Ricordando Giovanni Dalle Fabbriche. 27 maggio 2012 Agrintesa - Faenza

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1 27 maggio 2012 Agrintesa - Faenza Ricordando Giovanni Dalle Fabbriche

2 Quanto stiamo facendo ora non risponde alla logica di un rito; è piuttosto il momento in cui dichiariamo a noi stesso la necessità di rinnovare la consapevolezza di un dono che ci è stato fatto, di una vita che è stata spesa per il bene di una comunità, di azioni che sono state intraprese per la buona condizione di lavoratori, delle loro famiglie, di imprese pensate e costruite per dare valore alla reciprocità, alla mutualità per far crescere il valore di una territorio e di una comunità. Pensando oggi a Giovanni Dalle Fabbriche, alla sua franchezza, alla sua determinazione, al suo impegno continuo (lo ricordiamo muoversi in questi spazi della vecchia Paf, ma anche in piazza di fronte alla banchina ), ricordiamo a tutti noi il patrimonio che ci ha lasciati; non palazzi, non terreni, ma imprese fondate prima di tutto sul capitale delle persone, delle esperienze, delle professionalità; poi il buon esempio di un impegno per le associazioni sociali, sportive, ecclesiali verso cui riversava entusiasmo e continui stimoli a crescere e diffondere le attività; poi il senso profondo di un fare politica che, se trovava i suoi momenti più alti nelle istituzioni locali, si costruiva nei rapporti con le persone, le famiglie, le imprese agricole e artigianali presenti nelle frazioni, nei paesi, facendosi carico delle domande, delle necessità manifestate per far crescere la qualità della vita di relazione e quindi il valore delle proprie attività produttive e di relazione con il mercato. Il nodo prioritario per leggere e interpretare oggi l azione di Giovanni Dalle Fabbriche si può concentrare in questa espressione: occorre far crescere il capitale sociale, il capitale cioè della fiducia, delle relazioni sociali, della reciprocità e della mutualità, come condizione e premessa per far crescere e valorizzare il capitale economico, quello che si esprime nella creazione e nella distribuzione equa dei redditi, nella accumulazione dei risparmi a favore delle giovani generazioni, nell incremento di valore delle imprese, nell espansione del proprio ruolo sul mercato, acquisendo le migliori condizioni per poter partecipare al processo di globalizzazione della economia. Infatti, non sarà la crescita della economia di capitale anonimo che diffonderà la felicità delle persone e delle generazioni; anzi in questo periodo stiamo ancora drammaticamente subendo gli effetti distruttivi di una economia tutta incentrata sul profitto attraverso percorsi e prodotti del tutto privi di rapporti con la economia reale, quella che gli 1

3 imprenditori, dalla agricoltura alla industria avanzata, sviluppano sul territorio affrontando i rischi di una economia e di una società sempre più complessa e differenziata. Le imprese cooperative sono nate da un capitale sociale diffuso e partecipato anche inconsapevolmente dalla gente che vive in profondità il proprio radicamento nel territorio e nella comunità; le imprese cooperative a cui Giovanni Dalle Fabbriche ha dato un contributo essenziale, hanno saputo interpretare anche senza fare troppi riferimenti alla dottrina sociale cristiana la lezione che proveniva da una riflessione che si era espressa a partire dalla Rerum Novarum di Leone XIII, che facendo riferimento al nostro territorio, ha lasciato tracce diffuse così da creare una cultura e una prassi diffusa della mutualità; perché non ricordare don Giovanni Melandri, non a caso zio di Giovanni Dalle Fabbriche, che spesso in condizioni di marginalità e di non riconoscimento del suo lavoro educativo e promozionale, divenne un protagonista della crescita e della diffusione delle Casse rurali in questa nostra provincia? Il riferimento alle Casse rurali non è occasionale, perché Giovanni Dalle Fabbriche di questa realtà è stato un convinto assertore, così come lo fu con altro linguaggio e stile, quello didattico e della ricerca universitaria Giuseppe Toniolo, economista e scienziato sociale, sostenitore a tutto campo del credito cooperativo, proprio in questo mese proclamato beato. Non credo che sia banale fare questo accostamento tra due figure che in tempi diversi hanno saputo formulare scelte decisive proprio a partire da un ascolto attento dei bisogni delle persone, delle famiglie e delle piccole imprese; le risorse economiche e finanziarie per sostenere vecchie e nuove attività imprenditoriali provengono dalle famiglie e dalle imprese perché ritornino alle famiglie e alle imprese per accrescere la loro capacità di produrre valore sociale ed economico e quindi di accrescere il reddito del lavoro e della impresa e quindi il benessere delle famiglie e delle comunità. Se pensiamo al ruolo esercitato da Giovanni Dalle Fabbriche nell ambito della credito cooperativo, a partire dalla banchina per arrivare alla sua responsabilità nella Federazione nazionale delle Casse rurali, il patrimonio di idee e di pratica concreta della mutualità cooperativa è 2

4 trasparente, comprensibile e praticabile da tutti coloro che intendono perseguire una economia dal volto umano, per far crescere dal vivo le comunità locali. In questo contesto i valori del lavoro e della legalità diventano prioritari per la riaffermazione della responsabilità sociale delle imprese e delle comunità. Infatti, la promozione del lavoro in tutte le sue manifestazioni, dalle attività più deboli e marginali a quelle più ricche di conoscenza e di accesso alla tecnologia, è stato e rimane uno degli obiettivi delle imprese cooperative. Esse chiamate a rispondere a principi e criteri di responsabilità sociale, prima di tutto nei confronti dei giovani, in situazioni di crescente difficoltà nell accedere al mercato del lavoro, e delle persone immigrate da altri paesi, non a caso attirate dalle opportunità di un paese come il nostro. Una caratteristica costitutiva delle imprese cooperative consiste nel fatto di essere fin dalle origini intergenerazionali, di aver cioè la necessità di valorizzare saperi e competenze di giovani e meno giovani; oggi questa finalità di valorizzare il lavoro in questa prospettiva di apertura alle giovani generazioni diventa un motivo esemplare per le imprese cooperative, una ulteriore occasione in cui manifestano la loro responsabilità nei confronti delle comunità e dei territori in cui operano. In questo periodo (in questi giorni) si è giustamente inteso soffermare l attenzione anche sulla dimensione della legalità che occorre affermare e garantire proprio a partire dai territori e dai sistemi delle imprese operanti nella dimensione locale e regionale; anche questo è un terreno in cui la cooperazione può manifestare la sua capacità di affrontare la sfida di un fare reddito e sviluppo delle imprese e dei territori in maniera trasparente e rispettosa dei vincoli normativi che tutelano appunto il lavoro e l impresa. Pensare a Giovanni Dalle Fabbriche anche nell attuale contesto, in cui i motivi della crisi strutturale della organizzazione della economia e della società si intrecciano con i motivi della legalità, significa per noi non soltanto ricordare l enfasi che egli poneva sul valore della persona dentro l impresa cooperativa, ma anche l immagine che lui aveva dei rapporti tra le imprese e le istituzioni da quelle locali a quelle nazionali. Sappiamo bene che lo sviluppo delle imprese cooperative sul nostro territorio deriva proprio dalla lucidità e dalla trasparenza con cui si andavano 3

5 costruendo tali relazioni, anche e soprattutto in considerazione del fatto che in taluni settori produttivi, come quello agricolo, le regolazioni del mercato non erano in grado di rispettare e valorizzare il ruolo dei produttori. Siamo ormai sempre più consapevoli che in questo difficile periodo, qualcosa di rilevante sta accadendo, un processo di cambiamento strutturale, tale da coinvolgere la economia, le sue istituzioni, le sue risorse, ma anche la società civile, che si rende sempre più consapevole attraverso le formazioni sociali intermedie (così le chiamava anche Giuseppe Toniolo), di manifestare una propria soggettività, un proprio originale protagonismo. Per cercare di capire dove stiamo andando, in questo caso, troviamo una indicazione costruttiva che ci viene da Benedetto XVI nella sua, per noi sempre più attuale, Enciclica Caritas in veritate. Egli afferma che occorre ormai, anche nel nostro modo di rappresentarci la realtà economica e sociale, passare da una visione bipolare incentrata sulla economia pubblica e sulla economia di capitale, ad una visione tripolare, dove accanto alle prime due si colloca ormai con chiarezza la economia civile. Quella economia in cui la mutualità cooperativa trova la sua giusta e definitiva collocazione, senza sentirsi marginale in tutto e senza doversi convertire alla idea della omologazione all impresa di capitale anonimo. Nell aprirsi di questa prospettiva, di una economia cooperativa che addirittura diventa il perno essenziale della economia civile, sono confermate tutte le convinzioni di Giovanni Dalle Fabbriche e viene legittimata tutta l azione che quotidianamente egli ha rivolto al risultato di una migliore economia e di una più piena vita sociale. Il patrimonio che Giovanni ci ha donato, oggi è ancora più rilevante, anzi vincolante per noi che nel ricordarlo, non celebriamo un rito, ma dichiariamo il nostro impegno a fare della cooperazione una risorsa essenziale per dare dignità al lavoro e dare protagonismo alle imprese della mutualità e della solidarietà. 4

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