Corte di Cassazione, Sez. Unite Penali, sentenza 24 novembre febbraio 2017, n Presidente Canzio Relatore Bonito

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1 Corte di Cassazione, Sez. Unite Penali, sentenza 24 novembre febbraio 2017, n Presidente Canzio Relatore Bonito Reato continuato-giudice dell esecuzione-aumento di pena Il giudice dell esecuzione, in sede di applicazione della disciplina del reato continuato, non può quantificare gli aumenti di pena per i reati-satellite in misura superiore a quelli fissati dal giudice della cognizione con la sentenza irrevocabile di condanna. *** Le Sezioni unite penali con sentenza n del 10 febbraio 2017, sconfessando l orientamento maggioritario, hanno risolto il contrasto sorto in giurisprudenza relativo alla possibilità da parte del giudice dell esecuzione di quantificare, in sede di applicazione della disciplina della continuazione, gli aumenti di pena previsti per i reati-satellite in misura superiore a quelli inflitti da giudice della cognizione. Per comprendere appieno i termini della questione occorre premettere, seppur sinteticamente, i caratteri peculiari della disciplina sostanziale del reato continuato, per poi farne applicazione in sede processuale e cogliere il contrasto giurisprudenziale sorto sul punto che ha condotto alla pronuncia delle Sezioni Unite. La fattispecie del reato continuato si configura in tutti i casi in cui il soggetto agente, con più azioni o omissioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, commetta (anche in tempi diversi) più violazioni della stessa o di diverse disposizioni di legge (art 81 comma 2 c.p.). Dal punto di vista sanzionatorio, la legge prevede che al reato continuato si applichi il regime del c.d. cumulo giuridico delle singole pene previste per i reati in continuazione. Il giudice cioè dovrà procedere all individuazione della pena prevista per il reato più grave e aumentarla poi fino al triplo, in considerazione delle pene previste per i singoli reati-satellite (cioè per i singoli reati in continuazione). La ratio della disciplina del reato continuato è presto detta: il più favorevole trattamento sanzionatorio si giustifica in considerazione della minore riprovevolezza di chi commette una pluralità di reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, così cedendo una sola volta ai motivi per delinquere. Ebbene il contrasto sorto in giurisprudenza che è stato oggetto della pronuncia delle Sezioni Unite ha riguardato il potere del giudice dell esecuzione di discostarsi dagli aumenti di pena individuati dal giudice di cognizione in tema di reato continuato, quando in particolare quelli previsti in sede di esecuzione siano superiori, riservando così al reo un trattamento sanzionatorio deteriore rispetto a quello individuato in sede di cognizione. Al riguardo si sono affermati in giurisprudenza due contrapposti orientamenti. Secondo un primo e maggioritario indirizzo (Cass., Sez. I, n del 19/02/2016; Sez. I, n del 11/11/2015; Sez. I, n del 29/10/2015, dep. 2016; Sez. V, n del 27/09/2013; Sez. II, n del 08/10/2012), il giudice dell esecuzione (in sede di applicazione della disciplina della continuazione) nel quantificare la pena relativa ai reati-satellite, incontra il solo limite legislativo previsto dall art. 671, comma 2, c.p.p. 1, secondo cui la pena non può 1 Art 671 c.p.p. 1.Nel caso di più sentenze o decreti penali irrevocabili pronunciati in procedimenti distinti contro la stessa persona, il condannato o il pubblico ministero possono chiedere al giudice dell'esecuzione l'applicazione della disciplina del concorso formale o del reato continuato, sempre che la stessa non sia stata esclusa dal giudice della cognizione. Fra gli elementi che incidono sull'applicazione della disciplina del reato continuato vi è la consumazione di più reati in relazione allo stato di tossicodipendenza. 2. Il giudice dell'esecuzione provvede determinando la pena in misura non superiore alla somma di quelle inflitte con ciascuna sentenza o ciascun decreto. 3. Il giudice dell'esecuzione può concedere altresì la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale, quando ciò consegue al riconoscimento del concorso

2 essere superiore alla somma di quelle inflitte con ciascuna sentenza o ciascun decreto. L opposto orientamento giurisprudenziale (Cass., Sez. I, n del 01/06/2016; Sez. I, n del 21/12/2015, dep. 2016; Sez. I, n del 07/06/72015; Sez. I, del 05/06/2014) invece, valorizzando il principio del favor rei e il conseguente divieto di reformatio in peius, negava l esistenza di un tale potere in capo al giudice dell esecuzione. Alla luce di tale contrasto sorto in giurisprudenza, la Prima Sezione penale della Corte di Cassazione, con ordinanza n del 22 giugno 2016, ha rimesso alle Sezioni Unite il seguente quesito di diritto: "se, ai fini della quantificazione della pena in materia di reato continuato, una volta individuato il reato più grave in applicazione del disposto di cui all art 186 disp. att. c.p.p., il giudice dell esecuzione possa quantificare l aumento di pena relativo ai singoli reati-satellite, già uniti in continuazione dal giudice di cognizione, in misura superiore a quella originariamente indicata, quando il risultato finale della operazione si mantenga nei limiti fissati dal comma 2 dell art 671 c.p.p.. Discostandosi dall orientamento maggioritario seguito dalla giurisprudenza sostenuto anche nell ordinanza di rimessione, le SU hanno ritenuto che non sussista un potere del giudice dell esecuzione di rettificare in misura superiore le pene previste per i reati-satellite dal giudice di cognizione. Le Sezioni Unite sono giunte a questa soluzione sulla base di una pluralità di argomenti. 1)In primo luogo, consentire al giudice dell esecuzione di stabilire un trattamento sanzionatorio deteriore rispetto a quello previsto dal giudice della cognizione, sarebbe in contrasto con la stessa ratio della norma sostanziale prevista in tema di reato continuato cioè l art 81 c.p., nonché con quella che disciplina sul piano processuale tale fattispecie di reato, cioè l art 671 c.p.p. Entrambe infatti sono ispirate alla logica del favor rei, che mal si concilia con il potere del giudice dell esecuzione di riformare in peius la pena prevista dal giudice di cognizione. 2)In secondo luogo, è la stessa natura del giudizio di esecuzione che impedisce al giudice di applicare un trattamento sanzionatorio più grave, seppur limitativamente ai reatisatellite. Infatti, il carattere sommario del processo esecutivo, il limitato contraddittorio che lo caratterizza, i limiti istruttori riconosciuti dall'ordinamento al giudice della esecuzione, il quale non può recepire i profili di conoscenza del fatto e della colpevolezza propri del processo ordinario rendono incongrua una valutazione di maggiore gravità dei fatti portati in continuazione (tanto presuppone l aumento delle relative sanzioni) rispetto a quella del giudice della cognizione. Infine le SU, con un argomentazione che coinvolge il dogma dell intangibilità del giudicato, osservano che il processo di scardinamento dello stesso (di cui è espressione l art 671 c.p.p.) può essere solo funzionale a far beneficiare il condannato di un trattamento sanzionatorio più favorevole, e mai deteriore. Ne deriva che l opzione favorevole alla possibilità di una decisione in peius del giudice dell esecuzione sarebbe contraria all attuale fase evolutiva del diritto penale e processuale in tema di giudicato. Da ultimo, la Corte ritiene che non sia estendibile al caso de qua il principio di diritto espresso dalle Sezioni Unite del 2014 (Cass., Sez. Un., 14 aprile 2014 n ), secondo cui non viola il divieto di reformatio in peius (previsto dall art. 597 cod. proc. pen.) il giudice dell impugnazione che, quando muta la struttura del reato continuato, apporta, per uno dei fatti unificati dall identità del disegno criminoso, un aumento maggiore rispetto a quello ritenuto dal primo giudice, pur non irrogando una pena complessivamente maggiore. Secondo la Corte infatti si tratta di situazioni non assimilabili, in quanto nel caso oggetto della pronuncia delle SU 2014 vengono in rilievo le funzioni e i poteri del giudice di secondo grado, che è un giudice della cognizione, mentre, nel caso de qua, si discute dei poteri del giudice dell esecuzione, formale o della continuazione. Adotta infine ogni altro provvedimento conseguente.

3 il quale non ha la piena cognizione del fatto e della colpevolezza del processo ordinario. Sulla base di tali argomentazioni, le Sezioni Unite hanno pronunciato il seguente principio di diritto: il giudice dell esecuzione, in sede di applicazione della disciplina del reato continuato, non può quantificare gli aumenti di pena per i reati-satellite in misura superiore a quelli fissati dal giudice della cognizione con la sentenza irrevocabile di condanna.

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