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1 EXPORT ISTRUZIONI PER L USO Free trade e food safety: un difficile equilibrio nelle relazioni UE-India In campo animale, l India mantiene dal 2004 una proibizione all importazione nel suo territorio di volatili, altri animali e prodotti derivati a causa del rischio di influenza aviaria. Nel quadro dell Organizzazione mondiale del commercio (Omc), molti Paesi, inclusa l UE, hanno ripetutamente contestato il fondamento scientifico della misura indiana (in particolare, l assenza di un adeguata valutazione del rischio), nonché l applicazione di tali restrizioni a prescindere dalla regionalizzazione posta in essere dai Paesi esportatori in linea con l art. 6 dell accordo Omc sulle misure sanitarie e fitosanitarie. Nel 2012, al fine di dirimere una volta per tutte questa disputa commerciale, gli Stati Uniti hanno azionato il meccanismo Omc di risoluzione delle controversie, in cui anche l UE, insieme ad altri Paesi, è parte interveniente a supporto della posizione americana. La decisione degli organi competenti dell Omc sulla legittimità della misura indiana in materia d influenza aviaria con le norme del commercio multilaterale è attesa proprio questo giugno. In ambito fitosanitario, secondo l UE, l India adotta un approccio non conforme agli standard previsti dall International plant protection convention (Ippc). Oltre ad applicare una politica estremamente restrittiva per importazioni di piante e relativi prodotti i quali possono entrare solo se autorizzati, caso per caso, tramite un sistema di liste positive e, dunque, con un approccio diametralmente opposto a quela cura di Francesco Montanari Avvocato e Dottore di ricerca specializzato in Diritto alimentare europeo, FARE (Food & Agriculture REquirements) 70 I limiti all export UE e le misure sanitarie e fitosanitarie che disciplinano l importazione nel mercato europeo di alcuni alimenti e mangimi provenienti dall India Con il suo milione di abitanti e nonostante le differenze sociali che caratterizzano il suo tessuto sociale, l India si presenta oggi come un mercato in forte espansione e dalle grandi potenzialità. L Unione europea (UE) ha perciò iniziato già da qualche tempo (2007) negoziati bilaterali con questo Paese asiatico, nell ottica di formalizzare un accordo di libero scambio che rimuova le barriere commerciali al momento esistenti sui due versanti. Forse proprio l esistenza di barriere tariffarie e non tariffarie che l India impone attualmente fa sì che solo una parte esigua (all incirca il 5%) del totale delle esportazioni agroalimentari UE sia destinato al suo mercato. Nell ottica indiana, invece, la rimozione degli ostacoli commerciali esistenti potrebbe ulteriormente consolidare la posizione della UE come mercato principale per le sue esportazioni di materie prime e prodotti agricoli trasformati. Ciò non toglie che il cammino da percorrere in questa direzione appaia non facile poiché caratterizzato da molte criticità, così come dimostra l elevato numero di questioni sanitarie e fitosanitarie che ancor oggi condiziona gli scambi commerciali UE-India. Limiti all export UE

2 lo della UE le procedure amministrative per la definizione degli specifici import requirements dei singoli prodotti, incluse le valutazioni scientifiche del caso, sono lente e burocraticamente complesse. In materia di fitofarmaci, poi, la legislazione indiana impone che molti prodotti di origine vegetale siano trattati, prima della loro importazione, con bromuro di metile. Bandito a livello di Nazione Unite dal Protocollo di Montreal sulle sostanze che riducono lo strato di ozono, l UE, conformemente al diritto internazionale, ha vietato l uso di questo pesticida nel suo territorio ormai da tempo. Per poter continuare a esportare in India, pertanto, l UE ha più volte sollecitato le autorità del Paese asiatico a precisare gli organismi ritenuti dannosi per biodiversità e/o agricoltura nazionali in modo da poter considerare l applicazione di trattamenti od altre misure alternativi al bromuro di metile. Alcune preoccupazioni, infine, sono state manifestate da esportatori europei come pure dalle istituzioni UE con riferimento ad una serie di requisiti che l India ha introdotto nel 2013 per disciplinare l importazione di latte e derivati da altri Paesi. In particolare, per escludere la contaminazione microbiologica dei prodotti in questione, la normativa indiana esige che siano sottoposti a trattamento termico prima dell esportazione. L UE ritiene questo requisito eccessivo e ingiustificato nella misura in cui la catena alimentare europea è oggi sottoposta ad un rigoroso sistema di controlli ufficiali e autocontrolli lungo tutta la filiera. Importazioni dall India: normativa UE La normativa UE prevede attualmente svariate misure sanitarie e fitosanitarie che disciplinano l importazione nel mercato europeo di certi alimenti e mangimi provenienti dall India. Segue pertanto un analisi dettagliata dei princi- 71

3 72 pali requisiti di cui la legislazione UE richiede al momento l osservanza. Gomma di guar Dal 2007 l UE mantiene misure di emergenza per le esportazioni di gomma di guar dall India per rischio diossine e pentaclorofenolo, sostanze chimiche ad alta tossicità, talora con proprietà cancerogene. Ricavata dalla macinazione di piante erbacee tipiche di India e Pakistan, la gomma di guar viene normalmente impiegata nei processi produttivi di alimenti (ad esempio, carni, derivati del latte, ma anche gelati e bevande) e mangimi come additivo stabilizzatore o emulsionante. Adottate in un primo tempo per arginare quello che sembrava essere un incidente isolato, le misure UE sono state successivamente riconfermate e rafforzate nel 2010, dopo un audit del Food and veterinary office (Fvo) della Commissione europea dall esito non soddisfacente. I requisiti per l importazione della gomma di guar e degli alimenti e dei mangimi che la contengono in misura rilevante (ossia in quantità pari o superiore al 10% della totalità del prodotto) sono attualmente contenuti nel regolamento UE 258/2010. Quest ultimo prevede: la notifica preventiva dell arrivo delle partite interessate dalle misure ai punti di controllo designati a tale scopo dagli Stati membri UE (art. 4), nonché la presentazione di certificato sanitario (a firma del Ministero dell Industria e del Commercio indiano) e di analisi effettuate da laboratorio accreditato prima dell esportazione conformemente alle regole di campionamento ufficiale stabilite dalla direttiva 2002/63/CE (art. 2). Al loro arrivo nell UE, le autorità sanitarie degli Stati membri sono tenute ad eseguire controlli documentali sistematici, mentre per controlli d identità e fisici è prevista una frequenza del 5% sulle merci in entrata. Nell ottobre 2011, un secondo audit Fvo ha messo in luce sensibili miglioramenti nella supervisione da parte delle autorità indiane delle esportazioni di gomma di guar destinate al mercato UE, per quanto casi di contaminazione fossero ancora frequenti e le cause della contaminazione restassero ignote. In effetti, anche l analisi dei dati del Sistema di allerta rapido UE per alimenti e mangimi (Rasff) sembra confermare

4 che, per quanto le notifiche concernenti la gomma di guar indiana non risultino molto numerose (appena 7 nel periodo , di cui l ultima segnalata proprio dall Italia lo scorso anno), ad oggi il rischio di contaminazione non può ancora dirsi completamente escluso. Arachidi, gombo e foglie di curry All inizio del 2013, l UE ha adottato misure di emergenza per una serie di prodotti di origine vegetale che, per un certo periodo, erano stati sottoposti al regime di controlli frontalieri accresciuti imposti dal regolamento CE 669/2009. Proprio gli elevati livelli di non-conformità osservati durante l esecuzione dei controlli in frontiera hanno giustificato l introduzione di specifici requisiti per l importazione di tali prodotti (presentazione di certificato sanitario ed analisi di laboratorio effettuate prima dell esportazione), permanendo, in ogni caso, l obbligo di previa notifica dell arrivo delle merci in capo agli operatori economici ed una frequenza di controlli più elevata da parte delle autorità sanitarie degli Stati membri UE. Il regolamento UE 91/2013 prevede l applicazione dei requisiti sopra riferiti ai seguenti prodotti originari dell India: arachidi e prodotti derivati destinati all alimentazione umana ed animale per rischio aflatossine (50% di controlli in frontiera); gombo e foglie di curry per presenza di residui di pesticidi (20% di controlli in frontiera). L introduzione di condizioni più rigorose per l importazione ha prodotto un calo fisiologico delle esportazioni indiane interessate verso il mercato UE e, conseguentemente, anche la riduzione del numero di casi di contaminazioni segnalati a mezzo del Rasff. Controlli frontalieri accresciuti Altri prodotti di origine vegetale originari dell India sono tuttora soggetti ai controlli in frontiera previsti dal regolamento CE 669/2009. In particolare, dall entrata in vigore del regolamento (gennaio 2010), sono previsti livelli di sorveglianza più alti per alcune spezie indiane, per rischio aflatossine, prodotti di cui l Italia, peraltro, è uno dei maggiori importatori nell UE. Inizialmente sottoposte ad un frequenza di controlli fisici del 50%, nel corso degli ultimi anni i livelli di conformità con i requisiti UE sono migliorati a tal punto (97 notifiche Rassf nel 2010 contro appena 13 nel 2013) da giustificare il delisting di alcuni spezie (ad esempio, zenzero, curcuma e macis) o, nel caso di altri prodotti, una riduzione progressiva dell intensità dei controlli. Al momento, curry, capsicum e noci moscate dall India permangono nella lista delle importazioni a rischio e, come tali, sono sottoposti ad una frequenza di controlli fisici del 10%. Con l ultima revisione dell allegato I del regolamento CE 669/2009 ad opera del regolamento UE 323/2014 e con effetto dal 1 aprile 2014, sono stati inseriti nella lista delle importazioni da controllare in frontiera nuovi prodotti. Tra questi, per quanto riguarda l India, rilevano: foglie di betel per rischio Salmonella, a fronte di numerose notifiche Rasff nel periodo Trattasi di un prodotto tradizionale che alcune comunità asiatiche masticano dopo i pasti per rinfrescare l alito o utilizzano come ingrediente in insalate. Per tali prodotti è prevista una frequenza di controlli fisici pari al 10% delle partite in entrata; enzimi e preparati per possibile contaminazione con cloramfenicolo, farmaco veterinario che può provocare nell uomo gravi danni, anche letali. Alcuni ricorderanno che, nell estate del 2013, vari Stati membri avevano segnalato, tramite il Rasff, livelli elevati di cloramfenicolo in xylanase ed altri enzimi destinati all impiego nella produzione di alimenti e mangimi. Le indagini allora svolte avevano ricondotto la contaminazione a tre imprese localizzate in India. Dal canto loro, tuttavia, le autorità indiane non sono state in grado di fornire spiegazioni sulle cause della contaminazione. A fronte di tale incertezza, l introduzione di 73

5 74 controlli accresciuti alle frontiere UE (50%) dovrebbero fornire informazioni utili per determinare in che misura la presenza di cloramfenicolo sia o meno sintomo di una carenza sistematica dei processi di produzione in questione. Rischi emergenti? Il Rasff mostra che, nei primi mesi del 2014, nel contesto di controlli di routine, gli Stati membri UE, fra i quali spicca l Italia, hanno eseguito numerosi respingimenti in frontiera di prodotti in arrivo dall India. Tra questi, si segnalano, in particolare, vari casi di presenza di residui di fitofarmaci in misura superiore ai limiti massimi ammessi dalla legislazione UE in riso basmati ed uva da tavola, nonché contaminazione di semi di sesamo con Salmonella. Si tratta, in effetti, di non conformità relativamente frequenti nelle esportazioni indiane, il che induce a pensare che i prodotti in questione possano prima o poi essere sottoposti a misure a livello europeo che ne regolamentino più severamente l importazione. Misure fitosanitarie Le esportazioni indiane di origine vegetale sembrano presentare problematiche anche dal punto di visto fitosanitario. Nel maggio scorso, l UE ha introdotto un divieto assoluto di importazione nel suo territorio riguardante cinque prodotti ortofrutticoli coltivati in India: trattasi di taro, manghi, zucca amara, zucca serpente e melanzana (decisione 2014/237/UE). Tali misure si sono rese necessarie a seguito di un numero elevatissimo di intercettazioni di organismi nocivi ed insetti da parte delle autorità degli Stati membri (Europhyt, il sistema di allerta UE per la salute delle piante, riporta in effetti quasi 300 notifiche per la totalità delle esportazioni indiane durante il solo 2013), nonché sulla base delle risultanze di un audit Fvo che, nell aprile 2013, aveva riscontrato gravi inefficienze nel sistema di controlli ufficiali indiano (in particolare, presso l aeroporto di Mumbai, il principale punto d esportazione verso l UE). In vigore dal 1 maggio 2014, il divieto di importazioni si applicherà fino al 31 dicembre Per quanto i prodotti soggetti al divieto di importazione costituiscano, proporzionalmente, una piccola fetta della produzione agroalimentare che l India esporta mediamente nell UE, le ripercussioni economiche rischiano di essere serie se si considera che il Paese asiatico esporta ogni anno nel continente europeo oltre 16 milioni di tonnellate solo di manghi. Considerate le contestazioni che l adozione del trade ban dell UE ha sollevato da parte delle associazioni che difendono gli interessi degli esportatori indiani, non è escluso che questa vicenda vada presto ad allungare la lista delle dispute commerciali che caratterizzano la dinamica delle attuali relazioni UE-India.

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