezza e la follia del pericolo della filosofia nichilista descritto dagli esiliati del XX secolo, Hannah Arendt, i filosofi della Scuola di Francoforte, Hans Jonas, Günther Anders, ecc. Per capire il successo dei partiti ultraliberali, antimodernisti e populisti in Europa e in Svizzera, bisognerebbe capire non tanto i delusi dalla globalizzazione ai quali è stato detto che lavorando di più avrebbero guadagnato di più, ma le angosce sorde, profonde, di fronte all ampiezza di ciò che un filosofo, Bertrand Ogilvie 33, ha chiamato la «demondializzazione» per caratterizzare la modernità ( ravvicinamento del potere e della guerra, modificazioni, spostamenti, mutazioni che affettano il pensiero e il giudizio). E forse la nostra condizione umana la più radicalmente tragica in questo inizio di XXI secolo che ci impone di rivedere radicalmente i legami fra guerra e politica, fra guerre, politiche, vita e morte per la natura, per gli esseri umani. In questo contesto storico e di fronte alla crisi, la posta in gioco di una filosofia generale di apertura a un solo monde (One World), iscritta in un progetto di riappropriazione del comune, implica di legare : Sono questi tre pilastri che disegnano un progetto del comune, le frontiere della democrazia da democratizzare senza tregua, di una sovranità, di un potere popolare aperto al mondo, guardiani dell appartenenza politica e dei diritti. Quest ultima può tradursi nell insieme delle politiche pubbliche, in Svizzera, in Europa e nel mondo, attraverso un patto del comune fondato sull uguaglianza. Alla globalizzazione dell apartheid total-liberale risponde l esigenza universale di un patto del comune fondato sull uguaglianza e l autolimitazione. All universalità della migrazione risponde l esigenza dell universalità della cittadinanza che assicura l appartenenza economica, politica, sociale a ogni individuo sulla terra, là dove vive, dove lavora, dove muore. Lottare per il comune fondato sull uguaglianza significa lottare contro l apartheid sul pianeta, in Europa e in Svizzera. All universalità del movimento migratorio risponde il desiderio di universalità concreta e materiale dei diritti e della politica di ogni individuo sulla pianeta. All espropriazione del comune, risponde il desiderio di riappropriazione di un progetto del comune

13 PRIMA PARTE TRE ORIENTAMENTI PER AGIRE COMUNE, UGUAGLIANZA, MOBILITAZIONE CIVICA «E più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo». Fredric Jameson 1. COS E IL COMUNE? L APPROPRIAZIONE DEI BIENI COMUNI COS E L UGUAGLIANZA? «IL DIRITTO AD AVERE DEI DIRITTI» (Arendt), IL DIRITTO E L AL DI LA DEL DIRITTO COS E IL COMUNE? L APPROPRIAZIONE DEL COMUNE, DEI BIENI COMUNI UNIVERSALI La crisi alla quale assistiamo è doppia : è il risultato dell invenzione totalitaria «senza precedenti» del XX secolo preparata da una lunga genesi (scoperte, colonialismo, imperialismo) e delle tappe caotiche della modernità capitalista (alla svolta del XX secolo, 1980, 2008, 2011 per le più recenti) che, a partire dall accumulazione primitiva descritta e spiegata da Marx per quel che concerne il capitalismo industriale, arriva a un espropriazione radicale del «comune» (commons) nella sua globalità Di fronte alla rottura storica del XX secolo, alle crisi a ripetizione, non disponiamo (più) di criteri generali per determinare i nostri giudizi in modo infallibile, di regole generali sulle quali appoggiarci con qualche grado di certezza, ci ha ammoniti Hannah Arendt per quel che concerne il XX secolo 35. D altra parte, quando il mezzo della dialettica, inventato al momento 35 Arendt Hannah, «Une situation de crise», (extrait), Cahiers du Grif no. 33, Paris, Tierce, 1991, p

14 36 Vedi per esempio, il recente film di Coello Christophe «Squat, la ville est à nous» sulla riappropriazione urbana di Miles de Viviends à Barcelona. 37 Vedi la descrizione di un esperienza à Ginevra nel 2003 al Parc des Bastions. Yves Sancey per il collettivo Espace ouvert «Communs», Bastions-GB, Ginevra, Le lieu commun, maggio Voir notamment à ce propos, Ostrom Elinor (prix Nobel d économie), Governing the Commons, London, éd. U. Cambridge, 1990 ; revue Multitudes no. 45, 2011 ; voir aussi le cycle de Conférences 2011 du Collège International de Philosophie, Paris : du Public au Commun. 39 Voir notamment, Marx Karl, Le capital, Livre 1, huitième section, l accumulation primitive (dans diverses éditions, y compris de poche). Ou à télécharger : francais/marx/works/1867/ Capital-I/ 40 Dolivo J.M., Tafelmacher Ch., «Sans papiers, mais pas sans droits», Plaidoyer no. 1, del capitalismo industriale e delle lotte operaie, trova i suoi limiti davanti all accumulazione degli scandali del capitalismo finanziario,siamo obbligati ad inventare una nuova forma di pensiero, ciò che ci è facilitato dai nuovi mezzi (Cornelius Castoriadis). Ciò che è comune al XX e al XXI secolo, la possibilità di distruzione del pianeta e della scomparsa degli esseri umani dal pianeta, rende imperativa la riscoperta del comune e dei beni comuni universali. Il comune non si limita alla definizione data dal sistema territoriale della sovranità nazionale in crisi, sempre più ridotta dalle logiche del potere sopranazionale ( multinazionali, mafie, città ecc.) Al livello di territorio, possiamo opporgli la preistoria e la storia del territorio comune opposto alla proprietà privata che prende radici in incontri multipli e influenze crociate, come ce lo fa osservare Yves Sancey : nel XV secolo il possesso comune di terre da parte dei contadini, i beni comunali, la messa in comune delle terre sono una realtà alla quale fa seguito la sua distruzione attraverso le leggi «d enclosure», le barriere e fili spinati che circondano la proprietà privatizzata e legalizzata. Oggi, pensiamo ai giardini comunitari, alle cooperative, alle occupazioni di stabili «squatts» 36, agli spazi comuni di creazioni effimere o durature ( per esempio l Hotel Madrid vicino alla Plaza del Sol a Madrid) con le sue esperienze di pratiche di apertura e di partecipazione 37. A livello di processo storico della modernità, il comune 38 si iscrive nella comprensione dello smantellamento (perdita), della distruzione del comune (natura, proprietà, lavoratori, attrezzi ) per opera del capitalismo (accumulazione primitiva e sue conseguenze) 39. Oggi, due avvocati sottolineano che la situazione dei sanspapiers dei paesi ricchi come la Svizzera assomigliano a quella dei contadini della fine del XVsecolo in Inghilterra, descritti da Marx (sezione 8, Libro I del Capitale), «scacciati dalla loro terra e costretti alla tirannia del salariato e della galera» che hanno dei diritti e che si ritrovano senza diritti 40. Se prendiamo un altro angolo di approccio, il comune è esplorato dalle teorie dell azione collettiva e dalla gestione collettiva dei beni comuni pubblici che sono la responsabilità di tutti e non appropriabili in forma privata dagli esseri umani (natura, animali). Il comune rimane da immaginare, da vedere, da costruire, da preservare, da proteggere nelle condizioni attuali. Una lista aperta a partire dal prisma della migrazione, permette di identificare degli assi del comune e dei beni comuni espropriati dal capitalismo, dal total-liberalismo e che sono recuperabili in un movimento di resistenza (in termine di autonomia, d azione, di movimento, di luogo, di responsabilità individuale e collettiva) : 1. Il pianeta finito, con delle risorse limitate è un bene comune universale. Gli esseri umani non possono essere dei semplici colonizzatori della natura. Non possono essere dei semplici predatori, consumatori, sfruttatori dei loro simili. Nessun individuo, nessun popolo, nessuna istituzione, nessuna multinazionale può sottrarsi alla responsabilità della salvaguardia del comune contenuto in questo bene universale. 2. La possibilità di controllo sulla propria vita, sui legami con la natura e con il mondo per ognuno, nell insieme delle sue condizioni di esistenza, è un bene comune universale. L universalità di un patto del comune significa la possibilità di riappropriazione del bene comune che consiste in un appartenenza al comune e quindi al mondo per ogni individuo del pianeta. 3. La libertà di movimento con i propri piedi, nella propria testa- è un bene comune universale che appartiene a ogni essere umano sul pianeta. La libertà di movimento è una necessità per partecipare al comune. Non può limitarsi al concetto economico della «libera circolazione» della merce, dei capitali, dei lavoratori. Non può limitarsi alla possibilità di lasciare il proprio paese, senza poter entrare in un altro. Adesso, nei testi delle Convenzioni Internazionali, la libertà di movimento permette di uscire da un paese ma non di entrare in un altro paese. Basandosi sul principio giuridico di proporzionalità, sui motivi di efficacia, di interscambi, un giurista belga, specialista del diritto d asilo, J.Y. Carlier, ha sottolineato questo paradosso riprendendo la bella metafora di un film sulle frontiere di Theo Angelopoulos «Il passo sospeso della cicogna» e proponendo, quasi 15 anni fa, la soppressione dei visti di corto soggiorno in Europa Carlier Jean-Yves, «Motifs pour la suppression des visas de court séjour», Bull. de la Ligue des Droits de l Homme, Bruxelles, février 1998 ; «Du pas suspendu de la cygogne», Hommes et Libertés, no. 93,

15 42 «Pour qu un message publicitaire soit perçu, il faut que le cerveau du télespectateur soit disponible. Nos émissions ont pour vocation de le rendre disponible, c està-dire de le divertir, de le détendre pour le préparer entre deux messages. Ce que nous vendons à Coca-cola, c est du temps de cerveau humain disponible. Rien n est plus difficile que d obtenir cette disponibilité», Patrick Le Lay, PDG de TF1. Source, Le Monde, La libertà di movimento non può nemmeno essere limitata da una logica di apartheid fra regioni del mondo (modello discriminante dei cerchi per accedere alla migrazione). D altra parte, la qualità di movimento della condizione umana, per non essere assimilata a un semplice concetto economico utilitaristico della forza di lavoro libera circolazione dei capitali, della merce, dei lavoratori- deve essere accompagnata dall accesso uguale ai diritti e alla protezione. Niente «libera circolazione» senza misure di accompagnamento. All universalità del movimento della migrazione, corrisponde l universalità concreta della cittadinanza, cioè il godimento e la responsabilità dei diritti politici e sociali che assicura l accesso al comune. Ogni persona deve poter scegliere liberamente il suo paese e la sua attività, viverci con la sua famiglia, parlare la sua lingua materna avendo accesso ai diritti politici e sociali e alle prestazioni pubbliche, alla responsabilità politica. Nessuna libertà di movimento senza autonomia, senza coscienza, senza diritto, senza responsabilità. La traduzione pratica immediata del rispetto della libertà di movimento iscritto nella reciprocità implica che la Svizzera riconosca che è un paese di migrazione (immigrazione e emigrazione) senza clausole di restrizioni al principio di universalità. 4. La libertà di pensiero è un bene comune universale che assicura la partecipazione autonoma al comune. E paradossale che il tema della migrazione come quello degli abusi- sia ridotto a uno strumento di propaganda, mentre il movimento definisce sia il movimento con i propri piedi (libertà di spostarsi) sia con la propria testa (libertà di pensiero) e nella politica ( democrazia in movimento). La migrazione tocca bambini, donne, uomini. La migrazione siamo noi. Non siamo una semplice forza di lavoro, e nemmeno delle cifre, delle cose manipolabili a volontà e nemmeno dei cervelli vuoti o dei «tempi di cervelli disponibili» (formula di un responsabile della televisione) 42 e nemmeno degli imbecilli. A questo proposito, l analisi critica dei mezzi della tecnoscienza, la difesa dei mezzi d informazione 43 attraverso il servizio pubblico, le radio libere e il dibattito pubblico sono fondamentali. Siamo dei «cittadinisoggetto» secondo il termine di Etienne Balibar (2011) ciò che implica la libertà di muoversi nel nostro corpo e nel nostro spirito, la lucidità, l autonomia, la capacità critica, la responsabilità. 5. La garanzia di securità è un bene comune universale. È un bisogno di protezione per poter partecipare al comune. Non può essere ridotta a un approccio poliziesco securitario o perfino militare della vita in società e della migrazione. La politica nel suo insieme è in attesa di una vera politica di securità dell insieme della popolazione e delle risorse limitate del pianeta definita dalla preoccupazione per il comune. Lo Stato di diritto non è assimilabile a uno Stato di polizia. La securità legata alla protezione non è la sicurezza 44. Le politiche pubbliche della migrazione sono governate da Stati di polizia che accompagnano un mercato sempre più sregolato che instaura il caos. Esse sono messe in opera da dispositivi e mezzi di un sistema di apartheid securitario e guerriero. 6. I diritti popolari politici sono un bene comune universale. Sono strettamente legati all esercizio democratico che è creazione del comune. Sono ancorati nella tradizione e nella storia svizzera. Ci rimandano alla fondazione della Svizzera (1291). Non sono riducibili né allo Stato- nazione né all ideologia di «ridotto nazionale», né a un «popolo mitico». La loro manipolazione è una specie di revisionismo storico discutibile. I diritti popolari fanno parte di una identità patriottica attraversata da conflitti, da tensioni fra chiusura e apertura al mondo Ci rimandano all invenzione democratica in Grecia e altrove, V secolo a.c. (demos-cratos, potere al «popolo», alla maggioranza che non ha il potere di partecipare alla politica, all accesso uguale alla libertà). Evocano altre esperienze in Cina, in India, in Africa. Ci fanno pensare al vecchio dibattito in Europa, nella storia popolare degli Stati Uniti attorno al suffragio universale. 43 E preoccupante costatare la concentrazione del mercato della stampa (Tamedia AG ne controlla il 74%) e il fatto che dal 2009, la stampa gratuita ha preso lo spazio dei giornali a pagamento. 44 Notiamo che la Costituzione svizzera non ha integrato la parola «securità» e non fa nessuna distinzione fra securità e sicurezza

16 Nessuna manipolazione, o messa in pericolo dei diritti popolari dovrebbe essere accettata in nome di «un popolo» fantasma o di uno spacco fra un elite e la gente normale. Gli individui della classe operaia, della classe media che si rivendicano dei diritti popolari non sono né ignoranti né stupidi. 7. Il servizio pubblico è un bene comune universale pubblico. La privatizzazione del comune, di azioni che coinvolgono la responsabilità dello Stato e dei diritti nella politica sociale e migratoria, della repressione (privatizzazione delle prigioni, dei campi, degli centri, dell alloggio dei lavoratori migranti) è un esproprio del comune e una delega della responsabilità a dei privati che costa caro allo Stato e alle nostre imposte, che mette in pericolo i diritti, incoraggia la corruzione indotta da logiche di privilegi incontrollabili e porta a una violenza tollerata da parte dei prefessionisti del servizio pubblico o delle imprese private e della popolazione. Induce a degli errori di apprezzamento e mette in pericolo la qualità delle prestazioni pubbliche. 8. I diritti economici, politici e sociali sono un bene comune universale che assicurano la partecipazione al comune. La loro messa in causa attraverso le forme di sottrazione alle regole e alla responsabilità del comune et l ineguaglianza del trattamento della protezione mette in pericolo non solo le condizioni di esistenza dell insieme della popolazione ma la giustizia, l appartenenza politica, la coesione sociale, la solidarietà. Cos è l uguaglianza? Il «diritto ad avere dei diritti» (Hannah Arendt) Lungi dall essere considerata come un principio astratto, un valore disincarnato o allora una patologia della democrazia, che porta alla massificazione, all omogeneizzazione (argomento sviluppato da Tocqueville), l uguaglianza morale e politica è un principio secondo il quale degli essere umani che possiedono uno stesso attributo devono essere trattati in maniera identica per tutto ciò che riguarda l esercizio di questo attributo, ci ricorda Jacques Rancière. Il filosofo pone 29 la domanda dell uguaglianza in termini di rapporto di potere materiale concreto. Parte da un disaccordo fra quelli che sono «senza parte» e le forze che si appropriano la politica a scapito dei primi 45. L uguaglianza diventa quindi una specie di pietra di paragone del comune. Da questa definizione dinamica del potere di uguaglianza che, per il filosofo, rinvia a un «torto maggiore» 46. concernente un conflitto nel cuore della libertà e della politica, si possono dedurre tre aspetti della pratica dell uguaglianza : 1. L uguaglianza è un rapporto sociale disuguale alla ricerca sempre aperta di un uguale partecipazione al politico che si appoggia sulle esperienze della storia umana (memoria delle esperienze, delle sofferenze, dei problemi, delle difficoltà, dei conflitti). 2. L uguaglianza è un interazione che implica il conflitto della reciprocità che non è un acquisito ma una costruzione. 3. L uguaglianza è la ricerca incessante di un uguale partecipazione attiva al comune (cittadinanza). La filosofa e teorica politica Hannah Arendt, ha messo in evidenza i presupposti della possibilità dell appartenenza politica, la dinamica della mancanza e del desiderio di politica, attraverso ciò che lei chiama «il diritto di avere dei diritti». Il «diritto di avere dei diritti» è in effetti la base della dinamica del principio di appartenenza politica riconosciuto ad ogni essere umano sul pianeta Terra, ciò che gli assicura l accesso ai beni comuni e l appartenenza a una comunità politica organizzata e quindi una appartenenza al mondo e lo protegge dalla demondializzazione 47 indotta dalla globalizzazione attuale. In altre parole, è lo zoccolo di una cittadinanza universale concreta, materiale e politica che risponde all universalità della migrazione. «Siamo diventati coscienti dell esistenza del diritto ad avere dei diritti (ciò che significa : vivere in una struttura dove si è giudicati in funzione dei propri atti e delle proprie opinioni) e del diritto di appartenere a una certa categoria di comunità organizzate, soltanto quando milioni di persone hanno perso improvvisamente questi Voir notamment, Rancière Jacques, La mésentente, Paris, Galilée, «La politique commence par un tort majeur: le suspens mis par la liberté vide du peuple entre l ordre arithmétique et l ordre géométrique. Ce n est pas l utilité commune qui peut fonder la communauté politique non plus que l affrontement et la composition des intérêts. Le tort par lequel il y a de la politique n est aucune faute appelant réparation. C est l introduction d un incommensurable au cœur de la distribution des corps parlants. Cet incommensurable ne rompt pas seulement l égalité des profits et des pertes. Il ruine aussi par avance le projet de la cité ordonnée selon la proportion du cosmos, fondée sur l arkhè de la communauté», Rancière J. La mésentente, Paris, Galilée, 1995, p Il nostro approccio filosofico fa una distinzione fra globalizzazione e demondializzazione. La mondializzazione implica la possibilità d appartenenza al mondo, di essere contemporanei del mondo dalla nostra nascita alla nostra morte. La globallizzazione si riferisce alla globalizzazione economica che ha invaso l insieme del pianeta..

17 48 Arendt Hannah, L origine du totalitarisme, vol. II, Paris, 1972, Point-essais, p Hugo Victor, Ce que c est que l exil (1875), Paris, éd. des Equateurs, Colliot-Thélène, Catherine, «Pour une politique des droits subjectifs : la lutte pour les droits comme lutte politique», L Année sociologique 2009/1, Volume 59, pp Tafelmacher Christophe, «Résister au démantèlement des droits. Repenser radicalement la démocratie», in, Caloz-Tschopp M.C. (dir.), Colère, Insoumission : perspectives, vol. 7. Paris, Edition l Harmattan, 2011, p diritti senza speranza di ritorno in seguito alla nuova situazione politica globale» 48. «Il diritto ad avere dei diritti» non si riduce quindi a un approccio del diritto positivo, del diritto dello Stato sovrano su un territorio nazionale. E un appello ad articolare il diritto e l al di là del diritto nell incessante esercizio che cerca senza tregua di «democratizzare la democrazia» nei conflitti alla sue frontiere, secondo la formula di Etienne Balibar. Il diritto al di là del diritto : l orizzonte della giustizia Per uscire dal vicolo cieco nel quale ci troviamo attualmente in materia di protezione dei diritti fondamentali e dei diritti degli individui, costruire il diritto al di là del diritto, orizzonte della giustizia da non perdere mai di vista, esige di sapere che esistono delle situazioni dove si vive in tutta la sua violenza, quella che Victor Hugo in esilio chiama «la nudità del diritto» 49, e che per ripensare lo Stato, il diritto e l al di là del diritto, bisogna cominciare con il ripensare la nozione di democrazia e osservare le pratiche alle sue frontiere. Consideriamo che la pratica della democrazia è stata, a partire dall epoca delle rivoluzioni, e anche ben prima nel corso della storia, un processo mai stabilizzato di istituzionalizzazione e di contestazione delle istituzioni, ciò che ci porta necessariamente a capire la democrazia come un movimento di autocreazione esplicita della politica, e non semplicemente come un regime, una forma di Stato o di governo istituzionalizzato che sfugge ai cittadini. La realtà della democrazia non si limita alla gestione o a ciò che si chiama «la governance», ma include la sua rimessa in questione continua 50, con l autoorganizzazione attiva che si appoggia sull autonomia e l autolimitazione. Oltre alla questione della democrazia che occorre riscoprire nella sua radicalità 51, è lo Stato in quanto unico garante dei diritti che si deve rimettere in questione con un limite dello Stato di diritto che designano le politiche migratorie da integrare alla riflessione. Mentre lo Stato moderno ha preteso di aver messo fine a statuti e comunità dell Ancien Régime, oggi si continua a comprendere la soggettività politica come una cittadinanza nazionale, ciò che significa in realtà il mantenimento di una forma di appartenenza comunitaria ridotta allo Stato Nazione e non all esercizio della democrazia: pensare la costruzione dei diritti nel quadro esclusivo dello Stato nazionale, è, in un certo modo, ridurre lo Stato di diritto allo Stato nazione e pensare il diritto in modo incompiuto. Significa soprattutto trovarsi fatalmente in un vicolo cieco quando si abborda la questione delle persone non nazionali 52. La questione deve tenere in conto la crisi dello Stato nazione, della sua legittimità, della dispersione della sovranità territoriale, della politica di fronte al mercato globalizzato (mancato pagamento delle tasse, evasione fiscale, truffe, esaurimento delle imposte per pagare delle guerre imperiali o per salvare certe banche dal fallimento a scapito dei bisogni di protezione, di servizio pubblico, ecc.) Come pensare lo Stato e i diritti mentre le categorie tradizionali della nazionalità e della sovranità sono i crisi? Abbiamo bisogno di nuove categorie per ripensare lo Stato e i diritti, per integrare ciò che la realtà del saccheggio della natura e delle condizioni di esistenza ci insegna sull esigenza di inventare nuovi diritti e nuove protezioni. Il prisma della migrazione permette di immaginare un divenire del comune, dello Stato e dei diritti nel XXI secolo. Questi problemi sono alla base di un elaborazione teorica e pratica alternative che consiste nello sviluppare la nozione di «diritto di essere quì» che, al di là della presenza riconosciuta dei migranti, può essere immaginata nella sua radicalità per ogni essere umano, cioè l appartenenza politica di ogni essere umano, il suo accesso ai diritti e al loro esercizio attraverso la scelta di stabilirsi in uno spazio comune con l intenzione di soggiornarci in modo duraturo, indipendentemente dalla nazionalità 53, dalla ricchezza, dalla notorietà o da ogni altro attributo alla base delle logiche di privilegio, di esclusione o di espulsione. Benché possa sembrare innovatrice nel quadro del diritto positivo attuale, la proposta di «diritto di essere qui» non è che la trasposizione agli essere umani, soggetti del «diritto al trattamento nazionale», ciò che l Organizzazione mondiale del commercio applica in favore delle società commerciali 54. Ma, al di là di un uguaglianza di trattamento in virtù della categoria della nazionalità, il «diritto di essere 52 Ibidem, p Dolivo, Jean-Michel,et Tafelmacher, Christophe, «Sanspapiers et Demandeurs d asile: faire reconnaître le droit d être là», in Caloz- Tschopp, Marie-Claire et Dasen, Pierre (dir.) : Mondialisation, migration et droits de l homme, un nouveau paradigme pour les sciences sociales et la citoyenneté, Volume I, Editions Bruylant, Bruxelles 2007, pp Voir aussi, Tafelmacher Christophe, «Sans-papiers, mais pas sans droits», Plaidoyer, Zurich, no. 1, 2003, p ; «Droit à l aide d urgence, le grand retournement», Plaidoyer, Zurich, no. 3, 2009, p Chomsky, Noam, Sur le contrôle de nos vies, Editions Alia, Paris 2003, p

18 55 Castel Robert, L insécurité sociale, Paris, Seuil, 2003 ; La montée des incertitudes, Paris, Seuil, «La lutte contre la torture a une morale, une éthique et une dimension politique, et nous devons mener le combat sur ces trois fronts. Les arguments juridiques sont simples : la torture est interdite aussi bien dans les lois internationales qu en général dans le droit interne des pays. L argument moral repose sur la dignité humaine des personnes suspectées même des crimes les plus odieux, mais aussi et de façon encore plus impérieuse sur la nécessité de préserver la dignité des agents de l Etat. L argument politique pourrait être le plus difficile à contrer car il y aura toujours des raisons d Etat pour justifier le recours au supplice. Il s agit là d opposer le choix d un modèle de société décente, car pratiquer la torture ne peut qu empoisonner de façon durable les relations d un Etat avec ses administrés. ( ) Le pire dommage de la torture repose sur le sentiment encore répandu dans l opinion publique et pas seulement aux Etats-Unis que la torture est une pratique certes affreuse mais qu il n est pas possible de l éradiquer» interview de Juan Mendez, rapporteur de l ONU, «Un fléau encore trop toléré au nom de la sécurité», Le Temps, Voir à ce propos, Balibar Etienne, Violence et civilité, Paris, Galilée, 2010 ; Reemtsma J.-P., Confiance et violence. Essai sur une configuration particulière de la modernité, Paris, Gallimard, «Nella politica di asilo non conosco nessun tabu», intervista di Simonetta Sommaruga, responsabile del DFGP, Neue Zürcher Zeitung, 5.November qui» permette di immaginare, di pensare radicalmente un posto riconosciuto e dei diritti per ogni individuo nel mondo, traducendo praticamente ciò che Hannah Arendt ha chiamato «il diritto ad avere dei diritti» in una trasversalità dei diritti e dell appartenenza politica che concerne ogni essere umano. Pensiamo ai giovani, ai poveri, ai rom scacciati dalle città. Pensiamo alla proliferazione dei centri di internamento (ammalati, anziani, disabili). Pensiamo parallelamente agli amatori di evasione fiscale che si stabiliscono in Svizzera e per i quali la frontiera svizzera è virtuale. Sottolineiamo ancora un paradosso a proposito dello Stato e del diritto che sottintende la dinamica fra il diritto e l al di là del diritto che, come dice il sociologo Robert Castel, consiste, mentre crescono le incertezze, a inventare delle nuove protezioni e dei nuovi diritti 55. Sappiamo che i filosofi del contratto sociale (Hobbes, Rousseau, Locke, ecc) hanno evidenziato che il monopolio della violenza è stato affidato allo Stato, unica istituzione abilitata a fare la guerra e a prelevare delle imposte. La difesa dello Stato e del diritto diventa paradossale quando lo Stato di diritto pratica la logica dei privilegi, mette in causa, banalizza le violazioni del diritto e trasgredisce le soglie di violenza (tortura, assassinio 56 e nello stesso tempo tollera, incoraggia l evasione fiscale. Si può temere che tali fatti legittimati aprano la porta a una violenza sociale senza fine e ad una crudeltà distruttrice, togliendo al tempo stesso legittimità allo Stato. Più grave ancora. Una rottura della regola del contratto sociale induce non soltanto l incrinatura della fiducia nella legittimità dello Stato e dei diritti ma un indebolimento del comune e un abbandono delle regole del buon vivere in società. Dietro il diritto, il monopolio delle imposte e della violenza di Stato, nel contesto della globalizzazione attuale e dopo le esperienze di privatizzazione, di non rispetto delle regole da parte delle multinazionali, di violenza estrema, di «guerra totale» del XX secolo, un altra violenza distruttrice senza fine cerca un egemonia nella storia umana contemporanea. Nel XXI secolo, questa violenza è il passaggio sempre possibile a delle forme di barbarie57 57 con altri gradi di mancanza di limiti, di imprevedibilità nella distruzione. Il rispetto delle regole comuni, delle soglie di violenza è quindi un orizzonte fondamentale di cui devono tener conto le società e gli Stati. Forse non c è tabù 58 nella politica del diritto d asilo, ma ci sono delle soglie di civiltà che sono dei segnali di allarme che indicano sbandate inquietanti. Prendiamo l esempio dei rinvii forzati, chiamati nel linguaggio del Consiglio federale, «le partenze controllate» 59. La morte di esseri umani ben reali, è diventata un astrazione nelle politiche migratorie, malgrado le migliaia di morti repertoriati alle frontiere dell Europa (carta di Migreurop messa sul sito) e in Svizzera. Passare le soglie, evoca la tensione fra politica e guerra. Il movimento di costruzione del diritto non può non riconoscere la forza e i limiti dello Stato di diritto e un al di là del diritto iscritto nell orizzonte della giustizia dove si inventa il diritto vedremo più avanti- a proposito della demilitarizzazione della migrazione. La creazione politica, la democratizzazione della democrazia implicano, anche nelle situazioni più difficili e più tragiche, di giocare la carta del diritto sostenuto dalla potenza della politica democratica e non dall illusione dei privilegi e dalla forza, per fa sì che la politica si costruisca sul terreno dell apprendistato del comune, del conflitto e non su quello della guerra illimitata 60. E il luogo della possibilità stessa della politica del comune, come vedremo più avanti. 2. COS E LA RIVOLUZIONE VERSUS LA MIGRAZIONE? L APARTHEID O IL PATTO DEL COMUNE FONDATO SULL UGUAGLIANZA Nazionalismo e Ueberfremdung 61 : I pilastri dell Apartheid In Svizzera e in Europa abbiamo bisogno di una vera e propria rivoluzione politica e intima. Ci capita di sognarla anche. Ma non una rivoluzione qualsiasi. La vastità dei cambiamenti necessari incita a parlare di rivoluzione versus la migrazione costituita dal rifiuto dell Apartheid e la costruzione di un patto del comune fondato su «diritto ad avere dei diritti» (Arendt), sui diritti fondamentali la cui messa in causa rivela il prezzo della crisi sistematica che pagano i salariati e i gruppi precarizzati. 59 Voir à ce propos, Conseil fédéral, Rapport sur l évolution de la politique d intégration, Berne, 5 mars Questa nota si impone come omaggio al giurista italiano Antonio Cassese al momento della sua morte. Fu un difensore ardente del diritto internazionale, fu il primo presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT) e presidente del Tribunale per l ex Jugoslavia, prima giurisdizione penale internazionale. 61 Questo formula vuol dire sovrappopolazione straniera e fu introdotta in Svizzera nella legge sugli stranieri del

19 In un paese che conta più del 20% di «stranieri» e che, in buona parte, vive certo del suo genio e delle sue forze ma che è anche nutrito dalla presenza di migranti e dalle ricchezze del resto del mondo, abbiamo bisogno di proteggerci da ogni forma di Alleingang. Nella politica della migrazione e nell insieme delle politiche pubbliche, abbiamo bisogno di una rivoluzione, fondamentale e pratica allo stesso tempo, dell immaginario e degli atti. Il patto del comune fondato sull uguaglianza, implica che «nessuno è illegale», visto che l appartenenza politica e ai diritti è un bene universale inalienabile legato alla condizione umana di ogni individuo. «La Svizzera è una nazione multietnica, multilingue e multiconfessionale, creata da una volontà politica. Stato federativo dal 1848, è una federazione a tre livelli : La Confederazione, i Cantoni, i Comuni». Così è scritto sul sito dell amministrazione federale svizzera nel Il moderno Stato-nazione svizzero si è in effetti «costituito in nazione», facendo una distinzione fra popolazione «nazionale» e «non nazionale». Nel 1931, la xenofobia di Stato è stata iscritta nella legge sugli stranieri con l espressione «Ueberfremdung» (sovrapopolazione straniera). Si è anche tradotta in una gerarchia di permessi precari organizzando la gerarchia dei salari, la rotazione della mano d opera, l accesso ai diritti. Negli anni 90, questa nozione è stata sostituita dal dispositivo dei tre e poi dei due cerchi. Questo è servito a gerarchizzare il diritto all immigrazione, opponendo la Svizzera, l Europa, i paesi ricchi al resto del mondo. L apartheid si è globalizzata. Se la nozione di classe ha ancora un senso, possiamo osservarla nel movimento della migrazione in senso largo e seguendo le linee multiple della frattura sociale, la diversità delle frontiere e dei dispositivi, degli strumenti di selezione, di gerarchizzazione, di allontanamento, vedi di espulsione (in campi, prigioni, manicomi, case per anziani, espulsione dalle città di una categoria di popolazione, residenza coatta per lavoratori migranti ecc.) La Commissione federale contro il razzismo ha denunciato ( ) le numerose discriminazioni fatte dallo Stato ai richiedenti l asilo : divieto di frequentare certe strade (comune di Burmensdorf), zone proibite agli asilanti (Zugo), 35 maltrattamenti fisici e psichici da parte dei «Secouritas» (Kreuzlingen), parole di disprezzo da parte delle autorità esercitanti funzioni pubbliche. Nella migrazione, essere un uomo d affari, un elite che passa la dogana da uno sportello speciale senza controllo, non è la stessa cosa che essere lavoratori o disoccupate precarie, giovani senza diplomi, studenti senza avvenire, donne sole con figli, persone espulse dal loro appartamento, ammalati che non possono più pagare l assicurazione malattia, anziani con pensioni modeste o ancora lavoratori sans-papiers che fanno parte dello stock della mano d opera di riserva nei centri isolati alle frontiere o lavoratori sfruttati nelle serre dell agricoltura in Spagna, in Italia, in California e nelle campagne svizzere. Le nostre istituzioni, le nostre categorie di pensiero, i nostri mezzi, le nostre strutture, i nostri metodi, le nostre abitudini, istituzionalizzando l apartheid, hanno dimenticato le tappe dell invenzione dell Umanizzazione, il capitale storico fragile delle rivoluzioni del XVII e XVIII et del XIX e XX secolo. Ciò spiega il consenso verso il muro di vetro dell apartheid, la banalizzazione degli attacchi frontali delle soglie dell umano e il rifiuto o l oblio dell uguaglianza. Il fatto del regime dell apartheid si traduce nelle nostre società, non solamente nel quadro politico, nel rapporto all altro, ma anche nel rapporto a sè nel vissuto quotidiano. Chi non conosce la singolare familiarità dell apartheid? Conduce a un attitudine di duplicità o allora d indifferenza nei gesti più quotidiani. Le ingiunzioni delle pratiche istituzionali anestetizzano qualsiasi senso politico e morale. Benché queste pratiche istituzionali siano legittimate dallo Stato, certi professionisti rifiutano l apartheid e fanno una scelta fra il loro interesse personale (assicurare le loro condizioni di esistenza) e una coerenza nella propria vita. Una ricerca sulla rotazione del personale nel campo della migrazione dovrebbe integrare questo elemento. Questo fatto si traduce anche nell attacco ai diritti fondamentali presenti nel diritto svizzero e internazionale. L attacco prova almeno che i diritti fondamentali non sono delle norme astratte, ma delle costruzioni storiche acquisite con le lotte. 36

20 I diritti fondamentali sono stati tradotti in parte nella Costituzione federale del 18 aprile 1999, malgrado i limiti che contiene per quanto riguarda il patto del comune fondato sull uguaglianza. Si rinforzano attraverso la mobilitazione della sovranità, di un poter popolare nel dibattito apartheid / uguaglianza. La via migliore non è necessariamente istituzionale iniziando una revisione costituzionale quando delle forze antidemocratiche aspettano un falso passo che rischia di favorire i nemici della sovranità, del potere popolare democratico. La revisione costituzionale rimane un rimedio di eccezione. La mobilitazione per la pratica democratica è una via più fattibile. Aprire il vaso di Pandora può riservare delle sorprese. A questo livello, l esperienza ginevrina della Constituente merita di essere meditata. Le ripetute dichiarazioni dell UDC per rimettere in causa la Costituzione, il diritto internazionale, il diritto interno e il servizio pubblico d informazione, la lettura dei documenti di questo partito, l osservazione delle sue azioni, della sua propaganda bastano a dimostrare una volontà di controrivoluzione politica e istituzionale neoconservatrice total-liberale. Questi fatti ci domandano vigilanza, per evitare i territori, le logiche dove l UDC con altre forze politiche trascina i suoi avversari e ci spingono piuttosto a scegliere una resistenza politica larga e creativa. Ogni rivoluzione positiva è ancorata nell azione creatrice che ha il suo fondamento nel movimento democratico. L azione è in prima linea. La creazione è il fatto di gente ordinaria «dal basso», dei «senza parte» (secondo il termine del filosofo Jacques Rancière) che aspirano a riappropriarsi la politica. I cambiamenti istituzionali seguono il potere dell azione, la capitalizzazione della potenza delle azzioni concertate e non il contrario. 37 FOCALIZZAZIONE MIRATA DEI SUPPOSTI INTERESSI : CONFUSIONE, DIVISIONE, PERDITA DEL COMUNE La focalizzazione mirata, sia su argomenti economici, sia su argomenti politici (temi identitari) confonde le poste in gioco e divide. La classe operaia, i piccoli impiegati (40%) e la classe media salariata non omogenea (fra il 40% e il il 60% della popolazione, le cifre variano) sono categorizzati per figurare nei programmi propri alla panoplia dell offerta dei partiti sia su temi economici, sia su temi di politica identitaria ma senza prendere in conto la loro situazione economico-politicoculturale, al tempo stesso specifica e comune. Il fatto di parlare di migranti sul terreno politico e culturale dell «identità nazionale», come lo fa l UDC all attenzione del «popolo» (non dimentichiamo che l UDC non è il partito che difende gli interessi delle classi popolari, e nemmeno dei delusi dalla globalizzazione 62 ), elude la condizione materiale reale dei lavoratori, dei lavoratori migranti e le esigenze di uguaglianza, di diritti sociali e politici (diritto di voto) connessi. D altra parte, parlare unicamente di temi economici alle classi medie (ribassi sulle imposte, pagamento parziale dei premi di assicurazione malattia, riduzione della TVA, contributi alla costruzione e agli affitti, ecc.) è rimanere prigionieri della stessa logica in senso inverso. Si parla sempre di economia e non di articolazione fra le questioni economiche e la politica. La doppia logica sociale maschera il fatto che in periodo di crisi, la classe popolare e la classe media hanno tutt e due dei problemi comuni, siano essi economici, politici e perfino esistenziali. Produce l effetto paradossale di impedire la riunione delle interrogazioni, dei bisogni, degli interessi e delle rivendicazioni della classe popolare e della classe media salariata. In una situazione di cambiamento, questo paradosso rinforza la massima «dividere per meglio regnare». Una tale deformazione paradossale del reale, tocca quindi oggi, sia la classe operaia, sia i piccoli impiegati (forte proporzione di migranti) e la classe media salariata. E un freno alla costruzione di un fronte largo per una Svizzera aperta al mondo, basato sulla protezione di beni comuni. Altro aspetto dell apartheid e altro angolo di attacco. In Svizzera romanda, per esempio, sviluppare le banche d affari, attirare le grandi fortune, allargare l autostrada A1, costruire Voir à ce propos, Gottraux Philippe, Péchu Cecile, Militants de l UDC. La diversité sociale et politique des engagés, Lausanne, éd. Le livre politique CRAPUL, Lausanne, 2011.

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