TERZO PILASTRO DI BASILEA 2

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1 COOPERATIVA ARTIGIANA DI GARANZIA DELLA PROVINCIA DI TRENTO INFORMATIVA AL PUBBLICO TERZO PILASTRO DI BASILEA 2 31 DICEMBRE 2013

2 Cooperativa Artigiana di Garanzia della Provincia di Trento Società cooperativa CONFIDI Sede legale: TRENTO, Via San Daniele Comboni, 7/9 Sede operativa: TRENTO, Via del Brennero, 182 E mail: info@confidiartigiani.tn.it - Pec: coop.garanzia@legalmail.it Telefono: Fax: Sito internet: C.F. P.I. Nm C.C.I.A.A. Trento: Numero iscrizione Elenco Speciale ex art. 107 T.U.B.: Numero iscrizione Albo Nazionale Enti Cooperativi: A Capitale sociale al : euro

3 INDICE PREMESSA... 2 TAVOLA TAVOLA 2 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI TAVOLA 3 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIVE AI PORTAFOGLI ASSOGGETTATI AL METODO STANDARDIZZATO

4 PREMESSA Il presente documento, redatto ai sensi delle disposizioni contenute nella Circolare n. 216 del 5 agosto 1996 della Banca d Italia ( Istruzioni di vigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell Elenco Speciale ) e successivi aggiornamenti (7 aggiornamento del 9 luglio 2007, che interessa la Parte I della suddetta Circolare, Cap. V - Vigilanza prudenziale, Sezione XII - Informativa al pubblico), adempie agli obblighi di informativa al pubblico secondo quanto previsto dal Terzo Pilastro di Basilea 2 ( Convergenza internazionale della misurazione del capitale e dei coefficienti patrimoniali ) Il Terzo Pilastro La disciplina di mercato ha, pertanto l obiettivo di integrare i requisiti patrimoniali minimi (I Pilastro) e il processo di controllo prudenziale (II Pilastro), attraverso l individuazione di un insieme di requisiti di trasparenza informativa che consentano agli operatori di mercato di disporre di informazioni rilevanti, complete e affidabili circa l adeguatezza patrimoniale, l esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all identificazione, alla misurazione e alla gestione dei tali rischi. Nell ambito del Primo Pilastro gli Intermediari finanziari impiegano specifici approcci o metodologie di calcolo del requisito patrimoniale per fronteggiare i molteplici rischi tipici (di credito e controparte, di mercato e operativi) ai quali sono esposti e per calcolare i relativi requisiti patrimoniali. Nell ambito del Secondo Pilastro, determinano il capitale complessivo adeguato (Internal Capital Adequacy Assessment Process - ICAAP), in termini attuali e prospettici, a fronteggiare tutti i rischi rilevanti cui l Intermediario è esposto. L Autorità di Vigilanza esercita controlli esterni su stabilità, efficienza, sana e prudente gestione degli Intermediari stessi (Supervisory Review and Evaluation Process - SREP), per verificare l affidabilità e la coerenza dei risultati e adottare, ove la situazione lo richieda, le opportune misure correttive. Nel Terzo Pilastro vengono imposti specifici obblighi di informativa al pubblico volti a favorire una più accurata valutazione della solidità patrimoniale, delle esposizioni ai rischi e permette, al tempo stesso, di dare un quadro informativo coerente e comprensibile che rafforzi la comparabilità. Il Confidi, in quanto intermediario finanziario vigilato, è tenuto al rispetto dei requisiti di natura informativa, nonché della loro correttezza e veridicità. Per il Confidi l obbligo di informativa al pubblico, secondo quanto stabilito per gli intermediari finanziari art. 107 TUB, è articolata secondo la suddivisione in quadri sinottici ( Tavole ) stabilita dall Allegato P della suddetta circolare, ciascuno dei quali riguarda una determinata area informativa. In ottemperanza a quanto previsto dalla normativa, le Tavole di seguito riportate contengono informazioni di natura qualitativa (descrizione delle strategie, processi, metodologie nella misurazione e gestione dei rischi rilevanti ) e quantitativa (quantificano la consistenza patrimoniale della Società, i rischi cui la stessa è esposta, l effetto delle politiche di CRM applicate) mentre le tavole prive di informazioni non sono pubblicate. In base al principio di proporzionalità, il Confidi ha commisurato il livello di dettaglio delle informazioni alla propria complessità organizzativa e operatività; di conseguenza, il dettaglio delle 2

5 informazioni del presente documento rappresenta una sintesi di informazioni e dati già presenti in altri documenti prodotti dal Confidi. In particolare, considerata l operatività del Confidi e le informazioni che in rapporto ad essa risultano rilevanti, nel presente documento sono illustrate: - Tavola 1 - Adeguatezza patrimoniale - Tavola 2 - Rischio di credito: Informazioni generali - Tavola 3 - Rischio di credito: Informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato Al 31 dicembre 2013 il Confidi in relazione alla propria attività, per quantificare il rischio di credito utilizza la metodologia standardizzata e non beneficia di tecniche di attenuazione del rischio, infatti non farà parte della presente Informativa la Tavola 4 Tecniche di attenuazione del rischio di credito. Inoltre, allo stato attuale il Confidi non ha messo in atto operazioni di cartolarizzazione del proprio portafoglio, non esercita attività di merchant banking e non è esposto al rischio di interesse, per cui le Tavole 5 Operazioni di cartolarizzazione e Tavola 6 Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio immobilizzato non saranno oggetto di esposizione. Le informazioni di natura quantitativa contenute nelle seguenti Tavole si riferiscono alla situazione contabile al e sono espresse, se non diversamente specificato, in migliaia di euro ( /000). La presente informativa al pubblico con riferimento al 31 dicembre 2013 è stata approvata con la deliberazione del Consiglio di Amministrazione di data 18 giugno Il Confidi pubblica il presente documento, redatto per adempiere agli obblighi normativi in precedenza esplicitati, sul proprio sito Internet al link: e provvederà ad aggiornarlo con cadenza annuale, come previsto dalle Istruzioni. 3

6 TAVOLA 1 TAVOLA 1 INFORMATIVA QUALITATIVA Sintetica descrizione del metodo adottato dall intermediario finanziario nella valutazione dell adeguatezza del proprio capitale interno per il sostegno delle attività correnti e prospettiche. Il Confidi è soggetto ai requisiti di adeguatezza patrimoniale stabiliti dal Comitato di Basilea secondo le regole definite da Banca d Italia ( Le Istruzioni di Vigilanza prudenziale per gli Intermediari Finanziari iscritti nell Elenco Speciale di cui art. 107 TUB, Circolare n.216 del 1996 e successivi aggiornamenti). In base a tali regole, il patrimonio del Confidi deve rappresentare almeno il 6% del totale delle attività di rischio ponderate (Total capital ratio) derivanti dai rischi tipici dell Intermediario (rischio di credito e di controparte e rischio operativo); il rispetto del requisito è verificato annualmente dalla Banca d Italia. Accanto al rispetto dei coefficienti patrimoniali minimi obbligatori (c.d. Primo Pilastro ), la normativa ha introdotto un processo di supervisione sia interno che esterno a fini di verifica e non solo, nella consapevolezza che il grado di rischio cui è esposto un Intermediario dipende non solo da parametri numerici e oggettivi, ma anche da aspetti qualitativi. Questo processo di controllo prudenziale (Supervisory Review Process - SRP) mira da una parte ad assicurare che gli Intermediari possiedano adeguati processi interni per valutare la propria adeguatezza patrimoniale (Internal Capital Adequacy Assessment Process - ICAAP), attuale e prospettica, in relazione ai rischi assunti e alle strategie aziendali. Dall altra, l obiettivo è di revisionare e valutare (Supervisory Review and Evaluation Process - SREP), a competenza delle Autorità di Vigilanza, la correttezza del calcolo dell adeguatezza patrimoniale in rapporto ai rischi. A tal fine, l ICAAP è stato affrontato non solo come obbligo normativo ma anche come opportunità gestionale per massimizzare la capacità di creazione di valore della Società. Conformemente alle prescrizioni previste dalle nuove norme sull adeguatezza patrimoniale, il Confidi ha completato il Resoconto ICAAP sui dati del 31 dicembre 2013, predisponendolo ed inviandolo all Autorità di Vigilanza, previa approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione con delibera del 30 aprile Le risultanze del processo ICAAP confermano la solidità patrimoniale del Confidi: le risorse finanziarie disponibili garantiscono, con ampi margini, la copertura di tutti i rischi attuali e prospettici anche in condizioni di stress. In applicazione del principio di proporzionalità, gli intermediari finanziari sono ripartiti in tre classi che identificano, in linea generale, intermediari di diversa dimensione e complessità operativa. Il Confidi, coerentemente con la propria classe regolamentare di appartenenza definita nell ambito della disciplina sul II Pilastro, nella categoria degli Intermediari di Classe 3, e coerente con lo sviluppo 4

7 TAVOLA 1 strategico ed operativo, misura il capitale interno mediante metodi semplificati che non implicano il ricorso a modelli sviluppati interamente e che dispongono di un attivo inferiore a 3,5 miliardi di euro. In virtù di tale collocazione e in linea con le proprie caratteristiche operative, il Confidi ha determinato il capitale interno complessivo mediante l approccio Building-block approach, secondo il quale il requisito complessivo viene ottenuto come somma dei requisiti regolamentari a fronte dei rischi del primo pilastro e l eventuale capitale interno relativo agli altri rischi rilevanti. Il requisito patrimoniale a fronte dei rischi assunti mediante questo approccio, viene calcolato come sommatoria del prodotto tra un indicatore di esposizione al rischio e un coefficiente di rischio o specifici coefficienti distinti per tipologia di esposizione, prestabiliti dall Autorità di Vigilanza. Per capitale interno si intende il capitale a rischio, ovvero il fabbisogno di capitale relativo ad un determinato rischio che l Intermediario ritiene necessario per coprire le perdite eccedenti un dato livello atteso; per capitale interno complessivo si intende il capitale interno riferito a tutti i rischi rilevanti assunti dall Intermediario, incluse le eventuali esigenze di capitale interno dovute a considerazioni di carattere strategico. Nell ambito dell ICAAP, il Confidi provvede all individuazione di tutti i rischi, relativamente ai quali è o potrebbe essere esposto, ossia dei rischi che potrebbero pregiudicare la sua operatività, il perseguimento delle proprie strategie e il conseguimento degli obiettivi aziendali. I rischi identificati sono classificati in due tipologie: a. rischi quantificabili, in relazione ai quali il Confidi si avvale di apposite metodologie di determinazione del capitale interno: rientrano in questa categoria, il rischio di credito e controparte, il rischio operativo e il rischio di concentrazione; b. rischi non quantificabili, per i quali, non essendosi ancora affermate metodologie robuste e condivise di determinazione del relativo capitale interno non viene determinato un assorbimento patrimoniale, bensì vengono predisposti adeguati sistemi di controllo ed attenuazione: rientrano in questa casistica, il rischio di liquidità, il rischio strategico e il rischio di reputazione. Di seguito si riporta una sintesi degli approcci adottati per la valutazione/misurazione dei singoli rischi presi in esame nell ambito del Resoconto ICAAP. Tipo di rischio Tipo misurazione/valutazione Metodologia di calcolo Primo pilastro Secondo pilastro Rischio di credito Quantitativa Metodo Standardizzato Rischio operativo Quantitativa Metodo Base Rischio di concentrazione Quantitativa Granularity Adjustment Rischio di liquidità Qualitativa Capitale non allocato Rischio strategico Qualitativa Capitale non allocato Rischio reputazionale Qualitativa Capitale non allocato 5

8 TAVOLA 1 L individuazione dei rischi è effettuata tenendo conto del contesto in cui il Confidi opera e delle linee strategiche delineate. Ai fini dell individuazione dei rischi rilevanti, il Confidi ha preso in considerazione tutti i rischi contenuti nell elenco di cui all Allegato K della Circolare 216/1996 ed ha selezionato come rilevanti per la propria attività i rischi sopra esposti. Si precisa, inoltre, che ai fini della determinazione del capitale interno a fronte dei rischi quantificabili, il Confidi utilizza le metodologie proposte da Banca d Italia quali la metodologia standardizzata per il calcolo dei requisiti patrimoniali regolamentari per i rischi compresi nel I Pilastro (rischio di credito e di controparte e rischio operativo) e gli algoritmi semplificati indicati dall accennata normativa per i rischi quantificabili rilevanti e diversi dai precedenti (rischio di concentrazione). Per quanto riguarda invece i rischi non quantificabili, come già detto, coerentemente con le indicazioni fornite dalla Banca d Italia nella citata normativa, il Confidi ha predisposto adeguati presidi interni di controllo e attenuazione. Per questi rischi non sono utilizzate metodologie di calcolo e non è previsto assorbimento patrimoniale. Nell ambito delle attività di misurazione, sono altresì definite ed eseguite prove di stress in termini di analisi semplificate di sensibilità riguardo ai principali rischi assunti. I relativi risultati, opportunamente analizzati, conducono ad una miglior valutazione dell esposizione ai rischi stessi e del grado di vulnerabilità dell azienda al verificarsi di eventi eccezionali ma plausibili. Nel caso in cui l analisi dei risultati degli stress test evidenzi l inadeguatezza dei presidi interni posti in essere, il Confidi valutata l opportunità di adottare appropriate misure organizzative e/o di allocare specifici buffer di capitale interno. La determinazione del capitale interno complessivo, effettuato secondo il già accennato approccio building block, è stata effettuata con riferimento alla situazione attuale (con riferimento ai dati del Bilancio al 31 dicembre 2013) e prospettica (con riferimento ai dati del Previsionale 2014): Al fine di valutare l adeguatezza patrimoniale, l importo del fabbisogno di capitale necessario alla copertura dei rischi (capitale interno complessivo) viene confrontato con le risorse patrimoniali disponibili (capitale complessivo), in condizioni ordinarie e di stress. Tenuto anche conto delle proprie specificità normative ed operative, il Confidi ha identificato il proprio capitale complessivo nel Patrimonio di Vigilanza, in quanto quest ultimo, oltre a rappresentare un modello dettato da prassi consolidate e condivise, agevola la dialettica con l Organo di Vigilanza. In caso di scostamenti tra capitale interno complessivo e capitale complessivo, il Consiglio di Amministrazione del Confidi provvede a deliberare le azioni correttive da intraprendere, previa stima degli oneri connessi con il reperimento delle risorse patrimoniali aggiuntive. Il Confidi ha, altresì, implementato adeguate prove di stress test sui dati del Previsionale 2014, ipotizzando un deterioramento del portafoglio sofferenze pari al 50% e, su queste, applicando una svalutazione media del 75%. Le prove di stress sono state applicate al principale rischio assunto, il 6

9 TAVOLA 1 rischio di credito, al fine di misurare gli effetti di eventi eccezionali, ma potenzialmente verificabili, ai quali potrebbe essere esposto. Le analisi condotte confermano l adeguatezza patrimoniale del Confidi sia in termini attuali che prospettici. Il Confidi, per valutare la propria solidità patrimoniale, ricorre all uso del coefficiente patrimoniale di base (Tier 1 Ratio) e al coefficiente patrimoniale totale (Total Capital Ratio), rappresentati rispettivamente dal rapporto tra il Patrimonio di Base e le attività ponderate per il rischio, e il Patrimonio di Vigilanza e le attività ponderate per il rischio, che in base alle regole di Basilea 2, deve essere almeno pari al 6%. La valutazione dell adeguatezza patrimoniale, nelle modalità sopra illustrate, avviene con periodicità annuale, con la redazione del Resoconto ICAAP inviato a Banca d Italia. Il processo di verifica interna dell adeguatezza patrimoniale attuale, condotto in occasione della stesura del rendiconto ICAAP al 31 dicembre 2013, non ha fatto emergere, in condizioni ordinarie e di stress, la necessità di reperire ulteriori risorse patrimoniali rispetto a quelle correnti. 7

10 TAVOLA 1 Di seguito vengono esposti i metodi di misurazione dei rischi. L intermediario si avvale della facoltà prevista all interno della Circolare 216/1996, di individuare in autonomia i rischi rilevanti ai quali è sottoposto, avuto riguardo alla propria operatività e ai mercati di riferimento nei quali opera. Panoramica dei metodi di misurazione dei rischi identificati rilevanti dal Confidi Rischi quantificabili Tipologia di rischi I PILASTRO II PILASTRO Rischio di credito Rischio operativo Rischio di concentrazione Building-block approach Approcci Allocare una quota di capitale per i singoli rischi Metodo Standardizzato (Standardised Approach "SA") Metodo Base (Basic Indicator Approach "BIA") Granularity Adjustment (GA) Struttura RWA C = RW i A i i n K BIA = (GI t α) n t 1 GA = C H EAD i n I 1 Indicatore di esposizione A i = Attività i-esima iscritta in e fuori bilancio GI = Margine di intermediazione H Indice di Herfindahl = n i 1 EAD i 2 ( n EAD i ) 2 i 1 EAD = Esposizione al momento del default Parametri di Input Coefficiente di ponderazione del rischio RW i = Ponderazione per il rischio dell attività i-esima Un coefficiente di rischio (α = 15%) C = Costante di proporzionalità ρ, PD, LGD Standardizzate dalle autorità di vigilanza Requisito patrimoniale complessivo Patrimonio di vigilanza RWA C + 1 6% RP RO 6% Rischi non quantificabili Tipologia di rischi II PILASTRO Rischio di liquidità Rischio strategico Rischio reputazione 8

11 TAVOLA 1 Rischio di credito (compreso rischio di controparte): rappresenta il rischio di subire perdite derivanti dall insolvenza o dal deterioramento del merito creditizio delle controparti affidate. Il Confidi, in ragione delle proprie caratteristiche dimensionali e operative, utilizza la Metodologia Standardizzata prevista dalla normativa prudenziale. L applicazione della citata metodologia comporta la suddivisione delle esposizioni in diverse classi ( portafogli ) e l applicazione a ciascun portafoglio degli specifici coefficienti di ponderazione, che rappresentano la rischiosità delle stesse. La sensibilità del metodo Standardizzato rispetto al rischio di credito è accresciuta attraverso una maggiore segmentazione dei portafogli di esposizioni e l utilizzo dei rating espressi da agenzie specializzate (External Credit Assessment Institution - ECAI) a tal fine riconosciute dalle Autorità di vigilanza. Il requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito a cui viene esposto il Confidi, viene calcolato come sommatoria dei prodotti tra un indicatore di esposizione al rischio, l attività ponderata per il rischio (Risk-Weighted Assets - RWA; prodotto tra esposizione lorda e coefficiente di ponderazione) e un coefficiente di rischio minimo pari al 6%, coerentemente con quanto prestabilito dall Autorità di Vigilanza. La valutazione delle attività per la determinazione del rischio di rischio viene effettuata ponderando le poste attive, le attività per cassa e fuori bilancio (garanzie rilasciate e impegni), per il grado di rischio. Il Confidi ha deciso di utilizzare le valutazioni del merito creditizio fornite dall ECAI Moody s Investor Service, per la determinazione dei fattori di ponderazione delle esposizioni ricomprese nel portafoglio Amministrazioni e banche centrali e, indirettamente, Intermediari vigilati. Per il calcolo delle esposizioni che rientrano in tutti gli altri portafogli, si applicano fattori di ponderazione (risk weight - RW) diversificati che tengono conto di un solo fattore: la categoria di controparte (o garante) e non tengono conto del rating. I valori di RW riflettono quelli dei coefficienti di ponderazione previsti dalla disciplina nell ambito della metodologia standardizzata. Con riferimento invece alle esposizioni fuori bilancio, le garanzie, per calcolare il rischio di credito occorre definire prima l equivalente creditizio e poi moltiplicarlo per la ponderazione specifica della controparte (o garante). L equivalente creditizio è calcolato mediante applicazione di fattori di conversione creditizia diversificati per tener conto della maggiore o minore probabilità che le garanzie rilasciate possano trasformarsi in esposizione per cassa. In particolare, alle esposizioni va applicato uno dei seguenti fattori di conversione creditizia, secondo quanto previsto nell Allegato B della Circolare Istruzioni di Vigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell Elenco Speciale : (i) rischio basso, 0 per cento; (ii) rischio medio-basso, 20 per cento; (iii) rischio medio, 50 per cento; (iv) rischio pieno, 100 per cento. 9

12 TAVOLA 1 Per le garanzie con carattere di sostituto del credito la disciplina prudenziale prevede un trattamento a rischio pieno a cui si collega un fattore di conversione creditizia del 100%. Come detto, il rischio di credito è il più significativo presso l Intermediario e pertanto gli strumenti di controllo adottati sono proporzionali a tale rilevanza. Il Regolamento Credito e Garanzie, le Disposizioni Attuative della Direzione e le Deleghe Operative approvate dal Consiglio di Amministrazione normano l attività dell intero processo. Il rischio viene mitigato da un accurata analisi istruttoria del merito di credito, basata sull analisi della situazione economica, patrimoniale e finanziaria del richiedente e del gruppo di appartenenza ed integrata con l esame dell andamento del rapporto di credito con il sistema bancario. I dati oggettivi vengono analizzati unitamente agli elementi qualitativi quali le strategie di sviluppo, la stabilità del governo aziendale, l adeguatezza della struttura organizzativa e il posizionamento nel mercato di riferimento. L elevata frammentazione del Portafoglio, in termini di numero delle posizioni e di importo delle stesse, mitigano ulteriormente il rischio. Particolare attenzione è data alle attività di controllo, a monitoraggio dell andamento del credito, al fine di quantificare il rischio sia in termini di valore che di qualità creditizia. I criteri di valutazione e classificazione delle posizioni fanno riferimento alle Disposizioni di Vigilanza e alla Nota Tecnica emanata da Banca d Italia l 8 maggio 2013, e sono definiti nel Regolamento interno che regola il processo del credito. Le posizioni che presentano andamento anomalo sono classificate nelle seguenti differenti categorie di rischio: a) Incaglio ; b) Sofferenza. La classificazione delle posizioni nelle categorie Sofferenza e Incaglio, è deliberata con cadenza mensile dal Consiglio di Amministrazione, su proposta della Direzione, che opera anche sulla base delle indicazioni fornite dall Ufficio Garanzie e/o dall Ufficio Controllo Rischi. La gestione delle posizioni classificate in sofferenza è in capo alla Direzione con il supporto dell Ufficio Organizzazione e la consulenza di Legali esterni. La responsabilità del monitoraggio delle posizioni deteriorate non classificate in sofferenza, è affidata all Ufficio Garanzie con il supporto della Direzione. Detta attività si estrinseca principalmente nel monitorare le posizioni, raccogliendo informazioni dagli Istituti di Credito e/o dalla Centrale Rischi e proponendo all Azienda soluzioni per la sistemazione bonaria della posizione debitoria. Gli accantonamenti su base analitica relativi alla stima dei possibili esborsi connessi all assunzione del rischio di credito insito nelle posizioni classificate in sofferenza e incaglio sono determinati in base alle previsioni di perdita desumibili dalle informazioni analitiche provenienti dagli Istituti di Credito o in base a valutazioni interne. Alle garanzie non deteriorate viene applicata una svalutazione per perdita di valore collettiva (c.d. impairment collettivo ). 10

13 TAVOLA 1 Per quantificare l accantonamento su base collettiva, si applicano tassi storici medi di perdita, determinati su un orizzonte temporale di 5 anni, al saldo delle garanzie non deteriorate in essere al termine dell esercizio. Il tasso medio di perdita viene costruito moltiplicando il tasso di passaggio a perdita, calcolato sul numero di pratiche passate a sofferenza nell anno (PD) per il tasso di perdita in caso di default (al netto di recuperi) (LGD), computati nell orizzonte temporale indicato. È contemplato inoltre il possibile ricorso a forme di mitigazione del rischio rilasciate da Fondi pubblici di contro-garanzia (nel 2013 il Confidi ha ottenuto l accreditamento al Fondo Centrale di Garanzia), anche se al momento non sono utilizzate forme di risk transfer. Nell ambito dell attività di gestione del Portafoglio Titoli e della tesoreria il rischio di controparte è controllato mediante i limiti deliberativi approvati dal Consiglio di Amministrazione, e specificati nel Regolamento Finanza. Le riserve di tesoreria sono investite in titoli di debito monetari e obbligazionari a tasso variabile e a tasso fisso con rating Investment grade, fatte salve le emissioni delle BCC e delle Banche Popolari, e in quote di OICR denominate in euro, nel rispetto dei limiti strutturali di investimento e dei parametri di composizione definiti dal Consiglio di Amministrazione, come specificato nel Regolamento finanza. Le politiche di gestione della posizione di tesoreria e della liquidità del Confidi sono orientate al conseguimento di obiettivi di conservazione del valore del portafoglio di strumenti finanziari di proprietà e di mantenimento di una eccedenza di tesoreria adeguata a presidiare l equilibrio finanziario di breve periodo in relazione agli assetti di bilancio e agli impegni di pagamento prospettici. Il Confidi, non svolgendo attività di raccolta di risparmio presso il pubblico, computa quale requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito e di controparte, un assorbimento del Patrimonio di Vigilanza pari al 6% delle esposizioni ponderate per il rischio. Rischio operativo: tale rischio comprende una pluralità di eventi possibili derivanti da inadeguatezza o disfunzione di procedure, risorse umane, carenze nei sistemi interni oppure da eventi esogeni (p.es. inadempienze contrattuali o frodi) includendo il rischio legale, ma non quello strategico e di reputazione. Tale definizione della regolamentazione prudenziale include il rischio legale, ovvero il rischio di subire perdite derivanti da violazioni di leggi o regolamenti, da responsabilità contrattuale o extracontrattuale ovvero da altre controversie, ma non considera quello strategico e di reputazione, oggetto di una specifica disciplina. Ai fini del calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio operativo, il Confidi, non raggiungendo le soglie di accesso alle metodologie avanzate individuate dalla Normativa di Vigilanza, ha deliberato l applicazione del Metodo base (Basic Indicator Approach - BIA), che 11

14 TAVOLA 1 prevede un assorbimento patrimoniale pari al 15% della media del margine di intermediazione calcolato sui tre esercizi precedenti in cui il margine è risultato positivo. In generale, le principali fonti di manifestazione del rischio operativo sono riconducibili alle frodi interne, alle frodi esterne, ai rapporti di impiego e sicurezza sul lavoro, agli obblighi professionali verso i clienti, ai danni da eventi esterni, alla disfunzione dei sistemi informatici e all esecuzione e gestione dei processi. Si rilevano, in tale ambito, i rischi connessi alle attività rilevanti in outsourcing. Il rischio operativo è trasversale rispetto ai processi operativi e dunque trova, attualmente, i presidi di controllo ed attenuazione nelle disposizioni regolamentari in vigore (regolamenti, disposizioni attuative, deleghe), che agiscono con funzione preventiva. Esistono inoltre controlli di linea specifici (controlli di primo livello). Con riferimento ai presidi organizzativi, assume rilevanza, infine, l istituzione dell Ufficio Controllo Rischi (controllo di secondo livello), deputato al presidio ed al controllo del rispetto delle norme e che fornisce un supporto nella prevenzione e gestione del rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, di riportare perdite rilevanti conseguenti alla violazione di normativa esterna (leggi o regolamenti) o interna (statuto, codici di condotta, codici di autodisciplina). L attività di controllo di terzo livello, o Internal Audit, è affidata in outsourcing alla Federazione Trentina della Cooperazione. Per quanto riguarda l assolvimento degli obblighi verso i clienti sono stati definiti il documento programmatico della sicurezza e il piano di continuità operativa che affronta anche la problematica del disaster recovery. In considerazione delle indicazioni rivenienti dai sistemi di controllo ed attenuazione del rischio operativo sopra richiamate, l Intermediario ritiene che la determinazione del requisito patrimoniale attraverso il metodo prescelto dia luogo ad un ammontare di capitale capiente per la prevenzione di potenziali perdite, nonché adeguato in relazione agli obiettivi strategici che l Intermediario si è dato. Rischio di concentrazione: rappresenta il rischio derivante da esposizione verso singoli soggetti o gruppi di clienti connessi, con riferimento all attività di rilascio di garanzie. Tale rischio integra e affina l esposizione al rischio di credito, in quanto la quantificazione di quest ultimo non tiene in considerazione il grado di frazionamento delle esposizioni. Presso il Confidi non si rilevano posizioni classificabili come grandi rischi ai fini di Vigilanza. Tale rischio risulta poco rilevante nel caso del Confidi, in virtù dell elevatissimo frazionamento del portafoglio e dell importo medio contenuto per singola pratica. Nel portafoglio rischi non sono mai state acquisite esposizioni individuali verso singole aziende o gruppi di soggetti collegati di importo superiore al 10% del patrimonio di vigilanza, e le politiche descritte precedentemente escludono anche per il futuro l assunzione di grandi rischi. Il Confidi presidia il rischio di concentrazione mediante una serie di vincoli imposti dalla normativa societaria e dalla regolamentazione interna. L Assemblea dei Soci del 9 maggio 2014 ha definito 12

15 TAVOLA 1 nuovi limiti relativamente al rischio massimo assumibile per singola azienda (pari a euro ,00) e per Gruppo di aziende (pari a euro ,00). Inoltre ha stabilito in euro ,00 il rischio massimo assumibile per singola azienda per linee di credito sotto forma di apertura di credito in conto corrente. Per assicurare uniformità nei processi ICAAP, nonostante le considerazioni sopra esposte circa la non rilevanza di tale rischio, il Confidi ha provveduto a quantificarlo secondo la metodologia semplificata specificata nella Circolare di Banca d Italia n.263 del Titolo III, Capitolo 1, Allegato B, utilizzando l algoritmo semplificato per la determinazione del Granularity Adjustment (GA). Rischio di liquidità: rappresenta la situazione di difficoltà o di incapacità del Confidi di far fronte ai propri impegni di pagamento alla scadenza, che può essere causato da incapacità/difficoltà di reperire fondi ovvero dalla presenza di vincoli o limiti allo smobilizzo delle attività finanziarie detenute. Il Confidi è esposto solo in modo marginale a tale rischio e presenta, ad oggi, un quadro patrimoniale attuale, prospettico ed in situazione di stress, che assicura margini adeguati a fronteggiare il rischio di credito nell attuale difficile fase congiunturale. Dispone inoltre di consistente liquidità libera su conti bancari ed un Portafoglio Titoli prontamente smobilizzabile (le politiche di investimento delle riserve di tesoreria sono orientate a forte prudenza e prevedono la sottoscrizione di strumenti finanziari a basso profilo di rischio trattati su mercati regolamentati). La Normativa di Vigilanza non prevede la quantificazione di uno specifico requisito patrimoniale per il rischio di liquidità, ma solo il presidio e controllo della posizione finanziaria netta. Il rischio in argomento viene fronteggiato dal Confidi con le seguenti politiche: fissazione, nelle convenzioni di garanzia, di termini precisi riguardo i tempi e gli importi massimi dei versamenti e delle liquidazioni alle quali il Confidi è tenuto nei confronti delle Banche; adozione di idonee forme di cash collateral indisponibile per forme di garanzia che prevedano massimali di perdita, e conseguente annullamento del rischio di inadempienza rispetto alle richieste di escussione della Banca; mantenimento di un consistente buffer di tesoreria, la cui adeguatezza viene costantemente monitorata. La situazione di liquidità del Confidi è ritenuta adeguata alle esigenze attuali e prospettiche, anche a fronte di scenari avversi di particolare gravità. Nella storia del Confidi non si sono mai manifestate tensioni di liquidità, anche nelle fasi caratterizzate da un afflusso elevato di richieste di escussione. Il Confidi, nell ambito del processo di auto-valutazione, prende in esame ulteriori rischi ai quali potrebbe essere esposto: Rischio strategico e Rischio di reputazione vengono considerati rilevando che gli stessi non sono misurabili con tecniche predefinite. 13

16 TAVOLA 1 Il rischio strategico è il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo. Il rischio di reputazione è il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell immagine del Confidi da parte di clienti, controparti, investitori o autorità di vigilanza. Alla luce di quanto concretamente verificatosi in passato, si può comunque ritenere che la rilevanza di tali rischi non rivesta carattere di significatività. In ogni caso, preme sottolineare che il rischio strategico e quello di reputazione sono indirettamente presidiati attraverso i controlli atti a verificare la corretta e puntuale applicazione della regolamentazione interna, volta a far sì che l attività del Confidi sia svolta nel rispetto delle norme e degli indirizzi strategici ed operativi adottati dagli Organi dell Intermediario. L eccedenza di capitale rispetto al requisito patrimoniale minimo appare comunque in grado di consentire un adeguata copertura dei rischi che non sono considerati nel Primo Pilastro di Basilea 2, ma valutati in sede ICAAP. 14

17 TAVOLA 1 INFORMATIVA QUANTITATIVA REQUISITI PATRIMONIALI Tavola 1.1: Requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito e di controparte ( ) Importi non ponderati Importi ponderati (RWA) Requisiti Patrimoniali (6% di RWA) Importi non ponderati Importi ponderati (RWA) Requisiti Patrimoniali (6% di RWA) Metodo Standardizzato Attività di rischio per cassa Attività di rischio fuori bilancio (garanzie rilasciate) Totale Rischio di Credito e di Controparte Tavola 1.2: Requisito patrimoniale a fronte dei rischi di mercato Il portafoglio di strumenti finanziari di proprietà del Confidi è allocato al portafoglio creditizio poiché non contiene strumenti detenuti con finalità di negoziazione; tutti gli strumenti di investimento delle riserve di tesoreria sono infatti classificati come available for sale (AFS). Ai fini dell assolvimento dei requisiti patrimoniali minimi obbligatori, pertanto, questa componente rientra tra l aggregato soggetto al calcolo del requisito a fronte del rischio di credito. Tavola 1.3: Requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi ( ) Metodo Base Margine di intermediazione anno T Margine di intermediazione anno T Margine di intermediazione anno T Margine di intermediazione medio annuo (MINT) Requisito patrimoniale per il Rischio Operativo (15% di MINT) RISCHIO NON DETERMINANTE ASSORBIMENTO PATRIMONIALE ( ) Rischio di Concentrazione (Granularity Adjustment)

18 TAVOLA 1 Tavola 1.4: Patrimonio di Vigilanza ( ) Patrimonio di Base (TIER 1) ELEMENTI POSITIVI (+) Filtri prudenziali IAS/IFRS: incrementi del patrimonio di base Capitale Riserve Utile del Periodo Riserve positive su titoli disponibili per la vendita Totale degli elementi positivi del patrimonio di base Immobilizzazioni immateriali (541) (2.082) ELEMENTI NEGATIVI (- ) Filtri prudenziali IAS/IFRS: deduzioni dal patrimonio di base Riserve negative su titoli disponibili per la vendita (67.946) - Totale degli elementi negativi del patrimonio di base (68.487) (2.082) Deduzioni dal patrimonio di base - - Totale Patrimonio di Base (TIER 1) Patrimonio Supplementare (TIER 2) Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+) - - Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) - - Elementi da dedurre dal patrimonio supplementare - - Totale Patrimonio Supplementare (TIER 2) - - PATRIMONIO DI VIGILANZA COMPLESSIVO Patrimonio di Terzo Livello (TIER 3) - - PATRIMONIO DI VIGILANZA incluso TIER PATRIMONIO DI VIGILANZA ECCEDENZA PATRIMONIALE (Buffer) ECCEDENZA PATRIMONIALE (Buffer in Percentuale) 75,42% 73,78% COEFFICIENTI PATRIMONIALI BASE E TOTALE Attività di rischio ponderate Tier 1 Capital Ratio (Patrimonio Base / Attività di rischio ponderate) 24,40% 22,87% Total Capital Ratio (Patrimonio di Vigilanza / Attività di rischio ponderate) 24,40% 22,87% 16

19 TAVOLA 2 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI TAVOLA 2 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI INFORMATIVA QUALITATIVA Definizione di crediti scaduti e deteriorati utilizzate ai fini contabili Le definizioni delle categorie di rischio costituite dalle attività esposizioni deteriorate utlizzate dal Confidi, sia nel Bilancio che nella presente Informativa, corrispondo a quelle prescritte dalla normativa di Vigilanza emanata dalla Banca d Italia. In particolare, considerata l operatività del Confidi, sono articolate le seguenti classi di rischio: - Esposizioni in Sofferenze: esposizioni per cassa e fuori bilancio (finanziamenti, titoli, derivati, etc.) nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza, anche non accertato giudizialmente, o in situazioni sostanzialmente equiparabili, indipendentemente dalle eventuali previsioni di perdita formulate dall azienda. Si prescinde dall esistenza di eventuali garanzie (reali o personali) poste a presidio delle esposizioni. - Esposizioni incagliate: esposizioni per cassa e fuori bilancio (finanziamenti, titoli, derivati, etc.) nei confronti di soggetti in temporanea situazione di obiettiva difficoltà, che sia prevedibile possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo. Si prescinde dall esistenza di eventuali garanzie (personali o reali) poste a presidio delle esposizioni. Tra le partite incagliate sono in ogni caso incluse (c.d. incagli oggettivi ) le esposizioni diverse da quelle classificate in sofferenza, di cui facciano parte: a. mutui ipotecari residenziali (verso persone fisiche) quando sia stata effettuata la notifica del pignoramento al debitore; b. esposizioni, diverse dai finanziamenti di cui al punto precedente, per le quali si verifichino entrambe le condizioni indicate di seguito: i. siano scadute e non pagate (anche solo parzialmente) in via continuativa da oltre 270 giorni; ii. l importo complessivo delle esposizioni di cui al precedente alinea i. (esclusi gli eventuali interessi di mora) e delle altre quote scadute da meno di 270 giorni nei confronti del debitore, sia almeno pari al 10 per cento dell intera esposizione verso tale debitore (esclusi gli eventuali interessi di mora). - Esposizioni ristrutturate: esposizioni per cassa e fuori bilancio (finanziamenti, titoli, derivati, etc.) per le quali un intermediario (o un pool di intermediari e/o banche), a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore, acconsente a modifiche delle originarie condizioni contrattuali (ad esempio, riscadenzamento dei termini, riduzione del debito e/o degli interessi) che diano luogo a una perdita. Sono escluse le esposizioni nei 17

20 TAVOLA 2 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI confronti di imprese per le quali sia prevista la cessazione dell attività (d esempio, casi di liquidazione volontaria o situazioni similari). - Esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate: esposizioni per cassa e fuori bilancio (finanziamenti, titoli, derivati, etc.) diverse da quelle classificate a sofferenza, incaglio o fra le esposizioni ristrutturate, che, alla data di riferimento della segnalazione, sono scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni (per le esposizioni che ricadono nel portafoglio prudenziale esposizioni garantite da immobili alle quali si applica l approccio per singola transazione) o 180 giorni (per le altre esposizioni che fanno riferimento al singolo debitore). I crediti non riconducibili a tali categorie vengono considerati esposizioni in bonis in adempimento da quanto previsto dalle disposizioni emesse dall Organo di Vigilanza. Metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore Le rettifiche di valore consistono nella svalutazione delle attività diverse da quelle valutate al fair value con iscrizione delle variazioni di valore nel Conto Economico alla voce: rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento. Rientrano convenzionalmente in tale nozione anche gli accantonamenti effettuati a fronte di garanzie rilasciate o di impegni a erogare fondi assunti nei confronti di terzi. Le esposizioni relative al rischio di credito di Confidi sono suddivise fra esposizioni per cassa (Crediti) e esposizioni fuori bilancio (Garanzie rilasciate). Il portafoglio deteriorato risulta svalutato, con riferimento alle attività fuori bilancio, mentre ai crediti per cassa al 31 dicembre 2013, non avendo posizioni in sofferenza, non è stato fatto alcun tipo di rettifica. - CREDITI I crediti rientrano nella più ampia categoria delle attività finanziarie non derivate verso banche e clientela, non quotate in un mercato attivo (Livello 2 e 3) che prevedono pagamenti fissi o comunque determinabili. Essi includono i titoli di debito acquistati in sottoscrizione o collocamento privato, con pagamenti determinati o determinabili, non quotati in mercati attivi. La prima iscrizione di un credito avviene alla data di sottoscrizione del contratto, che normalmente coincide con la data di erogazione, sulla base del fair value dello strumento finanziario. Esso è pari all ammontare erogato, comprensivo dei costi e degli oneri direttamente riconducibili al singolo credito e determinabili sin dall origine dell operazione, ancorché liquidati in un momento successivo. Sono esclusi i costi che, pur avendo le caratteristiche suddette, sono oggetto di rimborso da parte della controparte debitrice o sono inquadrabili tra i normali costi interni di carattere amministrativo. 18

21 TAVOLA 2 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI Nel caso di titoli di debito, l iscrizione iniziale delle attività finanziarie avviene alla data di regolamento, se regolate con tempistiche previste dalle prassi di mercato (regular way), altrimenti alla data di sottoscrizione. Per le operazioni creditizie, eventualmente concluse a condizioni non di mercato, la rilevazione iniziale è effettuata per un importo pari ai futuri flussi di cassa scontati ad un tasso di mercato. L eventuale differenza tra la rilevazione iniziale e l ammontare erogato è rilevata nel Conto Economico al momento dell iscrizione. Successivamente alla rilevazione iniziale, i crediti sono rilevati al costo ammortizzato, pari al valore di prima iscrizione, diminuito/aumentato: dei rimborsi di capitale, delle rettifiche/riprese di valore, dell ammortamento calcolato col metodo del tasso di interesse effettivo e della differenza tra l ammontare erogato e quello rimborsabile a scadenza, riconducibile tipicamente ai costi/proventi imputati direttamente al singolo credito. Il tasso di interesse effettivo è il tasso che eguaglia il valore attuale dei flussi futuri del credito, per capitale ed interessi, all ammontare erogato comprensivo dei costi/proventi ricondotti al credito. L effetto economico dei costi e dei proventi viene così distribuito lungo la vita residua attesa del credito. Nella determinazione del tasso di rendimento effettivo, si procede alla stima dei flussi di cassa considerando tutti i termini contrattuali dello strumento finanziario che possono influire sugli importi e sulle scadenze, ma non le future perdite su crediti. Il metodo del costo ammortizzato non è utilizzato per i crediti senza una scadenza definita o a revoca. Ad ogni data di bilancio viene accertata l eventuale obiettiva evidenza che un attività finanziaria o un gruppo di attività finanziarie abbiano subito una riduzione di valore. Tale circostanza ricorre quando è prevedibile che l azienda non sia in grado di riscuotere l ammontare dovuto, sulla base delle condizioni contrattuali originarie, ossia, ad esempio, in presenza: a. di significative difficoltà finanziarie dell emittente o debitore; b. di una violazione del contratto, quale un inadempimento o un mancato pagamento degli interessi o del capitale; c. del fatto che il finanziatore per ragioni economiche o legali relative alla difficoltà finanziaria del beneficiario, estenda al beneficiario una concessione che il finanziatore non avrebbe altrimenti preso in considerazione; d. della probabilità che il beneficiario dichiari procedure di ristrutturazione finanziaria; 19

22 TAVOLA 2 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI e. della scomparsa di un mercato attivo di quella attività finanziaria dovuta a difficoltà finanziarie; f. di dati rilevabili che indichino l esistenza di una diminuzione sensibile nei futuri flussi finanziari stimati per un gruppo di attività finanziarie similari, sin dal momento della rilevazione iniziale di quelle attività, sebbene la diminuzione non possa essere ancora identificata con le singole attività finanziarie nel gruppo. Dapprima si valuta la necessità di rettificare individualmente le esposizioni deteriorate (crediti non performing), classificate nelle diverse categorie di rischio in base alla normativa emanata dalla Banca d Italia, recepite dalle disposizioni interne che regolano il passaggio dei crediti nelle diverse categorie di rischio: - sofferenze - esposizioni incagliate - esposizioni ristrutturate - esposizioni scadute I crediti non performing sono oggetto di un processo di valutazione analitica e l ammontare della rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario. I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo delle eventuali garanzie, nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero dell esposizione creditizia. Qualora il credito abbia una tasso d interesse variabile, il tasso di attualizzazione utilizzato al fine di determinare la perdita è pari al tasso di rendimento effettivo corrente determinato in accordo con il contratto. La rettifica di valore è iscritta a Conto Economico. La componente della rettifica riconducibile all attualizzazione dei flussi finanziari viene rilasciata per competenza secondo il meccanismo del tasso di interesse effettivo ed imputata tra le riprese di valore. Il valore originario dei crediti viene ripristinato negli esercizi successivi nella misura in cui vengano meno i motivi che ne hanno determinato la rettifica, purché tale valutazione sia oggettivamente collegabile ad un evento verificatosi successivamente alla rettifica stessa. La ripresa di valore è iscritta nel Conto Economico e non può, in ogni caso, superare il costo ammortizzato che il credito avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche. Tra le riprese di valore sono inoltre compresi gli effetti positivi connessi al rientro dell effetto attualizzazione derivante dalla progressiva riduzione del tempo stimato di recupero del credito oggetto di svalutazione. 20

23 TAVOLA 2 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI - GARANZIE RILASCIATE Il Confidi è organizzato con strutture e procedure informatiche per la gestione, la classificazione e il controllo delle posizioni. Effettua una classificazione del Portafoglio Garanzie in base alle comunicazioni fornite dagli Istituti di Credito e tenendo conto dei criteri indicati nella Nota Tecnica emenata dalla Banca d Italiaml 8 maggio 2013, suddicidendole tra garanzie in bonis, garanzie incagliate e garanzie in sofferenza. I criteri di classificazione delle posizioni garantite sono convergenti rispetto a quelli applicati dalle Banche convenzionate con il Confidi. Le convenzioni sottoscritte prevedono l obbligo per la Banca di segnalare tempestivamente al Confidi gli eventi che producono la riclassificazione di un esposizione che risulti rilevante a fini di Vigilanza. In applicazione dei principi di classificazione di seguito esposti, il Consiglio di Amministrazione definisce e approva, nel Regolamento interno che regola il processo del credito, i parametri andamentali ed operativi di rilevazione. La classificazione delle posizioni nelle categorie in incaglio o in sofferenza è deliberata dal Consiglio di Amministrazione, su proposta della Direzione, che opera sulla base delle indicazioni fornite dal Responsabile dell Ufficio Garanzie e/o dall Ufficio Controllo Rischi. La proposta può essere avanzata direttamente dalla Direzione. L aggiornamento della classificazione è effettuato con cadenza mensile. Le attività di recupero relative alle garanzie classificate a sofferenza sono gestite dalla Direzione Generale con il supporto dell Ufficio Organizzazione e di Legali esterni. Alle garanzie in bonis viene applicata una valutazione per perdita di valore collettiva (c.d. impairment collettivo ). Per quantificare l accantonamento su base collettiva si applicano tassi storici medi di perdita, determinati su un orizzonte temporale di 5 anni, al saldo delle garanzie al termine dell esercizio. Il tasso medio di perdita viene costruito moltiplicando il tasso di passaggio a perdita, calcolato sul numero di pratiche passate a sofferenza nell anno (Probability of Default - PD) per il tasso di perdita in caso di default (al netto di recuperi) (Loss Given Default - LGD), computati nell orizzonte temporale indicato. Gli accantonamenti su base analitica relativi alla stima dei possibili esborsi connessi all assunzione del rischio di credito insito nelle garanzie rilasciate e classificate in incaglio e sofferenza sono determinati in base alle previsioni di perdita desumibili dalle informazioni analitiche pervenute da parte degli Istituti di Credito, e a valutazioni interne. 21

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