Seminario di Architettura dell Informazione (3 ore accademiche)

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1 Seminario di Architettura dell Informazione (3 ore accademiche) INTRODUZIONE AL SEMINARIO Excursus nel mondo dell AI in generale, con esempi pratici tratti dall esperienza quotidiana e introduzione graduale ai principi. Le descrizioni saranno fatte sia in generale che applicate al web. - anche se non impareremo ad usarla in questa sede, mancando il tempo, ci serve ad esplorare questo tipo di approccio e cercare di capire la prospettiva con cui si affronta la costruzione di un sito: spesso si è tentati di passare subito allo sviluppo, ma i contenuti non sono da considerare come elementi da giustapporre: come nel linguaggio, è importante la struttura, cioè le relazioni tra gli elementi (tra i contenuti, tra le pagine, ecc.) Il corso è suddiviso in 2 parti: 1 parte: panoramica generale 2 parte: principi e strumenti 1 PARTE: COS È L AI - Definizioni - Caratteristiche - Obiettivi - Storia/1 - Storia/2 Definizioni una definizione? Essendo una disciplina relativamente nuova, ci si trova spesso a dover spiegare di cosa si tratta. Non è facile individuare una definizione precisa che colga l essenza e la portata del campo d azione dell AI: c è sia un dibattito interno tra chi si occupa di AI (ricerca di autodefinizione e distinzione dalle altre figure, soprattutto riguardo alle professioni del web) sia una necessità di comprendere cosa sia da parte di coloro che non ne hanno mai sentito parlare. Anziché definizione univoca individuare nelle varie definizioni quelle parole chiave che verranno approfondite in seguito e che possano aiutarci a farci un idea di cosa sia l AI. 1. Wikipedia: struttura e organizzazione 2. sito dell IAI (riferimento internazionale), approccio più intuitivo 3. Rosenfeld e Morville, considerati i fondatori della disciplina, sono gli autori del libro più famoso sull'information Architecture - Information Architecture for the World Wide Web - pubblicato nel 1997 negli Stati Uniti e oggi alla sua alla terza edizione (2006) ultima tradotta la seconda (2002): categorizzazione, facilitare l accesso ai contenuti, trovare e gestire le informazioni, principi del design e dell architettura. 4. In anni più recenti, uno degli studiosi italiani che si occupano di AI, Luca Rosati, fa riferimento ai concetti di interazione uomo-informazione e interazione uomo-ambiente, pensando soprattutto alla situazione attuale in cui non c è più una separazione tra mondo fisico e digitale, essendo oggi computer e internet ormai sempre più distribuiti negli oggetti, negli ambienti

2 e servizi della nostra vita quotidiana. Parlano infatti di spazi informativi condivisi (dalle persone e dai diversi mezzi/strumenti di comunicazione) Conclusioni: cosa possiamo trarre da tutte queste definizioni? L obiettivo non è certo analizzare il dibattito su quale sia la definizione giusta, ma esplorare l argomento per delineare alcune importanti caratteristiche dell AI che emergono dalle parole chiave dalle quali definire: - Caratteristiche Oltre le definizioni 1. è basata sul concetto di struttura (relazioni tra gli elementi - tra i contenuti, tra le pagine, ecc. -, grazie alle quali si crea un sistema, cioè un tutt uno la cui efficacia è superiore alla somma di quella delle singole parti). 2. è una disciplina complessa e di confine, difficilmente definibile con contorni netti rispetto ad altre attività di creazione e organizzazione dei contenuti in generale. Più che una disciplina a sé stante, l architettura dell informazione costituisce un sapere di confine che si muove in modo complesso fra discipline più classiche come la bilblioteconomia, la linguistica e l architettura, e discipline più nuove come la scienza e la teoria dell informazione, l ergonomia, l information retrieval. 3. è una disciplina trasversale cioè applicabile sia allo spazio fisico-sociale sia a quello digitale (e qui si apre un importante capitolo che riguarda la collocazione della disciplina nell ambito del sapere a livello storico che vedremo tra poco). Per questo gli esempi che faremo saranno ripresi sia dal mondo fisico che da quello del web. - Obiettivi Qual è lo scopo dell AI?: a. il concetto di trovabilità: traduzione del neologismo inglese findability=capacità di un informazione, risorsa od oggetto di essere localizzabile e (in ambito web) fruibile (non basta raggiungere una risorsa: es. un documento o una persona devono poter essere individuati, ma anche utilizzati o direttamente - visualizzati/contattati - oppure indirettamente scaricati, link a profilo su social o deve esserne permesso il rinvio per la prenotazione o l acquisto. Anche questo non investe solo il mondo internet, ma è un concetto universale: tuttavia, in quanto collezione distribuita ed eterogenea di molti miliardi di risorse, il web rappresenta uno dei campi del suo maggior sviluppo. Tra le caratteristiche che devono avere i siti internet, e cioè l usabilità (efficacia, efficienza, soddisfazione d uso, facilità di apprendimento e di uso, sicurezza) e l accessibilità (possibilità di fruizione da parte di qualsiasi tipologia di utente), la trovabilità delle informazioni è la caratteristica più importante in AI. b. Informazioni trovabili e ri-trovabili: l AI deve fornire anche la possibilità di ritrovare informazioni archiviate. I siti odierni sono ormai complessi raccoglitori di contenuti, destinati quindi nel breve o medio periodo a una forte crescita. Se l organizzazione dei contenuti non è stata pensata fin dall inizio in modo dinamico e flessibile (guardando avanti) accadrà ben presto che l architettura del sito non sarà più in grado di accogliere in modo appropriato i contenuti stessi. Soprattutto, non sarà in grado di raccoglierli in modo funzionale alle

3 diverse necessità di accesso e ricerca del pubblico. Un informazione non che non è ri-trovabile equivale a una informazione inesistente. Conclusioni: si conclude perciò con una possibile definizione semplificata che aiuta a spiegare brevemente cos è l AI (da fornire ad es. a chi vi chiedesse di cosa parlava questo seminario!, pur sapendo della sua complessità in base alle considerazioni fatte). - Un po di storia/1: AI come parte dell organizzazione della conoscenza 1. I principi di AI sono indipendenti dal tipo di contenuto e supporto: in effetti si dice che l AI è una disciplina emergente, ma solo se riferita al mondo del web, perché in realtà i principi di strutturazione, classificazione, ordinamento, ecc, che ne sono alla base sono principi universali che appartengono al quadro più generale di organizzazione della conoscenza. Parliamo per esempio della classificazione (antichità, archivi e biblioteche, fino alla classificazione a faccette). Gli obiettivi erano gli stessi, cioè favorire l accesso alle informazioni. L organizzazione della conoscenza è un problema che si è posto per gli esseri umani fin dall antichità come necessità di sistematizzare il sapere al fine di rendere le informazioni facilmente reperibili e utilizzabili. Se si pensa che le informazioni sono alla base della formazione della conoscenza (conoscenza= il risultato di un processo cognitivo individuale con cui l intelligenza umana riceve, analizza e riutilizza le informazioni) e che capire quali conoscenze sono già note e come sono strutturate è sempre stato anche il punto di partenza per la ricerca di conoscenze nuove (che, come suggerisce l interpretazione del termine scienza nella cultura tradizionale cinese, prevede sempre l elaborazione o classificazione della conoscenza ), si capisce l importanza per l umanità di organizzare la conoscenza mano a mano che questa veniva prodotta in misura crescente da scienze e scuole di pensiero, andando a costituire nel tempo un enorme mole di informazioni sempre più difficili da gestire: a. Classificazione dei viventi (sistematica). Uno degli obiettivi principali è sempre stato quello di comprendere il mondo che ci circonda, quindi studiare la natura, gli organismi viventi: sarebbe impossibile studiare l'enorme varietà del mondo vivente se esso non fosse innanzitutto classificato. i. La prima classificazione generale degli esseri viventi risale al IV sec.ac, con Aristotele ( a.c.); Aristotele propose un sistema di classificazione basato sulle pochissime conoscenze di allora e contenente molte supposizioni; i suoi studi erano per lo più annotazioni di carattere ora anatomico, ora fisiologico ora etologico. ii. Le classificazioni di Aristotele costituirono la base per le numerose classificazioni successive. Tra questi, Plinio il Vecchio (23-79 d.c.) scrisse una Storia naturale con una classificazione che includeva anche animali immaginari e che fu alla base dei successivi bestiari medievali (raccolte di immagini e descrizioni di animali reali e immaginari con scopo didattico e religioso) allora infatti la zoologia era considerata una scienza affine alla teologia, generando una lunga serie di indagini che si sforzavano di individuare

4 corrispondenze tra gli animali e i simboli divini di cui erano presunti portatori. Un esempio quello di Aberdeen, un manoscritto del XII sec. Es. tra le bestie troviamo il satiro (uomo con zampe di capra), tra gli uccelli la fenice e l ape, tra i serpenti i draghi. iii. Seguirono numerose classificazioni che dal Rinascimento tornarono ad avvicinarsi ad un osservazione più naturalistica, fino ad arrivare al grande naturalista svedese Linneo ( ), considerato il creatore dell attuale sistematica (scienza che classifica gli esseri viventi in 7 categorie, ordinate in senso gerarchico dalla più piccola alla più grande: Specie, genere, famiglia, ordine, classe, phylum, regno.). Egli (nelle ultime opere) applicò rigorosamente il sistema della nomenclatura binomia agli animali e alle piante, stabilì una rigida gerarchia di categorie. Secondo il sistema di nomenclatura binomia, e tuttora in uso, ogni organismo vivente è univocamente identificato da un doppio nome in lingua latina, di cui il primo relativo al genere e il secondo relativo alla specie. Il gatto domestico, ad esempio, è classificato come Felis catus, mentre l'uomo è Homo sapiens. Nel sistema gerarchico di classificazione biologica, come in una serie di scatole cinesi, le specie affini sono raggruppate in generi, i generi affini sono raggruppati in famiglie, le famiglie affini in ordini, questi a loro volta in classi, le classi in phyla o divisioni e i phyla in regni. Un particolare gruppo costituisce un'unità tassonomica o taxon, e il livello in cui è collocato è una categoria. Questa classificazione è in pratica un grande albero gerarchico tuttora utilizzato nelle scienze biologiche, il cui criterio di classificazione era la somiglianza. In questo modo, senza accorgersene, stava classificando gli organismi in virtù delle loro similitudini genetiche, e perciò anche evolutive. iv. Charles Darwin ( ), con la pubblicazione dell'origine delle specie, inaugurò un nuovo periodo nella storia della tassonomia. Egli e i suoi seguaci riconobbero che il compito della classificazione è quello di individuare gruppi formati da specie derivate da un antenato comune. Quindi la sistematica di oggi è filogenetica, cioè riflette la storia evolutiva degli esseri viventi e l albero di Linneo, integrato da altri raggruppamenti intermedi, è di fatto un albero genealogico. b. La classificazione dei libri: da millenni le conoscenze scritte sono raccolte e conservate nelle biblioteche: queste raccolte sono organizzate secondo criteri: (biblioteconomia: disciplina che si occupa dell organizzazione e della gestione della biblioteca in quanto sistema che seleziona, conserva e rende accessibili i documenti per la lettura e la ricerca) i. Già nel 660 AC un re assiro aveva organizzato le tavolette di argilla per argomento

5 ii. Nel IV sec. AC la biblioteca di Alessandria (330AC), la più grande biblioteca del mondo antico, in cui Callimaco fece la prima classificazione dei testi degli scrittori in lingua greca suddivisi per genere, creando una grande opera: il catalogo dei volumi della biblioteca su 120 tavolette, i Pinakes o «Tavole delle persone eminenti in ogni ramo del sapere con l'elenco delle loro opere». iii. Con l invenzione della stampa (metà 1400) si assiste ad una accelerazione della circolazione dei documenti, conseguente alla crescita quantitativa della produzione libraria, che funge da ulteriore stimolo al perfezionamento delle tecniche del controllo bibliografico. iv. Tra i vari sistemi, quello fondamentale fu quello messo a punto dal bibliotecario americano Melvil Dewey, noto come classificazione decimale e diffuso oggi nelle biblioteche di tutto il mondo: questa si basa sulla classificazione per argomento e divide lo scibile in dieci classi, numerate da 0 a 9; ogni classe è suddivisa quindi, sempre decimalmente, dal generale al particolare secondo i bisogni, e le suddivisioni possono essere particolareggiate ad libitum. Poiché i numeri classificatori vanno considerati come frazioni decimali, è chiaro che tra l'uno e l'altro ne possono essere intercalati infiniti altri, semplicemente aggiungendo nuove cifre all'ultima del numero, dopo il quale si vuol fare l'intercalazione. E un tipo di classificazione gerarchico-enumerativa. La struttura della notazione numerica è quindi gerarchica, con una ramificazione ad albero che permette di specificare anche il più particolare argomento trattato da un libro, partendo dalla disciplina principale a cui appartiene. Un altro sistema di classificazione gerarchica è quella ideato per la Biblioteca del Congresso (Library of Congress), la biblioteca nazionale degli Usa tra le più grandi del mondo, che suddivide i soggetti in categorie estese contraddistinguendole con lettere maiuscole v. Tra le tecniche sviluppate in seguito per far fronte al possibile caos generato dall accumulo di materiale prodotto, è di particolare interesse il sistema elaborato nel 1930 dal matematico e biblioteconomista indiano Ranganathan. Il suo sistema, denominato faceted classification e tradotto in italiano come classificazione a faccette, si poneva come alternativa ai tradizionali schemi di classificazione gerarchicoenumerativi. In alternativa agli schemi di classificazione già esistenti da diversi decenni, come la tradizionale Classificazione Decimale Dewey, Ranganathan studiò un sistema meno rigido e più articolato, che definì classificazione a faccette. Una faccetta (in inglese "facet") è un particolare aspetto sotto il quale un argomento viene trattato. Con una classificazione a faccette, il contenuto di un documento può essere descritto analiticamente nei suoi diversi aspetti; questi sono poi espressi tutti insieme, secondo una sequenza

6 determinata da regole di funzionalità: perciò Ranganathan definisce questo tipo di classificazione analitico-sintetico. vi. La classificazione a faccette realizzata da Ranganathan è nota come Colon Classification, per la caratteristica frequenza con cui ricorre nella sua notazione il simbolo di due punti (in inglese "colon"). Si tratta di un sistema alquanto raffinato e complesso, che anche per questo è stato utilizzato in un numero assai limitato di biblioteche. Il nuovo sistema fu ripreso e ulteriormente raffinato negli anni '50-'60 dal Classification Research Group (CRG) di Londra, ed è oggi noto anche come classificazione analitico-sintetica: anziché collocare un soggetto o un argomento in un unica classe di appartenenza (come nel tipo gerarchico-enumerativo), la classificazione a faccette è un metodo di catalogazione basato sulla multidimensionalità dell'informazione. Ogni attributo è detto appunto faccetta rappresenta solo una delle possibili caratteristiche dell'oggetto. Il vantaggio più evidente di una tale classificazione per categorie plurime è la flessibilità: ogni oggetto può essere rintracciato per mezzo di più chiavi di accesso, su una combinazione di più attributi, aumentando così notevolmente le probabilità di successo. Riconosciuta come potente mezzo di ricerca, finora è stata però poco applicata nelle biblioteche. Il motivo è perché la classificazione a faccette a fronte di una facilità di ricerca per l'utente, necessita per il catalogatore di un lavoro maggiore nella definizione delle caratteristiche e nella schedatura. Ma l'avvento del web e dell'architettura dell'informazione possono rilanciare questa tecnica, che in ambiente digitale mantiene intatti i vantaggi per il navigatore, ma automatizza e semplifica notevolmente il lavoro a monte. Il metodo prevede una fase di analisi dei vari aspetti (le faccette ) del soggetto e successivamente una loro sintesi in classi ritenute significative: per questo è detta anche analiticosintetica. E uno schema di classificazione più elastico in cui gli elementi possono appartenere anche a più raggruppamenti, in base alle faccette impiegate, e possono con ciò essere raggiunti seguendo più percorsi. Per questa ragione la classificazione a faccette è detta anche classificazione multidimensionale. - Un po di storia/2: quando si comincia a parlare di AI a. Il termine originale inglese Information Architecture fu coniato nel 1975 dall architetto e graphic designer statunitense Richard Saul Wurman, collegando per la prima volta il concetto di architettura (struttura) con l informazione: la sua parola chiave è intellegibilità, cioè rendere l informazione sempre comprensibile da parte delle persone, conferendo alle informazioni un ordine e un architettura che potesse restituirne il senso e la gerarchia. Come architetto era interessato a come gli edifici, i trasporti, I servizi e le persone lavoravano e interagivano tra loro nelle realtà urbane. Questo lo portò a interessarsi del modo in cui le informazioni potevano essere

7 raggruppate, organizzate e presentate in modo comprensibile agli architetti, ai pianificatori delle città, agli ingegneri dei trasporti e specialmente alle persone che vivono o visitano le città. Quindi secondo lui l architetto doveva creare istruzioni per uno spazio organizzato, quindi era proprio l architetto che doveva organizzare le informazioni del contesto urbano, tenendo conto dei bisogni delle persone (abitanti di edifici o cittadini) e delle interazioni tra queste e l ambiente. L architetto deve innanzitutto presentare chiaramente l informazione: es. la mappa astratta di Tokyo, disegnata nel Autore di numerosi libri, Wurman è stato anche il creatore dell affermata collana di guide alle città dall emblematico nome di ACCESS (Access Paris, Access New York, ecc.), che ha rivoluzionato il genere introducendo un uso delle mappe e dei colori semplice ed efficace, capace di separare, collocare correttamente e valutare ogni tipo di destinazione di interesse del turista. b. Rosenfeld e Morville: con l avvento del www (1993) i principi dell AI vengono applicati al web, quindi AI come insieme di quei principi che aiutano ad organizzare le informazioni nei siti internet in modo da renderle facilmente reperibile e fruibili. Il libro pubblicato nel 1997 è oggi alla 3 edizione (2 tradotta) L avvento del web: 1.Avvento del web e ansia da informazione: L idea che la rivoluzione informatica potesse di per sé risolvere il problema dell organizzazione dell informazione, migliorandone la reperibilità e agevolando così la creazione di nuova conoscenza, si è rivelata presto un illusione (v.esempio). Anzi, proprio con l avvento del web si assiste ad un aumento vertiginoso del materiale pubblicato in Internet, soprattutto con il c.d. web 2.0 in cui tutti sono creare e pubblicare contenuti, tanto da far parlare di information overload, una vera e propria crisi da sovraccarico di informazioni, causa anche di disagi di tipo cognitivo e fisico (ansia da informazione) che hanno reso necessaria la messa a punto di strategie per aiutare gli studenti a effettuare e organizzare la ricerca in rete. Anche all interno dei siti, per quanto ben studiati nel layout, c è il problema dell accumulo di informazioni che necessita una buona architettura dell informazione. 2.La classificazione è indispensabile: oggi chiunque voglia realizzare un sito web si trova ad occuparsi di classificazione: se questa attività è stata delegata per molto tempo a esperti bibliotecari e scienziati, oggi essa si pone come una vera e propria sfida per chiunque si occupi dell organizzazione dei contenuti in un sito internet. Classificare le informazioni di un sito in modo utile, cioè riuscire a renderle comprensibili e accessibili, è infatti un procedimento complesso, di cui ci occuperemo nel dettaglio tra poco. Inoltre (altro elemento di sviluppo più recente): 3.AI pervasiva: una sorta di estensione dell architettura dell informazione per il web verso lo studio di ogni tipo di spazio informativo condiviso: digitale, fisico o misto (fisico + digitale). Lo scenario attuale vede infatti una compenetrazione sempre più fitta fra contesti, ambienti e media eterogenei. In questo approccio l AI si intreccia con la UX, disciplina che studia i vari aspetti dell esperienza d uso che una persona prova quando utilizza un prodotto, un sistema o un servizio. Questo approccio considera le esperienze pratiche delle persone al giorno d oggi: oggi molti compiti, per essere

8 compiuti, richiedono un passaggio continuo dal contesto fisico a quello digitale e viceversa. A questa complementarità nella prassi non corrisponde tuttavia un uguale complementarità nel design: vale a dire che non sempre i vari pezzi sono progettati in modo da combaciare fra loro. Poiché ogni medium ha le sue proprie regole, se manca una visione d insieme, si rischia una frattura nel passaggio dall uno all altro. E poiché l architettura dell informazione poggia su principi in larga misura indipendenti dal mezzo e dall ambiente a cui si applicano (ambiente fisico, software, web ecc.), costituisce un ottimo strumento per progettare modelli di interazione trasversali ai diversi canali, capaci quindi di rimanere costanti all interno di un intero processo o sistema, non solo di una sua parte. -l architettura dell informazione funge da connettore fra contesti e media differenti, assicurando una continuità logico-esperienziale a beni o servizi situati sempre più a cavallo fra mondo fisico e mondo digitale. Alla multicanalità subentra oggi la cross-medialità (e la complessità): -nel primo caso (multicanalità) un intero bene o servizio è veicolato contemporaneamente su più dispositivi differenti, alternativi fra loro (ad es. io posso accedere ai servizi bancari tramite lo sportello fisico, tramite il telefono o attraverso il web; il servizio resta tuttavia lo stesso); -nel secondo caso (cross-medialità) porzioni differenti di un medesimo bene o servizio sono sparpagliate fra più dispositivi e ambienti: in tal caso per usufruire di quel bene o servizio sono obbligato ad attraversare più domini complementari ma non alternativi fra loro (ad es. ricevo sul cellulare un sms della banca che mi invita a consultare un documento nell home banking; consulto quel documento su web; e poi mi reco fisicamente in banca per avere maggiori informazioni). - nel caso della cross-canalità c è la possibilità di eseguire un processo in canali diversi (es.per l acquisto di un prodotto: spesso c è una fase preacquisto su internet, poi si può continuare con lo stesso mezzo e fare l acquisto online oppure abbandonare internet e recarsi al negozio) ESPERIENZA PONTE: Costruire una esperienza-ponte significa garantire all utente una continuità nel passaggio da un contesto a un altro. Significa più concretamente permettere all utente di mantenere un modello mentale e un interazione omogenei nel passaggio -da un software o un sito a un altro -dal software al web -dall hardware al software -dal mondo web a quello fisico PAUSA ? 2 PARTE: PRINCIPI E STRUMENTI: parte più pratica, ovvero come si organizzano le informazioni in un sito web - Dati e informazioni definizione di informazione a. definizione generale: una possibile definizione di Architettura dell Informazione parte inevitabilmente dal definirne l oggetto principale, l informazione. A differenza dei dati, che sono elementi primari (fatti, cifre,

9 simboli) espressi come valori privi di un significato intrinseco se non sono riferiti a un contesto (per esempio 122, Mario, Via Roma, ecc.), le informazioni sono il risultato di un elaborazione con cui i dati vengono raccolti, analizzati e organizzati al fine di renderli significativi e utilizzabili dalle persone. La collocazione dei dati in un contesto relazionale, per esempio Mario risiede in Via Roma, conferisce ai dati Mario e Via Roma lo scopo stesso con il quale i dati sono stati raccolti e cioè la possibilità di rispondere a possibili domande (in questo esempio chi? o dove? ), fornendo con ciò un informazione. b. l informazione nella pratica quotidiana: biblioteche, percorsi stradali, supermercati, menu ristoranti, cataloghi prodotti, mappe - (esempi con immagini) Quando l informazione non funziona? es. il classico bigliettino col numero di telefono ma senza il nome=non c è informazione, solo il dato; un cartello stradale appoggiato da una parte non dà alcuna informazione. - Classificazione: A monte di qualsiasi organizzazione c è l opera di classificazione a. Definizione: procedimento con il quale un insieme di oggetti viene diviso in gruppi (classi) a seconda di determinate caratteristiche. b. caratteristiche della classificazione: i. arbitrarietà dei criteri ii. capacità umana di cui abbiamo tutti esperienza: la classificazione degli oggetti è forse l'attività più fondamentale e caratteristica della mente umana ed è alla base di ogni forma di scienza. Tutte le classificazioni hanno due obiettivi pratici: a) facilitare l'identificazione e b) facilitare il reperimento di informazioni. Classificare significa assegnare un oggetto a un gruppo appropriato sulla base di un numero relativamente piccolo di attributi. iii. esempi pratici della classificazione nella vita quotidiana c. requisiti della classificazione: i. funzionalità: i criteri sono tutti plausibili (es.ordinamento dei libri personali); in generale la classificazione deve avere come obiettivo la funzionalità, cioè essere mirata all uso=tra i tanti criteri devo scegliere quelli più funzionali per l utente (esempio sito veterinari); ii. coerenza: una buona classificazione dovrebbe utilizzare un unico criterio di divisione alla volta. La suddivisione di un insieme di oggetti in classi, cioè, dovrebbe essere prodotta impiegando un solo principio di sezionamento alla volta, evitando di mescolarne più d uno. Tuttavia il problema della coerenza s intreccia con la questione della praticità di una classificazione: ogni sistema di classificazione pur aspirando a un certo grado di rigore ha finalità pratiche, quelle di organizzare oggetti e informazioni per facilitarne la gestione, il ritrovamento, lo scambio. Soprattutto quando non sia esclusivamente indirizzato a gruppi ristretti di specialisti, esso deve rendere ovvie le relazioni che intercorrono fra i suoi elementi: deve essere cioè comprensibile e usabile. Il concetto di coerenza (rigore, scientificità) di un sistema di classificazione viene così rimpiazzato da quello di salienza: il principio in base al quale una tassonomia è organizzata per raggiungere gli obiettivi per cui è stata concepita. Questa efficacia non può essere stabilita o misurata in astratto (come vorrebbe Aristotele) ma può essere valutata soltanto in relazione al contesto: le persone, la cultura, il tempo e gli obiettivi di cui un sistema di classificazione è figlio. Così, ad esempio, può sembrare naturale

10 classificare i vini per nazione e regione di provenienza, e in effetti molti negozi e siti web adottano questo sistema. Tuttavia, per la maggioranza degli utenti che non siano esperti e che cerchino un vino da abbinare a un certo piatto, questo tipo di classificazione si rivela inefficace. Meglio, come fanno alcuni supermercati o il sito Wine.com, impiegare vari criteri e permettere la ricerca mediante più caratteristiche contemporaneamente (faccette). d. problemi della classificazione (soprattutto se dobbiamo classificare informazioni che devono essere utilizzate da altri, come quelle di un sito web): per quanto attività spontanea, non è facile realizzare una buona classificazione che sia cioè funzionale e coerente, e questo a causa di: i. ambiguità intrinseca del linguaggio ii. (per il web) eterogeneità dei contenuti del web rispetto alle biblioteche e. esempi nei siti web f. Tipi di classificazione: i. La classificazione gerarchico-enumerativa è l organizzazione più diffusa nel web: essa prevede categorie-padre che contengono categoriefiglie come in un gioco di scatole cinesi. L unica vera differenza tra i siti gerarchici è quanto in profondità viene collocata l informazione. Nei sistemi di classificazione tradizionale (struttura gerarchico-enumerativa) ogni elemento è classificato sotto un unica categoria. Nella classificazione tradizionale gli elementi hanno una collocazione corretta e univoca in uno schema ampio e gerarchicamente profondo che può essere reso attraverso un percorso a gradini categoria padre > categoria figlio. Il problema delle strutture ad albero (o classificazioni gerarchicoenumerative) consiste soprattutto nella loro rigidità: ogni classe o categoria di questi sistemi è concepito come una scatola fisica all interno della quale collocare gli oggetti di una collezione. Ogni scatola, inoltre, è legata alle altre da un rapporto gerarchico padre > figlio; il percorso per raggiungere un oggetto è perciò univoco, e se si imbocca una strada sbagliata si deve ripercorrere a ritroso il percorso compiuto fino a che non sia possibile scegliere un altra diramazione. La peculiarità di questi sistemi è che tutte le possibili classi in cui gli oggetti sono ripartiti devono essere specificate (enumerate) a priori (di qui la definizione di sistemi gerarchico-enumerativi). Ciò rende questo tipo di classificazioni molto rigido e conservativo, perché strutturalmente chiuse, istituzionalizzate e centralizzate: tali schemi non consentono infatti, in fase di indicizzazione, l inserimento da parte del classificatore di una nuova categoria ii. La classificazione analitico-sintetica (detta anche a faccette o multidimensionale) inizia solo ora a diffondersi soprattutto nei siti che gestiscono grandi moli di informazione e in quelli di e-commerce. La struttura multidimensionale nasce dalla Colon Classification, un tipo di classificazione bibliotecaria ideata nella prima metà del secolo scorso dal geniale bibliotecario indiano Ranganathan. In un sistema di classificazione multidimensionale i singoli elementi non vengono organizzati in una struttura gerarchica, ma a ciascuno di essi viene associata una serie di caratteristiche che lo identificano da vari punti di vista. Sarà poi la selezione di alcune di queste caratteristiche a restituire all utente l elemento o il gruppo di elementi (classe) ricercato. In questo

11 modo non è tramite un percorso definito che si arriva al singolo oggetto, ma grazie a diverse possibili interrogazioni, che rispecchiano diversi possibili punti di vista. La classificazione di Ranganathan, considerata unanimemente rivoluzionaria, in realtà ebbe scarsa applicazione perché troppo complessa da attuare in biblioteche a scaffale aperto. Ma il tempo gli ha reso giustizia attraverso l ipertesto, e nel web la classificazione a faccette ha trovato una sua dimensione ideale. Le applicazioni basate su sistemi di classificazione a faccette hanno dimostrato di essere molto più veloci da consultare e di garantire maggiori percentuali di successo rispetto a quelle tradizionali. Nei sistemi a faccette (detti anche analitico-sintetici e fra questi potremmo includere le strutture a grafo) le classi non rappresentano contenitori fisici ma descrittori (ovvero concetti e proprietà di concetti) e la loro relazione è anzitutto semantica. In virtù di questa caratteristica, tali sistemi abbandonano l idea di un enumerazione a priori di tutte le classi, a favore di una metodologia che consente di creare le classi on the fly partendo da alcuni elementi preventivamente decisi (le faccette e i fuochi). Essi permettono quindi di associare un elemento a più categorie o parametri, ciascuno rappresentante un aspetto o faccia dell oggetto. È per questo che i sistemi analitico-sintetici risultano estremamente aperti e flessibili, dando piena libertà all utente di generare di volta in volta le classi di cui ha bisogno attraverso la combinazione di concetti (isolati) primari e delle loro proprietà o relazioni con altri concetti. In una architettura a faccette la rappresentazione dello spazio mediante briciole di pane mal si adatta, proprio perché essa esprime una relazione di tipo gerarchico. - Strumenti dell AI a) I sistemi organizzativi: modi in cui si dispongono/presentano le informazioni affinchè queste possano essere facilmente individuate (Rosati p.18-28) i. schemi: per schema organizzativo si intende un raggruppamento logico dei contenuti fatto in base a certe caratteristiche condivise dai contenuti stessi al fine di facilitarne l accesso. Gli schemi organizzativi sono presenti nella nostra vita di tutti i giorni: si pensi agli elenchi telefonici, al catalogo dei libri di una biblioteca, ai cataloghi di prodotti, alla disposizione delle merci in un supermercato, ecc. Costruire schemi organizzativi efficaci non è tuttavia scontato: infatti, mentre alcuni schemi sono esatti, cioè costruiti in base a parametri oggettivi che vanno a formare settori ben definiti e mutualmente esclusivi (es. elenchi alfabetici, cronologici o geografici), altri suddividono l informazione in categorie non sempre facilmente definibili e sono il frutto di scelte soggettive che devono fare i conti con l ambiguità intrinseca del linguaggio. Questi ultimi, detti appunto schemi ambigui, sono più difficili da costruire ma sono anche più interessanti ai fini dell organizzazione delle informazioni: il lavoro intellettuale di scelta e categorizzazione che ne è alla base permette infatti di creare percorsi e associazioni tra i contenuti che non potremmo trovare, per esempio, in un elenco alfabetico, dove l unico elemento condiviso dalle informazioni è la lettera iniziale del nome. Questo tipo di schemi è particolarmente utile nel web, dove

12 l utente spesso non ha una domanda precisa riguardo a ciò che cerca o non sa esprimerlo con esattezza: in questo caso potrà consultare, per esempio, uno schema costruito per argomento e magari associare l informazione trovata ad altre di cui non conosceva l esistenza. Questo tipo di schema, tuttavia, funziona bene se riferito a un contesto circoscritto in modo che la selezione di un argomento anche generico e ad oggi vastissimo come informatica produca risultati selezionati e contestualizzati. Un altro schema ambiguo è quello basato sull utenza, dove le informazioni sono raggruppate in base al tipo di utente a cui sono destinate: è uno dei più difficili da costruire in quanto non solo implica di definire le giuste categorie di utenti ma richiede anche che questi ultimi si riconoscano effettivamente in una delle categorie previste (per esempio riconoscersi come appartenenti alla categoria giovani può essere a volte soggettivo). Metafora: trasferimento di un concetto da un campo ad un altro (senza fare espressamente la similitudine, es.lui è una volpe): Nella progettazione di questo genere di schemi è necessario però procedere con attenzione e scegliere accuratamente delle metafore che siano familiari agli utenti. esempi sono il desktop stesso, le cartelle, il cestino; nei siti sopravvive nei siti di e-commerce: sito come vetrina, negozio, metafora del carrello; in alcuni siti la metafora dell angolo caffè per le discussioni off-topic (ma non è chiaro cosa contenga) SERENDIPITA : es. cercando il libro di un autore scopro che ne ha scritto anche un altro di cui non ero a conoscenza ii. Strutture: Una struttura organizzativa considera le relazioni esistenti tra le informazioni e definisce perciò il modo con cui gli utenti possono navigare tra di esse. Una tipica struttura organizzativa è la struttura gerarchica, della quale abbiamo tutti familiarità: alberi genealogici, gerarchia degli organismi viventi, suddivisione dei libri (capitoli, paragrafi, frasi, ecc.), la struttura gerarchica è ovunque, in quanto aiuta la nostra comprensione del mondo. Questo tipo di approccio, definito top-down, è perciò importante nell organizzazione delle informazioni in un sito web poiché corrisponde a un modello mentale familiare e facilmente comprensibile. L albero di navigazione di un sito esprime la struttura gerarchica delle sue pagine e aiuta perciò a capire quali sono i rapporti tra i contenuti e come questi possono essere raggiunti. A questo proposito, è importante dosarne sia l ampiezza (numero di opzioni a ciascun livello della gerarchia) che la profondità (numero dei livelli gerarchici), affinché l utente non resti deluso di fronte a un menù di scelte troppo ampio ma con pochi contenuti per ogni opzione, né debba fare troppi passaggi (numero di click) per raggiungere un contenuto situato troppo in profondità. Un altro tipo fondamentale di struttura organizzativa è il modello database, con cui le informazioni vengono raccolte e collegate tra loro secondo un particolare modello logico (relazionale, gerarchico, reticolare o a oggetti) in modo tale da formare un archivio che consente la gestione/organizzazione efficiente dei

13 dati stessi e l'interfacciamento con le richieste dell'utente attraverso le cosiddette query (interrogazione, inserimento, cancellazione, aggiornamento ecc.). In informatica, un Database Management System, abbreviato in DBMS o Sistema di gestione di basi di dati è un sistema software progettato per consentire la creazione e la manipolazione (da parte di un amministratore) e l'interrogazione efficiente (da parte di uno o più utenti) di database (ovvero di collezioni di dati strutturati). Sebbene il recupero dei singoli dati non sia un obiettivo specifico dell AI (l obiettivo è l accesso), questo approccio di tipo bottom-up, cioè partendo dalla strutturazione dei contenuti, è comunque molto importante per l architettura dell informazione di un sito: i campi e i sottocampi con cui il database è stato progettato costituiscono metadati che possono consentire, per esempio, il collegamento tra contenuti appartenenti a categorie di navigazione diverse, oppure la ricerca per campi, rendendo così il database stesso uno strumento non solo di gestione e recupero delle informazioni, ma anche di accesso ad esse. b) sistemi di etichettatura: in generale, un etichetta è una parola o un immagine che si assegna a un oggetto per identificarlo. Nei siti web i sistemi di etichettatura sono sistemi di rappresentazione dei blocchi di informazioni. Creare le etichette significa scegliere la parola o immagine giusta per rappresentare quelle informazioni in modo comprensibile dagli utenti. Scopo dell etichetta: comunicare in modo efficiente senza occupare troppo spazio (con una parola o frase breve devo riuscire a descrivere l informazione a cui l etichetta si riferisce e nello stesso tempo sapere che questa sarà compresa dagli utenti!). In generale le etichette devono essere autoesplicative (non devo aspettare di vedere a cosa corrisponde o essere costretto a ricevere istruzioni prima, es. nel caso della biblioteca San Giorgio) 1. tipi di etichette: a. testuali: i. link contestuali: collegamenti a blocchi di informazioni su altre pagine o in altri punti della stessa pagina (esempi dal sito del comune di Roma e da quello del comune di Firenze) ii. titoli: i titoli che si danno a porzioni di testo o alle pagine del sito, come i titoli della stampa (valgono le regole della stampa) iii. voci nei sistemi di navigazione, rappresentanti le varie opzioni (esempio dal sito della San Giorgio) iv. termini indice: parole chiave, metadati descrittivi, vocabolari controllati con cui si descrivono i contenuti del sito e che servono per la ricerca (es. le parole che si scelgono nei tag meta o title del sito) b. grafiche

14 c) sistemi di navigazione: orientamento. Gli strumenti per la navigazione del sito rappresentano il dialogo con il visitatore, il modo in cui gli si propongono percorsi non solo per accedere alle informazioni ma anche per orientarsi tra di esse: in poche parole, la navigazione fornisce al visitatore il senso del contesto durante l esplorazione del sito. Per fare questo è necessario che la progettazione utilizzi sistemi di navigazione standard, ciascuno dei quali risolve problemi specifici: sistemi incorporati (globale, locale, contestuale) e supplementari (mappe, indici, guide e ricerca) d) sistemi di ricerca: In generale, la ricerca può considerarsi parte dei sistemi di navigazione di un sito, anzi è spesso uno strumento preferito dagli utenti, i quali hanno così la possibilità di utilizzare direttamente termini propri per arrivare all informazione che cercano. Proprio in questo risiede la difficoltà di progettare un sistema di ricerca: la complessità del linguaggio sia a livello di semantica che di morfologia - quest ultima soprattutto per le lingue che hanno un sistema flessivo articolato, come l italiano - fa sì che vi siano tanti modi e termini per riferirsi a un oggetto: per esempio un utente può ricercare una parola attraverso uno dei suoi possibili sinonimi; oppure inserire nella ricerca una forma del lemma - per esempio, per nomi e aggettivi: singolare o plurale, maschile o femminile - che può non coincidere con la forma in cui la parola si trova nel sito. Per questo occorre istruire il sistema affinché riconosca le possibili varianti, sia a livello di sinonimi che di forma del lemma, e provveda a restituire tutti i possibili risultati che soddisfano la ricerca. Nello stesso tempo, occorre anche che la rosa dei risultati sia circoscritta a quelli che si riferiscono effettivamente all oggetto cercato, escludendo perciò quelli relativi a un termine che, per esempio, contiene soltanto una stringa della parola digitata e che magari ha un altro significato. In questo caso occorre dare istruzioni al sistema circa la tolleranza nel confronto tra le stringhe di testo, stabilendo un numero massimo di lettere diverse. E inoltre opportuno fornire anche un tipo di ricerca strutturato in base a filtri che aiutino l utente a limitare la ricerca tramite la selezione di parametri predefiniti, corrispondenti ai metadati con cui sono stati organizzati i contenuti (ricerca avanzata). Metadati (la descrizione dei dati); I metadati sono un concetto cruciale dell AI: andando oltre a quella che può considerarsi una definizione tautologica secondo cui i metadati sono dati sui dati o informazioni sui dati, possiamo concentrarci sul ruolo che essi hanno in pratica nell organizzazione delle informazioni in un sito. In questo senso i metadati vengono utilizzati nel web per descrivere documenti, pagine, immagini, file e altri oggetti di contenuto al fine di migliorare la navigazione e il recupero delle informazioni. Sono formati da parole o frasi e rappresentano una fonte preziosa di parole chiave per la ricerca dei dati: ne è un esempio il tag <META>, utilizzato nel linguaggio HTML, che associa il nome del sito a termini correlati con lo scopo di favorirne l indicizzazione da parte dei motori di ricerca. In AI i metadati sono le strutture portanti di tutto il sito, essendo la base per l organizzazione dei contenuti stessi: la definizione precisa dei metadati è infatti un lavoro di classificazione che precede la realizzazione di qualsiasi sistema di gestione di contenuti informativi, chiamato comunemente CMS (Content Management System). Nell analizzare i contenuti da trattare, si possono individuare tre tipologie base di metadati:

15 1. strutturali: redazionali (gerarchia interna del contenuto, es. titolo, sottotitolo, testo, ecc.); di tempo (collocazione del contenuto nel tempo, es. data di pubblicazione, data di scadenza o durata riferibili a un calendario); di target (utenti destinatari del contenuto) 2. descrittivi: di categorizzazione (categorie a cui appartiene il contenuto) 3. amministrativi: di authoring (chi ha scritto il contenuto e/o chi lo ha pubblicato sul sito). Prevedere i metadati che serviranno all organizzazione dei contenuti è uno dei compiti principali di un architetto dell informazione e il punto di partenza per la progettazione di un buon CMS: quest ultimo può essere di fatto considerato, nella sua progettazione o personalizzazione, la realizzazione pratica dei principi di architettura dell informazione. I vocabolari controllati: Thesauri Un modo più sofisticato di utilizzare i metadati è la creazione di un thesauro, definito come un vocabolario controllato in cui vengono identificate relazioni di equivalenza, gerarchiche ed associative allo scopo di migliorare il recupero dei dati. dove per vocabolario controllato si intende qualsiasi sottoinsieme di linguaggio naturale costituito da anelli dei sinonimi, cioè da termini diversi associati tra loro e definiti come equivalenti ai fini del recupero dei dati. Nella pratica, i termini di un anello dei sinonimi spesso non sono sinonimi veri e propri ma rispecchiano i vari modi in cui le persone possono riferirsi a una stessa cosa. Nel caso di un sito web, possono essere ripresi dai vari termini digitati dall utente per cercare un informazione, che comprendono parole simili, parole correlate a un certo argomento e anche parole digitate erroneamente. Un thesauro è perciò una forma complessa di vocabolario controllato in cui i termini sono riferiti a una particolare disciplina e sono legati dalle relazioni se-mantiche di: - equivalenza: gestione di termini sinonimi (sinonimi o varianti del termine) - gerarchia: organizzazione dei termini in categorie e sottocategorie (termini sovraordinati e subordinati rispetto al termine) - associazione: basata su connessioni di tipo soggettivo o culturale (termini correlati). Si tratta perciò di gestire la terminologia, individuando per ogni parola o termine preferito una rete semantica di sinonimi, varianti, omonimi, antonimi e termini correlati. A differenza di un thesauro testuale, che è costruito per permettere alle persone di passare da una a più parole, lo scopo di un thesauro per un sito web è quello di riuscire a intercettare ciò che gli utenti cercano quando utilizzano un termine e di facilitarli così nella navigazione e nel recupero delle informazioni. La scelta dei termini preferiti può essere fatta analizzando i termini inseriti dagli utenti nel log del motore di ricerca. Successivamente viene creata una lista di termini da associare ad una parola e alla ricerca di quella parola l utente visualizzerà nei risultati anche tutte le parole collegate. A questo punto, una buona architettura dell informazione provvederà anche a ordinare i risultati o a permettere all utente di escludere quelli che egli considera non rilevanti. Presentazione dei risultati Ottenuti i risultati, occorre chiedersi poi in che modo presentarli, per esempio:

16 i. quali componenti del contenuto mostrare: in certi casi, per esempio, è opportuno non mostrare tutto il contenuto, ma un elenco di link che rinviano al contenuto completo ii. quanti documenti mostrare: è buona regola fornire il numero dei risultati trovati e presentarli suddivisi in pagine diverse, consentendo la navigazione tra di esse iii. come elencare i risultati: è possibile optare per un ordinamento alfabetico o cronologico (sorting), oppure per un criterio basato sulla rilevanza delle informazioni (ranking). Il primo utilizza i metadati strutturali dei contenuti: per esempio il titolo per ottenere un ordine alfabetico, oppure la data di pubblicazione per un ordinamento cronologico; il secondo può basarsi, per esempio, sulla presenza del termine in campi ritenuti importanti, quali il titolo o l abstract, e in questo caso vengono presentati per primi i contenuti che hanno questa caratteristica. - Considerazioni conclusive - information brokering: Oltre allo scopo principale di facilitare l accesso alle informazioni, l AI considera anche il ruolo di intermediazione che un sistema di gestione può svolge-re. E allora consigliabile che esso preveda la possibilità di filtrare i contenuti in relazione a certi argomenti in modo da scartare quelli non rilevanti; di identificare e suggerire contenuti collegati potenzialmente interessanti; di avvisare gli utenti quando vengono pubblicati nuovi contenuti. In questo modo si può riuscire ad arginare il problema dell overload informativo attraverso una gestione dei contenuti che può essere considerata un vero e proprio sistema di information brokering, ovvero un servizio di selezione e presentazione delle informazioni che viene fornito all utente - ecologia dell informazione: (parte di solito introduttiva, messa invece qui a riepilogo degli obiettivi di base che deve porsi un architetto dell informazione nel realizzare il progetto e applicare i sistemi visti). Utenti Contenuto - Contesto. Sono tre concetti fondamentali che stanno alla base del modello per un efficace pratica del progetto di architettura informativa. Si parla di ecologia dell informazione come di un sistema di relazioni e combinazioni tra questi tre elementi. Dobbiamo comprendere gli obiettivi economici che stanno dietro ai siti web, la mission, le risorse e le infrastrutture tecnologiche (contesto). Essere onsapevoli della natura e della quantità del contenuto informativo che esiste al momento del progetto (contenuto) e come esso possa evolvere, comprendere i bisogni e i comportamenti della ricerca delle informazioni dei nostri principali destinatari (utenti). Questi sono i tre riferimenti su cui lavorare, quindi: analisi e progettazione, prima di pensare allo sviluppo del sito.

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