2. CARATTERIZZAZIONE DEL BACINO

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1 2. CARATTERIZZAZIONE DEL BACINO 2.1 Inquadramento geografico definizione del bacino idrografico ed eventualmente idrogeologico In questa fase, non essendo reperibili studi inerenti la perimetrazione idrogeologica del bacino, è stata effettuata solo la perimetrazione del bacino idrografico: pertanto si procede con la sola caratterizzazione di quest ultimo. Il Bacino idrografico del Torrente Impero ha una superficie di 93,56 kmq, il corso d acqua ha una lunghezza pari a circa Km 20. E situato nei territori amministrativi del Comuni di Aurigo, Borgomaro, Caravonica, Cesio, Chiusanico, Chiusavecchia, Imperia, Lucinasco, Pontedassio. I principali affluenti del Torrente Impero sono i rii Lavandero, Tresenda, Agazza, Candellero. Il Torrente Impero è orientato in direzione Nord Sud da Oneglia a San. Lazzaro Reale dove piega verso Ovest in direzione del Monte Grande definendo la parte di bacino come la Valle del Maro, comprendente i Comuni di Borgomaro, Aurigo e Caravonica. La valle del Maro quindi è orientata parallelamente alla costa come quella della Valle Arroscia. A Ovest, il principale nodo orografico è il Monte Grande (m 1.418), dove si individua lo spartiacque che separa il bacino dalle Valli Argentina e Arroscia; percorrendo il crinale verso sud presso la Croce di passo del Maro (m 1.110) si origina il crinale che segna il confine con la valle del Prino; ad Est dal monte Mucchio di Pietra (m 769,6), al Pizzo di Evigno (m 989) il crinale segna il confine con la provincia di Savona e con le Valli di Diano Marina. I valori di acclività dei versanti è medio (35% - 50%), con punte di alta acclività ( 50% - 75%) nelle zone dell alta valle, e zone di bassa acclività(minore 35%) nelle pianure alluvionali lungo l asta fluviale e in prossimità di passi e zone di pascolo. Seguono tabelle riepilogative delle principali caratteristiche del bacino del Torrente Impero e dei sottobacini in esso presenti. Nome Rio Lavandero AFFLUENTI Rio Tresenda Rio Agazza Rio Candellero Tabella Ripartizione della superficie per affluenti Superficie 3,31 Kmq 13,30Kmq 5,25 Kmq 6,97Kmq 1

2 Elenco dei Comuni appartenenti al Bacino e relativa % di territorio interessato Codice ISTAT Provincia e Comune Nome del Comune Superficie occupata dal Comune nel Bacino (km 2 ) % superficie Bacino occupata dal Comune AURIGO 8,76 9,16% BORGOMARO 23,12 24,18% CARAVONICA 4,53 4,74% CESIO 5,07 5,30% CHIUSANICO 13,69 14,31% CHIUSAVECCHIA 3,16 3,31% IMPERIA 14,39 15,05% LUCINASCO 8,11 8,48% PONTEDASSIO 14,60 15,26% Tabella 2.2 Ripartizione della superficie di bacino per comuni CARATTERISTICHE BACINO T. IMPERO Superficie (Kmq) Quota minima (m.s.l.m..) 0 Quota media (m.s.l.m..) 443 Quota massima (m.s.l.m..) 1260 Pend. media versanti (%) 17 Max. lunghezza asta (Km) Popolazione Tabella 2.3 Caratteristiche del Bacino 2

3 Fig. 1 Rappresentazione schematica della distribuzione geografica dei principali bacini idrografici del bacino del T. Impero Analisi morfometrica dei bacini Lo sviluppo della rete idrografica del bacino è articolato nella parte montana, mentre nella parte medio bassa è piuttosto semplice. La zona nord-occidentale, che insiste nei Comuni di Borgomaro e Aurigo è caratterizzata da una rete ramificata soprattutto nell area di pertinenza di Conio e Poggioalto, infatti il Torrente Impero assume ordine 5 in corrispondenza dei Gombi Gandolfo, ubicati a circa 1.25 Km da Borgomaro, verso monte. Il T. Impero è di ordine 6 a partire dalla confluenza con il Rio Tresenda a San Lazzaro Reale. I rii ordine 1 sono numerosi, infatti nell ambito di tutto il bacino se ne possono contare

4 2.2 Inquadramento geologico geomorfologico finalizzato alla caratterizzazione idrogeologica Caratteristiche geolitologiche e geomorfologiche Per la redazione della carta geolitologica il modello Hydro_co prevede la costruzione del modello digitale del territorio costituito dal livello DGM ovvero mappe digitali della litologia. Le litologie vengono raggruppate in classi tipologiche a cui è associato un codice indicante il valore del rispettivo tema. Classi del DGM (mappe digitali Geolitologia) Tipologie Codice Rocce argillose Codice 1 Rocce calcaree Codice 2 Rocce arenacee Codice 3 Rocce silicee Codice 4 Rocce breccioidi Codice 5 Rocce ofiolitiche Codice 6 Rocce cristalline Codice 7 Rocce metamorfiche Codice 8 Coltri detritiche Codice 9 Sedimenti Codice 10 Per la redazione della carta geologica si è fatto riferimento alle carta geologica adottata nel piano di Bacino stralcio per la difesa idraulica ed idrogeologica del T. Impero redatta in conformità ai criteri e raccomandazioni regionali. Nell area in esame le litologie presenti non ricadono nelle tipologie a cui corrispondono i codici 6, 7 e 8. Per la redazione della carta geolitologica si sono accorpate formazioni litologiche con simili caratteristiche geomeccaniche ed idrogeologiche come da tabella seguente. 4

5 Classi del DGM (mappe digitali Geolitologia) Tipologia Codice Formazioni litologiche Rocce argillose, caratterizzate dalla presenza di livelli marnosi fogliettati, dalla presenza di forte fratturazione e in genere molto alterate in Codice 1 -argille di ortovero - Unità di Moglio-Testico - Formazione di S. Bartolomeo corrispondenza degli affioramenti. Rocce calcaree caratterizzate dalla presenza di livelli Codice 2 -Flysch di S. Remo facies calcareo marnoso compatti essenzialmente carbonatici con sporadici livelli marnosi. Esse presentano due sistemi principali di fratture generalmente tra loro perpendicolari e perpendicolari anche alla stratificazione che possono dare origine ad elementi litoidi prismatici. Rocce breccioidi. Si tratta di litotipi originati da Codice 5 -conglomerati di Mte Villa sedimenti marini con granulometria che varia dalle sabbie grossolane alle ghiaie con elementi anche metrici. A seconda che i ciottoli siano arrotondati o meno vengono classificate in conglomerati o brecce. In generale presentano un variabile grado di cementazione che può essere piuttosto basso con comportamento geomeccanico di tali litotipi praticamente come quello di un materiale granulare. Coltri detritiche Codice 9 Coltri sottili e potenti Sedimenti Codice 10 Alluvioni recenti e antiche 5

6 LITOLOGIE Argille di Ortovero Argille grigio-azzurre massicce a luoghi siltososabbiose, più o meno marnose in grandi accumuli in tasche discontinue Pliocene inferiore Conglomerati di Monte Villa Conglomerati poligenici più o meno ricchi di matrice a stratificazione grossolana con gradazione dei clasti crescente verso l alto Flysch di Sanremo Calcari marnosi grigio chiari in superficie, sempre piuttosto compatti, in strati di spessore anche superiore al metro. Unità di Moglio-Testico Scisti marnoso arenacei, molto deformati e laminati di colore da bruno giallastre ocraceo a grigio chiaro, ed un membro pelitico marnoso Sigle presenti all interno della carta geologica adottata nel piano di Bacino stralcio per la difesa idraulica ed idrogeologica del T. Impero redatta in conformità ai criteri e raccomandazioni regionali. aorv cgcmv cmelm astes Formazione di San Bartolomeo Argillite scistosa con spalmature di ossidi, quali ferro e manganese in particolare, che lo rendono lucente e variamente pigmentato, argilliti varicolori emipelagiti calcaree. Coltri detritiche da poco a mediamente potenti coltri eluvio-colluviali, grossi corpi di frana quiescenti e relitte (paleofrana) nonchè le frane attive Alluvioni recenti e antiche assba c e dt al La sopra riportata tabella evidenzia una semplificazione del modello Hydro_Co delle litologie presenti nel bacino; vengono infatti accorpate formazioni aventi diverse caratteristiche geomeccaniche nonché sedimentarie. A titolo d esempio nelle formazioni impermeabili sono state accorpate quelle flyscioidi e quelle di datazione pliocenica, pur avendo caratteristiche litologiche differenti; questa semplificazione influisce sui valori di permeabilità come descritto nel successivo paragrafo. 6

7 2.2.2 Caratteristiche idrogeologiche Sulla base della carta geolitologica presente nel piano di bacino stralcio per la difesa idraulica ed idrogeologica si sono individuati tre principali complessi idrogeologici, in quanto si sono previsti 3 diversi gradi di permeabilità. Ciascun complesso idrogeologico è caratterizzato da termini litologici simili aventi un tipo di permeabilità prevalente comune e un grado di permeabilità relativa che si mantiene in un campo di variazione piuttosto ristretto. La differenziazione tra un complesso ed un altro è data dal grado di permeabilità relativa, indipendentemente dal tipo. Il programma Hydro_Co prevede un modello digitale del territorio, costituito per la caratterizzazione idrogeologica dal livello DHGM ( Digital Hydraulic Conductivity Map), nel quale viene associato a ciascuna cella del modello il valore della conduttività idraulica propria della formazione litologica che è presente nella cella stessa, secondo la tabella 2.4 CLASSE K(cm/sec) COMPLESSI DGM Codice impermeabili Codice semipermeabili Codice semipermeabili Codice semipermeabili Codice permeabili Codice10 1 permeabili Tabella 2.4 Complessi idrogeologici 7

8 Complessi Complesso impermeabile Complesso semipermeabile Valori della conduttivita idraulica codice e litologie presenti nel bacino dell Impero 10-7 cm/sec Codice 1 Argilloscisti di San Bartolomeo, Formazione di Testico, Argille di Ortovero cm/sec - Codice 2 Codice 3 Flysch di Sanremo, Complesso permeabile 10-1 cm/sec Codice 9 Coltri detritiche 1 cm/sec Codice 5 Conglomerati di Monte Villa Codice 10 Alluvioni recenti, alluvioni mobili Tabella 2.5 Descrizione complessi idrogeologici Al complesso impermeabile appartengono tutte le rocce caratterizzate da una composizione prevalentemente argillosa ed argillitica, nelle quali risulta ragionevolmente minima la penetrazione e la circolazione di acqua. Al complesso semipermeabile appartengono tutte le rocce nelle quali la circolazione idrica è garantita da un buon grado di permeabilità di tipo primario, secondario e misto. Appartengono a tale classe rocce eterogenee dal punto di vista idrogeologico, cioè quelle composte da un alternanza di litotipi aventi un diverso grado di permeabilità relativa come le unità flyschoidi. Al complesso permeabile appartengono i depositi fluviali, le formazioni conglomeratiche plioceniche il cui diverso grado di permeabilità localmente riscontrabile è imputabile, oltre che a differenze granulometriche, a quelle composizionali della matrice e del cemento e del diverso grado di cementazione. Appartengono, inoltre, a tale classe anche tutte le coltri. 8

9 La carta della conduttività idraulica (Tav. 2) mette in evidenza che le litologie ricadenti all interno del piano di bacino sono in genere semipermeabili ( Zona 2). Di seguito si riporta un diagramma con le percentuali di superficie delle zone rispetto all estensione del bacino: AREE A DIVERSA CONDUTTIVITA' 10% 2% 18% COMPLESSI PERMEABILI K 1 COMPLESSI PERMEABILI K 10^ 1 COMPLESSI SEMIPERMEABILI K 10^ -2 70% COMPLESSI IMPERMEABILI K 10^ -7 Fig. 2 Rappresentazione percentuali delle zone rispetto alla superficie totale del Bacino Il modello Hydro_Co semplifica molto le problematiche legate alla permeabilità sia relativa che assoluta. Innanzitutto non è presente un intervallo di valori compresi tra 10-3 a 10-5 cm/sec che corrispondono ad una permeabilità mediocre e che dovrebbe essere assegnata alle rocce di tipo flyschoide che sono, nella tabella sopra riportata, inserite nella zona 2, la quale corrisponde ad un valore di 10-2 cm/sec. La semplificazione del modello non ha inoltre permesso di inserire le formazioni calcaree la cui caratteristica di porosità secondaria e talvolta anche fenomeni carsici garantiscono un elevata capacità di infiltrazione ed una notevole circolazione sotterranea che talvolta alimenta sorgenti con discrete portate di magra. Come è noto un complesso idrologico è l insieme di termini litologici simili aventi una comprovata unità spaziale e giaciturale, un tipo di permeabilità prevalente ed un grado di permeabilità relativa che si mantiene in un campo di variazione piuttosto ristretto, ma nel caso del programma Hydro_Co non è stato possibile definire il tipo di permeabilità relativa che caratterizza i litotipi apparetenenti a ciascuna zona, infatti alcune rocce molto alterate per tettonizzazione, possono presentare una permeabilità sia per fatturazione, sia per porosità e quindi possono essere inserite in diversi complessi idrologici. 9

10 Sarebbe opportuno, quindi, eseguire una distinzione dei tipi di permeabilità (primaria, secondaria), tenendo conto dei parametri statistici come l analisi granulometrica, il grado di fratturazione, l indice di carsificazione. L approfondimento deve prevedere: distinzione dei tre tipi fondamentali di permeabilità relativa in rapporto alle caratteristiche geolitologiche e geochimiche permeabilità per porosità permeabilità per fessurazione permeabilità per carsismo 10

11 permeabilità per porosità bassa porosità primaria media porosità primaria alta porosità primaria l infiltrazione e lo spostamento di acqua gravifica in discontinuità spesso di luce notevole l acqua si infiltra negli spazi intergranulari. Le acque sono distribuite uniformemente le dimensioni dei pori sono ridottissime, circolazione trascurabile rocce calcaree che possono essere caratterizzate da permeabilità crescente rocce sciolte, arenarie molto alterate, arenarie a cemento calcareo rocce argillose Fig. 3 Descrizione della permeabilità per porosità permeabilità per fessurazione Discontinuità da molto ad estremamente ravvicinate <0,2 ml Discontinuità da ravvicinate a moderatamente spaziate 0,2-0,6 ml Discontinuità da largamente a molto largamente spaziate 0,6-2 ml molto permeabile mediamente permeabile poco permeabile Fig. 4 - Descrizione della permeabilità per fessurazione 11

12 Un approfondimento sui complessi idrogeologici è importante perché sono l unità base dei rilievi idrogeologici di campagna sulla base dei quali è possibile ricostruire le strutture acquifere, e stendere opportuni piani di ricerca e sfruttamento delle risorse idriche. Si dovranno introdurre nei prossimi studi anche i complessi scarsamente permeabili e mediamente permeabili Classificazione del reticolo idrografico secondo Horton Strahler La gerarchizzazione del reticolo idrografico è stata effettuata secondo il metodo di Horton, in base al quale si assegna ordine 1 alle aste più lontane dalla sezione di chiusura e ordine n+1 alle aste che derivano dalla confluenza di due rami dello stesso ordine. Nel caso in esame la gerarchizzazione è stata condotta utilizzando una carta in scala 1: Lo sviluppo della rete idrografica del bacino è articolato nella parte montana, mentre nella parte medio bassa è piuttosto semplice. Nell ambito di tutto il bacino si individuano 2 rami di ordine 5; il ramo che raccoglie le acque del versante occidentale a monte dell abitato di San Lazzaro Reale e quelle del versante opposto, ovvero l alto corso del Torrente Impero. Il Rio Trexenda, è localizzato nella parte nordorientale del bacino. ORDINE 4 RIO LAVANDERO COMUNE DI CHIUSANICO ORDINE 3 RIO AGAZZA COMUNE DI PONTEDASSIO ORDINE 3 RIO CANDELLERO COMUNE DI CHIUSANICO Tabella 2.6 Principali affluenti del Torrente Impero 2.3 Inquadramento climatico Generalità (da Hydro_co) Il clima della Liguria è un clima temperato caldo determinato dalla marcata orografia, dalla vicinanza della catena appenninica alla costa e dalla privilegiata posizione interamente affacciata sul mare. 12

13 La temperatura media annua risulta superiore ai 14 in gran parte della regione e superiore ai 18 all estremità occidentale. L ampia variabilità spaziale delle precipitazioni comprese tra i 700 mm annui delle zone meridionali e i 1400 mm delle zone settentrionali, risulta tuttavia caratterizzata sostanzialmente da un unico tipo pluviometrico che determina l andamento stagionale delle piogge. L andamento degli afflussi meteorici nell arco dell anno presenta cioè due massimi, uno primaverile ed uno autunnale e due minimi uno estivo e uno invernale. Le perturbazioni autunnali sono in genere responsabili delle piogge piu intense e degli eventi critici per molti dei corsi d acqua Cenni di climatologia Le condizioni climatiche sono frantumate in una varietà di microclimi a seconda dell altitudine, della distanza dal mare, e dell aspetto morfologico. La massiccia catena alpina costituisce un ostacolo per le correnti d aria fredda provenienti dal settentrione ed il litorale fruisce di una protezione con condizioni meteorologiche miti. In virtù di alcune caratteristiche morfologiche del territorio quali l esposizione delle catene montuose, la direzione trasversale delle valli rispetto la costa nonché la profondità del mare i bacini idrografici risentono in misura e in modi diversi dei campi di alta pressione (anticiclone atlantico e russo) e dei campi di bassa pressione ( depressioni atlantiche e mediterranee). Durante i mesi invernali l oscillazione dell anticiclone russo che provoca tempo sereno e freddo e di quello atlantico che provoca tempo sereno e temperature meno rigide può produrre spazio entro cui si incuneano perturbazioni atlantiche. Complessivamente quindi la stagione invernale è poco piovosa. Durante i mesi primaverili l anticiclone russo si attenua mentre si rafforza quello atlantico con rapida formazione di frequenti perturbazioni. I mesi primaverili quindi sono caratterizzati da una media piovosità. I mesi estivi sono contraddistinti dallo stazionamento dell anticiclone atlantico che porta tempo asciutto, caldo e sereno, mitigato dalla presenza di brezze. A metà settembre l anticlone atlantico si attenua consentendo la discesa di perturbazioni atlantiche con masse di ara umida e fredda che portano le precipitazioni autunnali. Lungo la costa si origina un regime termico caratterizzato da temperature minime medie di 6 e temperature massime estive di

14 Nell entroterra aumentano le escursioni termiche e diminuiscono le temperature medie, le precipitazioni talvolta nevose raggiungono i 1200 mm. Interessante il valore dell eliofania che si mantiene su di un valore medio pari a 2775 ore mentre l umidità è prossima al 70% Nelle tabelle 1, 2, 3 e 4 vengono riportati i dati di temperatura e precipitazione per i bacini idrografici soggetti a monitoraggio presenti nel PTA. Ogni bacino idrografico di interesse è caratterizzato dalla temperatura media stagionale, un valore per ognuna delle 4 stagioni, dalla media della precipitazione giornaliera massima ed il valore medio annuale, determinate su base storica. I dati utilizzati per le elaborazioni statistiche provengono sia dalla rete nazionale dell Aeronautica Militare relativa alla serie storica nel periodo sia dalla rete locale OMIRL relativa alla serie storica del periodo (Osservatorio Meteo-Idrologico Regione Liguria) a seconda della disponibilità dei dati bacino per bacino. In alcuni casi sono stati accorpati più bacini idrografici utilizzando una sola stazione per sopperire alla carenza di dati. Bacino idrografico LOCALITA' DI MISURA Temperatura Media Primavera 2000 Temperatura Media Estate 2000 Temperatura Media Autunno 2000 Temperatura Media Inverno 2000 Argentina/Armea ALPE GRANDE Arroscia SAN BERNARDO D'ARMO ,4 - Impero/Prino IMPERIA ,1 11,9 Nervia/Vallecrosia BORGONUOVO - - Roja MONTE MAURE ,5 9,5 Tabella 2.7: Temperature relative ai bacini sottoposti a monitoraggio espresse in C - anno 2000 Bacino idrografico LOCALITA' DI MISURA Temperatura Media Primavera 2001 Temperatura Media Estate 2001 Temperatura Media Autunno 2001 Temperatura Media Inverno 2001 Argentina/Armea ALPE GRANDE Impero/Prino IMPERIA OSSERVATORIO 16 24,7 18,7 11,5 Nervia/Vallecrosia BORGONUOVO 14,7 22,8 15,3 7 Roja MONTE MAURE 16,2 21,7 15,7 8,7 Tabella 2.8: Temperature relative ai bacini sottoposti a monitoraggio espresse in C - anno

15 Temperatura Temperatura Temperatura Temperatura LOCALITA' DI Media Media Bacino idrografico Media Media MISURA Primavera Estate Autunno 2002 Inverno Argentina/Armea ALPE GRANDE Arroscia Impero/Prino SAN BERNARDO D'ARMO IMPERIA OSSERVATORIO 16,2 24,2 18,3 11 Nervia/Vallecrosia BORGONUOVO 13,6 22,1 14,6 7,2 Roja MONTE MAURE 13,2 21 6,9 Tabella 2.9: Temperature relative ai bacini sottoposti a monitoraggio espresse in C - anno 2002 Bacino idrografico LOCALITA' DI MISURA Media storica della Precipitazione Cumulata Annua (in mm di pioggia) Cardinalita' delle Misure * Massima Cumulata Giornaliera (in mm di pioggia) Data (aa/mm/gg) Argentina/Armea ALPE GRANDE 308, Arroscia PIEVE DI TECO 1178, Impero/Prino IMPERIA [SIDR] 765, Nervia/Vallecrosia SANREMO [SIDR] 756, , Tabella 2.10: Dati pluviometrici relativi ai bacini sottoposti a monitoraggio espressi in mm di pioggia. *la colonna cardinalità riporta il numero di dati utilizzati per fare l analisi statistica. Dal valore di cardinalità si può desumere, anche se in maniera qualitativa, la bontà del dato stesso: all aumentare del valore di cardinalità si può ritenere che il dato abbia maggiore affidabilità Definizione del clima attuale della riviera dei fiori (Da Clima e variazioni climatiche nella riviera dei fiori Nicola Podestà EnnePi Libri 2003) I valori medi fatti segnare dalle principali grandezze negli ultimi trent anni sono presenti nella seguente tabella che racchiude in sé le ultime tendenze, essendo stata compilata utilizzando i dati del 2001 e

16 Temperature medie Mese Tmin Tmax Precipitazioni (mm) Eliofania (ore) Umidità relativa (%) Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto , Settembre Ottobre Novembre Dicembre Anno Tabella 2.11 Riepilogo dati delle principali grandezze relativi agli ultimi trent anni La pluviometria annuale in continuo ribasso fa ritenere che la crisi delle piogge prosegua senza ripensamenti. ( Il livello di aridità definito utilizzando l indice di De Martonne risulta A = 16 P 12 p + A = T + 10 t ); dal punto di vista prettamente pluviometrico si individua così un tipico regime semiarido mediterraneo con una non trascurabile tendenza all aridità. In base alla classificazione proposta dal Koppen, il clima della riviera dei fiori appartiene ad una fascia di transizione tra la fascia alta dei Climi Temperati Caldi e la fascia dei Climi Temperati Subtropicali Il regime dei venti (Da Clima e variazioni climatiche nella riviera dei fiori Nicola Podestà EnnePi Libri 2003) L elaborazione effettuata sul periodo mostra un vistoso sbilanciamento dei diagrammi sotto riportati verso i quadranti settentrionali nel periodo freddo, da Ottobre a Marzo, compensato da un netto predominio dei venti meridionali durante l estate e nella costante rarità del vento da Sud. 16

17 17 Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Impero

18 Fig. 5 - Regime dei venti 18

19 Una presenza sempre percentualmente significativa spetta ai venti da NE e da SW. Sono questi a toccare i livelli più alti di prevalenza mensile, 25% NE a Gennaio, 25% dal SW a Luglio, e compete loro anche la maggior prevalenza dell intero anno, 17% il SW e 18% il NE. Il modificarsi secondo forme speculari dai grafici al variare del semestre si spiega con l evolversi delle situazioni bariche, tipicamente contraddistinte durante l inverno dall insistere di un grosso campo di alta pressione sulle zone continentali (Valle Padana) al cui interno ristagnano masse di aria fredda, in contrapposizione alle depressioni prodotte dall aria temperata e umida ospitata dal Mediterraneo. D estate la situazione di rovescia e i campi di alta pressione, Anticiclone delle Azzorre vengono ad insistere sul mare. Per quanto riguarda la velocità dei venti, il vento da Est supera di gran lunga in velocità media tutti gli altri. La situazione anemologica viene evidenziata nella tavola seguente: Fig. 6 Velocità dei venti 19

20 2.4 Uso del Suolo La descrizione dell'attuale uso antropico dei suoli consente di conoscere il rapporto fra le attività umane e il territorio e le pressioni che queste esercitano sulle forme del paesaggio Il territorio del bacino del Torrente Impero risulta fortemente antropizzato e la forma di uso del suolo prevalente è costituita da aree agricole, in particolare oliveti; le superfici boscate sono composte prevalentemente da specie latifoglie ed occupano circa il 34% della superficie. Alle quote più elevate e lungo i crinali l uso del suolo più diffuso è costituito da prati e pascoli in parte ancora utilizzati. Per la realizzazione della carta di uso del suolo il modello Hydro_Co prevede la costruzione del modello digitale dell uso costituito dal livello DLUM che consente la caratterizzazione della copertura vegetale del terreno. L uso del suolo viene identificato in classi tipologiche a cui è associato un codice indicante il valore del rispettivo tema. Tipologie Codice Area residenziale Codice 1 Area industriale Codice 2 Servizio urbano Codice 3 Vegetazione arborea Codice 4 Vegetazione arbustiva Codice 5 Vegetazione erbacea Codice 6 Colture speciali Codice 7 Oliveto Codice 8 Vigneto Codice 9 Seminativo Codice 10 Area non vegetata Codice 11 Tabella 2.12 Classi del DLUM (mappe digitali uso del suolo) 20

21 Per la realizzazione della carta di uso del suolo è stato preso come riferimento la carta uso del suolo del piano di Bacino stralcio approvato del T. Impero in cui compaiono le seguenti tipologie: TERRITORI MODELLATI ARTIFICIALMENTE: ZONE URBANIZZATE (cod.1.1.1) a tessuto urbano continuo, coincidenti con i centri abitati; (cod.1.1.2) a tessuto urbano discontinuo: rappresentano le aree periferiche urbane, caratterizzate dalla presenza di insediamenti residenziali a dispersione insediativa in cui sussiste la contemporanea presenza di lotti edificati, superfici trattate a giardino ed orto e superfici agricole, in parte sotto utilizzate o ex coltivi. ZONE INDUSTRIALI COMMERCIALI E RETI DI COMUNICAZIONE (cod.1.2.1) Aree industriali o commerciali: riguardano insediamenti nel tessuto urbano di Imperia Oneglia e all'interno della valle lungo l'asta fluviale, in particolare, nel tratto tra Imperia e Chiusavecchia (cod.1.2.2) Reti autostradali e ferroviarie rappresentate dall'autostrada A 10 Genova - Ventimiglia e dalla linea ferroviaria Genova - Ventimiglia. (cod.1.2.3) Aree portuali: comprendenti il porto di Imperia Oneglia e le aree occupate dai cantieri navali AREE ESTRATTIVE E DISCARICHE (cod.1.3.1) Aree estrattive: rappresentate da cave o ex cave di materiale lapideo; (cod.1.3.2) Discariche: numerose discariche puntiformi di materiali inerti, sia lungo l'alveo dei torrenti che sui versanti. ZONE VERDI ARTIFICIALI NON AGRICOLE (cod.1.4.1) Aree verdi urbane: zone comprese nel tessuto urbano coperte da vegetazione, presenti in particolare, nel tessuto di Imperia Oneglia (cod.1.4.2) Aree sportive e ricreative: alcune limitate attrezzature sportive (campi da football, tennis, pallavolo, pallone elastico, etc.) e piccole aree attrezzate a parco giochi per l'infanzia. TERRITORI AGRICOLI Questi territori si estendono su una superficie complessiva di circa kmq 50 di cui circa kmq 4,6 rappresentati da ex coltivi. Le aree agricole sono suddivise come segue: SEMINATIVI (cod , ) Seminativi, vivai, colture ortofloricole in piena aria e in serra 21

22 Le colture ortofloricole hanno una ridotta estensione, sia in condizioni di pien'aria che in coltura protetta.tra le coltivazioni in pien'aria sono presenti alcune aree adibite a vivaio o alla coltivazione di piante ornamentali arbustive per la produzione di fronda recisa (viburno, pittosforo, eucalyptus sp, mimosa, etc.); sporadici gli insediamenti serricoli. Sono aree concentrate prevalentemente nelle vicinanze dei centri abitati o nelle zone a minore acclività e servite da viabilità di accesso, o con eventuale disponibilità di acqua irrigua. COLTURE PERMANENTI ARBOREE (cod.2.2.1) Vigneti : sono localizzati in zone con buona esposizione, su terreni terrazzati o in appezzamenti poco acclivi. Si tratta di vigneti per la produzione di uva da vino coltivati secondo le forme di allevamento ad "alberello" e "Guyot" variamente modificato. (cod.2.2.3) Oliveti: rappresentano la coltivazione prevalente ed hanno un'estesa diffusione dalle colline litoranee fino alle zone più interne del bacino, ad un altitudine massima di m 550 s.l.m. (Cesio, Conio). Agli oliveti sono associate le opere di sistemazione del terreno a terrazzamenti sostenuti dai muri in pietra a secco, che nelle zone a maggiore acclività hanno larghezze utili non superiori a 3-4 m circa; tali opere di sistemazione contribuiscono ad attenuare i fenomeni di erosione del suolo per ruscellamento e favoriscono il drenaggio delle acque meteoriche. La maggior parte degli oliveti presenta un elevata densità di piantagione che detremina un eccessivo sviluppo in altezza delle piante, che spesso superano anche i 6-8 metri ed assumono un portamento filato. (cod.3.1, 2.3) PRATERIE, PRATI E PASCOLI Il pascolo occupa la parte sommitale dei versanti e le zone di crinale. Sino ai 750 m slm si trovano i pascoli xerofili che comprendono zone di pascolo con caratteri tipicamente mediterranei. La vegetazione arbustiva evidenzia una grande espansione laddove il pascolo è sottoutilizzato o completamente abbandonato. Sopra i 900 m slm si trovano zone pascolive, che talvolta vengono ancora sfalciate (San Bernardino di Conio) o in cui questa pratica è stata abbandonata da poco tempo. Sono pascoli caratterizzati da una elevata copertura della cotica erbosa che vengono utilizzati prima e dopo il tramuto estivo e possono essere falciati nel periodo estivo. A queste si alternano altre aree in parte derivate da ex-coltivi, in cui la vegetazione erbacea si presenta meno fitta (dal 60% al 75%), con zone denudate, e in cui vi è ancora un elevata presenza di arbusti, in particolare dove l utilizzazione è minima. 22

23 (cod.2.4) ZONE AGRICOLE ETEROGENEE Comprendono le aree agricole di tipo non specializzato, caratterizzate dalla presenza di superfici utilizzate con coltivazioni diverse, anche in consociazione (piante orticole, frutticole, vigneti ). Sono localizzate nelle zone adiacenti ai centri abitati con sistemazione a terrazzamenti e spesso sono sottoutilizzate. (cod.2.5) EX COLTIVI Sono le aree agricole non utilizzate in evoluzione naturale attualmente invasi da cenosi erbacee ed arbustive, o con inserimenti arborei più o meno radi, soprattutto di roverella. In queste aree le originarie sistemazioni in terrazzamenti e gradonamenti della superficie evidenziano sensibili fenomeni di degrado. Sono superfici localizzati, in particolare, alle altitudini più elevate e nelle zone più interne, con nessuna disponibilità idrica e/o più difficilmente raggiungibili. TERRITORI BOSCATI ED AMBIENTI SEMINATURALI (cod.3.2) ZONE BOSCATE Alle quote più basse ( piano mesomediterraneo, sino a circa 600 m slm) le zone boscate sono costituite da sporadici popolamenti di leccio e da diffusi boschi di roverella a struttura monoplana, con densità variabile governati a ceduo e trattati secondo forme di trattamento che variano dal ceduo matricinato al ceduo semplice. Con la contrazione della superficie agricola coltivata, in particolare nelle aree marginali dal punto di vista altitudinale e dell accessibilità, la roverella, preceduta da cenosi secondarie, si è introdotta nel processo evolutivo colonizzando tali siti originando un bosco rado in molti casi anche su suoli terrazzati. Sono diffuse anche popolamenti in cui la roverella risulta la specie dominante ma si trova consociata con carpino nero e castagno costituendo formazioni miste. Nelle esposizioni soleggiate sono presenti popolamenti di pino d Aleppo che occupano terreni superficiali e rocciosi. Il piano supramediterraneo interessa i territori a partire dalla quota di 600 m slm circa sino al 1000 m slm circa ed è caratterizzato dalla presenza di formazioni miste di castagno e carpino nero trattati a ceduo semplice o a ceduo matricinato, da boschi cedui di castagno in parte ancora utilizzati.sporadici nuclei di conifere e di specie esotiche derivano da rimboschimenti degli anni Settanta in aree considerate a rischio idrogeologico. Nel piano montano si trovano le aree a pascolo o ad arbusteto situate oltre i 1000 m slm. 23

24 (cod.3.3) ZONE CARATTERIZZATE DA VEGETAZIONE ARBUSTIVA Sono cenosi che occupano per lo più le zone di crinale, rappresentando la fase evolutiva di prati pascoli abbandonati o sottoutilizzati; sono presenti anche lungo i versanti come stadio evolutivo delle aree abbandonate dall agricoltura. La struttura è quella della macchia bassa con altezza delle piante di 1,5-2m e rari esemplari arborei. Nelle aree più degradate per il passaggio del fuoco, la macchia assume un aspetto di gariga con un ulteriore diminuzione o totale scomparsa degli esemplari arborei e con una vegetazione tipicamente cespugliosa, discontinua e bassa. Il grado di copertura arbustiva è variabile, in funzione soprattutto della fase evolutiva, andando dal 30% circa sino all 90% di cenosi molto fitte; in tutte le formazioni la copertura erbacea è molto ampia vegetando, talvolta, su oltre l 80% della superficie. ZONE CON VEGETAZIONE RADA O ASSENTE (cod.3.4.1) Spiagge, dune: Sono le superfici litoranee localizzate nel tessuto di Imperia Oneglia (cod.3.4.2) Rocce nude:. Rappresentano le formazioni tipiche di rocce e faglie e le cenosi erbacee ed arbustive dei suoli rocciosi a forte pendenza. (cod.3.4.4)aree percorse da incendi recenti inferiori a 2 anni: Le aree percorse da incendi recenti presentano ancora evidenti le conseguenze del passaggio del fuoco e la copertura vegetale non si è ancora ricostituita a protezione del terreno. Nei casi in cui l incendio è di epoca superiore si è potuto constatare la rapida ricolonizzazione da parte di cenosi erbacee e arbustive in grado di garantire una sufficiente protezione del suolo. (cod.4.1) ZONE UMIDE Non sono rilevate zone umide naturali di estensione cartografabile. Sono presenti, tuttavia, formazioni puntiformi costituite essenzialmente da canna e dislocate soprattutto lungo l asta del torrente Impero. CORPI IDRICI (cod.5.1.1) Corsi d acqua: sono rappresentati dall alveo del T. Impero nel tratto di fondovalle ed in tutti i tratti significativi a monte Per la redazione della carta dell uso del suolo le tipologie presenti nella carta uso del suolo, adottata nel piano di Bacino stralcio per la difesa idraulica ed idrogeologica del T. Impero, sono state accorpate in base a caratteristiche simili secondo i codici proposti dal modello Hydro_co; nel bacino in esame nessuna tipologia rientra nel codice 7 (colture speciali). 24

25 Tipologia DLUM Codice DLUM Classi presenti nella carta uso del suolo adottata nel piano di Bacino stralcio per la difesa idraulica ed idrogeologica del T.Impero redatta in conformità ai criteri e raccomandazioni regionali Area residenziale 1 Tessuto urbano continuo Tessuto urbano discontinuo Colt.ortofloricole in serra Area industriale 2 Aree industriali e commerciali Reti autostradali e ferroviarie Aree portuali Servizio urbano 3 Aree verdi urbane Aree sportive e ricreative Vegetazione arborea 4 Zone boscate 3.2 Veg.arbustiva 5 Zone con veg.arbustiva Ex coltivi Vegetazione erbacea 6 Praterie Prati e pascoli Codici presenti nella carta uso del suolo adottata nel piano di Bacino stralcio per la difesa idraulica ed idrogeologica del T.Impero redatta in conformità ai criteri e raccomandazioni regionali Oliveto 8 Oliveto Vigneto 9 Vigneto Seminativo 10 Colt. ortofloricole in piena aria Zone agricole eterogenee Aree non vegetate 11 Aree estrattive Discariche Spiagge, dune Rocce nude Aree con vegetazione rada Tabella 2.13 Classi del DLUM (mappe digitali Uso del suolo) presenti nel Bacino del T. Impero 25

26 2.5 Aree Protette relazionate alle risorse idriche Le aree protette che sono state individuate sono Siti di Importanza Comunitaria proposti (psic) e Zone di Protezione Speciale (ZPS). Le aree proposte come psic e ZPS sono aree scelte sulla base degli obiettivi e degli indirizzi della Direttiva 43/92 CEE ed in particolare sono caratterizzate dalla presenza di habitat o di specie di rilevante pregio indicate dalle direttive europee per la salvaguardia della biodiversità. Non tutte le attività antropiche all interno delle aree psic sono state considerate negativamente dalla direttiva comunitaria e pertanto non sono state completamente escluse dai siti; nella maggior parte dei casi, infatti la presenza umana legata ad attività agro-silvo-pastorali risulta indispensabile per il mantenimento di habitat o specie importanti ( Rete Natura 2000). Per la conservazione delle aree psic e ZPS la Rete Natura 2000, prevista dalla direttiva europea n.43 del 1992, stabilisce che tali aree siano monitorate al fine di conoscere le caratteristiche e lo stato di salute degli habitat e che la pianificazione e la gestione ambientale tenga conto delle leggi naturalistiche - ambientali, del controllo delle specie alloctone e/o introdotte, del controllo dell inquinamento nelle pratiche agricole; in particolare nella gestione dei corpi idrici la Rete Natura 2000 prevede la salvaguardia delle risorse idriche attraverso la tutela delle sorgenti, evitando l alterazione delle falde acquifere e fenomeni di inquinamento al fine di conservare il delicato equilibrio idrogeologico e biologico che i corpi idrici e le zone umide rappresentano. Nel territorio del bacino del torrente Impero sono presenti i seguenti Siti di Importanza Comunitaria (P.T.C.P. approvato con Del. Cons. Reg. del 26/02/90): NOME SIC CODICE SIC SUP.OCCUPATA NEL BACINO (km 2 ) %SUP. DI BACINO OCCUPATA Monte Carpasina IT % Pizzo d Evigno IT % Fondali di Porto Maurizio S.Lorenzo- Torre dei Marmi IT Per ciascuna area protetta è stata allegata la scheda descrittiva elaborata dalla Rete Natura

27 Al fine di porre in relazione le aree protette con le risorse idriche sono state correlate le informazioni relative alle captazioni di acqua ( sotto forma di pozzi, sorgenti, derivazioni) e al loro uso, secondo quanto fornito dall Ufficio Risorse Idriche, con le superfici interessate da prescrizioni di protezione e riassunte nelle seguente tabella: AREE PROTETTE CAPTAZIONI IDRICHE USO DELLA RISORSA IDRICA SIC S 195 Consumo umano Pizzo d Evigno D 26 Irriguo/Industriale Tabella 2.14 Confronto tra le aree protette e le captazioni idriche con il relativo uso 2.6 Principali attività antropiche correlate allo sfruttamento delle risorse idriche Per quanto riguarda l uso del territorio, il bacino del. T Impero viene suddiviso, in grandi linee, in tre parti: zona costiera, zona intermedia, zona geograficamente a monte. Nella zona costiera l antropizzazione risulta massima ed insiste sul territorio comunale di Imperia. Le aree intensamente urbanizzate sono legate anche alle attività industriali presenti: Agnesi Spa, Carli S.a., ENI Spa che utilizzano una notevole quantità di risorsa. Inoltre lungo il T. Impero, lungo la strada statale N.26 fino all abitato di Pontedassio, sono presenti aree urbane adibite a sedi di industrie ed attività umane (es. attività di cave e trasporto su strada) particolarmente sensibili all utilizzo della risorsa idrica. Salendo di quota il tessuto urbano lascia spazio a territori agricoli per di più adibiti alla coltivazione dell olivo, fino ad arrivare alle zone montane del bacino occupate da ampie distese boschive. In percentuale le porzioni di territorio presenti all interno del bacino sono così suddivise: territori modellati artificialmente (tessuto urbano continuo, aree industriali e commerciali, reti stradali ecc.) pari al 6.19%; territori agricoli pari al 52.75%; territori boscati e seminaturali pari al 41.06%. Il sistema delle fonti di approvvigionamento idrico in conseguenza della complessa orografia del territorio, della limitata potenzialità della falda acquifera nonché delle affluenze nelle seconde case, ha costituito per decenni la spina nel fianco di un territorio che si è trovato più volte a 27

28 dover fronteggiare pesantissime situazioni di crisi. Il rischio di carenze d acqua è legato a lunghi periodi siccitosi e a repentini aumenti della popolazione fluttuanti nei mesi estivi. La realizzazione dell acquedotto del Roia intrapresa negli anni 70 del secolo scorso e raddoppiato nel 2000 è stata la risoluzione del problema; è possibile quindi affermare che il bacino dipende dall impianto del Roia. I principali soggetti gestori che si occupano della distribuzione di acqua sono la società AMAT Spa le cui fonti di approvvigionamento sono i pozzi sul Roia e sull Impero, i Comuni di Aurigo, Borgomaro, Caravonica, Cesio, Chiusanico, Chiusavecchia e Lucinasco (gestioni in economia dei comuni minori). Si ritiene che la presenza di una molteplicità di operatori, con gestioni tra loro indipendenti, possa provocare una serie di diseconomie. 28

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