Al debutto i reati ambientali tra quelli presupposto della responsabilità amministrativa (d.lgs. 231/2001) degli enti

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1 Al debutto i reati ambientali tra quelli presupposto della responsabilità amministrativa (d.lgs. 231/2001) degli enti Avv. Angelo Merlin - a.merlin@sinthema.it Docente di diritto ambientale al Master universitario di II livello in Caratterizzazione e risanamento di siti contaminati Università Cà Foscari Venezia Vicenza, 13 ottobre 2011

2 Il decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche e delle associazioni anche prive di personalità giuridica Introduce nel sistema giuridico italiano una forma di responsabilità degli ENTI per i reati commessi da soggetti ad essi appartenenti La responsabilità della persona giuridica è aggiuntiva e non sostitutiva di quella delle persone fisiche che resta regolata dal diritto penale comune (cfr. Cass. Pen., S.U., n ) 2

3 Natura della responsabilità AMMINISTRATIVA definizione data dalla legge; sanzioni di carattere amministrativo. RESPONSABILITÀ (sostanzialmente) PENALE accertamento nel processo penale; rinvio alle norme processuali penali (art. 34); Ad onta del nomen juris la nuova responsabilità, nominalmente amministrativa, dissimula la sua natura sostanzialmente penale (cfr. Cass. pen., sez. III., , n. 3615, in Cass. pen., 2007, p. 74). 3

4 Soggetti destinatari Il decreto legislativo n. 231/01 SI APPLICA A: persone giuridiche ( non convincente la pronunzia che ritiene applicabili anche alle imprese individuali le norme sulla responsabilità di reato degli Enti, Cass. Pen., sez. III, , n ); società ed associazioni prive di personalità giuridica. NON SI APPLICA A: Stato; Enti pubblici territoriali; Enti pubblici non economici ( svolgono attività economica le Società d ambito costituite in forma di S.p.a. che effettuano la gestione integrale del ciclo dei rifiuti (Cass. Pen., sez. III, , n. 234); Enti con funzioni di rilievo costituzionale. 4

5 La disciplina Presupposti della responsabilità La legge prevede la responsabilità da reato degli enti, a titolo di illecito amministrativo, qualora ricorrano i seguenti presupposti (art. 5): 1. il reato commesso sia compreso tra quelli per i quali è prevista questa responsabilità; 2. il reato sia stato commesso da: a) persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonché persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso (soggetti apicali ); b) persone sottoposte alla direzione o vigilanza di uno dei soggetti apicali; 3. il reato sia stato commesso nell interesse dell ente o a suo vantaggio; 4. il reato non sia stato commesso nell esclusivo interesse di chi ha agito o di terzi. 5

6 I reati ambientali quali presupposto della responsabilità degli Enti La legge delega del prevedeva che anche i reati ambientali dovessero essere ricompresi nel novero di quelli presupposto; La Direttiva 2008/99/CE del ( sulla tutela penale dell ambiente ) imponeva agli Stati membri di prevedere una specifica responsabilità in capo alle persone giuridiche; L art. 19 della L , n. 96 ha delegato al Governo l introduzione, nel novero dei reati presupposto, le fattispecie criminose indicate nella direttiva ; Il è entrato in vigore l art. 25-undecies del D.Lgs. n. 231/2001 6

7 Profili sanzionatori generali del d.lgs. 231/2001 SANZIONI PECUNIARIE INTERDITTIVE CONFISCA PUBBLICAZIONE SENTENZA numeri delle quote valore della quota 1 commisurazione gravità del fatto grado di responsabilità riparazione dei danni condizioni patrimoniali 1 Valore quota: variabile da un minimo di Euro 258,00= ad un massimo di Euro 1.549,00= 7

8 La responsabilità da reato delle imprese per la violazione delle norme ambientali (d.lgs. n. 121/2011) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Tutela delle specie animali e vegetali selvatiche protette Art. 727 bis c.p. uccisione, cattura o detenzione di esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta (salvo non si tratti di quantità trascurabili e vi sia un impatto trascurabile sullo stato di conservazione della specie); distruzione, prelievo o detenzione di esemplari appartenenti ad una specie vegetale selvatica protetta (salvo non si tratti di quantità trascurabili e vi sia un impatto trascurabile sullo stato di conservazione della specie). pecuniaria: Fino a 250 quote Tutela dell habitat Art. 733 bis c.p. Distruzione di un habitat all interno di un sito protetto o comunque suo deterioramento con compromissione dello stato di conservazione. pecuniaria: Da 150 a 250 quote 8

9 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Acqua Art. 137, comma 2 Scarico di acque reflue industriali contenenti le sostanze pericolose di cui alle tabelle 5 e 3/A dell Allegato 5 alla Parte III, D. Lgs. n. 152/2006, senza autorizzazione o con autorizzazione sospesa o revocata. pecuniaria: Da 200 a 300 quote interdittive: Non superiore a 6 mesi Acqua Art. 137, comma 3 Scarico di acque reflue industriali contenenti le sostanze pericolose di cui alle Tabelle 5 e 3/A dell Allegato 5 alla Parte III del D.Lgs. n. 152/2006, senza osservare le prescrizioni dell autorizzazione o le altre prescrizioni dell autorità competente. pecuniaria: Da 150 a 250 quote 9

10 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Acqua Art. 137, comma 5, primo periodo Scarico di acque reflue industriali con superamento dei valori limite fissati nella Tabella 3 o, nel caso di scarico sul suolo, nella tabella 4 dell Allegato 5 alla Parte III del D.Lgs. n. 152/2006, in relazione alle sostanze indicate nella Tabella 5 dell Allegato 5 al medesimo decreto ovvero i limiti più restrittivi fissati dalle Regioni o dalle Province autonome o dall autorità competente. pecuniaria: Da 150 a 250 quote Acqua Art. 137, comma 5, secondo periodo Scarico di acque reflue industriali con superamento dei valori limite fissati per le sostanze contenute nella Tabella 3/A dell Allegato 5 alla Parte III del D.Lgs. n. 152/2006. pecuniaria: Da 200 a 300 quote interdittive: Non superiore a 6 mesi 10

11 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Acqua Art. 137, comma 11 Violazione del divieto di scarico sul suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee. pecuniaria: Da 200 a 300 quote interdittive: Non superiore a 6 mesi Acqua Art. 137, comma 13 Scarico nelle acque del mare da parte di navi o aeromobili di sostanze o materiali per i quali è imposto il divieto assoluto di sversamento in forza delle Convenzioni internazioni vigenti in materia e ratificate dall Italia. pecuniaria: Da 150 a 250 quote 11

12 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Rifiuti Art. 256, comma 1, lettera a) Attività di gestione di rifiuti non pericolosi (raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio, intermediazione) in assenza di autorizzazione, iscrizione o comunicazione. pecuniaria: Fino a 250 quote Rifiuti Art. 256, comma 1, lettera b) Attività di gestione di rifiuti pericolosi (raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio, intermediazione) in assenza di autorizzazione, iscrizione o comunicazione. pecuniaria: Da 150 a 250 quote Rifiuti Art. 256, comma 3, primo periodo Realizzazione o gestione di una discarica di rifiuti in assenza di autorizzazione. pecuniaria: Da 150 a 250 quote 12

13 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Rifiuti Art. 256, comma 3, secondo periodo Realizzazione o gestione di una discarica di rifiuti, anche in parte pericolosi, in assenza di autorizzazione. pecuniaria: Da 200 a 300 quote interdittive: Non superiore a 6 mesi Rifiuti Art. 256, comma 4 Inosservanza delle prescrizioni contenute o richiamate nelle autorizzazioni ovvero carenza dei requisiti e delle condizioni richiesti per le iscrizioni o comunicazioni. pecuniaria: Sino a 125 quote (se si tratta di rifiuti non pericolosi); Da 75 a 125 quote (se si tratta di rifiuti pericolosi); Da 100 a 150 quote (se si tratta di autorizzazione alla gestione di una discarica di rifiuti pericolosi). 13

14 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Rifiuti Art. 256, comma 5 Rifiuti Art. 256, comma 6, primo periodo Attività di miscelazione di rifiuti in assenza di autorizzazione. Effettuazione di un deposito temporaneo presso il luogo di produzione di rifiuti sanitari pericolosi in violazione delle disposizioni di cui al D.P.R. 15 luglio 2003, n pecuniaria: Da 150 a 250 quote pecuniaria: Fino a 250 quote Rifiuti Art. 257, comma 1 Rifiuti Art. 257, comma 1 Omessa bonifica in caso di inquinamento del suolo, del sottosuolo, delle acque superficiali o di quelle sotterranee, con superamento delle concentrazioni soglia di rischio (CSR). Omessa comunicazione alle autorità competenti del verificarsi di un evento potenzialmente in grado di contaminare un sito. pecuniaria : Fino a 250 quote 14

15 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Rifiuti Art. 257, comma 2 Omessa bonifica in caso di inquinamento del suolo, del sottosuolo, delle acque superficiali o di quelle sotterranee provocato da sostanze pericolose, con superamento delle concentrazioni soglia di rischio (CSR). pecuniaria: Da 150 a 250 quote Rifiuti Art. 258, comma 4, secondo periodo Predisposizione di un certificato di analisi di rifiuti con false indicazioni sulla natura, composizione e sulle caratteristiche chimicofisiche dei rifiuti ovvero utilizzo di un certificato falso durante il trasporto di rifiuti. pecuniaria: Da 150 a 250 quote Rifiuti Art. 259, comma 1 Traffico illecito di rifiuti. pecuniaria: Da 150 a 250 quote 15

16 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Rifiuti Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 Art. 260, comma 1 Attività organizzata finalizzata al traffico illecito di rifiuti. pecuniaria: Da 300 a 500 quote interdittive: Non superiore a 6 mesi. Si applica la sanzione della interdizione definitiva dall esercizio dell attività se l ente viene stabilmente utilizzato allo scopo unico o prevalente di consentire o agevolare la commissione del reato in questione. Rifiuti Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 Art. 260, comma 2 Attività organizzata finalizzata al traffico illecito di rifiuti ad alta radiottività. pecuniaria: Da 400 a 800 quote interdittive: Non superiore a 6 mesi. Si applica la sanzione della interdizione definitiva dall esercizio dell attività se l ente viene stabilmente utilizzato allo scopo unico o prevalente di consentire o agevolare la commissione del reato in questione. 16

17 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Rifiuti Art. 260 bis, comma 6 Rifiuti Art. 260 bis, comma 7 secondo e terzo periodo Quando nella predisposizione di un certificato di analisi di rifiuti, utilizzato nell ambito del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, si forniscono false indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle caratteristiche chimico fisiche dei rifiuti e quando viene inserito un certificato falso nei dati da fornire ai fini della tracciabilità dei rifiuti. Trasportatore che omette di accompagnare il trasporto di rifiuti pericolosi con la copia cartacea della scheda SISTRI. Colui che, durante il trasporto, fa uso di un certificato di analisi di rifiuti contenente false indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti trasportati. pecuniaria: Da 150 a 250 quote 17

18 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Rifiuti Art. 260 bis, comma 8 primo periodo Trasportatore che accompagna il trasporto di rifiuti con una copia cartacea della scheda SISTRI fraudolentemente alterata. pecuniaria: Da 150 a 250 quote Rifiuti Art. 260 bis, comma 8 secondo periodo Trasportatore che accompagna il trasporto di rifiuti pericolosi con una copia cartacea della scheda SISTRI fraudolentemente alterata. pecuniaria: Da 200 a 300 quote Emissioni in atmosfera Art. 279, comma 5 Emissioni in atmosfera in violazione dei valori limite di emissione, con contestuale superamento dei valori limite di qualità dell aria previsti dalla vigente normativa. pecuniaria: Fino a 250 quote 18

19 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Tutela delle specie animali e vegetali in via di estinzione Legge 7 febbraio 1992, n. 150 Art. 1, comma 1 pecuniaria: Fino a 250 quote importazione, esportazione o riesportazione di esemplari appartenenti alle specie elencate nell Allegato A del regolamento (CE) n. 338/1997 senza il prescritto certificato o licenza ovvero con certificato o licenza non validi; inosservanza delle prescrizioni finalizzate alla incolumità degli esemplari, specificate nella licenza o nel certificato; utilizzo dei predetti esemplari in modo difforme dalle prescrizioni contenute nei provvedimenti autorizzativi o certificativi rilasciati unitamente alla licenza o al certificato; trasporto dei predetti esemplari senza la licenza o il certificato prescritti; commercio di piante [tra quelle elencate nell Allegato A al regolamento (CE) n. 338/1997] riprodotte artificialmente in contrasto con le prescrizioni stabilite dall art. 7, paragrafo 1, lettera b) del regolamento (CE) n. 338/1997 e del regolamento (CE) n. 939/1997; detenzione, utilizzo per scopi di lucro, acquisto, vendita, esposizione o detenzione per la vendita o per fini commerciali, offerta di vendita o cessione di esemplari senza la prescritta documentazione. Tutela delle specie animali e vegetali in via di estinzione Legge 7 febbraio 1992, n. 150 Art. 1, comma 2 Comportamento recidivo rispetto alla condotte specificamente indicate nel sopra richiamato art. 1, comma 1 pecuniaria: Da 150 a 250 quote 19

20 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Tutela delle specie animali e vegetali in via di estinzione Legge 7 febbraio 1992, n. 150 Art. 2, comma 1 pecuniaria: Fino a 250 quote importazione, esportazione o riesportazione di esemplari appartenenti alle specie elencate negli Allegato B e C del regolamento (CE) n. 338/1997 senza il prescritto certificato o licenza ovvero con certificato o licenza non validi; inosservanza delle prescrizioni finalizzate alla incolumità degli esemplari sopra richiamati e specificate nella licenza o nel certificato; utilizzo dei predetti esemplari in modo difforme dalle prescrizioni contenute nei provvedimenti autorizzativi o certificativi rilasciati unitamente alla licenza o al certificato; trasporto dei predetti esemplari senza la licenza o il certificato prescritti; commercio di piante [tra quelle elencate negli Allegati B e C al regolamento (CE) n. 338/1997] riprodotte artificialmente in contrasto con le prescrizioni stabilite dall art. 7, paragrafo 1, lettera b), regolamento (CE) n. 338/1997 e del regolamento (CE) n. 939/1997; detenzione, utilizzo per scopi di lucro, acquisto, vendita, esposizione o detenzione per la vendita o per fini commerciali, offerta di vendita o cessione di esemplari senza la prescritta documentazione, limitatamente alle specie di cui all Allegato B al regolamento (CE) n. 338/1997. Tutela delle specie animali e vegetali in via di estinzione Legge 7 febbraio 1992, n. 150 Art. 2, comma 2 Comportamento recidivo rispetto alla condotte specificamente indicate nel sopra richiamato art. 2, comma 1 pecuniaria: Fino a 250 quote 20

21 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Tutela delle specie animali e vegetali in via di estinzione Legge 7 febbraio 1992, n. 150 Art. 6, comma 4 Detenzione di esemplari vivi di mammiferi e rettili di specie selvatica e di esemplari vivi di mammiferi e rettili provenienti da riproduzioni in cattività che costituiscono pericolo per la salute e l incolumità pubblica. pecuniaria: Fino a 250 quote Tutela delle specie animali e vegetali in via di estinzione Legge 7 febbraio 1992, n. 150 Art. 3 bis, comma 1 falsificazione o alterazione di certificati o licenze; false dichiarazioni o comunicazioni di informazioni al fine di acquisire un certificato o una licenza; utilizzo di un certificato o di una licenza falsi, falsificati o non validi ovvero alterati senza autorizzazione; omessa o falsa notifica all importazione. pecuniaria: fino a 250 quote (se la pena non è superiore nel massimo a 1 anno); da 150 a 250 quote (se la pena non è superiore nel massimo a 2 anni); da 200 a 300 quote (se la pena non è superiore nel massimo a 3 anni); da 300 a 500 quote (se la pena è superiore nel massimo a 3 anni); 21

22 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Tutela ozono Legge 28 dicembre 1993, n. 549 Art. 3, comma 6 autorizzazione di impianti che prevedono l utilizzo delle sostanze di cui alla Tabella A allegata alla legge 549/1993, fatto salvo quanto disposto dal regolamento (CE) n. 3093/1994; produzione, utilizzazione, commercializzazione, importazione ed esportazione delle sostanze di cui alle Tabelle A e B allegate alla legge n. 549/1993 [fatte salve le sostanze, le lavorazioni e le produzioni non comprese nel campo di applicazione del regolamento (CE) n. 3093/1994]. pecuniaria: Da 150 a 250 quote 22

23 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Inquinamento provocato dalle navi Decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 202 Art. 8, comma 1 Versamento doloso in mare delle sostanze inquinanti di cui agli Allegati I e II alla Convenzione Marpol n. 73/78 pecuniaria: Da 150 a 250 quote interdittive: Non superiore a 6 mesi. Si applica la sanzione della interdizione definitiva dall esercizio dell attività se l ente viene stabilmente utilizzato allo scopo unico o prevalente di consentire o agevolare la commissione del reato in questione. Inquinamento provocato dalle navi Decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 202 Art. 8, comma 2 Versamento doloso in mare delle sostanze inquinanti di cui agli Allegati I e II alla Convenzione Marpol n. 73/78, con conseguenti danni permanenti o, comunque, di particolare gravità alla qualità delle acque, a specie animali o vegetali o a parti di queste. pecuniaria: Da 200 a 300 quote interdittive: Non superiore a 6 mesi. Si applica la sanzione della interdizione definitiva dall esercizio dell attività se l ente viene stabilmente utilizzato allo scopo unico o prevalente di consentire o agevolare la commissione del reato in questione. 23

24 ( Segue) I reati ambientali inseriti tra i reati presupposto ex d.lgs. 231/2001 Inquinamento provocato dalle navi Decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 202 Art. 9, comma 1 Versamento colposo in mare delle sostanze inquinanti di cui agli Allegati I e II alla Convenzione Marpol n. 73/78 pecuniaria: Fino a 250 quote Inquinamento provocato dalle navi Decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 202 Art. 9, comma 2 Versamento colposo in mare delle sostanze inquinanti di cui agli Allegati I e II alla Convenzione Marpol n. 73/78, con conseguenti danni permanenti o, comunque, di particolare gravità alla qualità delle acque, a specie animali o vegetali o a parti di queste. pecuniaria: Da 150 a 250 quote interdittive: Non superiore a 6 mesi. 24

25 Esempio del possibile impatto per l impresa Contestazione relativa alla gestione di rifiuti pericolosi senza autorizzazione Processo penale alla persona/e fisica per la violazione dell art. 256, comma 1 lett. b), del D. Lgs. n. 152/2006 (arresto da 6 mesi a 2 anni e ammenda da a ); Processo penale per l Ente per la violazione dell art. 25-undecies, comma 2 lett. b), del D. Lgs. n. 231/2001 (sanzione pecuniaria da 150 quote minimo e massimo a 250 quote minimo e massimo ); 25

26 ( Segue) Esempio del possibile impatto per l impresa Contestazione relativa alla gestione di rifiuti pericolosi senza autorizzazione Possibile richiesta di risarcimento del danno ambientale da parte dello Stato ( ai fini dell integrazione del fatto illecito quale fonte dell obbligo di risarcimento del danno ambientale non è necessario che l ambiente venga in tutto o in parte alterato, deteriorato o distrutto, essendo sufficiente una condotta, sia pur soltanto colposa, in violazione di disposizioni di legge o di provvedimenti legittimamente adottati, cfr. Cass. Pen., sez. III, , n. 1874) Possibile richiesta del risarcimento del danno da parte delle Associazioni di tutela ambientale per il pregiudizio arrecato all attività concretamente svolta per la valorizzazione e la tutela del territorio sul quale incidono i beni oggetto del fatto lesivo, cfr. Cass. Pen., sez. III, , n ; Possibile richiesta del risarcimento del danno, ex art c.c., da parte degli Enti territoriali e dei singoli cittadini. 26

27 L impatto in relazione al numero degli illeciti ambientali Fonte: Ministero dell Ambiente Comando Carabinieri per la Tutela dell ambiente Anno 2009 Controlli effettuati dal NOE in Italia = Notizie di reato segnalate = Persone arrestate = 89 Sequestri in Euro = Anno 2010 Controlli effettuati dal NOE in Italia = Notizie di reato segnalate = Persone arrestate = 110 Sequestri in Euro = Fonte: rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente Illeciti ambientali accertati nel 2010 = con un incremento del 7,8% rispetto al

28 Come può dimostrare la società di non essere colpevole? 1. Aver adottato ed attuato un efficace MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE e CONTROLLO. 2. Aver istituito un ORGANISMO DI VIGILANZA (OdV) interno all Ente che abbia compiti di iniziativa e di controllo sulla efficacia del modello e che sia dotato di piena autonomia nell esercizio della supervisione. REATO COMMESSO DA SOGGETTI APICALI persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria o funzionale nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione ed il controllo dello stesso L ente si libera della responsabilità se prova che modello efficace nel prevenire i reati della stessa specie di quello commesso; modello attuato; istituzione di un OdV autonomo che abbia vigilato; volontaria e consapevole violazione o non osservanza dei modelli atti a prevenire la commissione dei reati colposi. 28

29 (segue) Come può dimostrare la società di non essere colpevole? L ente si libera della responsabilità se prova che modello efficace nel prevenire i reati della stessa specie di quello commesso; modello attuato; istituzione di un OdV autonomo che abbia vigilato. 18

30 Le funzioni del modello di prevenzione del rischio-reato (ruolo sistematico autenticamente fondativo) Il d.lgs. n. 231/01, nella consapevolezza che il reato di impresa affonda stabilmente le sue radici in una struttura organizzata, che partorisce una propria cultura, ha puntato direttamente al cuore delle organizzazione complesse, con l obiettivo di implementare l adozione di regole di comportamento che orientino l agire verso la prevenzione ragionevole del rischio reato e, dunque, in direzione della legalità L adozione di un sistema di prevenzione, la cui effettività trova un limite solo nell elusione fraudolenta (non agevolata da un difetto di controllo), rende non rimproverabile all ente la realizzazione dell illecito consumato da un soggetto formalmente deputato ad incarnare la politica d impresa (funzione esimente del modello). Inoltre, il modello svolge una importante funzione di natura riparatoria: la sua adozione (o il suo adeguamento) post delictum determina, ricorrendo altre condizioni, una ragguardevole riduzione della sanzione pecuniaria e l inapplicabilità delle sanzioni interdittive 30

31 I profili del dovere di auto-organizzazione rivolto alla prevenzione del rischio-reato Predisposizione di una griglia capillare di garanti: chi è collocato in posizione apicale deve assicurare, prima di tutto, l adozione di un modello organizzativo che consenta una adeguata protezione dei beni giuridici tutelati dalle norme penali; scendendo, la garanzia si concretizzerà in rapporto al tipo di funzione (direzione, controllo, preposizione, etc..) in concreto esercitata Predisposizione dei modelli di prevenzione del rischio reato: predisposizione di regole autonormate che integrano un programma finalizzato a: 1. mappare le aree esposte al rischio reato ed individuare i soggetti più esposti al rischio; 2. forgiare regole cautelari orientate a ridurre il rischio-reato; 3. predisporre adeguati meccanismi di controllo sulla funzionalità del modello e sulla necessità di adeguamenti; 4. prevedere un sistema disciplinare rivolto a sanzionare i comportamenti devianti, implementato da meccanismi di scoperta/chiarimento degli illeciti 31

32 I doveri organizzativi sono oneri o obblighi? Nella riforma del diritto societario del 2003 il principio di adeguatezza degli assetti organizzativi è assurto da autentica architrave della governance della società per azioni; Gli articoli 2381 (compiti degli organi delegati) e 2403 (obbligo dei sindaci) del c.c. richiedono che ciascuna fase dell attività venga formalizzata in un procedimento e che questo procedimento formi oggetto di valutazioni preventive, in ordine alla sua adeguatezza, e di continui controlli, deputati a saggiarne la corretta applicazione; In tutti gli enti in cui opera il principio di adeguata organizzazione, l adozione del modello risulterà inevitabile e la mancata attivazione potrà issarsi ad un inadempimento ascrivibile agli amministratori in termini di responsabilità e, prima ancora quale giusta causa di revoca ex art. 2383, quale grave irregolarità denunciabile ai sensi dell art e quale fatto censurabile suscettibile di essere segnalato all organo di controllo ai sensi dell art del c.c.. 32

33 La parte speciale del modello in materia di prevenzione dei reati ambientali: mappatura delle attività a rischio reato (risk assessment) 1. Individuazione delle aree potenzialmente a rischio-reato distinguendo tra: (i) aree a rischio reato in senso proprio; (ii) aree c.d. strumentali, che gestiscono gli strumenti finanziari destinati a supportare la commissione dei reati; 2. Rilevazione e valutazione del grado di efficacia dei sistemi operativi e di controllo già in essere, allo scopo di reperire i punti di criticità rispetto alla prevenzione del rischio-reato; 3. Indagine retrospettiva avente ad oggetto la storia dell ente in relazione a pregressi profili di illegalità; 4. Descrizione delle possibili modalità di commissione dei reati, allo scopo di redigere le cautele preventive; 33

34 L importanza del rispetto delle regole cautelari nei reati colposi (misure di risk management) Nel campo dell ambiente esistono diverse regole cautelari codificate dirette al contenimento del rischi. Pertanto, in questi reati colposi la redazione delle cautele (c.d. governo dei rischi ) è meno problematica, atteso che la gran parte di esse è eteronormata ; L importanza del dovere di sapere in capo all agente modello collettivo per la determinazione delle regole di comportamento in funzione cautelare tenendo in considerazione le sue superiori capacità rispetto a quelle individuali; I protocolli cautelari si debbono saldare, sinergicamente, con le altre disposizioni, di natura organizzativa e di controllo (relative al ruolo dell OdV, ai flussi informativi, ai sistemi di controllo tra garanti, alle regole che presiedono alle decisioni sugli investimenti in sicurezza e/o ambiente) così da creare un sistema in cui l obiettivo della tutela dell ambiente e della sicurezza viene perseguito in maniera formalizzata e proceduralizzata: cioè organizzata. 34

35 L importanza del rispetto delle regole cautelari nei reati colposi (misure di risk management) in particolare nei reati ambientali Effettiva regolamentazione del processo individuando le regole cautelari da seguire ed i soggetti deputati a presidiare le singole funzioni (regole cautelari contenute sia nel d.lgs. 152/2006 che in tutte le altre norme, anche di contenuto tecnico, correlate); Specificità rispetto al rischio da contenere e prontezza nell adeguamento in ragione sia della presenza di segnali di insufficienza operativa che dell insorgenza di modifiche strutturali e strategico-operative dell ente che impongano di ridisegnare le modalità della cautela; Garantire la completezza dei flussi informativi; Agevolare l emersione delle violazioni così da mettere immediatamente in condizione di intervenire l OdV e i vertici dell ente; Documentazione formale delle attività; Monitoraggio e controllo di linea; Indicazione di un responsabile del processo a rischio-reato, su cui grava il compito di dotare di una propria evidenza il processo a rischio-reato. 35

36 La colpevolezza per omissione organizzativa e gestionale La Suprema Corte (Cass. Pen., sez.vi, ud n ) ha riconosciuto la responsabilità dell ente, affermandone la rimproverabilità per mancata adozione ed attuazione di un modello organizzativo e gestionale idoneo a prevenire i reati commessi dai soggetti apicali; Questa sentenza sembra risolvere radicalmente il problema della obbligatorietà o meno del modello organizzativo e gestionale; dal tenore della motivazione si ricava, infatti, che l adozione (ed efficace attuazione) del modello corrisponde a quel preciso dovere dell ente, il cui mancato adempimento legittima il giudizio di rimproverabilità. 36

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