Rafael Nadal. Ana Ivanovic. Vuoi vincere? La rivista per chi ama il tennis. Intervista in esclusiva alla bella del tennis.

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1 N Tennis World La rivista per chi ama il tennis Rafael Nadal Dopo un 2013 da record, per Rafa Nadal la situazione inizia a diventare molto impegnativa Ana Ivanovic Intervista in esclusiva alla bella del tennis. Vuoi vincere? Non sarai felice perché vincerai, ma vincerai perché sarai felice

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3 Stefania Grosheva Barcellona Open Per celebrare l'apertura della nuova sede del club a Pedralbes, nel 1953, Carlos Godo Valls (Conde de Godo), ha deciso di organizzare un torneo per raccogliere le ambizioni sportive della storia dell'istituzione. È giocato per prima volta nel 1953 e la storia del trofeo Conde de Godo è collegata al 'Real Club de Tenis Barcelona ', proprietario e conduttore del torneo. Alla fine, il torneo rappresenta un emblema per la città di Barcellona ed è diventato non solo il più grande evento sportivo che si festeggia ogni anno, ma anche uno dei più alti eventi sociali. L'atmosfera del club fa che è anche uno dei tornei più apprezzati per i giocatori del circuito. Le entità hanno festeggiato il suo centenario nel 1999, diventando il club più titolato dei di tennis spagnoli come Conchita Martinez, Arantxa Sanchez, Rafa Nadal, Carlos Moya, Albert Costa, Javier Sánchez, Alberto Berasategui, Felix Mantilla, Julian Alonso Tomas Carbonell, Francis Roig o Galo Blanco. Il trofeo Conde de Godo è stato progettato nel 1953 da gioiellieri Soler Cabot. Realizzato in argento sterling con un peso di 13 kg, la sua base è rovere americano. Il trofeo è stato completamente rinnovato dai gioiellieri J. Roca, aumentando la dimensione del database per registrare su di esso i nomi di tutti i vincitori del torneo. Il tempo di realizzazione di questa gioia è impostato a circa 800 ore e il prezzo è un valore di circa

4 Madrid che fu Il torneo di Madrid di marca Ion Tiriac è un evento molto giovane Nato nel 2002, la sua storia può contare su appena 13 edizioni, tutte incluse nella magnifica serie dei 9 Masters 1000 (prima del 2008 conosciuti come Masters Series). Dal 2002 al 2008 il torneo si è disputato nella vecchia Telefonica Arena (oggi Madrid Arena), in autunno, sul cemento indoor. Dal 2009 Tiriac ha ottenuto un passaggio più consono per le caratteristiche della nazione ospitante, spostarsi in primavera sulla terra rossa. A farne le spese fu lo storico torneo, di grande tradizione (e dalle buonissime strutture) giocato ad Amburgo, fino ad allora solido evento di riferimento del panorama internazionale. Meno nobile per un discorso storico rispetto a Montecarlo e Roma, ma anche per via delle condizioni di gioco (più anomale, in altura, differenti rispetto al Roland Garros), Madrid può però contare sulla straordinaria forza economica del business-men rumeno, che ha di fatto costruito un impianto all avanguardia, ben superiore a Montecarlo e in linea, se non meglio organizzato ancora, rispetto al torneo romano. Il reale problema del torneo, lasciando da parte l aspetto piuttosto freddo delle strutture (una scatola di metallo, insomma non è il massimo), è la location. I campi infatti sono situati a San Fermin, un quartiere periferico della capitale, molto tetro. Non voglio dire malfamato perché forse è troppo, ma sicuramente uno dei quartieri meno nobili della città. E assolutamente naturale che l affluenza di pubblico non sia straordinaria, che i campi siano mezzi vuoti anche nei turni finali. Non è invitante, non puoi fare nient altro che vedere i match. Il Foro Italico (uno dei posti più belli del mondo per giocare a tennis) ha un altro tipo di richiamo, per alcuni esclusivamente estetico, che di tennis c entra ben poco. In questo Roma avrà un vantaggio probabilmente insuperabile ne dai soldi ne da nient altro rispetto a Madrid. Ma torniamo alla storia. Il mio intento è quello di rievocare forse il più grande match che si sia mai giocato alla Caja Magica, nelle 6 edizioni disputate fino ad oggi. Anche se è giusto sottolineare come più grande match non sia sinonimo di miglior match, perché a mia

5 discrezione non fu un match eccezionale dal punto di vista della qualità, anzi, a tratti anche soporifero, ma l equilibrio, la lotta, lo straordinario livello nelle fasi conclusive compreso l incredibile epilogo e i record battuti, lo eleggono senza dubbio al match del torneo. Piccolo preambolo, balziamo indietro di 5 anni e analizziamo la situazione che si presentava agli albori di maggio 2009 : Nadal è il n 1 del mondo (come oggi). All epoca si pensava, incontrastato. Ormai saldamente in sella al posto del vecchio (seee, come no aveva solo 27 anni) Roger Federer, detronizzato su tutti i campi : sul rosso (Roland Garros 2008), sul verde (Wimbledon 2008) e sul blu violaceo del cemento australiano (Australian Open 2009). La cosa piuttosto buffa, con un fondo di verità sia ben chiaro, è che pensando al 2009 si idealizza il peggior Nadal della carriera o quasi, quando poi vai a vedere e invece ti accorgi (non io, ma gli altri) che firmò la sua miglior partenza stagionale mai realizzata. Australian Open, Indian Wells, Montecarlo, Barcellona, Roma e 40 partite vinte su 43 giocate. Mica male il ragazzo. Djokovic è la 4 forza mondiale giocatore già brillantemente affermato, già sverginato nelle prove del Grande Slam (Australian 2008), vincitore di un Masters e 4 Masters Era uno degli uomini di punta per i grandi tornei, anche se dietro le due fuoriserie (Federer e Nadal). Il serbo e Murray erano stati gli unici a dimostrare di poter fare partita pari con il duo di testa in maniera costante. Insomma, ragazzo già arrivato (tempo due anni e arriverà del tutto). La partenza del match (ore 15 sotto un sole pieno) vede un Nadal piuttosto falloso. Nel suo primo turno di servizio, sul 30-15, il primo grande scambio del match (25 colpi) lo vede tirare un dritto abbastanza comodo in rete. Non da lui. Il doppio fallo successivo consegnerà il break in apertura al serbo. Djokovic vola sul 3-0 e poi sul 6-3 in un anonimo primo set. Non sembra una di quelle partite che possano concludersi in maniera epica. 50 minuti molto soft, con parecchi errori e poco spettacolo.

6 Meno nobile per un discorso storico rispetto a Montecarlo e Roma, ma anche per via delle condizioni di gioco, Madrid può però contare sulla straordinaria forza economica. Lo spagnolo poi indossa un orrida polo bianca con macchia gialla ad altezza spalle, il serbo risponde con un uniforme più da clown che da tennista. Una maglietta viola richiamata dalle scarpe, anch esse viola total. In soldoni, spesso il tennis ha visto di meglio. Nel secondo set è Djokovic quello che più si avvicina a fare il break e a staccarsi. Sull 1-1 lo annusa ma è sul 4-4 che lo assapora totalmente. Spalle al muro, 15-40, Nadal si inventa due magie : una prima vincente al corpo e uno strepitoso slice a uscire da sinistra, degna di una punizione di Platini. Il livello sale finalmente, e con esso tutta la partita. Lo spagnolo si salva e rimanda Djokovic ad inseguire, almeno nel set. Con un ottimo punto di costruzione, chiuso con uno smash vincente, il serbo chiude un lottato 10 game e porta il punteggio sul 5-5, senza concedere palle set, quando l orologio segna 1:55 di gioco. La qualità è presente, ma rimane a sprazzi, buoni colpi, qualche errore, parecchia intensità : Nadal ha bisogno di 11 minuti per assicurarsi quantomeno il tie-break. Il punto con cui chiude la pratica vede uno di quei suoi inconfondibili topponi di dritto, questa volta steccato in maniera clamorosa, ricadere magicamente nei pressi della riga, destabilizzando il rovescio di Djokovic, comodamente affossato in rete. La reazione di Nole è un applauso ironico, molto stizzito. A Roma si dice je rode, e il pubblico lo inonda di fischi.

7 Per la cronaca, il serbo ha mancato una terza palla-break, anche in questo caso annullata da una fantastica prima al centro di Nadal. Non un ace, ma quasi. Sul Djokovic riesce ad annullare un set-point con una coraggiosa propulsione a rete, supportata da un discreto rovescio lungo linea come biglietto da visita. Il passante di Nadal è in rete. Nole porta il secondo set al tie-break vincendo gli ultimi, intensi, 3 punti del game. Il match ha abbondantemente superato le due ore di gioco. Va detto che entrambi (più lo spagnolo però) sforano in maniera perentoria i 25 secondi. L arbitro non fa nulla, come del resto tutti i suoi colleghi fino a qualche tempo fa. Il primo punto è uno di quelli che fanno male. Nastro e palla che muore nei pressi della riga, firmato isolano di Manacor. Quattro punti più tardi (3-2 Nadal) arriva il primo mini-break della contesa, effettuato dal n 1 mondiale, con uno strepitoso dritto vincente dal centro del campo che spizzica la riga laterale. Successivamente, un altro sensazionale punto di 20 colpi (forse il più bello del match fino ad allora) decide in pratica il tiebreak. Nadal si porta sul 5-3 dopo un classico gioco di angoli e contro angoli tra il proprio dritto e il rovescio di Nole, chiuso con un dritto incrociato anomalo (sulla riga) che prende in contropiede il serbo, già pesantemente sballottato in recupero sulla parte sinistra. Dopo un tie di 12 punti, si va un set pari. Il time segna 2h25m. Quando Nadal vince il primo punto del terzo set (in risposta) con un altro straordinario dritto vincente sulla riga, forse ci si potrebbe attendere l ineluttabile. Ovvero che l inscalfibile forza fisica (proprio inscalfibile?... vedasi poche settimane più tardi) e mentale dell orco spagnolo prenda il soppravvento su un avversario che aveva visto vicino il traguardo, ma che doveva ricominciare tutto da capo. Probabile crollo? E invece no. Nole non molla. Tiene il servizio e conduce tutto il terzo set, grazie al fatto di partire lui in battuta. Nel quarto gioco brekka lo spagnolo e vola 3-1. A quel punto il serbo tende la mano al rivale : un banale errore in palleggio e un doppio fallo riportano sotto sullo 0-30 Nadal, che sul si inventa una smorzata in contropiede, dopo 32 colpi. Quando arriva il contro-break il time segna le 3 ore di gioco. Da allora la partita, senza particolari sussulti, si

8 avvia al rush finale. E un match più combattuto che bello come anticipato, anche se il finale è altamente pirotecnico. Quando Nadal si appresta a servire sul 5-6 sono passate 3h34m. Ed è in quel momento che la qualità sale in maniera sensibile. Complice il punteggio e l intensità, le emozioni sono tante. Sul con lo spagnolo di nuovo spalle al muro il fuoriclasse di Manacor si inventa un'altra giocata delle sue : fenomenale rovescio lungo linea, dopo essersi difeso strenuamente in contro balzo un colpo prima, e splendida chiusura al volo. Nel punto precedente era stato Nole a issarsi sulla parità dopo un fenomenale (è proprio il caso di dirlo) rovescio incrociato sulla riga tirato 3 metri dietro la linea di fondo. Dopo 3h40m la partita verrà decisa dal tiebreak. Durerà 21 minuti. Parte Nole con l ace, sotto uno sguardo divertito e compiaciuto di Manolo Santana, direttore del torneo. Per la prima edizione nella Caja Magica non si poteva augurare di meglio, almeno in termini di lotta. Una risposta non controllata e un dritto maligno uscito di poco mandano Nadal sul 2-1. Una gran prima con conseguente chiusura di dritto e una risposta non controllata (uno a testa, palla al centro) riportano Djokovic sul 3-2. Il sesto punto vede un braccio di ferro di 17 colpi, culminato in uno splendido tracciante di rovescio dello spagnolo, che incrociando diventa imprendibile per l avversario. Si gira sul 3-3. Già si inizia a parlare di match dell anno. Dopo quattro punti trasvolabili (rimarcabile però un'altra grande prima a uscire di Nadal sul 4-5) si arriva al 5-5. Chi fa il punto va a match-point. E uno scambio a ritmi contenuti, nella quale è Nole a sfoderare il primo dritto pesante che Rafa non riesce a controllare con il rovescio. Ed è lo stesso Nole a poter servire ora sul 6-5 la palla del match. 3h51m. Punto epico : la prima di servizio non troppo angolata del serbo rischia quasi di far steccare Nadal in risposta. Live sembrerebbe game, set and match.

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10 La cruda sensazione della diretta ci dice o che la palla muoia in rete o che sia un facile boccone da chiudere. E invece la palla ricade a metà campo, nella cosiddetta terra di nessuno. Insidiosa, maligna. Nole con il rovescio non è in posizione comodissima ma riesce lo stesso a incrociare in modo fantastico. Sembra fatta. Nadal con uno scatto felino la arpiona con il suo ormai famoso gancio sinistro e la mette in lungo linea, nella zona scoperta del campo. Ma è corta. Nole recupera. Da li inizia una lotta feroce di 16 colpi. Il 14 è un'altra magia : Nadal arriva appena in tempo su un dritto inside-in del serbo e con una forza spaventosa nelle gambe riesce a sfoderare dal cilindro un tracciante incrociato per poi chiudere al colpo successivo con un grandioso dritto vincente che termina negli ultimi 10 centimetri di campo. L effetto visivo di quest ultimo dritto è inquietante : uno schiaffo proverbiale alla pallina, con un carico di spin decisamente alto. Non l ha colpita, il movimento è stato talmente completo e violento, che sembra quasi l avesse presa, sparata e accompagnata con tutta la forza tipico di un ceffone. Stadio in delirio. La bandana di Nadal ormai è quasi prossima a cadere, si tiene per miracolo tra i capelli in completo disordine dell arrotino. Si gira, 6-6. Nel tredicesimo punto è come vedere due leoni feriti in gabbia, che si menano con tutte le forze rimaste. Ancora, chi vince il punto va a match-point. Tra nastri, righe, recuperi ormai allo stremo delle forze : dopo 20 colpi è Nadal a sbagliare, condotto da un pesante dritto di Nole. Match point numero 2 per il serbo. 3h55m. Sarà quello il punto del match. Su una debolissima seconda palla di servizio, lo spagnolo deve subire la risposta aggressiva di Djokovic, ma il match non finisce. Inizia uno scambio di 19 colpi nel quale Nole fa almeno 4 recuperi prodigiosi, tra spaccate a destra e sinistra. Nadal ha la classe, la forza e il coraggio di tirare prima un rovescio incrociato sulla riga (uno dei colpi più sottovalutati del tennis odierno) e poi un uno-due quello finale nello stesso angolo. L ultimo dritto, in contropiede, è vincente. Da applausi. Nello scambio, lo spagnolo aveva anche steccato un rovescio che per un nonnulla oltrepassò la rete.

11 Per il serbo la vendetta arriverà sullo stesso campo, due anni dopo, quando si vide all opera uno dei giocatori più on-fire di sempre, in condizioni psicofisiche strepitose. Ma questa è un'altra storia. La Caja Magica giustamente in delirio, di nuovo Con una prima vincente, Nadal va a matchpoint (il primo per lui) che Nole annulla alla grande con una insana smorzata di rovescio e conseguente passante in contro balzo di dritto che termina in campo La partita ha giustamente risvolti epici. Nadal salva un altro match-point, il terzo, sul 8-9, causa una risposta profondissima di Nole che termina lunga di un dito. 9-9 si rigira di nuovo. Scoccano le 4 ore. Ed è adesso che Nadal vince la partita. Con un altro dei suoi prodigi. Dopo aver servito una prima in sicurezza (eufemismo), sfodera un dritto vincente in lungo linea al secondo colpo, in completo recupero da destra, con quell effetto tipico che sembra poter uscire ma poi rientra Il punto successivo chiude le 4h02m di partita (il 3-setter più lungo della storia, superato solo 3 anni dopo dal Federer-Del Potro olimpico). Una buonissima prima e un paio di colpi decisi del serbo non bastano, Nadal trova il pertugio giusto e lo infila con un lungo linea imprendibile. Nadal si sdraia a terra e perde la bandana. Nella confusione un bimbo entra in campo e abbraccia il torero, appena dopo Djokovic. Quest ultimo esce in lacrime. Un match combattutissimo, memorabile e strepitoso nel finale, ma non cosi bello nel complesso. Non il match dell anno. La battaglia di Amburgo (2008, stessi due giocatori contro) fu molto più feroce, seppur forse senza le emozioni finali.

12 Madrid tra magia e realtà di Remo Borgatti Aquì Hay Magia. Questo lo slogan che ha accompagnato la 13esima edizione del Mutua Madrid Open In realtà, visti i risultati vien da pensare che il patron Ion Tiriac (sempre più latitante da quando il geniale esperimento della terra blu di due anni orsono è stato sacrificato agli dei del tennis) e Manolo Santana abbiano ingaggiato il celebre illusionista David Copperfield, dato che i ritiri eccellenti hanno fatto più notizia dei presenti. l primo a dare forfait è stato Novak Djokovic, infortunato. Poi ci ha pensato Mirka, dando alla luce Leo e Lenny, a privare il torneo della presenza del marito Roger Federer. Infine, in corso d opera, anche la numero uno del mondo WTA Serena Williams ha rinunciato a difendere il doppio titolo conquistato nel biennio 2012/13, vittima di un malanno alla coscia sinistra. Ma in fondo, agli spagnoli interessa soprattutto che i loro beniamini facciano più strada possibile e allora eccoli accontentati dalla resurrezione annunciata di Rafa Nadal, dalla conferma del solito David Ferrer e dalla sorpresa (ma non troppo) Bautista-Agut. Per non parlare di Feliciano Lopez, approdato ai quarti dopo due battaglie con Delbonis e Youzhny e grazie al ritiro di Thiem. Proprio il giovane austriaco, classe 1993 e proveniente dalle qualificazioni, si è reso protagonista della più grossa sorpresa del torneo maschile estromettendo il vincitore di Australian Open e Montecarlo, Stanislas Wawrinka, in una delle tante calde serate madrilene di questa edizione. Così, mentre Nadal faceva terra bruciata nella metà superiore del tabellone e approdava in finale cedendo appena 19 giochi in quattro partite, dalla parte bassa emergeva Kei Nishikori, reduce dal trionfo di Barcellona. Il giapponese, decima testa di serie, si sbarazzava negli ottavi del bombardiere Milos Raonic in due tie-break e, soprattutto, piegava in semifinale la resistenza di David Ferrer nel match del torneo, durato quasi tre ore e concluso con il punteggio di al decimo match-point. Concluso nella tarda serata del sabato, l incontro metteva però a dura prova la schiena di Nishikori che pagava il giorno dopo lo sforzo sostenuto. Avanti di un set e un break, il nipponico calava alla distanza e faceva felici i

13 C è bisogno di qualcosa che rivitalizzi il torneo, anche se al momento è difficile dire cosa. dodicimila del Santana in delirio per il recupero di Nadal. Dopo aver vinto 62 il primo set ed essere stato avanti 42 nel secondo, Kei subiva una serie di sette giochi e sul 30 del terzo era costretto al ritiro. Tutto è bene ciò che finisce bene, dunque, e il Mutua Madrid Open si aggrappa una volta di più al suo idolo nell anno in cui si è avuta la sensazione che il torneo stia progressivamente perdendo di prestigio. Il pubblico, frenato anche dai prezzi dei biglietti, ha preso d assalto i campi secondari nelle prime giornate ma sul centrale si è visto in massa solo per le partite di Nadal. Troppo poco per un evento che vorrebbe essere, ed è, di caratura mondiale. Nonostante l assenza ormai cronica di Vika Azarenka e il ritiro nei quarti di Serena, il torneo femminile è stato vario e vivace. Alla fine l ha spuntata Maria Sharapova, finalista nel 2013 e recente vincitrice a Stoccarda. La mucca, come lei si definiva su questa superficie, è sempre più a suo agio sulla terra e anche a Madrid ha dato un saggio del suo carattere aggiudicandosi tre dei sei incontri sostenuti al set decisivo. Dopo il debutto soft contro la Koukalova, è stata la statunitense McHale al secondo turno la prima avversaria a metterla alle corde, perdendo solo 64 al terzo parziale. Negli ottavi, sul campo 2 (intitolato ad Arantxa Sanchez Vicario), la siberiana si è imposta a una Stosur decisamente

14 in palla per per poi tornare sul centrale ed avere la meglio in rimonta sulla cinese Li ( ). In semifinale Maria ha regolato Agnieszka Radwanska, sopravvissuta a tre match-point contrari al secondo turno contro la Kuznetsova dopo essersi imposta all esordio alla giovane Eugenie Bouchard. Nei quarti la polacca si è trovata di fronte un altra campionessa di domani, la francese Caroline Garcia reduce dalle qualificazioni, che l ha severamente impegnata ma contro la Sharapova tutto ciò che ha saputo produrre è stata una parziale reazione nel secondo set. Accreditata della quarta testa di serie, la rumena Simona Halep ha evidenziato i suoi enormi progressi (nel 2013 giocò grazie alla wild-card che sempre Tiriac riserva ai connazionali) conquistando la finale nella metà superiore del tabellone. Anche lei, come la vincitrice, ha dovuto saltare un paio di ostacoli insidiosi nella corsa verso il traguardo. Sia la tedesca Sabine Lisicki (negli ottavi) che l ex campionessa del torneo Petra Kvitova (in semifinale) le hanno strappato il set d apertura ma alla lunga Simona ha fatto valere la sua eccellente condizione fisica. In finale invece la situazione si è capovolta ed è stata la Halep, dopo una partenza a razzo, a subire la personalità di una Sharapova via via sempre più fiduciosa e incisiva. Perso il primo set 61, la tigre ha cambiato marcia e ha finito per prevalere nei restanti. Più ombre che luci nel torneo degli italiani, salvati dalla vittoria in doppio delle chicas Errani-Vinci. In singolare, sono state le stesse azzurre di Fed Cup a regalare i maggiori sorrisi pur non avendo superato la soglia degli ottavi di finale. Dopo dieci giorni di tennis intenso, è calato il sipario sulla Caja Magica. Il moderno e imponente impianto edificato nella zona sudovest della capitale riaprirà i battenti solo tra un anno. Troppo poco.

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16 I miei internazionali di Alex Bisi Djokovic il nuovo cesare Venerdi 16 maggio 2014, ore 5.00 della mattina, la sveglia suona, ma è una di quelle levatacce che affronto molto volentieri. Devo prendere un treno per Roma, appena il tempo di infilare i panini nello zaino che il mio passaggio è già fuori ad attendermi, oggi non si lavora, si respira Tennis! Il treno è in perfetto orario, e alle 9.30 siamo già dentro Il Foro. Arriviamo con gli addetti ai lavori,hostess bellissime, e Stewart della federazione. Un sopralluogo per vedere che gadget recuperare appena apriranno i vari stand e poi ci dirigiamo dove arrivano i giocatori,sembra che nulla si muova, quando appare dal nulla Ana Ivanovic, che si ferma per qualche autografo e per farti capire che vista da un metro sembra disegnata con la matita, tanto è bella. Aspettiamo ancora un po, passa Seppi anche lui prodigo di firme e foto per tutti, poi decidiamo di andar a vedere se riusciamo a vedere qualche allenamento interessante. Troviamo la chichi Roberta Vinci che è sempre un piacere veder giocare, il tempo di mangiar un paio di panini che decidiamo di avviarci verso il centrale per il primo big match di giornata, quello della nostra Sara Errani. Il pubblico è caloroso con la nostra portacolori,

17 Sara, che risponde alla grande e fa suo il terzo parziale e vola in semifinale tra l ovazione dei suoi tifosi che affronta un avversario ostico come la cinese Li Na. Le prime battute del match non fanno presagire nulla di buono, la vincitrice degli Australian Open sembra giochi con il freno tirato e che stia prendendo le misure alla nostra Sara, che si sa però è una gran combattente. E proprio con la tenacia che la contraddistingue approfitta dei tanti errori dell avversaria e fa suo il primo set. Il pubblico si gasa, ma nel secondo parziale Li NA alza il livello del suo gioco e rimanda tutto al terzo set,c è tensione sugli spalti, e il centrale si riempie per sostenere la nostra Sara, che risponde alla grande e fa suo il terzo parziale e vola in semifinale tra l ovazione dei suoi tifosi. Io scappo fuori a fine match per veder l allenamento di Nole, ma ahimè arrivo a così giusto il tempo di ber una birra e far quattro chiacchere con qualche amica, che si rientra per vedere Dimitrov-Haas. Purtroppo vediamo poco match,il tedesco si ritira, unica nota positiva è che Djokovic-Ferrer inizierà in perfetto orario e non correrò il rischio di dover uscire prima per prendere il treno. Son molto ansioso di veder Djokovic dal vivo essendo suo tifoso, e il match non delude le aspettative. I due giocano alla grande,ferrer risponde ad ogni colpo di Nole, e lo mette in grande difficoltà,ciononostante è il serbo che si aggiudica il primo parziale. Mentre prendo fiato,noto stranamente tanti posti vuoti nella tribuna,dove io avrei voluto sedere per vedere i giocatori da dietro,ma che la biglietteria mi dava come settore esaurito.

18 Si pianifica già il prossimo anno con l obbiettivo di rimanere almeno due giorni,la voglia di tennis è veramente tanta e le giornate come questa non fanno che aumentarla. Ma il match riparte e non c è tempo per pensare ad altro,ferrer non ha intenzione di mollare, e vederlo dal vivo, ti rendi conto di quanto corra. Lotta e a suon di vincenti porta Djokovic al terzo. Il meteo fa un po le bizze, piove un po ma nulla di grave,niente viene interrotto, e nel terzo set Nole, qualche sbavatura a parte, prende in mano il gioco e chiude il match con ovazione generale del pubblico. Ahimè questo è il segnale che bisogna uscire e prender la strada della stazione,un ultimo giro per i campi e poi via con i mezzi verso Termini. Sul treno io e i miei due compagni di viaggio, nonostante la stanchezza riviviamo ogni momento della giornata, come bambini che non vogliono smettere di giocare per andar a dormire.

19 Caroline Garcia, finalmente ci siamo? di Alessandro Varassi A Madrid la giovane francese ha incantato, conquistando i quarti di finale nell importante torneo Mandory, e confermandosi ad alti livelli dopo il successo di Bogotà Torniamo indietro di 3 anni, precisamente alla tarda primavera A Port d Auteill si stanno disputando gli Internazionali di Francia, quelli che incoroneranno alla fine Na Li, in finale sulla nostra Francesca Schiavone, per capirci. In tabellone, per il secondo Slam di fila, ottiene una wild card una giovane ragazza francese: si chiama Caroline Garcia, è nata il 16 Ottobre 1993 a Saint Germain-en-Laye, la stessa città di Amelie Mauresmo, e viene accompagnata da tante aspettative sul suo conto, anche se per molti è una perfetta sconosciuta. Non lo sarà più quando al secondo turno incontra sul Philippe Chatrier sua regina Maria Sharapova. Accolta sul campo centrale da un misto di curiosità e scetticismo, Garcia fa sudare la bella siberiana per due set, trovandosi avanti per , a soli 2 game quindi da una clamorosa vittoria. L esperienza di Masha ha però la meglio, e alla 18enne transalpina restano solo gli applausi del pubblico di casa, oltre alla consapevolezza di poter essere una protagonista del mondo WTA. E torniamo a bomba ai giorni nostri. Alla Caja Magica di Madrid si disputa uno dei 5 Mandatory, i tornei appena sotto agli Slam per importanza nel circuito WTA. La giovane Caroline, che nel frattempo si è fatta grande, è la vera sorpresa della manifestazione, battendo tra le altre l ex top ten Sara Errani negli ottavi, e conquistando i quarti contro Aga Radwanska. Una vittoria, quella contro l italiana, decisamente meritata, mettendo in mostra un ottimo tennis molto solido da fondo, non disdegnando qualche sortita a rete. L esperta Sarita era riuscita a rimontare il primo set perso nell angusto campo 5 dell impianto madrileno, e nel terzo conduceva addirittura per 2-0. In realtà nei primi 2 giochi del terzo mi ha regalato tutto lei, con molti errori, io mi limitavo a ributtare la pallina di là confesserà nel post partita la Errani, ma ciò non fa altro che confermare la

20 forza della francese, capace di uscire fuori vittoriosa da un match quasi segnato, contro una top player della terra rossa. I quarti di finale non avranno un esito così fortunato, ma anche la polacca Radwanska avrà di che sudare per 3 set prima di avere ragione della francese, che ferma ad 11 la striscia di vittorie consecutive per la transalpina. Prima dell importante torneo della capitale spagnola, infatti, la Garcia aveva festeggiato il primo titolo in carriera nel circuito maggiore, a Bogotà, dove ha sconfitto in finale l ex numero 1 del mondo, Jelena Jankovic, battuta per la prima volta dopo due precedenti in cui la francese si era arresa lasciando sul piatto dei match point non concretizzati. Che il 2014 fosse l anno della definitiva svolta lo si era capito in Fed Cup. Nel 3-2 con cui la Francia condanna gli USA alla sconfitta in Fed Cup, la mano della Garcia è decisiva, con le due vittorie in singolare contro Keys e Stephens, e il decisivo contributo in doppio con la Razzano. Amelie Mauresmo (sua capitana e sua concittadina) e Mary Joe Fernandez, coach degli USA, confermano in coro: La Garcia è stata il vero ago della bilancia della sfida. La Francia, che guardava preoccupata al circuito WTA specie dopo l abbandono di Marion Bartoli, sembra tirare un sospiro di sollievo. La ragazza si farà, come aveva vaticinato tra gli altri anche Andy Murray nel 2011, e la nostra Francesca Schiavone dal Foro Italico qualche settimana fa: Ha molti colpi nel suo repertorio ed è attenta a tutto. A 20 anni è molto più avanti di me alla sua età ha ammesso la Leonessa d Italia. Il ranking la pone al momento tra le prime 50 giocatrici del mondo, ma è destinato a migliorare ulteriormente, se quello intravisto in questa primavera 2014 verrà confermato. All ombra della Tour Eiffel già si leccano i baffi

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22 Elena Baltacha di Marco Avena Elena Baltacha, atleta dotata di grande etica del lavoro e spirito di competitività Era la notte di domenica 4 maggio quando il mondo del tennis ha ricevuto la tragica notizia della scomparsa di Elena Baltacha, atleta dotata di grande etica del lavoro e spirito di competitività - come la definì anche Judy Murray, mamma di Andy - che è stata portata via da un brutto male all'età di 30 anni. Fin da quando aveva 19 anni, la tennista britannica di origine ucraina soffriva di una malattia epatica cronica (la colangite sclerosante primitiva, ndr) che l'aveva sempre condizionata, anche se non le aveva impedito di continuare a praticare il suo sport preferito. Proprio la sua forza fisica era stata l'arma migliore con cui combattere questo male contro cui tuttora non sono ancora stati trovati rimedi. Elena, ritiratasi il 18 novembre 2013, dopo essere stata per diverse stagioni la miglior giocatrice britannica, nello scorso mese di gennaio aveva scoperto durante un controllo clinico di avere una grave forma di cancro al fegato che in pochissimo tempo se l'è portata via. Siamo straziati oltre ogni parola per la perdita della nostra bella, talentuosa e determinata Bally - ha dichiarato Nino Severino, ex marito e allenatore di Elena -. Era una persona incredibile che con il suo spirito ispiratore, il calore e la sua gentilezza ha toccato così tante persone. Elena Baltacha aveva dedicato anima e corpo al tennis e quando aveva dovuto fare un passo indietro dal tour a causa dei suoi guai fisici non aveva comunque smesso di stare nell'ambiente e di dedicarsi a racchette e palline. La Elena Baltacha Academy e i suoi 70 ragazzi erano immediatamente diventati una delle sue priorità. Figlia di un ex calciatore e di una ex eptathleta, entrambi sovietici, Elena ha sempre vissuto a contatto con il mondo dello sport e ha conosciuto la Gran Bretagna nel 1988, proprio quando il padre Sergei si trasferì primo calciatore della storia dell'unione Sovietica in Inghilterra all'ipswich Town. Cresciuta nella cittadina scozzese di Perth e poi nella più piccola Paisley, si fece conoscere al grande pubblico britannico nell'estate del 2002 quando, a Wimbledon, sconfisse la sudafricana

23 In tanti, addetti ai lavori e non, hanno pianto la scomparsa di Elena mandando messaggi di cordoglio o scrivendo semplicemente pensieri sui social network Amanda Coetzer, mentre il 2010 fu forse il suo anno migliore grazie a due successi sulla cinese Li Na e una sull'azzurra Francesca Schiavone, allora detentrice del titolo del Roland Garros. Elena Baltacha raggiunse proprio quell'anno la sua migliore posizione in classifica, la 49ª e, seppur essendo stata una tennista di secondo piano, fu capace di far breccia nel cuore dei suoi connazionali grazie all'impegno e la dedizione che mise nel trascinare la Gran Bretagna in Federation Cup dove chiuse la sua avventura con un bilancio di 33 vittorie e 16 sconfitte. Curiosamente la sua grande rivale in Gran Bretagna, ma anche la compagna con cui difendeva a spada tratta i colori dell'union Jack in Fed Cup, era un'altra immigrata, quella Anne Keothavon originaria del Laos da dove i genitori erano scappati durante la guerra. Due nomi, Baltacha e Leothavon, che gli amanti britannici del tennis avevano col tempo imparato a conoscere e ad amare. In molti si sono già attivati affinché la sua memoria non venga dimenticata e il suo ricordo sia uno sprone a cercare fondi per curare il cancro: la Lawn Tennis Association (la federazione britannica, ndr) ha già annunciato che verrà organizzato il Rally for Bally, una raccolta fondi sulla falsariga di quanto successo lo scorso anno al Queen's con il Rally Against Cancer : tre doppi misti verranno giocati domenica 15 giugno, rispettivamente al Queen's, a Eastbourne e a Birmingham, e tra coloro che hanno già dato la loro disponibilità ci sono Martina Navratilova, Tim Henman e Greg Rusedski.

24 Serena Williams e il bisogno di riposo di Alessandro Varassi La sconfitta a Charleston contro Jana Cepelova ha spinto la numero 1 del mondo a prendersi qualche settimana per riposare Chi l ha incrociata a Charleston, non ha potuto fare a meno di notarlo. Serena Williams, numero 1 del mondo e reduce dal trionfo di Miami, era stanca, molto stanca. La campionessa in carica del torneo sulla terra verde ha abdicato incredibilmente all esordio, contro Jana Cepelova, che ha così conosciuto il suo momento di gloria. I più si sono chiesti: poteva Serena davvero pensare di mettere in bacheca il settimo titolo in Florida, e poi volare a Charleston per inseguire il suo terzo successo consecutivo alla Family Circle Cup? La risposta, facile dirlo ora dopo quello che è successo, è no. La stessa Serena ha dato pieno credito alla Cepelova, capace di attaccare la numero 1 del mondo da ogni lato del campo, ma in conferenza stampa non si è tirata indietro: il viaggio da Miami si è fatto sentire, ed è stato uno dei fattori che possono spiegare la sconfitta. Sono stanca, ho bisogno di alcune settimane di stacco, dove non devo pensare al tennis ma a ricaricarmi. Sto dando il massimo da un paio di anni, sono un po affaticata ha ammesso Serena. Sì, ha bisogno di un break la numero 1 del mondo, chiamata a stravincere ogni volta che scende in campo. Quando uno spettatore, o un addetto ai lavori, la vede giocare, non tiene contro probabilmente di tutto quello che c è dietro: allenamenti, viaggi e tutto ciò che serve per permetterlo. Mi prendo qualche momento di vacanza, devo staccare la spina, respirare a fondo, non ho avuto abbastanza tempo neanche nella off season. Ho subito iniziato gli allenamenti, ho riposato davvero poco nelle ultime 2-3 stagioni. Ne ho bisogno, specie per la stagione sulla terra. Dove difende i principali tornei del circuito: Madrid, Roma e il Roland Garros. Da quando è tornata in pista, nel 2011, dopo aver rischiato di chiudere anzitempo la carriera, Serena ha giocato ben più di quanto facesse da giovane. In queste 2 stagioni, la Williams è tornata numero 1 del mondo, ha vinto due medaglie d oro alle Olimpiadi (singolo e doppio), e 4 prove dello Slam. Cosa le manca?

25 Mi prendo qualche momento di vacanza, devo staccare la spina, respirare a fondo, non ho avuto abbastanza tempo neanche nella off season" Probabilmente, non solo un periodo di riposo nel brevissimo tempo, ma anche un piano di medio-lungo periodo, per dosare le forze e continuare ancora per qualche anno ad essere l assoluta dominatrice del circuito WTA. Ai primi di Maggio, nella splendida cornice della Caja Magica di Madrid, vedremo se Serena aveva solo bisogno di staccare un po la spina, o se è l inizio della parabola discendente di una delle più grandi tenniste della storia.

26 Jelena Jankovic e Alisa Kleybanova di Franca Angelini Giocano il doppio per lo stesso motivo, disputare qualche partita in più e migliorare il gioco a rete. Una specie di extra allenamento ma meno noioso Poco in comune A guardarle da fuori non sembra esserci troppo in comune fra le due. La serba con quel suo atteggiamento di chi ama farsi notare, una che quando è in campo sembra dire gioco mi diverto e voglio fare spettacolo. A volte anche con un pizzico di dramma, il che non guasta. JJ, come viene chiamata da chi le vuol bene (fans compresi) è una perfezionista «Non sono mai soddisfatta del mio gioco. Quando esco dal campo ho sempre la sensazione che potevo fare molto meglio. Credo sia la mia natura. Non dico mai ho giocato bene. Penso sempre che la mia avversaria abbia giocato molto meglio e che io sia stata forse un pizzico fortunata». La russa è invece una ragazza che ha vinto la partita più difficile, sconfiggendo il linfoma di Hodgkin , come ha scritto sul suo sito quando ha annunciato il suo ritorno al tennis dopo una battaglia di due anni (in questa aiutata dallo staff dei medici dell ospedale di Perugia, dove è stata curata). Con il quarto di finale ottenuto a Stoccarda (ha anche battuto Petra Kvitova, testa di serie numero tre), Alisa Kleybanova è tornata nella top 100 (al numero 87). Un altro passo verso il suo obiettivo: la Top-20.

27 «Il mio sogno...» «Sento che sto diventando più veloce, più forte fisicamente, più resistente. Non ho bisogno di cercare motivazioni speciali. Per me scendere in campo è ogni volta un sogno che diventa realtà. Semplicemente, mi piace il solo fatto di poter giocare ogni giorno, giocare tornei ed essere nella élite. Io amo questo sport e in allenamento do sempre il 100%. E so che se continuerò con questo spirito i risultati arriveranno. Già ora gradualmente stanno migliorando. Ci saranno dei brutti giorni, ma questo capita a tutte. Io provo a non preoccuparmi e questo mi aiuta». Al Porsche Tennis Grand Prix di Stoccarda, nel fronte nei quarti. Ha vinto la Jankovic, ma la serba che in genere ama parlare soprattutto di sé, ha mostrato grande rispetto per la sua compagna di doppio e amica. «Non è mai facile giocare contro qualcuno che conosci così bene. Alisa è una splendida persona e una gran giocatrice. Non è mai bello quando dobbiamo giocare contro. Anche se siamo due professioniste, io voglio vincere, lei vuole vincere È un po strano. Anche perché il giorno dopo giochiamo dallo stesso lato del campo. No, non è mai facile». Una coppia nata per caso Una coppia di doppio nata per caso. Racconta Alisa: «A Doha ci allenavamo insieme il primo giorno del torneo, e Jelena non aveva nessuno con cui giocare il doppio. Me lo ha chiesto, ho accettato». Dopo Doha, Dubai e Stoccarda... Ora hanno deciso di giocare insieme per il resto della stagione. «Con Jelena c è sempre stato una grande rispetto. Giocare accanto a lei è divertente, in campo ridiamo molto. Anche quando qualcosa va male nessuna delle due se la prende e continuiamo a giocare con il sorriso sulle labbra. Per tutte e due è chiaro che il nostro obiettivo è il singolo, mentre il doppio è solo per divertimento.

28 Il risultato ovviamente è importante ma senza alcuno stress» Parafrasando il titolo di una commedia, Ti ho scelto come compagna di doppio per allegria. Anche perché, diciamoci la verità, una Jankovic che non si diverte non è facile da vedere. «Pensate che mi ci impegni a esser così come sono?», ci chiede la serba mentre si fa una (altra) bella risata. «È nella mia natura. Anche quando sto rispondendo alle domande dei giornalisti, per me è solo divertimento. Questo è il mio modo di essere, anche se non ci sono le telecamere intorno. Se voi veniste con me al ristorante o fuori dal campo da tennis mi conoscereste un po meglio e vedreste che io sono così. Sono frizzante e mi piace parlare A volte senza senso». Grande risata della Jankovic e di tutti i presenti. «Avere dei bei momenti, far ridere la gente, diffonde della buona energia, ecco io penso che sia la cosa più importante». Andrea Petkovic con cui la Jankovic ha giocato il doppio a Charleston conferma: «Il bello di Jelena è che lei è esattamente così come la vedi. Con lei non ci sono trucchi o sorprese». «Come Sara e Roberta...» La russa è meno estroversa di Jelena, anche perché sarebbe difficile esserlo di più... «In genere io non parlo molto con le altre tenniste fuori dal campo. Dopo gli allenamenti e le partite tutte abbiamo i nostri impegni. Ma con Jelena ci alleniamo spesso insieme, scherziamo molto e ci sosteniamo a vicenda. Ci piacerebbe creare uno spirito di squadra come quello fra Sara Errani e Roberta Vinci». La Jankovic non perde occasione per sottolineare le qualità della sua amica Alisa. «Ha mostrato quanto sia forte. Ed è motivo di ispirazione per gli altri il fatto che lei sia riuscita a tornare dopo una malattia così grave. Ed è ancora più eccezionale che sia qui a competere a un livello così alto, contro tutte noi». E poi le parole che non ti aspetti, ma sono belle da sentire: «Io sono molto orgogliosa di lei. Sono una sua grande fan. Faccio il tifo per lei ogni volta che gioca contro le altre. La sostengo in tutto. È una ragazza deliziosa, una persona eccezionale e questo, almeno secondo me, è più importante che essere una grande giocatrice».

29 Intervista ad Ana Ivanovic di Stefano Semeraro Una ex n. 1 del mondo con due gambe da modella e due occhi verdi così, non si trova tutti i giorni Ana Ivanovic arriva allo stand Rolex al Foro Italico e riesce a strappare i fotografi dal campo da tennis dove il divo Federer si sta allenando e persino da quello di paddle dove Totti sfida Mancini. Ma è tutt'altro che una diva, Ana, anche se tutti la trattano così. Gentile, sorridente, ironica, per nulla spocchiosa. La fuoriclasse della porta accanto. «Il rapporto con la Rolex funziona perché è impostato su una base comune», spiega lei, «è un marchio raffinato, ma da loro mi sento trattata come una di famiglia. Sono valori in cui mi riconosco». Ana, lei è la più bella tennista del mondo... «Be', grazie, sono lusingata...». Prego. La bellezza a volte può essere un problema. Può falsare il rapporto con la realtà? «Non per me. Anche perché sul campo io cerco di dare il meglio come tennista, e credo la gente lo apprezzi. È vero che qualcuno può farsi condizionare, ma io sono molto genuina, alla mano».

30 E' tutt'altro che una diva, Ana, anche se tutti la trattano così. Gentile, sorridente, ironica, per nulla spocchiosa A Roma sempre solo semifinali, la prima nel «È un torneo che amo moltissimo. Amo Roma, la gente, l'atmosfera: forse per questo mi metto troppa pressione e non arrivo mai sino in fondo. Ci vado vicina, però. Chissà se prima o poi...». Lei è molto emotiva... «Sì, e a volte mi aiuta, altre mi danneggia. Ma io sono fatta così, sono una molto passionale, non mi posso cambiare». È anche appassionata di psicologia: difficile analizzare se stessi? «Dal di fuori sembra tutto più semplice. È vero che mi piace la psicologia, e leggo anche molti libri sull'argomento. Penso anche molto a quello che mi capita, a volte troppo. A volte è meglio non riflettere e seguire l'istinto». Le tenniste sono più stressate dei colleghi maschi: vero? «Sì. La gente vede solo il lato glamour del nostro lavoro, invece è un mestiere molto duro, fatto di viaggi e tanto stress. E le ragazze spesso trasformano lo stress in conflitti fra di loro».

31 Batte spesso le italiane, a Roma è toccato a Karin Knapp... «Non so, di certo non voglio male alle italiane! Ma forse loro non amano molto il mio gioco». Anche lei sembra così dolce, ma in campo sbrana. Dottor Ana e Miss Ivanovic? «Sempre. Sono una grande agonista, odio perdere. E mi arrabbio anche se gioco a backgammon con il mio coach e a carte con mio fratello». Batte spesso le italiane, a Roma è toccato a Karin Knapp... «Non so, di certo non voglio male alle italiane! Ma forse loro non amano molto il mio gioco». Cosa deve fare un uomo per conquistarla? «Essere sicuro di se stesso. Divertirmi, farmi ridere. Non mi piace chi fa lo sbruffone o si intimidisce troppo. L'importante è sempre essere se stessi: io sono una che apprezza l'onestà». Lei non ne ha bisogno, ma che armi usa per sedurre? «Le stesse. Non cerco mai di essere quella che non sono. Anche perché la verità alla fine viene sempre a galla» Oggi è meglio il tennis femminile o quello maschile? «Quello femminile: ci sono tante giocatrici che possono vincere, tante rivalità di qualità al vertice. Non siamo solo glamour e gonnellini». Come si fa a battere Serena Williams? In Australia le è riuscito...

32 Bella e in forma, anche troppo: ci racconta la sua dieta? «Non mangio mai né fritti né dolci..." «È potentissima, bisogna essere aggressivi, ma non troppo perché se fai tanti errori è finita. Facile, no?». La vostra generazione cresciuta sotto le bombe ha fatto grande la Serbia del tennis. Dopo lei e Djokovic chi c'è? «Il tennis oggi è lo sport più popolare in Serbia, siamo pieni di giovani talenti, ma mancano le strutture, e rischiamo di perderli. Però anche i bambini di oggi sono tosti». Bella e in forma, anche troppo: ci racconta la sua dieta? «Non mangio mai né fritti né dolci...» Mai? «Be', chi ci crederebbe? (e fa un gesto molto italiano, ndr). Qualche volta mi concedo la Nutella. Però se devo sgarrare preferisco pizza o spaghetti: amatriciana o cacio e pepe» La politica la attrae? «Per carità, è una cosa che proprio non mi interessa. Il mio amico Djokovic invece ha le qualità giuste». Cosa vede nel suo futuro? «Tre o quattro bambini, quando avrò smesso. E un impegno nella moda».

33 Berdych è pronto per i top-4 di Stefania Grosheva "Si tratta di mettere assieme tutti i pezzi, ma il puzzle è davvero complesso" "Si tratta di mettere assieme tutti i pezzi, ma il puzzle è davvero complesso"- dice Tomas Berdych ironicamente, com egli considera la dimensione e la complessità della sua ambizione di entrare nei top-4 del tennis mondiale con un iniziale vittoria di Grand Slam come partenza. Il numero 5 dell ATP sorride e vede il futuro nel miglior modo possibile, entro i primi 4. "Devi essere estremamente professionista ", dice Berdych." Questo è quello che mi serve per ottenere il meglio dal mio tennis. Berdych è altrettanto rapido per riconoscere la feroce unità dei giocatori più importanti del mondo che si sforzano di mantenere sia la loro supremazia o per rompere il vecchio all'avanguardia e nomina Stanislas Wawrinka, che è diventato il nuovo detentore del Grand Slam in Australian Open. Berdych aveva perso contro Wawrinka in quattro set in semifinale. "Ero molto vicino contro Stan", confessa suspirando a 'The Guardian'. "C'erano tre tie-break". "Stan ha dato a tutti noi una nuova speranza e nuova energia", dice Berdych. "Ha dimostrato che è possibile. Dal 2005, ci sono stati pochissimi giocatori che hanno vinto un Grand Slam, oltre a quei quattro [negli otto anni e mezzo che separano l Open 2005 di Francia e l innovazione australiana di Wawrinka, solo Juan Martín del Potro, che vinto l'us Open 2009, ha rotto il monopolio che ha visto gli altri 34 tornei del Grand Slam condivisi tra le 'quattro grandi']. Incredibile". "Ma ora è assolutamente giusto dire che si sta aprendo, ed è per questo che non mi sento stanco dopo 12 anni [nel tour]. Ho un nuovo impulso e sono molto vicino. Ho bisogno di energia extra per lavorare di più e ottenere maggiore risultati perché so che anche Andy [Murray] si è preso molto tempo per vincere il suo primo Slam". Murray, dopo numerose finali perse, ha vinto l' US Open nel 2012 e Wimbledon l'anno scorso. Berdych sottolinea che l'assunzione di Murray di Ivan Lendl "è stato davvero un grande fattore. Conosco bene a Ivan e sicuramente ha avuto una grande influenza su Andy.

34 Ivan non li ha insegnano nulla di nuovo tecnicamente, ma psicologicamente ha fatto tanto" Ora che lui e Lendl si sono separati, Murray ha il difficile compito di scegliere il suo prossimo coach. "Non importa se si tratta di un grande nome o un ragazzo più ordinario", dice Berdych. "Andy potrebbe scegliere qualcuno molto diverso. Ma hanno bisogno sicuramente della giusta alchimia, psicologicamente". "Quando vedete qualcuno allenare Federer si pensa: Ha pagato il ragazzo a Roger per imparare da lui? Ma è molto bello perché quando Roger era giovane, Stefan era il suo idolo. Questo è un esempio della strana chimica di cui abbiamo bisogno. Non sto dicendo che Stefan non può dargli uno o due consigli, ma,in realtà, cos'è che si può dire a un ragazzo che ha vinto 17 Grand Slam? Si tratta solo di chimica e Roger può dare un passaggio". Berdych è stato allenato dal 2009 da Tomas Krupa, un altro ceco. "Era nella top-100 del doppio e classificato circa 250 in single, ma ha allenato Radek Stepanek quando era al meglio della sua condizione, al numero 8, e adesso lui è con me. Molte volte mi vengono rivolte, se cerco i nomi di allenatori e sì, c'è ancora una finestra per questo. Sono aperto a questo". Berdych era arrivato agonizzante vicino ad una vittoria importante nel 2010, quando ha battuto Federer e Djokovic a Wimbledon. "E poi c'è Rafa in finale..." - dice con un sorriso macabro, ricordando la sua perdita deludente contro Nadal. Wimbledon offre ancora la migliore speranza di diventare un campione. "Si. Ma sto ridendo perché mi ricordo con tanta fatica nei miei primi anni sull'erba. Poi la mia prima finale di Grand Slam è stata Wimbledon! Quindi tutto è possibile. Ma l'erba è cambiata in modo significativo e si può muovere molto più facilmente. Esso è adatta al mio gioco, in questo momento.

35 Parlando di questo momento nella sua carriera pensa che "adesso c'è più di una possibilità. L'anno scorso ho giocato Queen's per la prima volta ed è andata molto bene. Quindi, sono contento di tornarci quest'anno. Non so se vogliono sentir questo a Wimbledon, ma l'erba a Queen's è molto migliore ". Parlando di questo momento nella sua carriera pensa che "adesso c'è più di una possibilità. Estremamente difficile, ma se diventa la realtà che un giorno io sollevo un grande trofeo che può valere cinque loro, la sensazione sarà ancora più speciale. Penso di poter vincere uno Slam. Questo è il mio obiettivo principale e se potessi sceglierne uno, allora, avrebbe dovuto essere Wimbledon. Ma, onestamente, vorrei vincere qualcosa".

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