LE MIGRAZIONI QUALIFICATE DELLE PROFESSIONI ALTAMENTE QUALIFICATE: UN ANALISI. Introduzione L emergere del fenomeno delle migrazioni qualificate

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1 DOTT. ANTONIETTA PAGANO LE MIGRAZIONI QUALIFICATE DELLE PROFESSIONI ALTAMENTE QUALIFICATE: UN ANALISI Introduzione L emergere del fenomeno delle migrazioni qualificate I flussi migratori internazionali sono il frutto di complesse dinamiche geopolitiche, economiche e sociali. In origine, la formazione ed il perpetuarsi di questo movimento di massa si è sviluppato tra Paesi che avevano già legami consolidati, ad esempio di tipo coloniale. Oggi giorno tali movimenti sono dovuti ad una molteplicità di fattori, primi fra tutti la globalizzazione e l instaurarsi di un regime economico globale caratterizzato da una sempre maggiore libertà di circolazione dei capitali e, anche se in misura minore, del lavoro. Inoltre, la fine della Guerra Fredda e la conseguente dissoluzione del blocco orientale, lo sviluppo di nuovi metodi di produzione sempre più dipendenti dall innovazione scientifica e tecnologica e l invecchiamento della popolazione di molti paesi sviluppati, hanno comportato la formazione di flussi sempre crescenti di spostamenti internazionali di persone ad alta qualificazione in cerca di salari più alti e di migliori condizioni di vita e di lavoro. Allo stesso tempo, la liberalizzazione dei mercati dei paesi di nuova industrializzazione ha incoraggiato migrazioni temporanee o permanenti di dirigenti e tecnici di imprese multinazionali dai paesi sviluppati verso quelli in via di sviluppo. La fine del XX secolo si è distinta, quindi, per lo sviluppo di un nuovo mercato del lavoro globale caratterizzato da una crescente competizione per attrarre i talenti stranieri e i professionisti altamente qualificati, facendo emergere la spinosa questione delle migrazioni qualificate, meglio conosciute ed identificate con l espressione come brain drain (in italiano fuga di cervelli ). Difatti, paesi come USA, il Canada, l Australia e il Giappone, sono entrati in forte competizione nel cercare di attrarre migranti qualificati, favorendo in misura sempre maggiore le migrazioni di personale altamente qualificato. Allo stesso tempo, anche altre nazioni hanno preso misure a carattere legislativo per facilitare l ingresso di professionisti, ricercatori e tecnici stranieri. Per esempio, nel Regno Unito, dalla fine degli anni 90 il sistema di concessione dei permessi di soggiorno ha consentito l ingresso di personale altamente qualificato, specialmente in ambito medico; la Germania, dal canto suo, ha prima introdotto le cosiddette green card ed ora sta adottando una serie di incentivi per attrarre un sempre più elevato numero di ingegneri e specialisti nel campo delle tecnologie dell informazione. La competizione internazionale è dovuta, da un lato 1

2 al perdurare di una situazione di cronica carenza di risorse umane per la scienza e la tecnologia da parte delle nazioni maggiormente sviluppate (prima fra tutte, gli Stati Uniti), che si sta aggravando negli anni a causa del calo sia demografico sia di iscrizioni degli studenti di questi paesi alle facoltà scientifiche. Contemporaneamente, molti paesi emergenti hanno organizzato sistemi di formazione superiori di alto livello, in grado di produrre personale estremamente qualificato; ma eccezion fatta per India e Cina, le economie di questi paesi non sono ancora in grado di fornire a questo personale un mercato del lavoro adeguato e capace di assorbire l offerta di lavoro prodotta. A questa situazione va ad aggiungersi l effetto prodotto dal crollo economico dei paesi dell Est Europa, da cui è generata una situazione simile a quella dei paesi in via di sviluppo appena descritta. Da questo quadro deriva uno squilibrio che tende a generare l ingiusto trasferimento inverso di tecnologie, denunciato dalle Nazioni Unite già negli anni 70, per il quale i paesi poveri formano a proprie spese i professionisti che poi devolvono le proprie menti più brillanti a favore dei paesi più ricchi. Definizione di Brain Drain L espressione brain drain fu utilizzata per la prima volta dalla British Royal Society nei primi anni 60 per descrivere l esodo di un numero crescente di scienziati, ricercatori e tecnici inglesi verso gli USA e il Canada. A questo proposito, nonostante si conosca l origine del termine brain drain non si può dire altrettanto della sua esatta definizione: infatti, non ne esiste una universalmente accettata, ma se ne possono ritrovare svariate. Ad esempio, nella definizione di brain drain offerta dall Enciclopedia Britannica, si legge: L abbandono di un paese a favore di un altro da parte di professionisti o persone con un alto livello di istruzione, generalmente in seguito all offerta di condizioni migliori di paga o di vita. Altre definizioni sono: International migration of highly qualified person, e.g. surgeons, physician, scientists and engineers, from low income countries to more prosperous economies, especially the USA. Differences in salaries and research facilities, together with the over-supply of specialized graduates in less developed countries, have occasioned this, resulting in an increase in the human capital stock of advanced countries. A pejorative description of the tendency for talent people from poor countries to seek employment in the richer ones. Sometimes this migration occurs because, while similar skills are needed in both poor and rich countries, the rich pay more for them. In other cases brain drain occurs because the technical and economic backwardness of poorer countries means that job opportunities there are 2

3 limited or non-existent. It is also possible that brain drain is encouraged because of tendencies in poorer countries to fill such as good jobs as there are on a basis of family connections, political influence, and corruption, while on average richer countries, though subject to some of the same problems, tend to fills posts on a slightly more meritocratic basis. Da queste definizioni si deduce che il brain drain implica la partenza di persone qualificate che, una volta terminato il ciclo di studi e diventati altamente produttivi, decidono di lasciare il paese di origine per trasferirsi in paesi con migliori prospettive di inserimento occupazionale e/o salari più alti. Tale trasferimento rappresenta la perdita di una preziosa risorsa per il paese di origine, sia in termini di perdita per l investimento nell istruzione, sia per un mancato guadagno futuro, non potendo usufruire del capitale umano prodotto nel proprio sistema economico. Un ragionamento simile vale anche nel caso dell emigrazione di studenti, i quali non ancora completamente formati migrano verso paesi con sistemi d istruzione più competitivi e qualificanti, avendo spesso l obiettivo di restare nel paese di accoglienza una volta terminati i propri studi. Generalmente, si fanno rientrare nella categoria di migrante altamente qualificato: Scienziati, Ricercatori e Accademici: operanti in svariati settori, dai campi disciplinari puramente economici e umanistici a quelli più prettamente scientifici; Funzionari internazionali: lavorano per organizzazioni internazionali, prima fra tutte le Nazioni Unite così come tutte le sue agenzie quali FAO, UNESCO, WHO, FMI ed altre; Manager di multinazionali: rivestono il ruolo di direttori o manager di grandi corporazioni o gruppi industriali; Esperti e Professionisti specializzati: fanno parte di questa categoria di tecnici altamente specializzati. Si occupano di progettare, ad esempio, importanti infrastrutture quali ponti, dighe, bacini idrici o opere di traforo; Studenti: hanno terminato il corso di studi universitario o post-universitario e si recano all estero per un ulteriore percorso formativo quale ad esempio un Master o PhD (Dottorato di Ricerca); Ovviamente, l analisi cambia in base allo sviluppo economico, sociale e politico del paese preso in esame. Ad esempio, un paese sviluppato risentirà in maniera minore dell emigrazione di personale altamente qualificato, essendo interessato da due flussi di migrazioni qualificate: in entrata e in 3

4 uscita. In altre parole, il personale qualificato emigrato è facilmente sostituibile con quello che vi immigra, dotato oltretutto di simili livelli di competenza e qualifica. Nel caso dei paesi in via di sviluppo, invece, le migrazioni qualificate rappresentano spesso un danno allo sviluppo del sistema economico e d istruzione, poiché non si è in grado di sostituire il capitale umano emigrato, non avendo flussi qualificati in entrata. Tuttavia, esistono paesi come Taiwan, Corea, o Irlanda, in principio appartenenti a questa categoria, che hanno saputo sfruttare a proprio favore un fenomeno tanto rischioso come il brain drain, attraverso l apertura economica e politica, l incremento degli investimenti nel campo della ricerca e dello sviluppo e attivando politiche di incentivo tese da un lato a riattrarre i propri connazionali emigrati e dall altro ad attirare migranti stranieri. Gli studi sugli effetti del Brain Drain Si possono individuare tre filoni di studi sul brain drain e i suoi effetti: il primo filone di studi inizia con gli studi pionieristici degli anni 60, un secondo formatosi negli anni 70 ed un terzo che considera la letteratura più recente. I primi studi sul brain drain degli anni 60 forniscono una prospettiva restrittiva del fenomeno, poiché mettono in risalto soltanto gli effetti che esso produce sul mercato del lavoro e sulla determinazione del salario. Si affermava, infatti, che le migrazioni qualificate non avessero effetti negativi in quanto essi erano compensati dai benefici derivanti dal flusso di rimesse che gli emigrati facevano pervenire al loro paese d origine. Inoltre, si evidenziava come la perdita di lavoratori (seppur qualificati) riducesse la disoccupazione, migliorando di conseguenza le condizioni del mercato del lavoro del paese di origine. I lavori degli anni 60, dunque, non consideravano il brain drain come un fenomeno nel suo complesso nocivo per la popolazione che rimaneva nel paese d origine: la migrazione di personale qualificato comportava perdite economiche soltanto nel breve periodo, fino a quando i lavoratori emigrati non fossero sostituiti da altri lavoratori qualificati; mentre, nel lungo periodo gli effetti negativi del brain drain, non potevano considerarsi tanto significativi da poter essere dannosi, considerato che si poteva beneficiare del flusso monetario delle rimesse e i livelli di disoccupazione erano più contenuti. La letteratura degli anni 70, invece, prende in esame gli effetti negativi del brain drain, descrivendolo come un gioco a somma zero nel quale i paesi sviluppati si arricchiscono sempre più a discapito di quelli poveri. L insieme di effetti negativi del fenomeno sono: in primo luogo la migrazione di capitale umano qualificato depaupera numericamente e qualitativamente la forza 4

5 lavoro; in secondo luogo, vi è un mancato ritorno dell investimento fatto dal governo in termini di istruzione, dato che parte di popolazione istruita - su cui lo Stato aveva investito - si avvia a non lavorare nel proprio paese, ma, al contrario, è destinata a diventare produttiva (creando quindi ricchezza) all estero. Infine, tali studi evidenziano anche gli effetti fiscali negativi del fenomeno, essendo i lavoratori che emigrano dei potenziali contribuenti, il cui reddito però non potrà essere tassato nel paese di origine, bensì in quello straniero in cui lavora. In questo periodo, inoltre, iniziano ad esser condotti anche studi sulle migrazioni temporanee e di ritorno, analizzando quindi i casi di soggetti che hanno studiato o lavorato per un determinato periodo di tempo in un paese economicamente avanzato. Anche in questo caso, se ne evidenzia l impatto negativo che si determina. Infatti, alcuni agenti specializzati spesso decidono di emigrare all estero per mettere in evidenza la loro più alta produttività e competenza e chiedere un salario più alto una volta tornati in patria. Benché sul lungo periodo le migrazioni temporanee comportino il beneficio di poter diffondere le conoscenze e competenze acquisite all estero nel proprio paese di origine, nel breve periodo il problema del brain drain continua comunque ad essere presente, sia perché questi soggetti hanno dovuto inizialmente emigrare per acquisire credibilità e competenza, causando quindi una perdita di benessere per il paese di origine; sia perché una volta tornati in patria, tenderebbero comunque ad essere meno produttivi rispetto a quando vivevano all estero, a causa dell assenza di strutture economiche e sociali adeguate. Il terzo filone di studi si sviluppa a partire dalla seconda metà degli anni 80. In questo periodo si affermano nuovi studi in cui si evidenzia l importanza che l istruzione - e di conseguenza la formazione di capitale umano qualificato - ha per lo sviluppo e la crescita di un paese. I primi lavori di questo filone prendono in esame ancora una volta gli effetti negativi che le migrazioni qualificate producono, in particolare, uno dei principali elementi critici del brain drain è dato dalla privazione dei paesi di partenza degli individui più qualificati che preferiscono emigrare verso paesi in grado di offrire loro migliori salari e redditi più elevati. La popolazione che rimane è formata da individui meno abili e, dunque, si riduce l accumulazione di capitale umano nella società di emigrazione. Tuttavia, sempre partendo da tali assunzioni, altri studi, invece, dimostrano che le migrazioni qualificate possono incrementare la formazione di capitale umano qualificato anche nel paese di origine quale effetto di una maggiore propensione a portare a termine cicli avanzati di istruzione, il fenomeno in questione è denominato beneficial brain drain. Poiché l emigrazione non è certa e solo i soggetti più preparati potranno emigrare, gli agenti preferiranno comunque istruirsi. In altre parole il paese di emigrazione beneficia degli effetti positivi del brain drain fino a quando ci sarà una parte 5

6 della popolazione intenzionata ad investire in istruzione (anche se mossa dalla prospettiva di emigrare). In questo modo, la produttività del paese è destinata ad aumentare, in quanto la popolazione rimasta è stimolata a perseguire un più alto livello di istruzione, determinando dunque un incremento del livello del capitale umano e, in ultima istanza, crescita economica. Bisogna sottolineare però che questo processo si verifica in un contesto di incertezza, ovvero in una situazione in cui gli agenti qualificati (o che si stanno qualificando) non hanno la certezza di poter emigrare o non poter emigrare. Ad ogni modo, la teoria in questione è stata dimostrata in uno studio da cui è emerso che la migrazione dei lavoratori qualificati comporta un aumento del 5% nella popolazione di individui altamente istruiti che rimane nel paese d origine. La comprensione del fenomeno del brain drain e dei suoi effetti richiede molteplici prospettive di analisi. Infatti, se il fenomeno migratorio riguarda una persona che ha completato il proprio ciclo di istruzione e si appresta a svolgere un attività professionale altamente qualificata in un paese diverso da quello in cui si è formato, si determina inevitabilmente un danno per il paese di provenienza che perde le risorse impiegate per la formazione del migrante; se a tale danno corrisponda poi un vantaggio per il migrante o per il paese di accoglienza o anche un ritorno per il paese di provenienza (ad esempio sotto forma di rimesse) ciò dipenderà dalle condizioni economiche e sociali che avranno determinato la migrazione sia nel paese di origine che in quello di arrivo. L analisi e la comprensione del fenomeno del brain drain, inoltre, sono ancora più complesse quando il soggetto migrante è un ricercatore, che, per definizione, non smette mai di formarsi. In questo caso, molti studiosi, hanno peraltro sottolineato anche la circostanza per cui, a differenza di quanto può accadere in altre professioni, la permanenza all estero possa essere l occasione per incrementare il proprio livello di conoscenza ed al contempo metterle a disposizione della comunità scientifica del paese d origine pur restando all estero. Soprattutto in questo caso, non è quindi automatico che lo stock di personale scientifico del paese di origine sia compromesso dalla migrazione, soprattutto in vista della recente evoluzione che attualmente si sta registrando nelle migrazioni internazionali qualificate, fenomeno denominato brain circulation. Quest ultimo sta ad indicare il movimento circolatorio e continuo dei professionisti altamente qualificati tra gli stati - tra cui il paese di origine - comportando una diffusione di cultura, conoscenza e know-how tra le comunità scientifiche interessate. In particolare, esistono diverse forme attraverso cui il brain circulation prende forma, prima fra tutti la costituzione di network scientifici e reti sociali che le comunità qualificate espatriate hanno creato all estero. Queste reti hanno una diffusione a livello internazionale e permettono di mantenere forte e costante i contatti con la comunità scientifica del proprio paese di origine. Pertanto, la continua collaborazione tra queste reti permette lo scambio e la diffusione di 6

7 esperienze, codici sociali e nuovi metodi e scoperte scientifiche tra i suoi membri espatriati e non. Un secondo canale attraverso cui si manifesta il brain circulation sono le collaborazioni con progetti di ricerca e/o laboratori scientifici del paese di origine. Ultimamente è frequente la prassi che vede molti scienziati e professionisti qualificati tornare in patria in qualità di Visiting Professor per tenere lezioni e seminari agli studenti universitari e, contemporaneamente, partecipare direttamente a progetti di ricerca attivati in loco. Questo tipo di partecipazione permette di raggiungere un triplice obiettivo: velocizzare il trasferimento e l acquisizione di nuove competenze; sostenere la ricerca pubblica; migliorare il processo di produzione e commercializzazione di nuove tecnologie da cui si generano guadagni, fondamentali per sostenere la ricerca pubblica e il sistema economico nazionale. In questo modo si viene a creare un ambiente sociale e scientifico in cui la diffusione di conoscenza è diretta e tacita, attraverso cui è possibile dar vita anche ad occasioni di lavoro non programmate, da cui possono scaturire scambi tra scienziati e ricercatori, anche di discipline diverse, accrescendo la produttività del loro lavoro attraverso l arricchimento personale dei ricercatori. Esistono, in fine, le migrazioni di ritorno, che da temporanee si tramutano in permanenti. In questo caso, il professionista altamente qualificato partecipa attivamente e continuativamente allo sviluppo del proprio paese attingendo e diffondendo le competenze e il know-how acquisite in precedenza all estero. Alla luce di quanto esposto, risulta quindi necessario distinguere il brain drain dalla mobilità internazionale del capitale umano qualificato in base alle caratteristiche del fenomeno migratorio preso in esame. Molti studiosi, infatti, propongono di usare la locuzione brain drain quando la perdita subita dal sistema di ricerca del paese per l assenza del professionista o ricercatore è superiore al vantaggio riconducibile alla sua permanenza all estero; altrimenti essi preferiscono ricondurre il fenomeno migratorio ad una diffusa mobilità internazionale. Le dimensioni e diffusione spaziale del fenomeno delle migrazioni internazionali qualificate Nonostante l importanza del fenomeno, le statistiche sulle migrazioni altamente qualificate sono molto carenti, sia nei paesi di partenza che in quelli di arrivo e, quando esistono esse sono disomogenee e difficilmente confrontabili. Al fine di armonizzare i dati e le informazioni al riguardo, l Unione Europea ha concluso nel 2004 uno studio inteso a misurare il flusso di ricercatori e personale ad alta qualificazione operante nei settori del secondario e terziario. Da questo studio è emerso che a lasciare il proprio Paese non sono 7

8 soltanto quei ricercatori europei che hanno già una vasta esperienza, ma si registra un elevato numero di giovani ricercatori che decidono di restare nel Paese di destinazione. Tra i PhD di nazionalità europea che hanno acquisito un titolo negli USA tra il 1999 e il 2001, circa avevano dichiarato di non aver intenzione di far ritorno in Europa. Per quanto concerne i lavoratori ad altissima qualificazione immigrati negli USA nel 2003 se ne registravano oltre e nella classifica delle nazionalità l Italia occupava il quarto posto con persone altamente qualificate emigrate, dopo il Regno Unito (31.000), Francia (15.000), Germania (13.000) e prima della Spagna (5.800). Nel solo 2003 il 17% degli italiani che si sono stabiliti in maniera permanente in USA erano manager, dirigenti e professionisti. Graf. 1: Migranti altamente qualificati in USA nel 2003 Per quel che concerne le migrazioni verso i paesi appartenenti all OECD, i flussi di partenza sono relativi a paesi terzi rispetto all organizzazione stessa, anche se è presente un considerevole flusso tra i paesi membri di quest organizzazione. Si tratta però di una migrazione fortemente selettiva a conferma della tendenza di molti paesi OECD ad attrarre i migliori professionisti, scienziati e tecnici sia all interno che all esterno dell area di quest organizzazione. Nel 2000 ad esempio, per i paesi OECD, gli emigrati sono stati 58.2 milioni di cui 20.4 milioni altamente qualificati, 8

9 aggiungendo a tali flussi anche quelli relativi ai 29 Paesi non OCSE, lo stock di emigrati cresce a 75.6 milioni, di cui 23.2 con qualifica elevata. In molti paesi principalmente Usa, Canada, Giappone, Australia, ma anche Germania, Francia, Danimarca, Olanda e Corea infatti, il numero di immigrati con un educazione a livello universitario supera quello degli espatriati ad alta qualificazione. In altri Paesi, come nel caso dell Inghilterra, il numero di personale qualificato espatriato è sostanzialmente uguale a quello immigrato e solo in pochi paesi come l Italia e la Spagna prevale l emigrazione. Tab. 1: Studenti stranieri emigranti nei Paesi OECD ( ) Australia Austria Belgio Canada Corea Danimarca Finlandia Francia Germania Giappone Grecia Irlanda Islanda Italia Lussemburgo Messico Norvegia Nuova Zelanda Olanda Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica Ceca Slovacchia Spagna Stati Uniti Svezia Svizzera Turchia Ungheria

10 Graf. 2: Migrazione studenti in principali Paesi di destinazione Oecd ( ) Tuttavia nel caso di Paesi terzi la situazione è più frammentata: ad esempio, India e Cina, sembrano essere meno soggetti al fenomeno del brain drain, anzi stanno traendo positive conseguenze dalle migrazioni qualificate dei decenni passati, sotto forma di migrazioni di ritorno, rimesse, investimenti in patria e brain circulation. Al contrario, paesi più piccoli o economicamente meno sviluppati, specialmente in Africa ed in alcune aree dell America Latina, stanno ancora soffrendo di un sostanziale depauperamento delle proprie élite intellettuali. Un dato ancora più interessante riguardo l emigrazione qualificata italiana afferisce al flusso in uscita di laureati nel periodo che va dal 1990 al 1998: periodo in cui circa il 5% dei neo-laureati si trasferiva dall Italia verso l estero ogni anno. Un fatto di particolare interesse perché molti lavoratori qualificati e studenti lasciano l Italia, ma pochissimi qualificati provenienti da altri paesi scelgono l Italia come Paese di destinazione. Molti giovani laureati lasciano l Italia per cercare lavoro all estero, questo perché il nostro Paese mette a disposizione pochissime risorse per la ricerca e lo sviluppo rispetto ad altri Paesi sviluppati e perché il mercato italiano si presenta ancora molto rigido, ciò significa che i lavoratori italiani che hanno già un lavoro sono protetti, mentre 10

11 quelli in cerca del primo lavoro non sono abbastanza tutelati. A conferma di quanto appena scritto, si rileva che nel 2000 il valore medio basso di brain drain in Italia è stato di circa il 7%, ciò significa che in quell anno il livello di migrazioni qualificate in Italia ha superato il tasso di migrazione generale, provando che in Italia vi è un alta concentrazione di personale qualificato emigrato, fenomeno che non è compensato dall attrazione di personale parimenti o maggiormente qualificata. Infatti, i dati relativi alla presenza di immigrati altamente qualificati in Italia non sono confortanti: essi costituiscono solo lo 0,7% del totale flusso di immigrati in Italia, di questi il 23,4% proviene dall Europa dell Est e dall Asia Centrale, molto probabilmente per ragioni di relativa vicinanza; seguono coloro che partono dall Africa del Nord e dal Medio Oriente (12,38%) e dall America Latina (10,51%). Il caso Cinese: tra Brain Drain e Flussi di ritorno La mobilità del capitale umano in Cina è un fenomeno molto antico, che si può far risalire alla dinastia Qing, nel 221 a.c.; tuttavia, l apertura cinese alla cultura straniera si deve a Rong Hong, noto per esser stato il primo cinese ad aver studiato all estero, mentre il principale artefice del consolidamento delle relazioni intellettuali tra la Cina e l Occidente, è Deng Xiaoping, a cui si deve una delle più importanti riforme della Cina moderna. La finalità delle riforme di Deng era riassunta nel suo programma delle Quattro Modernizzazioni: agricoltura, industria, scienza e tecnologia, apparato militare. In particolare, la modernizzazione della scienza richiedeva una connessione accademica a livello mondiale, soprattutto con i paesi dell Occidente. Il 1978, anno in cui ha inizio il mandato di Xiaoping, rappresenta, quindi, l anno decisivo per lo sviluppo delle politiche di scambio presso le università straniere. Il periodo che va dal 1978 al 1993 è di fondamentale importanza nella definizione delle principali caratteristiche del flusso migratorio qualificato cinese, considerato che, proprio in questo lasso di tempo, si modellano le tre popolazioni che lo compongono e contraddistinguono : borsisti statali finanziati per intraprendere un master o corsi di perfezionamento di breve periodo, studenti autonomi beneficiari nella maggior parte dei casi del supporto delle università ospitanti, i giovani sponsorizzati dalle imprese. Quest ultima categoria si è formata agli inizi degli anni Ottanta, quando, tra le imprese cinesi si era stabilita la prassi di inviare all estero gli impiegati più brillanti per corsi di laurea integrativi o di specializzazione, con l obbligo di ritorno e di re-impiego una volta terminato il permesso di studio. Gli studenti titolari di una borsa di studio statale possono 11

12 dividersi in universitari e ricercatori, i primi si trovano all estero per conseguire diversi titoli di studio: Bachelor Degree, Master, PhD. I ricercatori, invece, sono in visita nelle università di accoglienza per un periodo che può variare tra i 3 o 6 mesi, oppure un anno prolungabile a due. Scopo della permanenza è il perfezionamento delle conoscenze accademiche acquisite in Cina, il che giustifica la brevità della permanenza. Fig. 1 - Studenti all estero con borse di studio statali ( ) Negli anni Novanta il boom economico e l aumento di ricchezza per molte famiglie ha prodotto da un lato la diminuzione degli aiuti statali a favore degli studenti all estero, dall altro l incremento della mobilità dei giovani autonomi economicamente. Nonostante le cifre contenute del periodo , il periodo più recente è stato caratterizzato da un impennata del numero degli studenti indipendenti economicamente, con un picco massimo nel 2002, anno in cui si registra un numero di universitari auto-finanziati. Ne consegue che, attualmente, la popolazione degli studenti autonomi costituisce la parte più rilevante della comunità studentesca all estero. Se si volesse quantificare approssimativamente la fuga intellettuale, il numero di studenti e professionisti emigrati dal 1978 ad oggi, si otterrebbe un risultato superiore al milione. Nello specifico, prendendo in considerazione unicamente la categoria degli studenti si parla di giovani menti espatriate dal 1978 al 2005, infatti, solo nel 2005 gli studenti all estero sono stati e si è calcolato che per il 2010 saranno oltre In generale, le principali mete delle migrazioni qualificate sono i paesi dell Europa occidentale, gli Stati Uniti, l Australia, il Canada e il Giappone. Il 60% degli emigrati attraverso vie legali dopo il 1978, includendo migranti qualificati e non, è rappresentato principalmente dagli studenti e dalle loro famiglie; inoltre, secondo i dati riportati dall UNESCO, solo nel 2005 gli studenti di origine cinese stanziatisi nei Paesi occidentali e in Giappone sono stati circa Si tratta di una cifra rilevante, tenuto conto che nel 2003 il flusso di studenti cinesi è stato pari al 37% del totale degli studenti emigrati all estero (pari a giovani cinesi). 12

13 I fattori che hanno favorito la migrazione studentesca cinese sono da rintracciare in primo luogo nel prestigio di un diploma di laurea straniero, e di conseguenza nel bagaglio linguistico e culturale che ne deriva. Questi, infatti, determinano un rilevante vantaggio competitivo sul mercato del lavoro, sia cinese che internazionale. Inoltre, il sistema universitario cinese prevede degli esami d accesso estremamente difficili; pertanto, l elevata competitività per l ammissione, insieme con la maggiore durata dei corsi di laurea (quattro anni per ottenere un diploma di laurea equipollente ad un Bachelor e due anni per una specializzazione corrispondente ad un Master) spingono sempre più studenti a rivolgersi ad istituti stranieri. Gli Stati Uniti sono senza ombra di dubbio la meta principale, ma di recente sono aumentate i flussi che interessano paesi come Giappone, Francia, Germania, Regno Unito e Nuova Zelanda. L incremento del flusso intellettuale verso i Paesi europei e l Australia è spiegabile, in parte, per le carenze nei paesi in questione di personale qualificato per lo svolgimento di alcune professione e, per altro verso, per il minor numero di permessi di soggiorno concessi dal governo degli Stati Uniti in conseguenza degli eventi dell 11 settembre. Gli attacchi terroristici dell 11 settembre e la necessità di maggiore sicurezza nazionale hanno determinato una normativa sull immigrazione molto più severa e restrittiva negli USA. Pertanto, considerata la maggiore difficoltà di ottenimento di un permesso di soggiorno e l aumento dei rifiuti per il rilascio di nuovi visti da parte delle autorità americane, molti studenti, tra cui quelli cinesi, sono stati scoraggiati dal presentare domanda e hanno optato per nuove soluzioni, ad esempio, decidendo di iscriversi presso le università di altri paesi. Graf. 3 - Aree di origine degli studenti stranieri negli USA (2009) 13

14 I primi segnali di rinnovata crescita dei flussi migratori diretti negli USA si sono avvertiti dal 2005 in poi, quando il flusso studentesco è iniziato ad aumentare, grazie soprattutto allo snellimento di alcune procedure relative al rilascio dei visti per studenti: infatti, l incremento degli studenti cinesi è stato pari all 1,2% rispetto al Invece il 2007 può considerarsi l anno del rinnovato slancio del flusso migratorio studentesco cinese: in questo anno il numero di studenti iscritti ha registrato un incremento dell 8,2% rispetto al Inoltre, è interessante rilevare che l aumento del numero degli studenti cinesi nel 2009 è stato maggiore rispetto al totale degli studenti stranieri, che, invece ha riportato una variazione percentuale pari al 7.7%. Questo indica la forte attrazione che il sistema d istruzione americano continua ad esercitare sulla comunità cinese, che nel 2009 costituiva il 14.6% della popolazione studentesca internazionale iscritta presso le università statunitensi, seconda soltanto all India, la cui comunità studentesca è pari al 15,4% del totale. Nel caso dei Paesi europei l emigrazione cinese può farsi risalire alla prima metà del XVIII secolo, quando affluirono nel Vecchio Continente, e più specificamente in Germania e Regno Unito, i primi migranti cinesi. Fino al 1950 circa, molti studenti cinesi hanno completato i propri studi in Giappone, USA ed Europa occidentale, per poi diminuire drasticamente in seguito all instaurarsi della Repubblica Popolare Cinese. Le politiche per l istruzione subirono, infatti, una repentina virata in favore di un più stretto legame intellettuale con l Unione Sovietica e i Paesi socialisti. Negli anni Settanta, la fine delle Rivoluzione Culturale e la nuova politica di liberalizzazione di Deng Xiaoping portarono alla ripresa dei permessi di studio in Europa. A tal proposito, le autorità del Regno Unito, nel 1979, siglarono per prime un accordo per gli scambi accademici con le autorità cinesi, seguite nell arco di pochi anni dalle autorità di Olanda, Italia, Germania, Francia e Belgio. Da allora, le migrazioni studentesche cinesi hanno mantenuto ritmi crescenti, rappresentando una delle principali comunità studentesche straniere presenti nei Paesi Europei. Nel periodo che va dal 2004 al 2007, i principali paesi di destinazione del flusso migratorio qualificato cinese in Europa sono stati Regno Unito, Germania e Francia. Tenendo conto che i paesi qui in esame sono caratterizzati da città universitarie come Oxford e Cambridge nel caso del Regno Unito, Heidelberg in Germania, ne deriva una forte concentrazione studentesca internazionale. A ciò si aggiunga che capitali come Londra e Parigi rappresentano il centro politico, economico, finanziario e culturale dei rispettivi paesi, non ci si sorprende se entrambe le metropoli si distinguono per un elevata affluenza di studenti stranieri, e conseguentemente anche cinese. I dati concernenti il periodo risultano interessanti anche per lo sviluppo del flusso migratorio cinese avutosi in altri Paesi europei, soprattutto per quel che riguarda l incremento 14

15 verificatosi in paesi come Svezia, Spagna, Italia e Polonia. Sebbene, in questi ultimi paesi vi sia una minor concentrazione di studenti cinesi, è importante sottolineare il notevole aumento che si è registrato in pochi anni, in particolar modo in Italia e Polonia, paesi in cui nel 2007 si rileva una variazione percentuale rispettivamente del 75% e del 38% rispetto al Nel caso polacco uno dei motivi di tale affluenza sta nell aver aderito all Unione Europea e nell aver siglato l Accordo di Schengen: membership che hanno agevolato i flussi migratori dei cittadini europei e dei cittadini di paesi terzi, permettendo così di poter attrarre un maggior numero di studenti internazionali. Graf. 4: Paesi di destinazione degli studenti cinesi emigrati nel 2007 Il governo cinese, presa coscienza di questa incessante «fuga di cervelli», ha adottato diversi provvedimenti allo scopo di raggiungere il duplice obiettivo di moderare l entità del deflusso di talenti e, allo stesso tempo, trarre benefici dalle comunità già insediatesi all estero. Alla base di questa nuova politica vi è una rivisitazione del concetto di brain drain, inteso oggi come strumento di diffusione e circolazione di competenze e conoscenza. Si parla, infatti, di brain circulation, piuttosto che di perdita di talenti; ora i cinesi qualificati espatriati sono considerati il tramite per accedere più facilmente alla tecnologia avanzata degli altri paesi. Una soluzione trovata per far circolare tale bagaglio di esperienza è rappresentata dalla figura dei Visiting Professor oppure 15

16 attraverso l attivazione di progetti di ricerca sviluppati congiuntamente con le università straniere presso cui lavora la comunità scientifica cinese espatriata. È quindi importante che il capitale umano cinese continui a lavorare all estero e periodicamente ritorni in patria, in modo tale da costruire un circuito di diffusione tecnologico e scientifico fondamentale per la crescita economica della Cina. Allo stesso tempo, si è capito che era necessario ricostituire quel rapporto di fiducia tra Stato e popolo, garantendo il diritto di entrata ed uscita dalla Cina senza ripercussioni o restrizioni di alcun genere. A tal fine, nel 2000 il Ministero degli Esteri cinese ha previsto un particolare visto riservato ai cinesi espatriati, consistente in un permesso di ingresso multiplo valido per cinque anni, cosicché studenti e ricercatori possano entrare ed uscire dal paese più facilmente. Inoltre, nel 2004 è stato rilasciato un permesso di residenza permanente destinato specificatamente a lavoratori qualificati, investitori, professori e le loro famiglie di origine cinese con nazionalità straniera. I parametri da soddisfare sono molto restrittivi, in particolare un investitore deve aver investito sul mercato cinese per almeno tre anni; un professionista deve aver vissuto in Cina per lo stesso periodo guadagnando un buon salario; il coniuge deve essere stato sposato da minimo di cinque anni e aver soggiornato in Cina più di nove mesi. Attraverso questi due provvedimenti legislativi il governo cinese vuole assicurare una maggiore libertà di movimento e, allo stesso tempo, una più veloce diffusione delle loro competenze. Molti dei rientri da temporanei sono poi diventati permanenti: si calcola, infatti, che tra il 1978 e il 2008 abbiano fatto ritorno migranti qualificati cinesi. In questo modo, nel breve periodo, il governo cinese si assicura un maggior afflusso di talenti e quindi la relativa diffusione delle loro competenze, mentre nel lungo periodo la speranza è che i rientri diventino sempre più definitivi. Difatti, attualmente le autorità centrali si sono ritrovate ad affrontare due fenomeni contrastanti: da un lato l incremento del numero di professionisti e studenti diretti all estero, dall altro l aumento dei rientri, definitivi e non. A scopo esplicativo, se si analizza il trend del flusso migratorio studentesco è evidente che i dati riguardanti i rientri siano più modesti rispetto a quelli relativi i flussi in uscita, ma se ne ricava comunque una riflessione positiva e che lascia ben sperare per il futuro, sebbene non siano disponibili informazioni certe relativamente al periodo di permanenza in patria. Il maggior timore è infatti che si radichi la tendenza al rientro solo per brevi periodi, seppur ricorrenti nel tempo. 16

17 Graf. 5: Andamento flusso in entrata ed uscita degli studenti cinesi ( ) Conclusioni L analisi della migrazioni qualificate cinesi vuole mostrare come essa sia diventata una questione politica di grande attualità. In particolare è cresciuta l attenzione posta sugli effetti che le migrazioni qualificate internazionali generano sia negli stati di origine che in quelli di destinazione. Come detto in precedenza, di recente si è affermato l approccio che vede questa categoria di immigrati quali agenti di crescita economica e di sviluppo. La conseguenza più immediata del fenomeno migratorio - e che riguarda entrambe le categorie di migranti: qualificati e non sono le rimesse. Oggigiorno è aumentata la rilevanza di tale flusso monetario, tanto che esso rappresenta una delle principali fonti di finanziamento con capitale straniero per molti paesi emergenti. I principali paesi destinatari sono India, Cina e Messico. Gli effetti economici delle rimesse risultano rilevanti non solo per le famiglie destinatarie ma anche per il sistema economico. La capacità propulsiva delle rimesse permette di rafforzare la bilancia dei pagamenti attraverso l afflusso di capitali stranieri che arricchiscono le riserve di valuta estera di un paese. A sua volta, la maggiore disponibilità economica stimola l economia locale, promuovendo non soltanto le attività meramente produttive, ma anche quei progetti di sviluppo a carattere sia economico che sociale. Per quel che concerne la Cina, sebbene si registri un flusso consistente di rimesse, ad esempio nel 2006 sono affluiti circa milioni di dollari, il loro ammontare è proporzionalmente inferiore se paragonato con le cifre registrate negli anni precedenti. Complessivamente, fino al 2004 i migranti qualificati cinesi hanno contribuito a tale afflusso monetario con l invio di circa sessanta miliardi di dollari. 17

18 Sul lungo periodo invece gli effetti possono essere diversificati in base alle caratteristiche del sistema economico e sociale e la risposta delle autorità politiche del paese preso in esame. Volendo generalizzare si possono individuare tre possibili scenari: - Brain drain: il paese è soggetto ad un continuo deflusso di personale altamente qualificato, senza che vi sia un corrispondente afflusso di migranti egualmente formato. - Beneficial brain drain: l intenzione di emigrare induce sempre più agenti a qualificarsi e specializzarsi, di questi non tutti riusciranno effettivamente a trasferirsi all estero; pertanto, resterà in patria parte di questa popolazione qualificata che continuerà a formarsi lavorando nel paese di origine contribuendo al suo sviluppo scientifico ed economico - Brain circulation: il migrante qualificato continua a vivere e lavorare all estero, ma periodicamente ritorna in patria per partecipare a diverse attività accademiche, scientifiche o economiche. In quest ultima fattispecie il capitale umano qualificato espatriato è inteso quale intermediario per il trasferimento di know-how, cosicché si venga a creare un circuito di diffusione tecnologico e scientifico necessario per lo sviluppo del proprio sistema economico. Qualora prevalesse il brain circulation, il contributo che i migranti qualificati riescono ad apportare al sistema economico e scientifico del proprio paese sarebbe notevole, perché la diffusione rapida ed informale di competenze, tecnologia avanzata ed abilità imprenditoriali avrebbe un effetto propulsivo sul tessuto economico, politico e sociale del paese, considerando inoltre che la circolazione del capitale umano promuove ed intensifica le relazioni economiche ed accademiche tra i paesi ospitanti e quelli di origine, rappresentando quindi un ulteriore elemento di sviluppo per il sistema-paese. 18

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