Il canone neo-testamentario Contenuto

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1 Il canone neo-testamentario Contenuto Possiamo subito metterci l'animo in pace: almeno su questo tutte le confessioni cristiane sono d'accordo (forse a meno dell'ordine). Per tutti, i libri del NT sono 27, e precisamente: 4 vangeli Matteo Marco Luca Giovanni Atti degli Apostoli (in origine tutt'uno con Luca, poi divisi da questo) 13 lettere paoline, divise in: 9 lettere apostoliche, cioè inviate a specifiche comunità: Romani 1 Corinzi 2 Corinzi Galati Efesini Filippesi Colossesi 1 Tessalonicesi 2 Tessalonicesi 3 lettere pastorali, cioè inviate a collaboratori ( pastori ): 1 Timoteo 2 Timoteo Tito Lettera a Filemone Lettera agli Ebrei 7 lettere cattoliche, cioè di valore universale, oltre singole comunità: Giacomo 1 Pietro 2 Pietro

2 1 Giovanni 2 Giovanni 3 Giovanni Giuda Apocalisse (o Rivelazione) Autori L'effettiva paternità dei diversi libri è ancora molto discussa. Diversi libri sono ritenuti da tempo pseudo-epigrafici, cioè attribuiti a personaggi di rilievo per dare al testo maggiore autorevolezza. Non c'è niente di cui scandalizzarsi: questo era normale, e spesso gli autori reali erano discepoli dello pseudoautore o comunque formati alla sua scuola, per cui sostanzialmente seguivano il suo insegnamento o suoi sviluppi successivi. Esempi, biblici o meno, sono i dialoghi di Platone, il deutero- e il trito-isaia, il Qoelet (il cui autore suggerisce di essere lo stesso Salomone). Oggi gran parte degli studiosi ritengono pseudo-epigrafiche le seguenti lettere: Efesini Colossesi 2 Corinzi 2 Tessalonicesi 1, 2 Timoteo Tito Giacomo 1, 2 Pietro 1, 2, 3 Giovanni Apocalisse Tuttavia l'accordo fra gli studiosi varia molto su ciascuna di queste lettere. Periodo di composizione dei testi Diversamente dal canone dell'at, la cui composizione si estende per quasi mille anni, il NT è composto in tempi molto compressi, non più di ottant'anni. I libri più antichi sono alcune lettere di Paolo. In particolare 1 Tessalonicesi si ritiene scritta a Corinto nel 51, ed è quindi in assoluto il testo canonico più antico. Le lettere di Giovanni sono invece datate all'inizio del II secolo, subito dopo il vangelo di Giovanni che per molti è stato scritto attorno al 100, e 2 Pietro viene datata da alcuni al 150.

3 Un ordine cronologico accettato da molti, ma comunque sempre oggetto di discussione, è il seguente: 1 Tessalonicesi: 51 1 Corinzi: Galati: Corinzi: 57 Romani: Pietro: Filippesi: Colossesi:? (61-63 se autentica) Filemone: Marco: Tessalonicesi: (52 se autentica) 1, 2 Timoteo, Tito: Ebrei: prima del 70, oppure Efesini: 80 (62-63 se autentica) Matteo: Luca: Atti: , 2, 3 Giovanni: Giuda: Giovanni: 100 Giacomo: inizio 100 (62 se autentica) Apocalisse: Pietro: Nascita del canone. Il frammento muratoriano La testimonianza più antica di un canone molto simile all'attuale è contenuta in un documento di grande importanza, sebbene ancora molto discusso: il frammento muratoriano. È un testo latino dell'viii secolo, alquanto lacunoso, trovato da Muratori nella Biblioteca Ambrosiana nel 1740, quasi certamente traduzione di un originale greco. Il testo parla del pontificato di Pio I (metà II secolo) come di un fatto recente, per cui l'originale greco risaliva all'inizio della seconda metà del II secolo, quindi veramente molto indietro.

4 Il testo discute dei vari libri circolanti scegliendone alcuni e criticando altre scelte, fra cui quella di Marcione (vedi più avanti). Il canone muratoriano, cioè la lista approvata dall'ignoto autore del frammento e dalla comunità di cui faceva parte, è veramente molto simile all'attuale, con queste differenze: considera eretiche 2 Giovanni, 3 Giovanni, Giuda e Apocalisse ignora letteralmente Ebrei, 1 Pietro e 2 Pietro Fissazione del canone Anche la nascente Grande Chiesa (espressione con cui gli studiosi tendono a chiamare appunto la chiesa nascente per distinguerla dall'istituzione dei secoli successivi che sarà chiamata chiesa cattolica), come già i rabbini dei secoli precedenti, non sente subito la necessità di fissare un canone. Diversi libri erano accettati comunemente, e il problema non sembrava sussistere. Ma a un certo punto, la diffusione sempre più ampia della nuova confessione portò inevitabilmente al sorgere di correnti, e poi vere e proprie eresie. Queste stesse proposero, a volte con molta energia, i propri canoni, per cui la Grande Chiesa dovette correre ai ripari. Il canone di Marcione In particolare fu molto forte la pressione dell'eresia marcionita. Marcione di Sinope, vescovo forse della stessa città, nei primi decenni del II secolo propose una dottrina che, fra le altre cose, assumeva come ispirati pochi libri fra quelli allora condivisi, definendo così il primo canone neo-testamentario della storia: Vangelo di Luca molto rimaneggiato, solo per sottrazione (in particolare, mancano i capitolo sull'infanzia, ma anche molto altro) le lettere apostoliche di Paolo (ma anche queste, a volte, rimaneggiate), meno quella agli Efesini, più quella a Filemone una lettera ai Laodicesi che Tertulliano sostiene essere quella agli Efesini L'estremismo di questa eresia, evidente già dalla stesso canone, provocò la reazione di alcuni padri della Grande Chiesa, ma una reazione coerente e condivisa, sebbene non dogmatica, arriverà solo con il concilio di Ippona (393) e Cartagine (397 e 419). Nel primo si propone il canone attuale, e nel secondo, di cui ci sono pervenuti gli atti, la proposta viene approvata. La Chiesa Cattolica propriamente detta di fatto adotta questo canone da sempre, ma lo fissa come elenco al Concilio di Firenze (1441), e poi dogmaticamente (qualunque cosa questo significhi) nel Concilio di Trento, nel 1546.

5 I deuterocanonici del NT Pochi anni dopo, Sisto da Siena, ebreo convertito e voce autorevole, introdusse una distinzione fra i libri ancora oggi seguita, chiamando protocanonici quelli, sia dell'at che del NT, entrati subito nel canone, e deuterocanonici quelli ammessi solo più tardi e con forti resistenze. Sono deuterocanonici per il NT i seguenti libri: Lettera agli Ebrei Seconda lettera di Pietro Seconda lettera di Giovanni Terza lettera di Giovanni Lettera di Giuda Il fatto stesso che, a ridosso del Concilio di Trento, si parlasse apertamente, senza temere ritorsioni, dei problemi sollevati da alcuni testi mostra che i problemi dovevano essere già allora piuttosto evidenti. Antico vs. Nuovo Può sembrare a molti una questione di lana caprina, ma una folta comunità di studiosi, non solo cristiani, si interroga da decenni sulla dialettica fra Antico e Nuovo Testamento al punto di ritenere necessario cambiare questi nomi. Quasi tutti sono d'accordo che, superata da decenni la dizione Vecchio Testamento, sia comunque inadeguata l'accoppiata Antico-Nuovo. Il problema è che, dopo il Concilio, che ha drasticamente affermato che Gesù è ebreo e lo è sempre stato (affermazione confermata nel 1985 da un altro documento ufficiale vaticano, preparatorio a eventi sul dialogo ebraicocristiano), la sensibilità cristiana riguardo alle scritture ebraiche si è molto modificata. Per secoli, anche a causa di molte affermazioni paoline, si è sostenuto che l'antica alleanza fosse praticamente superata, non fosse quella vera, o al massimo fosse tutto quello che l'umanità, e Israele in particolare, potessero meritarsi inizialmente. Nella migliore delle ipotesi, in tempi più recenti, l'antico si considerava al massimo propedeutico al Nuovo, ma che questo fosse quello giusto. Contro questa lettura tradizionale vanno considerati alcuni fattori, oggi praticamente indiscussi fra gli studiosi: i Vangeli, soprattutto i sinottici, sono ebraici, quale più quale meno è impossibile capire i Vangeli senza l'at: essi sono immersi nell'at gli autori del NT non hanno alcuna autocoscienza cristiana; essi si considerano giudei fra i giudei, ovviamente con le proprie specificità

6 essi, ovviamente, non sanno neanche cosa sia l'at e parlano di Legge (Torah), Profeti e a volte di Salmi (scritti sapienziali in generale), senza alcun evidente intento di distinguere queste scritture dalle proprie Tenendo conto di questi e altri fattori, molti studiosi da tempo ritengono che ci sia molta maggiore continuità di quanto si pensasse, e che questo rende inadeguata la nomenclatura attuale Antico-Nuovo. Si sono avanzate diverse proposte: scritture ebraiche scritture cristiane, inadatta perché appunto gli autori non si sentiva cristiani, ma giudei; rischia di sottolineare una frattura che non c'è stata a quel tempo, semmai molto dopo. primo secondo, crea comunque una disparità che non c'è; comunque una prestigiosa rivista biblica americana usa da decenni questa dizione scritture d'israele scritture apostoliche, inadatta perché ci sono moltissimi esempio nell'at di scritture apostoliche quanto quelle del NT primo nuovo (testamento), è la scelta della comunità di Bose da decenni (ma ad esempio Alberto Mello, pure di Bose, non l'approva) Quest'ultima, anche se introduce una asimmetria, smorza la discontinuità, avvertita sempre più come artificiosa.