La questione energetica: la sfida
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1 La questione energetica: la sfida dal globale al locale Claudio Baffioni Roma 3 Facoltà di Geologia 16 marzo 2011
2 Credits Angela Michiko Hama UN International Strategy for Disaster Reduction Stefano Tibaldi ARPA Emilia Romagna Emilio D Alessio Coordinamento Agende 21 Locali Italiane...
3 Bibliografia
4 Bibliografia
5 Gli Scenari Nell'Outlook 2010 dell IEA si configurano tre scenari diversi: -Lo Scenario Nuove Politiche che prende in considerazione i vari impegni e politiche che sono stati annunciati dai diversi paesi - Lo Scenario Politiche Attuali, in cui si assume l'assenza di modifiche rispetto alle politiche in vigore a metà 2010; - Lo Scenario 450, che delinea un percorso energetico coerente con l'obiettivo dei 2 C, grazie al contenimento della concentrazione di gas serra a circa 450 parti per milione (450 ppm CO2 eq)
6 Gli Scenari
7 Considerazioni
8 Considerazioni
9 La popolazione mondiale La popolazione mondiale dovrebbe passare dai 6,7 miliardi nel 2009 ai 8,5 miliardi nel Per la prima volta, nel 2009, gli abitanti nelle aree urbane sono stati la maggioranza rispetto agli abitanti delle aree rurali. Gli abitanti nelle aree urbane passano dai 3,3 miliardi nel 2008 ai 5,2 miliardi nel 2035.
10 La popolazione mondiale
11 La crescita economica Il Fmi prevede una crescita globale del PIL al 4,6% nel 2010 e 4,3% nel Le economie avanzate (in sostanza, l'ocse) dovrebbero espandersi del 2,6% nel 2010 e del 2,4% nel 2011, a seguito di un calo della produzione di oltre il 3% nel La crescita nel resto del mondo, si prevede che sia superiore al 6% negli , a seguito di una modesta espansione del 2,5% nel Tuttavia, l'fmi riconosce che le prospettive per l'attività economica rimangono insolitamente incerte. I rischi per la crescita associati all aumento del debito pubblico nelle economie avanzate sono i più evidenti, soprattutto per quanto attiene le preoccupazioni per la liquidità e la solvibilità di alcuni Paesi, ad esempio, la Grecia ma anche altri paesi europei, e il pericolo che queste preoccupazioni potrebbero evolvere in una vera e propria crisi contagiosa del debito sovrano.
12 La crescita economica
13 Considerazioni
14 La crescita economica Il 18 Marzo del 1968 Robert Kennedy pronunciava, presso l'università del Kansas, un discorso nel quale evidenziava l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate. Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow- Jpnes, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. (segue)
15 La crescita economica Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. (segue)
16 La crescita economica Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'america, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani. Tre mesi dopo veniva ucciso durante la sua campagna elettorale che lo avrebbe probabilmente portato a divenire Presidente degli Stati Uniti d'america. Un pensiero che ha condotto alla decrescita felice di Latouche e al Green GDP dell OCSE
17 Generalità sull'energia Fonte: World Energy Outlook IEA
18 Generalità sull'energia Fonte: World Energy Outlook IEA
19 Generalità sull'energia Fonte: World Energy Outlook IEA
20 Generalità sull'energia Fonte: World Energy Outlook IEA
21 Considerazioni
22 Requisiti delle Politiche Energetiche 1. Economicità 2. Sicurezza 3. Tutela ambientale
23 Economicità Il prezzo FOB (Free On Board) copre solo il costo del greggio, del suo carico sulla nave o su un oleodotto; il trasporto e l'assicurazione sono esclusi.
24 Economicità Secondo i dati del Consuntivo Petrolifero 2010 (Unione Petrolifera), la fattura energetica italiana nel 2010 si stima intorno ai 51,7 miliardi di euro, con un aggravio di 9,3 miliardi di euro (+22%) rispetto al 2009 e un peso sul Pil del 3,3% (contro un valore medio dell 1,5% negli anni novanta).
25 Sicurezza
26 Sicurezza
27 Sicurezza
28 Considerazioni
29 Considerazioni
30 Considerazioni
31 Sicurezza
32 Considerazioni
33 Tutela ambientale
34 Considerazioni
35 Energia e Ambiente Effetto Serra
36 Emissione Assorbimento
37 Energia e Ambiente Effetto Serra
38
39 Variations of the Earth s Surface Temperature
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41 Is the sun s radiative power increasing?
42 Cambiamenti in corso Cambiamenti della temperatura del pianeta Scioglimento dei ghiacci Precipitazioni e siccità Livello del mare Circolazione atmosferica ed oceanica Eventi meteorologici estremi
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44 Le Politiche Internazionali LA CONVENZIONE QUADRO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI UNITED NATIONS FRAMEWORK CONVENTION ON CLIMATE CHANGE (UNFCCC) Entrata in vigore il 21 Marzo 1994
45 IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change Quando è nato: nel 1988 Chi lo ha istituito: World Meteoreologic Organization and United Nations Environment Programme Cosa fa: E un organo scientifico che ha il compito di fornire ai decision makers informazioni sui CC in maniera comprensibile, trasparente ed obiettiva, sulla base delle conoscenze provenienti dalla letteratura scientifica mondiale al fine di comprendere i rischi dovuti ai cambiamenti climatici di origine antropica e dare indicazioni per la mitigazione e l adattamento in maniera neutrale dal punto di vista politico
46 Finalità della Convenzione Mitigazione; Adattamento; Ricerca ed osservazioni sistematiche; Comunicazioni Nazionali; Raccolta e diffusione delle informazioni.
47 UNFCCC: art. 2 The ultimate objective of the Convention is to achieve stabilization of GHG concentration in the atmosphere at a level that should prevent dangerous anthropogenic interference with the climate system. Such a level should achieved in a timeframe sufficient to allow ecosystems to adapt naturally to climate change.
48 Principi chiave Articolo 3 Equità ed equità intergenerazionale (art. 3.1); Responsabilità comuni ma differenziate (art. 3.1); I paesi sviluppati devono farsi carico delle iniziative (art. 3.1); Il principio precauzionale la mancanza di certezze scientifiche non deve essere usata per posporre le misure (art. 3.3); Le Parti devono promuovere lo sviluppo sostenibile (art. 3.4)
49 Obblighi Articolo Obblighi per tutte le Parti (mitigazione, adattamento, reporting); 4.3 Finanziamento ai PVS; 4.4 Finanziamento per i PVS vulnerabili ai cambiamenti climatici; 4.5 Il trasferimento delle tecnologie; 4.7 Implementazione legata al finanziamento ed al trasferimento delle tecnologie; 4.8 Azioni per i Paesi in via di sviluppo;
50 Il Protocollo di Kyoto: l obiettivo I Paesi sviluppati (annesso 1) Il primo periodo di obbligo percento di riduzione delle emissioni aggregate rispetto ai livelli del 1990 Entro il 2005 progressi dimostrabili; Entro il 2005 cominciare le negoziazioni sul secondo periodo di obbligo.
51 Considerazioni sulla COP 15
52 Considerazioni sulla COP 15
53 Considerazioni sulla COP 16 (da Coordinamento Agende 21 Locali italiane) Non si è arrivati ad un accordo legally binding. Accordi di rilievo che hanno avuto il benestare di 192 delegazioni su 193, con l'unica opposizione della Bolivia (ha rifiutato gli accordi perché giudicati troppo inconsistenti rispetto alle necessità). I due punti principali sono quelli relativi al protocollo di Kyoto e alla cooperazione a lungo termine. Per quanto riguarda il protocollo di Kyoto se ne garantisce una estensione, cancellando le riserve espresse da Giappone, Canada e Russia.
54 Considerazioni sulla COP 16 Sulla cooperazione a lungo termine, ovvero del ruolo dei paesi emergenti, Cina, India e gli altri accettano un percorso che li porterà a limiti prescrittivi e ad attività di controllo e verifica dei risultati ottenuti. Altre decisioni importanti sono state concordate sui temi della deforestazione, dei finanziamenti per l'adattamento ai cambiamenti climatici dei paesi più poveri, sulla condivisione delle tecnologie. L'Unione Europea, emarginata a Copenhagen dal bilateralismo tra America e Cina, è tornata a recitare un ruolo da protagonista.
55 Le Politiche UE e Nazionali Nel dicembre del 2008 l'ue ha adottato una strategia integrata in materia di energia e cambiamenti climatici, che fissa obiettivi ambiziosi per il Sono previste le seguenti misure: - ridurre i gas ad effetto serra del 20% (o del 30%, previo accordo internazionale); - ridurre i consumi energetici del 20% attraverso un aumento dell'efficienza energetica; - soddisfare il 20% del fabbisogno energetico mediante l'utilizzo delle energie rinnovabili.
56 Le Politiche UE e Nazionali L 8 marzo 2011 la Commissione Ue vara un nuovo piano per l'efficienza energetica (Energy Efficiency Plan 2011) e stabilisce che entro il 2050 le emissioni di gas serra dovranno ridursi dell'80-95% (le percentuali variano nei diversi comparti economici) rispetto ai livelli del In questo modo, l'ue inquadra in un percorso più ampio gli obiettivi indicati dalla direttiva 2009/28, in base a cui i paesi Ue per il 2020 sono tenuti a produrre il 20% dell'energia da fonti rinnovabili, a ridurre le emissioni del 20% e a migliorare l'efficienza energetica del 20 per cento. L'impegno dell'ue è quello di porre in essere politiche che limitino l'incremento della temperatura globale sotto i 2 indicati dalle conferenze sul clima di Copenhagen e Cancun. Si noti che i i paesi Ue hanno già ridotto le emissioni del 16% tra il 1990 e il 2009, mentre il Pil saliva del 40%.
57 Le Politiche Locali Perché le Autorità locali sono interessate al cambiamento climatico? Gli impatti sul sistema naturale e sociale comportano costi e danni variabili in relazione al grado di vulnerabilità del territorio, dipendente da criteri di natura ambientale, sociale ed economica Questi impatti interessano le Amministrazioni locali perché interessano il territorio da queste amministrato mettendo in pericolo la salute, il benessere economico e sociale degli abitanti e l integrità ambientale
58 Le Politiche Locali Come possono le Autorità locali intervenire contro il cambiamento climatico? Cooperando alla concreta applicazione, in modo diretto o indiretto, delle misure comprese nel Piano Nazionale di Riduzione (PNR) Mettendo in atto, in funzione delle specificità territoriali piuttosto che delle capacità operative e progettuali proprie dell Amministrazione, azioni di mitigazione e adattamento
59 Le Politiche Locali Il Patto dei Sindaci Impegna le città che sottoscrivono l impegno ad andare oltre gli obiettivi delle politiche dell UE in termini di riduzione delle emissioni di CO2 tramite l efficienza energetica e la produzione e l uso di energia più pulita. Lo strumento è l implementazione di un Piano d Azione per l energia sostenibile preparato da ogni città che ha sottoscritto l impegno. Roma ha formalmente aderito al Patto dei Sindaci tramite Delibera di Consiglio il 18 giugno 2008
60 Mitigazione e adattamento CAUSE: diminuire le emissioni di gas serra CC Mitigazione: un problema GLOBALE & Adattamento: un problema LOCALE EFFETTI: riaggiustare l intero sistema naturale e antropico al cambiamento climatico per minimizzare i danni e sfruttarne le opportunità
61 Non bisogna affidare troppe speranze al solo adattamento: anche l adattamento ha i suoi limiti
62 Le Politiche Locali Il Caso Roma Il Piano d Azione Partendo dall esperienza acquisita tramite il progetto Roma per Kyoto finanziato dall Unione Europea nell ambito del Programma LIFE, si è arrivati a preparare il Piano Obiettivo strategico del Piano Tagliare del 6,5% (rispetto al 1990) le emissioni di gas climalteranti, entro il 2012, all interno del territorio cittadino (obiettivo per l Italia del Protocollo di Kyoto). Il Piano d Azione è stato adottato dalla Giunta Comunale il 18 Marzo 2009
63 Le Politiche Locali Il Caso Roma Il Piano d Azione è basato sulla Serie storica delle emissioni Serie storica delle emissioni Evoluzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra dal 1990 al 2006, utilizzando un approccio Top Down (consumo dei combustibili) e Bottom Up (solo per la mobilità, considerando la flotta presente e i flussi di traffico nella rete cittadina)
64 Le Politiche Locali Il Caso Roma EMISSIONI DI GHG IN SETTORI RILEVANTI (ROMA 2006) 2% 5% 1% 10% 27% 24% 31% Residenziale Trasporti Terziario Rifiuti Industria Energia Agricoltura
65 Le Politiche Locali Il Caso Roma Il Piano d Azione è basato sullo Scenario di Riferimento Analisi dell evoluzione dei consumi energetici considerando le politiche e le misure che la Città ha già adottato o è prossima ad adottare
66 Le Politiche Locali Il Caso Roma Tabella complessiva (CO 2 kt) (Obiettivo Kyoto) 2012 (Riferimento) Distanza dall'obiettivo Residenziale Trasporti Commerciale Rifiuti Energia Industria Agricoltura Emissioni Lorde
67 Le Politiche Locali Il Caso Roma Il Piano d Azione utilizza un Osservatorio ambientale sui cambiamenti climatici per aggiornare la serie storica delle emissioni sviluppare le politiche climatiche dell Amministrazione da un punto di vista tecnico - operativo
68 Le Politiche Locali Il Caso Roma Accordo Volontario Agenda 21 Locale Per scrivere il Piano d Azione si è deciso di usare lo strumento del processo partecipato. 61 soggetti tra associazioni di categoria, società energetiche, organizzazioni sindacali e agenzie ambientali hanno sottoscritto un Accordo Volontario per elaborarec analisi di settore e condividere dati da cui estrarre proposte operative.
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70 GRAZIE DELL ATTENZIONE
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