Quinta giornata. - Maestro: Rieccoci, ragazzi! Buona quell aranciata dell altra sera! Dovreste organizzare più tornei in sala!

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1 Quinta giornata - Maestro: Rieccoci, ragazzi! Buona quell aranciata dell altra sera! Dovreste organizzare più tornei in sala! - Elena: Maestro, come si fa a diventare insegnante di Scherma? - Maestro: T interessa insegnare, Elena? - Elena: Si, Maestro cosi riuscirei a bere gratis! - Maestro: Elena, ora ti acchiappo! - Elena: Sarà difficile: mi hai insegnato troppo bene a mantenere la misura! - Maestro: Beh! Forse è meglio passare all argomento della giornata. Orbene è l ora di parlare della difesa. Nessuno schermitore può pensare di attaccare soltanto, come del resto non può solo cercare di difendersi: sono lo svolgimento dell assalto e soprattutto la situazione del punteggio a richiedere quest alternanza di attività. Uno schermitore può esser portato per carattere o per preparazione a prediligere l uno o l altra, ma non occorre nemmeno spiegare il perché è meglio saper far bene entrambe le cose. Un tiratore deve saper far tutto. Ma entriamo subito nel vivo della materia: quanti modi difensivi conosciamo? - Tommaso: Due: uno basato sulla misura, uno attuato con la parata. - Maestro: Continua pure, Tommaso. - Tommaso: Nel primo caso, per rendere inoffensivo l attacco dell avversario, si utilizza la misura, cioè s indietreggia quel tanto da non essere raggiunti dalla stoccata. - Maestro: Certo: la propulsione dell attacco è come la gittata di un cannone, basta indietreggiare anche di poco e, se hai fatto bene i calcoli, la palla sparata cade davanti ai tuoi piedi senza arrecarti alcun danno. Per attuare questo tipo di difesa occorrono: buoni riflessi per percepire la partenza del colpo e buona capacità di arretramento. Continua, Tommaso. - Tommaso: Nel secondo caso invece si ricorre all uso della propria arma, utilizzandola per deviare il colpo: lama e coccia fanno cambiare direzione alla punta avversaria, che altrimenti ci toccherebbe in un qualche nostro bersaglio. Questo tipo di difesa si chiama parata. - Maestro: Beh, Tommaso, vorrei osservare che esiste anche una forma di difesa mista: in casi di attacchi particolarmente veementi, o comunque percepiti in ritardo, è necessario sia arretrare, sia simultaneamente parare. Vai pure avanti. - Tommaso: Si, Maestro. Le parate sono quattro e - Maestro: Aspetta, Tommaso. Prima di parlare delle singole parate, credo sia opportuno fare, come al solito, una considerazione di carattere generale. Ditemi un po : la parata deve essere eseguita con la maggiore velocità possibile, vero? - Carlotta: Certo Maestro, più veloce è, più sicuri siamo.

2 - Maestro: Questo è certo! Ma c è un particolare che ancora mi sfugge: mettiamo il caso che io sia molto veloce a parare e l avversario invece molto lento ad attaccarmi. Cosa devo fare appena vedo partire la sua stoccata, devo andare subito a parare? - Carlotta: No, perché se lo anticipi con la tua velocità non troveresti la sua lama perché ancora non sarebbe sopraggiunta vicino a te. - Maestro: Vedete, ragazzi, dobbiamo quindi fare un importante precisazione: una cosa è la velocità di esecuzione della parata e su questa non si discute, perché più rapida è meglio è; un altra cosa è l istante in cui dar inizio alla parata stessa. Il momento propizio dipende dalla velocità dell avversario nell esecuzione del colpo; dobbiamo dar corso alla nostra parata solo quando la stoccata si avvicina al nostro bersaglio: né prima, perché non servirebbe a nulla, né dopo, perché ormai sarebbe troppo tardi. Tra l altro in questo modo si evita anche di cascare in qualche finta eseguita dal nostro nemico per ingannarci sulla vera meta finale del suo colpo. Chiarito questo, Tommaso, quante dicevi che erano le parate? - Tommaso: Quattro, una per ogni settore di bersaglio: la prima che tutela il petto, la seconda il fianco, la terza l esterno alto e la quarta il ventre. Per intercettare il colpo dell avversario le parate si eseguono spostando la propria arma in direzione della linea d attacco nemico: dalla posizione in cui ci si trova si va direttamente verso la lama rivale, percorrendo la strada più corta. - Maestro: Ecco, Tommaso, aspettavo proprio questa tua precisazione: chi, per difendersi, si sposta direttamente verso la lama dell avversario, effettua una parata che tecnicamente si chiama parata semplice. Esistono altri modi per effettuare una parata, Elena? - Elena: Si ci sono le quattro parate di contro? - Maestro: Vieni in pedana e aiutaci a capire. Tirami una botta dritta al bersaglio interno basso. Vedete, andando a parare verso il colpo di Carlotta, effettuo una parata semplice. Ora osservate bene la strada che invece percorre la mia lama quando sulla stessa botta di Carlotta eseguo una parata di contro. - Marco: Si, abbiamo visto bene: il tuo pugno ha effettuato una rotazione su se stesso e la tua punta ha descritto nello spazio un giro completo di 360 gradi attorno al suo ferro. In tal modo

3 riusciamo a creare una specie d imbuto spaziale, precisamente un cono, che raccoglie tutto quello che in quell istante ci transita dentro. - Maestro: E qual è tra i due modi di parare quello più sicuro, ragazzi? - Marco: Non c è un modo più sicuro dell altro, Maestro! Bisogna vedere caso per caso e poi la cosa più importante è eseguire, alternandoli, tutti e due i tipi di parata: ci hai sempre detto che questo è il miglior modo per confondere le idee dell avversario. - Maestro: Eh, si, Marco, qualche buon consiglio sono riuscito a darvelo! Ma sentite ragazzi, in relazione all impatto con la lama avversaria, in quanti modi possiamo effettuare una parata? - Carlotta: Due: di picco, se la nostra lama allontana dal nostro bersaglio quella avversaria con una specie di battuta; di tasto, se invece il contatto perdura sino alla fine della propulsione offensiva del colpo. - Maestro: E quale delle due modalità è la migliore? - Carlotta: Maestro, è la solita storia: è necessario capire cosa ci conviene fare nelle varie situazioni e con i diversi avversari. Comunque una cosa appare subito chiara: chi para di picco non può rispondere di filo. Per fare un filo, cioè per scivolare sulla lama avversaria, bisogna prima instaurare un contatto duraturo, appunto come succede nelle parate di tasto. - Maestro: Benissimo, ragazzi! Forse neanche D Artagnan sapeva tutte queste cose! A questo punto mi sembra opportuno fare alcune precisazioni circa la posizione spaziale delle parate, di qualsiasi tipo esse siano. Ricordatevi che è fondamentale trovare attorno a voi, nelle vicinanze dei vostri quattro bersagli, le relative giuste posizioni. Esse devono garantirvi con sufficiente margine dal colpo che avete parato; ma guardatevi dall effettuare delle parate troppo larghe, cioè esagerando la distanza dal vostro corpo: esse non solo comporterebbero uno spreco di tempo per far percorrere alla vostra lama uno spazio del tutto superfluo, ma renderebbero di conseguenza più lenta la vostra risposta, ovvero la rappresaglia dopo esservi difesi. Inoltre una finta eseguita in attacco dal vostro avversario tenderebbe a spiazzarvi maggiormente. Diversamente, eseguendo le parate vicino al vostro corpo, avrete tra l altro più probabilità di riuscire a parare il colpo reale dopo non averlo trovato sul bersaglio solo oggetto di finta da parte del vostro avversario. Ma ora viene il bello, miei prodi! Tutte qui le parate? Non ce ne sono altre? Che silenzio! Ma c è rimasto qualcuno in sala?! Toc Toc, c è nessuno?! No? Allora parlo io. Il termine parata di mezza contro vi dice qualcosa? Non ricordate quando vi dissi di chiudere gli occhi e di guardare con gli occhi della vostra mente? - Elena: Maestro, Maestro ora mi ricordo tutto. - Maestro: Dopo una spintina sono tutti bravi! Anche un sasso ruzzola da sé! Dai Elena. Se chiudiamo gli occhi e pensiamo alla nostra punta, quando eseguiamo una parata di contro vediamo che descrive nello spazio un giro completo. - Marco: Un angolo giro, Maestro; trecentosessanta gradi. - Maestro: Zitto, Marco! Sta parlando lei!

4 - Elena: Allora, mentre nelle parate di contro facciamo fare alla punta un giro completo, nelle parate di mezza contro basta farne metà. - Marco: Un angolo piatto, Maestro. - Maestro: Marco, per favore non fare il sapientino! Iscriviti pure subito a Ingegneria! Quali sono dunque, Elena, le parate di mezza contro? - Elena: Si para di mezza contro quando si passa dalla posizione bassa esterna, cioè quella di seconda, a quella bassa interna, cioè di quarta; e poi quando si passa dalla posizione esterna alta, di terza, a quella alta interna, cioè di prima. - Maestro: Quindi per dirla in breve: dalla seconda alla quarta e dalla terza alla prima. Fatene vedere un paio ai vostri compagni, ragazzi. Visto che differenza c è con le parate di contro?! Il movimento circolare non è completo. E l ultima tipologia di parate col ferro qual è? Dai! forza! Serve a difendersi dai colpi di filo dell avversario. - Carlotta: Quelle di ceduta, Maestro. - Maestro: Cioè, Carlotta? - Carlotta: Quando l avversario mi ha catturato il ferro con un legamento e mi accorgo che ha già cominciato ad attaccarmi di filo, cioè scivolando sulla mia lama, non mi resta altra risorsa che la parata di ceduta. Si tratta di avere pazienza, cioè è necessario assecondare l azione avversaria e, solo sul suo finire, quando sta per toccarci, senza mai staccare la nostra lama dall altra, bisogna assumere la corrispondente posizione di parata. In questo modo si riesce a ribaltare la situazione proprio un istante prima di essere toccati. Sai che delusione per l avversario! - Maestro: Precisa i colpi, Carlotta. - Carlotta: In contrapposizione al filo di seconda, si cede in quarta; invece al filo di terza, si cede in prima. Vieni, Marco, ricostruiamo questa azione in pedana. Io tiro i colpi di filo, tu para di ceduta. Visto che brutta sorpresa per chi attacca! Quasi tocca, poi l arma viene come risucchiata da un vortice e si ritrova toccato lui! - Elena: Meglio quasi attaccare e prendersi una bella parata e risposta in pieno petto, vero, Maestro?! - Maestro: Risposta? Elena, mi hai letto nel pensiero! Stavo appunto per chiedervi e la risposta? - Tommaso: Maestro, ci hai sempre detto che la risposta è la vendetta di chi è riuscito a parare. - Maestro: L espressione è un po colorita, ma rende molto bene l idea. Ma chi è questo impudente che osa attaccarmi! Sei uscito dalla tua guardia-castello, ti sei affaticato per raggiungermi e ora ti sei abbassato di fronte a me in affondo o magari sei sbilanciatissimo in frecciata? Devo punire la tua arroganza! Sono riuscito a neutralizzarti e ora tocca a me: beccati la mia risposta. Sintetizzatemi queste frasi in due verbi, ragazzi. - Marco: Parare e rispondere.

5 - Maestro: Certo! Parata e risposta sono due cose che devono stare sempre insieme, come Stanlio e Olio, come sale e pepe! Dopo la parata non dobbiamo assolutamente perdere l occasione per fulminare il nostro avversario con una risposta: se si sceglie bene il tempo non si deve fare altro che muovere il braccio armato. Certo bisogna far presto, l avversario non sta certo lì ad aspettarti. Una volta stabilito il contatto dominante della vostra lama su quella avversaria come si potrà tirare il colpo? - Maestro: Bene, Tommaso. - Tommaso: Sia distaccando la nostra lama da quella avversaria, sia di filo, cioè strisciando su quest ultima. - Elena: Maestro di fioretto e di sciabola si potrà anche rispondere al distacco perché c è la Convenzione schermistica che ci protegge, ma di spada converrà sempre usare il filo. - Maestro: Certo, Elena: è la solita vecchia storia! Ora capisci perché quando si para di spada, diversamente dal fioretto, la punta deve essere mantenuta in direzione del bersaglio; lo si fa proprio per favorire la risposta di filo. Ragazzi, ora però ho un dubbio! Ma la risposta dopo una parata si esegue solo dalla propria guardia? - Carlotta: Dalla guardia è meglio, Maestro, ma se l avversario è particolarmente veloce a tornare in guardia lo possiamo inseguire, tirando la nostra risposta con l affondo. - Maestro: Brava Elena: come al solito sono le situazioni che si vengono a creare a dettarci un modo o un altro; l importante, torno a dirlo, è non farla passare liscia a chi ha osato attaccarci. Ogni parata senza la risposta è come una ciambella senza il buco! O una pastasciutta fatta senza mettere il sale nell acqua! Beh! Ora facciamo un po d allenamento specifico. Dieci serie alternate di cinque attacchi ciascuno: attaccate in modo tale che il vostro compagno sia in grado di parare e rispondere, magari variando la velocità e i bersagli. Mi raccomando, non eseguite mai due parate consecutive dello stesso tipo, ma variatele sempre. Può bastare così, ragazzi. Venite qui: che affrontiamo l ultimo argomento di oggi. Ditemi un po : ora che abbiamo appreso tutte le arti della difesa chi oserà mai più attaccarci?! - Elena: Chi è più veloce di noi, Maestro. - Maestro: Di sicuro, Elena, ma ciò non è del tutto vero: ora cercherò di dimostrarlo a te e ai tuoi compagni. Mi serve un volontario; chi viene? - Carlotta: Vengo io - Maestro: Carlotta, che onore! Mettiti la maschera e cominciamo a muoverci in avanti e indietro, mantieni bene la misura e quando accenno ad una scopertura su un mio bersaglio toccami il più velocemente possibile con una? - Carlotta: Botta dritta, Maestro.

6 - Maestro: Bene, Carlotta. Pronti, a noi! Sei troppo lenta, Carlotta: ho parato il tuo colpo e ti ho toccato di risposta. Uno a zero per me. Cerca di far meglio: piegati bene sulle gambe, concentrati, scegli bene tempo e misura e fiondati sul mio bersaglio. Parato ancora, Carlotta! Due a zero. Più veloce. forza! Vai al massimo! Anche se hai fatto un ottimo affondo, ho toccato ancora io: tre a zero. Non ci siamo, devi essere veloce come la luce! - Carlotta: Maestro è inutile tirarti la botta dritta, sei troppo veloce a parare. - Elena: Posso venire io e provare a toccarti? - Maestro: Certo, Elena, ci mancherebbe altro: non sono una proprietà esclusiva di Carlotta! Bravissima, mi aspettavo da te proprio quest azione! Carlotta, hai visto come si fa?! Non potendo sorpassarmi in velocità, Elena, è ricorsa alla finta dritta e cavazione e mi ha toccato: infatti, trovando la via sbarrata da una superiore velocità di difesa, l ha letteralmente aggirata. - Carlotta: Maestro, non vale: tu mi avevi detto di toccarti di botta dritta. - Maestro: E vero, Carlotta! Ma tu, quando sei in pedana, stai a sentire cosa ti dice l avversario?! - Carlotta: Ma tu sei il mio Maestro! - Maestro: Eh no, Carlotta! Ve l ho sempre detto che ormai siete degli schermitori fatti! E quando due schermitori si calano la maschera e si affrontano è guerra termonucleare, sempre e comunque! - Carlotta: Non vale, hai sempre ragione tu! - Maestro: Sempre no, Carlotta, solo tutte le volte! Vieni qui facciamo la pace: se mi sai parlare bene della finta, ti perdono. - Carlotta: Innanzitutto vorrei dire che si deve ricorrere alle azioni con finta non solo quando abbiamo un avversario più rapido di noi: ad esempio i più veloci possiamo essere noi, ma, mettiamo dopo tanti assalti, cominciamo ad essere un po stanchi e quindi è consigliabile non affidarsi solo alla velocità. - Maestro: Certo Carlotta: la velocità non è un concetto assoluto, ma relativo alle situazioni. Diciamo allora, con più precisione, che conviene ricorrere alle azioni d attacco con finta tutte le volte che abbiamo motivo di temere le parate dell avversario. Ma cos è questa finta, Carlotta? Ne parliamo da un bel pezzo, ma ancora non l abbiamo inquadrata. - Carlotta: La finta è una specie di bugia che si racconta all avversario, sperando che ci caschi. E una bella trappola che gli tendiamo. - Maestro: Non credo che nessun trattato di scherma definisca la finta così, Carlotta! - Carlotta: Maestro, la finta è un far credere all avversario di fare una cosa per ingannarlo e farne invece un altra.

7 - Maestro: Ora ci siamo quasi, Carlotta! Precisiamo che la finta è la simulazione di un colpo, che ha lo scopo di indurre l avversario ad aspettarsi la stoccata su un certo suo bersaglio, mentre, alla fine, lo raggiungiamo su un altro. In pratica, minacciando un bersaglio, induciamo il nemico a proteggerlo con una parata, ma noi siamo pronti ad eluderla con una cavazione o una circolata e a colpire altrove. - Marco: E proprio una bella invenzione la finta, Maestro! - Maestro: Eh sì! Altrimenti solo Speedy Gonzales avrebbe fatto scherma! Ma parlo solo io della finta?! - Tommaso: La finta deve essere vera. - Maestro: Ah, sì? Perché c è anche quella falsa?! - Tommaso: No, volevo dire che va fatta bene, altrimenti l avversario non ci casca e non va in parata. - Maestro: Certo: la finta deve essere quanto più espressiva è possibile, cioè il colpo deve sembrare veritiero. Cerchiamo di capire come si fa una bella finta. E un po che non giochiamo a caccia all errore, vero ragazzi? Guardate un po come faccio una finta davanti a Tommaso. - Marco: No, Maestro; così Tommaso non ci crede proprio perché sei troppo distante; per fare una buona finta bisogna essere ad una misura tale che l avversario possa credere veramente all inizio di un attacco. - Elena: Neanche così, Maestro: sei troppo lento. L azione deve essere abbastanza veloce per poter sembrare vera. - Carlotta: No, Maestro, ancora non ci siamo; è meglio che tu distenda il braccio armato con la punta sul finto bersaglio: devi far prendere paura a Tommaso, altrimenti non ci crede e non va a parare. - Maestro: Bravi ragazzi: fareste impallidire anche Ulisse, il noto tessitore d inganni! Ma di finte quante se ne possono fare? - Tommaso: Tante, Maestro! - Maestro: Andiamoci piano, ragazzi: i trattati si spingono sino alle doppie finte; c è qualcuno che mi sa spiegare perché? - Marco: Perché altrimenti non si finirebbe mai! - Maestro: Beh questa diciamo che è la versione teorica della cosa; in pratica una successione troppo prolungata di finte, senza tirare il colpo, indurrebbe l avversario a interromperla con colpo d arresto. In altre parole gli forniremmo un ottima opportunità di stopparci! Ecco perché è conveniente fare al massimo due finte, come vi ho appena detto. Ma poi, ragazzi: finta e finta! Ma finta di che cosa? - Elena: Delle tre azioni fondamentali d attacco, Maestro: finta dritta, battuta e finta, finta del filo e finta di cavazione. - Maestro: Perfetto, Maestra Elena!

8 - Elena: No, Maestro, perfetto sei solo tu! E ci basti! - Maestro: Sei anche spiritosa! Uno di questi giorni, prima o poi, dovrò sfidarti davvero! Ora però mettiamo la marcia indietro: forse siamo partiti un po troppo di slancio con la finta. Sapete che mi piace sempre affrontare i temi in generale. Chi mi parla della struttura dell attacco con finta, cioè chi è in grado di elencarci tutte le sue componenti? - Marco: La finta è la prima cosa da fare, poi c è il problema di evitare la parata dell avversario e, alla fine, si deve toccare il bersaglio. - Maestro: Molto esauriente, Marco, bravo! Della finta abbiamo già parlato abbastanza; ora è il turno di come sfuggire alla difesa del nemico. Avete qualche suggerimento a tal proposito? - Elena: La cavazione, Maestro. Quando sta per arrivare la lama avversaria con la cavazione si passa alla sua sinistra, alla sua destra, sotto o sopra a seconda di quale bersaglio abbiamo falsamente minacciato. Certo che se non scegliamo bene il tempo l avversario riesce a parare e tutto va in fumo. - Maestro: Eh sì! E un bel problema, ragazzi! Comunque, se ci coordiniamo bene e non diamo soluzione di continuità all azione dovremmo farcela. Una cosa è sicura: dopo la finta non dobbiamo aspettare di percepire con i nostri organi di senso la parata dell avversario prima di effettuare la cavazione, altrimenti le probabilità di riuscire a passare sarebbero veramente ridotte al lumicino. Dobbiamo invece aver fiducia sulla prefigurazione dell azione che ci siamo fatti tramite lo scandaglio: dobbiamo quindi partire già con l idea di quale tipo di cavazione effettuare, eseguendo tutta l azione modulandola alla velocità di reazione dell avversario che abbiamo appunto spiato e saggiato. Tutto qui?! Non c è altro?! - Marco: Maestro, ma se l avversario invece di difendersi con una parata semplice, cioè andando direttamente verso il mio attacco, effettua invece una parata di contro, cosa succede? - Maestro: Osservazione molto intelligente, Marco. E vero, ragazzi! Pensateci bene. Per evitare una parata semplice basta far fare alla propria punta un giro di 180 gradi nello spazio, mentre per evitare una parata di contro questi non bastano e bisogna completare tutto il giro di 360 gradi, come quello che sta appunto compiendo la lama dell avversario. Sbaglio o ne abbiamo già parlato prima?! Uno di voi venga qua a fare una dimostrazione pratica. Io mi scopro sul bersaglio interno basso; tu, Tommaso, credendo che io pari di tasto, cioè andando direttamente in quarta, effettua una cavazione; io, invece, vero volpone, parerò di contro di terza. Fai l azione: pronto, via. Visto, ragazzi, che la cavazione di Tommaso è stata insufficiente per sfuggire alla mia parata; solo una circolata evita di essere catturati da una parata di contro. In pratica si corre davanti alla sua lama, anticipando il suo percorso. Ma torniamo, alla nostra azione da svolgere: chi mi dice come reagirà l avversario alla mia finta? D altra parte, lo abbiamo appena detto, non è quasi possibile stare a vedere che tipo di parata esegue e poi applicare la contraria. E allora?!

9 E allora, se lo uso bene, ho lo scandaglio; e se lo scandaglio non basta, mi affido al mio naso; poi c è il coraggio, anche la buona stella; per ultimo anche un pizzico d incoscienza e un po di fortuna. Questo è il bello della scherma; ve l ho detto tante volte: in tutte le azioni si può solo ridurre il rischio, mai eliminarlo del tutto. D altra parte, pensateci bene: uno è lì che si arrovella tra cavazione e circolata, poi l avversario sul più bello, quando gli facciamo la finta, ci piomba addosso con una bella uscita in tempo, infischiandosene di parare! Ecco perché dico e sostengo che il difetto maggiore che uno schermitore possa avere è quello di ripetersi nelle stesse azioni: più lo fa e più è prevedibile e quindi battibile. Ragazzi, ora vi propongo un gioco strizza - cervelli. Abbiamo appena detto che i trattati si fermano alla doppia finta; quindi quante parate si devono evitare in questo tipo di azioni composte? - Carlotta: Due, Maestro. - Maestro: E sin qui ci siamo! Quanti tipi di parate possono essere opposte al nostro attacco? - Carlotta: Due: quelle semplici e quelle circolate. - Maestro: E in quante e quali combinazioni questi tipi di parate possono essere eseguite? - Carlotta: In quattro, Maestro: due parate semplici, due parate circolate, prima una semplice e poi una circolata, prima una circolata e poi una semplice. - Maestro: Se non vi comincia a far male la testa, ditemi quante sono le azioni fondamentali di attacco. - Marco: Quattro, lo abbiamo già detto varie volte: botta dritta, battuta e colpo, filo, cavazione. - Maestro: Benissimo! E allora quante azioni composte di doppia finta avremo la possibilità di fare in relazione ai tipi di parate dell avversario? - Marco: Quattro per quattro: sedici, Maestro! - Maestro: Anche bravi in matematica: l ho sempre detto che la scherma è uno sport per geni! Sentite, geni, chi si avventura a descriverci qualche doppia finta, prima con le parole, poi facendolo vedere con me in pratica? - Tommaso: Vengo io, Maestro. - Maestro: Bene, Tommaso: cosa mandiamo in scena? - Tommaso: Scelgo la botta dritta su un invito di quarta dell avversario: se prevedo che l avversario farà due parate semplici il mio attacco dovrà essere di finta dritta e doppia cavazione; se farà due di contro, finta dritta e doppia circolata; se inizierà con una parata semplice seguita da una di contro, finta dritta cavazione e circolata; se al contrario prima parerà di contro e poi semplice, finta dritta circolata e cavazione.

10 - Maestro: La teoria è da 10 e lode! Vediamo ora la pratica. Mi raccomando, vai piano piano, dobbiamo renderci conto di tutto quello che avviene, dobbiamo capire tutte le fasi del meccanismo del colpo. Un applauso a Tommaso, non poteva essere più bravo! - Tommaso: Maestro il merito è tuo: un giorno mi hai detto che era faticoso e soprattutto inutile imparare a memoria tutte e sedici le azioni composte. Era più facile tenere a mente le quattro categorie di possibili parate e metterle in relazione, a seconda dei casi, alla botta dritta, alla battuta e colpo, al filo e alla cavazione; poi la denominazione del colpo deriva dal primo movimento che si finta. - Maestro: Grazie, sono commosso. Comunque è proprio vero: con questa scorciatoia mentale possiamo facilmente ricostruire tutte e sedici le azioni composte senza affaticare il disco rigido della nostra testa. Ora statemi bene a sentire, perché, ormai mi conoscete bene, io ho il pallino, oltre che delle categorie, anche dei concetti generali. Cerchiamo d individuarne qualcuno a proposito della differenza che c è, ad esempio, tra una botta dritta e una finta dritta e cavazione. - Tommaso: Maestro, la prima azione non ha una finta, che invece c è nella seconda. - Maestro: Bene, Tommaso, hai evidenziato l elemento che può contraddistinguere due categorie; ora prendi in considerazione le conseguenze del fatto di usare o meno una finta. - Tommaso: Credo che nel primo caso sono molto più libero e indipendente che nel secondo: infatti nella botta dritta mi devo solo preoccupare di sorprendere il mio avversario e non mi interessa come si difenderà, anzi questa è un eventualità che spero non si verifichi; diversamente nell azione con finta dipendo da lui: non voglio toccarlo subito, ma prima devo sorpassare, dopo averla ben studiata, la sua linea difensiva. - Maestro: Bene, Tommaso! Quindi possiamo distinguere una categoria di azioni semplici, cioè quelle il cui sviluppo avviene senza eludere alcuna parata, e una categoria di azioni composte, cioè quelle che invece presuppongono di eludere una o più parate dell avversario.

11 Bene, bene! Allora, facciamo un po il punto. Della finta abbiamo parlato, di come eludere la o le parate dell avversario anche; a questo punto dobbiamo solo raccogliere il frutto di tutte queste cose: andare a toccare finalmente il nostro avversario. Spero che sia subito chiaro questo schema: In caso di finta semplice: se l avversario applicherà una parata semplice, il bersaglio che dovremo colpire sarà quello opposto alla direzione della sua parata; se invece applicherà una parata di contro, il bersaglio resterà lo stesso sul quale abbiamo fatto la finta iniziale. In caso di doppia finta: in presenza di due parate dello stesso tipo, cioè due semplici o due circolate, il bersaglio finale coinciderà con quello della finta iniziale; in presenza di due parate difformi, quindi una semplice seguita da una di contro o viceversa, il bersaglio finale sarà quello opposto a quello della finta iniziale. Non male! Ricordatemi di scrivere alla Settimana Enigmistica cercano collaboratori per il mistero della Sfinge! Comunque una raccomandazione tanto preziosa da tenere chiusa in una cassetta di sicurezza della banca: per tenere a mente tutte queste cose cercate di usare gli occhi della mente, che vedono meglio e prima di quelli divisi dal naso. Imparare le cose a pappagallo non serve a niente, cercate sempre di capire tutto e bene; io sono qui apposta per dissipare qualsiasi vostro dubbio. Ora, se le vostre signorie me lo concedono, vorrei concludere l argomento degli attacchi con finta. State bene a sentire. Primo consiglio prezioso: applicate la doppia finta solo quando è strettamente necessario, non pensiate che con più finte si riesca a toccare meglio l avversario. Infatti è vero esattamente il contrario: più lungo e complesso è il nostro attacco, più sono le sorprese che ci può fare il nemico; come abbiamo già detto prima può ad esempio tirarci un colpo di arresto o avere tutto il tempo di scappare velocemente. Secondo consiglio prezioso: non fidatevi della prima impressione, ma scandagliate, scandagliate e scandagliate. Abbiamo già visto che non possiamo esser sicuri al cento per cento di come l avversario reagirà al nostro attacco, ma almeno cerchiamo di ridurre le possibilità d insuccesso: cerchiamo veramente di vedere e di capire come si difende il nostro avversario prima di dare fuoco alle polveri e partire in attacco, lancia in resta. Terzo consiglio non prezioso, ma ovvio: fate bene la o le finte, perché l avversario non è gentile e para solo perché voi state attaccando con la finta; siete voi che dovete mandarlo in parata e, così facendo, costringerlo a scoprire un suo bersaglio. Quarto consiglio nudo e crudo: se avete paura della parata avversaria non attaccate. Mentre nelle azioni d attacco semplice la parata è una spiacevole evenienza che cerchiamo di evitare anticipandola con la velocità della nostra aggressione, diversamente nelle azioni con finta siamo noi stessi a provocarla per poi cercare di eluderla. Averne paura è quindi un controsenso: sarebbe come andare al cinema a vedere un film horror e poi coprirsi gli occhi in preda al panico! Nessuno ci può costringere ad andare al cinema o a fare un azione d attacco con finta! Tutt al più, se vi prendono all improvviso i dubbi sulla finta, fermatevi e non date corso all attacco. Macchine indietro tutta e ritornate nella guardia-castello. Vuol dire che sarà per la prossima volta! A proposito della punta o della lama, un ultima considerazione: è chiaro che per dare veridicità alla finta è necessario mandare avanti il pungiglione della nostra arma; è soprattutto questo, unitamente allo spostamento in avanti del corpo, che impressiona il nostro avversario e lo induce a difendersi. E chiaro che facendo così, cioè avvicinandoci e sostando con la nostra lama nei pressi di quella avversaria per il tempo necessario alla finta, ci esponiamo alla rappresaglia del nostro nemico, che appunto s incentra sull intercettare il nostro colpo con la parata. Ma non abbiamo altra scelta: più da lontano minacceremo il bersaglio, meno saremo creduti e costruiremo quindi la nostra azione con finta su fondamenta inconsistenti; meno indurremo l avversario a spostarsi verso la nostra finta, più lui sarà pronto a parare sulla linea finale del nostro attacco. Ma non solo: distogliendo o comunque non minacciando direttamente con la nostra punta un bersaglio dell avversario, favoriremmo, nello sviluppo del nostro attacco condotto in modo

12 errato, la sua uscita in tempo. Infatti lui potrebbe saltarci addosso come un avvoltoio e noi, avendo la punta per aria, non potremmo più toccarlo perché troppo vicini. E poi non possiamo non pensare alle armi convenzionali, vero ragazzi?! - Marco: Certo, Maestro! Ci hai fatto leggere con i nostri occhi quello che il Regolamento Internazionale stabilisce per definire un attacco corretto: A braccio naturalmente disteso, la punta deve minacciare in modo costante un bersaglio valido dell attaccato. - Maestro: Pura verità! solo in attacco? - Marco: C è quindi la possibilità di sbagliare, vero Maestro, dando per buono un attacco tenendo solo conto di chi per primo muove solo il corpo, tenendo o addirittura tirando indietro il braccio armato; spesso i presidenti di giuria lo fanno. - - Maestro: No comment, ragazzi! Comunque, fermiamoci! Come abbiamo già detto varie volte questi non sono più solo fondamentali di scherma: rischiamo di sconfinare in argomenti tattici e strategici. Temi e discorsi interessanti e affascinanti, ma da fare in altra sede, solo dopo aver esaurito quelli strettamente tecnici. Ora però m insorge un dubbio: ma la finta la posso applicare - Elena: No, Maestro, la possiamo applicare anche in difesa, quando dopo aver parato lanciamo la nostra risposta. - Maestro: Fammi un esempio, Elena. - Elena: Non so; riesco a parare di quarta e, invece che tirare subito la risposta al bersaglio interno dell avversario, sapendo che lui contropara velocemente, finto soltanto la risposta e poi eseguo una cavazione o una circolata, eludendo il suo tentativo di difendersi dopo il suo attacco. - Maestro: Le cose stanno proprio così. Brava Elena. Ricordatevi che la finta è uno scatolone molto grosso: contiene tutte le azioni della scherma. Ogni mossa, qualunque essa sia, può essere solo accennata per indurre in errore l avversario. Ma state attenti perché la finta non è il rimedio a tutti i mali: usatela, ma non abusatene. Ora andate in pedana ed esercitatevi ad effettuare delle parate e risposte con finta. Ehilà! Fuori è già buio pesto: anche stasera abbiamo fatto tardi, ma gli argomenti erano molto interessanti. Un riassuntino veloce veloce s il vous plait e poi tutti a casa. - Marco: Abbiamo cercato di sviscerare in tutti i suoi aspetti la difesa dello schermitore. E stato detto che il primo e più ricorrente metodo di difesa si basa sull uso della misura, cioè arretrando sull attacco nemico. Poi è stata la volta della difesa col ferro, ovvero della parata. In relazione a come viene mossa l arma nello spazio abbiamo parlato di parate semplici, che vanno ad intercettare il colpo per la strada più corta e di parate di contro, quelle che si avvitano sulla lama avversaria. Sono anche state scoperte le parate di mezza contro, che fanno percorrere nello spazio una distanza tra l angolo piatto e quello giro. Infine abbiamo esaminato le parate di ceduta, vero toccasana contro le azioni di filo con cui l avversario cerca di toccarci. E stata evidenziata la possibilità di eseguire una parata di picco o una parata di tasto: tutto dipende per quanto tempo la lama dell attaccato viene a contatto con quella dell'attaccante. Abbiamo esaminato anche il dopo-parata, cioè la risposta. Come dice lo stesso termine, la risposta è quanto dovuto all avversario che ha tentato di attaccarci.

13 Ogni volta che una parata non è seguita da una fulminea risposta possiamo tranquillamente parlare di un occasione perduta per chi ha subito l attacco. L ultimo argomento affrontato è stata la finta, ovvero quell ingegnoso sotterfugio che ci permette di annullare un eventuale marcata differenza di velocità rispetto all avversario. Quindi essa rappresenta un vero e proprio equalizzatore che sicuramente va ad esaltare la componente raziocinante dello schermitore. Ci siamo addentrati nel labirinto delle finte e doppie finte, sfruttando come filo di Arianna la divisione in categorie delle numerose, possibili azioni. - Maestro: Esaurientissimo, Marco, complimenti. Ciao, ragazzi, alla prossima; vado a prendere una pillola contro il mal di testa!

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